venerdì 14 novembre 2014

41. SI PARLA DELL'EDP 2: Guitar Club e Marcello Zinno





INTRO
   L'EDP è una realtà che si sta facendo conoscere sempre più e molte persone, anche addetti ai lavori, si affacciano con curiosità alla nostra Community. Siamo perfino stati nominati su Guitar Club, famosa rivista per chitarristi, in questo mese di Novembre 2014! L'occasione un articolo in generale, sul fenomeno dei duo, a firma Marcello Zinno. Marcello è un personaggio poliedrico molto addentro nel mondo della musica e del web, e con un'attenzione particolare per quello che lui definisce proprio "fenomeno duo". Già a suo tempo ci aveva nominati nel corso di un intervento sul programma radiofonico "Tutti i Topi Vogliono Ballare" e per l'occasione avevamo già realizzato un primo post (qui). Nel corso di questi ultimi mesi è nato un piacevole scambio di mail tra Marcello e la sottoscritta, dove parliamo di musica in generale ma molto più di duo, i cui nomi ci scambiamo ripetutamente per reciproca conoscenza; ritengo pertanto Marcello uno dei migliori tra i miei attuali scouter di duo, persone grazie al cui disinteressato impegno e spontaneo coinvolgimento la nostra community può crescere con dei nuovi iscritti. Per tutto questo lo ringrazio di cuore, qui pubblicamente.
   Per l'occasione di questo evento speciale, la nostra nomina in una rivista di tiratura nazionale come lo è Guitar Club, colgo l'occasione per delineare meglio la figura di Zinno descrivendo le sue attività e ponendogli alcune domande sui duo nel corso di un'intervista a tema. Molto interessante il punto di vista esterno sull'argomento, di un addetto ai lavori ...




BIOGRAFIA
   Marcello Zinno, milanese di classe '81, non è arrivato in rete con il suo interesse musicale per caso, ma secondo un iter ben definito. Laureato in Economia Aziendale, con successivo Master Universitario in Marketing dell'Informazione, lavora nel campo del web marketing e del marketing associativo. Grande appassionato di musica, in rete unisce queste due specifiche collaborando con varie realtà web fino a creare la propria, assoldata webzine. La sua esperienza come giornalista musicale inizia in rete nel 2005 quando collabora per varie realtà web (KineticMetal.com, Verorock.it, Metallus.it, Rockaction.it, Rockline.it) con specifiche tra le più varie, dal recensore (di album storici quanto di origine underground, con particolare attenzione per i generi musicali non mainstream: avant-garde, math-core, prog, doom...), al redattore di articoli inerenti le news o gli approfondimenti, dall'intervistatore fino ai reportage di concerti (tanto redazionali che fotografici). Ha lavorato poi nel settore discografico come Marketing Director (responsabile promozioni, eventi/comunicazioni e gestione contatti con band, per Street Symphonies Records, etichetta discografica specializzata nei generi Hair Metal/Glam e AOR) nonché partecipato come relatore per due anni di seguito al convegno organizzato da Audioccop/MEI in occasione del loro evento annuale, dedicato alle nuove realtà web più interessanti a livello musicale. Per quanto riguarda lo streaming ha partecipato come ospite fisso per l'edizione 2012/2013 nel programma radiofonico "Tutti i Topi Vogliono Ballare" portando una testimonianza sul mondo della musica suddivisa per generi. Il passo più importante avviene però nel 2011 anno in cui Marcello abbandona queste attività in rete per concentrarsi su un'unica collaborazione di prestigio con la ben nota rivista cartacea nazionale per chitarristi Guitar Club. Avvia qui una serie di articoli, con cadenza mensile, dedicata all'approfondimento di temi specifici musicali; è in questo ambito che il mese di Novembre 2014 vede un articolo a sua firma dedicato alla realtà dei power-duo. E' da parecchi anni quindi che gli articoli di Zinno compaiono sulla blasonata rivista chitarristica!
   Infine è dello stesso anno l'avviamento di RockGarage www.rockgarage.it, la webzine di cui Marcello è fondatore, webmaster nonché Direttore Responsabile, con all'attivo uno staff di ben 20 collaboratori. Il punto di forza della rivista sono indubbiamente le recensioni (nei primi due anni ne sono state pubblicate oltre 1.500 mentre ora compaiono tutto l'anno con una media di due al giorno) ma RockGarage è molto di più, arrivando a ricoprire il ruolo di Community dedicata al rock in tutte le sue sfumature.
   Ora che abbiamo descritto la persona di Marcello Zinno e dimostrato la sua competenza nel campo musicale, andiamo volentieri e con curiosità a sentire cosa ha da dirci a proposito delle nostre amate 2-piece, e in generale dell'attuale realtà underground italiana, del music business e altro ancora... buona lettura a tutti...


