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giovedì 28 dicembre 2017

150. ELENCO POST 2017




   Vista la mole di articoli caricati in questo blogger, solitamente, per destreggiarsi un po', posto la lista dei loro link allo scadere di ogni semestre. Quest'anno però sono riuscita a presentare un minor numero di duo rispetto alla media, in quanto per ben quattro mesi ho partecipato all'organizzazione di una rassegna musicale estiva, in Valsugana, qui in Trentino, denominata "Quando l'Acqua incontra la Musica": le sedi erano infatti tre delle piscine della Valle, gestite da Rari Nantes Valsugana. In Luglio ero quindi in piena attività organizzativa ed Edp era momentaneamente accantonato... Ecco che così, con questo post, ci aggiorniamo sulle pubblicazioni di tutto il 2017, compreso il resoconto della rassegna di cui sopra, alla quale hanno partecipato alcuni power duo chitarra-batteria o progetti a loro paralleli. Ci sarà sicuramente un articolo che avete perso o un duo che vi fa piacere riascoltare... così, vista la maggior disponibilità di tempo durante queste festività di fine-inizio anno, vi invito a dedicarvi alla lettura musicale.
Ricordo che ogni articolo parte dalla retrospettiva del duo, prosegue con una breve descrizione delle etichette a supporto dell'album e con l'intervista ai due membri della band, per essere poi affiancato da un secondo post con presentazione e recensione dell'ultimo album del duo. Sono sempre presenti link ai video della band e per l'ascolto dell'album in questione.
 Colgo inoltre l'occasione per augurarvi uno strepitoso Anno Nuovo, ricco di tante splendide novità, anche musicali... Che il rock sia con voi! :)

ELENCO ARTICOLI 2017
Above The Tree è il progetto solista di Marco Bernacchia, chitarrista e pittore marchigiano, attualmente di stanza a Verona. Musicalmente attivo fin dal 1998, si è espresso in molteplici progetti (Mazca) sia da solista (Virtual Forest) che avviando interessanti collaborazioni (Above the Tree & Drum Ensemble du Beat; Stregoni). Insieme al batterista Matteo "Tegu" Sideri (Ronin, Maria Antonietta), l'E-side del duo, ha creato infine il combo chitarra-batteria. Ci destreggiamo con questo articolo nella ricca carriera di Marco, concentrando ovviamente l'attenzione sul progetto a due.
Recensione del loro Riot ad opera di Danilo 'Damage' Peccerella (Globetrotter). Un album che raccoglie i brani del duo ma in versione chitarra e drum machine: si evince sì l'atmosfera ipnotica degli Above the Tree che tanto piace, ma il coinvolgente live, risultato dal ben congegnato accompagnamento di Sideri, è in realtà un'altra cosa. Bernacchia ritiene che album e live sono due percorsi assolutamente diversi e li gestisce in quanto tali.
Anche Bologna Violenta è un progetto solista, nello specifico del polistrumentista grindcore Nicola Manzan, che a un certo punto della sua carriera decide di stabilizzarsi in duo. Dopo una lunga carriera da solo e numerosi album pubblicati, trova la sua armonia definitiva col batterista Alessandro Vagnoni. Ripercorriamo il suo iter musicale dal 2005 ad oggi.
Discordia è il primo album di Manzan in duo. Sicuramente più incisivo con l'aggiunta della batteria acustica (e i live ne guadagnano ancor di più), è in realtà un album che ricalca certe formule tipiche del Manzan: brani brevissimi e molto tesi, grindcore allo stato puro. Recensione ancora dle nostro Danilo Peccerella.
I San Leo sono un duo fondato nel 2013 a Rimini, che ci propone un Postrock veramente esclusivo e un po' fuori dai canoni. Loro si sentono anche un po' fuori dal tempo, a dire il vero, e proprio per questo il concept del progetto a due è basato sul passato storico della loro regione, in particolare sulla rocca di San Leo dove era stato rinchiuso il famoso esoterista Conte di Cagliostro. E' proprio sulla simbologia esoterica ed alchemica che i due basano inoltre tutta la propria iconografia.
XXIV è l'album di debutto dei San Leo, un gran bel disco che ho ascoltato ininterrottamente per mesi. La sua caratteristica sono brani molto lunghi, dal lento incedere, che alternano momenti di dolce e splendida calma a gloriosi scoppi di energia, per un genere neologisticamente definito 'mantracore'... Li ho fortemente voluti alla rassegna musicale "Quando l'Acqua incontra la Musica" e in effetti c'è ancora chi se li ricorda come uno dei momenti più belli dei 40 concerti proposti... Attualmente il duo ha già pubblicato il secondo lavoro discografico Dom, che porta a livelli ancor più elevati la loro vincente formula sonora, mentre in questo articolo approfondiamo il primo album grazie al nostro recensore Bob Cillo, chitarrista del duo pugliese Dirty Trainload.
Tre amici di lunga data, nel 2012 a Forlì, decidono di fondare una metal band, ma solo due sanno suonare... Ecco nati i Picea Conica nella formazione chitarra-batteria e terzo elemento tuttofare di supporto. Ancora adesso che il duo vanta un nuovo batterista e ha tramutato il proprio nome in Marmo, la dinamica a tre è la medesima. Sano rock di ispirazione anni '90 (Helmet, Melvins, Godflesh, Unsane) in una miscela di pesantezza e atmosfere coinvolgenti.
138) RECENSIONE42: Inside by Marmo 21.3.2017 
Recensione dell'Inside Ep dei Marmo ad opera del batterista dei Samcro, Nicola Cigolini. Sarà suo compito analizzare a fondo l'album, creato nella nuova formazione a due: inteso dalla band come una ricerca introspettiva dell'essere umano nei meandri dell'incognito e del logorio dei nostri tempi. Si vuole trasporre in musica lo sforzo di vivere ogni giorno ma anche ciò che di bello ne può scaturire. Sei tracce per 28 minuti di ascolto potenti e maestosi; attualmente il duo è pronto per pubblicare il loro secondo Ep.
139) La bile dei DOCTORS IN MEXICO 6.4.2017
Ci spostiamo a Ferrara con il duo strumentale Doctors In Mexico e la loro proposta alt-rock: un genere a cavallo tra stoner, blues e noise. Retrospettiva della band e intervista con i due fondatori, Mattia Cenacchi e Carlo Calanchi
Recensione ad opera di Nicola Cigolini (Samcro). Bile è un album di 9 pezzi strumentali (44 minuti d'ascolto), intitolati col numero di composizione, ai quali il duo ha voluto aggiungere i testi, pur non cantandoli. Si trovano all'interno del booklet nella sezione "Lyrics for Unsung Songs" e sono scritti sia dal duo che da altri amici della band. Nessuna struttura ripetitiva e l'utilizzo di accordature particolari rendono il progetto originale; all'interno dell'articolo ascolto integrale dell'album.
Ultimo articolo di presentazione duo prima della lunga pausa estiva per l'organizzazione di un festival musicale di 40 concerti. Hate & Merda vengono da Firenze e sono attivi da oltre cinque anni. Molto conosciuti nell'ambito dell'underground estremo (la loro proposta è uno sludge teso e disturbante) in realtà mantengono il riserbo più assoluto sulle proprie figure, presentandosi incappucciati e chiamandosi, vagamente, Unnecessary1 e Unnecessary2. La loro filosofia di base è che a questo mondo siamo tutti egualmente importanti, che non ha senso coltivare la passione per il proprio ego, e quindi non vedono il senso di proporsi come soggetti ma soltanto come esecutori della propria musica che, in definitiva, dovrebbe parlare da sè. Cosa che realmente fa, tra lamenti, stridori e volumi travolgenti...
Raccogliamo qui le impressioni di Giacomo Guidetti, bassista del power duo Ka, a proposito di La Capitale del Male degli Hate & Merda. Album estremo, alle soglie dell'angosciante, appoggiato da una lunga cordata di etichette indipendenti tra le più rinomate del panorama nazionale.
Dopo oltre 4 mesi mi rifaccio viva sul blog Edp con questo articolo di spiegazione per la mia assenza, e descrizione della lunga e nutrita rassegna musicale che sono stata chiamare a co-organizzare. Filo conduttore: i power duo che ho chiamato ad esibirsi, in canonico formato a due chitarra-batteria, o con progetti paralleli: Ongaku2, Maria Devigili, We Love Surf, San Leo, Margaret Lee, Riverweed, Dirty Trainload, Sdang!, Fucsia, Above the Tree...
Si riparte finalmente con la presentazione dei duo nazionali, a partire dagli Anice che, a distanza di un anno dalla ricezione dell'album, dovevo assolutamente onorare! Mali Yea, inoltre, il chitarrista e fondatore del combo, fa anche parte dello staff Edp come grafico. Dopo un album e due Ep ritroviamo gli Anice appena riassestati con un nuovo batterista e con nuovo materiale per un ulteriore album, di prossima pubblicazione. Noi ci concentriamo sull'ultimo album Gold, pensato e registrato nella vecchia formazione e appena remixato in formato tape. Bella proposta strumentale, d'atmosfera...
Recensione ad opera di Nicola Cigolini (batterista per i Samcro) dell'Ep Gold del duo Anice da Reggio Emilia
Ci spostiamo a Vercelli per la presentazione dei Sonny & The Stork, duo dal rock sanguigno, che strizza l'occhio alla tradizione d'Oltreoceano ma che si esprime in un sentito cantato in italiano. Molta cura nei particolari per questo duo che confeziona a mano in copia unica tutti i propri dischi e che dà molto valore ai testi delle proprie canzoni (nei quali ci parlano del disagio di vivere in una società complessa e deludente come quella odierna, che criticano l'imperante piccolezza umana ma che, nell'insieme, non svelano mai la sconfitta o l'abbandono, poiché alla fine c'è sempre una luce di speranza, la possibilità di reagire... La sequenza dei brani si rivela così un percorso di presa di coscienza della propria introspezione fino ad arrivare a vere e proprie soluzioni per far fronte a problematiche ricorrenti nella vita di ogni individuo).
Mentre i S&TS sono pronti ad entrare in studio per la registrazione del secondo lavoro discografico (che sarà più maturo nei suoni e nell'insieme), noi approfondiamo intanto l'album d'esordio del duo Dimenticati e Ritrovati. 9 tracce di piacevole rock cantato in italiano, recensito da Mario Caruso (chitarrista del garage-blues duo aretino Samcro).
Finalmente la presentazione di un duo meridionale, e che duo! I Big South Market da Barletta si formano dopo una ventennale amicizia dei due fondatori, che nel frattempo hanno militato in svariate band. Il background musicale dei due (metal e crossover) genera un ottimo mix sonoro fatto di Hard Rock, Nu Metal e Stoner. Brani godibilissimi e dal tiro micidiale che fanno di questo duo innanzitutto una live band, ma il cui album sparato a palla nello stereo della vostra auto vi farà macinare indimenticabili chilometri di fuoco! Il nome del duo si ispira a una visione romantica di un megastore dove poter rifornirsi di tutti gli album rock del mondo; grafica dell'album e titolo ne ricalcano il concept. Come sempre nei nostri articoli troverete la retrospettiva della band e l'intervista ai due fondatori.
Approfondimento dell'Ep d'esordio dei Big South Market: Muzak. Il termine gergale indica la musica di sottofondo che viene trasmessa nei luoghi di aggregazione e di attesa, e che nella versione rock e stoner dei TBSM non la potete ascoltar ein qualsivolgia centro commerciale ma soltanto nel grande mercato rock del Sud! Recensione ad opera di Danilo 'Damage' Peccerella, batterista del duo beneventano Globetrotter.
150) ELENCO POST 2017 28.12.2017
Eccoci qua...


