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martedì 21 ottobre 2014

38. RECENSIONE 6: A Place for Loitering by Dirty Trainload



   Iniziamo finalmente con le recensioni del nostro staff EDP! Marsuel Papel (se volete sapere di più su di lui qui la presentazione dello staff) ci presenterà oggi "A Place for Loiterig" il nuovo album ad opera del duo pugliese DIRTY TRAINLOAD. Del Treno Merci di Bob Cillo, chitarrista e cantante del duo, abbiamo appena parlato nel post a loro dedicato (qui) con tanto di interessante intervista al suo fondatore. 
   Bob si è alternato, negli otto anni di vita della sua band, in formazioni che si muovono tra l'one-man band e il duo, ma i suoi album li ha sempre registrati in compagnia di un partner. Per questa edizione speciale, in vinile, si è avvalso della collaborazione del batterista Go Balzano, coproduttore dell'album e membro a tutti gli effetti dei Dirty Trainload. Bob ha sempre puntato tutto sui suoni, ricercando una formula nuova e personale con cui esprimere il suo blues graffiante, trovandola in un mix di chitarra, vecchie loop station e drum machine analogiche. Anche in duo ha mantenuto questa formula sfidando i suoi partner ad inserirsi in questo tappeto sonoro già confezionato. Niente di problematico per l'armonicista Marco del Noce, da cui il primo album "Rising Rust" (2007), o per la polistrumentista Livia Monteleone, con la quale ha inciso "Trashtown", del 2011; tutt'altra cosa inserire una batteria standard, dal set completo, e suonare in sync con i loop ritmici delle vecchie rhythm-box di Bob! Questo l'esercizio acrobatico, ben riuscito, del nuovo membro Go Balzano.
   I Dirty Trainload scelgono il supporto in vinile 12” per questo loro terzo album rendendolo però disponibile anche in download digitale. Come per i lavori precedenti, quest'opera vanta la produzione di Fabio Magistrali e una cover disegnata dall’illustratore svizzero Benjamin Güdel. L’album può essere acquistato su discogs.com o su Bandcamp o ascoltato gratuitamente in streaming al link http://dirtytrainload.bandcamp.com/album/a-place-for-loitering


Video demo di presentazione all'ultimo album





A PLACE FOR LOITERING 2014, Side 4 Records

1.Dead Rat Blues 2.The Ballad of John Hardy 3.Eleanor, Bring your Garbage Out 4.Big Road Blues 5.Tractors Downtown 6.I'm working on it 7.You Only Live Twice 8.When the Saints Go Marching In 9.World Wide Vision Crime 10.If I Had Possession Over Judgement Day











RECENSIONE
"A Place for Loitering" Dirty Trainload, Maggio 2014, Side 4 Records
Recensione by Marsuel Papel

   Il blues punk è esploso negli ultimi 10 anni con una moltitudine di produzioni che hanno in qualche maniera appiattito il genere, canonizzandolo e rendendolo qualcosa di facilmente riproducibile con un fuzz o un overdrive, un bottleneck slide e un amplificatore valvolare. I Dirty Trainload con “A Place For Loitering” sfuggono con onore a questa fin troppo facile catalogazione. Il disco contiene una miscela di atmosfere che arricchiscono il blues di crepuscoli psichedelici, riff hard figli di Jimmy Page e nipoti di Muddy Waters, ma a tratti anche bordate stoner e echi grunge. L’impianto è in larga misura blues e i suoni ricordano in particolare quello di Chicago, quando non sconfinano nel rock. I loop di batteria elettronica in chiusura del lato A e in apertura al lato B danno un ventata di freschezza e modernità che non stona con l’intenzione generale.
   Molto interessanti anche le molte cover presentate (cinque su dieci pezzi del disco sono delle interpretazioni) poiché totalmente snaturate e ri-arrangiate. “The ballad of John Hardy” che conoscevo nella versione di Leadbelly acquista una vena epica e rock grazie allo stomp di batteria e al suono grasso e distorto di chitarra. Discorso simile per “Big Road Blues”; il pezzo prende pesantezza e ciccia e qualche bpm in meno. A parte la fenomenale cover di Robert Johnson in chiusura d’album, una devastante cavalcata punk che arriva a lambire i Motorhead, mi ha colpito la versione di “You Only Live Twice” che avevo sentito nell’omonimo film di 007: come trasformare una canzone pop commerciale degli anni ’60 in uno sgangherato inno da osteria, geniale! Il pezzo che preferisco, nonostante la varietà di cui ho parlato, è uno degli originali della band: “Eleanor, bring your garbage out!”, un classico blues che ricorda le interpretazioni del genere dei tardi ’60 dei vari Mayall e Clapton o di certa west coast più o meno psichedelica. Il suo lento incedere permette a Bob Cillo di creare atmosfere dilatate e lisergiche con la sua chitarra, quando non ci parla di Eleonora che non vuol portar fuori la spazzatura.
7/10


Articolo ad opera di Giusy Elle

37. BLUES1: Bob Cillo e il suo Treno Merci


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Quando l'Acqua incontra la Musica

   E' da tempo che volevo iniziare una sezione dedicata al blues, visto che in campo nazionale ci sono duo elettrici molto interessanti in questo settore. E' arrivata finalmente l'ora di aprire le danze, e cosa di meglio che farlo con un amico (anche se solo "in rete") di vecchia data come Bob Cillo? L'occasione l'uscita del suo ultimo album "A Place for Loitering" in esclusiva edizione su vinile, che ci verrà presentato nei particolari dal nostro nuovo recensore EDP, Marsuel Papel (qui la recensione e qui la presentazione dello staff).
   Bob Cillo non è certo una giovane leva dell'underground (classe 1969) ma uno che la gavetta se l'è fatta da molto tempo e che ora nel campo musicale suona e ci lavora. La formazione dei DIRTY TRAINLOAD è molto dinamica, sempre in bilico tra one-man band e duo. L'idea nasce infatti nel 2006 quando Bob, chitarrista barese di formazione blues, insoddisfatto delle collaborazioni fino ad allora intraprese, avvia il suo progetto da solista. Avendo qualche problema col canto, si autodefiniva, in maniera del tutto ironica, un "half-man band"... mentre la sua strumentazione comprendeva, oltre ovviamente alla chitarra, una loop station e vecchie drum machine.
   Tornato in Puglia da Roma il cantante armonicista Marco del Noce, con il quale il nostro "tuttofare" aveva già collaborato in precedenza, si appassiona al progetto di Bob e i due uniscono le proprie forze sfornando in pochi mesi "Rising Rust" (Side 4 Records), il loro album di debutto, con la sapiente produzione di Fabio Magistrali. Eccoci quindi di fronte alla prima formazione a due, anche se non ancora nella versione da noi tanto amata di chitarra e batteria. La musica proposta è ovviamente di matrice blues (Bob è da sempre stato ispirato dalla "scuola" della label americana Fat Possum) ma intraprende una strada creativa assolutamente personale; personalissimo è anche il sound, caratterizzato, come si diceva, dall’uso di loop, di vecchie drum machine analogiche e contaminato da una propensione lo-fi derivante da ambienti alternative e garage-punk: un “progressive” blues, “contaminato” e sporco, ma viscerale e autentico nello spirito.
   Ricevuti ottimi riscontri dalla stampa, anche internazionale, i due si impegnano in un’intensa attività live intraprendendo tour che li portano nelle principali città Italiane e in molte altre europee tra cui Zurigo, Berlino, Londra, Brighton, Parigi-Beauvais e Copenhagen; in Inghilterra registrano due session per il radio show-podcast americano Breakthru Radio.
   Da qui in poi il Treno Merci di Bob vede avvicendarsi alla batteria diversi personaggi mentre lo stesso Bob, superato l'ostacolo del canto, tra una formazione e l'altra si esibisce come one-man band.
   L'accoppiata più longeva (tre anni) inizia nel 2009 con Livia Monteleone, line-up con la quale ho avuto modo di conoscere i Dirty. Livia è di orgine pugliese e conosceva Bob da molti anni; trasferita in California fin da ragazzina, acquisisce cittadinanza americana, ma i due restano sempre in contatto. A lei era piaciuto molto l'album “Rising Rust” e Bob ammirava da sempre il suo straordinario talento di cantante, compositrice e poli-strumentista per cui, quando Marco lo lasciò orfano di metà band, fu una cosa spontanea pensare a Livia quale nuova band-mate. Livia, come si diceva, è polistrumentista, e pur non essendo una batterista canonica oltra a cantare si esibisce su un drum set molto minimalista: suona in piedi la grancassa e il charleston mentre con le mani libere si avvicenda al banjo, alla chitarra baritona, come può suonare tanto l'armonica che percussioni varie... quanto basta però per definire finalmente i Dirty Trainload una 2-piece chitarra-batteria... I due approdano negli USA esibendosi in California, a Chicago e al prestigioso Deep Blues Festival di Minneapolis. Frutto di questa collaborazione a quattro mani è infine l’album "Trashtown" (Otium-CNI) del 2011, sempre con produzione di Fabio Magistrali.
   Dopo la defezione di Livia, Bob suona nuovamente come one-man e nel contempo prepara brani per il successivo album; sente però la mancanza della dinamica e della profondità di una batteria vera e propria quindi si avvale dell'aiuto di Go Balzano ('85) per la registrazione del nuovo album "A Place for Loitering", di recentissima uscita e pubblicato solo in vinile. La caratteristica di Balzano è quella di essere riuscito a sviluppare una tecnica singolare in grado di suonare in sync con i loop ritmici delle vecchie rhythm-box di Bob. Balzano è coproduttore dell'album e membro a tutti gli effetti dei Dirty Trainload, che ora vengono alimentati da questo nuovo macchinista... Per concludere diciamo che Bob per lavoro realizza video professionali ed è titolare dello studio di produzione audiovisivi TV EYE di Bari.
   Possiamo passare quindi, ora, alla piacevole chiaccherata col nostro bluesman per vedere assieme cosa ha da dirci sulla sua ricerca sonora, sul suo concetto di duo e molto, molto altro ancora. A voi la colta intervista con Bob Cillo dei Dirty Trainload!


VIDEO (di brani non presenti negli album dei DT. Frutto di una session di registrazione con Antonio Marino, batterista del duo elettrico campano MAYBE I'M, session da cui è tratto anche il brano "The Futty Arbuckle Scandal" presente nella nostra compilation freedownload EDP Vol.1):

"Commit a Crime" (Howlin' Wolf Cover)https://www.youtube.com/watch?v=tcyYgHkU3as

"Special Rider Blues" (Skip James) https://www.youtube.com/watch?v=5Sb5AEB2Cp0

Video demo di presentazione all'ultimo albumhttps://www.youtube.com/watch?v=7pYtfCQA5QE


QUI la nostra recensione all'ultimo album "A Place for Loitering"


INTERVISTA
1. Eccoci finalmente qui Bob, dopo tanti anni di contatti via mail finalmente ti presento all'EDP intero. Iniziamo con il chiederti quando ti sei approcciato alla chitarra e come ti sei appassionato alla musica blues, nello specifico quella dell'etichetta Fat Possum.
Ho avuto una specie di imprinting blues: quando avevo otto o nove anni mio fratello maggiore portò in casa un’audiocassetta di Big Bill Broonzy di cui mi innamorai; cercavo di riprodurre quello stile chitarristico incredibile con gli scarsissimi mezzi di un bambino che strimpellava i primi accordi basilari su un rottame di chitarrina classica. All’età di dodici anni scoprì un’altra cassetta di mio fratello, Rock’n’Roll Animal di Lou Reed e allora venni folgorato in maniera irreversibile dal rock’n’roll. Nel mio percorso di musicista, negli anni, mi è venuto spontaneo cercare di trovare un punto d’incontro tra i due mondi paralleli da cui ero fortemente attratto, il blues delle radici che è sempre rimasto nel mio cuore, e il rock dallo spirito anarchico, trasgressivo e irriverente di band come Velvet Underground, Stooges, New York Dolls, etc. Le produzioni Fat Possum sono arrivate in tempi relativamente più recenti e sembravano alimentare la mia ricerca musicale con nuova linfa vitale; finalmente potevo ascoltare un “nuovo blues”, suonato con l’approccio e l’attitudine “proto-punk” che avevo sempre ammirato in maestri come Hound Dog Taylor.

2. I Dirty Trainload nascono da principio come one-man band (e negli anni si ripropone, tra una formazione a due e l'altra) per cui hai dovuto ricercare un tuo modo di suonare più strumenti. Vediamo spesso chitarristi che con i piedi suonano grancassa e charleston e, specie se blues, aggiungono pure l'armonica a bocca. Tu invece ti sei avvalso di apparecchiature elettroniche, seppure di origine vintage: ci racconti come hai raggiunto questo suono?
Come tu dici giustamente, cercavo una soluzione personale, una strada diversa da qualunque altra. Acquistai una loop station senza sapere cosa ci avrei fatto e come prima cosa cancellai tutti i preset di fabbrica. Pensai di costruire l’ossatura ritmica dei brani con alcune vecchie “rhythm box” analogiche, come quelle che si usavano con i vecchi organi. E’ un’elettronica grezza, dallo spirito rock’n’roll, nulla a che vedere con le meline luminose. L’uso dei loop comunque non mi impedisce di suonare ogni tanto l’armonica e di utilizzare una percussione con un pedale di grancassa.
Credo che questa idea abbia le radici in uno straordinario concerto di Alan Vega che vidi a metà degli anni ’80. Alan era accompagnato solo da un chitarrista elettrico e da una rudimentale drum machine ma il risultato era assolutamente devastante. Penso che quel concerto mi abbia fortemente ispirato, fondamentalmente decisi di portare le drum machine di Alan Vega e dei Suicide nel blues. Devo anche citare un concerto di Hugo Race del 1993, la prima volta che vidi suonare una loop station in modo interessante, lui suonava da solo creando una sorta di roots blues post-moderno. Alla base di tutto c’è l’idea che le rhythm box analogiche abbiano una forte analogia con lo stomp primitivo e minimale delle vecchie registrazioni di John Lee Hooker.

