INTRO
Agli inizi del progetto Edp, quando ancora non era una
community ma soltanto una mia curiosità personale per il mondo dei duo
chitarra-batteria, ero un po' rigorosa sulla line-up, prendendo meno in considerazione
i casi ibridati, soprattutto con l'elettronica. Con il passare degli anni, la
categoria si è dimostrata molto fluida ed adattabile, sensibile alle influenze
di varia natura, dai generi misti alla strumentazione e pian piano anche la mia
visione di duo è sensibilmente cambiata. Gli Ens-o provengono dal Trentino, mia
stessa regione, e il batterista è persino una mia vecchia conoscenza visto che
studiavamo nella medesima scuola musicale, molti anni fa, e facevamo pure parte
di una 'bateria de samba', eppure non avevo mai inserito i suoi Ens-o nel
censimento dell'Electric Duo Project. E' giunta l'ora di parlare anche di
questo progetto misto, tra strumenti tradizionali ed elettronica, un po' come
nel caso dei già approfonditi Longblond (qui),
sebbene con un risultato completamente diverso: più rock e pesanti questi
ultimi, più votati alle sonorità sospese ed ambient gli Ens-o di oggi.
Procediamo quindi con i dettagli di questo duo.
BIOGRAFIA
'Ensō' (円相),
parola giapponese che significa 'cerchio', nella pittura buddhista zen viene
usata per indicare quello stato di vuoto (di emozioni, pensieri, distrazioni)
indispensabile per avviare qualsivoglia attività artistica ispirata. Un nome
ambizioso da dare a una band, soprattutto qui in occidente e al giorno d'oggi,
eppure molto indicativo di come Stefano Pegoretti (chitarre, tastiere) e Nicola
Pandini (percussioni acustiche ed elettroniche) intendano il proprio percorso
musicale. Lontani da attribuire alla musica un senso puramente goliardico, il
loro approccio è più complesso, ma nello stesso tempo liberatorio, e
sicuramente degno di nota. Un nome che è comunque anche l'abbreviazione di
Ensemble Zero, ispirato dalla loro idea di riprodurre, col minor numero possibile di componenti, composizioni per organici numerosi.
Stefano e Nicola (Classi 1980 e '78) sono amici di
lunga data e fin dal 1998 suonano assieme: nei Cassandra prima (pop, etnica,
new wave), nei White Whisper poi (elettronica prsichedelica e nu jazz) e,
ancora, ne L'inchiostro nel pozzo (musica orientale, elettronica, spoken word).
Entrambi provenivano da realtà diverse: il chitarrista in un gruppo nato come cover band dei
Pink Floyd, che col tempo ha poi prodotto anche pezzi originali, il batterista
in un gruppo che riarrangiava le canzoni di De Andrè. Tutto un background
sonoro lontano da quello proposto con gli Ens-O ma che li ha preparati a
liberare i confini del proprio sentire musicale. E vista l'affinità dei due
musicisti, nonché la forte amicizia, un progetto esclusivamente loro era solo
questione di tempo. L'occasione viene nel 2014, anno in cui si concretizza il
duo.
Entrambi
i fondatori lavorano in campi tecnici - Stefano opera nell'ambito ambientale,
monitorando la radioattività per l'ente provinciale trentino mentre Nicola è un
tecnico informatico - eppure nella musica hanno sviluppato un concetto molto
profondo, istintivo e quasi spirituale, direi, in contrapposizione e a
bilanciamento delle altre attività della loro esistenza. L'idea
alla base di questo progetto è infatti quella di concentrarsi
sull'improvvisazione, l'interplay e la sovrapposizione di linee melodiche e
ritmiche, per creare una performance legata al momento presente, unica e quindi
irripetibile.
