sabato 14 ottobre 2017

144. ANICE: liscio che è un piacere...

Altri post correlati: 210. La poetica romantica degli ANICE

     Foto by Veronica Ganassi
Presenti anche nella nostra EmilyDuo Compilation -qui

INTRO
   Edp è tornato ed è pronto più che mai a presentarvi tanti duo italiani nella formazione chitarra-batteria. Come spiegato nell'articolo precedente, la pausa di quattro mesi è stata forzata dall'organizzazione di una rassegna musicale estiva qui in Valsugana (Trentino), dove comunque abbiamo avuto modo di inserire parecchi duo Edp o personaggi che in tale formazione hanno militato (a voi l'articolo). Ora che la bonaccia è tornata e che la sottoscritta ritrova i suoi ritmi e i propri tempi, si possono riallacciare i vecchi fili... ci sono band che hanno avuto fin troppa pazienza in attesa di un nostro articolo o recensione, e i loro album sono ancora qui, che circolano nei vari lettori.
   E' ora intanto di onorare gli amici ANICE visto che è da giusto un anno che attendono un nostro articolo! Li ho incontrati al Krakatoa Fest di Bologna nell'ottobre 2016, quando ho ricevuto il loro Waste da recensire, mentre mi ritrovo a questa edizione 2017 a reincontrare il duo, col nuovo batterista e le loro nuove sonorità, ormai con un altro Ep pubblicato (Gold) e materiale per un lavoro discografico nella nuova formazione; come vedete ho un po' di arretrati... Seguiranno poi gli articoli dedicati ai THE BIG SOUTH MARKET, SONNY AND THE STORK, I NADSAT, ZOLLE... Questi i sospesi... il resto verrà da sé.

RETROSPETTIVA
   ANICE è un duo chitarra-batteria in fase di trasformazione. Fondato a Reggio Emilia a fine 2011 dal chitarrista Mali Yea assieme a Tommaso di Tullio, dopo un album e due Ep si ritrova oggi in formazione con un nuovo batterista trasformando in gran parte le sonorità del duo. L'apporto di Nicola Bigliardi è stato stimolante e prolifico, tanto che i due hanno in mano già materiale per un nuovo lavoro discografico. Ma andiamo per ordine e vediamo come gli Anice sono arrivati fino a qui...

Mali Yea nasce a Bologna nel 1977 da genitori di origine cinese e si laurea nel 2004 in Pittura all’Accademia di Belle Arti mentre attualmente lavora come grafico nel campo dell’editoria (per Edp è autore della cover dell'EmilyDuo Compilation). Grande appassionato di skateboard, pratica questo “sport” fino alla fine del 2010; dopo aver appeso la tavola al muro riprende in mano la chitarra, sua vecchia passione, che precedentemente studiava da autodidatta.
   Nel 2011 incontra il batterista Tommaso di Tullio e fonda il duo Anice: la musica che ne scaturisce è un piacevole alt-rock strumentale che in pochi mesi si concretizza nel primo demo, contenente 4 tracce, mentre i due iniziano ad esibirsi live. In regione non mancano le occasioni e tra locali, circoli e piccoli festival si confrontano con i gruppi di rilievo della scena post-rock emiliana (Draft, Amp Rive, Baffodoro...). 
   Nel 2013 suonano in apertura ai The Pharmacy (Seattle) allo storico circolo Arci Calamita di Cavriago (culla dei Giardini di Mirò) mentre successivamente vengono invitati alla VIII edizione del Watchout Festival di Mantova dove si esibiscono a fianco di gruppi come i Lvte (Bleuaudio Records) e gli ZOLLE, duo metal da Lodi e spin off dei Morkobot (qui il nostro articolo su di loro). Nello stesso anno gli Anice lavorano insieme ad alcuni membri dei Draft, Colbach, Amp Rive e The Death of Anna Karina a un nuovo progetto musicale chiamato Dolpo (drone/doom/ambient), ensemble, ancora molto attivo e di grande spicco, che si ispira a un antico rituale Bön prebuddista, culto dei morti praticato dai monaci nepalesi; Mali non suona la chitarra in questo progetto ma vari strumenti che costruisce con le proprie mani (ghironda, flauti armonici, death whistle...). Da questa nuova esperienza nasce l’album Yak Path Sessions (2014) recensito come uno dei migliori dischi del 2015 da Sentireascoltare. A ottobre del 2013 a Reggio Emilia prende vita il Red Noise, la rassegna di musica live curata da Olivier Manchion, fondatore degli Ulan Bator, Permanent Fatal Error e membro dei Faust, dove Anice e Dolpo aprono ufficialmente la prima stagione. 
   Finalmente nel 2014 il duo pubblica il primo album, autoprodotto, intitolato The Embrace is a Perfect Circle e contenente ben 9 brani inediti. Un piacevolissimo esordio fatto di chitarre prevalentemente pulite a tessitura di atmosfere struggenti, brevi scoppi di distorsione e curata batteria al servizio dell'accompagnamento mentre le tracce si dipanano con naturale scioltezza.
   Sempre nello stesso anno Mali e Tommaso entrano a far parte del grande collettivo di  Arzan (The Reggioemilian Extemporaneous Symphonic Rock Supergroup), orchestra con più di trenta elementi diretta dall'Olivier Manchion di cui sopra, progetto ambizioso che raggruppa al suo interno musicisti provenienti da formazioni come: Giardini di Mirò, Spartiti, Offlaga Disco Pax e Julie’s Haircut. Anche negli anni a venire le soddisfazioni non mancano per il duo, dalle esibizioni in prestigiosi festival di street art internazionali alla realizzazione della colonna sonora di un breve film documentario.
   Per quanto riguarda le pubblicazioni, a febbraio 2016 esce il nuovo Ep autoprodotto intitolato Waste, 50 copie limited edition numerate a mano contenente 4 brani inediti, mentre in questo 2017 segue a ruota la pubblicazione dell'ennesimo 4 tracks dal titolo Gold e la sua masterizzazione per l’uscita su musicassetta (Bleuaudio Records).

