Dopo esseci aggiornati con i Tarantini
HYSM?DUO nell'intervista dell'ultimo articolo, eccoci ora pronti a
concentrarci sul loro recentissimo lavoro discografico, il doppio album
“Small Universes”.
Il Cd1 è un'unica suite di 46' nel genere RIO e AvantRock, tratto da vecchio materiale inedito, improvvisazioni precedenti al loro penultimo lavoro "All Impossible Worlds", album che aveva segnato un punto di svolta nelle sonorità del duo aggiungendo interessanti sviluppi melodici. Il secondo album è invece un remix elettronico ad opera di tre amici della scena underground italiana (Andrea Caprara, Paolo Cantù e Superfreak), proprio delle 6 tracce aperte di "All Impossible Worlds". Un doppio album, quindi, che vuole fare da ponte tra materiale "vecchio" e "recente" nonché anticipare l'ulteriore sviluppo in atto: uno smembramento e rimescolamento sonoro che porti il loro avant-rock verso una sorta di rock concreto con sonorità più vicine a quelle del free-jazz e del jazz-electronic. Questo lavoro consapevole si concretizzerà nel prossimo album, già in lavorazione, che segnerà così un ulteriore punto di svolta nelle sonorità di questo interessante duo sperimentale.
"Small Universes" esce per l'etichetta fondata dal duo
stesso, la Hysm? Records, oltre che con Neon Paralleli e Kaspar
House. Per chi volesse approfondire l'argomento di queste case
discografiche indipendenti e delle numerose altre con cui gli
Hysm?Duo hanno collaborato nel tempo, rimando all'articolo primo di presentazione della
band.
Vediamo ora di entrare nello specifico dell'album grazie alle
attente considerazioni di Danilo Damage Peccerella (batterista del
duo sperimentale beneventano GLOBETROTTER e new entry nel nostro
staff) grazie all'ottima recensione, sua opera prima.
Ascolto
integrale di "Small Universes"
RECENSIONE
HYSM?DUO
"Small Universes", doppio album 2016, Hysm?, Neon
Paralleli, Kaspar House (RIO, AvantRock)
CD1- 1.Freedom Day
CD2- 2.Joel 3.The Path 4.Fall 5.Thirst 6.Introduction 7.Double
Room 8.Dots 9.Walk with me
CD1-
Mi
capita spesso (lo faccio apposta in realtà), di attingere a
materiale sperimentale e devo dire che questi HYSM?DUO sono
notevolmente interessanti già dal primo approccio uditivo. ‘Small
Universes’ è un disco doppio. Quindi metto su le cuffie e parto
mandando in play il primo brano (o anche il primo disco) dal titolo
‘Small Universes’ e mi immergo, già da subito, in un’atmosfera
oscura e claustrofobica. Il brano, dalla coraggiosa durata di circa
46’30’’, secondo più secondo meno, parte con noising di cavi,
feedback di chitarra e batteria ritmicamente scomposta, il tutto
improvvisato con nonchalance ma anche con sapienza. Già, perché si
sente bene che Stefano Spataro e Jacopo Fiore non sono alle prime
armi e gli piace molto giocare con atmosfere, dissonanze e sessioni
ritmiche, a mio parere, intriganti. Intorno ai 9’30’’, i due
iniziano ad illudere i padiglioni auricolari iniziando a delineare
una linea ritmica ben precisa. Ma tutto ciò è appunto, solo
un’illusione che dura poco, perché si ritorna ben presto, tra
inserti vocali, sax, tastiere ed effettistica, alla fase più
puramente viscerale. Intorno ai 16’30’’ inizio a viaggiare nei
meandri di un abisso sonoro che sembra non avere fine. Un passaggio
questo, totalmente privo di ritmiche batteristiche, dedicato
esclusivamente ad atmosfere oniriche. Il sound si evolve in un mood
altamente lisergico, finché dopo circa 13 minuti, le pelli e i
piatti rientrano in gioco. Da qui, giù di bordoni e inquietudini
come se non ci fosse un domani! Sembra di stare in una foresta
dell’Asia antica, colma di elettricità e di sorprese ad ogni
angolo, in cui ogni passo falso potrebbe causare coccoloni. Gli
ultimi 6 minuti circa, mi riportano con la mente a certe sonorità
Industrial in cui, decenni fa, tutto ciò che erano acciaio, lamiere
e sudore, dominava su cuore e sentimenti… finché i miei occhi
strabuzzati hanno trovato quiete e le mie orecchie ed il mio cuore
ancora pulsante, dopo un “cazzo, potevo andare avanti ancora per
ore!” e un “finalmente qualcosa che mi ha piacevolmente alienato
dalla quotidianità!” si sono dedicati, dopo solo pochi minuti,
alla seconda parte di questo disco…
-CD2-
….ed
ecco qui sei tracce/delirio remixate!
