domenica 23 agosto 2020

211. RECENSIONE75: Poems About Destruction by Anice

Qui lo ascolti


POEMS ABOUT DESTRUCTION 2020

Coypu Records, Dreamingorilla Rec.

(AtRock, PostRock, Ambient)

1. Sobriedad 

2. Almost Love 

3. Watashi wa koko de nani o shite imasu ka 

4. Just another song 

5. Bleeding 

6. So close 

7. Fade Out 

8. All the things I never told you


 Dal 2011 ad oggi il duo strumentale reggiano Anice ha pubblicato 5 album in studio, dei quali finalmente l'ultimo Poems about Destruction è un full lenght. Il fondatore Mali Yea ha trovato dal 2017 un nuovo compare alle pelli, Nicola Bigliardi, dando una spinta evolutiva al sound della band: un post rock/ambient arricchito da field recording, droni ed elettronica.

Nella sua melanconica bellezza, questo nuovo disco ci parla di uno stato di cose sotto gli occhi di tutti, del rapporto di distruzione dell'Uomo con la Natura e delle sue conseguenze; una distaccata istantanea senza falsi moralismi accentuata dai visuals che accompagnano i live dei due.

Per ogni dettaglio sulla band e per la piacevole intervista con Mali e Nicola, approfondite pure nell'articolo appena pubblicato mentre qui vi lascio all'ascolto guidato dell'album con le parole della nostra nuova collaboratrice Mimmi, batterista del duo AltrRock I-Taki Maki. Buon ascolto e, come suggerimento, prendetevi un momento di pausa per lasciarvi andare alle dolci suggestioni che la musica degli Anice sanno sempre risvegliare in ognuno di noi! Buon viaggio sonoro quindi...

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Poems About Destruction credits:

Artwork by Gabriella Saiello

Pubblicato il 25 Maggio 2020

Formato: Lp su vinile



RECENSIONE

ANICE Poems About Destruction

Lp 2020 Coypu Records/DreaminGorilla Rec

Poems About Destruction è l'ultimo lavoro degli Anice, Instrumental Duo nato a Reggio Emilia nel 2011, composto oggi, dopo un cambio di line up, da Mali Yea alla chitarra e Nicola Bigliardi alla batteria, nonché glockenspiel e synth.

Un disco che sa di malinconia, di potenza e di rabbia, in una miscela di sapori ed emozioni che percorrono tutto l'album ed esplodono in tracce come Just Another Song per risolversi nella compostezza di pezzi come Watashi Wa Koko De Nani O Shite Imasu Ka e nella traccia di chiusura All the Things I never Told You che, con la sua lunga atmosferica coda, accompagna chi ascolta alla conclusione di un vero e proprio viaggio.

Fedeli nella composizione e nelle sonorità alle peculiarità del genere, gli Anice percorrono esattamente le vie che ci si aspetterebbe da una instrumental post rock band che sappia il fatto suo. La parola d'ordine è appunto fedeltà, non perché si voglia trascurare l'importanza dell'innovatività, ma perché l'aderenza di genere surclassa in casi come questo, ogni esigenza di emergere per originalità, caratteristica che non nel 100% dei casi ha accezione positiva, se rischia di portar "fuori tema".

Le otto tracce, tutte di media lunga durata – fatta eccezione per l'arpeggiata Bleeding che resta sotto i due minuti – si fanno ascoltare come malinconico sottofondo di un susseguirsi di panorami sfocati e impossibili da acciuffare dal finestrino di un treno, di una buona lettura all'ombra di un odoroso albero in fiore, di una meditazione sui significati profondi della difficile situazione in cui ci troviamo in questi tempi di crisi sanitaria ed economica. Ma il disco esige, e merita, per essere compreso a fondo, sicuramente più di un ascolto, che vada a sviscerare e capire i motivi che sottendono ogni sali scendi di dinamiche, ogni esplosione di suono, ogni messaggio subliminale sapientemente nascosto tra quelle pieghe sonore.