Articolo ad opera di Giusy Elle




martedì 19 dicembre 2017

149. RECENSIONE47: Muzak by The Big South Market






Ecco a voi oggi un gran bel duo rock, i THE BIG SOUTH MARKET da Barletta. Formati nel 2015 dal chitarrista e vocalist Giuseppe Chiumeo (The Rest Side) e dalla sua controparte alle pelli Ruggiero Rocco (Cancrena), vantano una ventennale carriera nella scena underground pugliese, in ambito cross over e trash metal. La combinazione dei due background porta a una sonorità vincente per il duo: un Hard Rock teso e cattivo, riff rotondi alla Southern Rock e tanto Stoner. Un concetto di drum&guitar portato all'estremo visto l'ampio uso del basso nei generi da loro prescelti ma una sfida che i due superano alla grande con ausili tecnici e un ricco interplay tra i due strumenti. Con questa ricetta si distinguono da subito a livello regionale piazzandosi poi finalisti dell'Arezzo Wave 2017 ed esibendosi al fianco dei Lombardi Destrage. La loro vera natura si esprime al meglio su palco, dove i suoni devastanti e travolgenti non vi faranno rimpiangere l'assenza del basso! Attestando definitivamente i The Big South Market come live band d'impatto.

Il loro debutto discografico risale al 2016 con la pubblicazione dell'Ep Muzak, un album di 5 tracce dai canonici tre minuti di esecuzione, che vi lascia senza respiro dall'inizio alla fine. Registrato e masterizzato ai Golem Dungeon Studios da Giuseppe Dentamaro (già produttore di un album per i Cancrena) ha il suono curato da Alessandro Paolucci, basista dei Raw Power, ed è promosso dal singolo ‘Before (You Make It Deeper)’ che rappresenta al meglio la proposta della band.

