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martedì 15 gennaio 2019

171. La nostalgia degli SDANG!

SDANG!: il duo col punto esclamativo...

Presenti nella nostra Instrumental Vs Vocalist Compilation (articolo)

INTRO
Bentrovati lettori di Edp in questo nuovo 2019! Pronti ad affrontare un altro anno assieme, carichi di album da ascoltare, video da assaporare, nuovi duo da scoprire? Noi sì, e così iniziamo con il botto, anzi... con il punto esclamativo! Sì perché la band di oggi, che approfondiamo per ben la terza volta nel suo percorso, è un duo tosto e deciso e quel punto esclamativo, alla fine del nome, sta proprio a sottolinearlo. Splendida proposta quella degli Sdang!, che andiamo ad analizzare grazie al nuovo album, di recentissima uscita: Il paese dei camini spenti...

AGGIORNAMENTO
Nicola Panteghini e Alessandro Pedretti vengono da Brescia, suonano a livello professionale e sono stati per anni un'abbinata fissa all'interno della band I Giuradei. A un certo punto della loro carriera, in un momento di sosta tra i vari tour, i due si mettono a suonare da soli, quasi per gioco e, meraviglia delle meraviglie, tra bravura e feeling da amici, nascono cose belle, spunti interessanti su cui valeva la pena lavorarci... senza pensarci troppo, il duo era nato. Era il 2014 e in breve i ragazzi registrano un primo Ep, autoprodotto, per poter iniziare a suonare in giro e vedere come il progetto veniva recepito. Loro sono ancora qui per cui pare siano stati accolti alla grande, nei loro live, e come poteva essere diversamente? Tecnica e poesia sono un mix vincente, che caratterizza questo duo PostRock. Sì, gli Sdang! sono tecnicamente bravi, ci propongono il loro rock strumentale, venato di noise con divagazioni prog e incrudito dalle ritmiche schematiche math, eppure amano farci sognare con delle splendide ed evocative melodie. L'insieme li caratterizza e li propone nell'underground nazionale come uno dei più interessanti duo chitarra-batteria di questi ultimi anni.

Il giorno delle Altalene, La malinconia delle Fate e infine quest'anno Il paese dei Camini Spenti, sono le pubblicazioni discografiche del duo che si presentano con rapida regolarità. I titoli già ci delineano le atmosfere che i due vogliono dipingere: si tratta di concept album, a descrizione di nostalgiche memorie, secondo il motto: “raccontiamo storie senza parlare”. Lo sguardo è rivolto al passato, al periodo dell'infanzia, con i suoi giochi, le sue emozioni, il fantastico mondo delle fiabe, raccontate la sera prima di addormentarsi... Similmente l'ultimo album è un omaggio a un vecchio paese, ormai disabitato, come purtroppo molti nel nostro territorio nazionale. Un paese svuotato dalla presenza dei suoi abitanti, delle loro attività, del brusio delle loro chiacchiere... dai camini delle case, infatti, nessun fumo esce più... Ma il tutto è simbolico e ci invita a non demordere e a non lasciar spegnere il fuoco delle nostre memorie, della ricerca interiore, della vita stessa.

L'album, dalla cover semplice ma d'effetto, ci presenta uno sfondo rosso anticato con al centro un vecchio francobollo, come se ci giungesse una missiva da lontano, nello spazio e nel tempo, affrancandosi così dalla grafica fumettistica adottata fino ad ora per le varie cover. Sul francobollo una teleferica, simbolo della ormai passata modernità del villaggio e da cui un brano dell'album, il primo estratto a cui segue un video in tema. Realizzato semplicemente con immagini d'epoca, di proprietà dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa di Ivrea, fa da sfondo, senza elaborazioni alcune, alla musica del duo. A corredo dell'album un piccolo ma graditissimo -nonché nostalgico- gadget: una confezione di vecchi cerini che ripropone l'artwork del disco, e che, molto simbolicamente, ci invita a riaccendere tutti i camini della nostra memoria. C'è quasi da commuoversi... 

