Quello di oggi è un duo nuovo, formato nel 2015 nella bassa bolognese. I fondatori: Michele Malaguti e Alberto Balboni, rispettivamente chitarra elettrica e batteria. Il lavoro discografico: Terminus Ep.
Entrambi
amanti della letteratura e cinematografia fantascientifica,
trasportano questa loro passione all'interno del progetto musicale
che, dal nome della band NADSAT (lingua inventata dallo scrittore
Anthony Burgess nel suo Arancia
Meccanica) fino ai titoli dei loro
brani, ricalcano terminologia ed eventi provenienti dal Cielo, dallo
Spazio e da ipotetici mondi futuri. L'Ep Terminus
risulta così un concept album imperniato intorno a questo argomento.
I brani sono
per lo più strumentali, a parte il finale -brevi strofe cantate
dallo stesso Michele- e la traccia iniziale che, come un intro, ci
prepara alle sonorità intergalattiche proposte dai due. La voce di
Gianni Pedretti
(collega di Michele nella band Detour Doom Project)
con spoken word ci ricorda la fragilità della Terra mentre si
atterra in un altro pianeta da conolizzare... Si tratta di cinque
pezzi per una ventina di minuti abbondanti di musica nei generi math
rock e noise, impreziositi da interventi prog e psichedelici.
Magistralmente
registrato al SubCave Studio
di Bologna da Gianluca "Pecos" Grazioli è stato
pubblicato il 21 Marzo 2016 e distribuito e coprodotto da Kaspar House. L'artwork è ad opera di Inserirefloppino
(il batterista Marco Migani del duo
corregionale San Leo) ed è seguito dall'Ufficio Stampa La Concertini di Musica Brutta.
Per tutti i dettagli sulla band e
per l'intervista ai due, rimando al nostro articolo di presentazione
ai Nadsat (qui).
Ascolto integrale di
Terminus Ep
Contatti:
www.facebook.com/nadsatmusicwww.nadsat1.bandcamp.com/releases
www.youtube.com/channel/UC7gEpJUXFJqWtCHIgYPlAtg
Booking: nadsat.band@gmail.com
TERMINUS EP
1.Kepler-452B
2.Landing
4.R.Romina
5.Eta Carinae
Qui lo ascolti
https://nadsat1.bandcamp.com/releases
RECENSIONE
NADSAT
TERMINUS EP
(Autoprodotto/Kaspar House 2016)
Genere: math rock,
noise, strumentale, sperimentale.
Voto: 6,5/10
Ecco che, direttamente da Bologna, mi
capitano per le mani questi NADSAT, duo Noise/Math-Rock formato da
Michele Malaguti (Chitarra, Sample,Voci, Concept) e Alberto Balboni
(Batteria, Concept).
Il disco in questione è il loro primo
lavoro, un EP di 5 tracce, della durata complessiva di circa 21
minuti e totalmente strumentale, eccezion fatta per le tracce 1 e 5.
Ispirato da opere cine-letterarie fantascientifiche e da tutto ciò
che concerne i fenomeni universali, ha come concetto i curiosi
dilemmi dell’uomo che sgomento, ad ogni alzata di sguardo verso il
cielo, si chiede il perché dell’esistenza di questo ignoto che lo
circonda.
Si parte con ‘Kepler-452b’, intro
dalle atmosfere claustrofobiche, con un insert vocale in italiano
parlato da Gianni Pedretti (Colloquio, Detour Doom Project,
Neronoia). Il brano scorre bene ed introduce, in un andamento dal
vago sapore Doom, ‘Landing’. Questa seconda traccia già fa
capire le “cattive” intenzioni del duo, orientato sulla possenza
e sul groove. Il tempo di immedesimarmi e ‘Landing’ è già alla
fine (al minuto 3.31 odo un miagolio, e non è un mio problema
neuronale. Provare per credere!). Segue ‘Ares 3’, rapida
nell’esecuzione e chirurgica come un bisturi, fino al finale lento
e roccioso. Come se non bastasse, la successiva ‘R.Romina’, è
introdotta da una interessante scarica di batteria che porta ad
un’apertura quasi Psycho/Punkabilly che ben presto lascia spazio, a
metà brano, ad atmosfere sulfuree da Sludge, per tornare alla
psicosi iniziale. Si chiude in bellezza, con ‘Eta Carinae’. Con i
suoi 6’16’’, è il brano più lungo del disco. Nonostante ciò,
la ricchezza di suoni e le variazioni ritmiche ben studiate, lo
rendono fluido e non noioso. A circa 3’55’’ c’è una parte
cantata, che porta il tutto ad un delirio ritmico e ad una chiusura,
così come l’apertura, che viaggia tra spazio e orbite.
Insomma, davvero un bel lavoro, questo
‘Terminus EP’. Ben pensato, ben realizzato e senza troppi
fronzoli. Come dicevo, sono circa 21 minuti al servizio di rumori ben
congegnati, suoni al limite della neo-psichedelia e ritmiche
all’insegna del groove. Un buon inizio, per un duo che potrebbe
benissimo guardare al cielo e viaggiare proprio in quegli orizzonti e
spazi sconfinati, a cui si ispira.
Danilo 'Damage'
Peccerella
Articolo ad opera
di Giusy Elle
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