sabato 11 aprile 2020

199. RAI'SE: la forza della Natura

Presenti nella nostra INSTRUMENTAL Vs VOCALIST Compilation

Presenti nella nostra NEW RELEASES 2020 Compilation

INTRO
Dopo gli scenari gloriosi ed intensi dei friulani The Haunting Green, del primo articolo del nuovo anno (qui), restiamo in un mood simile, con il duo di oggi, che con la band precedente condivide una posizione geografica (il Nord-Est del Paese), una predisposizione per l'elegia dei brani -sebbene non con lo stesso battito metronomico- e il riconoscimento dell'intima appartenenza dell'Uomo alla Natura.

RETROSPETTIVA
RAI'SE, vocabolo che in dialetto veneto significa 'radice', e che qui rappresenta proprio quello, la radice degli alberi, il sostegno della terra, la forza della Natura. Una Natura alla quale apparteniamo imprescindibilmente dalla nostra anomala evoluzione e alla quale dobbiamo saper riconnetterci. Le radici territoriali infatti, in questo caso non c'entrano. Mentre il batterista Luca Brunello (classe 1980) è originario di Vicenza, il chitarrista Fabio Silvestri ('77) si trasferisce in Veneto solo verso la fine dello scorso millennio, abbandonando volontariamente la caotica e inquinata Milano. Rinuncia di proposito alle proprie radici familiari, per trapiantarsi in un terreno più sano, meno schizzato e formalizzato, più 'naturale', insomma, mettendo inoltre la sua professionalità a disposizione dei più deboli, in questo caso lavorando per gli anziani ammalati di alzheimer.

Quando si incontrano, entrambi i musicisti hanno alle spalle un bel bagaglio musicale. Luca aveva fatto esperienza alle pelli con i generi più disparati (punk, ska, rock, noise) e militato pure nel duo basso-batteria, matematico e sperimentale, Mangia Margot mentre Fabio, già chitarrista provetto, una volta nel vicentino sperimenta vari progetti musicali, il più eclatante dei quali è la band post-hardcore Franky Four Fingers. I due si conoscono da lontano, si incrociano sui palchi, la scena underground del nord vicentino non è molto grande ma è solo nel 2016 che iniziano a collaborare insieme nel trio Alfamonx che, sia per necessità che per scelta, in breve rimane un duo.

Nel 2017 Fabio e Luca iniziano così a sperimentare con la sola chitarra e batteria, ricercando il proprio suono, la propria identità, che si assesta in una miscela di hardcore, post-rock e psichedelia. I Raìse, questo il nuovo nome, risultano così una band strumentale dai suoni graffianti e nervosi, dall'animo hardcore ma dai suoni bassi e tribali, in continua ricerca sonora, evoluzione e sperimentazione.

Negli anni a seguire suonano spesso live ed è soltanto nel corso del 2019 che decidono di lavorare sull'Ep di presentazione. L'album che ne scaturisce è un 6 tracce di quaranta minuti che viaggia con piacere, tra riff intriganti (a volte esplicitamente metal), botte e risposte tra gli strumenti, velocità da treno in corsa, ma anche momenti di melodia ad 'arieggiare' il tutto. I vari generi si fondono in un'amalgama personale mentre si dipingono spazi, grandiosi ed elegiaci, nonostante la furia di una batteria che incalza senza sosta e con i brani che si dipanano senza soluzione di continuità, come in una lunga suite di classica memoria.


Crepa! è il suo titolo... sarà la crepa del muro? Una crepa nei rapporti umani, sociali, interrazziali? Realismo o simbologia? Questo Crepa! si presta bene a una duplice interpretazione: può essere un vero e proprio imperativo, un urlo a pieni polmoni, rivolto a tutto e tutti (seppur non una maledizione, piuttosto un corato suggerimento, in quanto il sottotitolo - non stampato sulla cover- ci rivela il vero intento: Crepa come vivi!) ma anche una breccia, uno strappo nel velo di Maya, attraverso il quale si rivela la vera Natura delle cose. L'artwork dell'album, a firma Nicola Stradiotto, mostra proprio uno squarcio attraverso il quale si intravede una foresta in tutto il suo splendore.