Il paese dei Camini Spenti, 35 minuti per 11 tracce, gode del contributo di molti emeriti amici musicisti al suo interno e, dopo una carrellata di etichette indipendenti chiamate a raccolta per il disco precedente, esce grazie alla coproduzione della riconfermata DreaminGorilla e della nuova compagna di viaggio Edison Box. Già in tour per accendere i camini d'Italia, gli Sdang! approdano al disco con oltre 100 concerti macinati nell'anno precedente: molti in duo ed altri con al basso Colin Edwin (Porcupine Tree) grazie alla collaborazione imbastita dal batterista Pedretti nello splendido progetto denominato Endless Tapes. E nonostante l'uscita a fine anno (30 Novembre in formato digitale e 7 Dicembre per il fisico, in occasione del release party alla Latteria Molloy di Brescia -da cui un video) l'album è riuscito a sconquassare le classifiche di fine anno di molte riviste del settore: Il paese dei camini spenti compare infatti tra i 50 migliori dischi italiani secondo la classifica di Rockambula, e nientemeno che tra i primi 20 per Impatto Sonoro.

In conclusione, Il paese dei Camini Spenti è un album che fissa lo stile del duo, riconoscibile fin dalle prime note, e che mette la tecnica al servizio dell'estetica, della melodia e della fruibilità delle composizioni. Un album che andremo ad approfondire nel prossimo capitolo con la recensione del nostro collaboratore Mali Yea (Anice) mentre qui, dopo un breve excursus sulle etichette indipendenti a supporto del disco, procediamo con una bella chiacchierata tra noi di Edp, Nicola Panteghini e Alessandro Pedretti dell'interessante e maturo progetto a due bresciano Sdang!


"Teleferica al chiaro di luna"  Official Video
"Il campanile oltre la nebbia" @Latteria Molloy


LABELS
DreaminGorilla Records www.dreamingorillarecords.is
DGR nasce già nel 2005 a Savona ad opera di Francesco Cerisola ma il primo album viene pubblicato solo nel 2010 in quanto sopravvengono altre attività correlate al loro nome, quali l'organizzazione di concerti e la promozione delle band. Nel loro roster troviamo in coproduzione uno Split tra BOLOGNA VIOLENTA e i Surgical Beat Bros (duo elettro-pop da Roma con Fabio Recchia dei Germanotta Youth e Antonio Zitarelli, già batterista del duo sax-batteria Mombu), e l'ultimo lavoro in studio dei LEGNI VECCHI. Gli SDANG! si affidano a questa realtà discografica già dal loro secondo album La malinconia delle Fate ma vi troviamo anche gli ASINO con il disco Amore, i TRISTAN DA CUNHA per il loro Praia e Inerte del duo basso-batteria KA. www.facebook.com/dreamingorillarecords

Edison Box è un'etichetta indipendente con sede a Cuneo e Torino. Nasce nel 2006 come agenzia booking incentrata nella figura del fondatore Gabriele Grosso, per evolversi naturalmente in etichetta, sei anni dopo. Specializzata nella distribuzione on line, segue linee opposte alle comuni leggi di mercato supportando la cultura della condivisione (copyleft): distribuisce infatti i dischi dei propri artisti nei principali digital store nel formato free download.
Il paese dei camini spenti non è il primo lavoro di duo chitarra-batteria appoggiato dalla label poiché nel loro roster troviamo anche i NITRITONO (Panta Rei 2017) e i RINUNCI A SATANA? con il loro Blerum Blerum del 2018. https://www.facebook.com/edisonboxpage


INTERVISTA
1. Ciao Nicola e Alessandro, ormai questi spazi sono diventati un salotto dove ci incontriamo con regolarità... Bentornati quindi, anche perché ci portate delle belle novità! Un disco uscito da un mesetto e siete già in pieno tour promozionale: come si stanno svolgendo le date?
N: Tutto ok, grazie. Locali nuovi e vecchi, buona risposta del pubblico presente, un po’ di dischi venduti. Non ci possiamo lamentare.
A: Il 7 dicembre abbiamo presentato il nuovo disco “Il paese dei camini spenti” sul palco della Latteria Molloy a Brescia. Giocavamo in casa ed abbiamo colto l’occasione anche per suonare insieme agli ospiti che hanno dato il loro contributo su alcuni brani del disco. Fidel Fogaroli, Claudia Ferretti, Enrico Sauda e Francesco Venturini. La serata è stata documentato dal regista Silvano Richini che ha realizzato un videoclip, in uscita a breve.
Ci riteniamo molto soddisfatti dalle prime date. Il più delle volte abbiamo suonato davanti a persone attente e coinvolte.

2. Tre album e tre concetti molto simili: i titoli evocativi, degli album stessi quanto dei singoli brani, rimandano sempre al passato, all'infanzia, al ricordo di un mondo che non esiste più. Come mai questo continuo volgersi all'indietro, a quello che fu? Cos'è che fa voltare il capo? La nostalgia, la delusione del presente, le paure del futuro…
A: Aggiusterei l’osservazione dicendo che, piuttosto che guardarsi dietro, è più un guardarsi dentro.
La nostra musica suggerisce scenari introspettivi, dove sono ricordi o certe emozioni (“Forse dopo cena verrà la neve”, “Quando le donne stavano ai lavatoi”) a riaffiorare liberamente sotto una luce nuova. Questo succede (penso) perché è una musica che nasce istintivamente, dall’incontro di me e Nicola improvvisando in sala prove. Successivamente viene elaborata, pensata nel minimo dettaglio e infine, sia in fase di registrazione del disco che dal vivo, sprigionata totalmente. La musica di Sdang! contiene in sé istinto puro, maniacalità e tanta energia. Quindi niente sguardi verso il passato, piuttosto una rielaborazione energetica di quello che fu.

3. Quando avete pensato a questo nuovo concept da sviluppare ne Il paese dei camini spenti, avevate in mente un luogo preciso, un paese realmente esistito e poi col tempo svuotato della sua vita, oppure si tratta di un villaggio simbolico, a rappresentazione di un mondo che si spopola e di epoche che chiedono realtà diverse? Oppure, ancora, è simbolo del tempo che passa, si trasforma e abbandona il superfluo del passato?
N: Il concept non è mio ma di Alessandro. Lui è la mente dietro i titoli, la copertina e la gestione di queste cose. Io mi sono limitato magari a modificare qualcosa o dare la mia opinione in merito. In questo momento la mia idea in relazione al titolo di disco e pezzi è questa: il paese in realtà è la mente umana, fatta di tante cellule, gangli e terminazioni nervose, tante parti insomma che contribuiscono alla vita. A volta qualche cosa si inceppa, qualche camino si spegne e non funziona più… può iniziare una reazione a catena che porta al totale abbandono del paese (malfunzionamento generale dell’individuo), oppure qualcuno resiste e pian piano ritorna la serenità di sempre riscaldata dalle fiamme della vita. La vedo come una metafora della lotta tra individuo e malattia mentale, un tema molto delicato ma che mi sta molto a cuore.

4. Con il gadget allegato al disco, una scatola di cerini molto graziosa e nostalgica, volete suggerire il gesto di riaccendere e coltivare le proprie memorie quindi?
A: E’ un gadget in linea con il concept del disco e un augurio che ognuno lo possa usare come strumento di purificazione!
N: Riaccendere la propria serenità, la propria vita, ripartire. Ognuno deve poter riaccendere il proprio fiammifero, la propria fiammella con la quale alimentare un fuoco sempre più grande, il proprio fuoco interiore, senza far male a nessuno.

5. L'artwork di questo album, seppur semplice e minimalista, è elegante e di grande effetto. Vi siete sganciati dalla grafica fumettistica, alla fine…
A: Volevamo in qualche modo mantenere la serialità. L’abbiamo fatto sotto l’aspetto cromatico, scegliendo il colore rosso dopo il giallo de “Il giorno delle altalene” e il blu de”La malinconia delle fate”. L’idea dell’artwork realizzato da Milena Berta, mia compagna e artista, è nata il giorno in cui, a casa sua, abbiamo scovato un raccoglitore contente circa una ventina di buste di francobolli dei primi del novecento. Abbiamo pensato quindi di creare per “Il paese dei camini spenti” un francobollo ad hoc con riferimenti ai brani del disco. Ho contattato quindi Dolomite Franchi, un azienda bresciana che possiede una teleferica per il trasporto grezzo del materiale per ottenere il consenso dell’utilizzo della foto di copertina. Il francobollo contiene anche degli indizi. Munitevi di lente di ingrandimento per scovarli.
N: Siamo parecchio soddisfatti della riuscita dell’artwork, che abbiamo utilizzato anche per delle cartoline promozionali spedite ad una cinquantina di amici prima dell’uscita del disco.

6. Anche il video di "Teleferica al chiaro di luna" ha attinto a vecchie immagini di repertorio, ci raccontate come è nata l'idea di questo videoclip e come si è sviluppata?
A: E’ molto semplice, è la storia di due innamorati che ci hanno solo messo un po’ di tempo per incontrarsi! Cercando del materiale video per un progetto artistico (che sto seguendo sempre insieme a Milena riguardante la valorizzazione delle cave della Valle Camonica, Bs) sono incappato nel documentario di estrazione del marmo di Montecatini Terme, di proprietà dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa di Ivrea. Mentre guardavo il video ascoltavo i provini del nuovo disco Sdang! e con immenso stupore notai che video e musica erano perfettamente sincronizzati.
Dopo lunghe mail, proposte e controproposte, sono riuscito a trovare un accordo con i proprietari del materiale per utilizzare le immagini. Così come la musica è stata suonata e mixata senza editing, non abbiamo fatto montaggio o editing nel video.

7. Mi pare che il duo Sdang!, partito come un gioco, una curiosità senza crederci troppo, stia diventando un progetto consolidato e ben inserito nel tessuto musicale underground nazionale. Ne siete consapevoli, soddisfatti, meravigliati? Quale sarebbe la vostra descrizione degli Sdang! in mezzo alla prolifica proposta di duo chitarra-batteria italiani, realtà che ormai conoscete molto bene?
A: Di strada ne abbiamo fatta, sia prima di Sdang! che durante. Ci piace suonare, sembra banale dirlo, ma è proprio cosi! Detto questo cerchiamo di trovare situazioni adatte alla nostra proposta che in sé ha solo bisogno di ascolto. Evitiamo spesso di parlare di generi o etichette.
Il motto “Raccontiamo storie senza parlare”, parla chiaro. Siamo in due ma ci piace ragionare come gruppo e il nostro punto di forza è quello di voler comporre ottima musica, ben suonata sfruttando le nostre caratteristiche, la nostra esperienza e limando i nostri limiti tramite una chitarra e una batteria.
N: Siamo un duo per necessità. In realtà credo che la nostra aspirazione sia uscire dal contesto underground, pur essendo ben consci che non è PROBABILE, data la nostra proposta. Facciamo funzionare al meglio quello che facciamo tra date e vendita dischi, al nostro livello, senza pisciare fuori dal vaso. Poi Alessandro lavora costantemente in modo che succeda qualcosa di più e che ci si apra qualche spiraglio diverso. Personalmente ho vissuto l’underground quando suonavo Metal un po’ di anni fa. Il concetto stesso di underground non mi è mai piaciuto troppo perché tende a legittimare concetti che non mi hanno mai trovato d’accordo… insomma, come se suonare per pochi, in posti discutibili, zero soldi, facendo cose esclusive, estreme e anche un po’ pallose fosse una bandiera da esibire. Noi tendiamo a farci rispettare per quello che siamo (due musici professionisti) evitando il più possibile il rischio di tirarsela, evitando situazioni inadatte.