   Fin qui la musica di Mali è sempre stata fedele a sé stessa: semplice, immediata ma che giunge dritta al cuore, in una struggente e piacevole versione strumentale che a mio avviso pecca solo della carenza del cantato (essendo i brani fortemente strutturati e melodici, il mio background di cantante prende il sopravvento creando subito melodie su quelle che sembrano delle ottime basi) ma che a molti invece non disturba affatto, uno su tutti Marcello Zinno, Direttore Responsabile di RockGarag.it, come da sue estasiate recensioni. Con Gold si percepisce una maggiore maturità del progetto con arrangiamenti un po' più raffinati e ampio uso di arpeggi.
   Dopo tanti anni assieme però la band si scioglie e il progetto a due di Mali Yea vive un momento di stallo. Finalmente l'incontro con Nicola Bigliardi, il nuovo compare d'avventura alle pelli, non solo rimette in pista (e su palco) la band, ma infonde nuova linfa creativa e stimola il duo a ricercare nuove soluzioni e sonorità. Distorti più massicci, uso dell'elettronica (con un mini synth gestito dal batterista) ed effetti noise lanciano il combo verso orizzonti più estremi, dove non si sente più la carenza del cantato ma dove la vecchia impronta melodica ancora campeggia, conferendo dolcezza ed armonia a un genere altrimenti freddo e sterile, in un mix molto apprezzato dal pubblico. In una ventata di nuova energia, in pochi mesi i due musicisti assemblano un discreto numero di brani tanto da entrare in studio e registrare un nuovo disco, che uscirà con l'anno nuovo. Noi per ora ci concentriamo sulla recensione di Gold (ad opera del nostro prolifico collaboratore Nicola Cigolini), Ep pensato e registrato nella vecchia formazione e ultimo documento dell'accoppiata Yea-di Tullio, mentre attendiamo con interesse e curiosità l'uscita del nuovo lavoro.
   Infine, prima di passare all'intervista con gli Anice, mi preme nominare un'altra bella iniziativa curata dal nostro chitarrista: Mali, che in tutti questi anni è stata figura nota e attiva nella scena musicale reggiana, ha infatti creato nella sua città, con l'aiuto di alcuni amici, il BANDAY FESTIVAL, un evento di musica live dedicato ai giovani e alle band emergenti, rassegna musicale che attualmente è giunta alla sua quinta edizione e che ci presenta sempre degli ottimi esordi, con un occhio di riguardo rivolto ai duo.




