I Longblond sono 2 personaggi
con occhiali da snowboard che suonano un rock pesante, ma ballabile,
contaminato da sintetizzatori analogici e digitali, con testi underground e
parole mixate in lingue diverse. Questo, in breve, il riassunto di questo duo
di recente formazione, ma con musicisti navigati, di cui poco altro è dato
sapere, visto l'anonimato che decidono di mantenere per il loro progetto.
Qualche informazione in più la potete trovare nel nostro articolo di
approfondimento, appena pubblicato qui, dove
invece si riesce ad apprezzare al meglio la loro concezione di duo
chitarra-batteria grazie all'approfondita intervista ai due fondatori: Max
Doink alla chitarra e seconda voce e R.D. alla batteria, voce ed elettronica.
L'Ep di debutto Lento is Dead ci presenta 4 tracce
cantate (e ballabili), tutte plausibili hit, seguite da un paio di brani
strumentali, nell'intenzione di variare l'atmosfera del disco. Tra batteria ed
elettronica, tecnica scratch e riff accativanti, distorsioni fuzz e ritmiche
funky, oltre che suoni potenti, i Longblond non si fanno mancare proprio nulla:
una band underground con una bella dose di universalità.
Vi lasciamo ora ai dettagli tecnici dell'album, ai video
d'accompagnamento, tutti ideati, montati e prodotti dallo stesso duo con la
propria Longblond Video Design (LBVD) e all'approfondita recensione del nostro
collaboratore di fiducia Cesare Businaro. Buon ascolto di questa band
rivelazione che farà muovere le chiappe anche ai più pigri di voi!
1. Dark Cities2. Understand Nada3. Rock'n'roll Service
4. Lento is Dead 5. Bad Fiestos6. Rio Fantasma
RECENSIONE
LONGBLOND Lento is Dead
Ep 2020
Autoprodotto
Si definiscono come
“experimental, alternative, heavy rock duo with electronics”, ma per quello che
riescono a proporre nei 20 minuti e rotti del loro CD d’esordio, questa
descrizione del loro genere suona perfino stretta.
Il batterista/cantante, con
doppia cittadinanza (italiana e ungherese), ci tiene a sottolineare (per non
dire rivendicare), quanto la città multietnica di Budapest, da sempre crocevia
culturale, nella migliore tradizione della Mitteleuropa danubiana, l’abbia
influenzato nel suo percorso di maturazione musicale e in effetti la proposta
dei Longblond suona molto internazionale, anzitutto per l’uso di una sorta di
“spanglish” nella stesura delle liriche (leggasi miscuglio di spagnolo e
inglese, ma non solo), che sono quindi più votate alla musicalità, che non alla
testualità delle stesse.
Il loro heavy rock, per la
tendenza a mantenersi perlopiù su ritmi accelerati, ripetendo quasi all’ossesso
power-chord ipersaturi, sconfina spesso in una sorta di cyber punk, sempre
sorretto da fraseggi o loop elettronici (sia melodici che percussivi), peraltro
mai invasivi e piuttosto efficaci, nel dare più spessore o groove, a quella che
rimane pur sempre una formazione minimale, composta da un solo chitarrista e –
come anticipato – un batterista/cantante.
I primi 4 pezzi (su un totale di
6 tracce), si sviluppano uniformemente entro le coordinate sonore appena
descritte, con linee vocali che richiamano, nella “darkeggiante” opener track
(infatti intitolata “Dark Cities”), i primi Therapy? (da “Nurse” a “Infernal
Love”), se non addirittura i Joy Division, anche per quel riff semi-arpeggiato
in perfetto stile “new wave”, che traina l’intero pezzo, mentre nella traccia
successiva, sorretta da un riff decisamente più duro e particolarmente
dinamico, tanto da ricordare i Tool più essenziali e tribaleggianti di
“Opiate”, si strizza l’occhio al Perry Farrell dei primissimi Jane’s Addiction
(quelli più sanguigni di “Whores”, “Chip Away” e “Pigs in Zen”), per poi virare
verso un approccio canoro che non saprei in altro modo definire, se non
menzionando il krishnacore degli Shelter (vedi il coro conclusivo di
“Understand Nada”, forse il mio pezzo preferito dell’intero lotto, che parrebbe
addirittura un campione – ma non lo è – del Ray Cappo, piuttosto che di alcuni
backing vocals di “Mantra”).
