Presenti nella nostra INSTRUMENTAL Vs VOCALIST Compilation
Presenti nella nostra NEW RELEASES 2020 Compilation
INTRO
Dopo
gli scenari gloriosi ed intensi dei friulani The
Haunting Green, del primo articolo del nuovo anno (qui),
restiamo in un mood simile, con il duo di oggi, che con la band
precedente condivide una posizione geografica (il Nord-Est del
Paese), una predisposizione per l'elegia dei brani -sebbene non con
lo stesso battito metronomico- e il riconoscimento dell'intima
appartenenza dell'Uomo alla Natura.
RETROSPETTIVA
RAI'SE,
vocabolo che in dialetto veneto significa 'radice', e che qui
rappresenta proprio quello, la radice degli alberi, il sostegno della
terra, la forza della Natura. Una Natura alla quale apparteniamo
imprescindibilmente dalla nostra anomala evoluzione e alla quale
dobbiamo saper riconnetterci. Le radici territoriali infatti, in
questo caso non c'entrano. Mentre il batterista Luca Brunello (classe
1980) è originario di Vicenza, il chitarrista Fabio Silvestri ('77)
si trasferisce in Veneto solo verso la fine dello scorso millennio,
abbandonando volontariamente la caotica e inquinata Milano. Rinuncia
di proposito alle proprie radici familiari, per trapiantarsi in un
terreno più sano, meno schizzato e formalizzato, più 'naturale',
insomma, mettendo inoltre la sua professionalità a disposizione dei
più deboli, in questo caso lavorando per gli anziani ammalati di
alzheimer.
Quando
si incontrano, entrambi i musicisti hanno alle spalle un bel bagaglio
musicale. Luca aveva fatto esperienza alle pelli con i generi più
disparati (punk, ska, rock, noise) e militato pure nel duo
basso-batteria, matematico e sperimentale, Mangia Margot mentre Fabio, già chitarrista provetto, una volta nel
vicentino sperimenta vari progetti musicali, il più eclatante dei
quali è la band post-hardcore Franky Four Fingers.
I due si conoscono da lontano, si incrociano sui palchi, la scena
underground del nord vicentino non è molto grande ma è solo nel
2016 che iniziano a collaborare insieme nel trio Alfamonx che, sia
per necessità che per scelta, in breve rimane un duo.
Nel
2017 Fabio e Luca iniziano così a sperimentare con la sola chitarra
e batteria, ricercando il proprio suono, la propria identità, che si
assesta in una miscela di hardcore, post-rock e psichedelia. I Raìse,
questo il nuovo nome, risultano così una band strumentale dai suoni
graffianti e nervosi, dall'animo hardcore ma dai suoni bassi e
tribali, in continua ricerca sonora, evoluzione e sperimentazione.
Negli
anni a seguire suonano spesso live ed è soltanto nel corso del 2019
che decidono di lavorare sull'Ep di presentazione. L'album che ne
scaturisce è un 6 tracce di quaranta minuti che viaggia con piacere,
tra riff intriganti (a volte esplicitamente metal), botte e risposte
tra gli strumenti, velocità da treno in corsa, ma anche momenti di
melodia ad 'arieggiare' il tutto. I vari generi si fondono in
un'amalgama personale mentre si dipingono spazi, grandiosi ed
elegiaci, nonostante la furia di una batteria che incalza senza sosta
e con i brani che si dipanano senza soluzione di continuità, come in
una lunga suite di classica memoria.
Crepa!
è il suo titolo... sarà la crepa del muro? Una crepa nei rapporti
umani, sociali, interrazziali? Realismo o simbologia? Questo Crepa!
si presta bene a una duplice interpretazione: può essere un vero e
proprio imperativo, un urlo a pieni polmoni, rivolto a tutto e tutti
(seppur non una maledizione, piuttosto un corato suggerimento, in
quanto il sottotitolo - non stampato sulla cover- ci rivela il vero
intento: Crepa come vivi!) ma anche una breccia, uno strappo nel velo
di Maya, attraverso il quale si rivela la vera Natura delle cose.
L'artwork dell'album, a firma Nicola Stradiotto, mostra proprio uno
squarcio attraverso il quale si intravede una foresta in tutto il suo
splendore.
