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INTRO
Ho avuto la fortuna che capitasse un
concerto dell'one-man band MARK SULTAN non lontano da casa mia,
all'Angolo dei 33, un piacevole pub alla
periferia di Trento. Il Direttore Artistico del locale, Marcello
Orlandi, anche nostro recensore per i generi garage e punk,
concentrato sulle band di tale filone ha portato in regione singoli,
duo, full band di pazzi scatenati provenienti da tutto il mondo tra i
quali anche nomi di punta quali gli Statunitensi Froth (U.S.A.), i
Dignan Porch dall'Inghilterra o i Cileni Perrosky. Mi ci sono
fiondata quindi, mercoledì 13 gennaio, in compagnia della mia amica
Natalie, madrelingua scozzese, che ormai fa parte integrante dello
staff EDP come traduttrice ufficiale per
l'inglese. Come sapete qui all'EDP trattiamo di power duo per cui
potrà risultarvi strano un articolo intero dedicato a una one-man
band, eppure sappiate che il nostro Mark Sultan in realtà ha fondato
parecchi duo nell'arco della sua carriera, ed è per questo che siamo
così curiosi nei suoi confronti. Anche perché, pur essendo
principalmente un batterista nelle full band, i duo che lo vedono
co-fondatore sono in realtà una collaborazione, un progetto a due di
un one-man e un chitarrista oppure addirittura di una coppia di
polistrumentisti! Una forma originale di power duo che vogliamo
proprio approfondire... Inoltre Mark Sultan, grazie anche alle sue
“originalità”, è un culto e un mito vivente, un'artista da non
perdere se lo trovate nelle vostre zone. Quello che suona viene
definito amichevolmente "dumb rock'n'roll", ossia... Avete
presente cosa significa avere un approccio grezzo e sanguigno sugli
strumenti, tecnica essenziale in versione estremizzata, predilezione
per il rock'n'roll più sfegatato, il tutto condito con una buona
dose di sfacciata attitudine punk? E per di più vivere di tutto
questo girando il mondo in perpetuo live e collaborando con l'artista
del momento che entra più in sintonia? Ecco, siete entrati nella
vasta schiera di one-man band che sembrano avere largo seguito negli
States e molti, altrettanto scatenati, fan sparsi per il globo. Mark
Sultan si rivela essere un vero re del dumb rock, poiché della sua
forma sciatta e sguaiata ne riesce a fare una vera e propria forma
artistica, come ci rivela in fase d'intervista... Un personaggio
assolutamente interessante, questo Mark, e ancora adesso, che sto chiudendo questo articolo, vorrei chiedergli un mucchio
di altre cose... conoscerlo è come avere avuto una breve visione su
un mondo che pare proprio fantastico e si vorrebbe approfondire...
che onore!
Ma procediamo gradualmente con la biografia dell'artista di oggi,
il reportage del suo concerto e l'interessantissima intervista con il
diretto interessato, ossia il batterista (ma non solo) Mark Sultan.
BIOGRAFIA
Mark Sultan, musicista canadese, nasce a Montreal, Quebec, nel
1973. Nel corso della sua carriera si esibisce sotto numerosissimi
moniker ma all'anagrafe lo ritroviamo come Mark Antonio Pepe, nome
che ci rivela una sua indubbia origine italiana. Nasce come
batterista ma già nella sua seconda formazione, gli Spaceshits,
inizia ad esibirsi in altri ruoli, in questo caso come cantante.
