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martedì 30 giugno 2015

69. ELENCO POST Gennaio-Giugno 2015

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ARTICOLI Gennaio-Giugno 2015
Quale giornata migliore per presentare questo power duo Torinese, di recente formazione, visto che il loro album di debutto si intitola appunto "La Befana"? Canzoni che raccontano storie di personaggi un po' strampalati, con cantato in italiano, in un genere musicale misto tra DeltaBlues, Folk e Punk cantautorale.
Inizia da Gennaio 2015 una collaborazione con la rivista musicale web UndergroundZine Webzine. Ogni mese parliamo di power duo, per lo più italiani; presentiamo le nostre compilation e i duo nazionali grazie agli spazi dedicatici da Martina Tosi. In questo post troverete i link per visionare o scaricare i vari numeri della rivista e la lista dei nostri argomenti lì trattati.
Da Arezzo ecco i Samcro, un power duo fondato nel 2012 da Mario Caruso e Nicola Cigolini, musicisti con alle spalle 15 anni di militanza in altre band. Per loro una musica tiratissima, coinvolgente, un misto tra Rock'n'roll, DeltaBlues e potenza pura, tutto in salsa lo-fi, un genere misto da loro definito Blues Garage Rock, cantato in italiano.
Recensione del loro album di debutto "Terrestre" ad opera del nostro collaboratore EDP Bob Cillo del duo pugliese GarageBlues Dirty Trainload.
Da Napoli un duo di giovani ragazzi universitari: Fabrizio D'Andrea e Luca Sabata. Musica sperimentale per loro però assolutamente godibile fin dal primo ascolto, con proposte molto varie.
Recensione al loro Ep "II" da parte del nostro collaboratore Giac Drummer del duo sardo Lady Radiator.
Siamo ad Alba (CN) e due musicisti navigati (Andrea Marcarino e Maxim Sclavo) dopo aver militato per oltre vent'anni in band comuni, fondano assieme questo progetto a due. Musica potente nel genere stoner che rende alla grande grazie a uno studio sonoro preciso che permette di non eliminare le frequenze basse dalle registrazioni.
Recensione del loro omonimo album d'esordio (ben 11 tracce che scorrono liscie e veloci senza mai un cedimento!) a firma del nostro collaboratore Eddie Lanegan.
Band tarantina fondata nel 2006 da Stefano Spataro e Jacopo Fiore. Un numero impressionante di pubblicazioni per loro, nel genere improvvisazione radicale e sperimentazione varia. A loro nome anche l'etichetta Hysm? con all'interno del catalogo proposte musicali estremamente interessanti ed insolite.
Ad opera di Elvis Marangon, chitarrista del duo trevigiano So.lo, ecco la recensione a questo splendido album che, abbandonata l'improvvisazione radicale, raggiunge qui una maturità diversa, particolare: si ricerca e si sperimenta ma in maniera assolutamente comprensibile e godibile.
Eccoci al #2 delle compilation regionali EDP. Abbiamo scelto la Lombardia in quanto regione con un gran numero di power duo, di cui ben dieci qui raccolti. Oltre al link per scaricare la compilation e tutti i dati allegati, troverete in questo articolo una breve presentazione di tutte le band presenti, di quelle non aderenti all'iniziativa e delle più interessanti band del passato. Ottima panoramica quindi di ciò che la Lombardia propone in formato 2-piece.