Con “Rock’n’Roll Service” il duo
accelera verso uno street rock dall’approccio più solare, mentre la title track
(“Lento is Dead”), anche per l’uso di un riffing più metallaro, torna su
registri più cupi, per poi deviare in coda su una sorta di hip-hop, con tanto
di rappato e perfino un Dj Scratch, che peraltro compare più volte anche
nell’arco degli altri brani, sia pure in più piccole dosi, richiamando – quando
sovrapposto a chitarre distorte – nientemeno che il crossover degli Incubus di
“S.C.I.E.N.C.E.”.
Chiudono il CD 2 brani (“Bad
Fiestos” e “Rio Fantasma”), sostanzialmente strumentali, per quanto son ridotti
al minimo gli inserti vocali, che staccando nettamente dagli altri 4, sarebbero
stati forse più valorizzati, se posti in scaletta come transizioni fra una
traccia e l’altra di quelle precedenti, mentre la scelta di piazzarli a fine
disco, rischia di condannarli – a lungo andare – allo skip, ma in effetti
meritano attenzione, perché vanno ulteriormente ad arricchire la proposta – in
conclusione – eclettica dei Longblond: se la prima alterna accordi
punk/hardcore a una sorta di “polka ungherese”, per poi sfociare in un
rilassante stacco chill-out, la seconda riesce a sovrapporre una specie di
“litania musulmana” a una base hip-hop che non avrebbe sfigurato su un disco
dei Living Colour (ogni riferimento – chitarristico – alla loro “Always Wrong”
èpuramente – credo – causale).
Salto di atmosfera con la presentazione di questo secondo
duo: da quelle notturne degli Eremo (qui) al
rock danzereccio dei LONGBLOND. Tutto merito di un heavy rock condito con
l'elettronica, in un ricco mix personale, subito identificativo di questa
interessantissima band.
PRESENTAZIONE
Anche i Longblond fanno parte di quei duo misteriosi che
celano la propria identità dietro a vari tipi di maschere; dalla passione per
gli sport invernali estremi del batterista, qui si scelgono gli enormi occhiali
da snowboard per nascondere gran parte del volto. In questa categoria vengono
in mente anche i CYBORG ZERO (qui il nostro
articolo) come i M.I.L.F. (vai al nostro ultimo
articolo su di loro) e gli HATE AND MERDA (qui).
L'idea è quindi di restare sul vago, in quanto ad informazioni: l'area di
provenienza non è definita (tra Padova e Bassano del Grappa, con un pizzico di
Ungheria), i nomi diventano soprannomi ed acronimi (Max Doink alla chitarra e
seconda voce e R.D. alla batteria, voce ed elettronica) e di ambiti lavorativi
o dell'età non parliamone, neanche fossero signorine! Insomma, nemmeno sotto
tortura potrò dirvi di più... Ma pur non menzionando le band che hanno visto i
nostri due militare in precedenza, vi basti sapere che questi anonimi
strumentisti non sono certo di primo pelo e che arrivano a questo punto dopo
svariate ed eterogenee esperienze musicali. Ascoltandone la musica ve ne
potrete facilmente rendere conto.
Il progetto attuale si distoglie comunque dai precedenti e i
due esecutori, già amici in precedenza, si ritrovano in sala prove più per
jammare che non con l'intenzione di fondare una vera e propria band. Era il
2016 e i due ci prendono gusto tanto che le jam si susseguono regolarmente, in
un godurioso momento di sfogo a tutto volume con improvvisazioni strumentali
sullo stile dei Primus, divagando tra noise, parti atmosferiche, metal, rock e
ambient... Quando le idee diventano interessanti si concretizzano alcuni brani
mentre elettronica e voce vengono introdotti gradualmente, in quell'ottica di
sperimentazione che caratterizza il duo. Ecco come sono nati i Longblond, nome
ispirato al fatto che uno è alto e l'altro biondo...
