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martedì 28 agosto 2012

01: BETTY POISON trio da Roma (= superduo...)


   Con oggi inizia, qui all'Electric Duo Project, una serie di interviste dedicate al mondo dei duo elettrici. Come molti di voi già sanno, l'EDP è un'idea nata nel 2007 su Myspace, con l'intento di radunare e dar voce a questa formazione insolita che è la band elettrica a due membri, nello specifico chitarra e batteria. Sembrerà strano quindi che la prima intervista sia dedicata proprio ai BETTY POISON, un trio partito dal Lazio; è che ciò che li caratterizza, tra le altre cose, è sicuramente la scelta di suonare senza basso pur essendo la band formata da tre musicisti. Li possiamo considerare quasi un "superduo", quindi, anzichè un trio!

   Per conoscerli più da vicino e per scoprire il motivo di questa loro scelta, abbiamo contattato Lucia Rehab, la front-woman della band, che con una disponibilità encomiabile ha collaborato con entusiasmo alla stesura di questa intervista d'esordio qui all'EDP. Da subito potrete notare quanto Lucia sia una persona "di spessore", una che sa cosa vuole e non si fa problemi a dirlo, una donna colta e profonda, che ha sicuramente qualcosa da comunicare, tanto nella vita quanto soprattutto nella sua musica!
Ho conosciuto da poco questa band e ricercando materiale su di loro, in giro per il web, mi sono appassionata sempre di più alla figura di Lucia, sia come personaggio che soprattutto come persona. Tante domande mi frullavano nella mente, cose che avrei voluto volentieri conoscere su di lei e sulla sua musica, così è nata l'idea dell'intervista, e con essa del ciclo di interviste sul mondo dei duo elettrici, da pubblicare gradualmente qui all'Electric Duo Project.

   Ringrazio quindi Lucia Rehab, dei Betty Poison, per aver aderito a questa nostra iniziativa e per avermi ispirata ad iniziare questa nuova avventura.

A tutti voi buona lettura



(Altri post correlati: 10. BETTY POISON: un anno dopo)
   

INTERVISTA

1) Ciao Lucia, grazie per averci concessa quest'intervista, tu che sei abituata a ben altri interlocutori (RAI, CNN Radio, Espresso on line, Maurizio Costanzo Show, tanto per citarne solo alcuni) e benvenuta all'Electric Duo Project.
Iniziamo col conoscerci: tu sei Lucia Rehab, la vocalist e una delle due chitarre dei BETTY POISON; come mai questo nome esotico? E' forse un nome d'arte? E chi sono gli altri membri della band?
Ma non dirlo neanche! Riteniamo importante ogni tipo di realtà mediatica, ogni “addetto ai lavori”, ogni community e anche semplicemente ogni persona che si interessi alla nostra musica e voglia saperne di più. E per questo ti ringrazio.
Ho iniziato a farmi chiamare Lucia Rehab quando ancora ci chiamavamo Betty Ford Center… “rehab” è il diminutivo di “rehabilitation” e la cosa rientrava in pieno nel tipo di immaginario evocato dal vecchio nome. In seguito lo abbiamo sostituito con Betty Poison, ma il mio nomignolo è comunque rimasto.
Il nucleo della band è costituito da me e da Nunzio Falla, il mio chitarrista. A breve entrerà a far parte della lineup un batterista tedesco, visto che ci stiamo trasferendo in Germania, per la precisione a Colonia.