Mimmi

 



Articolo ad opera di Giusy Elle

www.facebook.com/groups/ElectricDuoProject

electricduoproject@gmail.com

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Anice by Veronica Galassi
Anice by Veronica Galassi

INTRO

Dopo una pausa per le vacanze estive, Edp riparte con i suoi articoli ed è con piacere che parliamo oggi del duo reggiano Anice, il cui chitarrista, Mali Yea, è nostro collaboratore di fiducia nella veste di recensore e grafico: è suo per esempio l'artwork della copertina della compilation INSTRUMENTAL Vs VOCALIST, di recente pubblicazione (qui). L'occasione per questo incontro è il loro nuovo album Poems About Destruction.

AGGIORNAMENTO

Il duo strumentale Anice nasce a Reggio Emilia già nel 2011 e dopo un cambio di batteristi si attesta nel 2017 nell'attuale formazione che vede il fondatore Mali Yea alla chitarra e Nicola Bigliardi alla batteria e glockenspiel. Negli anni, il sound della band subisce vari cambiamenti ed ora si stabilisce in un post rock/ambient arricchito da droni, field recording ed elettronica. Il tutto valorizzato da distopiche video proiezioni che hanno come tema centrale l’impatto devastante che ha l’essere umano sulla natura.

Abbiamo presentato la band nel 2017 quando Mali, dopo un periodo di ferma, era riuscito finalmente a ricomporre gli Anice con l'arrivo di Nicola e assieme stavano portando su palco l'Ep Gold, registrato col precedente batterista; erano anche a buon punto con del materiale nuovo che doveva essere pubblicato l'anno successivo nel primo full lenght della band, ma nuovamente qualcosa va storto e causa una pausa forzata di Nicola, il progetto Anice subisce un nuovo fermo.

Mali non si arrende e nell'attesa procede autonomamente, seppur sempre col nome di Anice, pubblicando un paio di audiocassette: Anemic Songs, 4 piacevoli brani strumentali per chitarra acustica, e Syncretism, uno split con The Star Pillow, il progetto drone-ambient del musicista sperimentale Paolo Monti, dalla sensibilità molto affine al nostro Mali. Entrambe le pubblicazioni escono per l’etichetta Priceless Tapes - Musicassette, fondata dallo stesso Mali Yea nel 2018.

Rientrato Nicola Bigliardi, il 2020 vede finalmente concretizzarsi il discorso artistico iniziato nel 2018 grazie alla pubblicazione di Poems About Destruction, un bellissimo album, il quinto lavoro discografico in studio della band e finalmente il primo full lenght. Un Lp di 8 nuovi inediti, questa volta stampato esclusivamente su vinile in 250 copie, grazie al supporto delle etichette discografiche Coypu Records e Dreamingorilla Rec.

A tratti si riconosce l'andamento tipico delle vecchie composizioni del duo (non vai certo a fare jogging al parco con gli Anice nelle cuffiette!) ma nel complesso ci troviamo di fronte a un lavoro decisamente più maturo e completo. Se sei un sognatore, questo è l'album che fa per te: tra elettronica ambient, interventi drone ed arpeggi vari, si delinea un' atmosfera incantata e sospesa, altamente struggente, che pervade l'intero album. Una poesia musicale che rende questo disco una perfetta colonna sonora per i momenti più sereni e delicati della giornata. Certo, c'è una melanconia di base che pervade le composizioni, che si rifa al contest dell'album, ma che non è mai pesante o cupa.

Prima di presentarvi brevemente le due etichette indipendenti che appoggiano questo lavoro discografico e a rimandarvi all'ascolto guidato dell'album grazie alla recensione di Maria Go Mimmi Go (qui), batterista del duo I-Taki Maki e nostra nuova collaboratrice, mi piace sottolineare quanto il duo si sia prodigato in collaborazioni. Gli Anice hanno infatti militato dapprincipio nell'ensemble ambient/doom Dolpo, che si ispira a un antico rituale Bön prebuddista (culto dei morti praticato dai monaci nepalesi), mentre attualmente fanno parte del grande collettivo di Arzân (The Reggioemilian Extemporaneous Symphonic Rock Supergroup), orchestra con più di trenta elementi, diretta da Olivier Manchion: un ambizioso progetto che raggruppa al suo interno musicisti provenienti da importanti formazioni quali Giardini di Mirò, Spartiti, Offlaga Disco Pax e Julie’s Haircut.