Siamo a metà degli anni '90 ed è qui che al basso incontra
"Blacksnake", canadese di origine indiana dal vero nome di
Arish Ahmad Khan, con il quale formerà più avanti lo strepitoso duo
chitarra-batteria KING KHAN & BBQ SHOW. Gli Spaceshits, furibonda
garage-punk band, come per i gruppi precedenti si lascia dietro una
scia di storici live al fulmicotone caratterizzati da risse su
palchi, lanci di oggetti sulla platea, petardi e altri elementi
disturbanti, tanto da non poter durare più di 15 minuti e da essere
banditi, nel giro di poco tempo, da molti locali della città. E' ora
di passare all'estero... ecco quindi organizzato il tour europeo del
1999 nel quale però perdono Blacksnake in Germania, che decide
infatti di rimanere in Europa, dove si costruisce una famiglia e vive
tuttora. Al rientro in Canada le Merde Spaziali si sciolgono
definitivamente e dalle loro ceneri, con qualche rimescolamento (Mark
Sultan ora passa alla batteria) e l'aggiunta della bella Annie alle
tastiere, nascono i "Les Sexareenos, uno dei gruppi garage
rock’n’roll più selvaggi e cavernicoli che il Canada abbia mai
visto" secondo degna descrizione
del nostro collaboratore Marsuel Papel. Il gruppo ha breve vita,
giusto tre anni (ma è del 2011 la loro reunion), ed è così che nel 2002 Mark Sultan decide di fare tutto da solo: canta,
suona la batteria (grancassa e rullante) e la chitarra in simultanea divenendo un one-man band conosciuto d'ora in poi con lo pseudonimo di BBQ; a caratterizzarlo una timbrica vocale particolare e l'attitudine musicale assolutamente grezza e selvaggia che l'accompagna fino ad oggi. Durante un tour europeo re-incontra il suo "compagno di brigata" Blacksnake che nel frattempo aveva cambiato il nome in King Khan e fondato una propria super-band, la psychedelic-garage-soul King-Khan & The Shrines,
composta da ben 9 strumenti e dai suoni un po' più
sofisticati grazie all'intervento dei fiati... Come
non collaborare nuovamente? Ecco finalmente nato un duo incredibile
che ha fatto molto parlare di sè, i KING KHAN & BBQ SHOW
(originariamente partiti come BBQ and Blacksnake), dove Mark continua
ad esibirsi nella sua formazione completa di one-man mentre il Gran
Re di origine indiana si danna sulla sei corde. Una two-piece
fantasmagorica che suona in un misto di doo-wop, punk, soul, garage
espresso con grande rabbia e potente energia, suoni lo-fi e goliardia
per condimento. E' una bella e lunga parentesi
che dura dal 2003 al 2010, sette anni abbondanti durante i quali i
due registrano tre album in studio (l’omonimo del 2003, “What’s
for dinner?” del 2006 e l’ultimo “Invisible Girl” del 2009) e
si esibiscono senza soluzione di continuità in giro per il mondo
intero. La sfrontatezza è il loro marchio di fabbrica... si
presentano innanzitutto come due personaggi: il sultano Mark, con
tanto di turbante, e il collega indiano gran Khan, con gilet sul
petto nudo e un elmo sul capo. I due si dimenano e suonano con rabbia
e grezzume sfoderando tutta la loro non-tecnica musicale che tanto li
ha caratterizzati. Uno stile molto in voga tra certe one-man bands,
penso anche a Bob Log III, altro accanito sostenitore del selvaggio e
lo-fi dumb rock, che abbiamo avuto già il piacere di incontrare
e intervistare come EDP (qui) e con il quale lo stesso Sultan si è esibito in formazione a due.
Interessante per noi la collaborazione del 2005 quando i KK&BBQ
si fanno accompagnare in tour niente meno che dai nostri connazionali
MOJOMATICS! Storico duo Garage e HillbillyBlues veneziano, conosciuto
a livello internazionale, che dopo dieci anni di attività si è
recentemente sciolto, a fine 2014. Per l'occasione le due 2-piece
formano una band dall'irriverente nome di Ciaoculos, dalla quale
nasce anche una registrazione 7".