2) Voi siete sulla scena musicale fin dal 2005 ma col nome di BETTY FORD CENTER -il centro di disintossicazione fondato in California dalla vedova del Presidente Ford- con il quale avete registrato l'ottimo lavoro d'esordio "Poison for You", nel 2009, e solo successivamente lo sostituite con quello definitivo di BP. So che c’è un aneddoto in riferimento a questo cambio di nome della band, vuoi raccontarcelo? Cosa indicano questi nomi per voi? Siete sempre lo stesso line-up fin dagli albori?
(http://www.youtube.com/watch?v=WKRF0sUMgYE  PSYCHOVICIOUS, video ufficiale, tratto da "Poison For You")
Il nome Betty Poison è stato deciso in gran velocità. Come giustamente ricordi tu all’inizio ci chiamavamo Betty Ford Center, dal nome della famosissima clinica di disintossicazione californiana, ma dopo aver subito un’inibitoria su tutti i nostri spazi internet ci siamo detti che forse era il caso di evitare ulteriori problemi. Proprio in quei giorni quattro nostri brani stavano per uscire in allegato a un film distribuito dalla 20th Century Fox e quindi abbiamo dovuto decidere in fretta. Il nome Betty Poison è nato così, in un’improvvisa illuminazione!
Essendo sulla scena da un po’ è stata fisiologica e direi quasi inevitabile una trasformazione graduale della lineup, che dal 2005 è cambiata tre volte. Io ci sono dall’inizio, Nunzio invece dal 2007, anche se lo considero in tutto e per tutto un fondatore della band, visto che ha contribuito in modo essenziale all’identità del nostro suono

3) Avete unito la prima parte del vecchio nome con l'inizio del titolo del vostro album, quindi, in tutta fretta per ovviare a un nome che non era gradito all'istituzione alla quale vi eravate ispirati; a volte non si pensa alle implicazioni che la scelta di un nome può portare!
Riguardo le due chitarre, invece, la tua e quella di Nunzio, per la maggior parte delle composizioni sembrano essere due chitarre ritmiche che si rinforzano l'una con l'altra, invece di alternarsi in modo netto, solistico, come accade solitamente in presenza di due chitarre nella stessa band. Mi spieghi questa vostra scelta stilistica? A proposito di chitarre, so che di recente siete diventati endorser Gibson!
In realtà io sono di sicuro una chitarra ritmica, ma Nunzio è anche molto altro. A lui si devono le dilatazioni psichedeliche di “Time”, le melodie “ipnotiche” di “You”, i riff ossessivi di “Bad boy snuff  toy”, “Psychovicious” e “What about you” e in generale tutte le parentesi noise e gli inserti melodici che danno fisionomia ai nostri brani e costituiscono il nostro suono. E a breve ci saranno delle novità abbastanza radicali che lo faranno diventare ancora più presente. Non posso ancora parlarne ufficialmente, ma aspettatevi un grosso cambiamento.
Per quanto riguarda il resto hai ragione, di recente siamo diventati endorser Gisbon. La disponibilità è arrivata sia da Gibson Italia che da Gibson Giappone, ma ottime notizie sembrano arrivare anche da Gibson Germania, che pare ci confermerà l’endorsement una volta che ci saremo trasferiti lì. Ne siamo davvero felici.

4) Ed ora la domanda fatidica: perchè una band senza basso? Lo so benissimo che questa domanda vi perseguita ad ogni live, e non ne potrete più di dare spiegazioni, ma essendo lo stesso per ognuno di noi, avete tutto il nostro appoggio! Qui infatti te lo chiediamo non per stupore o per incomprensione, quanto per solidarietà e per conoscere le vere motivazioni che portano a una simile, insolita scelta. Tanti duo si sono ritrovati così casualmente (in attesa di un bassita che non si trova, per es.), mentre per altri si tratta di una scelta voluta e consapevole. Qual è il vostro caso? 
Ahahah! E’ vero, è una domanda che ci perseguita. In realtà non esistono regole nella musica, solo tradizioni ritenute rassicuranti e nuove strade che hanno bisogno di essere metabolizzate per poi diventare anche loro la regola. Un tempo elencavamo tutti quei gruppi che hanno formazioni senza basso e a quel punto le persone sembravano “rilassarsi”, prendendone atto. Oggi rispondiamo semplicemente che si può suonare con qualsiasi “combinazione” o formula. La musica è, o meglio dovrebbe essere, il trionfo della libertà, anche espressiva.


