giovedì 30 luglio 2015

75. RECENSIONE17: Fulmicotone e Scarecrows by I Cospiratori





   Del duo torinese I Cospiratori abbiamo detto tutto negli articoli a loro dedicati, tanto che non ci resta altro che approfondire l'argomento del loro ultimo album in studio, o meglio, doppio album formato da due supporti fisici diversi, vendibili separatamente. A conferma però che si tratta di un unico concept, le copertine rimandano a una medesima iconografia sviluppata specularmente una nei toni bianco-nero e l'altra nero-bianco.
   "Fulmicotone" è un otto pezzi di brani originali, cantati in italiano con una voce spesso alterata ad effetto telefono, che rappresentano storie attinte dal vissuto del quotidiano ma presentate in maniera del tutto surreale. Personaggi semplici ma curiosi, nati dalla mente del suo creatore, il chitarrista e cantante del duo, Martino Vergnano. La musica che li accompagna è poi un misto di garage, blues, punk, folk... Soprattutto Martino attinge dal blues delle origini, quello scarno e grezzo nato sulle sponde del Mississipi, i cui rimandi sono ancor più evidenti in "Scarecrows". Questo secondo album infatti è una raccolta di classici Old Timey reinterpretati e una serie di brani di punta dei Cospiratori stessi, ora riarrangiati in versione acustica e con testo in inglese. Il batterista Paolo Chiorino similmente sviluppa il suo set in linea con gli album, sedendosi dietro a una più canonica batteria rock per il primo, mentre nel secondo lavoro amplia il suo armamentario percussivo fino a comprendere cucchiai, vecchi bidoni arrugginiti, washborad e quant'altro.
   Due anime simili sviluppate in due concetti diversi: ecco riassunto il succo del doppio album dei Cospiratori, registrato in maniera analogica su bobina in soltanto due giorni (il numero due che magicamente si ripropone...), presso L'Upi Recording di Val della Torre (TO) e che vede la luce il 23 Giugno 2015; molti gli ospiti che il duo accoglie in sala registrazione: Sebastiano Re e Sergio Chiorino alle armoniche, Davide Vergnano al violino, Thomas Guiducci al banjo a cinque corde, Graziano Pettinari alla versione irlandese tenore del medesimo strumento ed infine Emanuele Pettinari al bouzuki.
   Ma ora andiamo ad analizzare nei dettagli questo lavoro con la recensione ad opera del nostro collaboratore Giacomo Salis.



FULMICOTONE Album 2015, Autoprodotto

1.Occhio di vetro 2.Osteria della vecchina 3.Hey bionda 4.Non lo sai 5.Gina 6.Felice 7.Scaffale 8.Il contadino



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SCARECROWS Album 2015, Autoprodotto

1.A Shot in the Dark 2.Oh Death 3.Oh Mean Girl 4.Stack O'Lee 5.Long John 6.Hills of Colorado 7.Am I Born to Die 8.Derby Town 9.Satan Yr Kingdom Must Come Down 10.The Stolen Mandolins

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RECENSIONE
I Cospiratori: "Fulmicotone" e "Sacrecrows"
Album 2015, Autoprodotti

Usciti da una versione ancora più becera di “Fratello dove sei” dei Coen, il duo torinese dei Cospiratori si distingue per eccentricità, ironia, e leggerezza d’intenti.
Amano sicuramente l’azzardo e il puntare alto, infatti uscita doppia in questo 2015, con un disco di inediti (Fulmicotone) e uno di reinterpretazioni (Scarecrows); due facce della stessa medaglia, con fili logici differenti ma rimandi continui e diversificati, che portano l’ascoltatore a ricercare i riferimenti sottotraccia.
Registrato in maniera istintiva, “di getto” come dichiarato dai due autori, il lavoro è infatti una testimonianza della spontaneità con cui il duo opera. Scevra di inutili sfarzi, la scrittura dei Cospiratori è una miscela di rock’n’roll-blues piuttosto accattivante, con deviazioni punk e psyco.
Vedi il blues di fattura Dead Weather di “Osteria della vecchina”, il punk di “Hey Bionda”, e in seguito il flauto da early blues su tappetto di tamburi e washboard in un dichiarato omaggio al nume tutelare Otah Turner (Non lo sai).
Basta semplicemente questo binomio in sequenza ad evidenziare la totale non curanza del duo nei confronti delle “convezioni di genere”.
E si continua così nella tracklist, il country di “Gina” che sfocia in un'invocazione gospel, l'hard- grunge di “Felice”, e infine incursioni in personali rielaborazioni desert (Scaffale).
I testi di Martino Vergano danno vita a un fiabesco concept, i cui brani sono abitati da strani esseri con occhi di vetro, personaggi d’osteria, tra echi di canzoni popolari e rielaborazione di vecchi racconti.
Se hanno stoffa nello scrivere brani ne dimostrano altrettanta nel reinterpretare il vasto repertorio blues: affascinati da un’America ormai scomparsa, decidono di celebrarla attraverso le loro ossessioni, il cui immaginario è zeppo di uomini incappucciati, corvi, storie sussurrate e poco rassicuranti.
“Scarecrows” offre dodici momenti di seducente folk/blues, in cui veniamo catapultati tra sale da ballo di infimo livello (Stack O’lee), atmosfere festive e nevrotiche (The Hills of Colorado), il blues trascinato di “Am I Born to Die”, così sofferto e suadente, e la rielaborazione di “Long John”, un canto di prigionieri ai lavori forzati, e ad arrugginire il tutto vecchi bidoni, cucchiai, campane e washboard.
Essenziali e diretti, cupi e apparentemente goliardici, i Cospiratori rappresentano un anello di congiunzione tra radici sonore del Nuovo Mondo e un immaginario nostrano fatto di tradizioni popolari e proverbi.

8/10
Giac Drummer



Articolo ad opera di Giusy Elle


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