Si diceva che è del 2010 lo scioglimento ufficiale del duo formato
da King Khan e BBQ ma in realtà i due non riescono a stare molto
tempo lontani... il 2011 li vede comporre nuovi brani assieme mentre
nell'anno successivo sono nuovamente su palco per un sold-out a
Toronto. Il destino è quello di rivederli saldamente riuniti in duo
e infatti lo fanno, consacrando la band con un nuovo nome, i BAD NEWS
BOYS, un misto ancora di rock’n’roll, punk,
primo r&b, garage, doo-wop e psichedelia. E' in questa formazione
che i più fortunati potranno vederli esibirsi ancor oggi... Nel
corso della serata live all'Angolo dei 33 a Trento, invece,
incontriamo Mark Sultan nella versione da solista di BBQ.
Ma il nostro Sultano, one-man band di professione, ha una forte
attrazione per la line-up a due tanto da fondare nel tempo altre
two-piece degne di nota. Non si tratta di formazioni dalla lunga
durata, giusto il tempo di una collaborazione, di registrare un disco e
calcare i
palchi del mondo per un po'. Ricordiamo al proposito un altro one-man
canadese, il famoso Bloodshot Bill, con il quale il nostro BBQ fonda
nel 2010 i THE DING-DONGS, sempre nella stessa formula sonora e
goliardica (suonano indifferentemente di tutto, nei video li vedete
sempre con delle chitarrine in mano); un one-man conteso, questo
Bloodshot, in quanto l'anno precedente lo troviamo già cofondatore
di un power duo col già menzionato King Khan, gli altrettanto
incredibili TANDOORI KNIGHTS... che intrecci di duo tra questi
artisti! Formula apprezzata anche da King Khan stesso fin dai suoi esordi
tanto che una delle sue prime band altro non è che una 2-piece
chitarra-batteria, per il duo indiano black metal HARAMZADA...
Vi lasciamo a una bella carrellata di video, tanto per farvi capire
di cosa abbiamo parlato finora, mentre noi procediamo con il
reportage del concerto e la profonda e piacevole intervista al nostro
Sultano Marcantonio...
THE
SPACESHITS:
KING KHAN & THE BBQ SHOW
“Fish Fight”
https://www.youtube.com/watch?v=WNAknZVzBRM
Live 2010 https://www.youtube.com/watch?v=uycanLtxkUk
Live 2010 https://www.youtube.com/watch?v=uycanLtxkUk
BBQ/MARK
SULTAN
Performance and Interview 2012 https://www.youtube.com/watch?v=TeKwfOkA3rI
THE DING DONGS
“This
Car” https://www.youtube.com/watch?v=1fGGDQPsbsY
TANDOORI
KNIGHTS (video 2 chitarre)
“Bucketful”
2009 https://www.youtube.com/watch?v=Ehbk0b0s3Ls
LIVE
REPORTAGE
Eccomi
alle prese con il mio primo reportage per Edp! Un live dell'one-man
band Mark Sultan, durante il tour italiano di promozione per il suo
ultimo Ep, "BBQ" (pubblicato per la propria Sultan
Records), un 4 pezzi che si aggiunge alle innumerevoli sue
pubblicazioni che potete ascoltare integralmente al suo profilo
Bandcamp.
Alle 20.00 la mia amica Natalie (madrelingua scozzese reclutata per una buona intervista in inglese) ed io, varchiamo la soglia dell'Angolo dei 33 Pub, un locale interessante alla periferia di Trento, fondato a fine 2014 da Paolo Cereghi e oggi affiancato dal collega Pietro Grisenti. Si tratta in realtà di un ristopub, dove si possono assaggiare piatti con materie prime slow food e godere di un'ampia scelta di birre artigianali. Inoltre, cosa non da poco in questi anni, il loro palco si anima di musicisti pazzi scatenati per ben due volte alla settimana! Il mercoledì e il venerdì...