INTERVISTA
1. Carissimo Marcello, dopo tutto questo parlar di musica in privato è un piacere presentarti pubblicamente all'EDP e ai suoi lettori. Iniziamo chiedendoti quando e come ti approcci alla musica e come arrivi a coltivare un interesse così grande e totalitario.
Ciao a tutti. Può sembrare strano ma mi sono avvicinato alla musica molto tardi. Ho vissuto gran parte della mia adolescenza ascoltando dance e rap (e non ne vado fiero) ma, come accade a molte persone, una serie di episodi mi hanno fatto scoprire il rock e l’heavy metal e dal quel momento ho cercato di approfondirlo il più possibile, in tutti i sottogeneri e di tutti i Paesi. Ero in una fase abbastanza delicata della mia vita e non ti nascondo che in alcuni momenti la musica mi ha letteralmente salvato. Ho iniziato ascoltando e consumando tantissima musica, poi ho iniziato a suonare il basso e messo su un paio di band. Un giorno un amico mi disse: “Caspita ma tu dovresti scrivere di musica, ci hai mai pensato?” In effetti non ci avevo mai pensato. Dopo qualche mese incontro un ex redattore della rivista FLASH che aveva creato una propria webzine (i casi della vita!!) e di lì è iniziato il mio cammino nel mondo del giornalismo musicale.

2. Avendo un'ampia cultura musicale a livello internazionale, come inserisci in questo quadro la realtà underground italiana?
C’è questa diffusa consapevolezza che quando si parla di rock e metal è necessario guardare solo all’Inghilterra, agli States, alla Germania e a pochi altri Paesi. Io non sono d’accordo e questo è tanto più vero quanto più si osserva la scena emergente. "Underground" è un termine a mio parere che non esiste più. La vecchia scena underground si è oggi frazionata in due. Cerco di spiegarmi meglio. In Italia esiste un livello sicuramente mainstream contaminato (purtroppo) dal nostro music business strettamente connesso al pop; esiste un livello diciamo “basso”, quello completamente dedito all’autoproduzione e che stenta a farsi conoscere. Con RockGarage riceviamo centinaia di e-mail direttamente dalle band che ci chiedono una recensione e noi siamo ben disposti a supportare queste giovani realtà. La vera caratteristica però del nostro “mercato musicale” è la foltissima fascia di mezzo, le band autoprodotte o supportate da etichette indipendenti, che da anni hanno creato un seguito importante: Management Del Dolore Post Operatorio, Calibro 35, ZU, ...A Toys Orchestra, The Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti, ma anche The Clamps, Rhyme, Vintage Violence, Ufomammut, Elvenking, Trick Or Treat e potrei continuare per molto. Non si tratta di band da classifica ma ti assicuro che in molti casi sono formazioni che fanno mangiare la polvere a nomi internazionali di peso!