Integrare il sound con basi elettroniche è comunque un
processo naturale, grazie al background del batterista, mentre il repertorio
viene infine completato con gli accompagnamenti del basso synth. In questo
processo di costruzione del proprio linguaggio sonico, per ultima viene
introdotta la voce, non necessariamente intesa come mezzo di comunicazione ma
quasi uno strumento musicale tra gli altri strumenti, impostata com'è tra
suoni, vocalizzi, frasi sì parlate ma a volte con parole volutamente storpiate,
se funzionali al pezzo stesso: ne è un esempio "Understand Nada ", un
titolo con abbinamento tra parole di lingue differenti (come anche "Bad
Fiestos" o "Lento is Dead"), dove la voce compare anche a
riproporre la ritmica di una parte percussiva. La voce, intesa quindi alla
stregua degli altri strumenti, viene leggermente megafonata (sia in fase di
registrazione che nei live) mentre vengono aggiunte delle seconde voci,
pre-registrate o cantate dal chitarrista dal vivo. I testi descrivono diversi
argomenti come l'impellenza di esprimersi con la propria arte, la ribellione ai
canoni imposti, il riscatto e la controcultura fuori dagli schemi, le grandi
città lucenti e allo stesso tempo spente. Con il 2019 iniziano gli acclamatissimi live nei locali
della zona, mentre la pandemia in agguato si prepara a bloccare ogni attività
successiva.
Il 2020 è quindi il momento giusto per registrare i vari
singoli e raccoglierli nel primo Ep della band, un 6 pezzi autoprodotto dal
titolo Lento is Dead, pubblicato il 30 Novembre e registrato al Lignum Lab Recording di Villa del Conte (PD) da Massimo Berti (Ceo Mass), autore
anche del mixing e di voce di rinforzo in alcuni cori. Vi troviamo 4 brani
cantati ai quali segue uno strumentale, per sottolineare la doppia anima del
progetto ma anche per variegare l'esperienza dell'ascolto mentre "Rio
Fantasma", l'ultimo pezzo, è inteso come un outro, o una bonus track,
quasi un sunto dell'intero album con le sue molte frasi pescate dai quattro
pezzi vocali precedenti e inserite in sottofondo. Originali poi le parti di
scratch, suonate dall'amico Dj Einstein e rielaborate dalla band per ottenere
pattern funzionali ai pezzi.
Il titolo, che non vuole essere nè una condanna nè una
lotta, si rifa alla semplice constatazione di come il ritmo lento di vita, ma
anche il lento "strappa-mutande" che si ballava in coppia una volta,
sia ormai sorpassato, superato, morto, appunto (a parte l'inattesa onda di
ritorno col lockdown...). E nell'ottica del fast e del ballabile a ritmo
cardiaco serrato, i due sono dei veri e propri maestri! Tra batteria ed elettronica,
tecnica scratch e riff accativanti, distorsioni fuzz e ritmiche funky oltre che
suoni potenti, i Longblond non si fanno mancare proprio nulla: rudi e
underground, ma con un linguaggio facilmente compensibile, ogni loro proposta è
una potenziale hit. Personalmente, li considero una vera e propria
rivelazione... Freschi ed accattivanti ma tosti quanto basta.
Possiamo godere anche di un paio di video clip tratti
dall'album: per primo esce "Dark Cities", l'11 febbraio 2020 ad
anticipazione dell'album stesso, mentre è di più recente pubblicazione
"Rock'n'roll Service", dalla terza traccia, un video che con i suoi
sfondi a striscie bianche e rosse o bianche e nere, ci rimanda all'iconografia
del duo di storica memoria White Stripes. Entrambi sono ideati, montati e
prodotti da Longblond Video Design (LBVD), quindi in sostanza auto prodotti.
E' ora di entrare nel vivo della musica dei Longblond
guardando i video, ascoltando l'album, leggendo la sua recensione
ad opera del nostro collaboratore Cesare Businaro oltre che, ovviamente, vedere
cos'hanno da dire in merito i diretti interessati con l'intervista che gli
abbiamo preparato. Buon ascolto quindi a tutti voi di questo nuovo duo, che già
ci fa ballare e del quale, ne sono sicura, sentiremo anche molto parlare.
1. Un saluto a voi, duo
mascherato! Vi chiamerò in questa sede Long (chitarrista) e Blond (batterista),
visto che gli acronimi mi paiono troppo asettici. Partiamo innanzitutto con
questa vostra caratteristica, di sicuro non nuova ma sempre destabilizzante, di
voler mantenere l'anonimato su tutto il progetto: niente identità personali né
dati sulla vostra carriera precedente. Perché la scelta di tutta questa
riservatezza?L’anonimato ci permette di
focalizzare al 100% sul nostro sound attuale, sulla nostra musica,
esclusivamente su quello che stiamo e vogliamo produrre come band, e non tanto
sulle nostre singole personalità ed identità, ci permette di staccare dalle
esperienze precedenti, dai generi musicali passati, è come ripartire da zero,
da una tela bianca, senza vincoli, senza pensieri, per noi almeno è stato così,
e l’utilizzo delle maschere ha facilitato questo nostro pensiero di volere un
distacco dalle nostre diversità, dalle nostre storie passate come singoli, e
quando le mettiamo diventiamo esclusivamente i Longblond e la loro musica.