Quando entriamo tutto è pronto, il palco allestito, il sound check appena terminato... Mark lo riconosciamo subito, ha la coppola in capo (che ci assicura far parte del suo abbigliamento quotidiano, quindi non esclusiva per il tour italiano) ed è seduto da solo su un divanetto, con una bottiglia di acqua in mano... resterà solitario per gran parte della serata, prima di esibirsi, in quanto risulta essere una persona mite, discreta, con bisogno dei propri spazi privati. Ha un volto dolcissimo, gli occhioni da tenerone, e sinceramente me lo sarei portato volentieri a casa come morbido peluche da coccolare... Gli chiediamo come mai l'acqua, se è indice di professionalità, lui ci assicura essere una questione di responsabilità, piuttosto: deve guidare, dopo il concerto, e fa tutto da solo... berrà acqua anche durante l'esibizione... Ma insomma, non ci avevano fatto credere che Mark Sultan fosse un pazzo furibondo con attitudine punk? Dove sono i calzini lanciati dal palco che ho visto fare ad altre band in questo stesso locale? Forse che i pazzi veri erano i suoi compagni di band? O forse l'età calma gli animi di chiunque, anche di lui che ora ha famiglia in Germania... Dobbiamo in realtà ancora vederlo sul palco... perché è lì che si scatena! In una saletta privata procediamo con l'intervista, che potrete sia seguire live su soundcloud (così da ascoltare la sua stessa voce parlata, così bassa di volume, quasi di persona timida, o comunque riservata...) che leggere tradotta alla fine del reportage.
Alle 20.00 la mia amica Natalie (madrelingua scozzese reclutata per una buona intervista in inglese) ed io, varchiamo la soglia dell'Angolo dei 33 Pub, un locale interessante alla periferia di Trento, fondato a fine 2014 da Paolo Cereghi e oggi affiancato dal collega Pietro Grisenti. Si tratta in realtà di un ristopub, dove si possono assaggiare piatti con materie prime slow food e godere di un'ampia scelta di birre artigianali. Inoltre, cosa non da poco in questi anni, il loro palco si anima di musicisti pazzi scatenati per ben due volte alla settimana! Il mercoledì e il venerdì...
Quando entriamo tutto è pronto, il palco allestito, il sound check appena terminato... Mark lo riconosciamo subito, ha la coppola in capo (che ci assicura far parte del suo abbigliamento quotidiano, quindi non esclusiva per il tour italiano) ed è seduto da solo su un divanetto, con una bottiglia di acqua in mano... resterà solitario per gran parte della serata, prima di esibirsi, in quanto risulta essere una persona mite, discreta, con bisogno dei propri spazi privati. Ha un volto dolcissimo, gli occhioni da tenerone, e sinceramente me lo sarei portato volentieri a casa come morbido peluche da coccolare... Gli chiediamo come mai l'acqua, se è indice di professionalità, lui ci assicura essere una questione di responsabilità, piuttosto: deve guidare, dopo il concerto, e fa tutto da solo... berrà acqua anche durante l'esibizione... Ma insomma, non ci avevano fatto credere che Mark Sultan fosse un pazzo furibondo con attitudine punk? Dove sono i calzini lanciati dal palco che ho visto fare ad altre band in questo stesso locale? Forse che i pazzi veri erano i suoi compagni di band? O forse l'età calma gli animi di chiunque, anche di lui che ora ha famiglia in Germania... Dobbiamo in realtà ancora vederlo sul palco... perché è lì che si scatena! In una saletta privata procediamo con l'intervista, che potrete sia seguire live su soundcloud (così da ascoltare la sua stessa voce parlata, così bassa di volume, quasi di persona timida, o comunque riservata...) che leggere tradotta alla fine del reportage.
Sono
le 22.00 ed è l'ora della trasformazione kitch! Mark sale sul palco,
toglie le scarpe (suona a piedi nudi) e inizia a cambiarsi.... i
colori non c'entrano, ma quando si gira, con quel cappuccio teso, mi
ricorda l'Ape Maya... Una buona dose di humour ed autoironia non
manca certo al nostro Marcantonio!