3. Approfittando della tua vasta competenza nel settore, ti chiedo quali sono secondo te le tendenze di maggior rilievo al momento e come si sta muovendo il music business in questi "anni difficili"?
Il music business si sta muovendo in direzioni molto diverse e questo non può che essere un bene. Secondo la mia opinione il futuro è proprio su quella fascia di band di mezzo, quelle che coltivano il loro seguito, che fanno conoscere la propria musica in tutti i modi possibili. Sia chiaro, non è una questione di promozione forsennata! Non è l'essere presente su 6 social network diversi a garantirti migliaia di fan! Prima di tutto sono le idee e la tua interpretazione musicale, subito dopo viene il “come” ti fai conoscere. D'altro canto i musicisti che si definiscono “artisti” e che pretendono di avere un pubblico vasto senza fare azioni di promozione, senza puntare sugli strumenti innovativi come internet, senza farsi conoscere in modi diversi, rimarranno sempre nella propria stanzetta a comporre musica per i propri familiari. Conosco band che fanno i salti mortali per suonare nei posti più impensati, band giovani che realizzano più di 100 date l’anno, alcune addirittura senza un booking alle spalle. Sono sicuro che molto spesso ci rimettono dei soldi ma quello non vuol dire “perdere” bensì “investire”. Avranno più fan, magari ad un concerto venderanno qualche CD o qualche maglietta e poi ci sarà il passaparola, le varie condivisioni su internet. Non dimentichiamo che i primi sold-out degli Arctic Monkeys sono giunti senza che loro avessero pubblicato nemmeno un album! Queste sono le realtà che avranno un enorme futuro! Quando una band si lamenta perché non ci sono locali che permettono una paga adeguata io rispondo: “Mettiti in macchina e parti! Chi ti ha detto che la musica è soldi e ricchezza? La musica è sacrificio e sudore”. O almeno questo è il rock. Se poi vuoi essere una cover band a vita allora è un altro discorso.

4. Tanto per lavoro che per passione operi quotidianamente con le nuove realtà in rete: social network, webzine, web marketing... Come vedi lo sviluppo di queste nuove realtà promozionali? Quali i suoi punti di forza e quali i deboli rispetto al vecchio modo "cartaceo" di parlar di musica?
Il marketing e il web sono due indiscusse armi al servizio della musica. Personalmente non appoggio la pirateria e la diffusione di musica gratuita su internet, la musica è arte e come tale va valorizzata, non depauperata. Però la rete, tramite una serie di strumenti (anche molti ancora da creare) non può far altro che permettere ad una band di farsi conoscere. Quindi tutti i mezzi e gli operatori economici che permettono ad una band di farsi conoscere e di promuovere la propria musica sono anelli chiave della catena. Allora dov’è il problema? È che attualmente ci sono tantissimi operatori di questo tipo (webzine, agenzie di promozione, booking, promoter…) che lavorano in modo molto poco professionale. Non è la numerosità dell’offerta un problema, quello anzi è un vantaggio! È grave quando si incontrano persone che non conoscono il loro mestiere, che vivono la musica come un semplice passa tempo e fanno solo danni. Sai quante band mi chiedono: “Marcello, conosci per caso un booking serio a cui affidarci?! Noi abbiamo avuto solo enormi fregature!”…me l’hanno detto tantissime volte! Io mi batto affinché le webzine siano dei canali per fare INFORMAZIONE MUSICALE, ovvero giudizio e conoscenza su band, generi e artisti attraverso un occhio assolutamente neutrale. Molti operatori (booking in primis) pretendono che le webzine siano il loro canale di promozione dei concerti! Questo per me è inaccettabile!!! Ho chiuso le porte a collaborazioni con booking davvero grossi (Live Nation è uno dei primi) in quanto questi confondono “informazione musicale” con “promozione musicale”. Sono due mestieri diversi! Il giornalista offre l’informazione, l’agente la promuove vendendotela come la migliore cosa che tu possa conoscere. Non è la stessa cosa! Con le dovute proporzioni questo avviene anche sull’informazione generalista e, secondo me, è uno dei principali problemi del nostro Paese.

