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mercoledì 18 maggio 2016

103. Il Metallo dei BACHI DA PIETRA: Necroide

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   È sempre un piacere parlare di grandi artisti, ed oggi è proprio il caso grazie ai BACHI DA PIETRA, duo piemontese nato ad Asti nel 2004 dalla mente di Giovanni Succi e il suo collega d'avventura Bruno Dorella (OvO, Ronin).
   Un duo di professionisti che si è distinto nel panorama musicale italiano in quest'ultimo decennio grazie allo stile inconfondibile del suo fondatore. Giovanni è un gran paroliere che ama giocare con i significati e le sonorità della lingua italiana oltre ad avere un'inconfondibile voce che lo contraddistingue nel suo tipico cantato-declamato. Il suo blues d'autore, lento e avvolto in un'atmosfera noir, ha lasciato una scia di appassionati estimatori dietro alla nutrita discografia dei Bachi. Seppur monotematico, Giovanni ci ha sempre parlato della pesantezza della vita, di personaggi subdoli e ipocriti, ma anche della semplicità degli umili e del fascino dei diseredati, elevati al rango di eroi solitari ed incompresi. Per farlo ha usato il mondo animale, nello specifico quello degli insetti, mostrandoci bachi e bacarozzi, tarli e ragni. Legno, pietra e metallo sono poi gli elementi di cui ama fare gran uso nei propri testi ed infine anche nella musica stessa.
   Giovanni, col suo stile abbozzato nella band pre-Bachi, gli interessantissimi Madrigali Magri, ci ha deliziati del suo intimista blues cantautorale già dai primi album dei Bachi da Pietra, fino a quello che è considerato l'apice di questa espressione, Quarzo. È del 2013, invece, la svolta stilistica con un altro capolavoro: Quintale. Grazie anche alla nuova produzione di Giulio 'Ragno' Favero -bassista del Teatro degli Orrori e loro grande estimatore- (l'avranno scelto per il soprannome da insetto????), l'album vira verso sonorità più hard rock, dall'heavy metal più classico al metal più duro, con interventi noise; i suoni sono più distorti, la chitarra è ora suonata col pettro e anche Bruno, per l'occasione, aggiunge un charleston al suo set minimalista di batteria. Se un album come Quarzo aveva incantato, Quintale inizia a scuotere... Grazie alla virata hard rock, le sonorità cupe ed oppressive della produzione blues si vengono a disperdere in favore di sonorità più aperte come più ampio si prospetta il pubblico in ascolto.
   La strada di metallo è però aperta e non si torna indietro, anzi, si fa sempre più nera... Habemus Baco, Ep in onore della decennale carriera discografica dei due, si apre con l'omonimo brano, uno splendido black metal che vibra nelle vene. Poi, a pochi mesi di distanza, ecco comparire Necroide, sesto album in studio per loro. Si continua con il nuovo stile, che non per questo snatura l'anima del duo: metal o meno, Succi resta un cantautore e la virata hard non lo riesce a negare. Diversa, invece, la reazione del pubblico: gli affezionati si attaccano agli album precedenti, i più fedeli rifiutano quasi la svolta, suddivisa la critica (miglior album dell'anno per alcuni -Impatto Sonoro, Losthighways- peggiore per altri -Rumore). Eppure, il risultato è interessante: sebbene falsetto e screaming non manchino nell'album, la voce cavernosa e tonante di Succi ben si sposa col genere dando autorevolezza al cantato in italiano, che sul metal difficilmente ha resa. Dal noir del suo blues al black di questo metal, poi, il salto atmosferico non è così marcato. Molti comunque apprezzano, del resto Succi non ha tradito né se stesso né il pubblico di fan ma è semplicemente tornato a un certo sound che è alle sue radici, prima di avvolgersi nel bozzolo dei Bachi, prima ancora del blues: quell'heavy metal primi anni '80 che è stato la colonna sonora della sua adolescenza e del suo compare d'avventura Dorella, proposto qui nelle sue diverse fasi evolutive fino ad oggi.
   Personalmente (per quanto può valere) mi sono affezionata a Quintale. Pur amando rock e metal, la mia vena dark prende il sopravvento e rimango ammaliata dall'atmosfera strisciante e ipnotica dell'album. Sicuramente la migliore colonna sonora per le mie giornate di pioggia...
   Necroide, in versione cd per La Tempesta dei Tre Allegri Ragazzi Morti e in formato vinile per Tannen Records e la milanese Wallace (che li segue fin dagli esordi), è comunque un album vario: nelle sue undici tracce i due passano dal metal più black alle cavalcate hard rock, virano verso il trash ma rispolverano un po' di rock blues, propongono una ballad romantica e infine incedono fino ad impantanarsi in un growl super-ctonio e in un doom lento e strascicoso. Una metamorfosi verso il metallo più nero -si diceva- accentuato dal concept dell'album, tutto imperniato attorno al tema della morte, trattato, come spesso accade nei testi del Succi, in maniera tanto seria quanto ironica. Un'altra prova di bravura e coraggio per questo duo che si distingue nel panorama underground italiano: la trasformazione dei Bachi si evolve seppur nel continuo ripetersi di se stessi. I Bachi sono i Bachi sempre e comunque, qualsiasi cosa suonino li riconosci ai primi accordi, al primo rantolo della voce di Succi. La bravura -infine- nel proporsi in un genere conosciuto e sfruttato senza cadere nei suoi clichè, lasciando che la scia di bava dietro ai bachi striscianti, sia e resti quella inconfondibile del duo Succi-Dorella: parafrasando la title d'apertura, il Black Metal resta il loro folk...
   Lasciamo ora la penna nelle mani di un ottimo scrittore (ha pubblicato di recente un interessante romanzo), il chitarrista e vocalist del duo Rock Blues aretino SAMCRO, Mario Caruso. Assieme al collega batterista Nicola Cigolini, va a infoltire quella vasta schiera di estimatori dei Bachi per cui, conoscendo io la profonda reverenza verso lo stile del Succi nonché l'approfondita conoscenza della discografia dei Bachi, ho pensato buona cosa lasciargli condurre le domande dell'intervista. Abbiamo così chiacchierato con il solo Giovanni (che ci delizia con il suo stile inconfondibile) in quanto Bruno è impegnato nel tour asiatico con gli OvO. Segue poi, nel prossimo articolo, la competente e approfondita recensione di Necroide, sempre a firma Mario Caruso. 