INTERVISTA
1. Ciao carissimo Mali, finalmente onoro la promessa di dedicare agli Anice un articolo di presentazione. Nell'ultimo anno da quando ci siamo incontrati ne sono successe di cose! Dopo un periodo di stand by con il duo hai trovato un nuovo compagno d'avventura alle pelli, Nicola Bigliardi, inoltre è uscito il terzo lavoro discografico della band, l'Ep Gold. Ci vuoi descrivere un po' la svolta Anice? Dove si trova ora il duo?
Il 2016 è stato un anno veramente duro… da molti punti di vista. La vecchia formazione si è sciolta e per parecchio tempo ho brancolato nel buio cercando di rimettere insieme i pezzi di un passato ormai “anemico”. Il progetto è rinato grazie all’arrivo di Nicola Bigliardi, batterista anche dei Lone Prism. Una ventata d’aria fresca, Nicola è un musicista molto giovane, tra noi ci sono ben 18 anni di differenza ma per la sua età è parecchio sveglio. Oltre alla batteria suona anche il glockenspiel e gli piace sperimentare con i sintetizzatori… nel giro di pochi mesi abbiamo registrato un intero disco del quale sono molto soddisfatto, l’uscita del nuovo album è prevista per il 2018.
L’Ep Gold invece è una raccolta di brani registrati precedentemente con il vecchio batterista, rieditati e nuovamente masterizzati per l’uscita su musicassetta per Bleuaudio Records.

2. Partendo ora dalle origini, ci racconti come è nato il duo e come vi siete incontrati te e Tommaso di Tullio?
Ci siamo incontrati per caso a un bruttissimo concerto. Fumavo sigarette fuori dal locale per non sentire la musica. Credo fosse al Calamita.

3. Perché proprio una two-men band? Avevate dei riferimenti stilistici in mente? O nel 2011 ormai il duo chitarra-batteria era un'opzione come un'altra.
Quando ero un pischello strimpellavo la chitarra da solo nella mia cameretta, i pezzi erano tutti strumentali, senza voce, sotto ci immaginavo una batteria, credo sia per questo motivo che oggi ho un duo del genere.

4. Da dove il nome della band e perché avete scelto un vecchio giocattolo di legno come primo logo del gruppo?
Trovare un buon nome al giorno d’oggi è come trovare un parcheggio libero la Vigilia di Natale al centro commerciale... è praticamente impossibile. La verità è che spesso bevo pastis, una bevanda francese a base di anice.
Il vecchio logo invece non aveva un significato particolare… mi piacevano quei vecchi giocattoli, adoro le cose vintage, che hanno un po’ di storia alle spalle…

5. Come descriveresti l'evoluzione musicale degli Anice? Sono passati ormai sei anni dalla vostra formazione. Il tuo strumming, il tuo senso melodico, in cosa sono maturati?
Agli inizi la mia intenzione era quella di fare del gran post-rock, ma come ha detto un mio caro amico (Alberto Vecchi) è una fortuna che alla fine non ci sia riuscito.
Scherzi a parte, credo che non bisogna mai smettere di mettersi alla prova. Ora ascolto vecchie registrazioni e non mi riconosco più, questo è un buon segno perché significa che sto continuando a crescere, senza fermarmi mai.

6. Nicola, un benvenuto nella nuova avventura Anice. Vuoi raccontare a Edp, realtà dedicata ai duo chitarra-batteria, cosa ti ha invogliato a suonare in un organico a due? Hai dovuto modificare il tuo drumming per adattarti alla situazione?
Ciao, grazie, diciamo che l’inizio non è stato una passeggiata. Io venivo dai Lone Prism, facevo rock psichedelico alla Motorpsycho, eravamo in tre: chitarra, basso e batteria e c’era il cantato. Anche se non suonavamo col basso standard ma con un basso “chitarristico” (Gianni Maroccolo style per intenderci), avevo un appoggio nella fase ritmica. Proprio per questo motivo, ho deciso subito di provare per Anice, avevo voglia di esplorare la filosofia dei duo e sperimentare. In Anice ho dovuto reinventare proprio tutto l’approccio alla batteria: la cosa istintiva era quella di riempire il più possibile per non far sentire la mancanza di un basso. Poi però piano piano sono entrato nella mentalità del duo e di quello che aveva in mente Mali e abbiamo iniziato a togliere peso, a ridurre all’osso il tutto, a fare dei veri e propri brani minimal. Il mio set della batteria non è cambiato molto perché ho sempre avuto un debole per i batteristi che facevano il giusto con poco. Inoltre ho portato nel progetto il mio glockenspiel (metallofono) e un piccolo korg che mi serve per fare particolari effetti.