Vi lascio quindi procedere soavemente con l'ascolto di Poems About Destruction per poi continuare con l'intervista ai nostri Mali Yea e Nicola Bigliardi. Mettetevi comodi quindi... buon ascolto e buona lettura.

 

POEMSABOUT DESTRUCTION

Ascolto integrale

 

LABELS

Coypu Records www.coypurecords.bigcartel.com

Etichetta indipendente fondata a Fano (PU) nel novembre 2014 da Alessandro Ferri e Mattia Beltutti. Nel loro roster, tra artisti di varie nazioni, compaiono il duo basso-batteria WARIAS e i riminesi SAN LEO con il loro Y.

 

www.facebook.com/CoypuRecords

DreaminGorilla Records www.dreamingorillarecords.is

DGR nasce già nel 2005 a Savona ad opera di Francesco Cerisola ma il primo album viene pubblicato solo nel 2010 in quanto sopravvengono altre attività correlate al loro nome, quali l'organizzazione di concerti e la promozione delle band. Nel loro roster troviamo numerosi duo, specie chitarra-batteria: ricordiamo uno Split tra BOLOGNA VIOLENTA e i Surgical Beat Bros (duo elettro-pop da Roma con Fabio Recchia dei Germanotta Youth e Antonio Zitarelli, già batterista del duo sax-batteria Mombu), i LEGNI VECCHI, un paio di album dei Bresciani SDANG!, gli ASINO con il disco Amore, i TRISTAN DA CUNHA con il loro Praia nonché Inerte del duo basso-batteria KA. Prima dei nostri ANICE si aggiungono alla lista anche Dom e Y dei SAN LEO  www.facebook.com/dreamingorillarecords


INTERVISTA

1. Carissimi Mali e Nicola, ci ritroviamo su questi spazi dopo 3 anni, ben ritrovati quindi! Vi avevo lasciati che stavate portando su palco l'Ep Gold, pubblicato con il precedente batterista Tommaso di Tullio, mentre stavate componendo materiale nuovo per il vostro primo full lenght che avrebbe dovuto essere pubblicato nel 2018. Poems about Destruction, uscito in realtà a Maggio 2020, è proprio quel disco che non ha visto la luce fino ad oggi? Anni difficili, per gli Anice...

M- In realtà Gold, pubblicato per BleuAudio Records nel 2017, era una raccolta di materiale che avevo registrato con il vecchio batterista, prima che le nostre strade si dividessero all’improvviso nel 2016, materiale che ho deciso di pubblicare comunque, durante quel difficile periodo sabbatico dettato dalle circostanze…Per quanto riguarda Poems about Destruction, la sua genesi ha davvero del surreale e del tragicomico. Ora ci scherziamo su ma abbiamo seriamente affrontato problemi d’ogni sorta in tutte le fasi di produzione che ci hanno messo veramente a dura prova: dalle prese in studio (quelle iniziali risalgono persino a luglio 2017), al missaggio, al mastering, alla ricerca delle etichette discografiche, fino ad arrivare allo stampatore che addirittura ci ha spedito tutti i vinili con sopra impressi i centrini di un altro album di una band a caso... insomma, cose esilaranti di questo tipo.  

2. Da che i brani erano pronti per l'incisione al momento reale del compimento dell'album, ci sono state ulteriori modifiche? Il suono ha continuato ad evolversi, nel frattempo?

M- Quest’ultimo lavoro, parlo a livello personale, mi è costato grande dedizione ed enormi sacrifici, la realizzazione è stata molto laboriosa, anche se da un primo ascolto non si direbbe affatto, tuttavia lo ritengo un valore aggiunto il fatto che non si percepisca minimamente lo “sforzo” che c’è dietro. Questa avventura è durata quasi 3 anni e in quel lasso di tempo ero completamente concentrato sul risultato finale, è solo nell’ultimo anno che abbiamo ripreso a comporre qualcosa di nuovo. Non potevamo aprire un nuovo capitolo senza prima aver concluso quello precedente.

