venerdì 26 ottobre 2018

162. Il lungo cammino de I-TAKI MAKI


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INTRO
A conclusione di una rassegna musicale estiva che ho curato in Valsugana (come duo chitarra-batteria presenti i Tristan da Cunha e i GueRRRa) e che mi ha tenuta ferma per qualche mese con gli articoli Edp, posso ora finalmente continuare il nostro viaggio assieme e lo faremo oggi con il duo ciociaro I-Taki Maki.
Grazie ai continui aggiornamenti inviati da Mimmi, abbiamo più volte avuto modo di argomentare su questo duo, tant'è che con oggi siamo arrivati ben al nostro quarto appuntamento. Non che ci sentissimo da poco! In effetti le ultime news risalgono a quasi tre anni fa, precisamente al Gennaio del 2016. A quanto pare il tempo vola, l'acqua passa sotto i ponti e I-Taki procedono con la furia di un treno in corsa la loro carriera musicale. Perché non aggiornarsi quindi? Ecco a voi le novità del duo ciociaro, tra residenza a Berlino e il quarto album stampato...



AGGIORNAMENTI
Con I-Taki Maki ci siamo lasciati con un articolo imperniato su due punti focali della loro vita: l’uscita del terzo album, Dust… and it will be Forever e il trasferimento a Berlino. Il duo si forma a Frosinone nel 2012 ma dopo un paio di album Mimmi e strAw (batteria e chitarra) decidono di dare una svolta radicale alla loro carriera trasferendosi in pianta stabile nella capitale teutonica. Nuovo ambiente, nuovi giri musicali, la lingua da imparare... un grande atto di coraggio per i due che si è svelato essere però una mossa vincente in quanto la musica è ora proprio l'attività principale della loro vita.

Dapprincipio la gavetta nella metropoli è iniziata con l'attività di busking nelle piazze, vie e metrò berlinesi ma grazie all'uscita del terzo album si è dato l'avvio a un vero e proprio circuito di live nei vari club. La prima importante esibizione è stata quella all’Heim(e)lich Verein per la presentazione del disco dopodiché l’attività si è svolta prevalentemente a Berlino e dintorni, toccando però anche altre capitali o cittadine europee, compresa l’Italia. Dalla presentazione di Dust ad oggi I-Taki Maki si sono già esibiti in più di 100 performances tra Berlino, Lipsia, Bochum, Lubecca, Colonia, Amburgo, Amsterdam, Praga, Budapest, Ferrara, Roma e altre città italiane.  

Sempre nel 2016 è iniziata, nel frattempo, la fruttuosa collaborazione con i video makers di “The Open Stage Berlin”, dalla quale sono scaturiti 3 official video: un primo video live per il brano “Black Autumn Sun”, estratto dal terzo album, e due altri official video per i brani “White Wall Slot” e “Closer”, ad anticipare il nuovo disco. Un anno dopo, a settembre 2017, c’è stata invece l’anteprima del brano “Glasses”, tratto dal nuovo album in uscita, in un live acustico per Balcony TV Roma.

Infine nel gennaio 2018 va in stampa il quarto album, A Place to Leave, completamente autoprodotto, come i lavori precedenti, con l'etichetta personale La Valvola. Il disco è composto da 9 brani, tutti collegati tra loro da un fil rouge: l'attualissima tematica della migrazione. In ogni brano infatti si ritrovano i temi delle emozioni e dei dolori che accomunano tutti coloro che lasciano la propria patria, casa, famiglia, affetti, quotidianità per iniziare una nuova esistenza altrove. Un richiamo ovviamente alla storia personale della band ma soprattutto agli avventurosi trasferimenti di migliaia di profughi e rifugiati politici che, a differenza di loro, non hanno scelto, ma dovuto andarsene dalle proprie patrie e famiglie. A loro è dedicato ogni accordo ed ogni parola del disco, come da nota all'interno del packaging.