“Black Metal il mio Folk” https://www.youtube.com/watch?v=Xn2yuFK825w


INTERVISTA
1. Necroide è un disco che caratterizza una parte fondamentale della vostra carriera. Allo stesso tempo, ha paradossalmente diviso la critica e i fans. Quali sono state le vostre reazioni a freddo?
Le nostre reazioni sono spesso simili a quelle del tafano quando cade il governo. Che Necroide abbia diviso non è poi così paradossale, anzi è comprensibile. Ti ritrovi per le mani una merda come la nostra che non sai bene come prendere e ti chiedi perché tutta ‘sta fatica quando basta scegliere un genere, seguirlo e non rompere il cazzo. Alla fine, se resisti allo sconforto, hai tre opzioni: l’assaggi e ti piace; l’assaggi e ti fa schifo; l’assaggi, non capisci e pensi di essere su Scherzi A Parte. Ma la quarta opzione in generale è la più praticata: non l’assaggi nemmeno. Non sai neanche che esiste e se lo sai temi la “nicchia”, soprannome della sfiga.

2. Lo stacco netto dagli altri album è originale e interessante se lo si guarda in ottica di evoluzione artistica. Ti chiedo: è corretto parlare di metamorfosi/evoluzione dalla quale non è possibile tornare allo stadio precedente, oppure si tratta di un’aderenza completa a un concept, purtuttavia non implicando un cambiamento radicale?
Nessuno stadio successivo può mai coincidere col precedente, perché viene dopo. Lo stacco netto sarebbe stato fare un album con le sonorità dei Duran Duran. Non puoi cambiare quel che sei veramente, ma se senti che occorre puoi almeno contorcerti, mutare pelle, per sopravvivere all'ambiente, a te stesso, per rovesciare il tavolo. Ma neppure così si cade mai troppo lontani dall'albero.