N- Ci sono state solo pochissime modifiche in corso, ma in generale i brani sono rimasti gli stessi. Quello che più è cambiato credo sia stato il suono nelle sue dinamiche e la nostra consapevolezza nell'esecuzione.

3. Mali, ci vuoi descrivere con tue parole come dal 2011 ad oggi si sono evolute le sonorità della band e a che punto si trova ora lo stile degli Anice? Quali le influenze che hanno portato alle sonorità di oggi?

M- Buona parte del merito, riguardo l’evoluzione della band, va attribuito a Nicola e alla sua grande voglia di sperimentare nuove sonorità, soprattutto dopo la sua idea di introdurre diversi strumenti come il glockenspiel e il synth che si discostano parecchio dal precedente standard chitarra e batteria. Per il resto sono stati fondamentali gli innumerevoli concerti che ho avuto la fortuna di ascoltare in questi ultimi anni. Anche se nell’immediato molte cose non riuscivo a capirle e apprezzarle, col tempo è come se le avessi introiettate nel profondo, assimilate e rielaborate, sono entrate a far parte della mia maniera personale di fare musica… Ciò nonostante puntiamo sempre a una sintesi espressiva e stilistica che ci caratterizzi in modo univoco e ci renda immediatamente riconoscibili.

4. Il titolo Poems about Destruction ci fa pensare ad un concept dietro questa nuova proposta discografica. Deduco una critica sullo stato attuale delle cose nel mondo: una presa di posizione molto diffusa tra gli artisti di questi tempi, molti dischi insistono su questo argomento infatti. Pensi possa esserci una qualche possibile riscossa in futuro?

M- Esatto, dietro a tutto c’è un concept abbastanza chiaro che prima non avevamo, è stata una necessità maturata nel corso degli anni, al progetto serviva un’identità ben definita, un segno distintivo, specie se la musica è priva di testi e il suo messaggio non è immediatamente comprensibile ai molti. In questo caso, un “immaginario” di fondo è un ulteriore valore aggiunto che da un senso a tutto il resto.Più che un presa di posizione il concept di base non è altro che la sublimazione della mia avversione per il genere umano che mi caratterizza da sempre.

N- Il concept che abbiamo adottato vuole essere soltanto un “flash” sullo stato attuale delle cose, senza prediche o sterili critiche. La situazione è insostenibile ma come sempre l'uomo se ne accorgerà tardi.

5. I live prevedono anche la proiezione di video in tema: chi li ha creati e cosa rappresentano?

M- Il montaggio che solitamente proiettiamo durante i live l’ho realizzato io, è una semplice raccolta di clip di disastri naturali causati dall’uomo che si trovano facilmente in rete, il video è tutto girato in time lapse. Come non rimanere colpiti dall’irresistibile fascino dell’orrore? Vorrei precisare però che non è nostra intenzione moralizzare o sensibilizzare il nostro pubblico, come potrebbe fare un Banksy oggi, quello è un approccio che non condivido e che non ci appartiene, fortunatamente. Non è compito nostro fare i predicatori, i risvegliatori di coscienze, lo scopo è puramente evocativo e suggestivo. Fra l’altro l’idea è nata in tempi non sospetti, molto prima di tutte queste manifestazioni a favore del clima e dell’ambiente che ora vanno per la maggiore (anche se Nicola deve aver pubblicato una foto di Greta da qualche parte, hahaha!), non c’è nessuna connessione fra le due cose.

6. Poems about Destruction è il vostro primo full lenght, dopo tanti anni. Per l'occasione è stato pubblicato in vinile, però mi chiedo, come mai SOLTANTO in questa versione? Di solito il Cd è la base e il vinile la chicca in aggiunta... tenendo conto che, sebbene il supporto old style stia tornando molto in auge, non molti possiedono un giradischi, non vi pare una scelta limitante per la circolazione della vostra musica?