2. I Longblond sono quindi un
restart, un nuovo Punto Zero, da cui ripartire e ricostruirsi musicalmente. So
che il vostro linguaggio musicale, così composito e stratificato, è nato
casualmente all'inizio, jammando, ma si è sviluppato secondo una visione ben
precisa. Ci volete raccontare il percorso intrapreso? Esatto, un
restart. Tutto è iniziato con delle lunghissime sessioni di prove strumentali
senza uno scopo ben definito se non quello di jammare in stile noise, con anche
parti atmosferiche, e inoltre metal, rock, funky e ambient psichedelico...
unico scopo era la sperimentazione, divertimento a volumi altissimi. Una volta
poi create le classiche strutture dei brani rock, è iniziato l’inserimento,
strato dopo strato, di nuovi suoni, vocalizzi, cantati, parlati, basi
elettroniche, i bassi synth di accompagnamento, scratch, seconde voci e così
via, tutto a strati e pian piano, in quanto il progetto è nato senza
un’identità di genere ben definito, questo da una parte è un gran vantaggio
cioè la libertà di esprimersi senza vincoli, però può e potrebbe portare anche
a punti morti in cui non si sa bene come proseguire, diciamo che la creatività
e l’assenza di standard da seguire a noi ha permesso di sviluppare i vari brani
a modo nostro creando una nostra identità che brano dopo brano si é consolidata
3. Analizziamo singolarmente i
vari livelli: chitarra e batteria, parlateci della vostra strumentazione.
Allora, siamo in 2, ma la nostra strumentazione fa per quattro. Per la chitarra
utilizziamo 2 testate valvolari e 2 casse da 240 e 300 watt, combinando insieme
a pedaliere ed effettistiche varie le 2 linee di suono, a volte il cambio al
volo dei settaggi avviene con un vero e proprio balletto del chitarrista sul un
enorme pedaliera studiata nei minimi dettagli, tutti i passaggi sono in tempo
reale, non programmati digitalmente. Possiamo dire che nonostante il nostro
sound si avvalga di basi elettroniche, quindi una parte digitale abbastanza
innovativa, siamo comunque legati anche ai suoni rock quelli belli pompati,
analogici, quelli classici del vero rock dagli anni ’70 in poi, infatti come
batteria per la registrazione del nostro Ep Lento is Dead abbiamo usato
una cassa vintage bella grossa da 24” della Ludwig Vistalite del '76, e come
tom e timpano sempre di quegli anni, fusti molto potenti e ricchi di bassi,
tutto contornato da piatti molto sonori, sia in studio che in live.
4. Come vengono gestite le basi
elettroniche durante i live? Sono pre registrate o costruite al momento?
Le basi elettroniche generalmente nascono post brano, ma in questo ultimo
periodo è successo che siano il punto di partenza, e per i live usiamo delle
basi pre programmate. Infatti per il momento in due sarebbe difficile gestire
un terzo strumento sul palco, quindi usiamo un portatile e una scheda audio,
inoltre un altro problema sarebbe anche la quantità enorme di collegamenti e di
cavi necessari per tutta questa strumentazione extra, e nei locali può creare
un problema di spazi e anche di tempi, soprattutto se si condivide il palco con
altre band, quindi per adesso, almeno in questa cosa, cerchiamo di essere
minimal, anche se non si esclude in futuro di eseguire dal vivo parti col synth
o attivare in tempo reale tramite pad elettronici delle basi o dei singoli
suoni.