Tutti
si avvicinano al palco, il vocio del locale cala e si resta in muta
attesa... Bene, è giunta l'ora, Mark attacca subito con grinta. Ha
un tom e un rullante ai piedi, li percuote con mazzetta e cimbalo; la
sua chitarrina è piccola (o è lui che è grande?), quasi scordata,
sembra poco più di un giocattolo, vecchia e consumata... mentre
esegue la ritmica velocemente, con un semplice e continuo uso del
barrè, si accanisce sul settore piedi... E' difficile fotografarlo,
a volte, perché dimena continuamente il capo, a sottolineare le
ritmiche serrate con cui conduce il concerto... il tutto è agitato e
furibondo... con la chitarra che impazzisce ogni tanto in impreviste
accelerazioni.
I
brani sono un mix di pezzi personali e cover rivisitate che lui
unisce in un unico, lungo medley della durata dell'intero concerto.
Una sola breve pausa per un sorso d'acqua dopo mezz'ora, nemmeno il
tempo di accennare un applauso che già riparte, ancora 15 minuti e
il concerto si conclude... solo tre quarti d'ora, sono volati come un
lampo... abbiamo appena assaggiato la sua presenza eppure non c'è
"biiiis" che tenga, nessun richiamo lo riporta sul palco,
non c'è "Mark I love you" urlato a squarciagola da una fan
per farlo bissare, lui è là, con la sua tenuta rosa shocking e
lustrini, in zona merchandising. Non ci resta altro che raggiungerlo
per una maglietta, una foto o un album autografato... Mark, sarai
stato per poco con noi ma possiamo dire che abbiamo vissuto un
pezzetto di leggenda... Grazie a te Mark! Alla
prossima, quando ci sarà...
INTERVISTA
Nat:
Ciao Mark, benvenuto in Italia.
Mark:
Ciao, Grazie
Grazie
per dedicare un po' del tuo tempo all'EDP. Prima di parlare del tuo
set-up musicale vorrei chiederti qualcosa sul tuo nome: Mark Antonio
Pepe. Sembra Italiano, hai antenati in questo paese?
Sì,
tecnicamente il mio nome è Marco Antonio Pepe, i miei nonni paterni,
da quello che posso capire, sono originari dall’Italia del Sud,
forse Roma e Sicilia, ma non conosco nessun parente qui. Non ho idea.
Mi ricordo che mia nonna provava a insegnarmi l'Italiano quando ero
bambino ma mi faceva schifo per cui non l'ho mai imparato. E adesso
che vengo in Italia una volta all’anno, che ho gli amici qui e amo
l’Italia, non riesco a comunicare nella loro lingua. Tornando al
nome: siccome sono nato in Canada, hanno cambiato solamente la prima
parte in Mark, neanche Anthony, perciò sono solo un ragazzo
Canadese.
Mark,
hai girato il mondo, tanto, quante volte sei venuto in Italia?
Ho
girato l'Italia un sacco di volte, non sempre per un tour completo,
ci sono state delle volte che sono atterrato qua per fare un singolo
show con una band, per esempio. Vengo circa dal 1997, ma non sempre.
Diresti che vieni una volta all'anno?
Sì, con questa frequenza negli ultimi anni ma prima non
venivo da parecchio tempo.
Che
cosa pensi del pubblico italiano?
Mi
piace suonare in Italia perché penso che gli Italiani capiscano,
cioè, che quando suono, anche se sto suonando dumb rock'n'roll, ci
sto mettendo l'anima, sto dando tutto. Gran parte è improvvisazione,
c'è roba strana che salta fuori e in un paese come l’Italia o la
Francia, anche se la gente non sa nulla di rock'n'roll, sembra che
prenda in considerazione e apprezzi l’aspetto artistico della cosa.
Sì,
sono d’accordo, pensi che riescano a capirti da un punto di vista
artistico.