Pronto
da un po', la sua registrazione e pubblicazione risulta però
travagliata. Pur di ottenere la botta sonora ideale, registrano una
seconda volta le tracce di chitarra, questa volta usandone una
baritona mentre la sua uscita, programmata inizialmente per Ottobre
2019 prima, e per Dicembre poi, tra la ricerca di un'etichetta e il
ritardo nella stampa, vede la luce soltanto il 29 febbraio 2020, in
piena crisi nazionale da Covid-19, uscendo, alla fine, completamente
autoprodotto. Il release party era già stato realizzato al Csc
Arcadia di Schio (VI) ed anche altre date, ma nel momento della
presenza fisica degli album, i concerti iniziano ad essere
annullati... poca fortuna al momento, per i Raìse, che andremo tutti
ad osannare, a questo punto, una volta passata l'alta marea. Perché
questo disco prepara proprio all'atmosfera live, dove ci si immagina
a pogare, senza sosta, alla base di un palco; come disco si ascolta
in ogni caso molto bene, i due sono assolutamente attenti alla
ricerca dei suoni e le registrazioni si rivelano particolarmente
accurate, grazie anche al lavoro di produzione di Alberto 'Charlie'
di Carlo. Il suono degli strumenti tradizionali è inoltre amalgamato
a tappeti di synth mentre nella terza traccia dell'album, l'atmosfera
viene ulteriormente arricchita con l'intervento al theremin di
Valeria Sturba, tutte parti usate come basi, in fase live, ma che
prossimamente verranno avviate, all'occorrenza, dal pad elettronico
del batterista. Interessante anche lo spezzone audio nella traccia
"Commuovelalegge", con la voce di Gian Maria Volontè,
tratto dal discorso dell’anarchico Bartolomeo Vanzetti al suo
processo di condanna a morte negli Stati Uniti, mentre il tutto sfuma
nel mare dell'ultima traccia...
All'attivo c'è anche un video per la terza traccia dell'Ep: le atmosfere notturne, di un bosco innevato, rappresentano le sonorità di "ønd/tA", come da visione di Andrea Colbacchini.
All'attivo c'è anche un video per la terza traccia dell'Ep: le atmosfere notturne, di un bosco innevato, rappresentano le sonorità di "ønd/tA", come da visione di Andrea Colbacchini.
Procediamo
qui con l'intervista a Fabio, il chitarrista del duo vicentino Raìse,
mentre nel prossimo articolo potrete approfondire l'ascolto
dell'album Crepa!, tra l'intrico sonoro delle sue tracce, con
la recensione guidata del nostro Cesare
Businaro. Buon ascolto a tutti , quindi, e buona comprensione del
mondo oltre la crepa...
Link video:ønd/tⒶ
https://vimeo.com/259491605
Ascolto integrale di Crepa! https://raise.bandcamp.com/album/crepa
Ascolto integrale di Crepa! https://raise.bandcamp.com/album/crepa
INTERVISTA
1.
Fabio e Luca, un saluto a voi. E' da un po' che vi seguo, e anche se
non sono ancora riuscita ad assistere a un vostro live (provvederò
al più presto) ho pensato bene di presentarvi comunque a tutta la
Community. Benvenuti quindi in questi spazi virtuali Edp. Iniziamo
col nome, di derivazione vegetale: raccontateci della sua scelta e
della passione forte che vi collega alla natura.
F:
Ciao, la scelta del nome è avvenuta spontaneamente ed il nome RAìSE
(radice in veneto) è affiorato, lo abbiamo seguito nel suo percorso,
fino a ritrovarci nel più fitto dei boschi…. finalmente a casa.
Non è passione per la natura, più che altro è un’appartenenza
indiscutibile, un legame che ogni individuo ha, ma oggi più che mai
si sta modificando, dimenticando, cementificando? Le conseguenze e
gli scempi sono ben visibili, soprattutto nella nostra zona.
Con
la nostra musica diamo un suono a questo legame, a quell’energia
che nonostante tutto sarà sempre alla base della vita di questo
pianeta, per noi fonte d'ispirazione, un tumulto senza armi né
ideologie come può essere un'eruzione vulcanica o semplicemente una
brezza che soffia dal mare, inarrestabile e realmente anarchica.