5) Quindi vi siete ritrovati senza basso per caso dopodiché semplicemente non vi siete posti il problema, è così? E concordo pienamente! La musica è espressione del proprio mondo interiore, e per farlo al meglio non dovrebbero esserci formule predefinite.

Avete preso qualche accorgimento per ovviare al taglio di frequenze sui bassi? Vi è mai capitato di suonare con qualche duo elettrico o con altre band che condividevano questa stessa vostra filosofia musicale?

Esatto. Direi che è un ottima sintesi. Il problema del taglio di frequenze sui bassi non esiste proprio, perchè quando si compone e si arrangia nell’ambito di una line-up che non ha il basso si risolve a monte, ci sono altre regole, non si ha bisogno di nient’altro. E’ un po’ come cucire un vestito su misura… tanti sono i corpi, tanti sono i criteri. Pensare che la musica cosiddetta “rock” consista nella formula “chitarra, basso e batteria” è come pensare che esista un unico vestito da infilare a persone di un metro e ottanta e di un metro e quaranta, di venti e di centoventi chili.
In questi anni abbiamo oltretutto diviso il palco con tantissime band che non avevano il basso, la chitarra, la batteria o la voce e “funzionavano” tutte perfettamente, quindi è davvero un falso problema. Ovviamente ci siamo imbattuti anche in diverse ipotesi di duo elettrico (mi vengono in mente, tra tutti, i Bud Spencer Blues Explosion), e devo dire che l’effetto, in questi casi, è molto interessante, perché i musicisti sono quasi sempre bravissimi e di grande impatto.

6) Invece, chi compone nella vostra band? Come nascono le vostre canzoni e come si sviluppano solitamente le prove? Quali le tematiche predilette nei vostri testi?
 Compongo io, strutturo il pezzo, lo registro e lo passo a Nunzio, che comincia a ragionarci e a contribuire con le sue idee. A questo punto in prova, insieme al batterista, diamo corpo al resto. I testi hanno sempre seguito la rotta della mia vita, pur senza necessariamente raccontarla nel dettaglio: il primo album è pieno di livore distruttivo e autodistruttivo, anche perché figlio di un periodo vissuto un po’ come una personale apocalisse, il secondo è molto più aperto anche ad emozioni positive, perché legato ad esperienze che sono state e sono tra le più belle della mia vita, mentre il prossimo album si preannuncia pieno di una violenza tematica senza pari.
Considerando quanto mi sono arrabbiata negli ultimi mesi penso di poter annunciare un disco rispetto al quale persino i momenti più feroci di “Poison for you” faranno l’effetto di una carezza. Credo di aver scritto i testi più cattivi della mia intera produzione.

 7) Ci prepariamo, allora… mi pare di capire che le emozioni della tua vita quotidiana siano quindi il motore della vostra musica.
Dimmi, invece, avete qualche band di riferimento che vi ha influenzato nel vostro percorso musicale? So che avete aperto le date italiane degli Hole di Courtney Love nel 2010: come vi hanno conosciuti e come è nata questa vostra collaborazione?
 Ci piacciono tanti artisti, siamo musicisti anche perché amiamo la musica in tutte le sue forme, ma non so quanto poi tutto questo diventi influenza percepibile nei nostri brani, che comunque riteniamo, alla fine, esclusivamente “nostri”.
La storia dell’apertura agli Hole è andata così: abbiamo saputo che Courtney e i suoi avrebbero suonato in Italia e ci siamo proposti. Ovviamente non siamo stati i soli, c’erano almeno altre venti band che si erano offerte come opening act e ci è stato detto che la decisione finale sarebbe spettata esclusivamente agli Hole. Nel frattempo siamo partiti in tour europeo e una mattina abbiamo aperto una mail che recitava testualmente: “Complimenti, gli Hole hanno scelto voi e solo voi per aprire il loro concerto di Milano”. Abbiamo suonato ai Magazzini Generali e abbiamo replicato all’Atlantico Live di Roma.