3. In duo non hai mai abbandonato l'uso della tua vecchia drum machine, pur avendo una semi-batteria come quella di Livia o il set intero dell'attuale compagno di viaggio Go Balzano. Come mai questa scelta? E quali gli escamotage dei tuoi batteristi per inglobare tutti i suoni e amalgamarli al loro drum set?
Per quanto mi riguarda ho iniziato ad usare vecchie drum machine per la voglia di adottare soluzioni nuove e di battere strade inconsuete, piuttosto che uniformarmi a seguire vie più comode; in secondo luogo le rhythm box costituiscono l’impalcatura su cui posso costruire i loop di chitarra, anche in presenza di un batterista. Il lavoro di Go Balzano e degli altri batteristi con cui ho collaborato in passato, non è affatto semplice; consiste nell’integrare in perfetto sincrono la ritmica acustica ai pattern elettronici. Ciò comporta una serie di problemi sia di ordine sonoro che ritmico. Naturalmente la drum machine non va intesa come un mero surrogato della batteria tradizionale ma ha un suo spazio ben definito nel sound della band. La batteria deve rispettare lo spazio della drum machine sperimentando sonorità insolite che vadano a differenziarsi il più possibile dai loop.
In una rock band tradizionale un buon batterista riveste il ruolo di “ruota motrice” mentre in Dirty Trainload la batteria ha l’arduo compito di aggiungere calore, dinamica, carica e feeling ai loop elettronici e al contempo mantenere il ritmo metronomico, senza lasciarsi tentare da accelerazioni. Per fare tutto ciò su un palco è indispensabile un buon sound check. Nel nostro repertorio c’è comunque qualche brano che suoniamo senza né loop né drum machine, è il caso ad esempio di “The Ballad of John Hardy”, presente sul nostro ultimo album.

4. So che con Livia, polistrumentista, avete lavorato molto per trovare il sound giusto, ci racconti qualcosa di quel periodo?
Livia è una grande musicista, creativa, attenta e scrupolosa; riesce a districarsi con naturalezza e disinvoltura tra percussioni di varia natura, chitarra baritona, banjo e canto. Per me è stato un grande onore collaborare con lei, insieme formavamo una coppia davvero stacanovista, avevamo la determinatezza di rimanere rinchiusi in sala prove per ore. Naturalmente questa nostra dedizione al progetto ha portato i suoi frutti: “Trashtown”, l’album che abbiamo realizzato a quattro mani, è caratterizzato da un suono molto fresco e personale. Sono convinto che una band per funzionare debba trascorrere molto tempo in sala prove, non esistono scorciatoie.

Livia e Bob
5. Con Livia i Dirty sono sbarcati nel Nuovo Continente, finalmente il bluesman nostrano approda nella terra d'origine della musica che suona. Com'è stata, nell'insieme, quell'esperienza? In cosa ti ha arricchito?

Abbiamo riscosso apprezzamenti e raccolto grandi soddisfazioni, abbiamo suonato fianco a fianco con alcuni dei musicisti che più ammiro al mondo. Viaggiare per suonare ed incontrare un pubblico nuovo, interessato ad ascoltarmi, è la più grande gratificazione che ricavo dalla mia attività musicale.

6. Sia da solo che in coppia i Dirty hanno calcato palchi di tutta Europa, oltre che quelli d'oltre Oceano: hai riscontrato diversità tra il pubblico nazionale e quello straniero?
Non amo, da musicista, esprimere valutazioni sul pubblico; credo che se un live non funziona è quasi sempre responsabilità di chi suona. Ogni pubblico reagisce alla musica in modo differente, probabilmente esiste un po’ di retorica quando si parla di “pubblico freddo” e di “poveri musicisti geniali incompresi”. Suoniamo in luoghi che sono il nostro habitat naturale come festival, sale da concerto e centri sociali e ci è capitato anche di suonare alle 4 di pomeriggio in un giardinetto affianco ad una giostra per bambini: ogni esperienza diversa è una sfida che il musicista deve imparare a gestire e a volgere in positivo, per quanto possibile. Suonare davanti a cinque persone o in una piazza gremita non deve avere alcuna rilevanza ai fini della performance.
E’ pur vero che da spettatore ho riscontrato, ad esempio, che il pubblico britannico è generalmente più attento e preparato del nostro, mi sono trovato nella condizione di dover spiegare a qualche amico musicista inglese: “non prenderla personalmente, l’audience italiana è spesso distratta e rumorosa”.

7. Tra one-man, duo e full-band, possiamo dire che hai sperimentato tutte le formazioni possibili per una band; quali i pro e i contro di ognuna?
Suonare come one man band è una sfida molto stimolante: occorre liberare da soli l’energia di una band al completo, sia in termini di presenza sulla scena che di impatto sonoro. Un one man band è potenzialmente più produttivo perché le idee nascono velocemente e tutte le decisioni possono essere prese con rapidità, senza dover superare il vaglio degli altri componenti della band. E’ possibile salire su un palco e seguire l’onda emotiva del momento senza dover necessariamente seguire una scaletta predefinita: si può far durare un brano il doppio del tempo oppure interromperlo nel bel mezzo e nel preciso istante in cui ti gira in testa: tutto avviene in modo più puro, senza compromessi. Per le prove ci vuole autodisciplina, che io non sempre riesco ad impormi. In alcune situazioni viaggiare soli ed aspettare di salire su un palco in solitudine può avere una vena un po’ malinconica. Al contrario, viaggiare con una band al completo è un divertimento, quando si hanno i giusti compagni di cordata si trascorre insieme del gran “good time”. Esibirsi è più semplice perché basta avere consapevolezza del proprio ruolo e ogni membro della band fa la sua parte che concorre alla riuscita della performance. Talora però il processo creativo può diventare di una lentezza esasperante, per la difficoltà di mettere d’accordo più teste e di dover fare i conti con diverse esigenze personali. La formazione in duo è una sanissima via di mezzo: doversi relazionare con un compagno di band sviluppa un’interazione virtuosa che arricchisce il processo creativo senza appesantirlo ed il lavoro rimane più agile, snello e dinamico rispetto a quello di una band al completo. Splendida analisi...
C’è da aggiungere che praticamente trasporto sempre la stessa strumentazione di una full band anche quando suoniamo in due o sono solo, il che implica lo svantaggio di doversi far carico di qualche quintale di backline!

8. Come vedi l'attuale panorama della musica blues qui in Italia? Ricordiamo che c'è blues e blues, quello fedele alle origini, il Delta blues, come quello più rude di stampo garage, a te più affine...
Sicuramente sul territorio nazionale abbiamo delle eccellenze, mi vengono in mente ad esempio Angelo “Leadbelly” Rossi o i Blue Stuff di Mario Insegna. Ci sono anche ottime band a noi geograficamente vicine, in Puglia, Calabria e Basilicata. Purtroppo però devo dire che il panorama blues nazionale è piuttosto squallido. Generalmente in Italia si ascolta un blues slavato, asettico, edulcorato, noioso e scolastico, emulo improbabile di modelli e cliché inflazionati. Ci sono troppe cover band, ma questo vale anche per gli altri generi musicali. In USA o in UK, il livello generale è enormemente più alto, questo è comprensibile, sono i paesi che raccolgono direttamente l’eredità culturale del blues. Proprio perché non possiamo competere con loro, dobbiamo cercare un linguaggio personale, una strada alternativa in cui trovi posto la nostra sensibilità, un po’ come hanno fatto i musicisti africani; solo a queste condizioni il nostro blues diventerà “esportabile” e potrà essere apprezzato dal pubblico di tutto il mondo. Naturalmente ci sono anche ottimi progetti a noi concettualmente più vicini, come tu dici, caratterizzati da un blues più “deviato” e personale. Solo per citare i primi nomi che mi vengono in mente, di recente ho ascoltato ottimi album prodotti dal one man band romano Gianni, The Blues Against Youth, dal duo Alice Tambourine Lover da Bologna e dal duo campano Maybe I’m, con cui abbiamo anche avuto occasione di collaborare.

Bob e Go Balzano
9. Parlaci del tuo nuovo album “A Place for Loitering”, come sono nati i brani, come l'incontro col nuovo batterista?
Proseguire la collaborazione con Livia, con un oceano di mezzo e una distanza intercontinentale da ricoprire, purtroppo era divenuto troppo impegnativo per entrambi. Ciò mi ha dato lo stimolo a compiere il passo definitivo per agguantare il microfono e iniziare a cantare, ho cominciato ad esibirmi da one man band con maggiore assiduità e convinzione rispetto al passato ed ho creato un repertorio completamente nuovo. Durante il “periodo di rodaggio” ho fatto una session di registrazione con la collaborazione di Antonio Marino, batterista di Maybe I’m, da cui sono nati i video clip “Commit a Crime” e “Special Rider Blues” ed il brano “The Fatty Arbuckle Scandal”, che compare sulla compilation EDP Vol.1, ed è stato originariamente prodotto per la compilation che celebra la cinquantesima release della Lepers Produtcions. Tutto era ormai pronto per la registrazione di un nuovo album. Il materiale era stato concepito in assetto da one man band ma desideravo portare su disco maggiore dinamica e profondità di quella che avrei potuto ottenere con le sole rhythm box. Go Balzano è un batterista barese di estrazione rock’n’roll, collaboravamo già in un side project, gli proposi di saltare sul carro e così i Dirty Trainload sono tornati ad essere un duo. Balzano è un grande amico, una persona con un carattere eccezionale, ha profuso notevole impegno per la registrazione e si è offerto di co-produrre l’album. La produzione artistica è come sempre opera di Fabio Magistrali, anche lui grande amico e probabilmente da considerarsi da sempre “terzo membro occulto” della band. I brani parlano per lo più di amori impossibili e di città invivibili, tema già ricorrente nel precedente album; città dove non è ammesso soffermarsi in attività non produttive (“loitering”). Questa immagine è rappresentata dall’illustrazione di Benjamin Guedel di Zurigo, anche lui ormai da anni un assiduo collaboratore di Dirty Trainload.

10. Come mai avete deciso per la stampa su vinile?
Da ragazzo il mio amore per la musica trovava sfogo nell’acquisto di questi oggetti stupendi che sono i dischi in vinile. Dopo aver attraversato l’era del CD, in un momento in cui il jewel box appare in netto declino e la musica sembra definitivamente “smaterializzata” nella rete, ci è venuto spontaneo tornare a guardare al vinile, inteso come “oggetto da desiderare” e supporto tangibile ideale a contenere e rappresentare la nostra musica. Con mia sorpresa ho scoperto anche che la compressione, la ridotta dinamica e la gamma di frequenze più “concentrata” del vinile, giovano al nostro sound e al suono della chitarra in particolare.

11. Avete in programma un video-lancio dell'album?
Sì, abbiamo due o tre idee in cantiere che speriamo di poter realizzare nei prossimi mesi. Il “lancio” vero e proprio è ormai partito ma speriamo di poter presto integrare con un “complemento visivo”.

12. E a quando il tour promozionale? Si svolgerà tutto in terra nazionale o, come per gli altri album, avete in programma date all'estero?
Sicuramente ricominceremo la nostra attività live in autunno-inverno per portare in giro i nuovi brani; attendiamo conferma di alcune date a Febbraio in Finlandia ed Estonia.

13. Come si è sviluppata la tua musica in questi otto anni di Dirty Trainload attraverso le tue tre pubblicazioni?
La nostra ricerca musicale si basa su un’interazione di tre fattori: “blues, avant-garde e punk”; in altri termini cerchiamo di assimilare lo spirito del blues delle radici e reinterpretarlo in una chiave creativa, attuale ed inedita, senza rinunciare alla fisicità e all’attitudine del garage punk rock.
“Rising Rust”, il nostro album di debutto del 2007 è stato, per quanto mi risulta, il primo album prodotto in Italia ad avere questi connotati. Prima di registrare cercavamo ancora di definire il nostro sound, avemmo la fortuna di incontrare il producer giusto, Fabio Magistrali, che poi è diventato nostro punto di riferimento per tutti questi anni. Il Magister seppe valorizzare la componente grezza e sporca del nostro sound, mettendo in luce le chitarre, elemento cardine dell’impianto sonoro. Sembrerebbe banale ma in realtà non è affatto facile trovare in Italia chi sa gestire una chitarra elettrica distorta ed aggressiva in una sala di registrazione o su un palco live. Scegliemmo anche di rinunciare all’acustica asettica di un comune studio e registrammo in presa diretta nella sua casa. Ne è venuto fuori un suono potente e personale che ha aperto la strada a ciò che abbiamo sviluppato in seguito. Il sound di “Trashtown”, il secondo album, è ulteriormente arricchito da una singolare componente acustica, armoniosamente fusa in sonorità super elettrificate; un lavoro di produzione raffinato, se di raffinatezza si può parlare nel nostro caso. Il nuovo “A Place for Loitering” è il nostro primo lavoro suonato con una vera e propria batteria “full blast” ad integrazione delle rhythm box; è un disco semplice e sincero, forse torna un po’ alle sonorità grezze degli esordi ma qui il song writing è più maturo.