M- Il vinile è sempre stato un mio grande sogno e sono contento di essere finalmente riuscito a raggiungere tale obiettivo, dopo tanti anni. Tuttavia se il Cd non è disponibile è perché semplicemente non c’erano le risorse per realizzarlo, triste ma vero. C’è da considerare però che con l’aria che tira presto anche i Compact Disc rischieranno di cadere nel dimenticatoio, gira addirittura la voce che nel 2021 smetteranno di produrli, mentre il vinile inaspettatamente gode ancora di ottima salute. Bisogna prendere atto che le nuove generazioni ormai ascoltano tutto in streaming, su Spotify o altro, con sempre meno attenzione e interesse. Per assurdo forse tra una decina d’anni sarà una scelta coraggiosa e controcorrente pubblicare un album su Cd. Nonostante tutto anche noi abbiamo il nostro Bandcamp per chi eventualmente fosse interessato al formato digitale.

7. La copertina è molto bella, sullo stile del precedente Anemic Songs: c'è la stessa mano dietro l'artwork?

M- In generale mi sono sempre occupato io dell’artwork e delle grafiche, invece per questa occasione speciale ho deciso di affidare il soggetto della cover a una mia cara amica, Gabriella Saiello, un’artista della mia città che si occupa principalmente di collage. Personalmente sono molto soddisfatto del risultato, inoltre all’interno dell’album c’è un bellissimo poster realizzato sempre da lei.

8. Coypu Records e Dreamingorilla Rec. sono le vostre compagne di avventura, come siete arrivati a sceglierle tra molte? Vero è che non sono nuove nell'ambito dei duo elettrici...

M- Trovare etichette interessate al nostro genere è stata una vera impresa titanica, ho passato 5 mesi a scrivere a un sacco di label ma i dinieghi sono stati parecchi. Ad alcune il materiale piaceva molto ma erano impossibilitate ad aiutarci principalmente per problemi finanziari, tutt’oggi molte di loro navigano in cattive acque perché questo settore in Italia è in crisi da tempo e le piccole label indipendenti fanno davvero fatica a sbarcare il lunario. Coypu Records e Dreamingorilla Rec sono state le prime a credere in noi e per questo sono loro molto grato, l’aiuto che ci hanno dato è stato di fondamentale importanza. In questa storia una delle cose più assurde che ci è capitata è stata in particolare un’etichetta, della quale preferisco non fare il nome, che ci aveva proposto un contratto di 1 anno dove ci chiedeva di sborsare circa 3.000 euro per “farci suonare in giro”, di contro però nessun finanziamento per il disco fisico in vinile che rimaneva totalmente a carico nostro, del quale però pretendeva il 50% degli incassi. Assurdo.

9. Mali, in attesa della concretizzazione di questo album ti sei espresso da solista con quattro tracce in acustico, Anemic Songs oltre a pubblicare uno split con Paolo Monti nel suo progetto The Star Pillow. Anche nel full lenght proponi una versione per sola chitarra acustica sulla falsa riga della traccia di chiusura del lavoro precedente. Quali le differenze della tua espressione da solo o in duo?

M- L’Ep acustico è stato un lavoro che ho portato avanti da solo nel periodo in cui Nicola era impossibilitato a suonare, stessa cosa per lo split con il mio caro amico Paolo Monti. Nel 2018 Nicola ha sofferto di tendinite e altri problemi di salute e successivamente si è trasferito per un intero anno a Venezia per motivi di studio. Non sempre le vite delle persone coincidono alla perfezione, è una questione di delicati equilibri esistenziali e arrivare a concretizzare qualcosa è un grande traguardo che non bisogna mai dare per scontato.In Anemic Songs mi sono messo alla prova con il fingerpicking, tecnica a mio avviso adatta solo a maniaci ossessivi-compulsivi (si scherza eh!), ispirato in un certo qual modo dall’amico musicista Des Moines, a.k.a. Simone Romei, grande amante dell’American primitive guitar. In versione duo invece lavoriamo ad altre sonorità, sempre scure e introspettive, ma con risvolti decisamente differenti.

10. I due lavori di cui sopra sono usciti in audiocassetta con la tua etichetta Priceless Tapes - Musicassette. Cosa hai pubblicato nel formato tape in questi ultimi anni? Come viene recepito questo formato old style? E' un'esclusiva di un pubblico nostalgico o si avvicinano anche i giovani? Inoltre, bisogna rifarsi ai vecchi walkman o vengono costruiti dei più moderni lettori? Non sono aggiornata...