8) Bella soddisfazione! E concordo nel ritenere che le vostre composizioni musicali siano assolutamente originali, senza echi di altre band.
Dimmi, In quanto front-woman di un gruppo, come vedi la figura della rocker al femminile, nell'attuale panorama musicale mondiale? A parte che si dovrebbe definire appropriatamente il vocabolo "rock"... non ti sembra che questo termine sia largamente abusato negli ultimi tempi, specie qui in Italia? E' tutto rock, ormai, anche brani o temperamenti che fino a qualche anno fa non avresti sicuramente immaginato...
 E’ verissimo, ma non solo in Italia! Ormai c’è un totale abuso del termine, viene ritenuta rock persino Madonna, perché ogni tanto fa finta di mettersi al collo una chitarra che non suona. E’ rock Madonna, è rock Avril Lavigne, è rock Lady Gaga… manca solo Celine Dion. E’ un problema di cultura musicale. Vuoi che ti dica cos’è per me una “rocker”? Semplicemente una donna che compone, arrangia o esegue in elettrico brani “rock”, pur tenendo conto delle numerosissime declinazioni del genere. In parole povere ritengo sia importante ridefinire tutto in base a parametri musicali e non superficialmente modaioli, altrimenti facciamo diventare rock anche Dolcenera perché eccede con il kajal ed Emma Marrone perché ha il crestino. Se poi posso aggiungere anche un rilievo non musicale ti dico che subisco tantissimo il fascino delle donne che hanno avuto il coraggio di puntare sugli aspetti disfunzionali dell’esistenza e della loro femminilità, ricavandone un linguaggio e un messaggio originale e a volte anche rivoluzionario.

9) Visto che stiamo parlando al femminile, vogliamo trattare anche l'argomento della moda? Ossia, molti artisti si presentano sul palco con un look ben definito, che non necessariamente vestono nella vita di tutti i giorni: ci vuoi dire come è nata la tua "divisa" da palco, reggiseno nero e pantaloni? Come vivi la tua fisicità, sia in veste di "personaggio" che nella vita privata?
 Vuoi sapere una cosa? Ti amo per il fatto che tu ti sia accorta che indosso ormai da anni reggiseno e pantaloni neri durante le gigs. Te lo dico perché piuttosto spesso tutte le volte che qualcuno parla di me come “personaggio”, nel bene o nel male, non fa che riferirsi a calze a rete strappate e a fantomatici tacchi. In realtà credo di aver messo i tacchi solo un paio di volte dal 2005 (mi risultano scomodissimi, con la pedaliera) e di aver indossato di nuovo la minigonna solo negli ultimi mesi, dopo anni di abbigliamento molto diverso. E’ che alla gente piace giocare con gli stereotipi. Una volta ho visto dei “ruderi” dell’indie italiano palare di me su facebook attribuendomi una serie di caratteristiche irreali, tra cui l’uso di anfetamine, che per inciso non ho mai toccato. Sono gli stessi che giudicano i “Betty Ford Center”, ignorando che abbiano cambiato nome (e non solo quello) da anni. Recentemente, poi, c’è stata l’apoteosi: in uno sproloquio al mio indirizzo una tizia mi ha detto che in fondo sono una donna sola “con le sue bambole”. E il tutto perché nel 2007 i Betty hanno fatto un servizio fotografico in una camera da letto (non mia) in cui erano presenti antichi elementi d’arredamento e bambole vittoriane. Non credo ci sia altra spiegazione, francamente… a quanto pare queste persone vedono una cosa una volta e subiscono una folgorazione perenne, come le oche di Lorenz!