Link alle tre compilation EDP finora realizzate.
RockGarage.it, nota realtà nazionale dedicata alle band undereground e non solo, si è spesso interessata ai duo-project, nello specifico nella figura del suo Direttore Generale Marcello Zinno: ci ha nominati durante una puntata radio e dato ampio spazio alla realtà EDP nel corso di un articolo su Guitar Club (Nov.2014). Ora ci ha proposto un'interessantissima collaborazione continuativa: ogni quindici giorni saremo presenti con una nostra rubrica nella loro RockGarage Radio dove lo speaker Sem, in dieci minuti circa, ci presenta di volta in volta un duo da noi proposto, con retrospettiva band e passaggio radio di un suo brano. Nell'articolo troverete i link ai podcast delle varie puntate e l'argomento della giornata.
Per l'occasione di una data italiana di Bob Log III, spumeggiante one-man band statunitense noto per aver a lungo militato nell'incredibilmente pazzo duo dei Doo Rag, Martino Vergnano e Paolo Chiarino del duo torinese I Cospiratori ci concedono un report del concerto e una splendida intervista con l'eroe della serata! Da non perdere...
In occasione dei dieci anni di discografia di questo storico duo nazionale, i Bachi pubblicano un Ep commemorativo, di tre pezzi, in formato mini vinile. Dopo la svolta hard rock dal cantautorato blues noir eccoci ad assaporare dei pezzi misti e vari, un potente e splendido HardRock con sfumature metal, un rock più da hit e la lettura di un brano degli anni Venti dedicato alla guerra. Breve intervista con i due.
Dei Melampus avevamo già parlato in occasione del loro album "N°7". A distanza di un anno eccoli a riproporci un'ulteriore disco: "Hexagon Garden". Le sonorità sospese e sognanti dei due si fanno sempre più definite e professionali con il risultato che questo album si dimostra il più maturo della loro ricca produzione musicale, un vero e proprio capolavoro nel suo genere (DarkWave). I due cambiano strumentazioni, ora: la cantante e chitarrista Francesca Pizzo imbraccia il basso mentre il batterista Angelo Casarubbia passa alla chitarra e all'elettronica... niente di più lontano dalla line-up chitarra elettrica e batteria che abbiamo deciso di seguire con questo nostro progetto EDP! Ma essendoci affezionati al duo e alle loro sonorità, continuiamo a seguirli e a riproporli...
Recensione scanzonata ad opera di Martino Vergnano del duo I Cospiratori.
Il nostro collaboratore trentino Marsuel Papel ha anche fondato una propria fanzine dalla quale estraiamo questo articolo a sua firma dedicato all'intricata carriera musicale del chitarrista indo-canadese King Khan e al suo partner alla batteria, l'one-man band Iron Sheick aka BBQ.
Anche de I-Taki Maki, duo da Alatri (FR), avevamo già scritto nell'articolo di presentazione della band. In attesa del loro nuovo album "Dust", la cui uscita è in previsione ad autunno, ci aggiorniamo qui con Mimmi e strAw che nel frattempo hanno musicato uno spettacolo teatrale e realizzato un video teaser dell'album in pubblicazione. Le novità: dallo storico cantato in italiano si passa infine all'inglese mentre vengono abbandonate (anche se non del tutto) le sonorità "spaghetti western all'italiana".
69) ELENCO POST Gennaio-Giugno 2015