5. Anche la voce è stata aggiunta
per avere un "suono" in più. Sono tanti gli usi che ne fate: come la
gestite, di volta in volta, in maniera funzionale al pezzo? All’inizio
era solo musica strumentale, successivamente sono nate le parti vocali, c'era
l'esigenza di aggiungere dei "suoni", dei vocalizzi, delle frasi
parlate, per dare appunto una voce al progetto. Strato dopo strato si sono
formati i testi, sono per la maggior parte in inglese, a nostro avviso la
lingua con la giusta musicalità per il nostro mix di generi, ma per la ricerca
di alcune sonorità parte dei testi sono formati da parole volutamente
storpiate, sbagliate o slang di altre lingue che però suonano corrette per il
brano, il ritornello di "Understand Nada” ne è un esempio, inoltre nello
stesso brano c'è anche una parte di voce che ripropone una parte ritmica di uno
strumento percussivo, quindi anziché suonare la parte, l'abbiamo cantata
ricercando parole e suoni. La voce infatti è stata aggiunta per avere un "suono"
in più, per completare il progetto Longblond, non per avere un lead sound che
spicchi di più, ma un ingrediente in più, dosato alla pari degli altri
strumenti. L’effetto voce voluto è un effetto leggermente megafonato sia in
registrazione che nei live, ci sono anche alcune seconde voci sia
pre-registrate che cantate dal vivo.
6. Trovo molto efficaci le parti
di scratch inglobate nel tessuto sonoro dei vari brani: conferiscono groove,
rendono originale il vostro rock e nel contempo richiamano subito alla mente la
vostra seconda natura elettronica. Vi siete avvalsi dell'aiuto di un amico dj,
per registrarle, ma poi queste tracce sono state ulteriormente manipolate:
raccontateci come vi è venuta l'idea di inserirle nel vostro linguaggio,
innanzitutto, e come si sviluppa l'integrazione all'interno della vostra
musicalità. Come le parti vocali, vedi il discorso della
“stratificazione musicale” di prima, anche l’utilizzo dello scratch è stato
aggiunto a brani già esistenti e consolidati, e l’idea è nata da quel senso di
necessità di un supporto musicale, un qualcosa in più e ritmico, simile ad una
percussione, a un pattern o loop, e questa necessità pian piano ha costruito
nella nostra testa il suono dello scratch old school dei dj anni ’90. Per molti
con la parola “elettronica” si intende una vastissima famiglia di suoni
analogici e digitali, effetti, e altre stranezze sonore e spesso si incorpora
anche lo scratch, del resto esistono già possibilità digitali per riproporre
suoni simili, ma ancora non è la stessa cosa come un dj dal vivo con i suoi
dischi. Dj Einstein è un ottimo dj con dei suoni potenti, reali, e con idee
creative, ha suonato in diverse band alternative inoltre ha una fortissima
cultura del mondo dj tra Beastie Boys e Run DMC. Nel pomeriggio passato insieme
ha messo in console diversi dischi e insieme abbiamo creato delle parti per
alcuni brani, lui è stato molto intuitivo, e bravo ad interpretare le ritmiche
che a voce gli proponevo, e a creare degli scratch convincenti, inoltre abbiamo
registrato un bel po’ di freestyle scratching che poi solo successivamente
abbiamo elaborato coi Longblond e adattato ai nostri brani, sia dell’Ep che ad
altri.
7. Il linguaggio raggiunto,
seppur all'inizio di questa nuova avventura, mi pare molto universale nella sua
trasversalità. E' comprensibile ai più, seppur di matrice heavy rock, e risulta
anche molto internazionale. Come avete intenzione di presentarvi? Quale il
vostro pubblico di riferimento?
Sicuramente i molti gruppi internazionali che abbiamo
ascoltato e le varie esperienze di vita che abbiamo fatto hanno influito sul
nostro genere creando il nostro sound, il nostro mix, ed essendo appunto un mix
di generi un pubblico di riferimento ben preciso non pensiamo di avercelo, i
brani hanno sfumature differenti, più rock alcune, più alternative altre, o con
più elettronica... dipende. Quindi anche l’ascoltatore potrebbe arrivare da
influenze musicali differenti, per farti un esempio ad un ragazzo polacco che
ascolta Hip-hop è piaciuto molto l'Ep, ma allo stesso momento ad una ragazza
italiana che ascolta rock pesante e stoner è piaciuto ugualmente quello che
facciamo, quindi come vedi è abbastanza difficile per noi definire un pubblico
di riferimento.
