INTRO
Continua
il nostro viaggio sulla scia dei duo elettrici nazionali.
Passando di regione in regione e cavalcando tutti i generi musicali,
la tappa di oggi ci porta in Umbria con i CRAVING FOR CAFFEINE e la
loro proposta rock/metal venata di elettronica. Una posizione
intermedia tra gli esperimenti più estremi dei corregionali GUERRRA
(qui il nostro articolo) e MALATESTA (e
qui) e il postpunk degli AUTUNNO o il
progetto blouseggiante degli storici BLACK BEAUTY. Andiamo quindi a
vedere cosa hanno da raccontarci i caffeinomani di oggi.
BIOGRAFIA
Il
chitarrista e vocalist Simone Matteucci (1981), detto il 'Poca', è
il fulcro di questo progetto nato già nel 2011. L'idea è di fondare
un trio rock che fatica però a decollare: per motivi personali e di
lavoro, prima lascia il batterista, sostituito da
Francesco Spaggiari, e successivamente il bassista stesso. Si
presentano quindi altre sfide per la band che, con l'arrivo del nuovo
batterista acquisisce una potenza più metal ma che deve fare i conti
anche con le frequenze mancanti del basso. A differenza di molti duo
che ripiegano sul rafforzamento verso i bassi del suono della
chitarra (drop tune, corde grosse, splittaggio del suono in un ampli
per basso) i CRAVING FOR CAFFEINE si appoggiano all'elettronica,
creando una base sulla quale lavorare live. Non si tratta quindi di
un'invasione di campo, piuttosto di un arrangiamento che completa e
lascia spazio all'espressione degli strumenti canonici.
Dopo
questo inizio pieno di avversità, nel 2013 esce 1st
Craving, il loro primo EP. Questo è il
primo passo della band verso una nuova direzione che, dopo alcuni
live, torna in studio per scrivere il primo, vero full lenght.
Disturbing the Neighborhood
esce nel 2015 per This Is Core Records, ed è caratterizzato da un
suono più aggressivo rispetto alla produzione degli esordi.
Ma
i problemi non finiscono qui! Il batterista Spaggiari è costretto a
lasciare e Simone si ritrova all'ennesima caccia al collega mancante.
Sarà Matteo “CAV” Cavallaro (classe 1991) a ricoprire il ruolo
vacante alle pelli, aggiungendo un groove che si sposa perfettamente
con la chitarra di Simone. L'attuale formazione prevede quindi Simone
Matteucci, un chitarrista molto vario (studi accademici,
specializzazione in fingerstyle, laurea di primo livello al London
College of Music), liutaio e insegnante in una scuola musicale che
pure dirige, e Matteo Cavallaro, un futuro ingegnere meccanico
appassionato di batteria fin da bambino e che ha maturato esperienza
in ogni tipo di band, sia di cover che inediti, con alle spalle tour
nazionali ed estere.
The
Rage of The Rabbit, il nuovo lavoro
discografico del duo, uscito ad aprile di quest'anno con un sound
rinnovato, segna quindi un altro nuovo inizio per i C4C (l'acronimo
da cui il logo per bellissimi gadget) in quello che potremmo
ormai definire un hard rock con forti contaminazioni elettroniche
senza dimenticare le sue radici metallare. Un simpatico conigliettone
dei fumetti campeggia sulla cover del disco in un'ipotetica città e
sulle orme di un moderno King Kong, arrabbiato distruttore, ci rivela
come anche il più umile dei personaggi possa ribellarsi, se portato
al limite... anche nell'album precedente era un coniglio infuriato a
disturbare il vicinato, nell'artwork di Lori Meyers... Chi sarà
quindi questo personaggio dei fumetti? Cosa vogliono comunicare i C4C
con la propria musica? E come gestiscono la strumentazione su palco,
tra strumenti tradizionali ed elettronica? Scopriremo tutto questo
nell'intervista a seguire mentre rimandiamo alle parole del nostro
fedele e appassionato Cesare Businaro per la recensione al loro
"Coniglio rabbioso"... (qui).
Buona lettura e buon ascolto, amici, e... ricordatevi di non
svegliare mai il coniglio che dorme, potrebbe mordere più del cane
del proverbio originale!
Dove
ascoltare The Rage of the Rabbit
INTERVISTA
1.
Un saluto a voi, Simone e Matteo, e benvenuti nel nostro spazio Edp.