14. Bella chiacchierata, caro amico Bob. Ti ringrazio per la cortese presenza qui sull'EDP, ti auguro ogni buona cosa per te e la tua musica e ti lascio concludere con parole tue. Al prossimo, felice incontro!
Grazie Giusy, complimenti ancora per il tuo impegno con EDP, ci fai sentire parte di una grande famiglia, speriamo di incontrarci presto su qualche palco! Chi fosse interessato al nostro nuovo album può ascoltarlo gratuitamente in streaming o acquistarlo al link: dirtytrainload.bandcamp.com



DISCOGRAFIA
Tutti gli album con produzione di Fabio Magistrali e la cover disegnata dall’illustratore svizzero Benjamin Güdel.

RISING RUST 2007, Side 4 Records
Bob Cillo e il cantante armonicista Marco Del Noce.

1.Police Car 2.I Asked for Water, She Brought me Gasoline 3.Waiting All the Time 4.Rising Rust 5.Tv Screen Watcher 6.Luna-tic 7.These Boots are made for Walking 8.Mad Man Blues 9.Bad Thoughts About Irene



TRASHTOWN 2011, Otium-CNI
Bob Cillo e la cantante/polistrumentista Livia "Noisance" Monteleone.

1.Trashtown 2.Hard Working Time 3.Gotta Go 4.Had it Coming 5.Stranger's Blues 6.Lullaby 7.The Mayor's Son 8.44 9.Mad Ride 10.Wing Dance 11.Bitch 12.What 13.This Jail





A PLACE FOR LOITERING 2014, Side 4 Records
Bob Cillo e il batterista Go Balzano.

1.Dead Rat Blues 2.The Ballad of John Hardy 3.Eleanor, Bring your Garbage Out 4.Big Road Blues 5.Tractors Downtown 6.I'm working on it 7.You Only Live Twice 8.When the Saints Go Marching In 9.World Wide Vision Crime 10.If I Had Possession Over Judgement Day





Video demo di presentazione all'album youtube.com/watch?v=7pYtfCQA5QE


Articolo ed intervista ad opera di Giusy Elle

mercoledì 8 ottobre 2014

36. STAFF EDP: Presentazione


   Sono lieta di presentare a tutti voi lo staff EDP! Un gruppo di persone che si sta raccogliendo attorno al nostro progetto. L'EDP in quanto Community sta prendendo quindi sempre più forma grazie anche al coinvolgimento di alcuni suoi membri. L'evento di svolta è stato sicuramente il post con il censimento dei duo elettrici chitarra-batteria italiani (qui) a seguito del quale ho ricevuto parecchi contatti dai vari duo, chi per richiesta d'informazioni, chi per rendersi disponibile per qualche attività, chi infine per segnalare duo non ancora presenti nella lista. In tanti si sono sentiti finalmente parte di una rete, di una "Grande Famiglia", altri hanno appreso di far parte di un fenomeno, in ogni caso sta prendendo forma l'identità della line-up tra i vari power-duo italiani. Da parte mia non posso che essere felice di aver dato il via a questa rete, di essere riuscita a coordinare un fenomeno diffuso a livello nazionale ma purtroppo non ancora unito nelle sue mosse. Un bel passo in avanti si è fatto, ma ovviamente c'è ancora molto, ma molto da poter fare! E lo faremo grazie alla collaborazione dei nuovi arrivati...
   Dal 1997 ad oggi ho sempre lavorato da sola, ricercando in rete power duo chitarra-batteria, contattandoli, promuovendone la realtà e la categoria tutta. Solo in alcuni casi (compilation e recensioni) mi sono avvalsa di alcune interessanti collaborazioni. Soprattutto nel caso delle recensioni, però, la lontananza con i compilatori è risultata difficile, comportando rallentamenti nel servizio intrapreso. Alla soglia di abbandonare la sezione "recensioni", vista anche la presenza di alcuni recensori tra i membri dei duo, mi è venuta la brillante idea di chiedere ai nostri "associati" l'eventuale disponibilità a ricoprire questo ruolo ed è con immenso piacere che ho visto molti di loro rendersi disponibili per questo servizio. Cosa di più bello di duo che parlano di duo!!! Chi da recensore navigato, chi invece desideroso di intraprendere questa nuova esperienza. Abbiamo all'attivo anche un'Inglese madrelingua che fungerà da traduttrice ufficiale nel caso di incontri con band straniere. E' doveroso ma con gran piacere che voglio qui presentarveli, ad uno ad uno, con le loro specifiche e il percorso musicale che li ha portati fino a noi. Questo è un post in continuo aggiornamento, dove inserirò eventuali "New Entries", quindi restate in contatto per sapere chi potrebbe recensire il vostro prossimo album o un vostro live! Tutti rigorosamente presentati in ordine alfabetico...


DATA CREAZIONE ARTICOLO: 8.10.2014
AGGIORNAMENTO LISTA : 18.1.2021

LIVE-REPORTERS: GIUSY ELLE; MARTINO VERGNANO
COLLABORATORI PER COMPILATION: MARTINA TOSI 
SOCIAL MEDIA MANGER: DIEGO VERMIGLIO
GRAFICI: BERLIKETE, MALI YEA; DIEGO VERMIGLIO
TRADUTTORI: NATALIE BRYANT PUCHETTI
RECENSORI: ALESSANDRO SAX DI FABRIZIO: Hardcore, Noise; BOB CILLO: Blues, GarageBlues; CESARE BUSINARO PostRock, OistMetal, Grunge, Funk, Crossover; CRIPTIC & MANIAC: Black Metal e tutti i suoi sottogeneri; DANILO DAMAGE PECCERELLA: Noise, Hardcore, MathRock, Avantgarde; ELVIS MARANGON: Hardcore, Noise, Harshnoise; GIAC DRUMMER: Sperimentazione; GIACOMO GUIDETTI: Hardcore, Noise;
GIOVANNI NAZZARO: Noise, Hardcore, Sperimentale; LEONARDO SANZO': Cantautorato, Produzione in italiano; LUCA SABATA Noise, MatchRock, Ambient, Avant-garde e Industrial; MALI YEA Rock, Strumentale; MARIO CARUSO: RockBlues; MARSUEL PAPEL: Punk, Garage e Psichedelia anni '70; MARTINO VERGNANO: Tutti i generi; NICOLA CIGOLINI: Noise, Hardcore.


FONDATRICE E DIRETTORE GENERALE
GIUSY ELLE Articoli, Interviste, Live Reportage
Giusy (classe 1967) è laureata in Lingue e Letterature Orientali e per molti anni ha fatto parte, con suo marito Stefano alla batteria, della 2-piece Talking Sound. Nel 2007 fonda il Progetto EDP radunando in un unico Myspace tutte le 2-piece mondiali chitarra-batteria che riusciva a trovare. Nel 2011 si trasferisce su Facebook dedicandosi principalmente ai duo nazionali con questa formazione. 
Per l'Electric Duo Project stila articoli di presentazione delle varie band, realizza interviste, coordina le recensioni agli album, stila live reportage dei concerti a due ai quali assiste e pubblica freedownload compilations.
Ciao Giusy, quale è stata la molla che ti ha fatto avviare il Progetto Edp?
Il desiderio di divulgare l'esistenza di questa formazione a due. L'ho vissuto sulla mia pelle: molte persone, specie musicisti e addetti ai lavori, facevano fatica a concepire una rock band priva del basso (e anche se in maniera minore succede tuttora...) per cui mi sono sentita in dovere di dimostrare il contrario raccogliendo esempi di realtà simili presenti in tutto il mondo.
Dal 2007, anno di fondazione del Progetto, ne hai fatta di strada! Sei soddisfatta del tuo operato?
Edp non si è mai mossa con progetti precisi, si è sviluppata pian piano, in maniera spontanea. Ora sono riuscita a radunare una serie di persone, tutte appartenenti alla line-up chitarra-batteria, che credono nel Progetto e desiderano collaborare per ampliarlo: non posso che essere più che felice! Dare un senso di unità al fenomeno 2-piece, e di comunità, è una cosa che mi ha intrigato fin dall'inizio: ho sempre cercato di coinvolgere le band con cui venivo in contatto, anche se provenivano dall'altra parte del Globo! Avere uno staff riunito sotto un unico progetto comune è per me fonte di gran soddisfazione.
Come gestisci l'operato dei membri dello staff?
In maniera totalmente libera! Non do loro alcun vincolo, se non, per correttezza, un termine di consegna del proprio lavoro. Per il resto nelle recensioni, live reportage ecc. lascio che ognuno si esprima nella forma e misura che più ritiene consone alla propria natura. Come a me piace gestirmi autonomamente nel Progetto, egualmente lascio libertà d'espressione ai mie collaboratori, non li costringo all'interno di un numero preciso di righe, di lettere battute... e i risultati variegati sono sempre un'interessante sorpresa.
Lunga vita allora all'Edp!
Sì, lunga vita e prosperità...


LIVE REPORTER
GIUSY ELLE Per i concerti di duo in zona Trento si è sempre resa disponibile a un reportage. 
MARTINO VERGNANO Martino, cantante, chitarrista e compositore del duo I COSPIRATORI da Torino, è principalmente recensore Edp (in quel settore la presentazione più dettagliata) ma per l'occasione ci fa da reporter dei live di 2-piece della sua zona.
CESARE BUSINARO Dopo essersi reso disponibile come recensore, agli inizi del 2018, Cesare ha aggiunto il suo contributo all'Edp con periodici resoconti di live a due. Per la presentazione del collaboratore e per una assaggio d'intervista, consultare la sezione 'Recensori'.


GRAFICI EDP
BERLIKETE: In maniera simpatica e scherzosa, ecco la presentazione del nostro grafico EDP: Lan è bassista nei Morkobot, band proveniente da lontane galassie di due bassi e batteria, ma anche chitarrista del duo Zolle dalla provincia di Lodi (nella quale è costretto ad adottare il nome fittizio di Marcello Bellina, per mascherare la sua vera identità di messaggero di MoRkObOt). Appassionato di disegno, crea interessantissimi quadri a penna, con soggetti di fantasia. BERLIKETE il suo nome d'arte, ispirato al personaggio fantastico usato per spaventare/minacciare i bambini, stile Uomo Nero. E' l'autore del disegno da cui la cover della LombarDuo Compilation (qui), Vol#2 delle compilation regionali EDP. 
Ciao Marcello, benvenuto nello staff EDP: ci racconti come è nata la tua passione per il disegno? ù
Ciao! Non saprei (ma non eravamo rimasti d’accordo per domande semplici semplici?!), ho sempre scarabocchiato fin da bambino. Col senno di poi ho scoperto che mi è sempre piaciuto, ma ci ho messo una trentina d’anni per capirlo. Da piccolo disegnavo soprattutto macchinine e occhi, i Puffi e i Masters. 
La tua tecnica è la penna a sfera e i disegni sono in bianco e nero. Come mai la predilezione per questo stile?
La “tecnica" (se così si può chiamare) che preferisco è un ignorantissimo rapido usa e getta. Più che altro perché non ne ho mai sperimentate altre (le giornate sono brevi, secondo me tendono ad accorciarsi con il passare del tempo. La mia ipotesi è che la Terra stia tendendo ad accelerare il proprio moto di rivoluzione attorno al suo asse, ne sono più che convinto). Il rapido (nonostante si chiami così) permette a uno che non ha mai studiato disegno (tipo me) di creare particolari molto particolareggiati (appunto), ma ci vuole un sacco di tempo. Il problema rimane sempre il polso. Non capisco perché, ma trema sempre. Qualcuno me lo sa spiegare il perché?! Perché?!
Raccontaci dei tuoi soggetti e di come hai deciso di prendere il nome d'arte Berlikete.
Mi piace come suona questa parola, fa quasi ridere. In vece è una cosa serissima, è il nome della specie di babau dal quale mi metteva in guardia mia nonna. Non l’ho mai visto a dir la verità. Sai com’è, lui si nasconde dietro gli enormi alberi del cimitero maggiore di Milano.
Riguardo ai soggetti, credo vengano fuori da soli. Di solito inizio a scarabocchiare (in genere mentre sto facendo tutt’altro) e ad un certo punto scopro che sta venendo fuori un “qualcosa” che si può sviluppare. Ecco, in pratica parte tutto dal caso. In genere quando qualcuno mi chiede di disegnare qualcosa di ben preciso non ci riesco mai.
Però nel nostro caso ci sei riuscito eccome! Anzi, grazie ancora per lo splendido disegno della copertina “LombarDuo Compilation”. Ti auguriamo un ancor maggior successo come Berlikete e di ricevere tante soddisfazioni con la musica del duo Zolle!
Grazie a voi per lo spazio, le stelle e il cielo!

