martedì 12 novembre 2019

190. CRAVING FOR CAFFEINE: attenzione a far arrabbiare il coniglio!



INTRO
Continua il nostro viaggio sulla scia dei duo elettrici nazionali. Passando di regione in regione e cavalcando tutti i generi musicali, la tappa di oggi ci porta in Umbria con i CRAVING FOR CAFFEINE e la loro proposta rock/metal venata di elettronica. Una posizione intermedia tra gli esperimenti più estremi dei corregionali GUERRRA (qui il nostro articolo) e MALATESTA (e qui) e il postpunk degli AUTUNNO o il progetto blouseggiante degli storici BLACK BEAUTY. Andiamo quindi a vedere cosa hanno da raccontarci i caffeinomani di oggi.

BIOGRAFIA
Il chitarrista e vocalist Simone Matteucci (1981), detto il 'Poca', è il fulcro di questo progetto nato già nel 2011. L'idea è di fondare un trio rock che fatica però a decollare: per motivi personali e di lavoro, prima lascia il batterista, sostituito da Francesco Spaggiari, e successivamente il bassista stesso. Si presentano quindi altre sfide per la band che, con l'arrivo del nuovo batterista acquisisce una potenza più metal ma che deve fare i conti anche con le frequenze mancanti del basso. A differenza di molti duo che ripiegano sul rafforzamento verso i bassi del suono della chitarra (drop tune, corde grosse, splittaggio del suono in un ampli per basso) i CRAVING FOR CAFFEINE si appoggiano all'elettronica, creando una base sulla quale lavorare live. Non si tratta quindi di un'invasione di campo, piuttosto di un arrangiamento che completa e lascia spazio all'espressione degli strumenti canonici.

Dopo questo inizio pieno di avversità, nel 2013 esce 1st Craving, il loro primo EP. Questo è il primo passo della band verso una nuova direzione che, dopo alcuni live, torna in studio per scrivere il primo, vero full lenght. Disturbing the Neighborhood esce nel 2015 per This Is Core Records, ed è caratterizzato da un suono più aggressivo rispetto alla produzione degli esordi.

Ma i problemi non finiscono qui! Il batterista Spaggiari è costretto a lasciare e Simone si ritrova all'ennesima caccia al collega mancante. Sarà Matteo “CAV” Cavallaro (classe 1991) a ricoprire il ruolo vacante alle pelli, aggiungendo un groove che si sposa perfettamente con la chitarra di Simone. L'attuale formazione prevede quindi Simone Matteucci, un chitarrista molto vario (studi accademici, specializzazione in fingerstyle, laurea di primo livello al London College of Music), liutaio e insegnante in una scuola musicale che pure dirige, e Matteo Cavallaro, un futuro ingegnere meccanico appassionato di batteria fin da bambino e che ha maturato esperienza in ogni tipo di band, sia di cover che inediti, con alle spalle tour nazionali ed estere.

The Rage of The Rabbit, il nuovo lavoro discografico del duo, uscito ad aprile di quest'anno con un sound rinnovato, segna quindi un altro nuovo inizio per i C4C (l'acronimo da cui il logo per bellissimi gadget) in quello che potremmo ormai definire un hard rock con forti contaminazioni elettroniche senza dimenticare le sue radici metallare. Un simpatico conigliettone dei fumetti campeggia sulla cover del disco in un'ipotetica città e sulle orme di un moderno King Kong, arrabbiato distruttore, ci rivela come anche il più umile dei personaggi possa ribellarsi, se portato al limite... anche nell'album precedente era un coniglio infuriato a disturbare il vicinato, nell'artwork di Lori Meyers... Chi sarà quindi questo personaggio dei fumetti? Cosa vogliono comunicare i C4C con la propria musica? E come gestiscono la strumentazione su palco, tra strumenti tradizionali ed elettronica? Scopriremo tutto questo nell'intervista a seguire mentre rimandiamo alle parole del nostro fedele e appassionato Cesare Businaro per la recensione al loro "Coniglio rabbioso"... (qui). Buona lettura e buon ascolto, amici, e... ricordatevi di non svegliare mai il coniglio che dorme, potrebbe mordere più del cane del proverbio originale!

