Siamo a Brescia ma la polvere
che viene smossa è quella delle miniere d'oro di un fulgido Old West al quale i
Bresciani Gold Miners Night Club fanno riferimento per l'immaginario del loro
duo. Federico Capuzzi e Nicola Romano, con Gold and Booze, il loro
secondo album in studio - sebbene registrato in presa diretta - ci raccontano
le 11 storie di altrettanti ipotetici personaggi che frequentano e popolano il
locale notturno dopo una faticosa giornata di lavoro. Tra alcool, musica e oro,
si raccontano le storie di uomini impavidi o timorosi, schivi o spavaldi,
ognuno col suo vissuto e tragico passato alle spalle. I generi musicali
prescelti per questa narrazione variano dall'Hard Rock al Rock Blues, dal
Garage Punk al Rock'n'roll, tra riff ben studiati, grinta e fuzz a manetta.
Due i videoclip ad anticipazione dell'album, pubblicato
autonomamente il 24 aprile 2020 in formato digitale, e uno subito a seguire,
tutti ideati e girati dai componenti stessi della band. Di recente invece un
quarto video animato da Maria Comi che tratta il sempre attuale argomento dei
migranti naufraghi e che chiude l'album con questa accorata ballad.
A seguire la recensione più approfondita dell'album con
l'abile guida di Bob Cillo, il nostro collaboratore del duo barese Dirty
Trainload (qui il nostro approfondimento su di
loro), mentre nell'articolo appena pubblicato
potete trovare la biografia completa del duo Gold Miners Night Club e
l'intervista a Federico e Nicola. Preparatevi a ballare, il sudore di una lunga
giornata di lavoro si lava con musica ed alcool!
Qui lo acquisti: iTunes, Apple Music, Spotify,
Deezer, Google Play, Amazon
Gold and Booze 2020
Autoprodotto
(Rock Blues, Hard Rock, Garage Rock,
Rock'n'roll)
1.If I Had a Guitar2.Loser3.Gold and Booze4.Moonshiner5.Brian and the Invisible Band6.Muscle Car7.I Want Gold8.Goodbye9.Italian Boy10.Run Run
Run11.Oh Death
RECENSIONE
GOLD
MINERS NIGHT CLUB "Gold and Booze"
Lp 2020
Autoprodotto
Lo scorso Aprile approda sulle più diffuse piattaforme
digitali il secondo lavoro dei bresciani Gold Miners Night Club. Il duo
prosegue con la propria ricetta: hard e punk-rock ben shakerati, con muscoli ed
energia a farla da padroni e quel po’ di attitudine “garage” ad aggiungere un
tocco di verve che non guasta mai. La scommessa di Federico Capuzzi (chitarra e
voce) e Nicola Romano (batteria e cori), è quella di creare una rock band “full
blast” con l’organico ridotto all'osso.
L’album raccoglie undici tracce autografe cantate in
Inglese. I singoli “I Want Gold”, “Italian Boy” e il boogie “Run Run Run”
vengono prescelti in rappresentanza e realizzati anche in forma di video-clip;
i primi due in particolar modo, costituiscono un indovinato complemento visivo
al lavoro.
Le carte in tavola sono già ben chiare sin dalla iniziale
“If I Had A Guitar”: sound “guitar based” senza fronzoli sostenuto da una
valida batteria dal chiaro stampo “classic rock”.
La Gretsch baritona riesce a dare al suono del duo la dovuta
pienezza, ricoprendo anche frequenze più basse di quelle tradizionalmente
riservate alle sei corde. Capuzzi fa un largo uso di fuzz e spazia attraverso
le 11 composizioni con notevole perizia, sia nella gestione dei suoni che nel
fraseggio.
“Muscle Car” strizza l’occhiolino alla Highway Patrol di Junior Brown, con
distorsione a maggior numero di ottani.
L’album scorre senza pieghe, con una certa omogeneità della
qualità compositiva e i tre singoli già citati a far tendere l’orecchio in modo
particolare.
Incisiva anche la voce, efficacemente filtrata e inserita
nel sound con appropriata dose di mix; merito che va accreditato all'ottimo
lavoro del Poddighe Studio di Brescia e al sapiente mastering di Andrea De
Bernardi.
Il disco si chiude con la lenta ballata di atmosfera “Oh
Death”, dedicata a chi perde la vita in mare cercando un futuro sulla nostra
sponda del Mediterraneo.
Consiglio certamente di cercare su Youtube gli spumeggianti
video di “I Want Gold” e “Italian Boy”; se la miscela di rock’n’roll asciutto e
diretto dei Gold Miners Night Club vi conquisterà, questo loro “Gold And Booze”
saprà senz'altro ricompensarvi.
I Gold Miners Night Club vengono
da Brescia ma portano addosso tutta la polvere dei cercatori d'oro del mitico
West. Sudore e blues s'impastano nella loro musica tra riff intriganti,
chitarre fuzzose e voce effettata.
Federico Capuzzi (chitarra e voce) e Nicola Romano
(batteria e cori), due ragazzi nati nei primi anni '90, si conoscono nel 2010 e
suonano assieme in varie band fino a quando nel 2016, vista l'affinità
raggiunta su palco e i medesimi gusti musicali, decidono di formare un gruppo
che trasmettesse la forza delle grandi formazioni rock in una chiave, però, più
snella e minimalista: cosa meglio della formazione a due?
Nel giro di un anno è già on line il loro primo
omonimo album di otto tracce, con una bella copertina dove i due, armati di
frontalino e picozza, rafforzano il concept della band. L'impronta musicale del
duo, un rock blues grintoso, è già ben che definita.
L'anima prima del combo è sicuramente quella live e le
occasioni per esibirsi non mancano: tra locali e festival li si possono trovare
in vari luoghi dello stivale, ed è in questo periodo che nascono anche nuovi
brani, undici alla fine, che andranno a comporre il loro secondo lavoro
discografico, Gold and Booze, un'altra pepita, che vede la luce in pieno
lockdown dell'aprile 2020. Undici nuovi brani inediti che sono in realtà le
storie di undici personaggi che frequentano il Night Club dei minatori e che
raccontano i loro drammi in chiave rock'n'roll.
L'album
viene registrato in presa diretta, per cogliere al meglio l'impatto dei due su
palco, al Poddighe Studio di Brescia. Nessun Cd per questa versione, che
potrete acquistare e ascoltare in digitale su tutte le principali piattaforme
musicali, ma che prevedeva una preziosa stampa in vinile, rimandata ormai a tempi migliori, quando i live torneranno a riempire i nostri calendari.
I Gold Miners Night Club, in compenso, ci hanno
deliziati con una serie di videoclip, scritti e diretti dagli stessi componenti
della band: due ad anticipazione dell'album ("I Want Gold" e
"Run, Run, Run") e un terzo, "Italian Boy", subito dopo.
E' invece del
9 Maggio il video della ballad a chiusura dell'album, "Oh Death", una
struggente preghiera rivolta alla morte da un naufrago che chiede di prendere
se stesso e risparmiare i suoi cari in balia del mare. Nel contesto riporta
alle rocambolesche traversate oceaniche di secoli fa ma il tema è ancor oggi
attuale ricordando i migranti che tentano la traversata del Mediterraneo. Con la pubblicazione di questo video,
animato da Maria Comi, è stata anche lanciata una campagna di raccolta fondi a
sostegno di Mediterranea per rilevare l'importanza del lavoro di testimonianza,
di denuncia e di salvataggio che svolge. A questo scopo sono state realizzate
anche delle t-shirt in vendita sulla
piattaforma Worth Wearing con il disegno di una nave veleggiante su un’onda
sonora a dimostrazione di come anche la musica possa contribuire al prezioso
lavoro delle ONG in mare.
Disponibile su iTunes, Apple Music,
Spotify, Deezer, Google Play, Amazon
A seguire l'intervista con Federico e Nicola dei Gold Miners
Night Club, che ci hanno risposto coralmente, e nell'articolo a seguire la recensione a firma Bob Cillo dei Dirty Trainloads.
Chi meglio del nostro collaboratore barese per espolorare le sonorità d'Oltre
Oceano del loro secondo album Gold and Booze? Preparatevi a
ballare, dopo una dura giornata di lavoro, nonostante la stanchezza, i minatori
hanno voglia di divertirsi al Club!
INTERVISTA
1. Ciao Federico e Nicola,
lieta di accogliervi nei nostri spazi virtuali. Dalla pianura lombarda alle
terre polverose del Vecchio West: come nasce la passione per il rock'n'roll e
il blues e l'idea di rifarsi ai minatori d'oro?
Siamo entrambi cresciuti ascoltando le grandi rockband
degli anni 70 e i bluesman degli anni 50, perciò le atmosfere statunitensi sono
ben radicate nel nostro immaginario. Volevamo creare un sound diretto e sporco,
e l'ambiente buio e polveroso di un locale notturno frequentato da minatori è
l'ideale per ospitare la nostra musica.
2. Una volta deciso di fondare
una propria band, come mai proprio la scelta del duo chitarra-batteria? Chi
avevate in mente come modello?
Abbiamo entrambi avuto esperienze in band più numerose e
sentivamo la necessità di suonare con dinamiche più semplici e dirette, sia a
livello musicale che umano. Sono vari gli artisti che ci influenzano. Se da un
lato amiamo l'aggressività essenziale di gruppi come i White Stripes e i primi
Black Keys, manteniamo l'ambizione di esprimere un sound ricco e pieno in stile
Led Zeppelin o Queens of the Stone Age, pur essendo solo in due.
3. Come ottente questo sound
pieno, appunto ? Chitarra baritona fuzzosa e voce effettata... le frequenze
basse vengono mantenute. La batteria, invece, ha dovuto adattare il suo
drumming per far quadrare i suoni di un duo?
F: Come chitarrista non sono un
grande amante degli effetti. Mi piace che la chitarra sia il più
"vicino" possibile all'amplificatore e che abbia un suono
potentee immediato. Quando uso la
chitarra con accordatura normale mi aiuto con fuzz e octaver, mantre per la
chitarra baritona basta la distorsione e un tocco di fuzz. E riguardo il doppio ampli?Per registrare il secondo disco in studio ho usato un
doppio ampli, ma non l'avevo mai fatto prima. Il risultato mi ha molto
soddisfatto perché permette di ampliare molto il suono. Non ho ancora avuto
modo di sperimentarlo dal vivo, per ovvi motivi, ma non vedo l'ora di provarlo.
N: Per la batteria invece ho optato per
una Zep Set, la riproduzione della batteria di Bonam. La cassa é da 26 e mi
permette di avere una potenza notevole accompagnata da suono profondo e
avvolgente. In questo modo riesco a non perdere il groove delle basse, che
ovviamente mancano un po' in un duo, e a non perdere la botta.
4. In quattro anni due dischi
e tanti concerti, mi pare di capire che la dimensione live sia quella che
meglio vi rappresenta (da qui anche la scelta, credo, di registrare in presa
diretta): com'è in questo periodo di quasi assenza di live?
Registrare e pubblicare un disco è sicuramente
bellissimo, ma è sul palco che la nostra musica prende vita davvero. In questo
periodo non abbiamo suonato né abbiamo cercato date, perché esibirsi davanti a
una platea di persone sedute e distanzate, nel sacrosanto rispetto delle regole
di sicurezza, sarebbe per noi anche peggio che non suonare affatto. Per ora
preferiamo aspettare tempi migliori, quando potremo di nuovo accalcarci e
sudare tutti insieme.
5. Gold and Booze, il vostro secondo album, è composto da 11 brani che
raccontano le storie di altrettanti personaggi, ipotetici frequentatori del
locale notturno per minatori. C'è il produttore clandestino di whisky, il
musicista, l'avido e l'incorrutibile, il giovane immigrato italiano e altri
ancora. Da dove avete preso ispirazione per dipingere queste figure?
Alcune sono ispirate a persone che abbiamo incontrato
durante le tournée, come ad esempio Brian
and the invisible band, altre sono personificazioni di un lato della nostra
personalità o di un sentimento. Il disco è nato da una domanda che ci siamo
posti: se il Gold Miners Night Club fosse
un vero locale notturno, chi lo frequeterebbe e che tipo di storie avrebbe da
raccontare?
6. Gold and Booze è uscito solo in versione digitale. Nessun Cd in
programma ma avevate in mente di pubblicare un vinile, al suo posto, rimandato
solo per le contingenze da Covid-19. La domanda in generale è, e che ho fatto
in altri casi simili: come mai puntare tutto su un formato fisico che sì, è
tornato in auge ed è di prestigio, ma che è limitato nella riproduzione in
quanto non sono in molti a possedere un giradischi?
Abbiamo stampato il primo album su CD e abbiamo avuto
modo di appurare che si tratta ormai di un supporto obsoleto. Chi lo acquista
ai nostri concerti lo fa praticamente solo come gesto di sostegno economico nei
nostri confronti, ma in pochi lo usano davvero per ascoltare i brani, avendo a
disposizione il formato digitale molto più comodo. Invece il vinile unisce la
volontà di contribuire alle spese della band con il piacere di avere in casa un
oggetto di grande fascino e che raccoglie sempre più appassionati.
7. La vostra musica è
universale, diretta e d'effetto, come mai nessuna etichetta a supportare le
vostre uscite discografiche? E' una scelta? Oltre che tra le italiane si può
pensare a una ricerca anche tra le straniere.
Abbiamo cercato il sostegno di un'etichetta per un po',
sia in Italia che all'estero. Forse non abbiamo cercato abbastanza o l'abbiamo
fatto nel modo sbagliato, ma di fatto a un certo punto ci siamo stancati. Per
ora procediamo da soli, se poi la nostra musica arriverà alle orecchie di
qualcuno che la apprezza, ben venga.
8. In compenso vi siete
sbizarriti nella creazione di vari videoclip: i primi tre, "I Want
Gold","Run, Run, Run" e
"Italian Boy", sono tutti frutto della vostra fantasia e produzione.
Ci raccontate come li avete realizzati?
Sarà poco romantico, ma quando si è in due le spese
vanno divise per due e dopo la produzione del disco ci era rimasto poco budget.
Abbiamo allora deciso di realizzare alcuni videoclip da soli, cercando idee
semplici ma efficaci. Abbiamo giocato col montaggio per I want gold, cambiando d'abito e di personalità per sottolineare
come la febbrile smania per l'oro accomuni diverse tipologie di persone. Run Run Run racconta una fuga disperata,
e il video è più essenziale che mai: un uomo che corre, con sullo sfondo un
paesaggio che può ricordare atmosfere statunitensi ma che è in realtà la
pianura padana. Per quanto riguarda Italian
Boy invece la scelta è stata obbligata, perché eravamo in pieno lockdown e
non potevamo muoverci da casa. Abbiamo dovuto perciò trovare un modo di
realizzare un video stando ognuno presso la propria abitazione, e con
l'escamotage della televisione siamo riusciti a fare una panoramica del Paese.
Il tempo per curare il montaggio non ci mancava di certo.
9. Diversamente, il videoclip
di "Oh Death", toccante ballad sul tema della migrazione in mare, è
stato lasciato disegnare alle abili mani di Maria Comi. Com'è nata questa
collaborazione e la scelta di avviare una campagna fondi per Medditerranea, una
Onlus che si dedica al salvataggio dei naufraghi migranti dal Nord Africa?
Quello dei migranti è un dramma che occupa da troppi
anni le pagine dei giornali, fino a diventare quasi una tragica normalità, ma
rimane a nostro avviso uno dei temi più importanti cui si possa dare voce. La
canzone è una preghiera che un naufrago rivolge alla morte, e ci sembrava che
un cartone animato potesse trasmettere meglio il lato poetico della storia,
mentre le immagini reali riportano lo spettatore alla cruda realtà. Maria Comi
è un'amica e un'artista dotata di grande sensibilità, perciò era perfetta per
l'incarico e nonostante fosse la prima volta che realizzava un'animazione ha
fatto un lavoro straordinario. Al momento di pubblicare il brano però sentivamo
di poter fare di più. Abbiamo quindi disegnato una t-shirt, sempre con l'aiuto
di Maria, che abbiamo messo in vendita sulla piattaforma Worthwearing, che si
occupa di raccogliere fondi per associazioni no profit, tra cui appunto
Mediterranea.
10. Quali i prossimi passi del
duo? Quanto c'è ancora da scavare nel tunnel in cerca d'oro?
In attesa di poter portare sul palco questo ultimo
disco, le idee sono tante. Stiamo scrivendo pezzi nuovi, e stiamo anche
pensando di registrare un disco di cover riarrangiate in stile Gold Miners.
Siamo convinti che il tunnel che abbiamo iniziato a scavare sia profondo e
ricco di filoni, non ci resta che darci dentro con la pala!
Grazie a voi Federico e
Nicola per la vostra testimonianza qui a Edp. Lunga vita al rock'n'roll!Grazie a voi, ci si vede ai
prossimi live!
GOLD
AND BOOZE 2020,
Autoprodotto (Rock Blues, Hard Rock, Garage Rock, Rock'n'roll)
1.If I Had a Guitar2.Loser3.Gold and Booze4.Moonshiner5.Brian and the Invisible Band6.Muscle Car 7.I Want Gold8.Goodbye9.Italian Boy10.Run Run Run 11.Oh Death
Partiamo col doppio botto
quest'oggi! Infatti, oltre alla presentazione del duo bergamasco VULBO,
con solita intervista e recensione al loro album, aggiungiamo pure la Video
Premiere del loro ultimo videoclip, "Need Rot", nato da un featuring
con i colleghi Milf per la nostra compilation Instrumental Vs Vocalist.
Un gioco di disegni che ha impegnato il chitarrista stesso dei Vulbo in molte
ore di lavoro; il risultato però è di effetto e il brano è una bomba! Godiamoci
subito questa piccola chicca e poi, con tutta calma, approfondiamo pure questo
goliardico duo.
Ironia, imprevedibilità, tanta sana follia: questo è ciò che
vi dovete aspettare da Ale e Tone, i due strampalati fondatori di questo mitico
duo! VULBO, nome proprio inventato per identificare un ipotetico personaggio
proveniente dalla "Tetra Dimensione", frutto di malata immaginazione
e alter ego della band, è una 2-piece chitarra-batteria fondata a Bergamo nel
2017. Alessandro Frosio (Classe 1994), inizia lo studio della chitarra blues
per poi procedere con l'accademia jazz, ma il destino è beffardo e lo porta a
suonare in band di tutt'altra natura: dapprima in un tributo dei Doors per poi
sfociare in vari episodi harsh noise (Lars, No Cats in Ohio).
Antonio Cassella
(1981) è un altro personaggio dalla doppia natura: studi classici, laurea al
Dams, insegna italiano e storia alle superiori e occasionalmente fa il
fotografo pubblicitario ...ma poi suona metal e stila live report per testate
underground. Chi ha detto che i professori di lettere sono noiosi??? Nasce come
bassista e dopo una decina d'anni si converte alla batteria. Ex membro degli Winter
of Souls e dei The Great Void, attualmente, oltre che suonare nei Vulbo, milita
anche nei Metide e Magnitudo. Un bel mix questi due Vulbi che, nonostante il
divario di età, in un momento di ferma musicale si incontrano, jammano, si
piacciono e si sposano musicalmente. Vulbo è la loro creatura, dai vagiti un
po' noise, un po' math, un po' stoner ed anche metal, o, come lo definiscono
loro: math-metal bluesettone un po' noise. Rigorosamente strumentale. Tra le
loro muse ispiratrici troviamo i Lightning Bolt e Hella ma anche i nostrani Zu,
Zeus! e il duo lodigiano Zolle (ma che bella
tripletta da fine alfabeto!)
Verso fine 2018 entrano al Trai Studio di Fabio Intraina dove
registrano live un Ep omonimo di 7 tracce nel quale, secondo il loro comunicato
stampa, trascrivono le visoni di Vulbo e altri grezzi personaggi della Dimensione
Oscura. Tutto è presentato in maniera scanzonata, a partire dalla voce di Homer
Simpson che introduce l'album con la traccia "Medicine scadute". Ogni Cd riporta poi, sulla superficie, una vignetta personalizzata,
scritta a mano con un pennarello da Alessandro e a noi della redazione (al
recensore e a me) l'ispirazione è ricaduta necessariamente sul Covid, in
memoria di questo strampalato 2020 e dell'aura nefasta che ha coperto Bergamo
durante la scorsa primavera; il tema è l'anti complottismo in chiave satirica.
I brani, come si diceva, sono strumentali, eppure seguono la
tipica struttura forma-canzone, e nel loro magico potpourri di generi hanno
persino una pulsazione che fa ballare! Molto dance è risultato anche il
featuring di "Need Rot" con alla voce i mattacchioni Don Alejandro e
Artista Sadico del duo MILF (qui il nostro
ultimo articolo su di loro), creato appositamente per la nostra compilation "Instrumental Vs Vocalist". Una chicca nata
dall'unione di quattro menti alterate: chi poteva aspettarsi tale vitale
splendore? La collaborazione continua e ne nasce pure il videoclip che abbiamo l'onore di presentare oggi.
Il 2020 è stato quindi proficuo per i Vulbo perché è in quest'anno che compaiono i loro due video, il primo dei quali, pubblicato il 16 Maggio e comparso in anteprima su Altervista assieme a una simpatica (poteva essere diversamente?) intervista ai due, è la trasposizione visiva di "Sissi Baobab", la terza traccia dell'album. Il set del video è una palestra dove Antonio esegue regolarmente i suoi allenamenti di powerlifting e che si prestava meravigliosamente a prendere in giro, di contrasto, la 'prestanza fisica' del magrissimo compare Alessandro.
Detto questo, se volete seguire i Vulbo non c'è pagina facebook che tenga,
non ci trovate tanti aggiornamenti, dovete necessariamente attendere un loro live che, tra Milano, Bergamo e
Crema, troverete prima o poi. Mitiche finora le loro esibizioni da solisti o in
condivisione di palco con band come ZOLLE, HIBAGON, Zambra, Naat e i mitici
MILF di cui sopra. Qui procediamo direttamente con l'intervista ad Alessandro
ed Antonio (nessuna etichetta da presentare a supporto del loro album) che si
prospetta poco seria... nel post a seguire invece (qui), la recensione dell'Ep a firma Nicola Cigolini, batterista dell'ex duo
fiorentino Samcro.
Buona lettura e buon ascolto, dai che ci divertiamo! La
goffa creatura Vulbo è tra noi...
1. Ciao Ale e Tone, anche voi da
queste parti... benvenuti! La prima cosa che mi salta in mente, analizzando il
vostro duo, è la differenzia d'età tra di voi. Ovviamente i gusti comuni, in
questo caso musicali, azzerano ogni altra divergenza. Come vi siete incontrati
e riconosciuti? Come mai vi siete fermati al duo?
A. Ciaaaaaao! Allora sì Antonio è di un dieci anni
circa più vecchio di me, ci siamo conosciuti tramite un amico in comune.
Ascoltavamo entrambi gruppi duo più o meno strumentali tipo Zolle, Zeus,
Lightning Bolt, Hella e altri che non mi vengono al momento! Eh niente,
volevamo fare questo ai tempi e così abbiamo fatto. Abbiamo provato anche altre
soluzioni ma alla fine siamo comodi in due.
T. Confermo tutto e confesso... Quello che ci ha fatto legare subito,
oltre all'evidente idiozia reciproca, è stato proprio il nostro cattivo gusto
in ambito musicale. Lui comunque ascolta robe che io non userei nemmeno come
sottobicchiere, ma gli voglio molto bene comunque.
2. Vulbo è un personaggio
inventato, che proviene da una dimensione parallela, tale "Tetra
dimensione" o "Dimensione oscura". Come vi è venuto in mente di
creare un personaggio a cui dedicare il nome della band? Le storielle su di
lui, poi, sono molteplici, ci fate un riassunto?
A. Vulbo è un omone grosso che abita appunto nella
Dimensione Oscura governata da un altro personaggio: il Signore Oscuro. Il
Signore Oscuro è il capo di Vulbo. Volevamo ricreare una situazione lavorativa
più o meno comune a tutti insomma. Vulbo caccia lumache che porterà al Signore Oscuro come
bocconcino. E lo stesso Vulbo si nutre di lumache. Ama anche litigare con le
anatre (in Bergamasco "nidròt" inglesizzato in "Need Rot"!)
Volevamo fare una cosa buffa non troppo impegnativa mentalmente, divertente.
Non musica con concetti paranoici o roba così o boh filosofeggiare sulla vita.
Divertimento con qualche collegamento alla vita di tutti insomma. Tipo che
Vulbo è innamorato di una tipa ecco (la tipa si chiama Sissy Baobab).
T. Sì, Vulbo è nato per scherzo e per evidenti segni di
demenza reciproca, poi, visto che entrambi abbiamo bisogno di dar forma in
qualche modo alle nostre frustrazioni quotidiane, abbiamo iniziato ad affibbiare
a questo povero personaggio le nostre afflizioni e paranoie. Insomma, gli
abbiamo rovianto la vita: gli abbiamo fatto capire che vive in una società
consumista. Siamo dei sadici.
3. Sebbene proveniate da mondi
sonori un po' estremi, la musica dei Vulbo è alla fin fine godibile dai più.
Mantenete la forma canzone pur nella vostra espressione strumentale e un certo
piglio danzereccio rende i brani molto catchy. Una mistura vincente, direi!
Nato tutto spontaneamente o e' un risultato ricercato?
A. No abbastanza tutto spontaneamente, come chitarrista del
gruppo posso dirti che ho avuto una grande formazione blues. Poi vabbeh amo
anche altri generi più easy. Reggae per dire. Anche se non c'è mezza cosa
Reggae in quello che abbiamo fatto ahahah... entrambi abbiamo i pezzi groove e
Antonio impazzisce per Frank Zappa.
T. Io ho una paura fottuta che, prima o poi, un pezzo reggae
quello me lo farà suonare... Ma vabè. L'intenzione di base è quella di far
divertire, sempre e comunque. Ale è il Pastamatic dei riff goderecci: gli dai
in mano una chitarra e ti subissa di idee manco fossero fettuccine e
tagliatelle. Normalmente scartiamo molto materiale perché non siamo mai contenti,
ma il criterio rimane sempre lo stesso: far muovere piede, culo e capoccia o
no?
4. Grazie a una sfida che ho
lanciato ai duo strumentali della community Edp, anche voi avete messo a
disposizione un vostro brano per un featuring vocale. Avete scelto due membri
dei MILF e il risultato è stato più che eccezionale! Come avete conosciuto Don
Alejandro e Artista Sadico?
A. Ecco un altro duo ahahhaahha. Li conosceva Antonio e da
lì abbiamo fatto un concerto assieme e cosa tira cosa. Merito del loro tocco il
risultato eccezionale eh. Anche del maestro Fabio Intrania del Trai Sudio che
ci ha mixato il tutto.
T. Mi permetto una piccola marchetta per i nostri amici. Io
venni a conoscenza dei MILF grazie al video di
"Josè", dal loro primo album Happy Milf. Fu amore a
prima vista e non nego che la fissa per formare un duo chitarra e batteria mi è
forse rimasta nella testa da allora. Sono due musicisti eccelsi e due esseri
umani meravigliosi, sono così contento di conoscerli e di aver potuto suonare e
produrre insieme a loro!
5. Lieta di avervi dato il La per
questa collaborazione, quindi! E' nato anche un video da questo featuring di
"Need Rot", proprio quello che presentiamo ufficialmente oggi, con i
disegni di Alessandro animati da Antonio.
A. Miiinchia che sbatti fare ogni disegnino tratto
millimetrico per tratto millimetrico! Però i Deftones in sottofondo aiutavano e
qualche disegnino carino è uscito dai! P.S. ci abbiamo impiegato 8 ore buone
A. A parte lo sbattimento che confermo appieno, è stata una
figata pazzesca lavorare con i MILF e con Artista Sadico, sono riusciti a dare
una sferzata di energia zozza e ruffiana al pezzo. Inventarci una storiella da
disegnare e animare, poi, c'è venuto spontaneo.
6. Sono forti i tuoi disegni un
po' punk, Alessandro, e ho anche apprezzato la personalizzazione di ogni Cd con
le tue vignette scritte a mano. Come mai questa idea?
A. Ottimo grazie! Ah idea di Antonio ahah... cioè io faccio
per mio conto tutti quei disegni balordi, grezzi e unpò preoccupanti ma simpatici allo stesso tempo da sempre. Antonio
ha proposto la cosa... vabbeh cosa nata anche per motivi nostri economici e
poco sbatti dai ahahah più facile disegnare su un disco bianco che fare la
stampa sul disco.
T. Ale ha uno stile che a me piace molto e penso sia un
valore aggiunto per noi due. Sì, insomma, scrive la musica, inventa le storie,
disegna... Io non faccio una mazza, in confronto. Sono il suo impresario... GRATIS!
7. Sempre in riferimento agli
altri duo con set-up simile, voi dichiarate ufficialmente di esservi ispirati
anche agli Zolle. A volte si riconosce un incedere comune e in quanto a
goliardia non siete certo di meno! Qual è il rapporto tra di voi?
A. Gli Zolle sono degli amiconi! Abbiamo fatto un pò di
concerti insieme, ci siamo divertiti sempre un sacco con loro. Fare serata con
loro è come essere in uno di quei bar un pò rustici e vecchi di paese a bere
del buon vino rosso e dell' ottimo salame! Nutriamo molto rispetto nei loro
confronti.
T. E sono anche molto attraenti.
8. Primo Ep nel 2018, primo
videoclip quasi due anni dopo... come la mettiamo con i ritmi di produzione?
A. Ahahah... con il video di "Sissi Baobab" siamo
stati in ballo un sacco sì!
T. Ed è tutta colpa mia! Quello lento dei due sono io, lo
confesso... Cerco di buttarla sull'età ma non regge. In realtà è perchè stiamo
gestendo tutto da soli, composizione, registrazioni, riprese, comunicazione, ed
è difficile, soprattutto quando, come c'è capitato, le cose iniziano a girare
bene e devi stare dietro a tutto. Ammetto candidamente di aver perso il filo
del discorso, sono una persona abbastanza discontinua.
9. Cosa ci raccontate di questo
video?
A. Girare il video di Sissy Baobab è stato divertentissimo!
Antonio fa powerlifting in quella palestra e grazie alla squadra di Bergamo
Powerlifting (i due boss presenti nel video) abbiamo potuto creare tutto lì!
T. Sono state due giornate epiche ed è stata anche la mia
prima esperienza come "regista" (un incubo!). Devo ringraziare tutti
i ragazzi della mia squadra che si sono prestati e la Orobica Crossfit per
l'ospitalità. L'idea, come spesso succede tra me e Ale, è nata spontanea,
perché, diciamocelo, è facile per noi tirar fuori trovate idiote e comiche!
Quello che ci ha fatto sicuramente piacere è stato constatare che il risultato
fosse gradevole e facesse sganasciare anche altre persone: è il premio più
bello.
10. Parlando di cose serie:
Bergamo... una città salita alla trista ribalta purtroppo, nei mesi del
lockdown. Com'è stata l'esperienza dall'interno della zona rossa?
A. Molto molto brutta! Ambulanze a tutte le ore, esercito in
giro per la sanificazione, morti che continuavano a salire e magari tuoi vicini
di casa colpiti... molto triste e paurosa ecco...
T. Non abbiamo vissuto per mesi e, credo, ci vorrà ancora
del tempo, prima che le cose tornino a girare in maniera un po' più decente...
Probabilmente, senza essere pessimista, non torneranno più "come
prima". Nell'aria c'è ancora molta tensione, io, personalmente, ho a
tutt'oggi delle reazioni istintive d'allarme e preoccupazione ogni volta che
sento una sirena: la mente corre subito a marzo e aprile, quando era
praticamente un rumore di sottofondo delle giornate passate tra telelavoro e
divano. Chiunque abbia vissuto qui, sa che tutto quel periodo ha lasciato
cicatrici.
11. Fate prove regolarmente ora e avete nel frattempo creato
nuovi brani? E' in cantiere un nuovo album? Cosa dobbiamo aspettarci nel
prossimo futuro dei Vulbo?
T. Ultimamente siamo un po' fermi, tra Covid e lavoro che
ricomincia a farci diventare scemi. Abbiamo in cantiere un po' di pezzi nuovi,
o meglio, Ale ha idee a bizzeffe ma dubito che usciremo presto con un album
vero e proprio: finché non ci sarà la possibilità di fare concerti in maniera
consistente, sarebbe solo un disco che non può vedere la luce dal vivo! Per me
è davvero difficile scindere l'attività di scrittura da quella live. Senza
concerti, è dura avere una prospettiva vera e una motivazione forte... Speriamo
in meglio!
Grazie Ale e Tone per il vostro
simpatico intervento. Lunga vita all'ironia e ai duo chitarra-batteria!
Sperando di incontrarvi a qualche live, lascio concludere con parole vostre. Un
abbraccio virtuale, intanto.
A. No grazie a voi! Lunga vita sì! Lunga vita alla musica da
divertimento e sfogo! Un abbraccio virtuale anche a te e Rock n' Roll!
Ale e Tone sono rispettivamente
il chitarrista e il batterista del duo bergamasco Vulbo, fondato nel 2017 dal
comune sentire dei due. Vulbo è il terzo incomodo della band, un grottesco
personaggio di fantasia proveniente dalla Dimensione Oscura. In maniera
scanzonata, tutto ruota attorno a questo concept; che il duo non si prenda sul
serio lo conferma il simpatico video di "Sissi Baobab", la terza
traccia dell'omonimo album e nome proprio della fidanzata di Vulbo, pubblicato
soltanto in questo 2020.
L'Ep d'esordio, di fine 2018, ci presenta 7 brani (6 più un
intro vocale di Homer Simpson) per un totale di 23'35'' in un mix di generi che
vanno dal math rock allo stoner, dal metal al noise, con un pizzico di blues
che non guasta mai; sebbene strumentale, il risultato danzereccio è assicurato.
Ancor più ballabile e coinvolgente risulta il featuring con Don Alejandro e Artista
Sadico (Milf) della traccia "Need Rot", collaborazione ad hoc per la nostra
INSTRUMENTAL Vs VOCALIST compilation (qui) da cui anche un video a fumetti pubblicato in esclusiva oggi con noi di Edp.
L'album, stampato in edizione limitata di 50 Cd -e sulla cui superficie troviamo delle vignette, tutte diverse, disegnate a mano dallo stesso chitarrista del duo- è stato
registrato live presso il Trai
Studio di Fabio Intraina.
Per ogni approfondimento sulla band, la Video Premiere e l'intervista ad
Alessandro Frosio e Antonio Cassella, rimando al nostro articolo appena
pubblicato (qui) mentre in questa sede
procediamo a trattare dell'Ep, con la recensione curata dal nostro
collaboratore Nicola Cigolini (Samcro).
Mi arriva un pacco da Bergamo, lo apro e per prima cosa vedo
una brutta faccia che mi guarda come il compianto Gary Coleman nei panni di
Arnold, come faceva con il povero Willis nell'iconica battuta del telefilm;
giro la copertina e mi ritrovo invece in mano il cd dei Vulbo, duo bergamasco
formato da Ale alle corde e Tone alle pelli, che hanno auto prodotto questo
primo album d'esordio senza nome, solo con questo sguardo arcigno.
Il tutto si apre con una positivissima “Medicine Scadute”,
che riporta l'iconica voce del compianto Tonino Accolla nei panni dello
sbadatissimo Homer (troppa gente rimpianta oggi, lacrimuccia d'obbligo) - chi
non riconosce la citazione peste vi colga - ed un intro strumentale che fa ben
sperare.
Ebbene sì, anche questa volta la voce non trova spazio in
questo disco che però attraversa con molta maestria molti generi nelle varie
canzoni: stoner, math,
postcore, noise-rock, rock’n’roll slabbrato, funk e un pizzico di hard-rock
vecchia maniera che male mai non fa, con anche una spruzzatina di groul in
“Steven Sigale” sesto pezzo del disco, ritrovando poi in “Estrogeno”, l'ultimo
pezzo dell'album, il nostro caro Homer.
Difficile
raccontarvi i pezzi presi singolarmente, trovo però il lavoro nel complesso
molto orecchiabile, molto diversificato e stratificato (basta vedere tutti i
generi ispiranti scritti sopra), l'unica vera pecca è secondo me la mancanza di
una voce che veramente avrebbe portato il tutto a compimento, perché, a
differenza di tante band strumentali, nei Vulbo la forma canzone esiste ed è
anche ben definita e una lirica arricchirebbe senz'altro il tutto (lo dimostra l'ottimo featuring di "Need Rot"
con i colleghi MILF); ciononostante rimane un buon lavoro, magistralmente eseguito e registrato da Fabio Intraina degli INTRA STUDIOS.
Infine,
una birra scatenandosi davanti ad un loro live è d'obbligo, appena ovviamente
il tutto potrà riprendere, sperando che questi ragazzi prendano anche un
microfono in mano per cantare tutti insieme!