Pronto da un po', la sua registrazione e pubblicazione risulta però travagliata. Pur di ottenere la botta sonora ideale, registrano una seconda volta le tracce di chitarra, questa volta usandone una baritona mentre la sua uscita, programmata inizialmente per Ottobre 2019 prima, e per Dicembre poi, tra la ricerca di un'etichetta e il ritardo nella stampa, vede la luce soltanto il 29 febbraio 2020, in piena crisi nazionale da Covid-19, uscendo, alla fine, completamente autoprodotto. Il release party era già stato realizzato al Csc Arcadia di Schio (VI) ed anche altre date, ma nel momento della presenza fisica degli album, i concerti iniziano ad essere annullati... poca fortuna al momento, per i Raìse, che andremo tutti ad osannare, a questo punto, una volta passata l'alta marea. Perché questo disco prepara proprio all'atmosfera live, dove ci si immagina a pogare, senza sosta, alla base di un palco; come disco si ascolta in ogni caso molto bene, i due sono assolutamente attenti alla ricerca dei suoni e le registrazioni si rivelano particolarmente accurate, grazie anche al lavoro di produzione di Alberto 'Charlie' di Carlo. Il suono degli strumenti tradizionali è inoltre amalgamato a tappeti di synth mentre nella terza traccia dell'album, l'atmosfera viene ulteriormente arricchita con l'intervento al theremin di Valeria Sturba, tutte parti usate come basi, in fase live, ma che prossimamente verranno avviate, all'occorrenza, dal pad elettronico del batterista. Interessante anche lo spezzone audio nella traccia "Commuovelalegge", con la voce di Gian Maria Volontè, tratto dal discorso dell’anarchico Bartolomeo Vanzetti al suo processo di condanna a morte negli Stati Uniti, mentre il tutto sfuma nel mare dell'ultima traccia...
All'attivo c'è anche un video per la terza traccia dell'Ep: le atmosfere notturne, di un bosco innevato, rappresentano le sonorità di "ønd/tA", come da visione di Andrea Colbacchini.

Procediamo qui con l'intervista a Fabio, il chitarrista del duo vicentino Raìse, mentre nel prossimo articolo potrete approfondire l'ascolto dell'album Crepa!, tra l'intrico sonoro delle sue tracce, con la recensione guidata del nostro Cesare Businaro. Buon ascolto a tutti , quindi, e buona comprensione del mondo oltre la crepa...

Link video:ønd/t https://vimeo.com/259491605
Ascolto integrale di Crepa! https://raise.bandcamp.com/album/crepa


INTERVISTA
1. Fabio e Luca, un saluto a voi. E' da un po' che vi seguo, e anche se non sono ancora riuscita ad assistere a un vostro live (provvederò al più presto) ho pensato bene di presentarvi comunque a tutta la Community. Benvenuti quindi in questi spazi virtuali Edp. Iniziamo col nome, di derivazione vegetale: raccontateci della sua scelta e della passione forte che vi collega alla natura.
F: Ciao, la scelta del nome è avvenuta spontaneamente ed il nome RAìSE (radice in veneto) è affiorato, lo abbiamo seguito nel suo percorso, fino a ritrovarci nel più fitto dei boschi…. finalmente a casa. Non è passione per la natura, più che altro è un’appartenenza indiscutibile, un legame che ogni individuo ha, ma oggi più che mai si sta modificando, dimenticando, cementificando? Le conseguenze e gli scempi sono ben visibili, soprattutto nella nostra zona.
Con la nostra musica diamo un suono a questo legame, a quell’energia che nonostante tutto sarà sempre alla base della vita di questo pianeta, per noi fonte d'ispirazione, un tumulto senza armi né ideologie come può essere un'eruzione vulcanica o semplicemente una brezza che soffia dal mare, inarrestabile e realmente anarchica. Indipendentemente dalle nostre scelte alimentari o stili di vita non sventoliamo una bandiera ambientalista, noi siamo parte dell’ambiente, come lo può essere un fiore, piuttosto che un pesce o un albero, è normalità.