3. Le sonorità qui presentate sono il frutto di un lavoro architettato e improntato sulla nuova linea utilizzata. Tuttavia, sebbene il timbro originale dei Bachi da Pietra persista indelebile, è pienamente corretto, secondo te, dire che questo disco sia virato dalla pietra al metallo, e che abbia sepolto totalmente ogni accenno al vostro criptico blues?
Io non riesco a suonare una sola nota che ai raggi X non sia ancora Blues, quindi non saprei dove
seppellirlo senza ritrovarmelo sempre alle costole. La pietra resta pietra anche quando sembra altro. Come gli insetti sono sempre insetti, eppure ce n’è di molto diversi.

4. Parlando di sonorità, una domanda tecnica per Giovanni Succi. Il nuovo suono di chitarra pare sostanzialmente mutato rispetto all’album Quintale il quale, a mio avviso, come ho dichiarato più volte, è il più bel disco degli ultimi 10 anni in Italia. Come hai concepito il nuovo suono? È anch’esso in relazione al concept dell’album?
Un suono qualunque è perfetto per nessuna idea. Avendo un’idea precisa di album e di suono l’ho
spiegata a Giulio Ragno Favero e lui, da professionista, l’ha tirata fuori e depositata sui supporti che ascolti. Non chiedermi come. Da autore so quello che voglio, ma da lì a farlo uscire dalle casse dello stereo o del telefono c’è di mezzo un mare che si chiama ingegneria del suono o, per gli amici, fonico. Necroide riparte da Quintale con un concetto diverso e quindi con un suono diverso. Tre o quattro persone se ne sono accorte. Stiamo parlando di dettagli che interessano l’1% di chi ascolta o scrive di musica, oggi. Il nostro guaio è che noi in quel 1% ci siamo dentro dalla testa ai piedi.

5. Grazie alla vostra originalità avete rivoluzionato il concetto di duo. In tutti i vostri album si sente una grande forza di coesione che, miscelandola, ha dato vita a dischi memorabili. Ma per quanto riguarda Necroide, inteso come un nuovo esperimento, anche ambizioso se vogliamo, chi è la mente generatrice? E chi è il corpo?
Musiche e testi sono di G. Succi e credo di essere io, quindi, il sommo colpevole nonché
responsabile del decennale insuccesso di questo progetto e delle sue scomode contorsioni. Bruno
Dorella è il complice perfetto, pietra angolare indispensabile per il confronto sulle scelte, quello
eventualmente da convincere, ma che, se non è convinto lui, ti farai più di due domande e
novantanove su cento aveva ragione. Per non dire del musicista che riesce a strapparmi
un’emozione persino ad ogni maledetto soundcheck. Quindi direi che siamo due corpi e due menti a tutti gli effetti (…e di due proviamo a farne almeno uno).

6. Giovanni Succi, ad oggi sei considerato uno dei parolieri più abili della scena italiana. Ascoltando tutto il disco più volte con l’ep Habemus bacum, mi è venuta in mente una frase tratta da Le metamorfosi di Ovidio: in nova fert animus mutatas dicere formas corpora, che tradotto sarebbe “il mio animo mi spinge a cantare di forme cambiate in corpi nuovi”. Il senso di questa frase potrebbe, almeno in parte, far da proemio al concept dell’album?
“MUTO NEL DIRE”, non l’avrà detto Ovidio, ma per me può bastare. (Da “Tornare Nella Terra”,
Wallace Records 2005, traccia 05: Verme).