Molto più di un semplice combo chitarra-batteria, gli Ens-O
aggiungono tastiere e live electronics per creare suggestivi paesaggi sonori e
visivi, usando anche visuals generati in tempo reale. Essendo l'improvvisazione
alla base delle performance di questo landscapes duo, è comprensibile che la
concretizzazione della musica in registrazioni non fosse una priorità, motivo
per cui l'Ep di debutto Ensemble-0.1 viene composto e pubblicato
soltanto nel 2020, ben 6 anni dopo la fondazione della band. 4 brani ambient,
molto evocativi, mirabilmente confezionati e dal piacevole ascolto, arricchiti
anche dalla traccia di basso grazie al contributo di Michele Bazzanella e di
Carlo Nardi, quest'ultimo anche autore del Mix e Mastering dell'Ep, registrato
nel suo studio di Trento 'Sound Music Production'. Un Ep di debutto che
esplora le possibilità creative basate sull'uso del loop in tempo reale, autoprodotto, mentre i due stanno già
lavorando ad un secondo capitolo con la Buonamorte Records di Castiglion
Fiorentino.
Gli Ens-O, giusto un anno fa, hanno aderito alla nostra
compilation Instrumental Versus Vocalist,
creata durante il serrato lockdown di primavera e che prevedeva
l'aggiunta di una traccia vocale a un brano già esistente degli svariati duo
strumentali chitarra-batteria nazionali. In questo caso ha aderito all'appello
la nota sound artist bresciana Claudia Ferretti Isonde
(alias Claudia Is On The Sofa) che, con la sua forte sensibilità e la voce
voluttuosa, ha conferito nuova vita alla terza traccia del disco. Questa
versione feat. di "Damai" viene dapprincipio pubblicata singolarmente
sul profilo Bandcamp del duo e infine aggiunta come bonus track nella stampa
fisica del Cd, pubblicato a fine Marzo 2021. Da questa piacevole collaborazione
nasce pure un videoclip basato su quello per la traccia originaria del brano. "Beyond Old Infrared Neon Emotions, Part
One", infine, è il brano che ci viene lasciato in concessione per un'altra
compilation Edp, la NewReleases 2020, che raccoglie appunto brani dai dischi
pubblicati nell'anno appena trascorso.
A proposito di video, abbiamo visto come l'aspetto visivo
faccia parte integrante del duo stesso e delle sue performance, che sono
infatti arricchiti da visuals creati in tempo reale dal batterista stesso. Una
volta cristallizzati i brani nella registrazione di Ensemble-0.1,
ogni pezzo viene corredato quindi dal proprio videoclip, basato a sua volta sul
visual originario. Un ruolo importante quello dei visuals, per gli Ens-O, che
non vengono intesi come semplice accompagnamento alla musica ma considerati a tutti gli effetti come un
terzo performer della band.
Dopo
tanto parlare di musica, è giunta l'ora di ascoltare questo piccolo gioiello
elettroacustico che è Ensemble-0.1, confezionato in un Ep dalla grafica
minimalista ma suggestiva, come il concept alla base del duo stesso, ad opera
di Alma Leonardi. A seguire quindi i link di ascolto dell'Ep su Bandcamp,
tutti i video a coronamento del disco e infine l'approfondimento del progetto
Ens-O con l'intervista ai diretti interessati, i Trentini Stefano Pegoretti e
Nicola Pandini. In un articolo separato, invece, la recensione
all'Ep ad opera della nostra collaboratrice Mimmi, che da Berlino scende nei
dettagli dei loro brani, e che, caso vuole, condivide anche lei un nome
giapponese per il proprio duo I-Taki Maki... Il cerchio (sempre quello), si
chiude... Buon ascolto a tutti voi!
Ascolto
integrale di Ensemble-0.1
"Damai"
feat. Claudia Ferretti Isonde
Altri Video: "Lvl-Up" / "Damai"
/ "Beyond
Old Infrared Neon Emotions, Part One"
Link band: Facebook / Sito / Bandcamp / Youtube Channel
INTERVISTA
1. Un caro saluto a voi, Ens-O.
Questa intervista mi permette anche di rientrare in contatto con te Nicola, la
vivo come una bella occasione quindi. Vediamo di analizzare l'originalità del
vostro progetto musicale a due iniziando dal nome: Ens-O, nome giapponese dal
significato coinvolgente, come ci siete arrivati? Chi è interessato alla
cultura nipponica, o alla spiritualità in generale?