Dove ascoltare The Rage of the Rabbit



INTERVISTA
1. Un saluto a voi, Simone e Matteo, e benvenuti nel nostro spazio Edp.
A differenza di molti duo che, per ovviare alle frequenze mancanti del basso, lavorano sul suono della chitarra, voi avete optato per 'riempire' con l'elettronica, che usate entrambi. Ci volete spiegare meglio la vostra soluzione, in che misura l'elettronica si approccia agli strumenti canonici e come gestite il tutto in fase live?
S. e M. Un saluto a tutti e grazie per lo spazio che ci avete dedicato.
S. L’idea di utilizzare l’elettronica nasce semplicemente da un’ esigenza. Agli inizi del progetto C4C eravamo un trio (chitarra, basso e batteria) e, nel momento in cui il bassista ha dovuto abbandonare il progetto per motivi personali, ci siamo trovati con un disco completamente arrangiato ma un elemento in meno. Piuttosto che stravolgere gli arrangiamenti e ricominciare da capo, abbiamo deciso di fare un tentativo tutto “sintetico” e la soluzione non ci è dispiaciuta per niente.
Le parti elettroniche nascono principalmente in studio, dove io e Matteo ci vediamo e lasciamo sfogare tutta la nostra creatività, vogliamo cercare di non limitarci a quello che potremmo eseguire dal vivo, cercando di integrare le frequenze mancanti con il suono giusto scelto a seconda del brano.
Poi però ci lasciamo prendere la mano e succede che una parte di synth possa diventare l’elemento portante, l’importante è che il tutto funzioni!
Il tutto viene poi caricato in un player multitraccia che manda simultaneamente le sequenze e il click.

2. La line up attuale dei C4C è frutto di un percorso travagliato che ha come risultato un power duo. Simone, dopo l'uscita del primo batterista del duo hai riconfermato la formazione con Matteo Cavallaro, ci credi molto quindi a questa soluzione! Quali secondo te i vantaggi e, consiglieresti una band simile ai tuoi studenti chitarristi?
S. Il vantaggio principale è la semplicità, siamo solo due teste da mettere d’accordo sia come impegni che come idee. Anche l’aspetto logistico è sicuramente semplificato, ci spostiamo con una macchina sola, volendo, e riusciamo a proporci anche in locali dove una band con formazione “standard” magari non riuscirebbe ad entrare.
Una formazione così minimale è sicuramente una scelta un po’ estrema che mi sento di consigliare dopo un po’ di esperienza in formazione più tradizionale, però perché no? è comunque una bella sfida riuscire a trovare un sound d’impatto e risolvere tutte quelle dinamiche che, normalmente, lasceresti ad un  altro componente della band.

3. E te Matteo, come hai dovuto adattarti con la mancanza di un basso nella band? Hai dovuto rimodellare il tuo concetto di suonare? Aggiungeresti dell'elettronica in futuro nel tuo kit? 
M. è vero che batteria e basso vanno spesso a braccetto, ma è altrettanto vero che l’assenza del basso non comporta nessun tipo di variazione nel modo di suonare, almeno per me. I riferimenti di cui ho bisogno sono comunque contenuti nelle sequenze e nel click, quindi, in realtà, non ne sento così tanto la mancanza durante le performance. 
Allo stato attuale non ho ancora integrato il mio set con pad elettronici quindi, come detto in precedenza, l’elettronica è studiata prima e non durante il live. Non è comunque escluso che magari in futuro questo possa succedere.

4. Ci raccontate un po' il percorso musicale che vi ha portati fino a qui? Cosa e quanto della vostra esperienza musicale precedente avete portato nel progetto Craving For Caffeine?
M. Entrambi veniamo da background musicali molto eterogenei in realtà, le nostre passate ed attuali esperienze musicali con formazioni che spaziano dal jazz al soul passando per il progressive, sicuramente trovano spazio nel sound dei C4C. Ci piace contaminare con le cose più disparate, fondamentalmente cerchiamo di non porci limiti.
Ogni esperienza ci ha arricchito in qualche modo, ecco perché nel nostro sound si possono trovare groove, riff pesanti, parti vocali strillate o armonizzate e, perché no, un po di sano rock ’n’ roll!