L'album e il nome della band sottostanno a un concept ben preciso: quello del centro commerciale, che nell'immaginario d'abbondanza della band non è il non-luogo a noi ben noto, bensì un grande punto di smercio per la musica rock, dove l’ascoltatore è libero di rifornirsi nei vari reparti suddivisi per sottogenere. 'Muzak' è infatti il termine gergale per intendere quella musica di sottofondo tipica dei grandi luoghi di raduno come i centri commerciali, appunto, mentre l'artwork del cd ricalca appieno questa ideologia presentandoci da un lato il passaggio a una cassa da supermercato (foto di Alessandro Imbriaco), e dall'altra la fredda e geometrica cartina di un centro commerciale.

Per chi volesse approfondire la retrospettiva del duo rimandiamo all'articolo appena pubblicato da Edp che raccoglie anche le testimonianze dei due fondatori grazie all'intervista concessaci. Qui ci concentriamo invece sull'ascolto dell'album condotti dalla recensione del nostro collaboratore, il batterista del duo beneventano Globetrotter, Danilo 'Damage' Peccerella. Buona lettura e buon ascolto, il Grande Mercato del Sud è ufficialmente aperto e vi proporrà solo del bel sano rock!



Muzak credits:
Prodotto da Giuseppe Dentamaro e The Big South Market
Registrato, mixato e masterizzato da Giuseppe Dentamaro @i Golem Dungeon Studios, Capurso BT
Tutte le tracce scritte e suonate dai TBSM
Data di pubblicazione: 2016
Etichetta: Autoprodotto
Distribuzione: The Orchard
Design: Fabio Barile
Fotografie cover: Alessandro Imbriaco
Fotografie band: Angela Lombardi
Promozione: RED CAT Di Alice Cortella info@redcatpromotion.com


Qui lo ascolti

MUZAK 2016
(HardRock/Stoner)
Autoprodotto/The Orchard

1.Big Deal
2.Before (You Make it Deeper)
3.Moondrink
4.Red Carpet
5.Desert Motel


RECENSIONE
THE BIG SOUTH MARKET "Muzak"
Ep 2016 Autoprodotto

Muzak è questo EP firmato dai THE BIG SOUTH MARKET, power duo formato a Barletta, nella provincia di Bari, dal chitarrista/cantante Giuseppe Chiumeo e dal batterista Ruggiero Ricco. Cinque le tracce al suo interno.
Apre le danze 'Big Deal', potente brano che viaggia tra groove possenti e cambi di tempo davvero ben congegnati, tra giochi di doppio pedale da parte di Ruggiero ben eseguiti e mai inutilmente invadenti, considerato anche lo stile proposto. Un inizio perfetto per questo EP.
Si continua con 'Before (you make it deeper)', brano che va diritto in faccia su un 4/4 terzinato che non si perde in fronzoli. 'Moodrink' è il terzo brano, ricco di riff di chitarra notevoli, su stacchi e pause di batteria al vetriolo.
La quarta traccia si intitola 'Red Carpet'. E' molto potente, nonostante l'inizio lento. Si evolve in una fase che porta ad un finale dal groove possente, fino ad un fade out che lascerà spazio a 'Desert Motel', brano di chiusura ricchissimo di respiro e dalla melodia travolgente, che conclude alla grande questo Muzak. Un disco estremamente efficace sia per quanto riguarda la scelta del minutaggio (circa 17 minuti totali, per una media di 3 minuti a brano), sia da un punto di vista compositivo, considerato che scorre alla grande.
Personalmente, l'ascolto non è per nulla pesante. Sia inteso, non intendo assolutamente sottovalutare questo lavoro, a mio avviso roccioso, preciso e fatto ad arte. Al contrario, ci tengo a dire che a volte, proprio in ciò che è più diretto e 'in your face', si può trovare il meglio che l'orecchio possa desiderare e questo Hard Rock venato di Stoner è proprio l'esempio lampante di semplicità e potenza strumentale e vocale per un godimento acustico assicurato.

Danilo 'DAMAGE' Peccerella
8/10







148. THE BIG SOUTH MARKET: il centro commerciale del Rock...




INTRO
   Finalmente la bussola Edp punta verso Sud presentandovi i rockers Pugliesi THE BIG SOUTH MARKET. Se diamo un'occhiata veloce al ricco censimento dei power duo chitarra-batteria italiani (qui), suddiviso non solo per generi e anno di fondazione ma anche per regioni, balza subito all'occhio la sproporzione numerica dei duo del Nord e Centro rispetto a quelli del Sud Italia: 83, 50, 25... verrebbe da pensare che il combo non funzioni al Sud, o che la creatività dei nostri giovani meridionali sia più latente. Niente di più falso! La verità è che per ragioni sociali ed economiche, ancor oggi molti giovani del Meridione risalgono lo Stivale per motivi di studio o lavoro. Qui si stabilizzano e, se già musicisti, continuano la loro attività. Molti infatti di quei numerosi power duo del Centro e del Nord, interessanti, innovativi e creativi, altro non sono che musicisti del Sud che ci regalano a piene mani l'originalità della propria arte, un ricco e inestimabile contributo all'underground nazionale.
   Non è però il caso della band di oggi che a Barletta risiede e professa tutta la propria musicalità. Una regione interessante, la Puglia, da questo punto di vista, la cui scena musicale è ricca e innovativa: come ci disse una volta Livia Monteleone (Dirty Trainload), polistrumentista barese e da lungo tempo residente in California, nonché speaker della storica radio pirata Free Radio Santa Cruz (qui l'articolo): "Da diciottenne ho lasciato Bari che non aveva che un debole battito cardiaco per quanto riguarda una cultura musicale underground. Ora l'intera Puglia, mi sa, dà parecchi punti alla mia Santa Cruz...". A proposito di duo chitarra-batteria ricordiamo innanzitutto i MINIMANIMALIST, che come i Big South Market suonano stoner, poi c'è il garage blues dei DIRTY TRAINLOAD e dei MOREGUNFIELD, senza scordare gli storici HYSM? DUO, impegnatissimi nell'improvvisazione radicale e nella loro etichetta indipendente Hysm? che ha dato luce a tanti progetti alternativi e di ricerca dell'intera nazione. Non mancano ovviamente i combo basso-batteria, che per amor di 'fratellanza' andiamo a menzionare: Djeco, Donbruno, Nu-Shu, The Inframen... ma vediamo di approfondire il duo rock di oggi, che tiene alto il nome della propria regione, grazie a una rapida retrospettiva della band, l'intervista ai due componenti e fondatori, nonché alla recensione del loro Ep di debutto Muzak (qui).

RETROSPETTIVA
Il duo di oggi non poteva essere che tale... i BIG SOUTH MARKET, in quanto duo ufficiale, si forma nel 2015 a Barletta grazie all'unione di Giuseppe Chiumeo alla chitarra e Ruggiero Ricco alla batteria, ma i due fondatori, entrambi classe '83, sono amici di lunghissima data. Compagni di classe già alle scuole medie, passavano interi pomeriggi ad ascoltare assieme musica e vinili e di tanto in tanto strimpellavamo in casa: l'uno alla chitarra elettrica scordata, l'altro con un rullante di fortuna... il duo era già in fase embrionale e il destino segnato per i due giovani musicisti!

Certo molta strada era ancora da fare prima che i due si incontrassero in questo progetto, vent'anni dopo... e anche i percorsi scelti dai due differiscono non poco: Giuseppe si laurea in legge e attualmente lavora in uno studio legale, mentre il compare batterista, dopo l'istituto di geometra, avvia una ditta edile in proprio. Similmente, i percorsi musicali seguiti dai due vengono scanditi da ritmi diversi: Chiumeo è fondatore, oltre che chitarra e voce, del trio crossover The Rest Side, nel quale milita dal 1998 fino al 2015, anno di scioglimento della band. Oltre a un album prodotto da Alessandro Paolucci, -storico bassita dei Row Power, ma anche membro dei Prozac+, Vanilla Sky- (The Rough Core of Things 2011, Tarock/Black Nutria), nel 2012 viene pubblicato un Ep in italiano mentre il trio, negli anni, divide il palco con artisti di caratura internazionale come One Minute Silence, Blonde Redhead, Verdena, Browbeat, GF93 e Sacrum.

Ruggiero Ricco, dal canto suo, presta la propria maestria alle pelli in ambito prettamente metal per band di discreto successo: con i Golem partecipa al festival Wacken Open Air 2011, in Germania, e nel 2013 accompagna i Fear Factory, come open band, nel loro 'Industrialist Russian Tour'; con i Dogma si esibisce come supporting act per il tour europeo dei Lordi, ma la storica (1999) e famosa band di cui è membro stabile, è la trash metal Cancrena (Underneath EP 2007, Vision Metal Rec.; Hidden Depravity 2012, Logic Illogic) - da non confondersi con l'omonima band marchigiana di brutal death fondata qualche anno prima. I Cancrena della scena underground pugliese sono una devastante onda d'urto con radici nel trash metal anni '90 il cui furiosissimo singolo "The Sponger" (2007) -ma dal ritornello accativante- viene scelto nientemeno che come sigla del programma di sport estremi "X", in onda su Sky, portando infine la band ad un contratto con la statunitense Vision Metal Records. L'attività concertistica si è esponenzialmente intensificata con gli anni, vedendo i Cancrena condividere palchi con nomi di spicco (Extrema, Obituary) mentre lo stile personale si è stabilizzato oggi in un misto tra trash e sludge per brani che alternano melodia e aggressività. 

Due musicisti dalla grande esperienza e dal rock nelle vene, quindi, Giuseppe Chimeo e Ruggiero Ricco, la cui abilità nel fondere i propri differenti background musicali ha dato vita a un ottimo miscuglio sonoro fatto di melodia e potenza pura: il progetto The Big South Market è infatti un perfetto mix di sonorità hard rock, stoner e metal concretizzatosi, l'anno seguente alla fondazione del duo, nell' Ep d'esordio Muzak (5 tracce per 17 minuti d'ascolto). L'album ci rivela tutta la natura vincente dell'espressione musicale raggiunta: come in una folle corsa sulla Route66, si viene spinti dalla batteria poderosa del duo, incalzati dalla grinta della voce (clean/scream), cullati da grandi riff di chitarra Southern Rock mescolati a sonorità blues, attitudine grunge, atmosfere stoner, echi nu metal... Generi che hanno fatto del basso uno strumento portante, nella loro struttura, ma che i duo chitarra-batteria riescono ormai abilmente ad ovviare grazie ad artifizi tecnici e, come in questo caso, a un fitto interplay tra chitarra e batteria in grado di coprire l'intera gamma di frequenze. Ma è quel rock che scorre veloce nelle vene, tirato e cattivo quanto basta, a fare dei loro live un'esperienza devastante! Tanto da non farvi rimpiangere basso alcuno... Le melodie subito comprensibili, accattivanti e di "facile ascolto", invece, mi facevano intuire, seppure erroneamente, il concept alla base della band.

'Muzak' è infatti un termine gergale e un po' dispregiativo per intendere quella forma musicale standard solitamente trasmessa da sottofondo in locali pubblici o centri commerciali, come piacevole e neutro contorno ad altre attività. Visto però che in questi non luoghi musica del genere non viene trasmessa (altrimenti sarebbe la volta buona che incomincio a frequentare i colossi del mercato!), leggevo in questa scelta della band una certa critica al sistema. Niente di più errato! La risposta è molto più semplice: nei sogni di abbondanza dei due c'è un megastore di musica libera, dove puoi attingere a piene mani dai tuoi generi preferiti. Il Grande Mercato della Musica, praticamente...

Titolo dell'album e nome della band fanno parte quindi di questa idea di base mentre tutta l'iconografia del progetto la ricalca e la rafforza. La cover dell'album ci presenta un passaggio alla cassa di un supermercato mentre nel retro viene rappresentata la gelida e alienante mappa di un centro commerciale, appunto. Per l'approfondimento di Muzak (registrato e masterizzato da Giuseppe Dentamaro, già produttore del secondo album dei Cancrena) rimandiamo però all'articolo appositamente dedicato, con la recensione del nostro collaboratore Danilo 'Damage' Peccerella (Globetrotter) mentre noi ci apprestiamo a scambiare due piacevoli chiacchiere con gli ospiti di oggi: Giuseppe Chiumeo e Ruggiero Ricco che in quel di Barletta, con il loro progetto THE BIG SOUTH MARKET, hanno inaugurato il Centro Commerciale del Rock!

Ascolto:
Muzak, full ep in ascolto su youtube: https://www.youtube.com/watch?v=TkULvWjJTEc




INTERVISTA
1. Ben trovati qui all'Edp, Giuseppe e Ruggiero. Voi strimpellavate già assieme da ragazzini con una chitarra e una batteria di fortuna, a livello domestico: com'è che dopo un ventennio avete deciso di concretizzare questa line-up a due?
G: Ciao Giusy, grazie per lo spazio innanzitutto. Che dire…dopo vent’anni era giusto dare un seguito a quello che sognavamo di fare da piccoli, condividere la musica suonata così come all’epoca condividevamo dischi e giornali.

2. L'abbinata tra i vostri background musicali ha dato vita a una gran bella soluzione: musica facilmente godibile ma con grande grinta e spinta ritmica. Questo mix è stato facile e naturale o è frutto di una precisa ricerca sonora?
G: La scelta del duo è stata sin da subito una scommessa. Non è facile tirar fuori dei suoni così grintosi, soprattutto quando si tratta di un duo chitarra e batteria. Probabilmente con il basso avremmo avuto vita facile dal punto di vista dell’impatto, ma meno scelte a livello di armonie.
R: In realtà tutto quello che si sente sul disco o live è il frutto di tanto lavoro in sala prove, anche se probabilmente non è corretto parlare di “precisa ricerca sonora”. I nostri suoni e le nostre idee sono state sempre chiare, si è trattato solo di trasformarle in riff e canzoni.

3. Sebbene vi destreggiate in generi come lo stoner, dove il basso la fa da padrone, avete prediletto la line-up chitarra-batteria. Come avete superato le ovvie difficoltà di resa, in proposito? E' bastato il solito escamotage dello splittaggio del suono di chitarra anche in un ampli di basso e accordature abbassate?
G: L’escamotage è quello ma puoi realizzarlo in tanti modi differenti. Personalmente prediligo i suoni bassi e i drop tunes ma è anche vero che i pezzi sono così tirati da creare da soli la resa giusta.
Dal vivo i suoni sono quelli voluti, a volte addirittura devastanti, e i fonici quando vedono il backline tirano un sospiro di sollievo.
R: Vero. Dal vivo è molto più semplice creare l’intesa giusta con i fonici. Per il resto saliamo sul palco con la voglia di spaccare e questo fa la differenza, a prescindere dai pedali, dagli ampli e dalla batteria.
4. Con quali altri power duo (chitarra o basso e batteria) avete avuto il piacere di suonare?
G: Tanti power trio ma ancora nessun duo purtroppo.

5. Conoscete i Piemontesi THE BUCKLE? Hanno uno stile molto simile al vostro (HeavyRock/Stoner) e anche loro sono legati da una ventennale amicizia... Vi vedrei felicemente abbinati in fase live! 
G: Perché no! Loro sono fortissimi e ovviamente incontrano il nostro gusto. Quarant’anni di amicizia potrebbero far crollare il palco.

6. E' evidente che la vostra musica non è la tipica trasmessa nei centri commerciali (magari!). Come vi è venuto in mente quindi di associare la band e il vostro Ep a questa realtà? Da dove il concept del progetto? In quale misura esiste una critica al sistema, in questo messaggio?
G: No nessuna critica. Volevamo che la nostra musica, benché avesse una strada precisa, non andasse in un’unica direzione. Abbiamo immaginato un centro commerciale dove l’ascoltatore è libero di rifornirsi nel reparto che preferisce, dallo stoner, al metal, dal blues al grunge.
Da qui l’idea del “Market” e il concept di tutto l’Ep.
R: Naturalmente ho sposato immediatamente l’idea. Il metal è il mio habitat naturale ed è quello che ho sempre suonato. Ma i miei ascolti abbracciano molti più generi. Misurarsi con qualcosa di diverso e sperimentare è stimolante, e ti fa migliorare.

7. Ho notato una particolarità nella presentazione dei TBSM a livello di web: a distanza di oltre un anno dalla sua pubblicazione, non compare nessun video ufficiale e l'album non è nemmeno stato caricato sul vostro Soundcloud. E' una precisa strategia di marketing o semplicemente vi ritenete innanzitutto una live band?
G: Nasciamo, siamo e moriamo come live band, assolutamente. L’intero disco è stato concepito per essere suonato dal vivo ed è quella la nostra dimensione e quella attraverso cui vogliamo ci veda il pubblico. Per quanto riguarda il web, l’Ep è presente su tutte le piattaforme digitali del mondo, è facilmente acquistabile (iTunes e Amazon) ed è in streaming su youtube e spotify. Il disco è presente su soundcloud ma in modalità privata per l’inoltro del materiale ad etichette e webzine.
Il video ufficiale ce lo riserviamo per il primo full length.

8. Cambiando argomento: sembra che la scena musicale underground pugliese sia molto valida e in pieno fermento, cosa ci raccontate in merito, da osservatori interni?
R: La scena pugliese è sempre stata molto attiva. In particolare nell’ultimo decennio molti artisti nostrani si sono fatti apprezzare anche all’estero in tour importanti. Posso citare i Golem con i quali ho avuto il piacere e l’onore di suonare al Wacken Open Air. Sempre come batterista dei Golem ho partecipato all’Industrialist Russian Tour 2013, come opener dei Fear Factory.
Mi sento di consigliare due nomi su tutti: Backjumper e The Ossuary.

9. Infine, quali i vostri progetti futuri? Nuovi brani in cantiere?
G: Stiamo buttando giù il nuovo materiale che, speriamo, andrà a comporre presto il nuovo disco.
A breve riprenderemo con l’attività live.

Grazie mille Giuseppe e Ruggiero per la vostra partecipazione negli spazi Edp. Tanta buona musica a voi e che... il centro commerciale dei Big South Market possa distribuire un'esplosione di rock per
questo Natale!
G e R: Grazie mille a te e un grande saluto a tutti i lettori di EdP! Peace and rock.





DISCOGRAFIA
MUZAK Autoprodotto/The Orchard 2016 (HardRock/Stoner)

1.Big Deal 2.Before (You Make it Deeper) 3.Moondrink 4.Red Carpet 5.Desert Motel





Qui la nostra recensione




Link ad altre recensioni



Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle




martedì 21 novembre 2017

147. RECENSIONE46: Dimenticati e Ritrovati by Sonny & The Stork





   Dimenticati e Ritrovati è la prima prova discografica dei vercellesi SONNY & THE STORK, formati nel 2014 da Diego Vermiglio e Giuseppe Pagnone. Un bell'album di 9 tracce di intramontabile rock, cantato in italiano. I testi sono molto importanti nelle canzoni dei due che ci lanciano un messaggio dalla mente pensante del suo compositore, con il vecchio metodo dei naufraghi della bottiglia gettata in mare. Tale infatti tutto il concept a coronamento dell'album, a partire dalla grafica curata dal Vermiglio stesso. La cura nei dettagli, nei particolari della cover, nel ricco poster interno con descrizione dei testi (l'importante messaggio di S.O.S. incluso nella bottiglia) ci svelano un duo attento alla propria musica e a tutto ciò che vi ruota intorno.
   Dimenticati e Ritrovati così, nella sua duplice chiave di lettura ('Dimenticàti e ritrovàti' e 'Dimenticàti e ritrovàti'), è un invito "a guardare se stessi da un punto di vista esterno distaccandosi momentaneamente dalle proprie ansie e affrontandole in modo oggettivo, [...] a riscoprire ciò che è veramente importante e tralasciare quello che non ci permette di vivere pienamente [...]. Il messaggio generale non vuole trovare una soluzione a tutto, ma [suggerire] un atteggiamento che ci faccia affrontare al meglio i problemi che avremo sempre e comunque" come ben spiegato nell'intervista appena pubblicata in questi spazi a coronamento della retrospettiva del duo (qui). Il ruolo etico e didattico dell'arte viene con loro riproposto.
   Ricchi di una filosofia di base ben precisa, quindi, i Sonny and the Stork si sono espressi però nella line up chitarra-batteria in maniera molto più semplice ed istintiva, più diretta e minimalista, direi. Chitarra e batteria, nulla più... tralasciando quegli accorgimenti ormai d'uso comune in tale combo, ossia lo splittaggio dei suoni di chitarra anche nell'ampli del basso, e l'uso dell'Octaver. Anche il proprio stile personale pare fosse ancora da definire nella propria personalità... Proprio in questi giorni di pubblicazione dell'articolo, Diego e Beppe si trovano però in una fase evolutiva del loro percorso: sono in sala prove sotto la direzione di Livio Magnini, chitarrista dei Bluvertigo, per definire il nuovo sound e stile del duo. In attesa di godere dei risultati, ci concentriamo oggi sull'album di debutto del duo, autoprodotto e uscito a Luglio 2016, grazie all'analisi attenta di Mario Caruso, chitarrista del duo aretino Samcro nonché scrittore di romanzi.

Video:
Come vengono realizzati i packaging dell'album (video casalingo con l'aiuto di Letizia Beccio; come sottofondo "Il secondo rinascimento") https://www.youtube.com/watch?v=UAgbafDTWm8
Dal Release Party
Ascolto integrale di Dimenticati e Ritrovati https://soundcloud.com/sonny-and-the-stork

Contatti Band:

Dimenticati e ritrovati credits:
Brani scritti e composti da: Diego Vermiglio (chitarra e voce) e Giuseppe Pagnone (batteria)
Registrato, mixato e masterizzato da: Francesco Tambone @Studio S88live di Gattinara (VC)
Artwork: Diego Vermiglio
Etichetta: Autoprodotto
Rilasciato: il 31 Luglio 2016



Qui lo ascolti

Dimenticati e Ritrovati
Autoprodotto 2016
(Altrock)

1.Frammenti
2.Wilson
3.L'amor proprio
4.386
5.L'intermediario
6.Blush
7.Il secondo rinascimento
8.Karma dignità e classe
9. Ilario


RECENSIONE
SONNY & THE STORK "Dimenticati e Ritrovati"
Lp 2016 Autoprodotto

La prima cosa che colpisce di Dimenticati e Ritrovati (2016) è l’eleganza del supporto fisico, che è molto importante, proprio come la copertina di un libro. Anche il nome di questo power duo piemontese, soprattutto quel “Sonny”, rimanda subito a una realtà extra-europea, precisamente d’oltre oceano, a quel Sonny di A Bronx Tale, con una forte risonanza italiana. Ed è quanto si sente nel disco infatti: sonorità di un gradevole retrogusto americano che si mescolano a modelli armonici e linee vocali più vicine alla musica italiana. Date queste premesse, si creano delle aspettative piuttosto importanti. Ma non vorrei cadere in contraddizione con il giudizio critico e complessivo sul disco. Ho anticipato appunto il concetto di aspettativa: il primo brano, Frammenti, rievoca pur vagamente la concezione di EXP, la prima “traccia” dell’Axis: Bold as Love di Jimi Hendrix. Dopo un gran solo di batteria di Beppe Pagnone, pensi subito: questo disco sarà una bomba. Purtroppo devo ammettere – un po’ a malincuore – che non è stato proprio così. Non dico che l’ascolto totale del disco disattende le aspettative, piuttosto direi che in parte le disorienta. Quel palm mute forsennato di Wilson fa virare subito il disco su un territorio ormai trito e ritrito. Le sonorità, infatti, da qui in poi, senza prendere in considerazione pezzo per pezzo, si rimescolano nei canoni standard dell’hard rock americano, per intendersi dagli ACDC degli ultimi album fino ai più moderni Mr Big, passando per tutto il vario filone che ha caratterizzato per lo più gli anni Ottanta, con qualche cenno di ballata ogni tanto. Queste sonorità toccano a loro volta quelle di un rock più moderno, alternative, in cui agisce un cantato in italiano che richiama qua e là un po’ gli Afterhours e affini. Questa fusione a volte funziona, a volte appare un po’ forzata, persino artificiosa. L’idea di fondo c’è, si percepisce. Magari c’è anche una ricercatezza, ma questa commistione rimane un po’ ibrida e tende a non finalizzarsi. L’impressione che si ha è che il disco non sia omogeneo da un punto di vista e di stile e di contenuti. Si identifica meglio come un insieme di idee, una matassa in cui si riesce a fatica a trovare il bandolo. È questo il principale difetto di questo disco: ci si perde con facilità, non si riesce a focalizzarlo a fondo. Il tutto di certo non è aiutato da un missaggio che appare abbozzato, e da un master molto discutibile. Dico che è un peccato, perché l’abilità tecnica dei musicisti è notevole e gli arrangiamenti sono molto interessanti. Se si potesse tornare indietro, avrei consigliato una disamina di tutti i brani, come altresì una rielaborazione, una sorta di recensio dei pezzi e delle idee per individuare davvero quelle forti, che avrebbero conferito al disco compattezza, potenza e continuità. Ecco perché, più che un disco vero e proprio, questo lavoro si configura più come una demo, una demo anche convincente, dalla quale sarebbe potuto nascere qualcosa di molto più esplosivo. Tuttavia la musica non è fatta di “se” e di “ma”, il disco ormai c’è. I testi in lingua italiana, a eccezione dell’ultimo brano, sono valorizzati in modo molto esauriente; la voce del cantante e chitarrista Diego Vermiglio risulta ben bilanciata e gode di ottime timbriche ed espressività. I suoni delle chitarre, invece, li ho trovati un po’ disomogenei (occhio anche alle accordature!): consiglio di lavorare su un carattere distintivo, cioè su un suono subito riconducibile ai Sonny. So che è difficile, ma non è impossibile.
In conclusione, a Dimenticati e Ritrovati è mancata secondo me un pizzico di originalità, un’idea solida e comune che si sarebbe ottenuta, appunto, solo lavorando con un vero obiettivo da perseguire. È mancata a mio parere quella fase finale da “lente di ingrandimento”, con anche rinunce, aggiunte, rimaneggiamenti. Ora, se il gruppo si accontenta, questo disco potrebbe anche andare, perché nel suo complesso si ascolta. Ma per quel qualcosa in più che fa davvero la differenza, c’è ancora molta strada da fare.

Mario Caruso
6,5/10






Articolo ad opera di Giusy Elle 






146. SONNY & THE STORK: I naufraghi del rock

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INTRO
   Dimenticati e Ritrovati, l'album d'esordio dei Piemontesi SONNY & THE STORK, mi giunge a casa per posta ma potrebbe essere arrivato anche via mare, con un segreto messaggio all'interno di una bottiglia, come suggerito dalla cover dell'album... Chi saranno mai questi due naufraghi di oggi? Quale musica uscirà dall'ermetica confezione e cosa veglia e suggella la Cicogna, quasi animale totemico della band? Andiamo a scoprirlo assieme con la retrospettiva del duo e l'intervista ai suoi musicisti...

BIOGRAFIA
   I Sonny & the Stork nascono come duo a Vercelli nell'autunno del 2014. Il chitarrista Diego Vermiglio (1989) e il batterista Giuseppe Pagnone ('85) si incontrano in un momento di stallo della reciproca carriera di musicisti. Entrambi autodidatti, si erano formati suonando in band dagli svariati generi musicali ma al momento si trovavano vacanti. Diego, appassionato di musica fin da ragazzino, combina questa sua vocazione con quella dell'arte in generale: oltre a suonare in band locali, studia infatti al Liceo Artistico e si laurea in grafica pubblicitaria presso l'Acme (Accademia di belle arti dei Media a Novara) con una tesi, guarda caso, su The Wall dei Pink Floyd... Dopo aver anche militato come batterista in una band sperimentale (i Keops, con brani propri strumentali) ormai si esibiva da solista nel formato chitarra e voce. Beppe invece, dal percorso di studi più prettamente tecnici (liceo per Geometri e laurea in Economia) coltiva un'attrazione al ritmo fin dall'infanzia, sfogando questa sua passione dai 16 anni in poi militando da subito in band con repertorio originale. La sua esperienza più lunga e notevole resta quella con i The GrAce, interessante quartetto di AltRock che vanta un paio di pubblicazioni (Ep e Full lenght) prodotti da Dave Timson e Mik Lennard degli Afterglow.
   Incontratisi quindi in una serata come tante, e visti i comuni gusti musicali, decidono di rimettersi in gioco formando un duo, solo chitarra batteria, niente basso, niente altri membri nella band, solo questa formazione minimalista che li concentra e stimola nella nuova esperienza, semplici e soli in sala prove e su palco. Dai primi tentativi di cover, si passa subito a creare canzoni proprie mentre il duo scopre e costruisce la propria identità. Suonano parecchio live ed il loro primo lavoro discografico, completamente autoprodotto, che però non è un semplice Ep ma un album intero, esce soltanto allo scadere dei due anni di formazione della band.
   Dimenticati e Ritrovati, l'esordio discografico dei Sonny & the Stork, esprime appieno la concezione della band, dalla grafica e costruzione del concept fino, ovviamente, ai brani stessi in esso contenuti. Registrato, mixato e masterizzato da Francesco Tambone allo studio S88live di Gattinara (VC), in una mezz'oretta abbondante di suono snocciola ben 9 tracce di piacevole e intramontabile rock sanguigno, che strizza l'occhio alla tradizione d'Oltreoceano ma che si esprime in un sentito cantato in italiano. I testi hanno molta valenza all'interno del progetto S&TS, ed escono dalla mente pensante del musicista all'interno della bottiglia (come da cover), ideati quindi come un profondo messaggio da divulgare agli ascoltatori. Testi che ci parlano del disagio di vivere in una società complessa e deludente come quella odierna, che criticano l'imperante piccolezza umana ma che, nell'insieme, non svelano mai la sconfitta o l'abbandono, poiché alla fine c'è sempre una luce di speranza, la possibilità di reagire, rivelando la natura di combattente del suo compositore e il suo percorso di ricerca della Verità... La sequenza dei brani si rivela così un percorso di presa di coscienza della propria introspezione fino ad arrivare a vere e proprie soluzioni per far fronte a problematiche ricorrenti nella vita di ogni individuo.
   L'amore e l'attenzione per i dettagli è espressa poi in maniera sublime nella presentazione del supporto fisico: copertina chiusa da una fascetta con sigillo, booklet con i testi dei brani... tutta la raffinata elaborazione grafica e lo studio del packaging è pensata e realizzata da Diego, il chitarrista e cantante stesso del duo, mentre ogni Cd è montato completamente a mano in pezzo unico, come simpaticamente riproposto in questo video (in sottofondo "Il secondo rinascimento", la traccia 7 dell'album).
   Da lì in poi la strada per Diego e Beppe è tutta una soddisfazione professionale: il release party con registrazione live, interviste alla radio, musicazione di uno spettacolo teatrale, riconocimenti nei più quotati Contest e Festival locali. Non manca l'aspetto sociale nello spirito del duo, che si esibisce con piacere in spettacoli di beneficenza a favore dei terremotati del sisma del 2016 in Centro Italia, come dei ragazzi disabili.
   Attualmente li ritroviamo alle soglie della sala d'incisione, pronti a dar forma al loro secondo lavoro discografico ricco di novità; questa volta si appoggiano infatti a un produttore, nientemeno che Livio Magnini, chitarrista dei Bluvertigo, che contribuirà al nuovo suono della band. In attesa di ascoltare questa versione rinnovata del duo raggiungiamo Diego Vermiglio, il chitarrista/cantante/compositore del duo piemontese Sonny & the Stork, nell'intervista a loro dedicata, mentre rimandiamo a un nuovo articolo (qui) per la recensione a Dimenticati e Ritrovati (o Dimènticati e Ritròvati) a firma del chitarrista degli Aretini Samcro, Mario Caruso.

Video:
Dal Release Party 
Ascolto integrale di Dimenticati e Ritrovati https://soundcloud.com/sonny-and-the-stork




INTERVISTA
1. Ciao Diego e Beppe, eccoci all'appuntamento Edp dedicato ai vostri Sonny and the Stork. A proposito, ci spiegate come siete arrivati al vostro nome e quale significato e funzione (totemica?) ha per voi la cicogna?
Il nome rappresenta l’unione di due mondi: Sonny l’uomo e Stork la natura. Questo rapporto è molto importante perché deve aiutare l’uomo a ritrovare la propria dimensione primordiale, il proprio rapporto con la terra. La scelta della cicogna è portata dalla somiglianza di Beppe con questo animale, alto e slanciato; inoltre l’uccello in sé ha una dimensione di libertà particolare perché può volare. Sonny, invece, deriva da un nome d’arte “Sonny boy dita sanguinanti vermiglio”, nome affibbiato da un amico a Diego un giorno che suonando la chitarra cominciò a sanguinare da un dito, Sonny Boy è riferito ai ricorrenti nomi dei chitarristi blues e vermiglio è sia un colore rosso che il cognome di Diego.

2. Come mai avete scelto proprio la formazione a due? Quali sfide e soddisfazioni vi ha portato?
Inizialmente la formazione a due è nata da una semplice voglia di cominciare a suonare insieme e vedere che possibilità avevamo, dopo poco tempo è diventato un approccio più consapevole che ha plasmato la nostra creatività musicale in direzioni che non avevamo mai esplorato. La sfida più grande è avere una resa dei brani tale da consentire la mancanza del basso senza risultare carenti nei suoni che li compongono, altro elemento importante è l’immancabile dinamica che riesce a dare variazione ai pezzi con il combinarsi di pochi elementi sonori. La soddisfazione è portata dal riuscire ad esprimersi semplicemente ed in modo molto diretto e liberatorio.