by David Ghione

Il rapporto con il mio corpo non è mai stato buono, diciamo che quando mi sento al meglio lo sopporto. Per quanto riguarda il cosiddetto look mi ritengo un camionista vagamente femminile. L’unica persona che è stata in grado di farmi sentire a mio agio in un vestito è stato MirkoG di Brandimarte, che mi ha fatto dono di un abito meraviglioso, pensato e realizzato apposta per me con tanto affetto e immenso talento.  E’ quello che indosso nel video di “July”.
Sei troppo spiritosa, Lucia, quando parli di sentirti una camionista! Comunque è incredibile come certa gente si prenda le libertà di parlare e sparlare di certi artisti, solo perché personaggi pubblici, e addirittura di veicolare messaggi non autorizzati!
Questi anni mi hanno insegnato che il mondo è pieno di squilibrati e anche veri e propri stalker. In più di un’occasione mi sono trovata in situazioni in cui essere anche solo semplicemente gentile verso chi mi contattava in privato mi ha portato nell’orbita di gente ossessiva e patologica… uomini e donne in ugual misura. In almeno un caso siamo arrivati alla Polizia Postale, in un altro si stava finendo dai carabinieri e la cosa è rientrata solo perché la persona in questione si è spaventata a morte e ha fatto marcia indietro. Non nego di essere oggi molto più chiusa e diffidente che in passato.

10) Immagino proprio che siano situazioni spiacevoli e difficili da affrontare e gestire, e che bisogni imparare a difendersi e a tutelarsi, purtroppo.
Ma ora passiamo alla tua voce: è indubbio che ciò che caratterizza la vostra band è anche la tua vocalità, sicuramente originale ed insolita; si muove da una corretta e piacevole modulazione dei suoni "puliti" fino a sfociare in un grido graffiante, sofferente, molto comunicativo. Come hai raggiunto queste sonorità? Sei partita dallo studio dello screaming o del growling, per esempio, o hai seguito un percorso personale ed intuitivo?

Com'era la tua voce da bambina?

Non ho mai studiato canto, ho solo imparato ad assecondare istintivamente qualcosa che un tempo era bloccato. Ricordo che agli albori della mia attività, ma parlo di un periodo che precede la nascita dei Betty Ford Center e dei Betty Poison, vivevo l’emissione del fiato come un autentico problema e cantavo veramente poco e veramente male. Non era naturale e non era sano e infatti imparare a urlare è stato l’inizio della mia vera vita, non solo sulla scena. Quello che chiami percorso, infatti, è stato squisitamente psicologico e niente affatto “canoro”.
Da bambina invece la mia voce era simile a quella di molti altri coetanei. Alle medie facevo parte del coro del Conservatorio. In prima media ero soprano primo, in seconda soprano secondo, in terza contralto. Ne sono felice, ho sempre prediletto il timbro grave.

11) In molte culture è riconosciuto il potere del suono, e si sa che se correttamente sviluppato nelle sue armoniche e ancorato ai suoni gravi anche nelle note più alte, riesce a trasformare il "cantore" in tutta la sua totalità: dal fisico, al carattere fino alla ricerca della spiritualità. Hai notato delle evoluzioni, in questi ambiti, collegati alla tua ricerca vocale?
Che tu sia una persona centrata, schietta, e che vivi liberamente la tua personalità, lo si intuisce non solo dal temperamento, come da interviste live, ma anche e soprattutto dalla timbrica della tua voce parlata.
Inoltre so che tutta la band basa i suoi valori sul Bushido, la via di condotta morale dei Samurai: chi ha introdotto questa filosofia nel gruppo e in che misura ne influisce la creatività? Mi pare che sia proprio da qui che deriva la vostra abitudine di scrivere delle frasi sul corpo, come un tatuaggio non permanente (lo fate col rossetto da labbra?).
Quello di scriversi sul corpo è un vezzo di moltissimi rocker e una pratica che a me personalmente piace moltissimo, perché evoca una dimensione a metà tra lo sciamanico e il declamatorio che trovo mi si addica. Uso il rossetto per le labbra, ma il mio chitarrista spesso si ricopre la zona immediatamente sopra i polsi di scritte fatte con il pennarello nero.
Per quanto riguarda il Bushido sono sempre io che ho questa inclinazione. Con il tempo mi sono scoperta sempre più affascinata dal codice di condotta e in generale dalla storia dei samurai, che incarnano la costante ricerca di un equilibrio interamente costruito sulla più oscena pazzia. In questo senso trovo l’Hagakure irresistibile. Questo interesse si è poi esteso alla storia del Giappone, con particolare predilezione per il piccolo miracolo dell’era Tokugawa, alla sua letteratura, in particolare quella di Yukio Mishima e Yasunari Kawabata, e in generale ai suoi costumi e alla sua cultura. Anche per questo sono stata felicissima di aver potuto suonare in Giappone e di sicuro ci tornerò.