martedì 23 giugno 2015

68. I-TAKI MAKI 2: Dust




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INTRO
   Tra i power duo italiani ce ne sono alcuni particolarmente dediti alla composizione e registrazione di album, quelli che sono solita definire "duo prolifici". Al proposito abbiamo da poco parlato dei Melampus e del loro nuovissimo album capolavoro "Second Soul" (qui), similmente I-TAKI MAKI, il duo del quale andremo a parlare oggi, appartiene appieno a questa categoria. Mi viene quasi da pensare che quella mezza quota rosa all'interno del duo abbia il suo peso, alla fine...
   In pochissimi anni dalla loro fondazione avvenuta nel 2012, strAw e Mimmi del duo da Alatri (FR) I-Taki Maki ha sfornato vari Ep, un concept album, partecipato a numerosi festival e concorsi, rilasciato interviste, passaggi radio e tv e chi più ne ha più ne metta. Non ci meravigliamo quindi che i due, adepti di questa filosofia musicale, siano già pienamente all'opera sul loro nuovo album! "Dust" è in dirittura d'arrivo... verrà rilasciato in autunno ma la title track è già in rete, accompagnata da un bel video di presentazione.
   Dell'origine del duo, del suo nome, della loro discografia completa nonchè della passione di strAw per le formazioni two-piece (numerosi i duo da lui formati nel passato) abbiamo già ampiamente parlato nella retrospettiva a loro dedicata (qui) per cui oggi non ci resta che aggiornarci sul loro percorso musicale dall'ultimo incontro in poi.
   Oltre a comporre i brani che andranno a formare "Dust", Mimmi e strAw si sono concentrati sulla colonna sonora di un'opera di danza, del ballerino e coreografo Gioele Coccia, le cui allieve si sono esibite nella manifestazione di danza "Contemporanea" il 23 aprile di quest'anno al teatro Bertolt Brecht di Perugia. Il pezzo si intitola "Is Happiness Joyful?" e lo potete ascoltare sul profilo Soundcloud della band.
   Per quanto riguarda l'album siamo invece ancora in fase di ombra e mistero... ma qualche news la possiamo sicuramente anticipare. Innanzitutto una svolta storica nella composizione dei due: nell'ottica di ampliare i propri confini di comunicazione la lingua cantata passa dall'italiano all'inglese! Ricordiamo che strAw, in tutti i suoi progetti precedenti, specie a due, aveva fatto del cantato in italiano un caposaldo della sua composizione... inoltre l'avventura "spaghetti western all'italiana" portata avanti col concept album precedente, “Western Monamour – the west way of life”, resterà il loro lavoro che maggiormente testimonia l'attaccamento al tipicamente italiano, che si lasciano sì un po' alle spalle ma che mai per questo rinnegheranno. Il video "Dust" infatti ci presenta un'ambientazione scarna, da deserto americano, giallo e polveroso, che un po' rimanda all'iconografia del passato; anche i tamburi di sottofondo, stile indiani d'America, non ci permettono di staccarci completamente da ciò che i due hanno presentato finora, per cui deduciamo che il passaggio sì c'è, ma lo è graduale... ne parleremo comunque meglio con i diretti interessati durante l'intervista.
   C'è anche un'ulteriore conferma della via intrapresa nel passato: il video del singolo "Dust" è ad opera della film maker Viola Pantano, già autrice dei precedenti video ufficiali della band. Bella e originale la scelta del video: i due personaggi principali, strAw e Mimmi, corrono verso la telecamera in un paesaggio brullo e desertico schivando come meglio possono dei probabili colpi di fucile a loro indirizzati. All'inizio del video i due che corrono sono in realtà dei bambini che solo in un secondo momento si trasformano nei protagonisti del duo, come a rappresentare il percorso difficile e tortuoso che ci porta, a tutti noi, dall'infanzia a ciò che siamo... ma procediamo ora con l'intervista al power duo laziale I-Taki Maki per confermare questa ed altre nostre umili illazioni.


"Dust" https://www.youtube.com/watch?v=RXKLMCj0fX0
"Is Happiness Joyful?" ascoltabile su Soundcloud



INTERVISTA
1. Ciao Mimmi&strAw, benvenuti all'EDP per questo aggiornamento. Mi incuriosisce innanzitutto la vostra esperienza nella musicalizzazione di un'opera di danza. Con il concept album precedente avete già creato i brani pensando a delle scene, a dei personaggi specifici: ci dici ora quanto simile o più difficile si sia rivelata questa nuova sfida? Com'è nata la collaborazione col coreografo e ballerino Gioele Goccia?
M- Ciao Giusy e grazie a te per la solita ospitalità ed estrema professionalità. Hai ragione, qualche attinenza tra la composizione di una soundtrack per un coreografo e danzatore e la stesura di un concept album come Western Monamour, in effetti, c’è… e sta nel fatto che tu appunto citi, di doversi comunque immedesimare con un altro Io, che sia reale o immaginario, diverso dal nostro. In questo caso, però, trattandosi di una sola traccia il lavoro è stato concentrato e molto più breve… inoltre e soprattutto, abbiamo dovuto tenere in considerazione non soltanto le indicazioni relative alle suggestioni/sensazioni che il brano avrebbe dovuto suscitare ai danzatori e al pubblico, ma anche “produrre” qualcosa di adatto allo scopo, cioè la coreografia di danza! Non tutta la musica, in effetti, è “danzabile” :D Ci ha aiutato molto il fatto di conoscere bene Gioele e il suo stile coreografico, il quale ci ha voluto dare davvero poche indicazioni per lasciarci liberi di creare. A Gioele ci lega una lunga amicizia ed una forte stima reciproca: noi lo seguiamo nelle sue esibizioni (è un danzatore della Compagnia “Ritmi Sotterranei” oltre che un coreografo) e lui non manca mai ai nostri concerti. Anche per questo motivo è stato davvero interessante collaborare con lui ed estremamente emozionante assistere alla performance dal vivo… vedere/ascoltare la nostra musica prendere una forma diversa dal solito è stata una sensazione eccezionale!