8. Siete partiti con un Ep autoprodotto, per vedere come la proposta funzionava. Siete poi passati al supporto di una cordata di etichette indipendenti per fermarvi ora alla scelta più mirata di due singole labels. Qual è il rapporto che vi lega a queste realtà, come le avete scelte tra le numerose proposte del settore?
A: Un progetto come il nostro vive di rapporti veri. Noi facciamo musica e cerchiamo di farla conoscere nella maniera più pulita possibile. Dreaminggorilla ha lavorato molto bene con noi con il disco precedente e Edisonbox è una realtà che sforna parecchie novità discografiche interessanti. Abbiamo scelto loro perché credono seriamente nel progetto.
Conta poi che molta della distribuzione dei dischi, al nostro livello, la si fa ai concerti, perché è l’unico modo per farsi realmente conoscere, per come suoni e non per come ti “immaginano”. Ci tengo quindi a ripetere, e consiglio a molti artisti giovani, di cercare rapporti veri, di stima reciproca, prima di mandare la propria musica in mano a mercenari di serie b (in zona retrocessione).
N: Le nostre attuali etichette ci hanno dato una mano a distribuire il disco fisico e digitale, si tratta di unire i nostri contatti per far funzionare meglio la cosa. Per quel che riguarda le etichette ne abbiamo sentite tante ricevendo tanti rifiuti cortesi o proposte non adatte, è normale, con così tanta gente che butta fuori dischi sul nostro territorio.

9. Come organizzate i vostri tour? In maniera autonoma o con l'appoggio di un'agenzia specializzata?
A: Proseguendo il discorso iniziato sopra, chi meglio di te può sapere cosa vuoi ottenere? Ci mettiamo la faccia, scriviamo noi direttamente ai locali, passiamo ore al telefono e al computer.
E’ un lavoro tanto stressante quanto gratificante, anche perché poi, in questo modo, conosci persone con le quali fidelizzare e costruire un rapporto continuativo.
N: Le agenzie specializzate non esistono, o meglio, esistono ma lavorano bene solo con nomi grossi e già conosciuti, lasciando agli altri le briciole. Li capisco: è una realtà difficile e pure loro devono arrivare a fine mese. Per noi è molto reale il detto ‘chi fa da sé fa per tre’, nel nostro caso per trenta. Fa tutto Alessandro: tiene i contatti e organizza il tour, se si vuole suonare un po’ è l’unico modo, non siamo gli unici a fare così, siamo in compagnia di tanta gente che si autoproduce


Carissimi Nicola ed Alessandro, è sempre un piacere confrontarsi con voi. Dopo tre album ascoltati su fisico e tutti questi incontri virtuali, mi resta soltanto di incontrarvi ed ascoltarvi dal vivo! Spero che questo mio desiderio possa essere ben presto esaudito... Con Alessandro ci siamo già incontrati, in occasione di un'esibizione degli Scaab nella rassegna estiva che organizzo qui in Trentino, ma gli Sdang! mi mancano proprio... a presto quindi!!!! Mentre vi lascio al vostro tour e al nobile intento di riaccendere tutti i camini tristemente spenti delle nostre memorie... Grazie a voi e, certo, ci piacerebbe averti tra il pubblico, magari proprio in Trentino!

Link band


DISCOGRAFIA
IL PAESE DEI CAMINI SPENTI 2018, DreaminGorilla, Edison Box (PostRock, Math, Prog)

1.Il paese dei camini spenti 2.Il campanile oltre la nebbia 3.Forse dopo cena verrà la neve 4.Il meccanismo dell'orologio 5.Tre vecchie streghe 6.Estate -Cartolina 7.Teleferica al chiaro di luna 8.Ruggine sul mulino ad acqua 9.Quando le donne stavano ai lavatoi 10.La festa di San Sebastiano 11.In assenza di nuvole
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LA MALINCONIA DELLE FATE 2016, Acid Cosmonaut, Dreaming Gorilla Records, La Fornace Dischi, Taxi Driver Rec., Toten Schwan Rec.

1.Il primo giorno di scuola 2.Martina 3.Astronomica 4.Scrivimi una lettera tra nove anni 5.Cento metri all'arrivo 6.La malinconia delle fate

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IL GIORNO DELLE ALTALENE 2015, Autoprodotto (Metal, MathRock, Progressive)

1.Il giorno delle altalene 2.La notte di San Lorenzo 3.Metafisica 4.Autunno 5.Il ponte del diavolo





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Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle


172. RECENSIONE57: Il paese dei camini spenti by Sdang!






Siamo al terzo appuntamento con gli Sdang! (Nicola Panteghini e Alessandro Pedretti), duo strumentale chitarra-batteria bresciano che, dopo l'Ep autoprodotto degli esordi (Il giorno delle altalene) e il 6 tracce successivo (La malincoia delle Fate) esce a dicembre 2018 con un nuovo, splendido album, dall'ennesimo titolo suggestivo: Il paese dei camini spenti. Un'opera discografica completa di 11 tracce in cui si sedimenta l'estetica degli Sdang!: tecnica al servizio dell'ascolto, generi freddi e schematici (math rock) ammorbiditi da una forte presenza di melodia e repentini ma intriganti cambi prog.

Questro concept album, come i precedenti, volge lo sguardo al passato, alla spensieratezza dell'infanzia, alla magia delle fiabe, con ulteriore nostalgia, in questo caso, nei confronti di un glorioso seppur umile passato che è destinato ad essere fagocitato dal moderno che avanza. Parla anche della nostra mente e della capacità di mantenerla sana e positivamente attiva. Il pacchetto di cerini che, con il medesimo artwork della cover, viene presentato in allegato all'album, ci invita simbolicamente a riaccendere tutti i nostri ricordi spenti e a mantenere viva la fiamma della vita stessa.

Interessante il video costruito attorno alla settima traccia dell'album, "Teleferica al chiaro di luna", realizzato con immagini di repertorio gentilmente concesse dall'Archivio Storico Cinema d’Impresa di Ivrea. L'artwork, questa volta sganciato dalla grafica fumettistica (ma concettualmente legato da un punto di vista del colore), è stato invece elaborato dagli stessi Sdang! in concerto con Milena Berta mentre le etichette indipendenti a supporto del disco sono la riconfermata DreaminGorilla e la nuova alleata Edison Box. 

Per ogni approfondimento sulla carriera del duo o sulle etichette di cui sopra, come per accedere all'intervista a Nicola ed Alessandro, rimando all'articolo completo, appena pubblicato, mentre in questa sede ci addentriamo nei dettagli tecnici dell'album e alla sua recensione a firma Mali Yea, chitarrista del duo reggiano Anice.


Video:
"Il campanile oltre la nebbia" https://youtu.be/D_2aiZWRq74

Contatti Band:


Il paese dei camini spenti credits:
Gli Sdang! sono:
Nicola Panteghini (chitarre, batteria elettronica, bass synth) e
Alessandro Pedretti (batteria, percussioni, pianoforte, glockenspiel, filed recording)
Con la partecipazione di:
Superdownhome: batteria e cigar box in "Il meccanismo dell'orologio"
Claudia Ferretti: voce in "Tre vecchie streghe"
Fidel Fogaroli: Korg Sigma, Fender Rhodes e Siel Orchestra 2 in "Tre vecchie streghe" e
"Teleferica al chiaro di luna"
Ronnie Amighetti: synth in "Estate - Cartolina"
Francesco Venturini: tromba in "Ruggine sul mulino ad acqua"
Pierangelo Taboni: pianoforte in "In assenza di nuvole"
Scritto e suonato da Sdang!
Prodotto da Sdang! e Ronnie Amighetti
Registrato e mixato da Ronnie Amighetti @La Casa del Bao, Prevalle (BS) a febbraio/marzo 2018
Masterizzato da Daniele Salodini @Woodpecker Studio (BS)
Pubblicato nel Dicembre 2018
Coprodotto da DreaminGorilla ed Edison Box
Artwork by Sdang! e Milena Berta


Qui lo ascolti

Il paese dei camini spenti 2018
DreaminGorilla, Edison Box
(PostRock, MathRock, Prog)

1. Il paese dei camini spenti
2. Il campanile oltre la nebbia
3. Forse dopo cena verrà la neve
4. Il meccanismo dell'orologio
5. Tre vecchie streghe
6. Estate -Cartolina
7. Teleferica al chiaro di luna
8. Ruggine sul mulino ad acqua
9. Quando le donne stavano ai lavatoi
10. La festa di San Sebastiano
11. In assenza di nuvole

RECENSIONE
SDANG! "Il paese dei camini spenti"
Lp 2018 DreaminGorilla, Edison Box

Terzo album per il duo chitarra e batteria bresciano, nel 2018 gli Sdang! rompono il silenzio aggiungendo un altro capitolo alla loro personale discografia. A distanza di 2 anni dal precedente lavoro intitolato “La malinconia delle fate”, Alessandro Pedretti e Nicola Panteghini, sostenuti dalle etichette EdisonBox Records e DreaminGorilla Records, confezionano con cura “Il paese dei camini spenti”, opera strumentale dal nome particolarmente evocativo. Altrettanto suggestivi i titoli delle 11 tracks che vanno a comporre questo concept album caratterizzato da un sound limpido e piacevolmente privo d’orpelli.

L’aspirazione è quella di richiamare alla mente, attraverso una mirata scelta dei titoli, storie e visioni di un’altra epoca, un immaginario bucolico che si perde tra le spire del tempo, vecchi scatti in bianco e nero pervasi d’inconsolabile nostalgia.

Al di là del fatto che i brani in questione raggiungano o meno l’obiettivo sopracitato, l’ultima fatica degli Sdang! restituisce una certa freschezza, malgrado gli ingredienti della ricetta siano sdoganati da tempo, infatti è facile captare nel background dei due musicisti bresciani evidenti influenze Math Rock e molto altro ancora, il loro bagaglio stilistico è ampio e spazia in maniera generosa dalla Prog alle oniriche atmosfere proprie del Post Rock, dal Jazz al Southern Rock, dal Blues fino ad arrivare a sonorità più ruvide prossime al Metal.

L’album apre con l’omonima title track che in sostanza non è altro che un breve intro fatto di crepitii di legna che arde, per l’appunto in un camino, e note lievi di pianoforte in sottofondo. Il cambio è radicale e si passa repentinamente a “Il campanile oltre la nebbia”, brano mordace che senza mezze misure lascia intuire le reali intenzioni della band. La tensione cala col seguire di “Forse dopo cena verrà la neve”, narcotico brano che fluttua tra antitetici stati d’animo. “Il meccanismo dell’orologio” invece spiazza un po’, nell’accezione negativa del termine, lasciando in bocca quel retrogusto che ricorda alla lontana, azzarderei dire, qualcosa di già digerito dei Lynyrd Skynyrd. “Tre vecchie streghe” al contrario alza il tiro, con un sound più erosivo e dai richiami nordici. Il resto prosegue agevolmente tra risalite psichedeliche che trasudano nel brano intitolato “Teleferica al chiaro di luna” e atmosfere dichiaratamente jazz alla Miles Davis in “Ruggine sul mulino ad acqua”…

Altro dettaglio che potrebbe risultare marginale ma che in realtà non lo è affatto, è la scelta di accompagnare il CD con una piccola confezione di fiammiferi, coordinati graficamente con la copertina dell’album, soluzione che personalmente ho trovato alquanto commovente.

Mali Yea


Articolo ad opera di Giusy Elle