Sì
e lo apprezzo. Potrei fare una versione totalmente dumb, sarebbe
divertente, ma non so se ci riuscirei, è da vedere. Ciò che faccio
è un po' sciatto, e anche un po' strano, qualche volta, perché
sembro bi-polare o anche mentalmente ritardato, ma non lo è, è
tutto un'espressione artistica.
E'
quindi un’improvvisazione ed espressione di ciò che senti in quel
momento?
Si,
è quello che spero, no, non lo spero, so che è così, perché lo
faccio onestamente. Anche se ci sono dei must nel rock'n'roll e la
gente vorrebbe vedere i costumi e sentire la musica come se l'è
sempre immaginata mentalmente, nel suo ideale.
Immagino
quindi che la risposta della gente non sia sempre positiva...
Infatti,
ci sono persone che mi odiano proprio.
Mark,
EDP è una pubblicazione dedicata al set-up chitarra-batteria. Tu,
come solista, suoni entrambi gli strumenti in simultanea. Spesso
suoni però anche in duo: potresti parlarci di queste scelte?
Sono
stato in varie rock band standard con la batteria, il basso, la
chitarra e il canto, e quando ho iniziato a fare l'one-man band era
più come, guarda, "non me ne frega tanto di questa cosa".
Ci sono musicisti che vogliono proprio fare rock'n'roll da one-man
band, io no, l’ho fatto per necessità. Volevo vedere come potevo
comporre brani in questa maniera e volevo viaggiare. Volevo
soprattutto viaggiare. Ero una batterista prima, perciò avevo già
una buona coordinazione e ho visto che potevo suonare tutti e due
gli strumenti contemporaneamente, potevo farlo e così è stato. E
poi ho visto che era un modo per minimizzare e far diventare tutto
iper primitivo. Come one-man non hai tante scelte di ciò che puoi
fare per creare il suono che ti piace. Un’idea si realizza molto
diversamente da ciò che pensavi perché hai dei limiti logistici.
In
duo ho iniziato a suonare con un amico che era in una band con me
anni prima. Al tempo viveva in Germania con la moglie e andavo a
visitarlo quando suonavo da solista e viaggiavo. Anche lui al tempo
aveva una one-man band e abbiamo iniziato a suonare a Berlino e
Amburgo. All'inizio suonavamo sul palco come due one-man band,
abbiamo iniziato a divertirci, a bere, forse a fare qualcos'altro ma
poi pian piano tutto si è trasformato: lui suonava solo la chitarra
e io facevo le mie cose da one-man; entrambi cantavamo e
armonizzavamo, era così. E' simile a ciò che faccio oggi da solo ma
anche completamente diverso, con un'altra energia. Con il mio amico
King Khan, che è una persona molto estroversa (soprattutto una
volta), io mi chiudo perché voglio essere il suo completo opposto,
creare proprio un ying-yang. In questo modo l’energia che creiamo
diventa come quella dei poli opposti. Preferisco così piuttosto che
avere due personaggi sul palco che si sfidano a chi fa più il matto.
Quello stufa proprio. Per me la cosa classica è avere un foglio. Lo
sai cos'è un foglio? Allora, nel duo io faccio sempre la parte
del cattivo perché sono il più calmo. Sul palco sono sempre un po'
aggressivo, dico stronzate, quello è il mio ruolo e lo amo.
Allora,
è un ruolo che assumi quando fai parte del duo?
Sì,
deve esserci un aspetto positivo e uno negativo e io sono il "Bad
Boy"... E' quello a far la differenza. Per me è un personaggio
reale quello che adotto nel duo. Non negativo nel vero senso della
parola, semplicemente l’opposto di ciò che fa lui.
Pensi
che sia proprio quello a far la differenza nel suonare in due? Adotti
un personaggio specifico che devi mantenere invece come solista sei
più libero?
Penso
che fosse assolutamente naturale finire in quel ruolo nel duo. In
questo mondo musicale la gente è più attratta dall'estetica che
dalla musica in sé, cosa che a me invece non frega proprio niente.