5. Dal tuo punto di vista professionale, qual è l'iter più vincente per una band al fine di emergere in questo "mare magnum" musicale che si è riversato in rete?
Come dicevo prima bisogna partire dalle idee. Questo era importante in passato ma ancora di più oggi. Esistono miliardi di band per centinaia di generi musicali. Perché dei ragazzi dovrebbero mettere su una band?! Perché hanno qualcosa da dire che meriti di essere ascoltata. Cloni del passato sono inutili, cover band altrettanto. La chiave è nell’innovazione, nel proporre qualcosa di nuovo. Sorrido spesso leggendo i comunicati stampa e le biografie delle band quando presentano un nuovo album: sono citati almeno 7-8 generi musicali diversi, come se questo fosse il modo per dimostrare che quei musicisti hanno una mentalità aperta e una marcia in più. Al mio primo concerto di Danko Jones, dopo un paio di pezzi, ricordo che lui si fermò e disse: “Ci sono band che presentano il loro genere come alternative-prog-experimental-doom….noi suoniamo fottuto rock’n’roll!”. Secondo me si può proporre ottima musica puntando su un unico genere musicale, non è questione di etichette ma di cosa una band sia in grado di dire!

6. Come è nato il tuo interesse per i duo in generale e qual è la tua concezione di power-duo? Come vedi lo sviluppo del fenomeno?
Quello dei duo è un’altra tendenza emergente. Esistono da decenni ma per una serie di fattori il fenomeno sta esplodendo in questa epoca. Principalmente credo sia stata la tecnologia che ha permesso alle formazioni di concentrarsi su due unici membri: in passato due musicisti sarebbero stati limitati, avrebbero creato un sound un po’ monco. Oggi la tecnologia (strumenti musicali, suoni, synth, produzione, missaggio…) permette ai duo project di suonare come delle vere e proprie band. E quindi torna il discorso delle idee: se ciò che viene proposto è davvero interessante il power-duo può superare in qualità anche band più tradizionali. Non è una questione di numero di cervelli ma di potenziale espresso (i cantautori del passato in questo erano dei maestri, ognuno da solo valeva per cinque!). Il fenomeno ha sicuramente un ottimo potenziale, spero però che in futuro non sia vissuto in modo da svilire la musica. Le proposte musicali di valore sono sicuramente stratificate, concettuali, ricche di arrangiamenti; quindi il duo project di peso dovrebbe pensare come una band a tutti gli effetti e non sentirsi limitato nella sua espressione musicale. Questa è la mia opinione, ma l'esperta sei tu! Mah, è semplicemente una questione di gusti e di punti di vista: personalmente ho una predilezione per il purismo, per i duo semplici e "grezzi". Mi piace vedere come con due soli strumenti, senza l'ausilio di elettronica, loop ecc. si possa fare del buono e sano rock, o si possa "spaccare" come una full-band, magari puntando solo sui suoni. Questo è il vero power duo, secondo me. Poi tutto il resto è lodevole, la musica può essere valorizzata con ausili elettronici, post-produzione ecc. ma a quel punto ottenere un sound da full-band essendo solo in due non distingue il duo, non lo caratterizza in quanto tale...

7. Quali sono i canali tramite i quali stai divulgando la realtà dei duo elettrici?
Tramite RockGarage abbiamo conosciuto tante formazioni a due componenti, soprattutto nel nostro Paese. Negli anni mi sono avvicinato a questo fenomeno scoprendolo e appassionandomi. Dopo tante recensioni ho cercato di conoscerlo più da vicino, consultando altre fonti tra cui l’EDP che è stato fondamentale. Da qui è partita l’idea di dedicare un articolo a questo fenomeno sulla rivista cartacea GuitarClub, un articolo pubblicato proprio sul numero di Novembre che non volesse essere l’almanacco dei power-duo ma che desse una chiave di lettura su come si sta evolvendo questa tendenza e su come va interpretata alla luce dell’attuale scena musicale. In fondo è quello che facciamo anche tramite le nostre recensioni: dare una chiave di lettura per quell’album e aiutare l’ascoltatore ad avvicinarsi nel modo migliore a quei brani. La musica è qualcosa di troppo potente, emozionante, dirompente e profonda per essere tradotta in sterili parole confezionate in una recensione; l’obiettivo di un buon redattore dovrebbe essere quello di incanalare chi legge verso la giusta interpretazione di ciò che l’artista voleva esprimere o di ciò che comunque ne viene assorbito.