12) Vedo che sei molto afferata sull'antica cultura Giapponese, complimenti, è un tema di studio piuttosto insolito! Il tuo nickname HIRAOKA, si riferisce a questa tradizione, quindi?
Sì, si lega alla mia passione per lo scrittore Yukio Mishima, che in realtà si chiamava proprio Kimitake Hiraoka!

 13) Avete avuto modo di girare il mondo con i vostri tour (3 europei, 1 statunitense ed infine il recentissimo giapponese), mi vuoi dire le differenze che hai riscontrato tra l'Italia e il resto dell'Europa, da una parte, e le caratteristiche dei fan e del modo di concepire la musica  negli USA e in Giappone?
Non vorrei naufragare nel luogo comune “Paese che vai, usanza che trovi”, ma è proprio così, le differenze tra popoli sono innegabili e intessute di innumerevoli sfumature. Nel nord Europa e in Giappone, per esempio, si suona prestissimo (in Giappone INCREDIBILMENTE presto). Questo fa sì che le serate comincino subito con un’esplosione di musica a cui segue un’interazione sociale rilassata e prolungata. In Italia il live è invece il momento finale di un’attesa che si consuma per buona parte della serata, rendendo l’atmosfera sempre “adrenalinica” e un po’ tesa. Negli U.S.A. il pubblico è molto caldo, molto partecipe e molto pronto a supportare, anche materialmente, le band che trova interessanti. In Germania abbiamo trovato i circuiti più inclini a quello che possiamo definire lo “sfascio” postpunk più classico. Onestamente ogni contesto ha la sua bellezza e i suoi punti di forza.

14) Di recente, come accennavi prima, voi della band vi siete trasferiti nella splendida città di Colonia, in Germania: cos'è che porta ad una scelta di vita così radicale? Si tratta di una situazione temporanea o potrebbe anche essere definitiva? Noti già delle differenze tra i due Paesi?
Non so quanto ci resteremo, ma non è una situazione nata per essere temporanea. La band ha deciso di trasferirsi in Germania perché è un Paese che offre condizioni di vita migliori e ha scelto Colonia perché è esattamente al centro dell’Europa, possiamo arrivare praticamente ovunque in pochissimo tempo e questo agevola moltissimo sia i tour che la nostra attività in generale. Nunzio ed io abbiamo trovato due case perfette a circa due chilometri l’una dall’altra. Partiremo proprio in questi giorni.


15) Il vostro ultimo lavoro in studio è "Beauty is Over", di fine 2011, ci vuoi dire come è nato, come si è sviluppato, in cosa porta continuità dal lavoro precedente e in cosa ne differisce, invece? A cosa si riferisce il titolo?