Sono tutto sulla musica, sull’espressione, come chiudere gli occhi
e far finta di essere in un altro posto. King Khan invece, che è
comunque un grande musicista, era più abile nel curare l'estetica.
Lui si occupava di quello per prima cosa: attirare l’attenzione
della gente, e poi che si godano anche la musica. Hai capito? Non
c'era mai bisogno di essere quel personaggio nel duo perché esisteva
già. Non era che ho pensato di dovermi scegliere un ruolo.
Semplicemente sembrava la cosa giusta da fare per il duo: diventare
un gioco degli opposti.
E
la differenza come solista?
Come
solista puoi essere veramente ciò che sei. Se per esempio sono di mal umore allora resterò così anche sul palco. Ho invece un
po' di problemi con i più giovani che non arrivano a capire tante
cose, ovviamente. Io sono un libro aperto e se sono di mal umore non
posso far finta di non esserlo. Mi piacerebbe che la gente apprezzi
che uno mostri le proprie emozioni. Qualcuno mi dice: “E' il tuo
lavoro, perché non fai finta di essere allegro?”. Ma perché
l’effetto non sarebbe lo stesso!
Allora
non è la musica che ha un'emozione in sé ma è il tuo sentimento
che esce in quel momento con la tua musica...
Assolutamente
esatto... e penso che così si renda al meglio. Se mi vedi in 5 gig,
una dietro l’altra, ogni una è completamente diversa.
Sfortunatamente sono una persona molto emotiva e sensibile, perciò
cambio sempre. In questo rock'n'roll spazzatura, che mi piace
immensamente, c'è tutta una serie di percezioni, di regole che la
gente ha sul genere, di come dovrebbe essere, e di come un musicista
dovrebbe suonarlo, ma io non lo faccio mai.
Com'è
suonare sul palco tra due one-man band, voglio dire, con doppia
strumentazione?
E'
strano, però mi piace. Penso, come abbiamo detto prima sulle
limitazioni musicali, che quando hai due one-man band che lavorano
con due diverse costrizioni, fa ridere perché, più entrano in
comunione e diventano un qualcosa, più hai sempre due scatole dentro
un'unica scatola. Non è la cosa più fluida del mondo, non è come
in una standard band quando tutto si armonizza assieme. Succedono
cose strane perché usiamo due set limitati. Si crea un'altra
dinamica e penso che questo sia cool, mi piace.
Adesso
tu e King Khan siete di nuovo assieme, in una reunion, “The Bad
News Boys”, come sta andando?
Sì,
alla grande, ci siamo fermati per 3 o 4 anni ma poi abbiamo riniziato
a suonare assieme. Fortunatamente per noi facciamo ancora tour, per
lo più negli States, qualche volta andiamo nel Regno Unito, qualche
altra volta andiamo nelle "grandi" città come Parigi, e
poi ovviamente Berlino, e va ancora molto bene.
Il
King Khan & BBQ Show aveva molto successo già prima...
Sì
era così però il problema di oggi è che le cose non durano. La
nostra società è molto usa e getta. Poteva essere che facevamo la
riunione e a nessuno fregava niente. Fortunatamente alla gente
piaciamo ancora, quindi ci va bene. Possiamo godere la nostra musica
e nel contempo ci sono anche altri che la apprezzano, ragazzi più
giovani, gente più adulta, sì, è grande, è cool.
Perché
avete cambiato nome?