Un disco che ci mostra delle novità, come sempre con I-Taki... dapprincipio si cantava solo in italiano, e pian piano s'è introdotta la lingua inglese; la voce era priorità di strAw, mentre col tempo diventa appannaggio della collega alla batteria; ora influenze dark e slow core lanciano la band verso nuove atmosfere, un po' più lontane della versione Indie/PostPunk alla quale ci avevano abituati ma che ben si amalgamano al tessuto musicale imbastito fino ad ora. Nove brani lenti, cupi, come i pensieri dei naufraghi e le lunghe onde da attraversare... ne parleremo ovviamente con i due musicisti nell'intervista a seguire mentre sarà Mali Yea (chitarrista del duo Anice) ad approfondire l'album con la sua recensione nel prossimo articolo. Benvenuti nel Nuovo Mondo de I-Taki Maki, dove speranza e orizzonti più felici sono l'augurio per tutti i migranti del mondo.

Link video:
INTERVISTA
1. Ciao Mimmi e strAw, bentrovati sui nostri spazi. Ancora a Berlino, voi... potete dire che la scelta del trasferimento in Germania sia stata una buona cosa, la ritenete abbastanza definitiva? Facciamo il punto della situazione con una lista dei pro e contro di non essere rimasti in Italia.
strAw: Ciao Giusy, grazie per la solita cordiale accoglienza. Ancora a Berlino, noi… zum Glück!! (per fortuna). Ad oggi direi che, sì, possiamo essere fieri della scelta fatta e ritenerci estremamente fortunati nell’aver avuto l’ardire e quel pizzico di coraggio necessario a prendere una decisione del genere. Se sia definitiva ancora non lo sappiamo, nel senso che ci sono altre mete in realtà che ci incuriosiscono parecchio. Quello che speriamo sia davvero definitivo è sicuramente il fatto di non vivere in Italia. Non per interpretare il ruolo di quelli che sputano nel piatto in cui hanno mangiato, né di quelli che quando vanno a vivere all’estero iniziano a snobbare l’Italia. Ai tempi della nostra partenza, tre anni fa, la nostra terra natia era per noi un luogo da cui andare via – a place to leave - perché non era in grado di offrirci quello che cercavamo, non rappresentava più un posto in cui sentivamo di poter vivere felici; ad oggi rappresenta un luogo a cui non ci sentiamo più legati se non dagli affetti, gli amici e i parenti che ancora vivono lì. Non sentiamo alcun legame con un paese guidato da una classe politica che ci rappresenta sempre meno e abitato da persone con la maggior parte delle quali sentiamo di non avere niente in comune. In questa motivazione credo siano racchiusi tutti i pro ed i contro di cui ci chiedevi nella domanda.

2. Il vostro nuovo disco, A Place to Leave, uscito ormai a inizio 2018, è un concept album dedicato alla migrazione. La vostra esperienza di emigrati assieme a quella più tormentata delle migliaia di persone che arrivano in Europa dalle parti più disparate e meno felici del mondo, è stato l'input per musicare questo fenomeno, si tratta quindi di un evento personale collegato a questo evento più ampio? Voglio dire, tutti noi ci sentiamo toccati dalla disperazione di queste persone, ma voi avete potuto immedesimarvi un po' di più nel loro "spaesamento", immagino... Come si vive il fenomeno in una Berlino piuttosto che a Roma?
Mimmi: Non saprei rispondere con precisione riguardo la differenza tra Berlino e Roma perché non ho abbastanza esperienza diretta su come si comporta la capitale italiana e non sono una persona a cui piace parlare per sentito dire. Posso certamente affermare che la situazione a Berlino, seppur nelle difficoltà, è abbastanza orientata all’accoglienza, specialmente dei rifugiati politici a cui il governo garantisce aiuti economici e strumenti di integrazione fondamentali, come corsi gratuiti – e obbligatori – di tedesco. Per quanto mi riguarda, la tematica mi è cara da molto prima che noi stessi vestissimo i panni di migranti. All’università l’argomento della diversità e dei flussi migratori sono sempre stati al centro dei miei interessi più marcati. Ho lavorato per quasi dieci anni in Italia come sociologa e mi sono sempre occupata di progettazione sociale nell’ambito dell’accoglienza, della promozione della convivenza pacifica tra etnie e culture diverse e dell’integrazione dei migranti sul territorio. Senza dubbio “A Place to Leave” è l’album più autobiografico a cui abbiamo mai dato vita, in cui si trovano molte emozioni vissute in prima persona. Il fatto di essere migranti noi stessi certamente ci ha motivati a dare voce al sentimento che questa esperienza comporta, cercando di racchiudere nei testi e nelle sonorità tutte le gioie e i dolori che abbiamo vissuto e tentando di immedesimarci nelle difficoltà ben più serie che le altre categorie di migranti devono affrontare. Per altre categorie intendo quelle che non rientrano nel concetto di “migranti economici” (in cui potremmo classificarci noi) ma tutti coloro che sono costretti a fuggire da situazioni ben più serie quali guerre, povertà assoluta, catastrofi naturali, tutti eventi socio-economici e ambientali da cui non si può far altro che fuggire. L’obiettivo del nostro ultimo lavoro non si ferma al solo tentativo della trasmissione delle emozioni, quanto al tentativo di trasmettere un messaggio, un appello. Crediamo fermamente sia arrivato il momento, per ognuno di noi, di prendere coscienza del fatto che la cultura dell’accoglienza è la sola via percorribile, non solo perché è la più umana e l’unica moralmente accettabile, ma perché rappresenta la necessità di riconoscere le proprie responsabilità nella disperazione altrui. Il nostro stile di vita (intendo quello di un cittadino medio di un qualsiasi paese sviluppato) ha delle conseguenze sulle opportunità che verranno negate a qualcun altro (nei PVS o nei paesi poveri del mondo). A questo si sommano le folli politiche estere di tutti, e ribadisco, tutti i paesi “ricchi”. Non è questo il luogo per scendere nei dettagli ma basta guardare allo schifoso, vergognoso, abominevole piano a livello internazionale che sta alla base della guerra in Siria, o alla situazione della Libia e così molti altri luoghi da cui si continua a fuggire. Per questo credo sia doppiamente inumano lasciare annegare le persone in mare, negando loro un posto sicuro in cui ricostruire la propria vita, perché la loro fuga, in un modo o nell’altro, è la conseguenza delle nostre scelte di vita o delle politiche dei nostri governi. Perché la loro infelicità è anche colpa nostra ed il minimo che possiamo fare è almeno di provare a rimediare alle conseguenze, visto che siamo incapaci di prevenire le cause.

3. Le nuove sonorità del disco, più cupe, lente, dark, che lo pervadono dall'inizio alla fine, sono una naturale evoluzione del vostro sound o sono state appunto ispirate dall'atmosfera pesante di questo concept?
strAw: direi entrambe le cose… anche se noi scherziamo spesso nel dire che è per via della cupezza del cielo grigio di Berlino, a cui abbiamo dedicato anche uno dei brani del disco, “The Grey Side of the Sky”. In realtà dipende in parte dalla durezza delle tematiche delle liriche, a cui ci è venuto spontaneo accostare atmosfere più intense, più cupe appunto. Ci accorgiamo di aver centrato il bersaglio quando, spesse volte, a fine concerto, qualcuno del pubblico si avvicina per ringraziarci per le forti emozioni trasmesse.

4. I testi sono interessanti, parlano ovviamente di paure e speranze, il primo brano è una vera e propria preghiera, ma non si intravede mai però una vera e propria soluzione di felicità. Diversamente, in questo caso, avreste intitolato l'album A Place to Live, immagino... come vedete il futuro per queste generazioni di immigrati? Quanto è possibile una sana e durevole integrazione?
Mimmi: Una vera e propria soluzione di felicità, per usare le tue parole che trovo siano azzeccatissime, non la si trova in maniera definitiva in nessuna delle canzoni, questo è forse vero. Ma in quasi tutte ci sono forti cenni al potere della speranza (On the Grass, Empty Rooms, The Grey Side of the Sky), della condivisione (White Wall Slot, Glasses, That was…), della vicinanza di qualcuno su cui possiamo contare (Closer, Inside a Storm, Goodnight). Sul titolo abbiamo dibattuto parecchio, anche perché è una sorta di gioco di parole visto che leave e live suonano in maniera abbastanza simile. Ma, appunto, alla fine abbiamo deciso di rimarcare l’accento sull’azione di lasciare un luogo piuttosto che quella di trovarne uno in cui vivere, perché la prima azione è quella che genera il fenomeno migratorio. Onestamente non vedo un futuro roseo al momento per i migranti di tutto il mondo, ci sono luoghi di approdo capaci di un’accoglienza migliore rispetto ad altri, ma in generale è un fenomeno abbastanza mal tollerato un po’ ovunque. Non saprei dirti quanto sia possibile una effettiva, reale, praticabile sana e durevole integrazione, anche se nel mio cuore io sarò sempre convinta che la convivenza pacifica tra diversi sia tutt’altro che impossibile. Quello che auspico è una inversione di rotta rispetto all’attuale tendenza di intolleranza e respingimenti, specialmente nel paese di cui mi vergogno di essere cittadina; un’inversione che prenda la rotta dell’accoglienza, non solo perché è la scelta moralmente corretta da fare, ma perché non c’è altra soluzione ad un fenomeno che esiste da sempre e che sempre esisterà. Non è poi così costruttivo, né culturalmente ed economicamente vantaggioso continuare ad innalzare barriere e confini… forse è per questa capacità di abbattere muri che Berlino ci rappresenta così bene.