8. Tra le two-piece italiane di tua conoscenza, c'è qualche band che ti ha "lasciato il segno"? Il motivo?
Questa è una domanda interessante e difficile da rispondere. Non tanto per mancanza di duo-project, quelle come dicevo prima non mancano, ma più che altro per le differenze di genere musicale su cui questo fenomeno si muove. E' indubbio però che ci sono alcune realtà sicuramente interessanti. Personalmente credo che i The White Stripes abbiano precorso i tempi ma non abbiano realmente innovato musicalmente, ad esempio sento molto più parlare delle esperienze di Jack White post-The White Stripes che non in coppia con Meg. Ammetto che quando ho ascoltato Quintale dei Bachi Da Pietra sono rimasto davvero colpito e anche Opera degli Zeus! è rimasto nel mio lettore CD per vari mesi; di solito mi affascinano i duo che stratificano il suono, non con effetti o con elettronica bensì portando all'esasperazione i propri strumenti: quando ho ascoltato i Mombu dal vivo in un locale con 4 tavoli e capienza massima 20 persone nel centro storico di un paesino in provincia di Caserta, pensavo davvero di trovarmi su un altro pianeta! Loro sono incredibili e Luca Mai è davvero un esempio da seguire su come violentare un sax baritono. I Margaret Lee mi erano piaciuti in La Ballata Di Belzebù, con un rock pieno e viscerale mentre nell'ultimo album a mio parere hanno fatto un passo indietro. Queste però sono solo delle mie considerazioni sulla base ovviamente dei miei gusti musicali. Il fenomeno, come dicevo prima, va seguito.

9. Oltre la tua curiosità nei confronti della line-up a due, so che sei ora interessato alle donne nella storia del rock. Parlaci dell'argomento "musica al femminile"... a differenza che per i duo, tanti hanno trattato l'argomento: qual è il tuo approccio al proposito?
Sì, in realtà questa idea mi è nata da poco. Non ci sono dubbi che il rock e il metal siano generi assolutamente maschili, basta guardare le principali realtà musicali a livello internazionale. Non voglio tradurre questa considerazione in un fatto puramente “discriminatorio”, credo che sia proprio la natura del genere ad essere così. Quando si vede la foto di una band e in line-up compare una donna, nel 99% dei casi siamo portati a pensare che sia la cantante…è una vera e propria preclusione psicologica! Allo stesso tempo penso che sia inutile trattare la questione da un punto di vista puramente sessuale. Per argomentare bene questo ennesimo (ma non nuovo) fenomeno credo che l’unico modo è parlare delle tantissime formazioni composte da sole donne che mano a mano si tramutano da “eccezione” a “naturale regola” di un sistema musicale fitto e che offre tantissimo. Così le sto scoprendo e approfondendo. Sarà un percorso lungo ma sicuramente molto interessante.

