venerdì 29 aprile 2016

102. RECENSIONE26: Small Universes by Hysm?Duo




   Dopo esseci aggiornati con i Tarantini HYSM?DUO  nell'intervista dell'ultimo articolo, eccoci ora pronti a concentrarci sul loro recentissimo lavoro discografico, il doppio album “Small Universes”.
   Il Cd1 è un'unica suite di 46' nel genere RIO e AvantRock, tratto da vecchio materiale inedito, improvvisazioni precedenti al loro penultimo lavoro "All Impossible Worlds", album che aveva segnato un punto di svolta nelle sonorità del duo aggiungendo interessanti sviluppi melodici. Il secondo album è invece un remix elettronico ad opera di tre amici della scena underground italiana (Andrea Caprara, Paolo Cantù e Superfreak), proprio delle 6 tracce aperte di "All Impossible Worlds". Un doppio album, quindi, che vuole fare da ponte tra materiale "vecchio" e "recente" nonché anticipare l'ulteriore sviluppo in atto: uno smembramento e rimescolamento sonoro che porti il loro avant-rock verso una sorta di rock concreto con sonorità più vicine a quelle del free-jazz e del jazz-electronic. Questo lavoro consapevole si concretizzerà nel prossimo album, già in lavorazione, che segnerà così un ulteriore punto di svolta nelle sonorità di questo interessante duo sperimentale.
   "Small Universes" esce per l'etichetta fondata dal duo stesso, la Hysm? Records, oltre che con Neon Paralleli e Kaspar House. Per chi volesse approfondire l'argomento di queste case discografiche indipendenti e delle numerose altre con cui gli Hysm?Duo hanno collaborato nel tempo, rimando all'articolo primo di presentazione della band.
   Vediamo ora di entrare nello specifico dell'album grazie alle attente considerazioni di Danilo Damage Peccerella (batterista del duo sperimentale beneventano GLOBETROTTER e new entry nel nostro staff) grazie all'ottima recensione, sua opera prima.

Ascolto integrale di "Small Universes"





RECENSIONE
HYSM?DUO "Small Universes", doppio album 2016, Hysm?, Neon Paralleli, Kaspar House (RIO, AvantRock)

CD1- 1.Freedom Day
CD2- 2.Joel 3.The Path 4.Fall 5.Thirst 6.Introduction 7.Double Room 8.Dots 9.Walk with me

CD1-
Mi capita spesso (lo faccio apposta in realtà), di attingere a materiale sperimentale e devo dire che questi HYSM?DUO sono notevolmente interessanti già dal primo approccio uditivo. ‘Small Universes’ è un disco doppio. Quindi metto su le cuffie e parto mandando in play il primo brano (o anche il primo disco) dal titolo ‘Small Universes’ e mi immergo, già da subito, in un’atmosfera oscura e claustrofobica. Il brano, dalla coraggiosa durata di circa 46’30’’, secondo più secondo meno, parte con noising di cavi, feedback di chitarra e batteria ritmicamente scomposta, il tutto improvvisato con nonchalance ma anche con sapienza. Già, perché si sente bene che Stefano Spataro e Jacopo Fiore non sono alle prime armi e gli piace molto giocare con atmosfere, dissonanze e sessioni ritmiche, a mio parere, intriganti. Intorno ai 9’30’’, i due iniziano ad illudere i padiglioni auricolari iniziando a delineare una linea ritmica ben precisa. Ma tutto ciò è appunto, solo un’illusione che dura poco, perché si ritorna ben presto, tra inserti vocali, sax, tastiere ed effettistica, alla fase più puramente viscerale. Intorno ai 16’30’’ inizio a viaggiare nei meandri di un abisso sonoro che sembra non avere fine. Un passaggio questo, totalmente privo di ritmiche batteristiche, dedicato esclusivamente ad atmosfere oniriche. Il sound si evolve in un mood altamente lisergico, finché dopo circa 13 minuti, le pelli e i piatti rientrano in gioco. Da qui, giù di bordoni e inquietudini come se non ci fosse un domani! Sembra di stare in una foresta dell’Asia antica, colma di elettricità e di sorprese ad ogni angolo, in cui ogni passo falso potrebbe causare coccoloni. Gli ultimi 6 minuti circa, mi riportano con la mente a certe sonorità Industrial in cui, decenni fa, tutto ciò che erano acciaio, lamiere e sudore, dominava su cuore e sentimenti… finché i miei occhi strabuzzati hanno trovato quiete e le mie orecchie ed il mio cuore ancora pulsante, dopo un “cazzo, potevo andare avanti ancora per ore!” e un “finalmente qualcosa che mi ha piacevolmente alienato dalla quotidianità!” si sono dedicati, dopo solo pochi minuti, alla seconda parte di questo disco…