MALI YEA Mali è nostro collaboratore grafico a partire dalla copertina della EmilyDuo Compilation (qui). Nato a Bologna nel 1977 da genitori emigranti cinesi, è dal 2011 chitarrista nel duo AltRock/PostRock strumentale Anice assieme al collega Tommaso Di Tullio. Laureato in pittura all'Accademia di Belle Arti della sua città, attualmente vive a Reggio Emilia dove lavora come grafico.
Appassionato di strumenti etnici che in parte costruisce da solo (ghironde e flauti armonici) suona nel progetto musicale DOLPO (genere ritual/drone/doom/metal) ispirato alle antiche tradizioni religiose prebuddiste del Nepal.
Assieme ad alcuni amici è anche fondatore, fin dal 2013, della rassegna musicale BANDAY FESTIVAL, un evento di musica live dedicato ai giovani e alle band emergenti della zona.
Ciao Mali e benvenuto nel nostro staff. Vedo che sei molto inserito nel mondo musicale; so che hai suonato anche in un supergruppo rock sinfonico della tua città, gli Arzan. Com'è che sei finito a fondare un duo minimalista come quello chitarra-batteria?
È buffo ma sia io che Tommaso Di Tullio, in un qualche modo, siamo stati “scartati” da una formazione precedente che poi è fallita dopo qualche mese. Nel 2011 abbiamo deciso di dare vita ad Anice, all’inizio avevamo cercato un bassista ma sfortunatamente o fortunatamente non l’abbiamo mai trovato. L’esperienza Arzan ci ha coinvolti solo 3 anni più tardi.
Attivo anche a livello organizzativo, come vedi la scena musicale della tua città?
Rispetto a qualche anno fa qualcosa è migliorato. I miei amici ed io abbiamo fatto del nostro meglio per aiutare la scena musicale a crescere. Ora in città ci sono posti dove suonare live ma la mentalità è ancora molto “provinciale”, c’è del favoritismo e spesso va a finire che suonano sempre i soliti noti nei soliti luoghi, oppure ci sono gruppi improvvisati, senza continuità, che si esibiscono ovunque ci siano dei soldi da incassare per poi sparire nel nulla. Queste situazioni non portano da nessuna parte. Manca una vera coesione e ognuno alla fine dei conti pensa solo per sé. Personalmente cerco sempre di andare contro corrente, ecco il perché di un festival dedicato ai giovani e alle band emergenti.
Come consideri la realtà Edp e cosa ti ha spinto a collaborare con noi?
Devo ammettere che fino a poco tempo fa ero all’oscuro dell’esistenza di questa “comunità”… essere un duo chitarra-batteria, come molti di voi sapranno, ti espone a una serie di pregiudizi molto diffusi, l’italiano medio purtroppo conosce solo i White Stripe. Capita spesso che alla fine del concerto ti vengano a chiedere: perché non c’è il basso? Perché non c’è un cantante? Perché non suoni come fanno tutti gli altri? Cazzo! Tutto questo è deprimente.
Scoprire invece di non essere soli dà sollievo e speranza. Collaborare con voi per me è un onore.
Ti ringrazio molto per la tua disponibilità, ti saluto augurandoti un buon proseguimento di carriera.
Grazie a voi!

SOCIAL MEDIA MANGER (SMM)DIEGO VERMIGLIO

Siamo a Gennaio 2021 e la Community è in continua espansione. Il nuovo collaboratore è Diego Vermiglio che si è reso disponibile a seguire a nome nostro i contenuti in alcuni social. Grazie al suo intervento abbiamo una Playlist Youtube con i video dei nuovi lavori discografici del 2020 (qui articolo e qui Compilation su Bandcamp) mentre è in fase di realizzazione una seconda playlist con tutti i duo Edp presenti su Spotify (qui). Diego (classe 1989) è il chitarrista/cantante dei SONNY & THE STORK duo altrock da Varallo Sesia (Vc), fondato nel 2014 con il batterista Giuseppe Pagnone. Due album all'attivo e tanta voglia di rendere disponibile la loro musica: Diego è infatti un ottimo promotore grazie al quale il duo gode di una continua presenza in rete; in quanto grafico, inoltre, avrà modo di aiutarci anche in questo settore: non potevamo chiedere miglior collaboratore per Edp! Qui vi rimando al nostro ultimo articolo sul duo, in concomitanza con l'uscita dell'ultimo album Nihil difficile volenti, mentre andiamo a fare una chiacchierata con il diretto interessato. 

Ciao Diego, benvenuto nel nostro staff. Il tuo contributo sarà di sicuro utile in quanto i social media sono ormai "la piazza principale del paese", per mostrare i propri prodotti. Sei molto attivo in tal senso nella promozione del tuo duo, i Sonny & The Stork: come vivi questo ruolo e quale valenza dai ai social media? Cara Giusy la realtà dei fatti è che io odio un po' questo periodo fatto più di post che di musica live, mi manca molto esibirmi e sfogarmi con il suono dell'amplificatore che ti batte sulle gambe, tutto ciò che sto cercando di fare, nel mio anacronismo cronico, è di reinventarmi e adattarmi ai tempi in cui viviamo per poter, forse un giorno, tornare a poter suonare dal vivo come se non ci fosse un domani. Penso che per le nostre ambizioni, intese come ciò che ci fa sentire vivi, sia giusto e naturale dare il 100% delle nostre migliori possibilità sempre mantenendo la propria integrità artisitica. Vedo questo modo di rendere fruibile la propria musica come motivo di aggregazione e di aiuto nei confronti di chi è sulla nostra stessa barca e che può, a sua volta, aiutare anche noi. Non c'è stato mai bisogno di unione tra i musicisti come in questo momento storico.  

Ti sei proposto spontaneamente per realizzare e seguire le playlist di Edp su Spotify e Youtube: cosa ti ha spinto a collaborare come volontario per l'Electric Duo Project? Noi ci conosciamo da qualche anno ormai e ci hai visti crescere... cosa rappresenta per te questa realtà? Mi ha spinto la voglia di aggregazione e l'interesse nel cogliere i diversi approcci con la mia stessa formula, molto interessante e stimolante ascoltare punti di vista diversi in un periodo in cui la contaminazione, in questo modo, può essere vista anche in modo “positivo”, questo approccio mi aiuta a sperare ancora e a dividere il peso che tutti noi stiamo portando. Questa realtà rappresenta sicuramente una buona opportunità per unire le forze e continuare ad esprimerci. In Free Expression We Trust. Grazie ancora Diego per il tuo contributo, rafforza la Community e rientra nella mia convinzione che con il contributo di tutti potremo fare grandi cose, nel tempo. Lunga vita quindi alla nostra collaborazione!


ORGANIZZATORI COMPILATION
GIUSY ELLE Organizzare una compilation non sarebbe cosa difficile, basta fare un bando e alla data di scadenza chiudere e lavorare con le band raccolte. Non è così facile invece con le compilation Edp... Bisogna fare un primo sondaggio per capire se ci sono sufficienti aderenti, in una regione o in un genere, per la realizzazione di una compilation degna di quel nome. In caso positivo li si ricontatta con la lista del materiale da inviare entro una data massima. Pertanto che ci si raccomandi, il materiale arriva sempre a spezzoni ed incompleto. Altri contatti per raccogliere il tutto. Il tempo sta per scadere, bisogna dare un avviso ai ritardatari! Ma ecco, la data è scaduta e qualcuno si è perso per strada. Siccome ci teniamo a rappresentare il più possibile la minuscola categoria, si va a contattare anche quelli che normalmente, a questo punto, sarebbero stati automaticamente esclusi. Alla fine un lavoro stressante e tanta perdita di tempo, per quello le compilation Edp escono a scadenza rallentata... C'è poi da ascoltare i brani, distribuirli con un senso, uniformarli nella grafica e nei dati, realizzare la cover, compilare i dati in allegato, stilare l'articolo di presentazione, caricare e pubblicare il tutto! Per non parlare poi della promozione, i contatti radio, con i magazine per eventuali recensioni... A parte le cover, Giusy ha sempre realizzato tutto questo da sola, fino al 2016, con l'aggiunta nello staff dell'amica e collega Martina Tosi. Se non era per il suo aiuto non sarebbero uscite più compilation dall'Edp! Ora Giusy può gestire il tutto in maniera più agevole, concentrandosi sulla scelta delle band e sull'organizzazione del materiale finale. Grazie Marty per il tuo utilissimo contributo alla causa! Nuove compilation potranno deliziarvi... 

MARTINA TOSI Con Martina c'è ormai una solida amicizia, fatta di anni di collaborazioni, ogni volta diverse (vedi l'articolo sulle collaborazioni, per tutti i dettagli). Lei è titolare dal 2009 della rivista musicale Undergroundzine con la quale presenta band, recensisce album, stila interviste. Un mensile ricco nel quale compare anche una nostra rubrica con la presentazione di un duo e un paio di recensioni. La sua specifica, con il magazine ma anche con dei progetti paralleli, è però quello delle compilation, che pubblica con cadenza impressionante e con fantasia altrettanto stupefacente nell'inventarsi le tematiche. Come non chiederle, a un certo punto, un aiuto in tema? Come sempre Martina è disponibile e si presta alla raccolta e gestione del materiale delle band, ai contatti con le medesime e ad altri piccoli particolari tecnici per la pubblicazione. Aiuto prezioso per la riuscita ottimale del prodotto finale. Vediamo ora il suo parere in tema...
Ciao Martina, ci conosciamo da molti anni ormai e svariate sono le occasioni che ci hanno viste collaborare. Sono lieta più che mai, ora, di averti anche qui all'Edp. Raccontaci la tua passione per la promozione della musica underground e come sei arrivata a fondare il tuo mensile.
Ciao Giusy, grazie a te per avermi ospitato nel tuo staff. E' un grande onore.
La passione per l'underground è nata nei primi anni 2000 sfogliando le riviste come Rock Hard, Rock Sound, Metal Maniac: mi soffermavo molto a leggere le recensioni dei demo. Se mi incuriosivano contattavo la band per l'acquisto del demo o cd, ed è cosi che ho cominciato a collezionarli. Seguivo molto anche i concerti dei gruppi qui nella mia zona.
Alla fine del 2008 ho cominciato a recensire album per una webzine e dopo pochi mesi ho fondato UndergroundZine, partendo col pubblicare le recensioni e interviste su my space per poi spostarmi a facebook e aprire il sito internet. Nel 2012 abbiamo deciso di pubblicare un vero e proprio magazine con uscita mensile con all'interno recensioni, interviste, compilation, album free e la rubrica di EDP.
Su tutte le forme promozionali prediligi la stesura di free download compilation. In che misura ritieni importante questo modo di far circolare la musica?
Secondo me il free download è un buon modo per far conoscere le band emergenti, è diretto, immediato e non ha costo. Diciamo che è una piccola promozione alle band, se fatta bene si può arrivare a un bel numero di download.
In che misura ti sembra interessante il nostro progetto sui duo?
Molto interessante, è un ottima vetrina per i duo che di solito si confondono tra le band. Il sito è gestito molto bene fino all'ultimo particolare, tante iniziative e con costanza e passione; un ottimo progetto.
Un abbraccio allora e lunga vita alle nostre collaborazioni!
Un abbraccio anche a te, grazie mille e sì, lunga vita alle collaborazioni. Con enorme piacere.



TRADUTTORI EDP
NATALIE BRYANT PUCHETTI per l'Inglese
Natalie è madre lingua scozzese e ha seguito studi classici in patria: laurea in Lingua Inglese con specializzazione su Shakespeare. Vive per ben 15 anni in India, a Varanasi, dove si specializza in danza classica, musica e teatro. Ha anche tradotto dall'italiano all'inglese un racconto educativo per bambini, 'Il fungo Magico", pubblicato sempre in India. Attualmente vive a Trento dove insegna danza Kathak.
Ciao Nat, benvenuta nello staff Edp! E' la tua prima esperienza come intervistatrice, raccontaci: per quale motivo hai accettato questo ruolo e cosa ti aspetti da questa nuova avventura?
Ciao EDP, ho accettato questo ruolo perché sono curiosa. Mi piace vedere le diversità di cui siamo fatti. Scrivere, in Inglese, è sempre stata una passione per me e adesso ho una nuova sfida: raffinare il mio Italiano e scrivere in una lingua straniera. Per di più il ruolo di intervistatrice musicale mi attira particolarmente perché sono interessata alla complessità umana e posso, così, incontrare gente diversa e artisticamente interessante. Del resto anche nella mia danza faccio una specie di percussione, con i campanelli ai piedi, per cui la musica ci sta.
Sei appena entrata nella realtà Edp, che idea ti sei fatta finora di questo progetto?
Penso che questo progetto sia ben organizzato e professionale.
Il motto della tua vita è "Research the whole of the duo", ti sembra un caso partire con noi proprio dal concetto di "duo"?
No, non penso che esistano i casi nella vita.
Grazie allora, con l'Edp ti vogliamo dare un gran Benvenuto in Italia!
Grazie a voi per l'opportunità...