Indipendentemente dalle nostre scelte alimentari o stili di vita non
sventoliamo una bandiera ambientalista, noi siamo parte
dell’ambiente, come lo può essere un fiore, piuttosto che un pesce
o un albero, è normalità.
2.
Il vostro combo è il frutto della riduzione di un trio, come spesso
accade. Dichiarate però che la scelta finale di restare un duo è
una decisione ben precisa. Luca aveva già avuto esperienza in un duo
basso-batteria; avevate altre 2-piece band come riferimento?
Luca
(ritmi) aveva già militato in un combo duo in passato, i Mangia
Margot e credo che non si sia trovato male, ma era tutt’altra
storia e sonorità.
Per
quanto riguarda la potatura del trio, ogni pianta si modifica nel
tempo, vuoi per l’esposizione al sole, vuoi per non soffocare, ma
tutto senza grossi traumi (basta che non si avvicini l’uomo) . Lo
stesso è stato il nostro percorso/decisione di lavorare in due.
C’era una situazione nella vecchia formazione che stava diventando
nociva o comunque non ci dava respiro e una volta capito tutti che
era insostenibile abbiamo concluso l’esperienza del trio e ci siamo
detti: “siamo in grado di esistere anche senza basso? “, nel giro
di pochi istanti eravamo già in stanza a menare come pazzi...
prendiamo decisioni seguendo l’istinto, non abbiamo riferimenti,
“ciò che deve accadere, accade” e “it's the only way”.
Certo,
la nostra conformazione è un duo, ma spendiamo qualche parola
riguardo a questo; se si è realisti, basta una voce, per far
decadere la definizione duo, noi lo intendiamo con due strumenti che
suonano… che siano pernacchie e violino o voce e chitarra, 2.
Quindi se dobbiamo fare qualche nome possiamo dire Hella o Zeus! Band
dove in due si fa tutto. Ma sia chiaro non prendiamo spunto da
nessuno, solo da noi.
Dietro
al nostro nome c’è un sottobosco dove le radici scorrono, senza
l’incontro e l’unione dei nostri suoni o meglio le nostre radici,
fino a chi ci ha ascoltato, mixato, prodotto (credendo nei nostri
suoni) non potremmo di certo sentirci completi davanti al lavoro
finito. Per noi questo terreno è importante e non è dipeso solo da
noi. Nel cerchio comprendiamo anche le grafiche che ha seguito un
spirito libero come Nicola Stradiotto, fino al lavoro sonoro svolto
insieme ad un nostro caro amico e gran talento come Alberto Charlie
di Carlo che nel momento più difficile ha detto “Il disco può
essere una fucilata in faccia”, noi gli abbiamo trovato le
munizioni…. Si è messo dietro il mixer e microfoni fino a che non
abbiamo sentito la terra tremare. Non abbiamo messo una pietra sulla
lineup (sarebbe autolesionista a livello artistico per noi darci
limiti), ma non abbiamo avuto molti stimoli guardandoci intorno per
collaborazioni; è già un miracolo esserci incontrati noi due.
3.
La sfida del duo è sempre quella dei suoni. So che voi ci avete
lavorato sopra parecchio, optando anche per l'ausilio
dell'elettronica. Raccontateci un po' come siete arrivati alla vostra
specifica soluzione sonora.
Fin
dall’inizio, ancor prima di dare un titolo a brani e disco, eravamo
in cerca di una persona che potesse costruire il prodotto con noi,
parliamo soprattutto a livello di produzione. Fare un disco
riprendendoci e basta, lo possiamo fare anche da soli, con poche
spese, magari in un parco e in presa diretta… Volevamo qualcosa di
più, che si avvicinasse ad una sensazione. Avevamo in mente
-indipendentemente dal fatto che piaccia ad altre orecchie o a
chissà- di sentirci rappresentati nelle nostre sensazioni
schiacciate su disco, come davanti ad uno specchio o meglio riflessi
in uno stagno dove oltre alla tua immagine vedi anche il contenuto
nell’acqua, quel mondo che sta dentro e dietro alle nostre canzoni,
la profondità dei suoni.