NICOLA: Ciao Giusy, anche a
me fa molto piacere rimetterci in contatto dopo qualche annetto. Innanzitutto
grazie per averci dato questa occasione per parlare della nostra musica in un
periodo nel quale è molto difficile raggiungere le persone, se non tramite
qualche fugace post sui social.
STEFANO: Ciao Giusy! E… per quanto
mi riguarda, piacere di conoscerti e scambiare due parole con te!
ENS-O: Ens-O è un gioco di parole
che vuole essere contemporaneamente un richiamo all’ensō giapponese, e
l’abbreviazione di ensemble zero. Volevamo un nome che rappresentasse i punti
cardine del nostro progetto: costruire live dei brani molto stratificati
creando tutte le parti “da zero”, e mantenere allo stesso tempo una libertà di
improvvisazione che leghi le performance al momento dell’esecuzione. L’ensō (il
famoso “cerchio” disegnato dai pittori giapponesi) viene infatti dipinto
rigorosamente in un’azione unica, senza soluzione di continuità, e quindi
rappresenta l’estemporaneità e la creatività del momento.
Riguardo invece il rapporto con il Giappone, diciamo che entrambi in un modo o
nell’altro siamo stati catturati dalle sue fascinazioni: io in modo più
“platonico”, mentre Stefano ci è andato veramente.
Quello che apprezziamo di questa cultura è in generale la sua estetica, il
senso dell’essenziale/minimale e dell’impermanenza, che si riflette nei suoi
diversi stili musicali ed artistici, così come nell’architettura, sia quella
d'avanguardia che quella più “antica”, nella cura del dettaglio, nella ricerca
della bellezza anche nelle cose più semplici, quotidiane… ed è affascinante
scoprire come tutti questi aspetti, che potrebbero apparire, e a volte sono, in
contrasto tra di loro, trovino invece un straordinario equilibrio.
Detto questo, che riguarda più che altro la nostra attitudine generale, i
nostri riferimenti musicali sono molto vari e pescano da culture e generi molto
differenti tra loro. Da sempre ci piacciono le contaminazioni di stili e
sonorità, perché in tutti i casi producono sempre qualcosa di singolare e
interessante, e quando va bene... anche di bello! ;-)
2. Nella vita lavorate entrambi
in tutt'altre atmosfere, ossia in ambito tecnico-scientifico e informatico.
Sviluppare l'area cerebrale dell'intuito, con la vostra musica, è stata quasi
una necessità, un richiamo forte oppure un caso? Sentite che questa esperienza
artistica vi arricchisce e completa?
ENS-O: Questa è una domanda
complicata :-) Nel senso che anche noi facciamo fatica a definire il confine tra la parte artistica
e tecnica di questo progetto. Non neghiamo che questo progetto di per sé ci
sprona a ricercare soluzioni tecniche a idee che vogliamo realizzare a livello
musicale/visuale, ma quello che è certo è che la tecnologia applicata al nostro
duo rappresenta il punto di partenza, e non di arrivo, dal quale possiamo
sviluppare la nostra personale ricerca musicale. Da una parte quindi
rappresenta una sfida tecnica, che ci piace senz’altro affrontare, ma che trova
completamento e complementarietà nella parte creativa, senza la quale
rischierebbe di diventare uno sterile esercizio di stile.
3. Parliamo un po' dell'aspetto
improvvisativo: l'improvvisazione totale è rara, di solito si parte in maniera
free ma per poi strutturare un canovaccio base da mantenere nei live e sul
quale esprimersi di volta in volta in maniera lievemente diversa, secondo il
mood e l'atmosfera del momento. Come avviene negli Ens-O l'atto creativo e come
si organizza una scaletta di improvvisazione da portare poi nei concerti? ENS-O: Il nostro
approccio ai brani è abbastanza semplice: ad ogni pezzo corrisponde un
determinato set di suoni (ci piace che ogni pezzo sia differente dall’altro sia
come mood che come sonorità, perciò quasi ogni brano ha suoni diversi,
ricercati e confezionati per il singolo brano), un insieme di eventi, ed un
progetto visuale dedicato. Per “evento” intendiamo un cambio di stato del
brano, che può andare da un semplice passaggio tema/bridge, a cambi di
sonorità, di metrica, di visuals, o combinazioni di questi.