A
differenza di molti duo che, per ovviare alle frequenze mancanti del
basso, lavorano sul suono della chitarra, voi avete optato per
'riempire' con l'elettronica, che usate entrambi. Ci volete spiegare
meglio la vostra soluzione, in che misura l'elettronica si approccia
agli strumenti canonici e come gestite il tutto in fase live?
S.
e M. Un saluto a tutti e grazie per lo spazio che ci avete dedicato.
S.
L’idea di utilizzare l’elettronica nasce semplicemente da un’
esigenza. Agli inizi del progetto C4C eravamo un trio (chitarra,
basso e batteria) e, nel momento in cui il bassista ha dovuto
abbandonare il progetto per motivi personali, ci siamo trovati con un
disco completamente arrangiato ma un elemento in meno. Piuttosto che
stravolgere gli arrangiamenti e ricominciare da capo, abbiamo deciso
di fare un tentativo tutto “sintetico” e la soluzione non ci è
dispiaciuta per niente.
Le
parti elettroniche nascono principalmente in studio, dove io e Matteo
ci vediamo e lasciamo sfogare tutta la nostra creatività, vogliamo
cercare di non limitarci a quello che potremmo eseguire dal vivo,
cercando di integrare le frequenze mancanti con il suono giusto
scelto a seconda del brano.
Poi
però ci lasciamo prendere la mano e succede che una parte di synth
possa diventare l’elemento portante, l’importante è che il tutto
funzioni!
Il
tutto viene poi caricato in un player multitraccia che manda
simultaneamente le sequenze e il click.
2.
La line up attuale dei C4C è frutto di un percorso travagliato che
ha come risultato un power duo. Simone, dopo l'uscita del primo
batterista del duo hai riconfermato la formazione con Matteo
Cavallaro, ci credi molto quindi a questa soluzione! Quali secondo te
i vantaggi e, consiglieresti una band simile ai tuoi studenti
chitarristi?
S.
Il vantaggio principale è la semplicità, siamo solo due teste da
mettere d’accordo sia come impegni che come idee. Anche l’aspetto
logistico è sicuramente semplificato, ci spostiamo con una macchina
sola, volendo, e riusciamo a proporci anche in locali dove una band
con formazione “standard” magari non riuscirebbe ad entrare.
Una
formazione così minimale è sicuramente una scelta un po’ estrema
che mi sento di consigliare dopo un po’ di esperienza in formazione
più tradizionale, però perché no? è comunque una bella sfida
riuscire a trovare un sound d’impatto e risolvere tutte quelle
dinamiche che, normalmente, lasceresti ad un altro componente
della band.
3.
E te Matteo, come hai dovuto adattarti con la mancanza di un basso
nella band? Hai dovuto
rimodellare il tuo concetto di suonare? Aggiungeresti dell'elettronica in futuro nel tuo kit?
M.
è vero che batteria e basso vanno spesso a braccetto, ma è
altrettanto vero che l’assenza del basso non comporta nessun tipo
di variazione nel modo di suonare, almeno per me. I riferimenti di
cui ho bisogno sono comunque contenuti nelle sequenze e nel click,
quindi, in realtà, non ne sento così tanto la mancanza durante le
performance.
Allo
stato attuale non ho ancora integrato il mio set con pad elettronici
quindi, come detto in precedenza, l’elettronica è studiata prima e
non durante il live. Non è comunque escluso che magari in futuro
questo possa succedere.
4.
Ci raccontate un po' il percorso musicale che vi ha portati fino a
qui? Cosa e quanto della vostra esperienza musicale precedente avete
portato nel progetto Craving For Caffeine?
M.
Entrambi veniamo da background musicali molto eterogenei in realtà,
le nostre passate ed attuali esperienze musicali con formazioni che
spaziano dal jazz al soul passando per il progressive, sicuramente
trovano spazio nel sound dei C4C. Ci piace contaminare con le cose
più disparate, fondamentalmente cerchiamo di non porci limiti.
Ogni
esperienza ci ha arricchito in qualche modo, ecco perché nel nostro
sound si possono trovare groove, riff pesanti, parti vocali strillate
o armonizzate e, perché no, un po di sano rock ’n’ roll!
5.
Craving For Caffeine... ci spiegate la nascita del nome? Anche se
immagino ispirato a lunghe sessioni in sala prova...
S.
Sicuramente le nottate in sala prove hanno contribuito, la realtà è
che ci piaceva come suonava all’epoca, poi ci siamo affezionati e
così è rimasto!
