martedì 21 novembre 2017

147. RECENSIONE46: Dimenticati e Ritrovati by Sonny & The Stork





   Dimenticati e Ritrovati è la prima prova discografica dei vercellesi SONNY & THE STORK, formati nel 2014 da Diego Vermiglio e Giuseppe Pagnone. Un bell'album di 9 tracce di intramontabile rock, cantato in italiano. I testi sono molto importanti nelle canzoni dei due che ci lanciano un messaggio dalla mente pensante del suo compositore, con il vecchio metodo dei naufraghi della bottiglia gettata in mare. Tale infatti tutto il concept a coronamento dell'album, a partire dalla grafica curata dal Vermiglio stesso. La cura nei dettagli, nei particolari della cover, nel ricco poster interno con descrizione dei testi (l'importante messaggio di S.O.S. incluso nella bottiglia) ci svelano un duo attento alla propria musica e a tutto ciò che vi ruota intorno.
   Dimenticati e Ritrovati così, nella sua duplice chiave di lettura ('Dimenticàti e ritrovàti' e 'Dimenticàti e ritrovàti'), è un invito "a guardare se stessi da un punto di vista esterno distaccandosi momentaneamente dalle proprie ansie e affrontandole in modo oggettivo, [...] a riscoprire ciò che è veramente importante e tralasciare quello che non ci permette di vivere pienamente [...]. Il messaggio generale non vuole trovare una soluzione a tutto, ma [suggerire] un atteggiamento che ci faccia affrontare al meglio i problemi che avremo sempre e comunque" come ben spiegato nell'intervista appena pubblicata in questi spazi a coronamento della retrospettiva del duo (qui). Il ruolo etico e didattico dell'arte viene con loro riproposto.
   Ricchi di una filosofia di base ben precisa, quindi, i Sonny and the Stork si sono espressi però nella line up chitarra-batteria in maniera molto più semplice ed istintiva, più diretta e minimalista, direi. Chitarra e batteria, nulla più... tralasciando quegli accorgimenti ormai d'uso comune in tale combo, ossia lo splittaggio dei suoni di chitarra anche nell'ampli del basso, e l'uso dell'Octaver. Anche il proprio stile personale pare fosse ancora da definire nella propria personalità... Proprio in questi giorni di pubblicazione dell'articolo, Diego e Beppe si trovano però in una fase evolutiva del loro percorso: sono in sala prove sotto la direzione di Livio Magnini, chitarrista dei Bluvertigo, per definire il nuovo sound e stile del duo. In attesa di godere dei risultati, ci concentriamo oggi sull'album di debutto del duo, autoprodotto e uscito a Luglio 2016, grazie all'analisi attenta di Mario Caruso, chitarrista del duo aretino Samcro nonché scrittore di romanzi.

Video:
Come vengono realizzati i packaging dell'album (video casalingo con l'aiuto di Letizia Beccio; come sottofondo "Il secondo rinascimento") https://www.youtube.com/watch?v=UAgbafDTWm8
Dal Release Party
Ascolto integrale di Dimenticati e Ritrovati https://soundcloud.com/sonny-and-the-stork

Contatti Band:

Dimenticati e ritrovati credits:
Brani scritti e composti da: Diego Vermiglio (chitarra e voce) e Giuseppe Pagnone (batteria)
Registrato, mixato e masterizzato da: Francesco Tambone @Studio S88live di Gattinara (VC)
Artwork: Diego Vermiglio
Etichetta: Autoprodotto
Rilasciato: il 31 Luglio 2016



Qui lo ascolti

Dimenticati e Ritrovati
Autoprodotto 2016
(Altrock)

1.Frammenti
2.Wilson
3.L'amor proprio
4.386
5.L'intermediario
6.Blush
7.Il secondo rinascimento
8.Karma dignità e classe
9. Ilario


