sabato 11 aprile 2020

200. RECENSIONE70: Crepa! by Raìse



Vengono da Vicenza e sono un duo strumentale chitarra baritona (Fabio Silvestri) e batteria (Luca Brunello). Scelgono un nome importante, che si dipana dal suolo e ci ricorda le nostre origini naturali: Raìse, 'radice' in dialetto veneto... Un duo con strumentisti non di primo pelo ma con ancora tanta voglia di urlare la propria rabbia, per la rovina del mondo, tra avidità del sistema capitalistico e una natura condannata allo sfruttamento. Con il loro album d'esordio Crepa!, esortano a guardare oltre 'la fessura' per vedere cosa di bello c'è ancora, la Natura imponente e selvaggia, alla quale ci siamo scordati di appartenere intimamente.

Fedelissimi ai precetti hard core, non scendono a compromessi, e il loro disco, pur di materializzare l'idea di suoni ed emozioni che avevano in mente, subisce ritardi a partire dalla ri-registrazione delle chitarre: viene pubblicato infine a fine febbraio 2020, in un giorno che capita soltanto ogni 4 anni... Gli interventi di elettronica e il theremin di Valeria Sturba (nella terza traccia) vengono al momento registrati in una base che accompagna i loro live, ma presto saranno avviati all'occorrenza da un pad di batteria. Una batteria originale, tribale, in continua rincorsa di sé stessa, a sostenere con furia i riff e le melodie del collega chitarrista.

Qui a seguire i dettagli tecnici dell'album e la sua recensione ad opera di Cesare Businaro, mentre nel nostro articolo appena pubblicato, troverete tutto sulla band e un approfondimento di molte tematiche grazie all'intervista con il chitarrista Fabio Silvestri. Buon viaggio sonoro a tutti, nel mondo oltre la Crepa...

Video:

Contatti Band:

Crepa! credits:
Scritto e suonato da Raìse: Fabio Silvestri (chitarra baritona) Luca Brunello (batteria)
Synth: a cura di A. Charlie Di Carlo
Batteria: registrata da Enrico Baraldo @Vacuum Studio (BO) 2018
Chitarra: registrata da A. Charlie Di Carlo @Haunted Studio, Castelgomberto (VI) 2019
Prodotto, mixato e masterizzato da A. Charlie Di Carlo @Haunted Studio
Special guest: Valeria Sturba, theremin in Ond/tA
Artwork: Nicola Stradiotto
Formato: Cd, digitale
Etichetta: Autoprodotto
Pubblicato il 29 Febbraio 2020

Qui lo ascolti

CREPA! 2020
Autoprodotto
(PostCore, Experimental, Metal)

1.Driepapegaaien
2.Se(a)rch)o(
3.Ond/tA
4.Crepa!
5.Commuovelalegge
6.Colmare

RECENSIONE
RAI'SE Crepa!
Lp 2020 Autoprodotto

Ho ricevuto il CD dei RAìSE in ufficio, con l’entrata in vigore del DPCM “#IoRestoaCasa”. Mi fosse arrivato il giorno dopo, non starei scrivendo questa recensione, perché quel giorno ho giusto raccolto dalla mia scrivania quanto necessario per poter lavorare - dall’oggi al domani - fra le mura domestiche e da allora non ci sono più tornato.

Aperta la busta, confesso che il titolo dell’album (e della quarta traccia, “Crepa!”), in piena emergenza da Coronavirus, mi ha provocato qualche toccata scaramantica (“a carne”, come direbbe il dr. Fuxas di Verdone in “Perdiamoci di vista”). In realtà, nella condizione di “clausura forzata”, in cui avrei - di lì a breve - ascoltato (e riascoltato) il CD, non potevo ricevere miglior regalo. Il platter è infatti una catartica e liberatoria scarica di adrenalina, dal primo all’ultimo brano.

In materia di post-hardcore, termine fin troppo abusato - forse - e con cui si descrivono gli stessi RAìSE, personalmente continuo - da quasi trent’anni a questa parte - a professare il mio “monoteismo”, adorando un solo Dio nei Quicksand. Il loro “Slip”, nell’ormai lontano 1993, è stato seminale e non solo per il post-hardcore cantato, vista la presenza di una traccia strumentale, che probabilmente ha dato il “La” anche ad altre forme di post-generi musicali.

Premesse quindi tali coordinate, scopro con piacere di non doverle reimpostare, per orientarmi nell’approccio con il duo vicentino, che vede - più precisamente - Luca Brunello ai “ritmi” (catturati da Enrico Baraldi - già al banco mixer di entrambi i lavori dei Nadsat, ben noti su questo blog - al Vacuum Studio di Bologna) e Fabio Silvestri ai “suoni” (ripresi invece dal produttore, A. Charlie Di Carlo, presso l’Haunted Studio di Castelgomberto), il tutto con una gestazione di due anni fra le sessioni di Luca (2018) e quelle di Fabio (2019).

L’ascolto dell’album mi è decisamente familiare e i suoi 43 minuti ed 8 secondi su 6 tracce (le prime tre dai nomi incomprensibili, se non impronunciabili, le altre tre intitolate in italiano, quasi a voler dividere l’opera in due atti), mi scorrono lisci, come se nel mio lettore non stesse girando un LP, ma un più conciso EP, tant’è che alla fine del primo giro lo rimetto subito in play.

Ci ritrovo infatti esattamente quello che mi aspetto da chi mastica post-hardcore, a cominciare dalla prima traccia, che ne ripropone tutti i tratti somatici: energici power-chord, incalzati da compatte sequenze in palm-muting e scanditi da granitici stop’n’go, che ne accentuano le bastonate sonore, lungo progressioni armoniche minimali, ma a loro modo orecchiabili e perciò coinvolgenti ed emozionali, pur in mancanza di una guida vocale.

In tutto ciò, si apprezzano gli innesti sperimentali di musica drone ed ambient, che vanno ad arricchire la tavolozza sonora della band, rompendo gli schemi di cui sopra e dipingendo le scenografie sullo sfondo delle quali il power-duo recita a soggetto, modulando a più livelli e con esaltanti crescendo, la dinamica della sua formula di post-harcore (a tratti post-metal, anche per l’uso, comunque moderato, di stacchi in tremolo picking).

Il disco suona compatto ed uniforme, esprimendo la coerenza di una band a cui piace definirsi “senza compromessi”, per cui non mi soffermerò sulle singole tracce, ma su alcuni dettagli, come l’introduzione fuzzosa e tiratissima del secondo pezzo (a dir poco devastante, sullo stile dei QOTSA), l’atmosfera fantascientifica e orbitale di quello successivo, dove s’inserisce una melodia inquietante, dal timbro corale e umanoide, che le note di copertina mi confermano essere riprodotte da un theremin (con Valeria Sturba ad integrare in questo ruolo il duo) e la sovraincisione di campioni del discorso pronunciato dall’anarchico Bartolomeo Vanzetti, nella trasposizione cinematografica - con un immenso Gian Maria Volonté - del processo che lo vide condannato alla pena capitale dagli Stati Uniti nel 1927, insieme a Nicola Sacco, per poi essere riabilitato cinquant’anni dopo; è questa la traccia più lunga e forse - per la band - più significativa del disco (“commuovelalegge”), vista la citazione di una frase del medesimo discorso anche all’interno del digipack (peraltro con un refuso, se non si tratta di una “licenza poetica” dei RAìSE: scrivono “…se voi aveste il potere di ammazzarVI…”, anziché “ammazzarMI”). 

Menzione a parte per l’epilogo (“colmare”), forse il mio pezzo preferito, con quella sequenza di accordi, tanto semplice e solare, quanto ipnotica, nel suo riproporsi come un refrain e col mare - appunto - in coda, che va a restituire all’ascoltatore un senso di pace, dopo i fragorosi 3/4 d’ora precedenti.

Li aspetto dal vivo, quando finalmente si potrà tornare a veder concerti.
Andrà tutto bene!

Voto: 8/10

Articolo ad opera di Giusy Elle

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