7. Giovanni, ti andrebbe di parlarci in maniera generale delle tue flessioni letterarie, e di quanto queste abbiano inciso nella stesura dei testi?
Flessioni? Se non ti alleni non puoi farcela. Riesci ad immaginare un cuoco che non assaggia, non esplora sapori, varietà, differenze, non conosce ricette, materie prime, piccoli trucchi, tempi di
cottura, presentazione dei piatti, abbinamenti…? La stessa cose se scrivi o componi. Detta peggio, se non mangi non puoi cagare. Siamo filtri, non angeli.

8. A integrazione della domanda sopra: qual è il grado di interazione tra te e Bruno nella scrittura e nell’arrangiamento dei testi?
I testi, come ho detto, sono obbrobri miei, di solito a Bruno piacciono. Se qualcosa mi sfugge lui è
puntualissimo a farmela notare. Nel testo di Black Metal Il Mio Folk - ad esempio - c’era una rima
“storia/memoria” che s’era intromessa nel flusso… Bruno mi ha reso un gran favore facendomi
notare quanto sia ormai abusata e ovviamente aveva ragione. Ho riscritto l’intera strofa ribaltando la frase e risolvendo con un’assonanza: “Stirpe viziata da uno scherzo del caso / hai tenuto
settant'anni questo spettro lontano”. (Belle le parole che finiscono in -ano).

9. Da sotto le luci del palcoscenico si riesce a vedere la reazione viva del pubblico. Secondo te, che tipo di impatto ha questo disco dal vivo? Suscita più emozioni un vostro testo o un vostro riff?
Chiedilo a loro. Apparentemente il livello di immobilismo sotto il nostro palco è ancora alto, sono pochi quelli che rinunciano all'approccio cognitivo, anche se stiamo suonando la musica delle scimmie. Credo sia in parte anche colpa dell’italiano che produce ansia di comprensione immediata. Per me il suono (della musica o della parola) è caduta: un’esperienza del corpo. Poi arriva la mente, con calma, con i suoi tempi. Nel frattempo io ho già sbattuto la faccia. I tempi della mia mente sono lentissimi, ho sempre avuto problemi di Ram.

10. Vi siete figurati delle aspettative concrete per questo disco, o lasciate che sia il pubblico che decida in tutto e per tutto?
Abbiamo aspettative ma è il pubblico che decide. Certo, potremmo addebitare il prezzo dei dischi
direttamente sulla bolletta della luce e farli pagare a chiunque abbia un dispositivo. Nella remota ipotesi che qualcuno non ce l’abbia, dovrà sbattersi per dimostrarcelo compilando moduli che troverà sul web, solo uno è quello giusto.

11. Ti ringraziamo per il prezioso tempo dedicatoci, Giovanni. Come ultima domanda ci piacerebbe che lasciasti un pensiero libero sul vostro nuovo disco.
Il nostro ultimo disco si chiama Necroide e parla di strani esseri sospesi tra la vita e la morte. Se ti riconosci in questa categoria, vieni al concerto: è il 2016, la musica esiste solo dal vivo. Tutto il resto è streaming.



DISCOGRAFIA
TORNARE NELLA TERRA (2005)
NON IO (2007)
TARLO TERZO (2009)
+ "Tarlo Terzo" Barbera d'Asti doc 2009
QUARZO (2010)
INSECT TRACKS LIVE 50's technologies ape recordings (2010)!
BACHI DA PIETRA/MASSIMO VOLUME Split ep (2011)
QUINTALE (2013)
FESTIVALBUG ep (2013)
HABEMUS BACO ep (2015)
+"Habemus Baco" Barolo doc 2005

NECROIDE Settembre 2015
Cd/Digital: La Tempesta/Master Music
Lp: Tannen Records-Wallace/Audioglobe (Black Metal)

1.Black Metal il mio Folk 2.Slayer & the Family Stone 3.Fascite Necroide 4.Tarli Mai 5.Voodooviking 6.Apolcalinsept 7.Virus del Male 8.Feccia Rozza 9.Cofani Funebri 10.Sepolta Viva 11.Danza Macabra

QUI lo ascolti 
QUI la nostra recensione


Link ad altre recensioni


Articolo ad opera di Giusy Elle
Intervista ad opera di Mario Caruso 


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