7. Mali, sei molto attivo nella scena musicale della tua Reggio Emilia, hai anche fondato nel 2013 il Banday Fest, un festival musicale dedicato alle nuove leve della scena locale. Ci racconti un po' quest'esperienza di scouting che dura da cinque anni? Cosa ti ha spinto a realizzare la prima edizione e come si è evoluta la rassegna al suo quinto anno di vita?
Dunque, all’epoca i miei amici ed io non sapevamo bene cosa stessimo facendo, l’idea nacque al bancone di un bar, il posto dove solitamente nascono le idee più interessanti, diciamolo...
Questo Festival lo ritengo importante perché nasce veramente dal basso, senza un soldo ma con tanta passione per la Musica, insomma, quella che io ritengo genuina. Spero che un giorno questo evento possa ispirare i giovani ha fare qualcosa di loro...

8. Come descriveresti la realtà musicale in Emilia Romagna? Noi da fuori la vediamo come una scena fervida, anche estrema nei generi, ricca di power duo, viva in numero e qualità di eventi, ma so che dall'interno non tutti la pensate così...
Luci e ombre… a volte più ombre che luci.

9. Ora una domanda più personale ma di forte attualità: i tuoi genitori, di origine cinese, sono immigrati decenni fa. Tu sei nato direttamente in Italia ma come hai vissuto qui la tua esperienza di "straniero"? E' forte la presenza della comunità cinese a Reggio Emilia e la sua influenza per un discendente di tale etnia? C'è la convinzione diffusa che delle comunità cinesi in Italia, sebbene molto numerose e radicate, si conosca troppo poco... popolo discreto e lavoratore, si vede di sfuggita in giro e raramente si mescola con il popolo ospitante... non vorrei andare di luoghi comuni però, correggimi pure!
La vita per uno “straniero” non è mai facile. A quattordici anni mi spedirono in Cina per la prima volta. Non parlavo una parola. I cinesi stessi mi guardavano straniti, mi pigliavano per il culo, mi chiedevano da dove venissi in realtà? È buffa la vita. Questa breve storia triste spiega tutto.

10. Come hai visto crescere e svilupparsi il fenomeno migratorio fuori e all'interno della tua comunità in questi decenni?
Credo che un periodo storico così non ci sia mai stato prima, le persone comuni non sono preparate a questo cambiamento globale… il mondo si trasforma e noi dovremo cambiare con lui.

11. Tornando agli Anice, concluderei chiedendoti quali sono i vostri progetti futuri, i goal e le speranze per i mesi a venire...
Credo che la cosa migliore che ci possiamo augurare è continuare a suonare e dare il meglio di noi, sempre.

Grazie mille Mali per il tuo cortese intervento nei nostri spazi. Auguro a te e Nicola un ottimo proseguimento d'avventura e ci aggiorniamo con l'album in arrivo! Grazie a voi per il vostro tempo, è stato un piacere!



DISCOGRAFIA

GOLD 2017, Ep Autoprodotto (altrock, postrock)

1.Summer Light 2.Falling Silence 3.Touch You 4.Gold





Qui la nostra recensione


WASTE 2016, Ep Autoprodotto (altrock, postrock)

1.Bloody Square 2.Slow Life 3.The Truth in the Middle
4.Obsolescence






THE EMBRACE IS A PERFECT CIRCLE 2014, Album Autoprodotto (altrock, postrock)

1.Full Colours 2.Cathartic Monkey 3.Drunk Moon 4.Sand in my Shoes 5.Ad Hoc 6.Great 7.Watch the World from Afar 8.The Embrace is a Perfect Circle 9.Ghost Track

Ascolto: 



Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle
electricduoproject@gmail.com



Nessun commento:

Posta un commento