Una parte dello staff di RockGarage.it

10. Dopo una gavetta in rete fatta di collaborazioni con riviste e siti musicali in generale, nel 2011 hai fondato la tua propria Webzine, RockGarage.it: ce la vuoi presentare? Come è nata l'idea di fondarne una tua personale? Quale il messaggio finale che volete veicolare?
Inizio dicendo che seguo RockGarage in qualità di Direttore ma non la ritengo la mia personale webzine. RockGarage vanta circa 20 collaboratori fissi e offre informazione quotidiana, è molto più del “mio sito personale”. L’idea che sta alla base è molto semplice: dopo anni trascorsi in altre redazioni mi sono reso conto di quanta poca professionalità ci fosse in giro. Di quante e-mail non venivano lette, quanti comunicati venivano lasciati a macerare o cestinati addirittura, di quante poche risposte ricevevano le band, del tempo speso in discussioni sterili tra i redattori, dell’aggiornamento a singhiozzi dei vari siti…insomma la maggior parte delle volte non si offriva un vero servizio informativo, sia in termini quantitativi che soprattutto qualitativi. Per questo è nata RockGarage: pubblichiamo due recensioni al giorno (tutti i giorni dell’anno, compreso Natale e tutto il mese di agosto), gestiamo contatti con etichette discografiche italiane e straniere, con agenzie e soprattutto con le band. Curiamo interviste, non però via e-mail ma di persona per permettere un contraddittorio tra le parti, predisponiamo articoli ai concerti a cui partecipiamo, avviamo collaborazioni importanti (come quella con il Sziget Festival di Budapest, eletto nel 2011 come miglior festival d’Europa, o quella con il Maximum Festival), abbiamo un’app per smartphone Android e un’altra per iPhone totalmente gratuite in modo da offrire aggiornamenti ai nostri lettori anche quando si è in giro. Il 10 settembre 2014 RockGarage compie 3 anni di attività e devo dire che i risultati sono migliori di ogni fervida mia aspettativa iniziale: abbiamo ricevuto circa 1.600 CD in redazione (alla faccia di chi dice che oggi si lavora solo su mp3), abbiamo pubblicato 2.300 recensioni (in circa 1.000 giorni di attività!), abbiamo realizzato una t-shirt personalizzata con un artwork creato dal disegnatore delle prime copertine dei Raw Power (un grande artista!) e abbiamo organizzato due RockGarage Party in modo da dare un palco concreto e possibilità VERE per far conoscere la musica che vale! Insomma stiamo facendo tantissimo e molte nuove idee si stanno concretizzando per il prossimo futuro.

11. So che suoni il basso da otto anni e da pochissimo anche la chitarra, come mai non ti sei approcciato alle band da ragazzino, come di solito capita? Che genere suoni?
Avevo iniziato a suonare ai tempi dell’università, circa quindici anni fa e ammetto che negli ultimi anni ho un po’ mollato la presa. Ai tempi avevo una band con cui suonavamo pezzi rock e con la quale puntavamo a fare serate per i locali, un’altra con cui invece davamo sfogo alla nostra passione per il metal (Metallica, Dream Theater...) e una terza, che è durata poco, dedicata interamente al blues. Poi, come dicevo, la mia passione si è spostata sulla scrittura e sull’ascolto e ho abbandonato un po’ la figura del musicista (ammesso che lo sia mai stato!). Oltre a RockGarage e a GuitarClub proprio in queste settimane mi sto inserendo in un nuovo progetto editoriale di cui probabilmente sentirete parlare nei prossimi mesi. Si tratta di qualcosa di cui sono veramente eccitato ma per ora non voglio svelare la sorpresa.

Restiamo in attesa, allora... E' stata proprio una chiacchierata interessante, la nostra, Marcello. Un'ottima panoramica dal punto di vista di un addetto al settore! Ora ti lascio concludere con un tuo messaggio finale, lasciandoti con i rinnovati complimenti per tutto ciò che fai in nome della musica, e augurandoti un gran in bocca al lupo per tutte le tue attività, presenti e future.
Grazie a te Giusy per questo spazio che offri a me e a RockGarage, ma grazie soprattutto per il tuo impegno che fa conoscere a tutti il fenomeno dei power-duo, per la tua dedizione e per la tua professionalità. Questi sono i canoni che l’informazione musicale dovrebbe rispettare per offrire un buon servizio a tutti e che attualmente pochi rispettano. Ma i tempi sono maturi, chi ascolta musica e lo fa con passione è anche una persona molto attenta e sa distinguere chi scrive con il cuore e chi lo fa per puro egocentrismo. In bocca al lupo per tutto e per chi volesse entrare in contatto con me su www.rockgarage.it trova i miei riferimenti. Ringrazio per gli apprezzamenti...




Retrospettiva ed intervista ad opera di Giusy Elle

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