RECENSORI EDP
BOB CILLO Blues, GarageBlues, Avant-Garde rock-oriented.
Bob, chitarrista pugliese di estrazione garage blues, classe 1969, fa parte del duo DIRTY TRAINLOAD (qui il post a loro dedicato). La sua lunga carriera lo vede esibirsi sia da one-man band che in formazione a due sempre però con un suono molto preciso e personale caratterizzato da loop station e vecchie drum machine analogiche. Nelle varie formazioni suona in tutta Italia, Europa ed anche negli States. Grande estimatore dell'etichetta Fat Possum, in quanto capace di proporre musica suonata con l’approccio e l’attitudine “proto-punk” che da sempre aveva ammirato in maestri quali Hound Dog Taylor, oltre che musicista realizza video professionali ed è titolare dello studio di produzione audiovisivi TV EYE di Bari. Ha alle spalle studi classici. Ecco ora alcune battute con il diretto interessato:
Ciao Bob carissimo, per questa occasione vogliamo chiederti cosa ti ha spinto ad accettare la nostra proposta di collaborazione come recensore EDP.
C’è chi dice che oggi musicisti, pubblico, produttori di dischi, DJ e giornalisti musicali sono sempre le stesse persone che a rotazione si ripropongono in diverse vesti, a seconda delle occasioni. L’importante è supportare la musica che si ama, specie se è una musica fuori dai canali di major discografiche e media.
Si tratta di una nuova avventura per te o hai già avuto modo di scrivere come recensore? Non te l'ho mai chiesto privatamente perché, conoscendo la tua vasta competenza musicale e la tua abilità nella scrittura, lo trovavo irrilevante, ma giusto per sapere...
Vere e proprie recensioni ne ho scritte poche, mi è capitato più spesso di scrivere di chitarre, per condividere le mie conoscenze “in materia”.
Descrivici bene il genere nel quale ti senti incline a recensire.
Qualunque forma musicale che partendo da radici blues sviluppi un approccio creativo e personale, di qualsiasi tipo.   
Grazie allora della tua partecipazione e buon viaggio in questa nuova avventura!
Grazie a te Giusy e in bocca al lupo per tutti i progetti EDP!


CESARE BUSINARO PostRock e PostMetal Strumentali, Funk, Grunge, Crossover anni '90
Cesare Businaro di Milano (classe '75) è il primo recensore Edp non facente parte di un power duo. In realtà è un grande appassionato di questa line-up e gli agganci con questo mondo ci sono da sempre. Frequentando lo stesso liceo calssico di Bruno Dorella, ne segue tutta la carriera, compresa l'incredibile esperienza OvO. Lui stesso chitarrista, si esibisce con molte band locali, nei generi funk e tipici degli anni '90, grunge su tutto (Stasi, Mr.Zog, Kobayashi, Emoglobe, Derent, Sodali). Attualmente avvocato, non ha mai smesso di interessarsi di underground, tant'è che si rende disponibile anche a recensire album di Postrock e PostMetal. Vediamo ora cosa ci racconta qui su Edp...
Ciao Cesare, sono lieta di avere nel nostro staff di recensori una penna al di fuori dai duo, tanto per approfittare anche di un punto di vista esterno alla line-up. Ci vuoi raccontare intanto come arrivi ad interessarti a questa formazione?
Ciao Giusy! Grazie 1000, anzitutto, per avermi coinvolto nel tuo blog! Parto dall’esterno, come dici tu, se si considera il mio cammino, da chitarrista autodidatta e appassionato di musica in generale, a partire dagli anni ‘90 ad oggi, ma sto provando proprio in queste settimane a formare un nuovo duo, con un amico batterista. Infatti, il mio interesse per questo tipo di formazione, si riallaccia alla mia passione per la musica strumentale e al mio desiderio di suonarla con il minimo dei mezzi (chitarra e batteria), dopo il congelamento, per motivi peraltro indipendenti da questo, del mio ultimo gruppo. Il duo mi sembra la formazione ideale, in cui sviluppare appunto un percorso sonoro basato sulla stratificazione (vedi, per esempio, i neozelandesi Into Orbit: è impressionante cosa riescano a fare in due). Un altro aspetto che trovo molto appassionante in questo tipo di formazione e in particolare nel combo chitarra/batteria, avendo iniziato a sperimentarlo in prima persona, è il potenziale abbattimento di ogni limite compositivo, soprattutto in fase d’improvvisazione, grazie alla possibilità per il chitarrista di sincronizzarsi con il solo ritmo, ma senza doversi armonizzare con altri strumenti.
Sei cresciuto con la musica anni ‘90, ma non ti sei fermato alla nostalgia del tuo decennio. Come vedi la scena musicale attuale? Le proposte underground in generale e nello specifico quelle italiane?
Sia come chitarrista, che come appassionato, virando dall’elettronica al rock (anche nella sua veste più heavy), una volta scoperta la chitarra, mi sono formato in quel decennio, vivendo da teenager, sui banchi del liceo, la rivoluzione grunge delle band di Seattle e poi sconfinando verso il funk dei Red Hot Chili Peppers, il crossover dei Rage Against The Machine, l’alternative dei Jane’s Addiction e il noise degli Helmet, fino agli anni dell’università. Più o meno tutti i generi e le band che mi hanno appassionato da quel periodo in avanti, si riallacciano a questa rosa di artisti, che per così dire ha come filo conduttore la commistione (in chiave rock), fra diverse sonorità.
La musica (come hobby), è sempre stata il mio pane quotidiano, ciò che spiega, probabilmente, il fatto che, come dici tu, non mi sia fermato alla nostalgia del mio decennio.
Va anche detto che, purtroppo, la scena attuale non sembra in grado di offrire più nulla di quel calibro, nulla cioè che possa far tendenza (o prometta di farlo), di generazione in generazione, ma cerco sempre di tenermi aggiornato sulle novità dell’underground, in particolare spulciando il catalogo di Bandcamp, a mio parere il miglior portale di musica indipendente, anche perché fruibile senza ingerenze promozionali.
Per quanto riguarda la scena italiana, devo premettere che l’ho sempre trovata un po’ troppo condizionata dal cantautorato, una tradizione nella quale non mi sono mai riconosciuto. Attualmente, scopro invece di apprezzare molto i lombardi Threestepstotheocean (che di recente hanno fatto qualche data addirittura in Giappone), i marchigiani Bushi e grazie al tuo blog, gli emiliani Nadsat, ma i primi e i terzi fanno musica strumentale, mentre i secondi cantano in inglese. Promette bene anche il duo veronese (ma mezzo britannico), degli Eradius, una sorta di Royal Blood più orientati al funk e al crossover.
Infine, ora che hai avuto qualche contatto con Edp, realtà che non conoscevi, che idea e impressione ti sei fatto sulla nostra Community?
Come ti avevo anticipato iscrivendomi al relativo gruppo su Facebook, ho scoperto il tuo blog, cercando informazioni sui Globetrotter, a loro volta scoperti con una banalissima ricerca su Google, dopodiché mi si è aperto un mondo. Non conoscevo il blog e ci ho trovato, per quanto letto finora, moltissime informazioni e tanta competenza, probabilmente anche per la massiccia presenza di musicisti, amatoriali e non, nel tuo staff. Trovo particolarmente interessante pure il censimento (e la mappa geografica), dei duo italiani, che mi sorprende, anche per quanto dicevo poco prima, riguardo alla mia disaffezione verso il panorama musicale nostrano.
Ottimo Cesare, grazie per il tuo contributo e ci vedremo presto su questo blog con un tuo scritto! Grazie a voi, non vedo l'ora...


GIACOMO GUIDETTI Noise, Hardcore, MathRock
Giacomo (1995) è abruzzese, originario di Pescara, ma per motivi di studio vive a Bologna dove ha fondato il duo basso-batteria KA. Studia filosfia e coniugando la passione per la musica e la predisposizione alle materie letterarie, presta la sua penna come giornalista musicale. Collaboratore esterno per un periodo della nota rivista web Rockit.it, attualmente è responsabile della sezione musicale per Versusgiornale.it. Con gran piacere ha dato la sua disponibilità anche per la causa a due portata avanti da noi dell'Edp.
Ciao Giacomo, è sempre un piacere sapere che ci sono delle new entry nello staff Edp. Sei venuto a conoscenza da poco della nostra realtà: che idea ti sei fatto?
Ciao Giusy, innanzi tutto grazie per avermi accolto in Edp! A esser sinceri è già un paio d'anni (o giù di lì) che seguo questa realtà e credo sia una piattaforma molto interessante; sono molto contento, da musicista attivo in duo, di averla vista crescere sempre di più. Fino a qualche tempo fa, la vita per noi two-man band era decisamente ostica e l'idea di raccogliere le forze e collaborare, oltre che profondamente lungimirante, la trovo letteralmente bella: siamo una realtà sotterranea e l'unica cosa che ci permette davvero di campare, a mio modo di vedere, è il rispetto e l'aiuto reciproco. Oltreché esser fonte di splendide amicizie e rapporti, per lungo e per largo della penisola.
La realtà dei power duo è sempre più numerosa ed affermata. Da giovane musicista quale tu sei, cosa ti ha spinto a fondare proprio una 2-man band?
Banalmente, la necessità. Io suono il basso in Ka, duo basso/batteria di stampo noise/drone nato a Pescara nel 2013 ma ormai attivo a Bologna già da un annetto; con questo progetto – seppur con un altro nome – avevamo iniziato in 3 ma il chitarrista ci abbandonò molto prima della nostra prima esibizione. Dopo un periodo di pausa io e Daniele decidemmo di ricominciare in 2; poi, col tempo, ci siamo resi conto di quanto questa formazione si adattasse a noi e nonostante le richieste di entrare nella band che abbiamo ricevuto, abbiamo sempre rifiutato perché in 2 abbiamo trovato il nostro equilibrio. Ciò non toglie che si può sempre scrivere uno split insieme, sia chiaro!
Lietissima della tua competente collaborazione, spero possa essere lunga e proficua! Benvenuto quindi nello staff.


MALI YEA
Rock, Strumentale
Dopo anni che ci conosciamo e dopo qualche collaborazione come grafico Edp (per il suo profilo rimandiamo ad inizio articolo), nel 2018 il fondatore del duo Anice decide di ampliare ulteriormente le sue attività in qualità di recensore (qui il nostro articolo di presentazione alla band). I generi prediletti sono rock ed affini e musica strumentale in generale. Vediamo quali sono i suoi pensieri in proposito.
Ciao Mali, grazie di aver accettato anche il ruolo di recensore per Edp. Cosa ti attira di questa attività?
Credo sia un’ottima opportunità per entrare in contatto con nuova musica e ampliare l’orizzonte dei miei ascolti… mi interessa approfondire la conoscenza sulla realtà dei power duo chitarra e batteria italiani che, a quanto pare, è florida e piena di piacevoli sorprese.
Come nasce il tuo rapporto con la scrittura?
Ho sempre preferito i libri illustrati, non ho mai amato leggere. Poi un giorno finii all’ospedale per un’ulcera perforante, mia sorella mi portò un libro di Charles Bukowski, scoprii che leggere era divertente, appassionante. Sinceramente non passo il mio tempo libero sui libri e a comporre poesie, preferisco suonare… Ad ogni modo la scrittura, per quanto mi riguarda, ha bisogno del suo tempo, di depositarsi... scrivere non è mai stato facile e credo non lo sarà mai. La prendo come una sfida stimolante.
Parlando in generale di duo, sembra che in questi ultimi anni si stiano allargando gli spazi e i riconoscimenti per questa line-up: serate a tema, festival... qual è la tua opinione in merito?
Posso confermare, l’Ekidna per esempio negli ultimi tempi organizza serate interamente dedicate ai duo, ma si sa, lo Gnappo e il suo Staff sono sempre un passo avanti a tutti. I duo tuttavia vanno considerati come band a tutti gli effetti, penso che sia questa una delle componenti vincenti. Inoltre come organizzatore di festival e concerti posso dire che la gestione di formazioni a due rende le cose molto più semplici…
Grazie per il tuo contributo al Progetto Edp, ci inconteremo presto su questi spazi a parlare di album! Grazie a voi e a presto!


MARIO CARUSO RockBlues
Mario Caruso, classe '87, è un aretino di origine meridionale dedito completamente alla vita artisitica. Polistrumentista, è cantante, compositore e chitarrista del duo GarageRockBlues SAMCRO, una band molto energica e coinvolgente fondata nel 2012 con il collega batterista Nicola Cigolini (qui). Inoltre è studente di Letteratura Arti e Spettacolo dell'Università di Siena oltre che collaborare con l'etichetta discografica Soffici Dischi. Di recente ha pubblicato un interessante romanzo di narrativa incentrato sull'argomento sociale uomo-lavoro, "Il grande buio", Aletti Editore (qui). 
Vista la tua grande facilità di scrittura, anzi, la tua enorme competenza in materia, ho voluto proporti il ruolo di recensore. Cos'è che ti ha fatto accettare questo incarico?
Innanzitutto per me è un onore collaborare con EDP. Ho accettato l’incarico poiché mi è sempre piaciuto il ruolo del recensore in quanto non dev’essere colui che giudica, ma colui che analizza. Oltre ad essere un ruolo molto difficile e laborioso – che presuppone anche una certa elasticità mentale – vanta la bellissima virtù di accrescere, direttamente e indirettamente, la propria cultura musicale. Per questo è anche un’opportunità che sono doppiamente felice di cogliere. Sicuramente l’aspetto più difficile sta nell’assecondare il gusto personale: per scrivere una buona recensione occorre mettersi in una posizione esterna, critica e obiettiva: e questo – com’è ben noto – non sempre succede.
Tra musica e letteratura cosa ti appassiona di più? La recensione può quasi considerarsi il punto d'incontro tra queste due discipline...
Le metto sullo stesso piano: benché siano due discipline diverse, possono essere complementari. Un disco potrebbe essere sublime se coronato da ottimi testi, come degli ottimi testi potrebbero essere valorizzati a pieno se coronati di un’ottima musica. Di esempi in Italia ce ne sono a centinaia, e spero di beccarne qualcuno. Anzi, sono costantemente a caccia di quei piccoli frammenti di diamante nascosti sotto il “tappeto” della musica in senso ampio. La recensione è “la terra di mezzo” tra queste due discipline e, per un certo senso, riesce ad accomunarle fungendo da ottimo compromesso per porre chiarezza tra musica e parole, analizzandole.
Che idea ti sei fatto della Community Edp e del nostro operato?
Innanzitutto è una realtà concreta, attiva e operante. Di Edp ne ho sempre ammirato la costanza e la serietà. Il duo è una formazione molto particolare, e ultimamente anche una delle più commentate e criticate. Puntare un occhio di bue così centralizzante su questo non è altro che ammirevole.
Ti ringraziamo per la tua disponibilità sperando di avviare una lunga e profiqua collaborazione assieme.
Vi ringrazio moltissimo, non vedo l’ora di cominciare!
 
olentieri e buon lavoro anche a te.