Qui
rientra in gioco il “ciò che deve accadere accade”: non
soddisfatti delle registrazioni fatte in precedenza ci siamo
ritrovati un po' ingabbiati, come se sai di poter dare molto di più,
ma non riesci a trovare chi lo amplifica… Una sera mentre eravamo
in studio presso l’Haunted studio di Castelgomberto a mixare una
preproduzione di materiale nuovo con Charlie (Alberto Charlie di
Carlo), ci siamo un po' appassiti pensando che il disco non suonava,
restava schiacciato, secco, insomma non era come lo avevamo ideato,
ma era lì in un file. Abbiamo tenuto le batterie registrate da
Enrico Baraldi al Vacuum studio di Bologna, abbiamo venduto
Stratocaster e Gibson per una Squire baritona e abbiamo rifatto le
chitarre con setup e suoni più elaborati, più profondi
innanzitutto. Poi ci siamo messi davanti ai monitor con Charlie e
abbiamo iniziato il lavoro di produzione, gli canticchiavamo le
nostre sensazioni e lui con synth e marchingegni vari le costruiva.
Nel
giro di due mesi il disco era pronto e pulsante, le radici
rincominciavano a nutrire l’organismo e le foglie rincominciavano
il loro ciclo, spingendo sempre più in alto l’arbusto, fino a
vedere anche il mare.
4.
Come integrate le parti elettroniche e l'intervento di theremin di
Valeria Sturba, per esempio, in fase live?
Grazie
al nostro uomo del suono, Charlie, siamo arrivati all’utilizzo di
un player che manda le produzioni (parti del disco) in sincrono con
la nostra musica, quindi abbiamo dovuto adottare il famoso “dito
nel culo”, il metronomo. Parte il countdown e poi giù tutto,
rigorosamente sincronizzato, insomma è impossibile che un nostro
live non sia identico al disco. E’ una soluzione un po' matematica
all’inizio, ma ormai riusciamo a gestirla dando anche dinamica alle
nostre performance, quasi come suonassimo con un entità, come
fossimo in una foresta, noi suoniamo come dannati e le produzioni
danno quel tocco di surreale.
E’
molto potente in fase di composizione perché permette di
concentrarsi più sull’immagine finale del brano senza dover
riempire la song di riarrangiamenti per renderla completa. Ad esempio
“commuovelalegge”, nel finale, Gian Maria Volontè nella parte di
Bartolomeo Vanzetti ne è un esempio, avevamo già deciso di dare
voce alle sue parole e alla fine grazie all’elettronica ad ogni
nostro live il buon Gian Maria e Bartolomeo possono rivivere, proprio
con noi.
5.
Dalla registrazione del vostro primo Ep ad oggi, so che ci sono
ulteriori evoluzioni sonore, la batteria non era ancora nel suo
assetto finale... è così?
L’evoluzione
è una variabile fondamentale per chi non vuole solo sopravvivere,
per chi non vuole fare sempre le stesse cose e noi abbiamo tante idee
a disposizione. Abbiamo rivisto i nostri setup molte volte, dalla
scelta di utilizzare una chitarra baritona e un biamp (ampli chitarra
e basso) nei live, alla scelta di escludere il charleston (sostituito
con un tom) eliminando l’utilizzo riempitivo dei piatti nella
batteria. Abbandonando strutture dove la batteria tiene il tempo sul
charleston e poi apre nei ritornelli sui piatti, ci angoscia…
fatto, rifatto, ha stufato. Noi la percussione la viviamo
nell’attitudine tribale, viviamo la batteria come uno strumento a
sé, con dei suoni che compongono le melodie, legate molto bene alle
costruzioni della chitarra e degli ambienti.
Non
sappiamo ancora con quale setup lavoreremo prossimamente e non
escludiamo nulla, neanche che ci presenteremo con delle lastre di
alluminio o con delle trombe della Mongolia fatte con le ossa, quello
che ci passerà per la mente e si formerà con i nostri prossimi
suoni e con le prossime esperienze, lo faremo.
6.
Crepa!
è il titolo del vostro primo lavoro discografico. Quel punto
esclamativo lo trasforma in un grido... è rivolto a qualcuno o
qualcosa in particolare? Da qualche parte nei vostri social ho visto
scritto: Crepa come vivi! Andiamo un po' più a fondo di questi
significati...
A
buon intenditore poche parole... scherziamo!!! Di sicuro il punto
esclamativo non è a caso… Abbiamo vomitato un titolo con un doppio
senso, una fessura, e come definisci tu, un augurio, uno sfogo. Crepa
intesa come fessura la vediamo come un punto d’osservazione della
terra con una carica romantica enorme, olistica, un approccio alla
vita, la sensazione contraria di quando si trova uno squarcio, su di
un muro o nel suolo, noi l’abbiamo trovata accessibile, dove
annientare le proprie certezze, l'ego e la mente, il vero buco
pericoloso.
L’augurio…
da tempo ci viene detto che siamo poco social, le foto, le massime,
cosa mangiamo o il fatto che la vita, bla bla bla, questa non è la
nostra musica, ma vediamo che il cianciare sta diventando una
professione e le professioni (anche in ambito artistico) sono
sputtanate da dei chiacchieroni che annaspano nel letame della
social-mediocrità, credendo di creare, solo la ripetizione della
ripetizione (e fanno perdere un sacco di tempo e terreno alla
genuinità), cover band di se stessi, ne abbiamo incontrati tanti e
aver portato il disco fino al suo stato solido (stampato) per noi ne
è un esempio, è stata forse una delle salite più difficili che
abbiamo dovuto affrontare, questo augurio è un atto dovuto. Come
dire buon natale con il dito medio eretto. Crepa come vivi è una
bella frase, se ci si riflette sopra, è guardare dentro la crepa! Se
non si vede niente… resta solo il Crepa! E Amen.
7.
Una domanda sui titoli, ma dove li avete pescati?
1.
Driepapegaaien -Fabio e sua moglie Veronica, durante un viaggione in
Olanda restano ammaliati da tre pappagalli che vivono sugli alberi
vicino alla loro abitazione e durante un'esperienza lisergica
riscontrano che anche nella loro stanza ci sono tre quadri di tre
pappagalli... Da lì il titolo.
2.
Se(a)rch)o -è Cerca (in inglese) e Cerchio (in veneto) allo stesso
momento... ci ispirava questo titolo, una danza in cerchio in cerca
di qualcosa...
3.
ønd-tA -originariamente la chiamavamo 'la zozza' perché boh... poi
ci ha ispirato anche un moto di onde, ma sempre zozze, quindi
onta=sporca, in dialetto.
4.
Crepa! -già parlato ampiamente, è il nostro pezzo pop.
5.
Commuovelalegge -in nome della legge io ti dichiaro morto... come
vuole, commuove.
6.
Colmare -è un colmare di sensazioni ed in più è una canzone col
mare...
8.
Com'è il vostro approccio creativo? La musica dei Raìse parte
dall'hardcore: come riesce infine ad amalgamare tutte le vostre
influenze passate?
Noi
partiamo dall’hard core? Noi ci sentiamo una attitudine hard core,
amicizia, lealtà e nessuna ideologia, non ci ispiriamo musicalmente
a nessun genere, non facciamo musica per compiacerci, questo vale in
ambito artistico e nella vita, da schiavi, al di fuori della musica,
come ci poniamo o pensiamo, lo decidiamo noi... e le conseguenze poi
sono le sfide. Le influenze passate le abbiamo prese e messe in un
buco, cosparse di benzina e bruciate, poi ricoperte di terra e
abbiamo fatto crescere le nostre radici, non rinneghiamo, ma senza
passato e futuro noi siamo diventati amici e condividiamo prima di
tutto questa pazzia. E indietro non si torna, mai.
Le
canzoni le immaginiamo, poi le suoniamo, tutto qui. Non abbiamo un
metro di giudizio, iniziano, finiscono come le nostre giornate, più
o meno belle.
9.
Domanda d'obbligo di questi tempi... le attività artistiche prima e
tutta l'economia nazionale in un secondo momento, hanno subito uno
stop forzato dall'attuale emergenza sanitaria (Covid-19
all'arrembaggio); la situazione è piuttosto surreale, tra chi ancora
minimizza l'evento come una banale influenza e chi si è ritrovato a
militare in prima linea, in situazioni di estrema emergenza. In mezzo
ci stanno tutti gli altri, chi da sano ha subito quest'imprevedibile
ondata, in grado di fermare le attività lavorative e persino ad
isolarci gli uni dagli altri.
Tutti
i settori stanno subendo danni economici in merito, il settore
artistico tra i primi. Come vedete voi questa insolita realtà?
All'inizio questi obblighi precauzionali sembravano eccessivi e quasi
finalizzati allo stroncamento del settore artistico. Alla luce dei
nuovi sviluppi, cosa vi sentite di dire in merito?
Noi
non vorremmo commentare ciò che sta avvenendo, ma vediamo e
ascoltiamo. La terra è stata tirata troppo… noi specie umana
vogliamo sempre fare tutto senza conseguenze, non ascoltiamo né
tantomeno osserviamo segni. La bilancia è la natura e abbiamo
imparato a non giudicare le reazioni della terra… è duro da
ribadire ora, ma nel kaos si trova sempre più equilibrio, godiamo
camminare in strade deserte, oppure osservare il blu del cielo, cosa
impossibile qualche mese fa.
Dal
punto di vista economico non ci preoccupiamo, come detto prima,
viviamo come schiavi del benessere (cartellino da timbrare) anche se
abbiamo la possibilità di scegliere se vivere in affitto o
acquistare una casa, solo attraverso la nostra più totale
disobbedienza a questi stati d’animo di preoccupazione o di
speranza, possiamo comprendere effettivamente chi sta peggio di noi…
ed il globo ne è pieno, quanto si distrugge per avere vacanze da
condividere su qualche social o per dire la nostra frasetta zen?!
Eccolo il CREPA! Vedi che torna? Siamo ben coscienti che ci sarà un
disastro a livello economico, ma infondo…il capitalismo è
disastro.
In
questo specifico caso sono le restrizioni sulla libertà, il
paradosso, ora viene a meno senza una guerra, senza carestia, ma per
tutelarci, l’uno dall’altro… non dobbiamo venire a contatto!
Per chi conosce un Virus, sa benissimo che il peggiore di tutti i
virus siamo noi. Vogliamo il controllo e libertà, tu dici che
cambierà in meglio la vita nel post-corona? In quanti si domandano
cosa passeranno le terre che abbiamo svuotato, dove si muore per
malattie banalissime, dove non esistono servizi o meglio esistono
raffinerie, ma senza ospedali? Cosa accadrà in Africa, quando
arriverà il covid-19? Vogliamo salvarci solo a livello economico,
pensiamo solo a salvare l’economia squilibrata che sta modificando
l’unica nostra vera risorsa, la terra. Ora più che mai Vanzetti è
verità, molto chiara. Tanto vale camminare e non fermarsi, fino in
fondo, lottare per la sopravvivenza e cercare di fare meno danni
possibili. Non ci piacciono questi argomenti.
Parlando
d’arte, l’arte non ha bisogno di soldi, basti guardare quanta
poca innovazione è stata fatto in Italia e quanta ne esportiamo,
scimmiottiamo tutto e non è colpa del virus se non si può più
suonare nei locali, (i pochi rimasti aperti) non si ha vita facile,
(guarda noi) devi garantire la consumazione, devi conoscere quello...
devi piacere… noi piuttosto bruciamo gli strumenti e fine.
Finché
in Italia per crescere c’è sempre e solo un modo; un bel culo da
baciare…
Insomma
Giusy come si fa a non ammalarsi continuando a baciare culi?
Preferiamo la fame più terribile e suonare con oggetti raccolti dai
rifiuti… Ma tutto andrà bene, sempre per i soliti…
10.
Quali i programmi dei Raìse per il prossimo futuro?
Crepare
come viviamo!
Bene,
siamo arrivati alla fine, Fabio. Grazie per aver condiviso con noi la
vostra esperienza musicale a due. Appena finisce l'emergenza
sanitaria assisterò sicuramente a uno dei vostri live, ed invito
tutti a fare altrettanto. A
presto!
DISCOGRAFIA
CREPA!
2020, Autoprodotto (Experimental, PostCore, Metal)
1.Driepapegaaien
2.Se(a)rch)o( 3.Ond/tⒶ
4.Crepa! 5.Commuovelalegge 6.Colmare
Qui
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e intervista ad opera di Giusy Elle
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