M- Le musicassette per quanto mi riguarda non hanno mai perso il loro fascino, anche se il pubblico più giovane non ne ha mai vista una in vita sua. Voi mettere il piacere di riavvolgere il nastro di una cassetta con una biro Bic? Rimane comunque un prodotto esclusivamente di nicchia, per collezionisti o feticisti del vintage come me. Il mercato è molto ridotto e non è affatto facile rientrare delle spese. Di recente ho pubblicato un remix dei Dolpo, un Ep dei Tristan da Cunha e un album dei Lampo, ultimamente però mi sono fermato causa lockdown e relativo blocco di tutte le attività live. Invece per quanto riguarda i vecchi walkman io sono un grande appassionato e collezionista, molti di quelli che si trovano online non funzionano ma a volte basta veramente poco per sistemarli, spesso si tratta semplicemente di sostituire le cinghie di gomma interne che con gli anni tendono letteralmente a sciogliersi. Esistono anche walkman moderni in grado di trasferire la musica dal nastro al digitale ma personalmente preferisco sempre il fascino del vintage.

11. Per concludere, sentiamo la vostra opinione sullo stato attuale del mondo della musica. Già prima non era roseo, ma ora? E in futuro? Come lo vedete, soprattutto quello dell'underground?

M- Credo che nell’ultimo periodo, causa pandemia globale, sia tutto gravemente a rischio. Molti locali sono a un passo dalla chiusura e se devo essere sincero suonare live è l’ultimo dei problemi. Il quadro non è per niente rassicurante e l’underground, dove solitamente girano molti meno soldi, è ancora più esposto delle grandi realtà già consolidate. Al momento credo sia impossibile fare delle previsioni, bisogna abituarsi all’idea di navigare a vista e sperare che la situazione migliori gradualmente, è l’unica cosa che posso augurare a tutti.

N- L'underground a differenza del resto, vive di luce propria, è un'entità a sé stante che si nutre di musica senza l'ossessione che quello che si fa debba per forza piacere alla massa. Purtroppo attualmente la stragrande maggioranza della musica in circolazione, quella mainstream in particolare, è soprattutto marketing, l'underground ha resistito a tutto questo e fortunatamente oggi è ancora un luogo sicuro in cui fare della sperimentazione.

Grazie Mali e Nicola, qualche live sta ripartendo, non vedo l'ora di rivedervi su un palco! Grazie a voi di Edp, certo, ci vediamo volentieri a qualche concerto!

 

Link band:  Fb / Bandcamp


DISCOGRAFIA

POEMS ABOUT DESTRUCTION 2020, Lp Coypu Records, Dreamingorilla Rec. (altrock, postrock)

1.Sobriedad  2.Almost Love  3.Watashi wa koko de nani o shite imasu ka  4.Just another song  5.Bleeding  6.So close  7.Fade Out  8.All the things I never told you

 Qui lo ascolti / Qui la nostra recensione

ANEMIC SONGS 2018, Ep Priceless Tapes Musicassette (acoustic, guitar solo)

 1.Untitled1  2. Untitled12  3. Untitled3  4. Untitled4

 

 Ascolto: https://anice1.bandcamp.com/album/gold

GOLD 2017, Ep Autoprodotto (altrock, postrock)

1.Summer Light  2.Falling Silence  3.Touch You  4.Gold

 

 Qui lo ascolti / Qui la nostra recensione

WASTE 2016, Ep Autoprodotto (altrock, postrock)

1.Bloody Square  2.Slow Life  3.The Truth in the Middle

4.Obsolescence

 

 Ascolto / Recensione

THE EMBRACE IS A PERFECT CIRCLE 2014, Album Autoprodotto (altrock, postrock)

1.Full Colours  2.Cathartic Monkey  3.Drunk Moon  4.Sand in my Shoes  5.Ad Hoc  6.Great  7.Watch the World from Afar  8.The Embrace is a Perfect Circle  9.Ghost Track

Ascolto / Recensione



Link ad altre recensioni:

https://www.ondarock.it/speciali/dpi104.htm

http://www.rockgarage.it/?p=85236&fbclidlA

 

Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle

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electricduoproject@gmail.com