Le informazioni che abbiamo sono quindi come inizia e finisce il pezzo, e da
quali eventi si potrebbe transitare. Durata e sequenza degli eventi sono decise
tra di noi mentre suoniamo. Durante ogni brano abbiamo la possibilità di
registrare loop, usare sequencer ed altre soluzioni, per cui come detto in
precedenza abbiamo grande libertà di arrangiare e “stratificare” in tempo reale,
pur mantenendo delle strutture che a grandi linee ci danno dei punti di
riferimento.
4. Oltre la chitarra elettrica e
la batteria mista tra acustica ed elettronica, nel vostro set compaiono synth e
live electronics; siete solo in due ma l'idea è quella di comporre brani per
ensemble più numerosi senza affidarsi alla pre-produzione o a basi sequenziate,
puntando invece sul potenziale del loop: spiegateci bene in cosa consiste la
vostra strumentazione e come la gestite. N: nel mio setup
ci sono due percussioni elettroniche multipad, un pad per il rullante, uno per
la cassa, e dei piatti acustici. Questo setup mi fornisce in tutto 24 pad ai
quali posso associare un po’ quello che voglio, anche se solitamente utilizzo
il primo multipad per la batteria e le percussioni, mentre il secondo è
dedicato ai synth e a triggerare gli eventi che abbiamo descritto prima. I
suoni sono elaborati dal mio laptop, sul quale ho un sampler, un synth, un
looper, ed un mixer che ne gestisce i livelli. Per interagire con il mixer e
soprattutto con il looper uso due controller MIDI: uno per le mani, ed uno per
i piedi. Utilizzo infine un’applicazione che ho sviluppato in Pure Data per
gestire il caricamento dei set di suoni, per sincronizzarmi con il laptop di
Stefano, e per interagire con le visuals. È un po’ complesso da descrivere, ma
è molto funzionale :-)
In questa applicazione ho sviluppato anche dei tool per “aumentare” il mio
drumset, tra i quali un particolare sequencer che sviluppa linee di basso in
base al contesto e al modo in cui suono la batteria.
S: il mio setup è
più “standard”, e se si compone della mia inseparabile Stratocaster (ormai
posso dire che già da un po’ ha festeggiato con me la “maggiore età”, la mia
seconda e fino ad ora ultima chitarra di sempre… una sorta di “colpo di
fulmine”), di una master keyboard, di una Seaboard della Roli e di un
controller MIDI “per i piedi”, come dice Nicola. Tutti i suoni sono gestiti e
creati via software, sia per la tastiera che per la chitarra: tempo fa la
qualità, soprattutto per quanto riguarda i suoni per la chitarra, non era
paragonabile a quella “analogica” di pedalini, amplificatori e casse, ma oggi... direi che il livello è ottimo, col vantaggio
di avere molta più libertà d manovra, di sperimentazione e di ibridazione
(potendo mescolare software differenti), nonché… molto meno peso e “ingombro”
da portarsi appresso! Come Nicola, anch’io faccio uso di looper e di un
software per gestire la scaletta e la sequenza di eventi di ogni performance; e
i nostri laptop dialogano e si ascoltano tra di loro sfruttando il software che
ha costruito Nicola.
5. Sempre con la medesima
filosofia, nei vostri live compaiono visuals evocativi, intesi come parte
integrante della musica suonata al momento e creati in maniera egualmente estemporanea
durante le vostre esibizioni. So che dalla suggestione della musica nascono
queste immagini, ma dallo sviluppo delle immagini stesse si creano nuovi input
per sviluppare la trama dei brani che state eseguendo. Un interplay
multimediale, quindi... Approfondiamo questo aspetto. ENS-O: Esatto,
cerchiamo proprio di creare un interplay multimediale! Nei live le nostre
postazioni sono posizionate in modo da poter osservare come si stanno
sviluppando le visuals. Con il setup che abbiamo descritto prima riusciamo ad
interagire con la parte visiva in maniera molto articolata. Le visuals infatti
non reagiscono solamente alla musica prodotta, ma anche alle singole note e a
variazioni di dinamica, e, parlando di percussioni, ai singoli pad. Abbiamo
anche introdotto l’utilizzo del reacTIVision, anche se non l’abbiamo ancora
proposto nei live (l’idea sarebbe quella di dare al pubblico la possibilità di
interagire).