-CD2-
….ed ecco qui sei tracce/delirio remixate!
Si parte con ‘Leviathan Vs Predator’, duello a cui nella fantascienza, non si è mai avuto il piacere o il dispiacere di assistere. Questo remix di Andrea Caprara, è un misto di glitch e rumori acidi che non dà scampo. La scelta dei suoni frammentati e delle basse frequenze stremanti, è notevolmente conturbante. Si passa poi a ‘First And Second Hypothesis’, un remix di Superfreak. Qui la catapulta è infernale e il demone del Rock contagia anche il mio PC che, prontamente riavviato in seguito ad un inceppo e a mie imprecazioni di ogni tipo, inizia finalmente a fare il suo dovere. Questa seconda traccia è davvero bestiale e dentro sento di tutto un po’, dal Post-Punk/Noise a scomposizioni Math, fino al Jazz, il tutto condito da un’elettronica più sobria, ma sempre aggressiva. Andrea Caprara torna nel remix che segue, dal titolo ‘Green Flesh’. Il “grande monolite di carne verde”, come si evince dalle parole recitate nella canzone, è davvero un colosso, un muro di suono dalle proporzioni inumane, che porta a scapocciare senza pensarci due volte, dalle ritmiche serrate e dal sound grezzo e sincero, che va diritto come un cazzotto nei denti. Ritorna Superfreak, che remixa poi la quarta ‘I Want To Hug Everything’, un folle mix di noise e “ballad romantica” in stile ’70 del 1900, in cui si vuole abbracciare qualsiasi cosa e senza esitare. Il delirio è assicurato, soprattutto se si considera che le due sonorità sopra citate si accoppiano letteralmente e contemporaneamente fino ad oltre metà traccia, sino ad un break jazzato grazie anche al Sax sexy di tale Francesco Li Puma che PROBABILMENTE lo ha suonato, come gli HYSM?DUO stessi, dichiarano. Gli ultimi due remix sono di Paolo Cantù. Il primo, ‘Desires & Choice’, fuzzoso come una roccia Stoner/Punk, colpisce allo stomaco come una gastrite ulcerosa e non è certo per stomaci deboli, appunto. La chiusura del brano in questione è da folli. L’epilogo porta il titolo ‘Death & Dreams’ e il Post/Hardcore che ne deriva è estremamente ansiogeno, finché ci si rende conto che si finisce in una dimensione che vaga tra vocalismi dopanti (o dopati?) e groove a dir poco massicci. E si chiude piacevolmente in fa, fa…fa fa.
Circa 80 minuti di musica rigenerante e non noiosa. Credo che questi HYSM?DUO abbiano le caratteristiche per far parlare di loro e non poco. L’idea di accostare il Rock all’elettronica è una scelta coraggiosa se si considera che ad oggi, è molto facile cadere nei cliché del “già sentito”. I ragazzi però, riescono molto bene nell’intento e puntano tutto sulla sperimentalità e sull’idea improvvisativa, che la musica può dare. Ma se non si avesse questo bel cervello per farlo, non si potrebbe sfornare un disco a mio avviso brillante e per orecchie d’amianto. Complimenti a loro.


VOTO: 7/10
Danilo ‘DAMAGE’ Peccerella



Articolo ad opera di Giusy Elle





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