Fammi
provare a spiegarlo bene. Abbiamo la tendenza a scherzare con la
gente, a far gli scemi e a sparar cazzate. E una delle idee che ci
erano venute in mente una volta era quella di cambiare il nome e
crearci sopra una storia. Ci eravamo stufati. Avevamo deciso di
informare la stampa che eravamo in causa in un tribunale a Berlino
per via del nostro vecchio nome che corrispondeva a quello di un
ristorante di kebab, e che Bad News Boys fosse veramente il nostro
primo nome come duo. Abbiamo pensato che tutta la faccenda facesse
ridere. Poi invece la gente ci ha creduto, ci siamo divertiti e siamo
andati avanti così. Mi piace la confusione, il caos. Potrebbe andar
bene o meno perché confondi troppo la gente. Oppure la gente trova
lo scherzo simpatico. Comunque ha funzionato pur essendo ancora la
stessa band di prima. Quando eravamo pronti a pubblicare il primo
nuovo album, dovevamo solo stare attenti a ricordarci di non usare
più il vecchio nome.
Nel
2005, il King Khan Show ha girato in tour con i nostri connazionali
MOJOMATICS. Come vi siete incontrati?
Li
ho incontrati io per primo, forse era nel 2004. Abbiamo girato
suonando assieme, tutti dentro una macchina, siamo andati in Croazia
e Cossovo e tutti quei posti lì. Loro mi piacciono un sacco,
andiamo molto d’accordo. Fanno ridere, abbiamo lo stesso senso
dell’umorismo e li adoro. E' alla fine di quel tour che Khan ci ha
raggiunti e abbiamo fatto qualche spettacolo assieme, poi ci siamo
mantenuti in contatto. E' solo in un secondo momento che abbiamo
fatto il tour con lo Show. Siamo veramente molto simili. Sai, quando
incontri qualcuno e c'è un istinto che ti dice di sì.
Successivamente abbiamo suonato anche altre volte assieme dopo quel
tour. Del resto uno dei ragazzi, Matteo, verrà al mio concerto
domani. Gli ho parlato poco fa e mi ha detto che voleva venire e gli
ho risposto che va bene, è cool.
L'EDP
è un progetto dedicato alla line-up chitarra e batteria. In Canada
avete qualcosa di simile?
No,
non credo proprio. Forse qualcosa sulle one-man band. Le one-man
band, sfortunatamente, stanno diventando una cosa superficiale… ok,
la gente oggi (questo è il parere di un vecchio come me), pensa che
soltanto perché sei in grado di fare qualcosa rendi alla grande, ma
non è così. In tanti pensano di poter fare qualsiasi cosa e allora,
per quanto riguarda l'one-man band, dicono, ah, posso farlo anch'io…
vorrei dire, basta, smettila, perché non stai facendo proprio
niente, non stai dando nulla, stai solo battendo e niente più. Per
me questo è uno dei problemi di questo set-up. Ah sì, c'è in
Canada, a Montreal (io vengo da lì), un festival ma non penso che ci
sia qualche pubblicazione come Edp. Non ho mai visto niente,
specialmente per le two-man band… two-people band.
Che
cosa dobbiamo aspettarci dal tuo live di stasera?
Non
ho idea… Potrebbe essere la cosa peggiore possibile o potrebbe
essere molto simpatico… non lo so, vedremo. Ok,
restiamo in attesa... Cool,
awesome, spero che vada bene e che la gente venga… In Italia torno
spesso, qualche volta suono per quasi nessuno, ma anche quell'unica
persona che c'è, se gli lasci qualcosa, allora è grande. Non penso
di aver tanti fan in Italia, non ho mai pubblicato la mia musica qui.
Vengo dall’America del nord perciò i miei contatti sono
principalmente là. Qualche volta è dura, ho girato tutto il mondo,
letteralmente, e spesso sono considerato più oggetto di curiosità,
come un vaso rotto, ma va bene anche così, perché no, mi piace.
Mark,
da EDP grazie mille, è stato un piacere conoscerti e un onore
parlare con te.
Grazie
anche a voi.
BBQ
Ep 2015, Sultan Records
1. The Other two
2.Broken Arms
3.Agitated
4.Rock
Me
Qui
lo ascolti
Articolo
ad opera di Giusy Elle
Intervista
e traduzione ad opera di Giusy Elle e Natalie Puchetti
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