6.
Il coniglio uscito dalla penna di Lori Meyers è quasi un vostro
simbolo, compare infatti sulla copertina di entrambi gli album
pubblicati finora e sui gadget della band; non dico sia il vostro animale totemico ma si
intuisce che fa parte di un concept. Nel suo atteggiamento di sfida e
ribellione, lo vedo come una rivalsa dell'umile, l'espressione della
rabbia degli oppressi. Come è nato il personaggio e che valenza gli
date invece voi?
S.
Un concept c’è, diciamo che c’è una storia parallela che si
sviluppa sulle nostre copertine e di cui, come puoi immaginare, non
vi daremo anticipazioni. ;)
Per
il resto lasciamo ognuno libero di interpretare come meglio crede il
nostro messaggio, anche se devo dire che ti sei avvicinata molto!
Lori
Meyers ha sicuramente saputo cogliere
l’essenza dei Craving e per questo la ringraziamo molto, sia per le
sue innegabili doti artistiche che per il supporto umano che ci ha
dato.
7.
Cosa desiderate comunicare invece con la musica e i testi? C'è un
messaggio preciso da veicolare?
S.
Il messaggio c’è come in ogni cosa, quello che personalmente mi
piace promuovere è una presa di coscienza, ognuno dovrebbe guardare
dentro di se e cercare di essere migliore, sia per se stessi che per
tutto quello che ci circonda.
A
volte possono essere esperienze personali, a volte semplici
riflessioni, diciamo che la “storia” diventa un mezzo al servizio
di un messaggio più ampio.
8.
Per la pubblicazione di Disturbing
the Neighborhood vi siete appoggiati
a This is Core Records, una delle tante mirabili etichette
indipendenti del nostro territorio nazionale. The
Rage of the Rabbit esce invece
autoprodotto: ci volete spiegare questo cambio di rotta?
M.
Sicuramente non abbiamo litigato! Hahahaha! è stata una scelta
ponderata e ben pensata, non è stata fatta a cuor leggero.
Indubbiamente uscire con un’etichetta ha i suoi vantaggi, diciamo
che, per questa release, abbiamo preferito gestire tutto in autonomia
per poter indirizzare in maniera, secondo noi, più efficace il
nostro messaggio.
Ci
piacerebbe riuscire a provare canali più coerenti per il nostro
genere, per poter arrivare al pubblico giusto, con o senza etichetta.
9.
Oltre a suonare live per spargere il verbo del 'coniglio
incacchiato', quali i vostri progetti per il prossimo futuro?
M.
Siamo sempre al lavoro con nuovo materiale, le idee non si fermano
mai. Per ora non ci sono nuove release in vista, ci stiamo
concentrando sulla promozione di The
Rage of the Rabbit programmando live
ed esibizioni su più palchi possibile.
Per
tutte le news vi rimandiamo ai nostri canali facebook e instagram che
sono costantemente aggiornati!
Grazie
mille a voi, Simone e Matteo, per averci mostrato il vostro punto di
vista nel mondo dei duo chitarra-batteria. Vi auguro un buon
proseguimento musicale e un po' di calma per il vostro Coniglio
stressato... Ringraziamo. Un
saluto a tutti voi di Edp, aspettandovi sotto il palco... ;)
DISCOGRAFIA
THE
RAGE OF THE RABBIT 2019,
Autoprodotto (Rock, Metal, Elettronica)
1.The
trust show 2.Overcome 3.Seas of Shame 4.Sad Land
5.Make
it Real 6.Raven 7.Scream your Voice 8.Chatterers 9.Take my Money
10.The Blue Rain
Qui la nostra recensione
DISTURBING
THE NEIGHBORHOOD 2015,
This Is Core
Records (Rock,
Metal, Elettronica)
1.No Compromise 4 2.Early Reflections 3.Say Goodbye 4.Payback 5.Portrait 6.Love Killer 7.Growing 8.Electr_1
Qui
lo ascolti
1ST
CRAVING 2013, Autoprodotto
(Rock,
Metal, Elettronica)
1.The
Sleepwalker 2.What I Want 3.Loosing Your Soul 4.The Shame 5.‘R’
U go Insane? 6.The Blue Rain 7.The Great Mistake
Link
ad altre recensioni
Articolo
e intervista ad opera di Giusy Elle
fighissimi ragazzi!! il nome poi è eccezionale !!!!!! grandi!!
RispondiEliminaGrazie del tuo apprezzamento!
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