MATTEO MANGANELLI Pop, Rock in italaiano

Matteo Manganelli, classe 1982, è originario di Mantova ma dal 2011 vive in Trentino (Rovereto). La sua formazione di studi classici lo vede dapprima impegnato nel sociale mentre da 7 anni è insegnante di lettere alle superiori. Ma come è iniziata la sua passione musicale? Questa la simpatica descrizione che dà di se stesso: "Non più giovane ma non ancora anziano, nato e cresciuto tra la nebbia, vivo la mia seconda vita tra i monti. Per vivere mi basta una stanza piena di libri, fumetti, dischi e strumenti musicali; per sopravvivere macino invece un sacco di chilometri e provo a far appassionare giovani menti alla cultura. Ho cominciato a 4 anni a fare finta di suonare la chitarra su una racchetta da tennis di fronte a qualsiasi adulto, e mi sa che non ho ancora smesso".

Ha all'attivo un duo chitarra-batteria (LUCK NOW) che stenta a decollare e si alterna così alla formazione di one-man band mentre ci sono già 10 pezzi originali, pronti per essere registrati. Matteo è appassionato di pop in senso lato, dagli Abba agli Zumpano, e ci supporterà nelle recensioni dei duo che più si avvicinano a questo stile. Ma facciamo quattro chiacchiere col diretto interessato:

Ciao Matteo, lieto del tuo interessamento per la nostra realtà a due e per la tua volontà di partecipare attivamente alle nostre recensioni, ti ringrazio fin d'ora per la tua disponibilità. Parlaci della tua passione per il pop, quando nasce e quali sono i tuoi riferimenti più interessanti? Come molte ragazzini della mia generazione, credo di avere avuto la prima grande vocazione coi Nirvana. Cobain era morto da poco, e amici più grandi ad una festicciola (cose molto sobrie, parliamo della domenica pomeriggio in un ambiente tipo teatro della parrocchia o qualcosa di simile) misero su una cassetta che iniziava con un riff inconfondibile: era “Nevermind”. Da lì fui colpito, e decisi che volevo fare il musicista rock :D  La musica mi ha sempre circondato, però, e in tenera età è stata quella di grandi songwriter “classici” americani come Simon&Garfunkel (probabilmente i miei preferiti in assoluto, da cui ho sicuramente ricevuto l'amore per le armonizzazioni vocali), Neil Young, Dylan, John Denver e gruppi storici come Beatles, Beach Boys, Byrds (mio padre comprava “L'America del rock” che usciva con Repubblica, e io..studiavo inconsapevolmente :) ). Le mie radici partono da lì. Credo che la prima canzone in assoluto che abbia imparato a suonare dall'inizio alla fine con la chitarra sia proprio “Country roads”. In realtà ho sempre avuto una naturale inclinazione alla musica, come ascoltatore e anche come “musicista”. A 6 anni cantavo e facevo finta di suonare con una vecchia racchetta da tennis di mio padre. A 11 anni finalmente mi venne regalata la prima chitarra da una prozia, e da lì non ho mai smesso di “strimpellare”.

Sei un chitarrista e hai quasi fondato un duo chitarra-batteria. Quali le difficoltà per concretizzare i Luck Now? Come reinterpreti il materiale già pronto in versione one-man band? Luck, Now in realtà nasce come band “completa”, a Mantova, verso il 2014. Negli anni abbiamo tenuto concerti in formazione a 4, a trio, un paio di volte anche in 5 :) Vicende personali hanno però portato all'impossibilità di ritrovarsi nel weekend per provare (oltretutto vivendo ormai tutti noi tre componenti principali in regioni diverse), e quindi ho proseguito con quello che ormai è un progetto da “studio” in cui operiamo in duo, io e il bravissimo Sebastiano Beozzo, suonando rispettivamente io Chitarra, Basso, e Voci e lui Batteria e synth, e registrando da soli i pezzi. A marzo 2019 è uscito un ep “Enough, for now” per la piccola (ma attivissima e ottima) Jigsaw Records di Seattle (ora di base a Portland). Non abbiamo modo di fare concerti, essendo un duo e avendo comunque delle strutture abbastanza piene che richiedono anche armonizzazioni vocali. E' un ottimo divertimento e sfogo, ovviamente rallentato da questa situazione distopica mondiale, ma piano piano butteremo fuori qualcos'altro.

Quale il motivo che ti ha portato in Trentino? (Per chi non lo sapesse, ricordo che anch'io abito in questa regione, a una Valle di distanza da Rovereto). Ti trovi bene qui da noi? Vivo in Trentino ormai dal 2012. Il motivo principale... l'amore :) Mi trovo bene, ormai mi sono abbastanza ambientato, e per lavoro ho girato ormai tutta la provincia (o quasi).

Il tuo lavoro ti porta ad essere in continuo contatto con i giovani. Come ci descrivi i teen agers moderni, al di là di tanti luoghi comuni? I teenagers di oggi sono ovviamente diversi da quelli di ieri, perlomeno nella forma, come è giusto e normale che sia. Nella sostanza, però, molte cose non cambiano mai. Rimane sempre l'età più “critica” ma allo stesso tempo meravigliosa, in cui tutto è o perlomeno sembra possibile.

Cosa ti ha spinto ad accettare la nostra proposta di collaborazione? Ho scritto di musica già quando ero più giovane, per qualche fanzine (ma credo che un termine così ormai sia considerabile come qualcosa di giurassico!) e webzine di poco conto. Mi piace tenermi in costante aggiornamento, e scoprire musica nuova. Credo che la vostra proposta possa essere un tassello adatto a soddisfare tutto ciò.

Ti ringrazio ancora per la tua disponibilità e ci ritroviamo su questi spazi con la tua prima recensione di debutto sul nuovo album dei Sonny & The Stork, anche se ti faremo deviare un po' dalle tue coordinate con il loro rock in italiano. Lunga vita alla nostra collaborazione e buona fortuna con il tuo duo.


MIMMI Alternative, IndiePop, DreamPop, SlowCore, Blues, PostRock

Maria Mazzocchia (1982) è la prima recensore donna del gruppo ed entra a far parte dello staff nel 2020. Con una doppia laurea in Sociologia e in Servizio Sociale, impara a suonare la batteria accompagnando il chitarrista Luca strAw, da cui la nascita, in quel di Alatri (FR), del duo I-TAKI MAKI (2012). I due, compagni di vita, si dedicano completamente alla musica puntando su una ricca carriera musicale che li vede nel giro di qualche anno trasferirsi a Berlino. Numerosi gli album al loro attivo, che col tempo vedono Maria diventare la cantante principale del duo. Qui il nostro articolo primo, di presentazione della band, e quello di aggiornamento nel 2020.

Maria benvenuta nello staff Edp, è un piacere avere in questo ruolo finalmente una donna! Del resto ami scrivere, hai anche all'attivo un libro. Ci vuoi parlare della tua esperienza letteraria, prima ancora di quella musicale? Ciao Giusy e grazie di avermi spronata ad abbracciare l'idea di far parte dello staff Edp! Dici bene, amo molto scrivere e sì, ho auto-pubblicato un libro un paio di anni fa e di recente lavorato a un nuovo scritto che mi ha dato la soddisfazione di essere tra i vincitori della categoria romanzi inediti di un concorso nazionale, ma non avevo mai pensato di recensire band. Sarà interessante, ne sono certa!

Il tuo ingresso nel mondo della musica è stato semplice e spontaneo, accompagnando il chitarrista Luca strAw durante le sue prove di chitarra. Da qui è nato il duo I-TAKI MAKI e col tempo hai iniziato anche a cantare. Ora sei una musicista professionista, avresti mai detto che questo era il tuo destino nella vita? Faceva parte dei miei sogni di bambina ma crescendo avevo preso strade diverse, soprattutto dopo gli studi universitari. Nessuno può dire con certezza a cosa mi sarei dedicata altrimenti, ma il fatto di aver incontrato Luca strAw – la mia metà nella vita e nel lavoro – e di esserci poi trasferiti a Berlino ha costituito un fattore essenziale perché io diventassi quella che sono oggi. Altro grande passo della vita è stato infatti il trasferimento a Berlino. A distanza di anni come vedi questa scelta?

Se guardo al passato vedo quanto siamo stati coraggiosi – a quel tempo ci ritenevamo solo un po' incoscienti a partire senza soldi e senza lavoro per una meta così sconosciuta – e sono orgogliosa della scelta fatta. Inutile aggiungere che la rifaremmo e che anzi molte volte abbiamo rimpianto di non averla maturata prima.

Dopo tanti anni che conosci Edp, come ti sembra cresciuta la community? Hai consigli su come ci potremmo evolvere ulteriormente?Edp è una perla, una realtà preziosa per la comunità musicale, dei duo in particolare ovviamente. Mi sembra cresciuta sana e forte e credo abbia le potenzialità per fare sempre meglio, anche grazie a iniziative come la compilation Instrumental V/s Vocalist, solo per citare la più recente, che promuovono l'incontro tra musicisti.

Grazie per gli apprezzamenti e per aver accettato di scrivere anche per noi. Sarà un piacere condividere le tue recensioni! A presto su questi spazi virtuali, allora...

 

NICOLA CIGOLINI
Hardcore, Noise
Nicola, classe '84, è il batterista del duo aretino SAMCRO (qui l'articolo di presentazione a loro dedicato). La band suona un coinvolgente BluesRockGarage, come da loro stessi definito, ma Nicola ha un passato di orgini diverse, molto più noise e hardcore. Il suo contributo alla chitarra garage-blues del collega Mario Caruso (anche lui prestatosi al ruolo di recensore) è proprio la base granitica che solo un tale retroscena rock può conferire. Dapprincipio si specializza in basso elettrico per poi portare la sua passione per la ritmica anche allo studio della batteria e percussioni. Attualmente lavora come libero professionista, suona il basso nella rock band aretina Digitale Purpurea e collabora attivamente con l'etichetta discografica Soffici Dischi, la stessa che dà alla luce i lavori discografici dei Samcro.
Ciao Nicola, conoscendoti come batterista dei Samcro, duo più votato al blues, mi sono un po' meravigliata della tua disponibilità per i generi Noise e Hardcore pur sapendo del tuo background essenzialmente rock. Raccontaci del tuo passato musicale "rumoroso", degli ascolti che ti hanno forgiato, delle band che ti hanno visto militare in questo senso...
I miei ascolti sono nati nel momento esatto dove (fortunatamente) dovetti scegliere se salvare una cassetta di Hit Mania Dance 96 o una di Marilyn Manson prima di fare un volo in piscina completamente vestito, potete capire tutti come è andata.
Da quel momento decisi che la musica sarebbe stata la mia vita, imbracciai il basso e con lui tutta una serie di ascolti che si basavano sul trash metal, dai Metallica fino agli Slayer, Antrax e così via, se non aveva almeno 120 Bpm non la consideravo nemmeno, mi piaceva quel misto di velocità e potenza che sprigionavano quelle canzoni.
Poi ahimè è sopraggiunta la vecchiaia, ma con lei anche la saggezza, che ha ampliato i miei orizzonti facendomi apprezzare molta altra musica e soprattutto facendomi trovare la pesantezza che cercavo anche nei testi, o nel mood del pezzo (ritengo che alcuni passaggi nei testi di Paolo Benvegnù ad esempio siano molto più Heavy di molti riff di chitarra o di batteria) e quindi riuscendo ad usufruire di tanta bellissima musica che prima nemmeno consideravo.
Per l’hardcore e il noise invece possiamo dire che la scoperta è più recente avendo avuto possibilità di confrontarmi e collaborare con molti esponenti del genere qui nella mia Arezzo, è un mondo tutto da scoprire e quindi ritenevo interessante approcciarmi a questo aspetto di recensore di un genere che ha molta prospettiva.
E la passione per la scrittura dove nasce?
Avere Mario vicino a me è motivo di grande stimolo, e diciamo che far partire questa “sana competizione” con lui non può che far bene a me personalmente ed anche alla nostra musica.
Ho sempre avuto il pallino della scrittura, ma per lo più di testi musicali, e avere la possibilità di esprimere un concetto con più di 5 parole lo trovo molto stimolante.
Come mai hai accettato la nostra proposta di metterti in gioco come recensore? Cosa ti aspetti da questo ruolo?
La possibilità di poter ascoltare gli altri duo dello stivale, il poter confrontare il lavoro dei SAMCRO con le altre realtà mi affascina e mi incuriosisce. Siamo una grande famiglia e voglio conoscerla il più possibile.
Ci aggiorniamo allora su queste pagine con le prossime recensioni a tua firma!
Grazie per la possibilità, buona musica a tutti!


