Altri
post correlati:
INTRO
A conclusione di
una rassegna musicale estiva che ho curato in Valsugana (come
duo chitarra-batteria presenti i Tristan da Cunha e i GueRRRa) e che mi ha
tenuta ferma per qualche mese con gli articoli Edp, posso ora
finalmente continuare il nostro viaggio assieme e lo faremo oggi con
il duo ciociaro I-Taki Maki.
Grazie ai continui aggiornamenti
inviati da Mimmi, abbiamo più volte avuto modo di argomentare su
questo duo, tant'è che con oggi siamo arrivati ben al nostro quarto
appuntamento. Non che ci sentissimo da poco! In effetti le ultime
news risalgono a quasi tre anni fa, precisamente al Gennaio del 2016.
A quanto pare il tempo vola, l'acqua passa sotto i ponti e I-Taki
procedono con la furia di un treno in corsa la loro carriera
musicale. Perché non aggiornarsi quindi? Ecco a voi le novità del
duo ciociaro, tra residenza a Berlino e il quarto album stampato...
AGGIORNAMENTI
Con
I-Taki Maki ci siamo lasciati con un articolo imperniato su due punti
focali della loro vita: l’uscita del terzo album, Dust… and it
will be Forever e il trasferimento a Berlino. Il duo si forma a
Frosinone nel 2012 ma dopo un paio di album Mimmi e strAw (batteria e
chitarra) decidono di dare una svolta radicale alla loro carriera
trasferendosi in pianta stabile nella capitale teutonica. Nuovo
ambiente, nuovi giri musicali, la lingua da imparare... un grande
atto di coraggio per i due che si è svelato essere però una mossa
vincente in quanto la musica è ora proprio l'attività principale
della loro vita.
Dapprincipio
la gavetta nella metropoli è iniziata con l'attività di busking
nelle piazze, vie e metrò berlinesi ma grazie all'uscita del terzo
album si è dato l'avvio a un vero e proprio circuito di live nei
vari club. La prima importante esibizione è stata quella
all’Heim(e)lich Verein per la presentazione del disco dopodiché
l’attività si è svolta prevalentemente a Berlino e dintorni,
toccando però anche altre capitali o cittadine europee, compresa
l’Italia. Dalla presentazione di Dust ad
oggi I-Taki Maki si sono già esibiti in più di 100 performances tra
Berlino, Lipsia, Bochum, Lubecca, Colonia, Amburgo, Amsterdam, Praga,
Budapest, Ferrara, Roma e altre città italiane.
Sempre
nel 2016 è iniziata, nel frattempo, la fruttuosa collaborazione con
i video makers di “The Open Stage Berlin”, dalla quale sono
scaturiti 3 official video: un primo video live per il brano “Black
Autumn Sun”, estratto dal terzo album, e due altri official video
per i brani “White Wall Slot” e “Closer”, ad anticipare il
nuovo disco. Un anno dopo, a settembre 2017, c’è stata invece
l’anteprima del brano “Glasses”, tratto dal nuovo album in
uscita, in un live acustico per Balcony TV Roma.
Infine nel gennaio 2018 va in stampa il quarto album, A Place to
Leave, completamente autoprodotto, come i lavori precedenti, con
l'etichetta personale La Valvola. Il disco è composto da 9
brani, tutti collegati tra loro da un fil rouge: l'attualissima
tematica della migrazione. In ogni brano infatti si ritrovano i temi
delle emozioni e dei dolori che accomunano tutti coloro che lasciano
la propria patria, casa, famiglia, affetti, quotidianità per
iniziare una nuova esistenza altrove. Un richiamo ovviamente alla
storia personale della band ma soprattutto agli avventurosi
trasferimenti di migliaia di profughi e rifugiati politici che, a
differenza di loro, non hanno scelto, ma dovuto andarsene dalle
proprie patrie e famiglie. A loro è dedicato ogni accordo ed ogni
parola del disco, come da nota all'interno del packaging.
Un
disco che ci mostra delle novità, come sempre con I-Taki...
dapprincipio si cantava solo in italiano, e pian piano s'è
introdotta la lingua inglese; la voce era priorità di strAw, mentre
col tempo diventa appannaggio della collega alla batteria; ora
influenze dark e slow core lanciano la band verso nuove atmosfere, un
po' più lontane della versione Indie/PostPunk alla quale ci avevano
abituati ma che ben si amalgamano al tessuto musicale imbastito fino
ad ora. Nove brani lenti, cupi, come i pensieri dei naufraghi e le
lunghe onde da attraversare... ne parleremo ovviamente con i due
musicisti nell'intervista a seguire mentre sarà Mali Yea
(chitarrista del duo
Anice) ad
approfondire l'album con la sua
recensione nel prossimo articolo. Benvenuti nel Nuovo Mondo de I-Taki Maki, dove
speranza e orizzonti più felici sono l'augurio per tutti i migranti
del mondo.
Link
video:
INTERVISTA
1. Ciao Mimmi e strAw, bentrovati sui nostri
spazi. Ancora a Berlino, voi... potete dire che la scelta del
trasferimento in Germania sia stata una buona cosa, la ritenete
abbastanza definitiva? Facciamo il punto della situazione con una
lista dei pro e contro di non essere rimasti in Italia.
strAw: Ciao Giusy, grazie per la solita cordiale accoglienza. Ancora
a Berlino, noi… zum Glück!! (per fortuna). Ad oggi direi che, sì,
possiamo essere fieri della scelta fatta e ritenerci estremamente
fortunati nell’aver avuto l’ardire e quel pizzico di coraggio
necessario a prendere una decisione del genere. Se sia definitiva
ancora non lo sappiamo, nel senso che ci sono altre mete in realtà
che ci incuriosiscono parecchio. Quello che speriamo sia davvero
definitivo è sicuramente il fatto di non vivere in Italia. Non per
interpretare il ruolo di quelli che sputano nel piatto in cui hanno
mangiato, né di quelli che quando vanno a vivere all’estero
iniziano a snobbare l’Italia. Ai tempi della nostra partenza, tre
anni fa, la nostra terra natia era per noi un luogo da cui andare via
– a place to leave - perché non era in grado di offrirci quello
che cercavamo, non rappresentava più un posto in cui sentivamo di
poter vivere felici; ad oggi rappresenta un luogo a cui non ci
sentiamo più legati se non dagli affetti, gli amici e i parenti che
ancora vivono lì. Non sentiamo alcun legame con un paese guidato da
una classe politica che ci rappresenta sempre meno e abitato da
persone con la maggior parte delle quali sentiamo di non avere niente
in comune. In questa motivazione credo siano racchiusi tutti i pro ed
i contro di cui ci chiedevi nella domanda.
2. Il vostro nuovo disco, A
Place to Leave, uscito ormai a
inizio 2018, è un concept album dedicato alla migrazione. La vostra
esperienza di emigrati assieme a quella più tormentata delle
migliaia di persone che arrivano in Europa dalle parti più disparate
e meno felici del mondo, è stato l'input per musicare questo
fenomeno, si tratta quindi di un evento personale collegato a questo
evento più ampio? Voglio dire, tutti noi ci sentiamo toccati dalla
disperazione di queste persone, ma voi avete potuto immedesimarvi un
po' di più nel loro "spaesamento", immagino... Come si
vive il fenomeno in una Berlino piuttosto che a Roma?
Mimmi: Non saprei rispondere con precisione riguardo la differenza
tra Berlino e Roma perché non ho abbastanza esperienza diretta su
come si comporta la capitale italiana e non sono una persona a cui
piace parlare per sentito dire. Posso certamente affermare che la
situazione a Berlino, seppur nelle difficoltà, è abbastanza
orientata all’accoglienza, specialmente dei rifugiati politici a
cui il governo garantisce aiuti economici e strumenti di integrazione
fondamentali, come corsi gratuiti – e obbligatori – di tedesco.