Le visuals quindi vengono innescate dalla nostra musica, che a loro volta ci
restituiscono delle suggestioni che influenzano il nostro approccio al brano,
sia a livello più sottile che, a volte, anche molto didascalico (usiamo ad
esempio le strategie oblique di Brian Eno o i testi de I Ching).
6. La vostra musica è basata
quindi sul momento, è un'esperienza dell'istante: vi preparate in qualche
maniera specifica prima dell'esibizione? Avete bisogno di entrare in un certo
tipo di atmosfera?
ENS-O: Per avere una buona
resa delle visuals l’ambiente deve essere abbastanza scuro, per cui già questo
aspetto, e le visuals stesse, ci aiutano a entrare da subito nel mood giusto. Poi… va da sé che ognuno di noi, prima di
“salire sul palco”, cerca a modo suo la concentrazione necessaria! ;-)
7. Ad un certo momento della
vostra carriera a due, avete deciso di concretizzare la vostra musica nella
forma fisica di un disco: quando avete sentito l'esigenza di registrare e
cristallizzare in maniera definitiva le vostre intuizioni musicali? E come è
stato il passaggio dal momento presente ed irripetibile alla staticità di un
brano registrato per sempre? Come è avvenuto quindi il percorso di
immobilizzazione in un documento sonico della vostra esperienza musicale
improvvisativa? La stessa cosa vale per i visuals, quando sono diventati
videoclip?
ENS-O: Ci è capitato alcune
volte che suonassimo un brano, e che questo ci restituisse sensazioni molto
diverse, o che non andasse più così d’accordo con le sue visuals rispetto a
quando era stato impostato anni prima, per cui abbiamo sentito l’esigenza di
fissare alcuni brani “storici” sia dal punto di vista musicale che visivo, per
avere una testimonianza del lavoro fatto, e per iniziare a lavorare su altro
materiale (altri 4 brani sono già stati registrati e stanno attendendo la
pubblicazione).
Penso che per il format che ci siamo dati, far uscire piccoli EP ogni tanto sia
la cosa che più si avvicina al nostro approccio, anche perché in fase di
registrazione siamo molto pignoli ed abbiamo tempi biblici ;-). Il nostro
repertorio conta attualmente una ventina di pezzi.
I videoclip sono stati realizzati come se fossero stati eseguiti dal vivo:
abbiamo fatto suonare i master audio, compresi di tutti gli eventi che
triggeriamo di solito nei live, ed abbiamo registrato le visuals, aggiungendo
in post-produzione un minimo di editing.
8. Sono cambiate le esibizioni
live dopo la registrazione del vostro Ep? Quali cambiamenti rispetto al disco
si trova ad affrontare un ascoltatore ai vostri concerti?
ENS-O: Registrare il disco ci
ha dato la possibilità di focalizzarci su alcune parti, ed il contributo di
Carlo Nardi e Michele Bazzanella ci ha permesso di migliorarle. Una cosa simile
è successa anche alle visuals, anch’esse migliorate o in un caso completamente
modificate rispetto ai primi live. Dobbiamo dire quindi che il passaggio dal setup
live alla produzione in studio, e ritorno, ha migliorato la qualità del live.
Rispetto a disco + videoclip, nel live si ha sicuramente un’esperienza più
immersiva, con musica e visuals che “accadono” in tempo reale, e la percezione
dell’interplay multimediale di cui abbiamo parlato in precedenza risulta quindi
più concreta.
Purtroppo, essendo l’EP uscito in tempi di chiusure, non abbiamo ancora avuto
occasione di organizzare un live, ma abbiamo in progetto di fare una
presentazione dell’EP nel prossimo futuro - e speriamo questo possa avvenire il
prima possibile!
9. Ensemble 0.1 è autoprodotto ma già adesso state lavorando ad un
secondo Ep con la Buonamorte Records di Castiglion Fiorentino. Cosa ci dobbiamo
aspettare da questo secondo capitolo discografico? C'è un'evoluzione sonora o
di metodica nella creazione della vostra musica?