2. Il vostro combo è il frutto della riduzione di un trio, come spesso accade. Dichiarate però che la scelta finale di restare un duo è una decisione ben precisa. Luca aveva già avuto esperienza in un duo basso-batteria; avevate altre 2-piece band come riferimento?
Luca (ritmi) aveva già militato in un combo duo in passato, i Mangia Margot e credo che non si sia trovato male, ma era tutt’altra storia e sonorità.
Per quanto riguarda la potatura del trio, ogni pianta si modifica nel tempo, vuoi per l’esposizione al sole, vuoi per non soffocare, ma tutto senza grossi traumi (basta che non si avvicini l’uomo) . Lo stesso è stato il nostro percorso/decisione di lavorare in due. C’era una situazione nella vecchia formazione che stava diventando nociva o comunque non ci dava respiro e una volta capito tutti che era insostenibile abbiamo concluso l’esperienza del trio e ci siamo detti: “siamo in grado di esistere anche senza basso? “, nel giro di pochi istanti eravamo già in stanza a menare come pazzi... prendiamo decisioni seguendo l’istinto, non abbiamo riferimenti, “ciò che deve accadere, accade” e “it's the only way”.
Certo, la nostra conformazione è un duo, ma spendiamo qualche parola riguardo a questo; se si è realisti, basta una voce, per far decadere la definizione duo, noi lo intendiamo con due strumenti che suonano… che siano pernacchie e violino o voce e chitarra, 2. Quindi se dobbiamo fare qualche nome possiamo dire Hella o Zeus! Band dove in due si fa tutto. Ma sia chiaro non prendiamo spunto da nessuno, solo da noi.
Dietro al nostro nome c’è un sottobosco dove le radici scorrono, senza l’incontro e l’unione dei nostri suoni o meglio le nostre radici, fino a chi ci ha ascoltato, mixato, prodotto (credendo nei nostri suoni) non potremmo di certo sentirci completi davanti al lavoro finito. Per noi questo terreno è importante e non è dipeso solo da noi. Nel cerchio comprendiamo anche le grafiche che ha seguito un spirito libero come Nicola Stradiotto, fino al lavoro sonoro svolto insieme ad un nostro caro amico e gran talento come Alberto Charlie di Carlo che nel momento più difficile ha detto “Il disco può essere una fucilata in faccia”, noi gli abbiamo trovato le munizioni…. Si è messo dietro il mixer e microfoni fino a che non abbiamo sentito la terra tremare. Non abbiamo messo una pietra sulla lineup (sarebbe autolesionista a livello artistico per noi darci limiti), ma non abbiamo avuto molti stimoli guardandoci intorno per collaborazioni; è già un miracolo esserci incontrati noi due.

3. La sfida del duo è sempre quella dei suoni. So che voi ci avete lavorato sopra parecchio, optando anche per l'ausilio dell'elettronica. Raccontateci un po' come siete arrivati alla vostra specifica soluzione sonora.
Fin dall’inizio, ancor prima di dare un titolo a brani e disco, eravamo in cerca di una persona che potesse costruire il prodotto con noi, parliamo soprattutto a livello di produzione. Fare un disco riprendendoci e basta, lo possiamo fare anche da soli, con poche spese, magari in un parco e in presa diretta… Volevamo qualcosa di più, che si avvicinasse ad una sensazione. Avevamo in mente -indipendentemente dal fatto che piaccia ad altre orecchie o a chissà- di sentirci rappresentati nelle nostre sensazioni schiacciate su disco, come davanti ad uno specchio o meglio riflessi in uno stagno dove oltre alla tua immagine vedi anche il contenuto nell’acqua, quel mondo che sta dentro e dietro alle nostre canzoni, la profondità dei suoni.
Qui rientra in gioco il “ciò che deve accadere accade”: non soddisfatti delle registrazioni fatte in precedenza ci siamo ritrovati un po' ingabbiati, come se sai di poter dare molto di più, ma non riesci a trovare chi lo amplifica… Una sera mentre eravamo in studio presso l’Haunted studio di Castelgomberto a mixare una preproduzione di materiale nuovo con Charlie (Alberto Charlie di Carlo), ci siamo un po' appassiti pensando che il disco non suonava, restava schiacciato, secco, insomma non era come lo avevamo ideato, ma era lì in un file. Abbiamo tenuto le batterie registrate da Enrico Baraldi al Vacuum studio di Bologna, abbiamo venduto Stratocaster e Gibson per una Squire baritona e abbiamo rifatto le chitarre con setup e suoni più elaborati, più profondi innanzitutto. Poi ci siamo messi davanti ai monitor con Charlie e abbiamo iniziato il lavoro di produzione, gli canticchiavamo le nostre sensazioni e lui con synth e marchingegni vari le costruiva.
Nel giro di due mesi il disco era pronto e pulsante, le radici rincominciavano a nutrire l’organismo e le foglie rincominciavano il loro ciclo, spingendo sempre più in alto l’arbusto, fino a vedere anche il mare.

4. Come integrate le parti elettroniche e l'intervento di theremin di Valeria Sturba, per esempio, in fase live?
Grazie al nostro uomo del suono, Charlie, siamo arrivati all’utilizzo di un player che manda le produzioni (parti del disco) in sincrono con la nostra musica, quindi abbiamo dovuto adottare il famoso “dito nel culo”, il metronomo. Parte il countdown e poi giù tutto, rigorosamente sincronizzato, insomma è impossibile che un nostro live non sia identico al disco. E’ una soluzione un po' matematica all’inizio, ma ormai riusciamo a gestirla dando anche dinamica alle nostre performance, quasi come suonassimo con un entità, come fossimo in una foresta, noi suoniamo come dannati e le produzioni danno quel tocco di surreale.
E’ molto potente in fase di composizione perché permette di concentrarsi più sull’immagine finale del brano senza dover riempire la song di riarrangiamenti per renderla completa. Ad esempio “commuovelalegge”, nel finale, Gian Maria Volontè nella parte di Bartolomeo Vanzetti ne è un esempio, avevamo già deciso di dare voce alle sue parole e alla fine grazie all’elettronica ad ogni nostro live il buon Gian Maria e Bartolomeo possono rivivere, proprio con noi.

5. Dalla registrazione del vostro primo Ep ad oggi, so che ci sono ulteriori evoluzioni sonore, la batteria non era ancora nel suo assetto finale... è così?
L’evoluzione è una variabile fondamentale per chi non vuole solo sopravvivere, per chi non vuole fare sempre le stesse cose e noi abbiamo tante idee a disposizione. Abbiamo rivisto i nostri setup molte volte, dalla scelta di utilizzare una chitarra baritona e un biamp (ampli chitarra e basso) nei live, alla scelta di escludere il charleston (sostituito con un tom) eliminando l’utilizzo riempitivo dei piatti nella batteria. Abbandonando strutture dove la batteria tiene il tempo sul charleston e poi apre nei ritornelli sui piatti, ci angoscia… fatto, rifatto, ha stufato. Noi la percussione la viviamo nell’attitudine tribale, viviamo la batteria come uno strumento a sé, con dei suoni che compongono le melodie, legate molto bene alle costruzioni della chitarra e degli ambienti.
Non sappiamo ancora con quale setup lavoreremo prossimamente e non escludiamo nulla, neanche che ci presenteremo con delle lastre di alluminio o con delle trombe della Mongolia fatte con le ossa, quello che ci passerà per la mente e si formerà con i nostri prossimi suoni e con le prossime esperienze, lo faremo.

6. Crepa! è il titolo del vostro primo lavoro discografico. Quel punto esclamativo lo trasforma in un grido... è rivolto a qualcuno o qualcosa in particolare? Da qualche parte nei vostri social ho visto scritto: Crepa come vivi! Andiamo un po' più a fondo di questi significati...
A buon intenditore poche parole... scherziamo!!! Di sicuro il punto esclamativo non è a caso… Abbiamo vomitato un titolo con un doppio senso, una fessura, e come definisci tu, un augurio, uno sfogo. Crepa intesa come fessura la vediamo come un punto d’osservazione della terra con una carica romantica enorme, olistica, un approccio alla vita, la sensazione contraria di quando si trova uno squarcio, su di un muro o nel suolo, noi l’abbiamo trovata accessibile, dove annientare le proprie certezze, l'ego e la mente, il vero buco pericoloso.
L’augurio… da tempo ci viene detto che siamo poco social, le foto, le massime, cosa mangiamo o il fatto che la vita, bla bla bla, questa non è la nostra musica, ma vediamo che il cianciare sta diventando una professione e le professioni (anche in ambito artistico) sono sputtanate da dei chiacchieroni che annaspano nel letame della social-mediocrità, credendo di creare, solo la ripetizione della ripetizione (e fanno perdere un sacco di tempo e terreno alla genuinità), cover band di se stessi, ne abbiamo incontrati tanti e aver portato il disco fino al suo stato solido (stampato) per noi ne è un esempio, è stata forse una delle salite più difficili che abbiamo dovuto affrontare, questo augurio è un atto dovuto. Come dire buon natale con il dito medio eretto. Crepa come vivi è una bella frase, se ci si riflette sopra, è guardare dentro la crepa! Se non si vede niente… resta solo il Crepa! E Amen.

7. Una domanda sui titoli, ma dove li avete pescati?
1. Driepapegaaien -Fabio e sua moglie Veronica, durante un viaggione in Olanda restano ammaliati da tre pappagalli che vivono sugli alberi vicino alla loro abitazione e durante un'esperienza lisergica riscontrano che anche nella loro stanza ci sono tre quadri di tre pappagalli... Da lì il titolo.
2. Se(a)rch)o -è Cerca (in inglese) e Cerchio (in veneto) allo stesso momento... ci ispirava questo titolo, una danza in cerchio in cerca di qualcosa...
3. ønd-tA -originariamente la chiamavamo 'la zozza' perché boh... poi ci ha ispirato anche un moto di onde, ma sempre zozze, quindi onta=sporca, in dialetto.
4. Crepa! -già parlato ampiamente, è il nostro pezzo pop.
5. Commuovelalegge -in nome della legge io ti dichiaro morto... come vuole, commuove.
6. Colmare -è un colmare di sensazioni ed in più è una canzone col mare...

8. Com'è il vostro approccio creativo? La musica dei Raìse parte dall'hardcore: come riesce infine ad amalgamare tutte le vostre influenze passate?
Noi partiamo dall’hard core? Noi ci sentiamo una attitudine hard core, amicizia, lealtà e nessuna ideologia, non ci ispiriamo musicalmente a nessun genere, non facciamo musica per compiacerci, questo vale in ambito artistico e nella vita, da schiavi, al di fuori della musica, come ci poniamo o pensiamo, lo decidiamo noi... e le conseguenze poi sono le sfide. Le influenze passate le abbiamo prese e messe in un buco, cosparse di benzina e bruciate, poi ricoperte di terra e abbiamo fatto crescere le nostre radici, non rinneghiamo, ma senza passato e futuro noi siamo diventati amici e condividiamo prima di tutto questa pazzia. E indietro non si torna, mai.
Le canzoni le immaginiamo, poi le suoniamo, tutto qui. Non abbiamo un metro di giudizio, iniziano, finiscono come le nostre giornate, più o meno belle.

9. Domanda d'obbligo di questi tempi... le attività artistiche prima e tutta l'economia nazionale in un secondo momento, hanno subito uno stop forzato dall'attuale emergenza sanitaria (Covid-19 all'arrembaggio); la situazione è piuttosto surreale, tra chi ancora minimizza l'evento come una banale influenza e chi si è ritrovato a militare in prima linea, in situazioni di estrema emergenza. In mezzo ci stanno tutti gli altri, chi da sano ha subito quest'imprevedibile ondata, in grado di fermare le attività lavorative e persino ad isolarci gli uni dagli altri.
Tutti i settori stanno subendo danni economici in merito, il settore artistico tra i primi. Come vedete voi questa insolita realtà? All'inizio questi obblighi precauzionali sembravano eccessivi e quasi finalizzati allo stroncamento del settore artistico. Alla luce dei nuovi sviluppi, cosa vi sentite di dire in merito?
Noi non vorremmo commentare ciò che sta avvenendo, ma vediamo e ascoltiamo. La terra è stata tirata troppo… noi specie umana vogliamo sempre fare tutto senza conseguenze, non ascoltiamo né tantomeno osserviamo segni. La bilancia è la natura e abbiamo imparato a non giudicare le reazioni della terra… è duro da ribadire ora, ma nel kaos si trova sempre più equilibrio, godiamo camminare in strade deserte, oppure osservare il blu del cielo, cosa impossibile qualche mese fa.
Dal punto di vista economico non ci preoccupiamo, come detto prima, viviamo come schiavi del benessere (cartellino da timbrare) anche se abbiamo la possibilità di scegliere se vivere in affitto o acquistare una casa, solo attraverso la nostra più totale disobbedienza a questi stati d’animo di preoccupazione o di speranza, possiamo comprendere effettivamente chi sta peggio di noi… ed il globo ne è pieno, quanto si distrugge per avere vacanze da condividere su qualche social o per dire la nostra frasetta zen?! Eccolo il CREPA! Vedi che torna? Siamo ben coscienti che ci sarà un disastro a livello economico, ma infondo…il capitalismo è disastro.
In questo specifico caso sono le restrizioni sulla libertà, il paradosso, ora viene a meno senza una guerra, senza carestia, ma per tutelarci, l’uno dall’altro… non dobbiamo venire a contatto! Per chi conosce un Virus, sa benissimo che il peggiore di tutti i virus siamo noi. Vogliamo il controllo e libertà, tu dici che cambierà in meglio la vita nel post-corona? In quanti si domandano cosa passeranno le terre che abbiamo svuotato, dove si muore per malattie banalissime, dove non esistono servizi o meglio esistono raffinerie, ma senza ospedali? Cosa accadrà in Africa, quando arriverà il covid-19? Vogliamo salvarci solo a livello economico, pensiamo solo a salvare l’economia squilibrata che sta modificando l’unica nostra vera risorsa, la terra. Ora più che mai Vanzetti è verità, molto chiara. Tanto vale camminare e non fermarsi, fino in fondo, lottare per la sopravvivenza e cercare di fare meno danni possibili. Non ci piacciono questi argomenti.
Parlando d’arte, l’arte non ha bisogno di soldi, basti guardare quanta poca innovazione è stata fatto in Italia e quanta ne esportiamo, scimmiottiamo tutto e non è colpa del virus se non si può più suonare nei locali, (i pochi rimasti aperti) non si ha vita facile, (guarda noi) devi garantire la consumazione, devi conoscere quello... devi piacere… noi piuttosto bruciamo gli strumenti e fine.
Finché in Italia per crescere c’è sempre e solo un modo; un bel culo da baciare…
Insomma Giusy come si fa a non ammalarsi continuando a baciare culi? Preferiamo la fame più terribile e suonare con oggetti raccolti dai rifiuti… Ma tutto andrà bene, sempre per i soliti…

10. Quali i programmi dei Raìse per il prossimo futuro?
Crepare come viviamo!

Bene, siamo arrivati alla fine, Fabio. Grazie per aver condiviso con noi la vostra esperienza musicale a due. Appena finisce l'emergenza sanitaria assisterò sicuramente a uno dei vostri live, ed invito tutti a fare altrettanto. A presto!

Link band: Facebook / Bandcamp


DISCOGRAFIA
CREPA! 2020, Autoprodotto (Experimental, PostCore, Metal)

1.Driepapegaaien 2.Se(a)rch)o( 3.Ond/t 4.Crepa! 5.Commuovelalegge 6.Colmare





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Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle


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