Per quanto mi riguarda, la tematica mi è cara da molto prima che noi
stessi vestissimo i panni di migranti. All’università l’argomento
della diversità e dei flussi migratori sono sempre stati al centro
dei miei interessi più marcati. Ho lavorato per quasi dieci anni in
Italia come sociologa e mi sono sempre occupata di progettazione
sociale nell’ambito dell’accoglienza, della promozione della
convivenza pacifica tra etnie e culture diverse e dell’integrazione
dei migranti sul territorio. Senza dubbio “A Place to Leave” è
l’album più autobiografico a cui abbiamo mai dato vita, in cui si
trovano molte emozioni vissute in prima persona. Il fatto di essere
migranti noi stessi certamente ci ha motivati a dare voce al
sentimento che questa esperienza comporta, cercando di racchiudere
nei testi e nelle sonorità tutte le gioie e i dolori che abbiamo
vissuto e tentando di immedesimarci nelle difficoltà ben più serie
che le altre categorie di migranti devono affrontare. Per altre
categorie intendo quelle che non rientrano nel concetto di “migranti
economici” (in cui potremmo classificarci noi) ma tutti coloro che
sono costretti a fuggire da situazioni ben più serie quali guerre,
povertà assoluta, catastrofi naturali, tutti eventi socio-economici
e ambientali da cui non si può far altro che fuggire. L’obiettivo
del nostro ultimo lavoro non si ferma al solo tentativo della
trasmissione delle emozioni, quanto al tentativo di trasmettere un
messaggio, un appello. Crediamo fermamente sia arrivato il momento,
per ognuno di noi, di prendere coscienza del fatto che la cultura
dell’accoglienza è la sola via percorribile, non solo perché è
la più umana e l’unica moralmente accettabile, ma perché
rappresenta la necessità di riconoscere le proprie responsabilità
nella disperazione altrui. Il nostro stile di vita (intendo quello di
un cittadino medio di un qualsiasi paese sviluppato) ha delle
conseguenze sulle opportunità che verranno negate a qualcun altro
(nei PVS o nei paesi poveri del mondo). A questo si sommano le folli
politiche estere di tutti, e ribadisco, tutti i paesi “ricchi”.
Non è questo il luogo per scendere nei dettagli ma basta guardare
allo schifoso, vergognoso, abominevole piano a livello internazionale
che sta alla base della guerra in Siria, o alla situazione della
Libia e così molti altri luoghi da cui si continua a fuggire. Per
questo credo sia doppiamente inumano lasciare annegare le persone in
mare, negando loro un posto sicuro in cui ricostruire la propria
vita, perché la loro fuga, in un modo o nell’altro, è la
conseguenza delle nostre scelte di vita o delle politiche dei nostri
governi. Perché la loro infelicità è anche colpa nostra ed il
minimo che possiamo fare è almeno di provare a rimediare alle
conseguenze, visto che siamo incapaci di prevenire le cause.
3. Le nuove sonorità del disco, più cupe,
lente, dark, che lo pervadono dall'inizio alla fine, sono una
naturale evoluzione del vostro sound o sono state appunto ispirate
dall'atmosfera pesante di questo concept?
strAw: direi entrambe le cose… anche se noi scherziamo spesso nel
dire che è per via della cupezza del cielo grigio di Berlino, a cui
abbiamo dedicato anche uno dei brani del disco, “The Grey Side of
the Sky”. In realtà dipende in parte dalla durezza delle tematiche
delle liriche, a cui ci è venuto spontaneo accostare atmosfere più
intense, più cupe appunto. Ci accorgiamo di aver centrato il
bersaglio quando, spesse volte, a fine concerto, qualcuno del
pubblico si avvicina per ringraziarci per le forti emozioni
trasmesse.
4. I testi sono interessanti, parlano
ovviamente di paure e speranze, il primo brano è una vera e propria
preghiera, ma non si intravede mai però una vera e propria soluzione
di felicità. Diversamente, in questo caso, avreste intitolato
l'album A Place to Live,
immagino... come vedete il futuro per queste generazioni di
immigrati? Quanto è possibile una sana e durevole integrazione?
Mimmi: Una vera e propria soluzione di felicità, per usare le tue
parole che trovo siano azzeccatissime, non la si trova in maniera
definitiva in nessuna delle canzoni, questo è forse vero. Ma in
quasi tutte ci sono forti cenni al potere della speranza (On the
Grass, Empty Rooms, The Grey Side of the Sky), della condivisione
(White Wall Slot, Glasses, That was…), della vicinanza di qualcuno
su cui possiamo contare (Closer, Inside a Storm, Goodnight). Sul
titolo abbiamo dibattuto parecchio, anche perché è una sorta di
gioco di parole visto che leave e live suonano in maniera abbastanza
simile. Ma, appunto, alla fine abbiamo deciso di rimarcare l’accento
sull’azione di lasciare un luogo piuttosto che quella di trovarne
uno in cui vivere, perché la prima azione è quella che genera il
fenomeno migratorio. Onestamente non vedo un futuro roseo al momento
per i migranti di tutto il mondo, ci sono luoghi di approdo capaci di
un’accoglienza migliore rispetto ad altri, ma in generale è un
fenomeno abbastanza mal tollerato un po’ ovunque. Non saprei dirti
quanto sia possibile una effettiva, reale, praticabile sana e
durevole integrazione, anche se nel mio cuore io sarò sempre
convinta che la convivenza pacifica tra diversi sia tutt’altro che
impossibile. Quello che auspico è una inversione di rotta rispetto
all’attuale tendenza di intolleranza e respingimenti, specialmente
nel paese di cui mi vergogno di essere cittadina; un’inversione che
prenda la rotta dell’accoglienza, non solo perché è la scelta
moralmente corretta da fare, ma perché non c’è altra soluzione ad
un fenomeno che esiste da sempre e che sempre esisterà. Non è poi
così costruttivo, né culturalmente ed economicamente vantaggioso
continuare ad innalzare barriere e confini… forse è per questa
capacità di abbattere muri che Berlino ci rappresenta così bene.
5. Dalla pubblicazione di A
Place to Leave ad oggi quali altre
novità sono intercorse? E quali i progetti futuri per I-Taki Maki?
strAw: è successo parecchio! Abbiamo avuto modo di suonare il nostro
nuovo album in molti locali europei, soprattutto in Germania ma anche
Repubblica Ceca, Ungheria, Olanda e, naturalmente, Italia. Questo ci
ha dato modo di conoscere molti musicisti di grossa caratura
artistica e morale, nonché di esperire grandi e piccoli palchi,
ognuno a suo modo straordinariamente impattante sulla nostra persona
e sulla nostra esperienza artistica. Alcuni dei pezzi di “A Place
to Leave” sono stati scelti per far parte della colonna sonora di
uno short movie indipendente girato a Berlino dall’attrice e
regista tedesca Mirjiam Verena Jeremic; il singolo “White Wall
Slot”, inoltre, è stato scelto come sigla iniziale per una serie
TV intitolata “L’uomo nuovo”, regia di Andrea Murchio, la cui
proiezione tecnica è avvenuta lo scorso 28 settembre presso la Sala
Movie della Film Commission Torino Piemonte e la cui puntata pilota è
stata realizzata col sostegno logistico della stessa Film Commission.
Riguardo il futuro, quello a cui puntiamo al momento è di dedicarci
all’attività live, godendoci, per ora, una piccola pausa da quella
compositiva. Riprenderemo quando saremo abbastanza ispirati da essere
sicuri di avere qualcosa di importante da dire.
Grazie come sempre, Mimmi e strAw, per la
vostra presenza qui a Edp. Un buon proseguimento di carriera e un
abbraccio da tutti noi!
DISCOGRAFIA
A
PLACE TO LEAVE 2018 CD, La Valvola
1.Closer 2.White Wall Slot 3.Glasses 4.Inside a Strom 5.The Gray
Side of the Sky 6.Empty Rooms 7.That Was... 8.On the grass
9.Goodnight
Qui
lo ascolti /
Qui la nostra recensione
DUST... AND IT WILL BE FOREVER
2015 Lp, La Valvola,
1.
Catherine 2. Trapped 3. Women’s faces 4. How can I resist? 5.
So walk, walk with me 6. Black autumn sun 7. …and i twill be
forever 8. Leers 9. Three sisters of mine 10. Try, hope &
start again 11. Dust 12. A movie to fall in love 13. Between
night & sunrise
Qui lo ascolti /
Qui la nostra recensione:
WESTERN MONAMOUR – THE WEST WAY [OF LIFE]
2014 Lp, La Valvola,
1.Intro
2.Luis El Misionero La Boca (il cacciatore di taglie) 3.John
Steeldust (il venditore di armi) 4.Garrincho Monamour Steeldust (il
pistolero mezzosangue) 5.Penèlope Keller (la cowgirl della
prateria) 6.Il Bottaio (la memoria del paese delle croci) 7.Butch
Patterson (lo sceriffo) 8.Todd, Red e Sonny Buscaglia (i tagliagole)
9.Trixie Monroe (la ballerina di Can-can) 10.Morgan Monsanto (il
cattivo padrone) 11.Dalidà Blueberry (la signora del West)
12.Outro
Qui lo ascolti /
Qui la nostra recensione:
TANK-MAN
2013 Ep, La Valvola
1.Bucuresti Gara de
Nord 2.Senza far rumore 3.Lo sconosciuto di Piazza Tienanmen
4.L'orrore della globalizzazione 5.La luce dell'abat-jour
Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle