venerdì 24 febbraio 2017

136. RECENSIONE41: XXIV by San Leo




   SAN LEO è un duo chitarra-batteria dalla provincia di Rimini che prende il nome e la propria iconografia dalla storia delle proprie terre. Formati nel 2013 sono Marco Tabellini alla chitarra (con alle spalle esperienze musicali che vanno dall'improvvisazione radicale al jazz-core, dal math rock alla classica contemporanea) e Marco Migani alle pelli (batterista in formazioni dal folk al black metal). Questo background colto e vario fa sì che la proposta musicale dei due, un postrock strumentale, sia originale ed interessante: nel suo processo sperimentale, come per l'alchimia del Conte Cagliostro al quale idealmente si rifanno, la musica dei due riesce a mescolare in maniera equilibrata Mathrock, Kraut e Freejazz. Richiami colti che non influiscono nella natura di ampio respiro dell'album, quattro suite strumentali apprezzabili e godibili ai più.
   Se volete conoscere tutto sulla biografia dei due musicisti, capire il loro punto di vista musicale grazie all'intervista diretta con Migani e Tabellini e dare un'occhiata alle etichette indipendenti che supportano il loro XXIV, rimando all'articolo d'approfondimento sulla band, appena pubblicato (qui). In questa sede ci soffermiamo invece sugli aspetti tecnici dell'album e sulla sua approfondita recensione ad opera di Bob Cillo, chitarra e voce del duo garage blues barese DIRTY TRAINLOAD.

Link Video:
XXIV , Video Teaser https://youtu.be/yfFDu_qN5Lw

Link band:

XXIV credits:
Tutti i brani scritti e composti da Marco "Tabe" Tabellini (chitarra) e Marco "Inserirefloppino" Migani (batteria)
Registrato e mixato presso M24 Studios di Milano, nel febbraio 2015, ad opera di Luca Ciffo (Fuzz Orchestra)
Masterizzato da Riccardo Gamondi (Uochi Toki) al Fiscerprais Studio
Etichette: Tafuzzy Records, Corpoc
Formato: Vinile nero 12", 300 copie numerate e formato digitale
3 Novembre 2015: anteprima streaming in esclusiva su bastonate.com
8 Novembre 2015: uscita ufficiale Lp e digitale
Release party @ The Night of Cusso Duro, Circolo ArciAlbini Saludecio (RN)


Qui lo ascolti


XXIV 2015
Tafuzzy Records, Corpoc
(Postrock Strumentale, Sperimentale)

1. Ammirando pilastri di roccia arenaria, ci ritrovammo a precipitare come foglie verso il brulicante cuore della materia
2. Alla deriva, incantati dalle rifrangenze del sole e cullati dalle onde, fino al sopraggiungere del gelido terrore: pinne brune tutt’intorno
3. Relegati nelle vastità di grotte sotterranee, celando tutta la rabbia e l’antico rancore nelle stanze di pietra viva
4. A piedi scalzi, su rocce acuminate e sentieri scoscesi, per raggiungere la vetta e disintegrarsi alla luce del sole



RECENSIONE
SAN LEO "XXIV"
Lp 2015 Tafuzzy Records, Corpoc

XXIV è il lavoro di esordio dei San Leo, duo romagnolo formato dal chitarrista Marco Tabellini aka M Tabe, già nei Uochi Toki, e dal batterista Marco Migani, in arte “Inserirefloppino”.
L’album è un vinile prodotto in tandem dalle etichette Corpoc e Tafuzzy e registrato nel Febbraio 2015 nello studio M24 di Milano dalle abili mani del poliedrico Luca Ciffo, chitarrista della Fuzz Orchestra.
Il disco è formato da quattro composizioni strumentali lunghe ed elaborate, tutte con durata superiore ai sette minuti e con titoli tali da fare impallidire Lina Weirtmuller, ad iniziare per esempio con: “Ammirando pilastri di roccia arenaria, ci ritrovammo a precipitare come foglie verso il brulicante cuore della materia”.
Per fortuna il formato digitale riporta una versione più facilmente fruibile dei titoli e il brano di apertura diventa semplicemente “Pilastri”. Questa attitudine eccentrica viene manifestata anche con una roboante presentazione con riferimenti ad una “visione al di fuori della contemporaneità”.
Vezzi a parte, ciò che veramente conta è che i San Leo impressionano fin dalle prime note con un sound sorprendentemente articolato e raffinato, tanto da ricordare più da vicino una “full band” del miglior progressive rock che non asciuttezza ed abrasività da tipico rock duo. In particolare, colpisce la grande escursione dinamica, che spazia con naturalezza e sapiente disinvoltura da suoni eterei quasi ambient all’impatto sonoro di granitici e imponenti “wall of noise”, con chitarra distorta dalle sonorità hard.
La seconda composizione, il cui titolo sintetico è “Pinne”, si apre con suggestive atmosfere che ricordano i Tangerine Dream di Phaedra. Più in generale il disco strizza più volte l’occhiolino a certo “Kraut Rock”, sebbene i San Leo, con approccio decisamente personale, riescano a fondere le loro influenze in un amalgama piacevolmente organico ed armonico.
Tutte le tracce dell’album hanno qualità omogenea e pari dignità e l’intero lavoro scorre godibile, senza cedimenti di sorta, alternando potenziali soundtracks dalle atmosfere coinvolgenti a momenti di maggiore pressione sonora.
Il fragore di alcuni climax mi riporta alla memoria addirittura “The Ascention”, il seminale capolavoro di Glenn Branca da cui tanto hanno imparato i Sonic Youth.
In conclusione i San Leo ci regalano un disco a cui non manca nulla, realizzato con gusto e passione, ottimo auspicio per i capitoli a venire. Non perdeteli di vista.

Bob Cillo
8/10





Articolo ad opera di Giusy Elle



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