RECENSIONE
SONNY & THE STORK "Dimenticati e Ritrovati"
Lp 2016 Autoprodotto

La prima cosa che colpisce di Dimenticati e Ritrovati (2016) è l’eleganza del supporto fisico, che è molto importante, proprio come la copertina di un libro. Anche il nome di questo power duo piemontese, soprattutto quel “Sonny”, rimanda subito a una realtà extra-europea, precisamente d’oltre oceano, a quel Sonny di A Bronx Tale, con una forte risonanza italiana. Ed è quanto si sente nel disco infatti: sonorità di un gradevole retrogusto americano che si mescolano a modelli armonici e linee vocali più vicine alla musica italiana. Date queste premesse, si creano delle aspettative piuttosto importanti. Ma non vorrei cadere in contraddizione con il giudizio critico e complessivo sul disco. Ho anticipato appunto il concetto di aspettativa: il primo brano, Frammenti, rievoca pur vagamente la concezione di EXP, la prima “traccia” dell’Axis: Bold as Love di Jimi Hendrix. Dopo un gran solo di batteria di Beppe Pagnone, pensi subito: questo disco sarà una bomba. Purtroppo devo ammettere – un po’ a malincuore – che non è stato proprio così. Non dico che l’ascolto totale del disco disattende le aspettative, piuttosto direi che in parte le disorienta. Quel palm mute forsennato di Wilson fa virare subito il disco su un territorio ormai trito e ritrito. Le sonorità, infatti, da qui in poi, senza prendere in considerazione pezzo per pezzo, si rimescolano nei canoni standard dell’hard rock americano, per intendersi dagli ACDC degli ultimi album fino ai più moderni Mr Big, passando per tutto il vario filone che ha caratterizzato per lo più gli anni Ottanta, con qualche cenno di ballata ogni tanto. Queste sonorità toccano a loro volta quelle di un rock più moderno, alternative, in cui agisce un cantato in italiano che richiama qua e là un po’ gli Afterhours e affini. Questa fusione a volte funziona, a volte appare un po’ forzata, persino artificiosa. L’idea di fondo c’è, si percepisce. Magari c’è anche una ricercatezza, ma questa commistione rimane un po’ ibrida e tende a non finalizzarsi. L’impressione che si ha è che il disco non sia omogeneo da un punto di vista e di stile e di contenuti. Si identifica meglio come un insieme di idee, una matassa in cui si riesce a fatica a trovare il bandolo. È questo il principale difetto di questo disco: ci si perde con facilità, non si riesce a focalizzarlo a fondo. Il tutto di certo non è aiutato da un missaggio che appare abbozzato, e da un master molto discutibile. Dico che è un peccato, perché l’abilità tecnica dei musicisti è notevole e gli arrangiamenti sono molto interessanti. Se si potesse tornare indietro, avrei consigliato una disamina di tutti i brani, come altresì una rielaborazione, una sorta di recensio dei pezzi e delle idee per individuare davvero quelle forti, che avrebbero conferito al disco compattezza, potenza e continuità. Ecco perché, più che un disco vero e proprio, questo lavoro si configura più come una demo, una demo anche convincente, dalla quale sarebbe potuto nascere qualcosa di molto più esplosivo. Tuttavia la musica non è fatta di “se” e di “ma”, il disco ormai c’è. I testi in lingua italiana, a eccezione dell’ultimo brano, sono valorizzati in modo molto esauriente; la voce del cantante e chitarrista Diego Vermiglio risulta ben bilanciata e gode di ottime timbriche ed espressività. I suoni delle chitarre, invece, li ho trovati un po’ disomogenei (occhio anche alle accordature!): consiglio di lavorare su un carattere distintivo, cioè su un suono subito riconducibile ai Sonny. So che è difficile, ma non è impossibile.
In conclusione, a Dimenticati e Ritrovati è mancata secondo me un pizzico di originalità, un’idea solida e comune che si sarebbe ottenuta, appunto, solo lavorando con un vero obiettivo da perseguire. È mancata a mio parere quella fase finale da “lente di ingrandimento”, con anche rinunce, aggiunte, rimaneggiamenti. Ora, se il gruppo si accontenta, questo disco potrebbe anche andare, perché nel suo complesso si ascolta. Ma per quel qualcosa in più che fa davvero la differenza, c’è ancora molta strada da fare.

Mario Caruso
6,5/10






Articolo ad opera di Giusy Elle 






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