ENS-O: con il primo EP
abbiamo raccolto 4 pezzi “storici” che più o meno avevano tutti una vocazione
elettronica. Per il secondo abbiamo scelto dei brani con sonorità più acustiche
ed etniche, anche se la componente elettronica è sempre presente. A differenza
del primo EP, nel quale ogni brano è stato registrato in periodi diversi, e in
alcuni casi rimaneggiando più volte le tracce di un singolo brano, nel secondo
abbiamo invece registrato tutto durante la residenza artistica a Castiglion
Fiorentino: sette giorni molto intensi e produttivi, in compagnia di Piermarco
Lunghi di Buonamorte Records, durante i quali abbiamo potuto sperimentare una
nuova modalità “creativa” e “immersiva”.
10. Per concludere: dopo
l'esperienza in svariate band più canoniche, per contrasto, come descrivereste
l'avventura del progetto musicale Ens-O? Il nuovo approccio improvvisativo vi
ha aperto possibilità esplorative prima inimmaginabili, qual è la cosa che vi
ha arricchito maggiormente? Consigliate un percorso di questo genere ad ogni
musicista od artista in generale?
N: devo dire che anche nei
progetti più mainstream ho avuto un sacco di libertà creativa, quindi da questo
punto di vista non ho trovato grosse differenze. Forse la differenza più
marcata è l’approccio compositivo che, influenzato anche dalle visuals, porta i
brani in territori che a volte non avevamo previsto. Forse è proprio questa
serendipità che ci affascina di più: avere un progetto nel quale ci si possa
mettere totalmente in gioco, sia a livello creativo che espressivo, penso sia
una cosa molto preziosa.
S: per quanto
riguarda la cover band “pinkfloydiana”, essendo tutti dei cultori maniacali
della band, la libertà espressiva era, direi quasi “eticamente”, assente! ;-)
In una esperienza successiva, nella quale abbiamo deciso di dedicarci a brani
originali, la libertà era invece chiaramente pressoché “totale”! La differenza,
però, è che in queste esperienze la formazione era quella “standard”, e ognuno
poteva (o doveva) occuparsi unicamente del proprio strumento, mentre la
formazione in duo, se da un lato richiede maggior concentrazione e impegno
nelle performance live, consente anche di esplorare territori espressivi e
creativi più ampi, spalancando le porte a quella preziosa “serendipità” cui ha
fatto riferimento Nicola.
Siamo giunti alla fine di questa
piacevole intervista e credo che ognuno di noi ne esca più ricco e con molte
idee suggestive da elaborare e metabolizzare, magari anche da sperimentare,
perché no! Noi ci vediamo di sicuro ad un vostro live, appena sarà possibile,
mentre invito tutti i lettori a seguire gli sviluppi degli Ens-O nei loro
canali musicali. Buona ispirazione a tutti e grazie infinite, Stefano e Nicola,
per la vostra preziosa testimonianza. N: Grazie a te,
Giusy, per lo spazio che ci hai dedicato e per le domande che ci hanno spinto
ad analizzare a fondo il nostro lavoro. Personalmente ne esco con una maggiore
consapevolezza sulle potenzialità del progetto :-)
S: Ecco anche il
mio, di grazie, Giusy! A cui aggiungo, rispetto a quanto già detto da Nicola,
il grazie per l’opportunità di averti conosciuto! Parlare con te del nostro
“fare musica” ha fatto emergere aspetti importanti sui quali non mi ero mai
fermato a riflettere, e quindi grazie anche per questo! ;-) E non mi resta che
chiudere con l’augurio, che faccio a tutti noi, di poterci vedere al più presto
a un nostro live!
DISCOGRAFIA
ENSEMBLE 0.1 11 Marzo 2020 (Ep autoprodotto)
1.Beyond Old Infrared Neon Emotions, Part
One 2.The Curse of the Electric
Zenjo-in 3.Damai 4.Lvl-Up
5.Damai/Nothing Changes feat. Claudia Isonde Ferretti
QUI lo ascolti
QUI la nostra recensione
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Articolo e intervista a cura di Giusy Elle
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