RECENSORI EDP del passato
ALESSANDRO 'SAX' DI FABRIZIO Noise, Hardcore, Mathrock
Alessandro è il chitarrista dell'interessantissima band mascherata pescarese MILF, un power duo attivo dal 2010 che si è stabilizzato nel set-up chitarra-batteria più vocalist con il nuovo album del 2016 (qui il nostro articolo esaustivo in merito). La miscela sonora che ci propongono, in versione sperimentale, è un personalissimo e intrigante mix di NuMetal e MathRock con interventi JazzCore... originalità e maestria tutta da scoprire ed assaporare! Vediamo però cosa ha da dirci il suo fondatore in merito al nuovo compito di recensire album per Edp...
Alessandro, è un piacere e un onore averti dei nostri. Cosa ti ha motivato a renderti disponibile come recensore Edp?
Ciao a tutti, piacere mio. Diventare un recensore per Edp è una grande gioia perché mi permetterà di conoscere altri psicopatici come me che si sono imbattuti nella dura impresa dei duo rock e di restare in continuo aggiornamento sulle nuove proposte.
Come descriveresti la scena Noise-Core italiana?
La scena noise/core italiana ha delle validissime proposte e dei musicisti davvero in gamba. Peccato solo che la mentalità dell'ascoltatore medio italiano è ben lontana da queste sonorità'... ma va bene così... pochi ma core !!!
Cosa ne pensi dell'idea dei duo che recensiscono i duo?
Cosa ne penso dei "duo che recensiscono i duo" ??? … Sara' il titolo della prossima canzone dei MILF! :D
Augurandoci una lunga collaborazione assieme ti do il benvenuto nello staff Edp!
Milf' em all !!!!

Cryptic
CRYPTIC & MANIAC Black Metal e tutti i sottogeneri (DSBM, NSBM, Atmospheric Black Metal, Blackgaze, Post Black Metal, Symphonic Black Metal); Shoegaze, Post Rock, Doom Metal, Funeral Doom Metal, Dark Ambient, Melodic Death Metal(1 Recensione) Anche qui abbiamo entrambi i membri di un duo che si rendono disponibili per questo servizio! Di loro e delle caratteristiche del Black Metal in generale, compresi i suoi sottogeneri, abbiamo ampiamente parlato nel post a loro dedicato qui).Con il nick Cryptic & Maniac si firmano per noi Solitudo Cyfer e Thirteen Forever (Cyf e 13), rispettivamente chitarrista e batterista del duo Depressive Suicidal Black Metal ABOUT ABORTIONS con sede a Ferrara. All'anagrafe i due, classe '92 e '90, sono Leonard Coldridge, proveniente dall'Australia e Šimun Žalëyer, di orgine slovena. In Italia fin da bambini, si conoscono in giovane età suonando fin da allora nel duo About Abortions.
Maniac

Il loro genere di riferimento è molto particolare, soprattutto la musica è ricca, d'atmosfera, con tappeti di archi e interventi di pianoforte, per cui accade che i membri delle band (spesso in duo o addirittura solisti) suonino più strumenti in fase di registrazione. Gli stessi About Abortions esordiscono con un album purista, chitarra e batteria, per diventare poi, col tempo, dei polistrumentisti. Non essendoci in Italia numerosi esempi di duo di questo genere, abbiamo lasciato libertà ai nostri recensori di esprimersi anche con Two-Man Band straniere, pur restando il duo essenzialmente chitarra-batteria. In loro compagnia gestiremo quindi una vera e propria rubrica dedicata al Black Metal.Ecco ora la parola ai due collaboratori:Ciao a voi Cryptic & Maniac, lieta di approfondire la nostra amicizia con questa collaborazione. Diteci, a quando e come la passione per questo genere musicale così di nicchia? Abbiamo cominciato da ragazzini di circa 11-12 anni, nei lontani 2002-2003, ad avere passione per il Black Metal in generale, ma l'amore spassionato per il DSBM e tutti i sotto-generi Underground è cominciato intorno al 2008 e nel 2009 si è consolidato dopo una serie di eventi negativi.
Quali le band di riferimento, a voi più affini? Diciamo che non ci sono vere e proprie Band a cui decisamente assomigliamo, però se dovessimo in qualche modo fare dei nomi di Band a cui ci siamo ispirati (ognuna per un motivo diverso), possiamo citare: Through The Pain, Mélancolie, Lifelover, Kyla, Öröm, Sleeping Peonies e Soliness.
Anche per voi si tratta della prima esperienza come recensori? Decisamente Si.
Perché avete deciso di collaborare con l'EDP e cosa vi ha spinti ad accettare la mia proposta? Perchè siamo grandi ascoltatori di musica e l'idea di ascoltare musica sotto un'aspetto diverso, che non fosse quello del semplice ascoltatore, ci entusiasmava.
Benvenuti allora nel nostro staff dove so realizzerete degli ottimi lavori! Grazie Mille, speriamo vivamente di fare un buon lavoro.


DANILO 'DAMAGE' PECCERELLA Noise, Hardcore, MathRock, Avant-garde.
Il più Core nello stile tra i nostri recensori del genere, è sicuramente Danilo Peccerella (1980), il batterista dei GLOBETROTTER, interessante duo MathCore sperimentale di Benevento attivo fin dal 2009 (qui il nostro articolo su di loro). Si occupa principalmente di musica ma essendo il cinema la sua seconda passione, lavora anche sui set come fonico di audio in presa diretta nonché creatore di effetti sonori e musiche. Ha alle spalle una vasta conoscenza musicale, concentrata sempre più nei generi alternativi, e si è prestato volentieri al ruolo di recensore Edp. Vediamo quindi cos'ha da dirci in proposito.
Ciao Danilo, è un piacere averti nel nostro staff! Qual'è il percorso musicale d'ascolto che ti ha ho portato fino a qui?
Innanzitutto, ciao a voi tutti. Premetto che il piacere è bello che ricambiato. Mi definisco prima di tutto un ascoltatore e poi un suonatore ed essendo cresciuto in casa con mio padre che suonava, direi che la musica fa parte di me, da ero ancora uno spermatozoo. Direi che il mio background è sconfinato e va dalla musica barocca all’elettronica, dal blues al punk, dal jazz al metal, dall’hardcore al progressive, dall’industrial all’avanguardismo.
Qual'è il tuo rapporto con la scrittura? Come immagini la tua nuova avventura di recensore?
Scrivo pensieri, racconti, canzoni. Non vivo di aspettative e mi piace l’idea di poter dire agli altri, ciò che penso sulla musica che ascolto. Non amo i recensori classici di giornali fatti per le grandi masse, in cui si approfitta del proprio spazio per idolatrare o sputtanare una band o un disco. La cosa giusta, a mio avviso, sarebbe quella di dare una panoramica generale di ciò che ho davanti. Senza pregiudizio, ma con giusta analisi. Ed è ciò che farò.
E che idea ti sei fatto del nostro Progetto sui power duo chitarra-batteria?
Credo che sia davvero interessante, uno spazio dedicato ai duo chitarra/batteria, oltre ad essere un’idea innovativa ed unica. E poi sono di parte, suonando io stesso in un duo. Oltretutto, caso vuole che un mio carissimo amico/fratello, nonché folle bassista mio conterraneo che vive a Rovereto, mi diede, tempo fa, il contatto di GL. Da lì, un po’ alla volta si è iniziata a consolidare con lei, un’amicizia collaborativa che spero si protrarrà nel tempo.
Augurandoti una lunga e proficua collaborazione assieme, restiamo in attesa dei tuoi scritti.
Io vi ringrazio e ci sentiremo prestissimo, considerato che la mia “iniziazione” come recensore è iniziata alla grande, con un primo disco davvero stimolante e squilibrato, al contempo. Non anticipo nulla, tanto presto saprete di chi sto parlando.


EDDIE LANEGAN Grunge e Stoner (4 recensioni)Con il moniker arcimboldo tra Eddie Vedder e Mark Lanegan, Eddie Lanegan è il nostro recensore ufficiale per i generi grunge e stoner.


ELVIS MARANGON Hardcore, Noise, HarshNoise (1 recensione)
Elvis è il chitarrista del duo noise trevigiano SO.LO che vede alla batteria la compagna d'avventura Ilenia Conte, nostra Live-Reporter e Organizzatrice d'Eventi a Venezia. Ho avuto modo d'incontrare i due musicisti più di una volta e da una di queste serate live è nato poi il post a loro dedicato (qui). Elvis, classe '82, è chitarrista da oltre quindici anni e la sua prima band fu proprio in versione noise. Dopo parecchie altre militanze in band dai generi più disparati, quasi "appendeva la chitarra al chiodo" se non fosse stato per l'incontro con Ilenia la quale condivideva una passione musicale comune: il noise. Da qui la nascita della 2-piece.
Elvis progetta e realizza anche pedali per chitarra con suoni precisi, indirizzati ovviamente al noise e ai generi con sonorità particolarmente rumorose. Tra le sue creazioni anche una serie di "robottini" realizzati con componenti elettronici riciclati. Non sta quindi con le mani in mano, il nostro Marangon! Trovando pure il tempo per dedicarsi alle recensioni EDP... ma sentiamo cos'ha da dirci in proposito:
Benvenuto Elvis nel nostro staff. Cosa ti ha spinto a proporti come recensore EDP? Anche per te la prima esperienza in materia?
Ciao! Per me è la prima esperienza in materia di recensioni; mi ha spinto in primis la curiosità al confronto, al dare dei feedback a quello che ascolto e mi piace ascoltare, un modo per aprire dialoghi.
Come nasce la tua passione per il noise?
Mi piace avere a che fare con il "rumore" o comunque con combinazioni e vibrazioni inusuali, che vadano oltre la comunicazione, i testi, la composizione e soprattutto che implichino una forte determinazione al non mollare la presa.
Quali le band di riferimento? Quelle che più ti hanno ispirato...
Troppe! Più che altro intere scene e piccole e brevi realtà dal Noise al Post Hardcore... e qualche eccezione compensativa. Per citare capisaldi... passo da Unwound, Great Unraveling, Uzeda, Shellac, Melvins, Fugazi, Trumans Water, Pixies ai Kraftwerk, T2 ai Philip Glass e un sacco ancora.
Buon lavoro allora con i duo noise dell'EDP!
Anche a te.

GIAC DRUMMER Generi vari, interesse particolare per la sperimentazione (5 recensioni)
Dietro al moniker Giac Drummer (classe 1989) si cela il musicista sardo Giacomo Salis. Ovviamente batterista, milita nel duo LADY RADIATOR, line-up sì chitarra-batteria ma che adotta, in aggiunta, un uso massiccio dell'elettronica. Così tanta elettronica da non averli potuti inserire nel Progetto EDP... un duo molto interessante però, questo di stanza a Cagliari, tanto da averli comunque contattati per presentar loro la realtà dell'Electric Duo Project. Dedito principalmente alla realizzazione di colonne sonore, Lady Radiator è un Progetto che interagisce con altre forme d’arte applicata quali il Teatro, la Scrittura e, ovviamente, il Cinema proponendo delle dinamiche attive con registi, video maker e grafici. Ma Giacomo suona anche la batteria, in materia sperimentale, in duo con il poli-percussionista Paolo Sanna, già batterista del duo elettrico ONGAKU2 (qui il post su di loro)... insomma, una grande attenzione per questa line-up, per lui!
Giac scrive già come recensore per alcune realtà musicali in rete quali Music Addiction e Beautiful Freaks. Vediamo quindi cos'ha da dirci al proposito.
Ciao a te Giacomo e benvenuto nella nostra Community. Tra le tue recensioni hai già avuto modo di presentare duo elettrici (l'all-female COLORNOISE dalla Costa Rica e i nostrani JUMPING THE SHARK): come ti sembra, da musicista in un duo, parlare di altri duo?
Trovo molto interessante la formula del duo e conoscere sempre nuove formazioni mi dà la possibilità di indagare le loro idee, il modo di lavorare, le influenze e tutto ciò mi interessa in duplice modo, come musicista e come appassionato ascoltatore.
Quale la molla che ti ha fatto propendere per un'ulteriore collaborazione con noi dell'EDP?
EDP è un progetto molto interessante, può dare visibilità a tante band dell'underground, creando in questo modo una comunità forte e coesa.
Come musicista hai un bagaglio culturale molto ampio, ci racconti in breve il percorso musicale che ti ha portato fino a qui?
Suono la batteria da parecchio tempo, ho studiato con vari maestri e suonato in varie bands tra cui Chemical Marriage, band crossover fortemente influenzata dall'opera di Mike Patton, e Dancefloor Stompers (Mod Soul Jazz).
Al momento mi dedico a tempo pieno ai miei progetti Lady Radiator e My Problem Child, un progetto di cut-up sonori, cinematic dark ambient, musica per installazioni audio-visive e teatro. Sono un ascoltatore incallito e un instancabile ricercatore, i miei ascolti si concentrano in particolare su diversi territori quali l'avanguardia newyorkese, il jazz contaminato in tutte le sue forme e le colonne sonore. Da qualche tempo mi son avvicinato a generei quali il noise più estremo, la drone music, la sperimentazione elettronica. Adoro inoltre il cantautorato dalle tinte scure tipo Nick Cave, Tom Waits, Leonard Cohen, Mark Lanegan... e tanto altro...
Un benvenuto allora a te nel nostro nuovo staff! azie mille, ne sono lieto.