8. Avevate iniziato a suonare dal
vivo da neanche un anno, prima del blocco causa pandemia: immagino i vostri
live potenti e molto coinvolgenti: come descrivete la reazione del pubblico
alla vostra proposta musicale? E' musica che invita a ballare, la vostra, una
specie di rock dance... Sì, i concerti sono iniziati nella primavera del
2019, l’Ep non era ancora uscito e stavamo lavorandoci a sprazzi, comunque
siamo riusciti a trovare delle realtà che ci hanno permesso di esibirci anche
senza presentare il classico demo al bancone. La risposta è stata sicuramente positiva,
nonostante il pubblico non avesse precedentemente ascoltato le nostre cose,
appunto non avendo ancora materiale registrato. Rock dance? Non saprei, nella
nostra musica c'è dentro un po' di tutto, definirlo con 2 parole è difficile in
quanto ogni brano ha qualcosa di differente come mix di generi.
Per quanto riguarda il vostro Ep Lento
is Dead, com'è stato il processo di registrazione e rifinitura dell'album
in questo complicato 2020? Raccontateci un po' l’esperienza. L’Ep è
stato registrato e masterizzato al Lignum Lab Recording, il processo è stato
divertente e un’ottima esperienza ma anche abbastanza lungo in quanto l’abbiamo
registrato, mixato e consolidato il master in periodi differenti, a sprazzi,
sia perché questo studio è molto richiesto sia per avere il tempo di maturare
bene le varie idee per noi da aggiungere, quindi non c’era fretta e tra una
serata in studio e la successiva diverse volte sono passati anche mesi.
10. Due i videoclip attualmente
all'attivo: dall'opening track è uscito il video ad anticipazione dell'Ep
mentre il secondo è stato pubblicato in questo 2021. Due video interessanti,
girati con la vostra Longblond Video Design -LBVD-, producete infatti videoclip
anche per terzi, giusto? Riguardo il video di "Rock'n'roll Service",
è solo una mia impressione oppure tutti quegli sfondi a righe sono ispirati
all'iconografia dei nostri predecessori famosi, i White Stripes? E' una
casualità o un richiamo voluto? La produzione dei video musicali per noi
è stata una sfida, e con la LBVD siamo riusciti a sbizzarrirci e sviluppare
idee visive, oltre che sonore, legando meglio il nostro progetto, divertimento
sì, in parte, ma ovviamente anche molto lavoro, tra riprese, montaggio,
creazione e ricerca di idee che comunque mettano in primo piano l’artista e la
musica. Essendo direttamente produttori di questi video riusciamo a dare il
colore giusto al sound, o almeno proviamo ad avvicinarci a quella che potrebbe
essere un’idea che leghi le due cose, due mondi, l’ascolto e la visione. White
Stripes grande band, in questo caso il richiamo visivo è più che altro un
semplice caso.
11. Come avete gestito questo
anno di fermo e come siete preparati per la ripartenza? Quali i vostri progetti
futuri? Lo stop forzato del 2020 l’abbiamo sfruttato creando e
progettando il nostro secondo video "Rock’n’Roll Service", inoltre
abbiamo scritto e consolidato alcuni brani e alcune basi elettroniche, anzi
diciamo parecchie basi. Quando abbiamo potuto muoverci, abbiamo provato dal
vivo nel nostro studio, le prove via streaming non fanno per noi, abbiamo
bisogno del sound reale del rock, dell’aria della gran cassa e i volumi dei
Marshall. Come progetti ne abbiamo un bel po’ in scaletta, tra registrazioni in
studio e la progettazione di alcuni video per noi e altre band.
E' stato un vero piacere, Long e
Blond, approfondire il vostro modo di intendere il duo rock; sicuramente una
visione alternativa ed originale, vi ringrazio quindi per la vostra
testimonianza. Vi lascio infine concludere con parole vostre mentre personalmente
vi auguro una fulgida carriera, come ben meritate, ricca di soddisfazioni, in
attesa di poter ballare anch'io a un vostro prossimo live! Ringraziamo
voi per lo spazio. In conclusione possiamo dire che i Longblond sono 2
personaggi anonimi con occhiali da snowboard che suonano un rock pesante
contaminato da sintetizzatori analogici e digitali, con testi underground con
parole in lingue diverse.
DISCOGRAFIA
LENTO
IS DEAD 2020,
Autoprodotto (Heavy Rock w. Elettronic)
1.Dark
Cities2.Understand Nada3.Rock'nRoll Service4.Lento is Dead5.Bad Fiestos6.Rio
Fantasma