2. Per il nuovo album "Dust" avete fatto un salto storico, ossia siete passati dal cantato in italiano a quello in inglese. Mi pareva di aver intuito che i testi italiani fossero un caposaldo di strAw anche se non escludeva del tutto variazioni dettate dall'istinto del momento. Qual'è stato l'input per tale svolta? Suggerimenti? Consigli esterni? O semplicemente voglia di cambiare e rivolgersi ad un pubblico più internazionale?
S- Questo album per noi rappresenta molte cose… un momento importante di mutamento, ma anche di conferme. Coloro che ci conoscono e ci seguono da tempo riconosceranno tutto quello che ci ha sempre caratterizzato e che, inevitabilmente, ci portiamo dietro quale preziosissimo bagaglio. Innegabilmente, però, le novità sono più evidenti delle conferme… prima fra tutte la lingua usata nei testi. Questo è il nostro primo lavoro in inglese. La motivazione prevalente è relativa alla volontà di tentare di comunicare per la prima volta con un pubblico più ampio, cosa che lo scrivere in italiano non consente. La musica, in fondo, è comunicazione, nella sua componente strumentale, melodica e testuale.
Ma come al solito, non si è trattato di una “decisione”, abbiamo sentito il bisogno di seguire questo istinto, quando i primi testi hanno iniziato a fare capolino. Ci siamo detti… ma sono in inglese? Che si fa? La risposta è stata, si fa quello che facciamo sempre, seguiamo l’istinto. Come per la questione del genere musicale, che odiamo identificare perché odiamo stiparci in una qualsiasi tipologia di classificazione, anche ora, riguardo la lingua in cui ci esprimiamo, non vogliamo sia una cosa che ci identifichi necessariamente. Noi NON SIAMO una band che scrive in italiano o in inglese. NOI FACCIAMO QUELLO CHE CI VA. Ciò vuol dire che il prossimo disco potrà seguire la stessa scia, o di nuovo cambiare rotta. Ecco tutto.

3. Mimmi, ti abbiamo lasciata, nell'ultima intervista, che ti stavi approcciando allo studio del pianoforte, e con gran soddisfazione! C'è traccia di questa novità nei brani del nuovo album "Dust"? Ci dicevi che lo studio dello strumento melodico ti aveva anche fatto intervenire nel processo compositivo delle tracce: in che misura tutto questo è stato applicato al nuovo album?
M- Ricordi benissimo… in effetti potrei rispondere che è dal primo approccio al pianoforte che nasce Dust! Se non avessi curiosato tra quei tasti black&white probabilmente non avrei mai conosciuto la mia voglia di comporre. La possibilità di sperimentare delle melodie vocali è derivata esclusivamente dalla mia nuova voglia di suonicchiare il piano. Così sono nate alcune canzoni che ascolterete nell’album mentre altre sono nate dalla chitarra di strAw. In entrambi i casi, comunque, lo sviluppo delle canzoni è stato il medesimo di sempre, in studio, a due teste e quattro mani. I testi, invece, sono tutti miei.

4. Nei casi come questo, in cui l'album non sia ancora stato pubblicato, si mantiene un certo riserbo sui suoi contenuti. Non è che puoi sbilanciarti qui con qualche news in esclusiva per l'EDP? Quanto c'è di continuità e quanto di distacco tra "Dust" e il precedente “Western Monamour – the west way of life”?
M- Molto volentieri ti raccontiamo qualche piccola curiosità! Il nostro percorso è costellato di ispirazioni cinematografiche… in tutti i nostri lavori precedenti c’è una tensione, più o meno evidente, verso la settima arte. Un po’ per scelta, ma soprattutto per quella che definiremmo “naturale inclinazione” ad assorbire facendoli nostri, una serie di contenuti affini alla nostra visione della vita e dell’arte, provenienti dalla letteratura, dall’animazione e soprattutto dal cinema. Il penultimo, lampante, tributo abbiamo voluto farlo al genere “Spaghetti Western”, con un album che narra storie ambientate in un mondo lontano ma contestualizzabile nelle complesse situazioni della nostra società post-moderna. Questa volta non si tratta propriamente di un contest album, e nemmeno di un tributo ad un filone così nettamente definito. Innegabili sono, tuttavia, le atmosfere che ne hanno ispirato i contorni frastagliatamente cupi, gli sfondi grigi e nebbiosi, gli spazi a volte claustrofobici e bui a volte enormi e disorientanti, in cui agiscono le donne e gli uomini delle nostre canzoni, in bilico tra la ricerca della verità, l’introspezione, la menzogna della maschera sociale, il bisogno d’amore e di riconciliazione con se stessi e con Dio, la paura dell’ignoto. I più attenti capteranno delle citazioni che intendiamo come dei tributi al grande cinema francese de La Nouvelle Vague, al cinema surrealista di Buñuel, a quello introspettivo di Bergman, ma anche alla ruvida narrazione di Cormac McCarthy. L’album conterrà 12 tracce. L’artwork sarà ispirato fortemente alle immagini che hai visto nel primo singolo e album teaser.

5. Sarà sempre autoprodotto dalla vostra etichetta “La Valvola”?
S- Si, di nuovo un lavoro interamente autoprodotto.

6. Parliamo del video ad anticipazione dell'album. Dicevate che è stato registrato ad Alatri: avete panorami da Old West, da quelle parti? E' bellissima la scelta dei due protagonisti che avanzano correndo, prima due bambini poi gli adulti che siete voi... ci sono degli sbuffi di fumo... all'inizio pensavo dei geyser, poi forse sono più simili a dei colpi di fucile... siete voi che avanzate nella vita correndo facendo slalom tra gli imprevisti e le difficoltà del percorso?
S. La location è la “Cava Volpari” di Alatri, che i titolari hanno generosamente aperto alla nostra truppa per ben due volte. Ci è piaciuto il fatto che l’ambientazione potesse ricordare un po’ quel sapore appunto di “Old West”che ci tiene legati alle radici del Concept Album precedente, anche se le tematiche sono notevolmente diverse. Per quanto riguarda i contenuti del video, dobbiamo ringraziare ancora una volta la professionalità di Viola Pantano, la quale si è occupata personalmente della sceneggiatura, che ha voluto lineare e di forte impatto. Nemmeno noi sapevamo, fino al giorno delle riprese, cosa dovessimo esattamente fare! Quando siamo approdati alla cava, Viola ci ha detto: “dovete correre, dovete scappare perché avete paura”. La traduzione delle immagini è esattamente quella che tu hai percepito… sin dalla nascita e fino alla fine, ognuno di noi si trova a dover affrontare delle difficoltà, delle fobie, dei pericoli. Molte esperienze, la maggior parte per la verità, nemmeno le scegliamo coscientemente (neanche la nostra stessa venuta al mondo) ma resta comunque una percentuale di situazioni che siamo noi a determinare, con le nostre scelte, le quali hanno delle conseguenze che nemmeno possiamo immaginare. Il famoso “butterfly effect”. Il testo della canzone invita ad una riflessione sulla caducità dell’essere umano, sulla necessità di un ritorno alla semplicità, all’ascetismo e sulla consapevolezza che in fondo siamo così fragili che la nostra esistenza è davvero legata ad un filo sottilissimo. Per cui sarebbe molto più logico vivere nell’amore e nel ripudio dei conflitti. Di qualunque entità essi siano.

7. A quando il rilascio ufficiale previsto per l'album?
M- Non vorremmo ancora sbilanciarci in proposito… ipotizziamo per il prossimo autunno ma chissà!!!

Bene ragazzi, ci aggiorneremo all'epoca, con una degna recensione al vostro "Dust". Intanto buon proseguimento d'avventura e tanti saluti da parte di tutti noi! Ricambiamo e grazie mille!





Articolo ed intervista ad opera di Giusy Elle



martedì 16 giugno 2015

67. Quel pazzo duo dei KING KHAN & BBQ SHOW


   Propongo oggi un articolo a firma Marsuel Papel, il nostro recensore EDP dal Trentino, specializzato in rock'n'roll, garage e punk. Lui stesso milita in ben tre band dal sapore Sixties e scrive in una fanzine, Missin'Link, dall'uscita a date irregolari. E' anche Art Director in alcuni locali della zona dove gli è capitato spesso di presentare power duo, anche molti stranieri.
   Nel numero 2 della sua fanzine, Marzo 2010, ecco uscire questo esaustivo articolo sul chitarrista indo-canadese conosciuto come Black Snake o King Khan, del quale avevamo presentato anche noi una breve descrizione nel nostro post dedicato alla storia dei power duo chitarra-batteria (qui). Mentre nel nostro articolo ci siamo soffermati principalmente sul suo primo duo black metal, gli HARAMZADA, fondato in India nel 1994 con il batterista asiatico Iron Sheickh, e poi sull'energica e irriverente 2-piece KING KHAN AND BBQ SHOW (2003-2010), un mix di doo-wop, punk e soul, con il batterista Mark Sultan, Marsuel si destreggia invece sulla ricchissima e intricatissima carriera dello scoppiettante King Khan che si muove tra Asia, Canada e Germania, sempre alla rincorsa di garage band assolutamente originali, e del suo compare batterista. A voi oggi un po' di esterofilia... e se vi abbiamo incuriositi sappiate che al momento King Khan è proprio in tour in Italia con i suoi SHRINES, prossima data 18 Giugno a Bergamo...


KING KHAN and the BBQ SHOW
KING KHAN & HIS (SENSATIONAL) SHRINES
LES SEXAREENOS
MARK SULTAN aka BBQ
DEMON'S CLAWS
TANDOORI KNIGHTS
THE ALMIGHTY DEFENSER


"Le mille incarnazioni dei due componenti dalle origini non confermate del King Khan & BBQ Show, King Khan e BBQ appunto (quest’ultimo conosciuto anche come Mark Sultan) avvolgono il duo canadese in un'aurea di mistero. La loro storia ha dell’incredibile, e la cosa bella è che è ancora in corso; è emozionante sapere che anche noi siamo in tempo per viverne un pezzettino. Questi due personaggi calcano insieme i palchi di mezzo mondo da più di 10 anni, ma nel corso di due miseri lustri hanno dato vita a una galassia di formazioni e progetti paralleli la cui discografia è difficilmente ricostruibile. Iniziano a suonare, il primo la chitarra e il secondo la batteria, in un gruppo punk chiamato The Spaceshits, le merde spaziali, con base a Montreal e rimangono nei ricordi dell’underground canadese per i loro show di 15-20 minuti, a base di risse sul palco e lancio di oggetti sul pubblico. Pubblicano 2 album tra il 1997 e il 1999, prima di essere definitivamente banditi da tutti i locali della loro città e di imbarcarsi in una tournée europea, che porterà allo scioglimento del gruppo e ad una svolta nelle “carriere” dei nostri eroi. Infatti dopo un concerto in Germania, King Khan (che ai tempi si faceva chiamare Blacksnake) decide di abbandonare le merde spaziali e di fermarsi in Europa. Qui dà vita a uno dei gruppi più vitali ed originali del sottobosco rock’roll mondiale. Stiamo parlando di King Khan & His (Sensational) Shrines, che virano su sonorità soul, funky e r’n’b, condite dell’energia fulmicotonica che ha sempre contraddistinto il frontman e chitarrista re dei mongoli. In formazione vengono inclusi sia nomi di spicco che hanno suonato con gente a caso quali Curtis Mayfield e Stevie Wonder, sia ragazzi giovani e sconosciuti. Fiati e tastiere danno un tocco soul agli Shrines, che tuttavia conservano la sregolatezza punk del leader King Khan: il loro primo concerto a Londra viene sospeso dalla polizia e la band è costretta a scappare per la porta di servizio. Tra il 2001 e il 2004 pubblicano 3 album in studio, oltre qualche split con bands di rilievo come Dirtbombs e Reverend Beat Man e qualche compilation che raccolgono il meglio dei loro numerosi pezzi. Nel frattempo BBQ, tornato in Canada con gli Spaceshits, aggiorna la formazione della band, includendo una ragazza alle tastiere e virando su suoni più sixties. Nascono così Les Sexareenos, uno dei gruppi garage rock’n’roll più selvaggi e cavernicoli che il Canada abbia mai visto dopo i fasti Gruesomes negli anni ’80. Anche qui 2 LP e numerosi concerti in giro per il Nord America. Ma nel 2002 si cambia ancora, via tutti e rimane lui da solo: BBQ, la one-man-band più grezza del creato. In mano la chitarra, ai piedi grancassa e rullante, a fare da sottofondo al suo inconfondibile timbro vocale. I suoni si fanno più rock’n’roll e rockabilly, e il successo immediato lo riporta a suonare in Europa, dove rincontra il suo vecchio compagno di band delle merde spaziali, King Khan. Fu così che nacquero King Khan & the BBQ Show, un duo, un programma. Il connubio di questi due geni indiscussi del grezzume goliardico a bassa fedeltà ha dato vita ad una delle formazioni più ironiche, sfrontate, irruente, trasformiste, anti tecniche e allo stesso tempo emozionanti che la storia della musica e del live show abbia mai conosciuto. Provate a guardare i loro video su Youtube: valgono più di tutte queste parole. King Khan a petto nudo, pancia in fuori e gilet in pelle, con un elmo prussiano in testa, si dimena sgraziatamente maltrattando una chitarrina; Mark Sultan (il nuovo pseudonimo di BBQ), seduto su una sedia, con gli arti inferiori suona le percussioni e con quelli superiori la chitarra, vestito come uno sceicco arabo, con turbante e tutto il resto: un sultano appunto. La loro musica va dal rock’n’roll puro e grezzo, al garage americano, al frat rock più ballabile, al punk più sfrenato. Un'orgia di sudore e melodie blues che vaga da anni per il globo, fermandosi ogni sera da qualche parte a proporre show dionisiaci ai nativi del luogo. Fino ad ora 3 gli album in studio: l’omonimo del 2003, “What’s for dinner?” del 2006 e l’ultimo “Invisible Girl” del 2009, forse il più vario, ma sempre fedele alla ricetta dei precedenti. Questi due personaggi tuttavia non si fermano. Vedendo il calendario dei loro concerti non si capisce dove trovino il tempo di incidere tutti i dischi dei loro rispettivi progetti paralleli: nel 2005 vanno in tournée con i Mojomatics, duo veneziano conosciuto a livello internazionale, con i quali danno vita ad un gruppo occasionale, i Ciaoculos, incidendo anche un 7”. Lo stesso anno vediamo BBQ a suonare coi famigerati Demon’s Claws, la peggiore r’n’b band di Montereal mai esistita, che sul palco combatte a colpi di bottiglie di vino (vedi Missin’Link n° 0). L’anno successivo, non pago della loro furia, mette insieme un gruppo con un membro dei Chocolat, altra interessante formazione canadese. E’ il capitolo Mind Controls, questa volta dedicato totalmente al punk’77 più veloce e scarno. Basso chitarra e batteria, senza uan-ciù-tri-for. Un LP, qualche concerto e via. Inarrestabile! Tra una side band e un disco con King Khan riesce ad infilarci anche un album da solista, a nome Mark Sultan, a ricordare il suo amore per l’esibizione chitarra/voce/batteria tutto da solo: questa volta i ritmi sono più pacati, maggiormente blues e rock’n’roll, ma le melodie sempre splendide nella loro semplicità, basta uno xilofono per rendere il tutto più confortevole. Intanto King Khan sforna 45giri con questo e quel personaggio con cui si è trovato per caso in un bar in giro per il creato e ha deciso di incidere un disco la sera stessa. Cocobeurre, Saba-Lou o i recentissimi Black Jaspers sono solo alcune delle sue incarnazioni. Le ultime novità del 2009 ci raccontano di un Mark Sultan impegnato in un nuovo progetto con Bloodshot Bill, altra one-man band canadese di recente passata anche per l’Italia. Il gruppo, dall’improbabile nome Tandoori Knights, farà uscire un LP, è questione di pochissimo. Intanto potete gustarvi il loro singolo sul loro myspace: www.myspace.com/tandooriknights. Dall’altra vediamo la nascita di un nuovissimissimo supergruppo composto da niente popo di meno che i Black Lips (vedi Missin’Link n° 0) e i nostri due eroi canadesi: the Almighty Defenders!!! I difensori dell’onnipotente: non poteva esserci nome più azzeccato per il complesso che unisce i due gruppi più blasfemi nel nord America. A settembre ha visto la luce il loro primo omonimo album per l’etichetta losangelina In the Red, e non potete perderlo. Ad ogni modo non preoccupatevi, non sarà sicuramente l’ultimo capitolo della saga di King Khan & the BBQ show, la storia continua... 


Discografia consigliata:
Almighty Defenders – s/t (2009) King Khan & the BBQ Show – s/t (2003)
King Khan & the BBQ Show - Invisible Girl (2009)
King Khan & the BBQ Show – What’s for dinner? (2006)
King Khan and The Shrines - The Supreme Genius of King Khan and The Shrines (2008 Vice) Mark Sultan - Sultanic Verse (2007)
w/Black Lips Christmas split (2007)
Mind Controls – s/t (2006 P. Trash)
Les Sexareenos - 14 frenzied shakers (2001)
Tandoori Knights – 7” (2009)
Ciaoculos – 7” (2005)












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