GIOVANNI NAZZARO Noise, Hardcore, MathRock, Sperimentale (1 recensione)
Anche il chitarrista dei GLOBETROTTER, duo mathcore campano (qui il nostro articolo su di loro), ci ha voluto fare dono della sua competenza musicale. Dopo un lungo e vario iter di studi, orientato alla sperimentazione, Giovanni attualmente è direttore e insegnante di chitarra al laboratorio musicale Lizard di Benevento. Quale riconoscimento per noi dell'Edp ricevere l'aiuto di un tale professionista! Vediamo le motivazioni che l'hanno spinto a credere nel nostro Progetto sui power duo.
Ciao Giovanni, benvenuto nel nostro Progetto sui duo elettrici chitarra-batteria. Visti i tuoi innumerevoli impegni, anche di prestigio, cosa ti ha motivato a collaborare con una realtà in crescita come quella dell'EDP?
I miei impegni si basano maggiormente sulla cultura e penso che questo sia un ottimo strumento per la diffusione e lo scambio di idee. Sono sempre alla ricerca di nuove sonorità e sono appassionato di progetti in duo quindi questa per me è anche un grande aiuto per la mia ricerca sonora.
Nonostante le tue varie qualifiche, è la prima esperienza per te come recensore? Come consideri questo ruolo?
Si effettivamente è la mia prima esperienza come recensore, ma sto cercando di immaginarmi diversamente. Vorrei solo contribuire con il mio punto di vista e la mia esperienza come ascoltatore e musicista, non sono e non siamo in grado di poter giudicare se la musica è brutta o bella, la musica non è una scienza ma una forma d’arte.
Sarà veramente un onore accogliere i tuoi scritti qui all'Edp, a presto quindi e lunga vita alla collaborazione! Ricambio...

LEONARDO SANZO' Tutto ciò che è in italiano, specie se cantautorato (1 Recensione)
Questo nuovo recensore proviene dalla Toscana, nello specifico da Prato ed è il chitarrista del duo TUTTE LE COSE INUTILI, genere: cantautorato punk. Alle prime armi come recensore rivela da subito una buona attitudine per la scrittura sapendo calarsi appieno nell'atmosfera creata dalle band in ascolto. Classe 1990, suona dapprima come solista producendo brani dal carattere cantautorale, intimo e lo-fi, per poi passare alla formazione a due. Qui l'energia si fa più intensa e Leo si esprime con più grinta, cantando con maggior vigore, in forma quasi punk. Grandi soddisfazioni per loro che in poco tempo hanno saputo ritagliarsi uno spazio degno di nota fatto di numerosi live e oltre 200 copie vendute del primo album. Ora Leo ha desiderio di mettersi in gioco come recensore con noi dell'EDP che gli diamo quindi il più caloroso dei benvenuti! Ecco le battute scambiate con lui:
Ciao a te Leo e benvenuto come nuovo membro del nostro staff. Avevi proprio voglia e nel contempo ti sentivi pronto per avventurarti nel mondo delle recensioni. Dicci, cosa ti attrae di questo ruolo?
Il mondo della scrittura mi ha sempre affascinato e l'ho sempre sentito mio. Per una volta volevo provare ad essere dall'altra parte, da chi ascoltando un lavoro, prova a immergersi dall'esterno e a darne non un giudizio, ma un consiglio di ascolto ad altri.
I tuoi ascolti vertono per lo più sulla produzione musicale italiana. Come nasce questa predilezione?
Sono cresciuto con i vinili di Guccini, De Andrè, De Gregori e Vecchioni dei miei genitori. E poi le parole sono importanti, ed è naturale che noi abbiamo più possibilità di esprimere un pensiero, di descrivere un immagine con la nostra lingua, con tutte le infinite sfaccettature, che in altre lingue non conosciamo o che forse non esistono proprio.
Quali le tue band preferite? Cosa ascolti ultimamente? A parte i dischi da recensire per l'EDP, ovviamente... ;) 
In questo periodo ho ascoltato e consumato degli album che avrei davvero voluto scrivere io, per esempio l'album degli Albedo, Fuoricampo dei Thegiornalisti che è appena uscito, La vita segreta degli Abiku, e Giorgio dei genovesi Do Nascimiento.
A rivederci allora sulle pagine di questo blog con qualche tuo scritto! Buon lavoro quindi.
Molto volentieri e buon lavoro anche a te.

LUCA SABATA Noise, MathRock, Ambient, Avant-garde e Industrial 
Altro batterista che si presta ad aiutarci con le recensioni Edp è Luca Sabata, classe '89 e studente universitario di informatica, che suona nel duo partenopeo sperimentale KARAWANE (qui l'articolo a loro dedicato). Ha alle spalle una variegata esperienza musicale che va dal reggae al jazz, dalla banda da parata alla cover band, passando per gli inevitabili progetti rock e metal. Questa suo background musicale così vario lo rende un batterista interessante, poliedrico, dalla forte sensibilità interpretativa che esprime giocando sulle sfumature e i cambi ritmici. Ma vediamo cos'ha da dirci riguardo la sua nuova mansione di recensore!
E' un piacere averti nel nostro staff, Luca. Ci racconti della tua passione per i generi più "rumorosi" del rock?
Piacere mio! La passione per il math rock è una naturale derivazione della passione per il progressive, in particolar modo per una tra le principali band che secondo me hanno permesso la nascita del math stesso: i King Crimson. Apprezzo l'industrial e il noise perché esprimono molto bene le peculiarità del mondo in cui viviamo, specie nel rapporto sempre più ossessivo/compulsivo tra uomo e macchina. Mi sono avvicinato a queste sonorità tramite David Lynch e Shinya Tsukamoto, per citare un paio di nomi. Ambient e Avant-garde li prediligo invece perché ho una inguaribile vena dissacrante e odio gli stereotipi del tipo non puoi suonare X come Y o metterci Z, perché non si fa!
Come lo immagini il tuo compito di recensore? Ti ispira l'idea di analizzare altre band nella variante specifica delle two-piece?
È una bella occasione, sono sempre alla ricerca di nuova musica, e spero con questa collaborazione di scoprire nuovi gruppi interessanti. Il mio compito non l'immagino: io non sono un recensore, né voglio scrivere come tale. È mia intenzione mettere su un cd e riversare su di voi il mio flusso di coscienza.
Che idea ti sei fatto dell'Electric Duo Project?
Un progetto lodevole, e che sta anche riuscendo bene nelle sue prime intenzioni. Il prossimo passo potrebbe essere contribuire alla creazione di una rete di contatti tra tutti i duo d'Italia: non solo far conoscere i gruppi, ma anche aiutare a farli girare di più. Sarebbe fantastico.
Grazie per il suggerimento. Restiamo in attesa dei tuoi scritti allora. Benvenuto nel nostro staff!
Farò del mio meglio. Grazie!

MARSUEL PAPEL Punk, Garage e Psichedelia anni '70 (1 Recensione)
Dietro il nick Marsuel Papel troviamo il mio corregionale trentino Marcello Orlandi (classe 1985), che ormai vive di musica. Art Director di alcuni locali di Trento e provincia, organizza festival, suona indifferentemente chitarra o batteria in svariate garage band dal sapore più o meno Sixties e conduce una propria fanzine cartacea, Missin'Link, incentrata sul concetto poco musicale e tanto attitudinale di rock'n'roll. Qui ci troviamo il mondo nostalgico dei Magici Anni '60 e successivi Revival, ma si va anche dal punk rock al glam, dal soul alla musica world, dalle novità discografiche di oggi al variegato mondo dei mods nonchè si parla del rock trentino con interviste ai gruppi locali.
Lui stesso militante in un duo chitarra-batteria (THEE LOYAL WANKERS) che presto si tramuta però in trio, è molto attento alla realtà dei duo, band che spesso fa suonare nei locali che musicalmente gestisce. Già navigato recensore, ha una scrittura fluida e coinvolgente, che ben si adatta al ruolo intrapreso. Vediamo cos'ha da dirci al proposito:
Ciao Marcello e benvenuto tra noi dell'EDP. Come sei arrivato ad appassionarti così tanto alla musica garage?
Ciao Giusy e grazie per l'invito. Fin da bambino ho avuto la fortuna di poter ascoltare Beatles, Rolling Stones, Led Zeppelin dalle cassette scricchiolanti di mio padre, appassionandomi a quel tipo di suoni. Poi da adolescente, come ogni persona semi-adulta che si rispetti, sono stato folgorato dal punk, apprezzando soprattutto i gruppi del '77 e le registrazioni più marce e a bassa fedeltà dell'hardcore dei primi anni '80. Il Garage Rock non è altro che il punk nella sua versione degli anni '60: riff semplici, tecnica carente, registrazioni tremendamente amatoriali, rabbia adolescenziale ma anche allegria e dissacrazione. Era ovvio che mi ci buttassi a capofitto, sia nella sua versione originale degli anni '60, sia nel suo revival degli anni '80, ancora più vicino al punk. Riassumendo adoro chi riesce a trasmettere emozioni in pochi e semplici riff, arrivando all'essenza del rock'n'roll con energia ed armonia.
Siamo nel Terzo Millennio ma quel genere di musica piace ancora oggi; ci sono molte band, anche tra i duo, che si esprimono con queste sonorità e stile: secondo te, si può parlare di un'altra ondata di Garage Revival per gli Anni 2000?
Il garage rock come ho scritto sopra ha avuto un ampio revival negli anni '80 (anche in Italia! Lo splendido libro "Eighties Colours” di Roberto Calabrò racconta la bellissima storia di tantissime bands italiane che si sono dedicate a questi suoni) che ha codificato il genere, introducendone cliché e tratti distintivi. Negli anni ’90  è poi sopravvissuto e si è evoluto anche con la scuola lo-fi di Oblivians e Gories e con le pubblicazioni della Crypt Records, pur sopravvivendo solo nell'underground. Negli anni 2000 ci sono state parecchie band che hanno riproposto il garage rock in maniera ortodossa, ma è soprattutto nella seconda metà dei ‘00s con la notorietà di gruppi come Black Lips e agli albori dei ‘10s che sono sbucate come funghi una miriade di bands che hanno declinato il verbo del garage rock in maniera innovativa, recuperando la varietà sonora e le prime sperimentazioni che hanno caratterizzato il quadriennio ‘66/’70 (freak beat, psichedelia, proto punk, il primissimo hard rock) mixandola con le registrazioni a bassa fedeltà del Crypt sound e più in generale con il punk rock d’annata e con il grunge. Dunque sì, penso che si possa parlare di una nuova ondata di garage rock, ma chiamarlo revival è assolutamente riduttivo poiché le conclusioni a cui sono arrivate bands come Thee Oh Sees o Ty Segall, per citare due degli esponenti più noti di questa ondata, sono assolutamente diverse dal garage rock degli anni '60 e '80.
Da dove il tuo interesse per la formazione a due?
Non ho nessun particolare interesse per le formazioni a due, non più di quanto mi interessino le one man band o le formazioni dai 3 membri in su. A mio parere il numero dei membri di una band è assolutamente trascurabile, quello che conta è la musica che ne esce. E’ anche vero che negli ultimi 10 anni sono sempre di più le formazioni garage rock, punk e garage punk che rinunciano al bassista e riducono la formazione a due elementi; l’esempio più celebre sono probabilmente i White Stripes. Da qui il mio interesse per molte formazioni a due.
Ben lieti del tuo apporto professionale qui all'EDP, ci sentiamo con le tue prossime pubblicazioni!
A presto e grazie.

MARTINO VERGNANO Tutti i generi (7 Recensioni)
Martino, classe '76, è l'anima del duo I COSPIRATORI dalla provincia di Torino (qui l'articolo a loro dedicato). Sviluppa in questo duo una vena punk cantautorale ma da oltre 15 anni suona in varie altre band, soprattutto di indie rock (The Rosenkranz, 3 album all'attivo, vincitori del primo M.E.I. Space Contest, tour e concerti in Europa e Stati Uniti) e Irish Music (Filid). E' inoltre scrittore di due brevi romanzi e raccolte di poesie. Vista la sua ampia conoscenza in campo musicale, si presta per noi all'importantissimo ruolo di recensore jolly concedendoci la sua competenza per recensire album di ogni genere musicale.
Ciao Martino, grazie per la tua disponibilità verso l'EDP. Ci dici brevemente come è nata la tua passione per l'Irish Music e l'Old Time?
Volevo andare alle radici di certo rock che piace a me, volevo capire da dove o da cosa derivasse quel rock.
Hai una vasta competenza musicale anche in altri generi: cosa ti ha spinto a renderti disponibile come recensore EDP?
Ho scoperto EDP perché in ricerca continua di nuova musica, nuove bands, nuovi progetti da ascoltare; in EDP ho trovato una vera miniera, quindi oltre ad un onore, collaborare con EDP è un'occasione unica di conoscere in anteprima un sacco di buona musica magari ancora poco conosciuta.
Cosa ti appassiona nel mondo a due e come vedi la realtà dell'Electric Duo Project?
La passione delle formazioni a due elementi nasce da lontano, sempre dettata dal guardare indietro per capire meglio le cose attuali: la formazione a due più antica che conosco è forse il duo zampogna e ciaramella, due musicisti, uno suona la melodia e l'altro accompagna con due accordi e tenendo il ritmo... se ci sono ancora oggi questi ingredienti allora mi affascina, mi incuriosisce, cattura la mia attenzione. Ovviamente oggi la batteria e la chitarra sono strumenti popolari ovvero del popolo, strumenti  nei quali molti di noi si riconoscono, mi appassiona il fatto che in due si possa creare musica valida rimanendo essenziali e forse proprio il fatto che si è costretti ad essere essenziali aiuta a far venire fuori musica valida.


Articolo ad opera di Giusy Elle