(http://www.youtube.com/watch?v=8Tufi26DTyg  Video di TIME, che a quanto pare non piace solo a noi! Anton Perich, il fotografo ufficiale della factory di Andy Warhol, l’ha voluto come colonna sonora di un cortometraggio dove compare lui stesso, a pubblicità della sua painting machine: http://vimeo.com/16768186) 
 “Beauty is over” è il nostro secondo album e differisce dal precedente, “Poison for you”, per la presenza di escursioni dinamiche più esasperate e per la maggiore varietà di registri, che vanno dal violentissimo al malinconico, sempre però con un’identità di fondo che fa da denominatore comune. Il titolo si riferisce a una fase della vita in cui la bellezza è stata aggredita e digerita dalle tempeste dell’esistenza. Resta solo la verità, resta solo quello che è destinato a durare. E’ questo il senso del titolo. “Time” è il brano dei Betty che preferisco in senso assoluto e ci onora il fatto che sia stato colonna sonora di una performance di Anton Perich, fotografo storico di Andy Warhol, che ha riattivato per la prima volta dagli anni settanta la sua “painting machine”. Il video della performance è stato girato a New York dalla Minimal Cinema e in seguito proiettato in varie città d’Europa tra cui Berlino, Copenaghen e Milano.

16) Purtroppo abbiamo parlato poco degli altri due membri della band: vuoi dirci tu qualcosa di caratteristico su di loro? Che rapporto intercorre tra di voi, di lavoro oppure vi frequentate anche dopo i contatti musicali? Vi considerate quasi una famiglia?
Nunzio è uno dei grandi amori della mia vita. Le cose sarebbero andate in modo molto diverso se in momenti davvero terribili accanto a me non ci fosse stato lui, ma qualcun altro. Non ci sono parole per descrivere quanto lo stimi sotto tutti i punti di vista, è una colonna portante, un punto di riferimento, un uomo forte, coraggioso, leale … un amico vero. Accanto a lui sai sempre che tutto andrà nel migliore dei modi. Il nostro rapporto si è consolidato in anni di affetto e stima e di sicuro per me questa persona è oggi, più che mai, “famiglia”.
Il nostro nuovo batterista è ancora un punto interrogativo, perché sta per entrare ora nella lineup. Di sicuro non prenderemo nessuno che non sia serio, affidabile e pronto a dimostrarci il suo impegno con i fatti, perché alle chiacchiere non diamo alcun valore. Dopo anni di sacrifici durissimi e di vita “consacrata” non abbiamo bisogno di proclami altisonanti, ma di cose più “semplici” come coerenza e decenza. E attributi. Vogliamo interagire con persone che rispettiamo. Vogliamo compagni di viaggio all’altezza della situazione.


by Cecilia Nocella

E' bello sentire parlare in questo modo di un amico!
Bene Lucia, questa chiacchierata mi è sembrata proprio piacevole ed istruttiva: sei una persona disponibile e profonda.  Eppure, per tanto che ci siamo dilungate, ho come la sensazione di aver solo scalfito la superficie della tua personalità e il modo di concepire la musica della vostra band. Sarebbe bello un domani bissare per sviluppare più a fondo queste tematiche!
Intanto auguro a te e a tutti i Betty Poison un soddisfacente proseguo di carriera e una bella esperienza di vita, lì in Germania, restando in attesa di un vostro prossimo live, possibilmente qui in Italia.
Quando vorrai sai dove trovarmi… resto “sintonizzata” e disponibile e ti ringrazio anche a nome di Nunzio.
Un abbraccio!




Evento Facebook: per commentare e visionare dell’altro materiale http://www.facebook.com/groups/ElectricDuoProject/#!/events/217216161739871/ 

2 commenti:

  1. Molto interessante questa intervista! Ora aspetto le altre perchè voglio conoscere un mondo musicale a me sconosciuto.
    Titti

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  2. Più o meno usciranno mensilmente, e ce ne saranno per tutti i gusti!
    L'idea di base è di parlare di un line up comune, di vedere come ognuno interpreta questa concezione musicale in maniera propria, ma ciò che mi preme di più è mettere in luce la "persona" dietro il "personaggio", per capire al meglio il messaggio veicolato dalla musica.

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