5. Craving For Caffeine... ci spiegate la nascita del nome? Anche se immagino ispirato a lunghe sessioni in sala prova...
S. Sicuramente le nottate in sala prove hanno contribuito, la realtà è che ci piaceva come suonava all’epoca, poi ci siamo affezionati e così è rimasto! 

6. Il coniglio uscito dalla penna di Lori Meyers è quasi un vostro simbolo, compare infatti sulla copertina di entrambi gli album pubblicati finora e sui gadget della band; non dico sia il vostro animale totemico ma si intuisce che fa parte di un concept. Nel suo atteggiamento di sfida e ribellione, lo vedo come una rivalsa dell'umile, l'espressione della rabbia degli oppressi. Come è nato il personaggio e che valenza gli date invece voi?
S. Un concept c’è, diciamo che c’è una storia parallela che si sviluppa sulle nostre copertine e di cui, come puoi immaginare, non vi daremo anticipazioni. ;) 
Per il resto lasciamo ognuno libero di interpretare come meglio crede il nostro messaggio, anche se devo dire che ti sei avvicinata molto!
Lori Meyers ha sicuramente saputo cogliere l’essenza dei Craving e per questo la ringraziamo molto, sia per le sue innegabili doti artistiche che per il supporto umano che ci ha dato.

7. Cosa desiderate comunicare invece con la musica e i testi? C'è un messaggio preciso da veicolare?
S. Il messaggio c’è come in ogni cosa, quello che personalmente mi piace promuovere è una presa di coscienza, ognuno dovrebbe guardare dentro di se e cercare di essere migliore, sia per se stessi che per tutto quello che ci circonda.
A volte possono essere esperienze personali, a volte semplici riflessioni, diciamo che la “storia” diventa un mezzo al servizio di un messaggio più ampio.

8. Per la pubblicazione di Disturbing the Neighborhood vi siete appoggiati a This is Core Records, una delle tante mirabili etichette indipendenti del nostro territorio nazionale. The Rage of the Rabbit esce invece autoprodotto: ci volete spiegare questo cambio di rotta?
M. Sicuramente non abbiamo litigato! Hahahaha! è stata una scelta ponderata e ben pensata, non è stata fatta a cuor leggero. Indubbiamente uscire con un’etichetta ha i suoi vantaggi, diciamo che, per questa release, abbiamo preferito gestire tutto in autonomia per poter indirizzare in maniera, secondo noi, più efficace il nostro messaggio. 
Ci piacerebbe riuscire a provare canali più coerenti per il nostro genere, per poter arrivare al pubblico giusto, con o senza etichetta.

9. Oltre a suonare live per spargere il verbo del 'coniglio incacchiato', quali i vostri progetti per il prossimo futuro?
M. Siamo sempre al lavoro con nuovo materiale, le idee non si fermano mai. Per ora non ci sono nuove release in vista, ci stiamo concentrando sulla promozione di The Rage of the Rabbit programmando live ed esibizioni su più palchi possibile.
Per tutte le news vi rimandiamo ai nostri canali facebook e instagram che sono costantemente aggiornati! 

Grazie mille a voi, Simone e Matteo, per averci mostrato il vostro punto di vista nel mondo dei duo chitarra-batteria. Vi auguro un buon proseguimento musicale e un po' di calma per il vostro Coniglio stressato... Ringraziamo. Un saluto a tutti voi di Edp, aspettandovi sotto il palco... ;)




DISCOGRAFIA
THE RAGE OF THE RABBIT 2019, Autoprodotto (Rock, Metal, Elettronica)

1.The trust show 2.Overcome 3.Seas of Shame 4.Sad Land
5.Make it Real 6.Raven 7.Scream your Voice 8.Chatterers 9.Take my Money 10.The Blue Rain


Lo ascolti su Spotify/Youtube
Qui la nostra recensione


DISTURBING THE NEIGHBORHOOD 2015, This Is Core Records (Rock, Metal, Elettronica)

1.No Compromise 4  2.Early Reflections  3.Say Goodbye  4.Payback  5.Portrait 6.Love Killer  7.Growing  8.Electr_1

Qui lo ascolti





1ST CRAVING 2013, Autoprodotto (Rock, Metal, Elettronica)

1.The Sleepwalker 2.What I Want 3.Loosing Your Soul 4.The Shame 5.‘R’ U go Insane? 6.The Blue Rain 7.The Great Mistake







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Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle



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