5. Dalla pubblicazione di A Place to Leave ad oggi quali altre novità sono intercorse? E quali i progetti futuri per I-Taki Maki?
strAw: è successo parecchio! Abbiamo avuto modo di suonare il nostro nuovo album in molti locali europei, soprattutto in Germania ma anche Repubblica Ceca, Ungheria, Olanda e, naturalmente, Italia. Questo ci ha dato modo di conoscere molti musicisti di grossa caratura artistica e morale, nonché di esperire grandi e piccoli palchi, ognuno a suo modo straordinariamente impattante sulla nostra persona e sulla nostra esperienza artistica. Alcuni dei pezzi di “A Place to Leave” sono stati scelti per far parte della colonna sonora di uno short movie indipendente girato a Berlino dall’attrice e regista tedesca Mirjiam Verena Jeremic; il singolo “White Wall Slot”, inoltre, è stato scelto come sigla iniziale per una serie TV intitolata “L’uomo nuovo”, regia di Andrea Murchio, la cui proiezione tecnica è avvenuta lo scorso 28 settembre presso la Sala Movie della Film Commission Torino Piemonte e la cui puntata pilota è stata realizzata col sostegno logistico della stessa Film Commission. Riguardo il futuro, quello a cui puntiamo al momento è di dedicarci all’attività live, godendoci, per ora, una piccola pausa da quella compositiva. Riprenderemo quando saremo abbastanza ispirati da essere sicuri di avere qualcosa di importante da dire.

Grazie come sempre, Mimmi e strAw, per la vostra presenza qui a Edp. Un buon proseguimento di carriera e un abbraccio da tutti noi!


DISCOGRAFIA
A PLACE TO LEAVE 2018 CD, La Valvola

1.Closer 2.White Wall Slot 3.Glasses 4.Inside a Strom 5.The Gray Side of the Sky 6.Empty Rooms 7.That Was... 8.On the grass 9.Goodnight






Qui lo ascolti / Qui la nostra recensione

DUST... AND IT WILL BE FOREVER 2015 Lp, La Valvola,

1. Catherine 2. Trapped 3. Women’s faces 4. How can I resist? 5. So walk, walk with me 6. Black autumn sun 7. …and i twill be forever 8. Leers 9. Three sisters of mine 10. Try, hope & start again 11. Dust 12. A movie to fall in love 13. Between night & sunrise



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WESTERN MONAMOUR – THE WEST WAY [OF LIFE] 2014 Lp, La Valvola,

1.Intro 2.Luis El Misionero La Boca (il cacciatore di taglie) 3.John Steeldust (il venditore di armi) 4.Garrincho Monamour Steeldust (il pistolero mezzosangue) 5.Penèlope Keller (la cowgirl della prateria) 6.Il Bottaio (la memoria del paese delle croci) 7.Butch Patterson (lo sceriffo) 8.Todd, Red e Sonny Buscaglia (i tagliagole) 9.Trixie Monroe (la ballerina di Can-can) 10.Morgan Monsanto (il cattivo padrone) 11.Dalidà Blueberry (la signora del West) 12.Outro

Qui lo ascolti / Qui la nostra recensione:

TANK-MAN 2013 Ep, La Valvola

1.Bucuresti Gara de Nord 2.Senza far rumore 3.Lo sconosciuto di Piazza Tienanmen 4.L'orrore della globalizzazione 5.La luce dell'abat-jour





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Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle


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