Si
parte con ‘Leviathan Vs Predator’, duello a cui nella
fantascienza, non si è mai avuto il piacere o il dispiacere di
assistere. Questo remix di Andrea Caprara, è un misto di glitch e
rumori acidi che non dà scampo. La scelta dei suoni frammentati e
delle basse frequenze stremanti, è notevolmente conturbante. Si
passa poi a ‘First And Second Hypothesis’, un remix di
Superfreak. Qui la catapulta è infernale e il demone del Rock
contagia anche il mio PC che, prontamente riavviato in seguito ad un
inceppo e a mie imprecazioni di ogni tipo, inizia finalmente a fare
il suo dovere. Questa seconda traccia è davvero bestiale e dentro
sento di tutto un po’, dal Post-Punk/Noise a scomposizioni Math,
fino al Jazz, il tutto condito da un’elettronica più sobria, ma
sempre aggressiva. Andrea Caprara torna nel remix che segue, dal
titolo ‘Green Flesh’. Il “grande monolite di carne verde”,
come si evince dalle parole recitate nella canzone, è davvero un
colosso, un muro di suono dalle proporzioni inumane, che porta a
scapocciare senza pensarci due volte, dalle ritmiche serrate e dal
sound grezzo e sincero, che va diritto come un cazzotto nei denti.
Ritorna Superfreak, che remixa poi la quarta ‘I Want To Hug
Everything’, un folle mix di noise e “ballad romantica” in
stile ’70 del 1900, in cui si vuole abbracciare qualsiasi cosa e
senza esitare. Il delirio è assicurato, soprattutto se si considera
che le due sonorità sopra citate si accoppiano letteralmente e
contemporaneamente fino ad oltre metà traccia, sino ad un break
jazzato grazie anche al Sax sexy di tale Francesco Li Puma che
PROBABILMENTE lo ha suonato, come gli HYSM?DUO stessi, dichiarano.
Gli ultimi due remix sono di Paolo Cantù. Il primo, ‘Desires &
Choice’, fuzzoso come una roccia Stoner/Punk, colpisce allo stomaco
come una gastrite ulcerosa e non è certo per stomaci deboli,
appunto. La chiusura del brano in questione è da folli. L’epilogo
porta il titolo ‘Death & Dreams’ e il Post/Hardcore che ne
deriva è estremamente ansiogeno, finché ci si rende conto che si
finisce in una dimensione che vaga tra vocalismi dopanti (o dopati?)
e groove a dir poco massicci. E si chiude piacevolmente in fa, fa…fa
fa.
Circa
80 minuti di musica rigenerante e non noiosa. Credo che questi
HYSM?DUO abbiano le caratteristiche per far parlare di loro e non
poco. L’idea di accostare il Rock all’elettronica è una scelta
coraggiosa se si considera che ad oggi, è molto facile cadere nei
cliché del “già sentito”. I ragazzi però, riescono molto bene
nell’intento e puntano tutto sulla sperimentalità e sull’idea
improvvisativa, che la musica può dare. Ma se non si avesse questo
bel cervello per farlo, non si potrebbe sfornare un disco a mio
avviso brillante e per orecchie d’amianto. Complimenti a loro.
Danilo
‘DAMAGE’ Peccerella
|
Articolo ad opera di Giusy Elle
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