3. Il vostro primo disco è frutto di un'elaborazione precisa e studiata: ci volete descrivere la genesi della copertina e parlare del concept grafico? Chi e cosa pensa l'uomo intrappolato nella bottiglia? Qual è il messaggio che volete divulgare?
La copertina rappresenta un uomo chiuso in una bottiglia, l’intera figura è sommersa e lo rende isolato da tutto; l‘uomo non è disperato nel suo isolamento, ma coglie il momento di totale solitudine per riflettere su se stesso, sul suo stato d’animo e sulla sua vita. Il retro della copertina è l’immagine della bottiglia rotta: l‘uomo ha superato il suo isolamento, ha “rotto” i propri limiti ed è riuscito così a liberarsi.
Per quanto riguarda lo studio del packaging abbiamo cercato di avvicinarci allo stile del vinile; infatti, l’album, è contenuto in una busta posta all’interno di un’altra più grande. Anche la grafica presenta un dualismo simbolico portato da un approccio semplice ed essenziale per l’esterno delle buste in contrapposizione con il loro interno più psichedelico e colorato; infine abbiamo aggiunto un poster su cui è possibile leggere tutti i testi delle canzoni.

4. Il titolo del vostro album, come voi stessi fate notare, ha una duplice chiave di lettura: Dimenticàti e Ritrovàti oppure Dimènticati e Ritròvati: qual è la vostra interpretazione prima, e in ogni caso cosa è andato perso e recuperato?
Sì esatto, il titolo presenta due piani di lettura diversi: “Dimènticati e ritròvati” è un invito a guardare se stessi da un punto di vista esterno distaccandosi momentaneamente dalle proprie ansie e affrontandole in modo oggettivo per rivalutarle e trovare così un atteggiamento nuovo per rimettersi in gioco. “Dimenticàti e ritrovàti”, invece, è riferito ai propri valori che vengono spesso compromessi dai problemi quotidiani della vita di ogni giorno; l'invito è quello di riscoprire ciò che è veramente importante e tralasciare quello che non ci permette di vivere pienamente. Il messaggio generale non vuole trovare una soluzione a tutto, ma un atteggiamento che ci faccia affrontare al meglio i problemi che avremo sempre e comunque.

5. I testi dei brani sono molto interessanti: una specie di critica alla società moderna, alla frivolezza delle persone, ma ci sono anche messaggi positivi, soluzioni alternative al modo di vivere... Diego, tu che sei l'autore dei testi, ci sveli la filosofia che li sottende?
Ogni musicista che scrive dei brani propri, spesso e volentieri riversa nei propri testi una parte di sè quasi per esorcizzare alcuni pensieri ed esperienze. I miei contenuti nascono sempre da ciò che vivo ed osservo in prima persona, hanno anch’essi una sorta di doppia lettura: il mio punto di vista, molto personale e introspettivo, e un messaggio più generale rivolto a tutti.

6. La scelta della lingua italiana, in una proposta rock dal sapore molto U.S.A., è legata al desiderio di comprensione del testo, ossia del suo messaggio?
Esattamente, uno dei nostri obbiettivi più importanti è poter esprimere delle idee e dei messaggi attraverso la nostra musica; l’utilizzo della lingua italiana è una scelta sicuramente legata a questo aspetto.

7. Il 25 e 26 Novembre entrerete in studio a Monza per la registrazione del vostro nuovo album: ci svelate qualche segreto in anteprima? Sarà nuovamente un full lenght? Sempre cantato in italiano? Cosa ci sarà di diverso ed evoluto nelle sonorità e nella proposta dei Sonny & the Stork tra le due composizioni?
Possiamo dire che sarà un album sicuramente più maturo del precedente perché ci piace scommettere su noi stessi affrontando sempre i nostri limiti, sarà un full lenght formato da 9/10 brani circa e sempre cantato in italiano. Per quanto riguarda le sonorità saranno certamente diverse grazie all’intervento di Livio, che, tra le altre cose, ha l’intenzione di registrare la chitarra con due amplificatori (da basso e da chitarra) contemporaneamente e grazie anche all’aggiunta di effetti per chitarra come l’Octaver per compensare ancora di più la mancanza del basso. Una curiosità in anteprima è che saranno presenti dei brani strumentali e che forse ci sarà anche un pezzo in collaborazione con un terzo elemento.

8. Mentre per il primo lavoro discografico vi siete basati esclusivamente sulle vostre forze, ora vi appoggiate alla figura di un produttore, e per di più rinomato. Com'è caduta la scelta su Livio Magnini (Bluvertigo), come lo avete contattato e cosa vi aspettate dal suo intervento?
L’incontro con Livio è stato del tutto casuale. Abbiamo conosciuto una persona molto vicina a lui e abbiamo subito colto l’occasione per fargli avere il nostro primo album. La presenza di un produttore è un aspetto del tutto nuovo per noi ed è sicuramente molto stimolante, non sappiamo ancora cosa succederà in studio, ma sappiamo che Livio è una persona molto disponibile e competente e che darà certamente un valore aggiunto ai nostri brani.

9. Una domanda più generica: com'è la proposta musicale in quel di Vercelli e provinicia e in Piemonte in generale? Come vedete le nuove leve musicali? E qual è per voi il futuro del power duo, come line-up?
La proposta musicale nel Vercellese, purtroppo, è sempre meno popolata da gruppi che propongono brani propri ma piuttosto si tende alla cover o al tributo; questo è un po' sconfortante soprattutto per la difficoltà nel trovare delle date live come proposta originale. Devo però spezzare una lancia in favore dei pochi che, nonostante tutto, apprezzano e cercano di proporre il nuovo e il diverso e anche nella nostra piccola realtà, fortunatamente, questo approccio è presente. Il power duo è una realtà davvero particolare che è amata o odiata, ma indubbiamente è un approccio musicale molto interessante che crea anche una certa curiosità quindi siamo sicuramente positivi nei confronti del suo futuro.

Direi che siamo arrivati alla fine dell'intervista. Grazie Diego e Beppe del vostro contributo e della vostra presenza qui all'Edp. Vi attendiamo per l'ascolto del nuovo album. Intanto tanta buona musica e lunga vita ai Sonny & the Stork! Grazie a voi!


DISCOGRAFIA
DIMENTICATI E RITROVATI 2016 Autoprodotto (Altrock)

1.Frammenti 2.Wilson 3.L'amor proprio 4.386 5.L'intermediario 6.Blush 7.Il secondo rinascimento 8.Karma dignità e classe 9. Ilario





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Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle