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giovedì 30 luglio 2015

75. RECENSIONE17: Fulmicotone e Scarecrows by I Cospiratori





   Del duo torinese I Cospiratori abbiamo detto tutto negli articoli a loro dedicati, tanto che non ci resta altro che approfondire l'argomento del loro ultimo album in studio, o meglio, doppio album formato da due supporti fisici diversi, vendibili separatamente. A conferma però che si tratta di un unico concept, le copertine rimandano a una medesima iconografia sviluppata specularmente una nei toni bianco-nero e l'altra nero-bianco.
   "Fulmicotone" è un otto pezzi di brani originali, cantati in italiano con una voce spesso alterata ad effetto telefono, che rappresentano storie attinte dal vissuto del quotidiano ma presentate in maniera del tutto surreale. Personaggi semplici ma curiosi, nati dalla mente del suo creatore, il chitarrista e cantante del duo, Martino Vergnano. La musica che li accompagna è poi un misto di garage, blues, punk, folk... Soprattutto Martino attinge dal blues delle origini, quello scarno e grezzo nato sulle sponde del Mississipi, i cui rimandi sono ancor più evidenti in "Scarecrows". Questo secondo album infatti è una raccolta di classici Old Timey reinterpretati e una serie di brani di punta dei Cospiratori stessi, ora riarrangiati in versione acustica e con testo in inglese. Il batterista Paolo Chiorino similmente sviluppa il suo set in linea con gli album, sedendosi dietro a una più canonica batteria rock per il primo, mentre nel secondo lavoro amplia il suo armamentario percussivo fino a comprendere cucchiai, vecchi bidoni arrugginiti, washborad e quant'altro.
   Due anime simili sviluppate in due concetti diversi: ecco riassunto il succo del doppio album dei Cospiratori, registrato in maniera analogica su bobina in soltanto due giorni (il numero due che magicamente si ripropone...), presso L'Upi Recording di Val della Torre (TO) e che vede la luce il 23 Giugno 2015; molti gli ospiti che il duo accoglie in sala registrazione: Sebastiano Re e Sergio Chiorino alle armoniche, Davide Vergnano al violino, Thomas Guiducci al banjo a cinque corde, Graziano Pettinari alla versione irlandese tenore del medesimo strumento ed infine Emanuele Pettinari al bouzuki.
   Ma ora andiamo ad analizzare nei dettagli questo lavoro con la recensione ad opera del nostro collaboratore Giacomo Salis.



FULMICOTONE Album 2015, Autoprodotto

1.Occhio di vetro 2.Osteria della vecchina 3.Hey bionda 4.Non lo sai 5.Gina 6.Felice 7.Scaffale 8.Il contadino



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SCARECROWS Album 2015, Autoprodotto

1.A Shot in the Dark 2.Oh Death 3.Oh Mean Girl 4.Stack O'Lee 5.Long John 6.Hills of Colorado 7.Am I Born to Die 8.Derby Town 9.Satan Yr Kingdom Must Come Down 10.The Stolen Mandolins

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RECENSIONE
I Cospiratori: "Fulmicotone" e "Sacrecrows"
Album 2015, Autoprodotti

Usciti da una versione ancora più becera di “Fratello dove sei” dei Coen, il duo torinese dei Cospiratori si distingue per eccentricità, ironia, e leggerezza d’intenti.
Amano sicuramente l’azzardo e il puntare alto, infatti uscita doppia in questo 2015, con un disco di inediti (Fulmicotone) e uno di reinterpretazioni (Scarecrows); due facce della stessa medaglia, con fili logici differenti ma rimandi continui e diversificati, che portano l’ascoltatore a ricercare i riferimenti sottotraccia.
Registrato in maniera istintiva, “di getto” come dichiarato dai due autori, il lavoro è infatti una testimonianza della spontaneità con cui il duo opera. Scevra di inutili sfarzi, la scrittura dei Cospiratori è una miscela di rock’n’roll-blues piuttosto accattivante, con deviazioni punk e psyco.
Vedi il blues di fattura Dead Weather di “Osteria della vecchina”, il punk di “Hey Bionda”, e in seguito il flauto da early blues su tappetto di tamburi e washboard in un dichiarato omaggio al nume tutelare Otah Turner (Non lo sai).
Basta semplicemente questo binomio in sequenza ad evidenziare la totale non curanza del duo nei confronti delle “convezioni di genere”.
E si continua così nella tracklist, il country di “Gina” che sfocia in un'invocazione gospel, l'hard- grunge di “Felice”, e infine incursioni in personali rielaborazioni desert (Scaffale).
I testi di Martino Vergano danno vita a un fiabesco concept, i cui brani sono abitati da strani esseri con occhi di vetro, personaggi d’osteria, tra echi di canzoni popolari e rielaborazione di vecchi racconti.
Se hanno stoffa nello scrivere brani ne dimostrano altrettanta nel reinterpretare il vasto repertorio blues: affascinati da un’America ormai scomparsa, decidono di celebrarla attraverso le loro ossessioni, il cui immaginario è zeppo di uomini incappucciati, corvi, storie sussurrate e poco rassicuranti.
“Scarecrows” offre dodici momenti di seducente folk/blues, in cui veniamo catapultati tra sale da ballo di infimo livello (Stack O’lee), atmosfere festive e nevrotiche (The Hills of Colorado), il blues trascinato di “Am I Born to Die”, così sofferto e suadente, e la rielaborazione di “Long John”, un canto di prigionieri ai lavori forzati, e ad arrugginire il tutto vecchi bidoni, cucchiai, campane e washboard.
Essenziali e diretti, cupi e apparentemente goliardici, i Cospiratori rappresentano un anello di congiunzione tra radici sonore del Nuovo Mondo e un immaginario nostrano fatto di tradizioni popolari e proverbi.

8/10
Giac Drummer



Articolo ad opera di Giusy Elle


74. Il doppio album del duo I COSPIRATORI


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   Era il 6 gennaio di quest'anno quando la befana portò in dono all'EDP un articolo dedicato al duo torinese I COSPIRATORI, grazie al loro singolo di debutto dal titolo proprio di "La Befana", opera prima del 2014 nonché brano presente nel primo omonimo album dei due. A distanza di sei mesi proponiamo invece il nuovissimo album, di recente uscita, che nel frattempo ha visto la luce.
   Per chi non se lo ricordasse I Cospiratori nascono dalla mente del chitarrista Martino Vergnano, già polistrumentista nei Filid, acclamata Irish band, e una collega di lavoro, Elisa Cerrano, neofita alle pelli. L'album "La Befana" viene registrato dai due ma alla sua uscita la batterista si ritira per maternità. Il suo posto vacante viene ora coperto da un batterista veterano, tale Paolo Chiorino, già mito musicale dell'adolescenza di Martino. Con questo nuovo carburante il duo prende il volo esibendosi in palchi prestigiosi e vincendo svariati concorsi musicali. E' in questa nuova formazione che viene infine registrato l'album di recente uscita.
   Parlare di album è comunque riduttivo... concettualmente i due rilasciano un doppio album che però viene pubblicato in due cd diversi, seppur legati da un'anima affine. Tant'è... avete presente il Black Album dei Metallica o l'Album Bianco dei Beatles? Ecco, non proprio così ma simile... I Cospiratori ci propongono un album in bianco e nero e la sua controparte in nero e bianco... in copertina i due addobbati con vecchi costumi di Halloween d'epoca, dei primi del Novecento... Perché Martino da sempre fa l'occhiolino al Nuovo Mondo ma nella sua versione Old Timey. Così i due volumi, intesi come le due facce di una stessa medaglia, si dividono in "Fulmicotone" (otto brani originali, cantati in italiano), e "Scarecrows" che in realtà è un misto tra canzoni rivisitate della tradizione americana Old Timey, appunto, e una riproposta in lingua inglese e versione acustica di alcuni brani di punta de "I Cospiratori". Nell'insieme il filone musicale è quello proposto nell'album precedente, infatti I Cospiratori hanno uno stile inconfondibile, tutto loro, che si riconosce al primo ascolto: un misto di rock e folk, di punk e del blues più scarno nato sulle sponde del Mississipi, quello che da sempre ha fatto da base alle scelte musicali di Martino. Il tutto alla maniera Vergnano, però! Chi ha seguito le recensioni EDP ha già incontrato questo nome come firma ad alcuni scritti (Live Report di Bob Log III, recensione a "Yuma" dei Bettie Blue, recensione a "Nonavraialtroduoaldifuoridi..." dei TU), e quel qualcuno si ricorderà sicuramente dello stile del nostro Martino! Sempre allegro e gioviale, alla ricerca di insoliti abbinamenti linguistici, con la battuta facile e pronta, riuscendo a stemperare anche l'atmosfera dark ed ipnotica di un album come lo splendido "Hexagon Garden" dei Melampus! Così sono le canzoni che escono dal suo cilindro (pardon, dal suo mitico ed inseparabile cappello di cui ignoriamo il nome...) ossia imprevedibili, alternative, delle miniature che ritraggono nei suoi testi improbabili scenette e ancor più assurdi personaggi. La leggerezza e l'ironia la fanno da padrona mentre ci si cala in un mondo fantastico e parallelo abitato dai personaggi delle fiabe punk-folk del nostro Martino. Come un cantastorie ci presenta scenette surreali: la vecchina dell'osteria, una bionda che forse era zoppa (o era un'altra?), donne con occhio di vetro... ma anche un omaggio a Otah Turner e al blues delle origini per flauto e tamburo, un rock'n'roll acustico e una ballata folk, in chiusura, che rielabora un vecchio proverbio. Martino ci diletta con la chitarra elettrica in versione fuzz, ma anche acustica, reso-fonica o con il mandolino mentre la voce è spesso filtrata da effetti sonori particolari. In "Fulmicotone" Paolo Chiorino usa un set canonico di batteria, in versione rock, mentre in "Scarecrows" il suo armamentario si dilata fino a comprendere bidoni arrugginiti, pentole, cucchiai e washboard. Molto versatili i nostri amici de I Cospiratori!
   Vorrei ora fare un piccolo inciso a proposito degli album doppi. Comunemente per album doppio si intende una confezione che contiene due dischi e di questi ne sono stati pubblicati un gran numero; altro discorso è da fare per un album doppio che esce però su due distinti supporti, due confezioni separate acquistabili indipendentemente l'una dall'altra. Sono ben pochi gli artisti che hanno osato pubblicare tutto in una volta così tanto materiale nuovo! ...specie da quando il formato Cd domina il mercato della musica registrata... Nel 1992 la Columbia e la Greffen pubblicarono rispettivamente "Human Touch" e "Lucky Town" di Bruce Springsteen, per esempio, mentre similmente troviamo "Use Your Illusion" 1 e 2 dei Guns N'Roses, probabilmente i più famosi esempi di album doppi che uscirono contemporaneamente ma che si potessero acquistare separatamente. E' proprio in quest'ottica che escono "Fulmicotone" e "Scarecrows", pur senza nessun riferimento stilistico ai due progetti sopra citati, ovviamente...
   L'album doppio dei Cospiratori viene registrato in due giorni presso L'Upi Recording di Val della Torre, un centro per disabili dove Martino lavora, specializzato nella riabilitazione dei pazienti attraverso le varie forme d'arte. Subito dopo lo studio viene svaligiato ma per fortuna la cultura non ha mercato presso i più venali ladri di strumentazione musicale, così le due bobine, sulle quali gli album erano stati registrati in analogico, vengono risparmiate. Ritardato comunque il processo di rifinitura della registrazione prima, il doppio album vede infine la luce il 23 Giugno 2015. Molti gli ospiti che i due accolgono in sala registrazione: Sebastiano Re e Sergio Chiorino alle armoniche, Davide Vergnano al violino, Thomas Guiducci al banjo a cinque corde, Graziano Pettinari alla versione irlandese tenore del medesimo strumento ed infine Emanuele Pettinari al bouzuki.
   I due album sono attualmente reperibili in cd e online nei vari digital stores mentre sarà prossima la loro pubblicazione su vinile. Tutte le opere de I Cospiratori sono autoprodotte come il Do It Yourself è la filosofia base per la promozione e il booking del duo. Passiamo ora a uno scambio di battute con i nostri due mentre per un approfondimento del doppio album rimandiamo all'entusiasta recensione del nostro collaboratore Giac Drummer.

"Fulmicotone" e "Scarecrows" li ascolti su Spotify



INTERVISTA
1.Ciao Martino e Paolo, non è passato molto tempo e già ci si reincontra. Raccontateci: com'è stata la stesura di "Fulmicotone" e come mai l'idea di aggiungerci un secondo capitolo?
M. Ciao Giusy e Amici e Amiche di EDP…
Le canzoni che compongono Fulmicotone sono quasi tutte nate la scorsa estate nel giro di pochissime settimane, una dietro l’altra, di getto, a parte “Gina” che e’ una canzone che avevo scritto per i Rosenkranz e poi ci siamo divertiti a stravolgerla in italiano, a cambiare il ritmo e poi ad aggiungerci un coro finale quasi gospel… quasi lo stesso discorso vale per Scarecrows, quindi a fine estate ci siamo trovati con un bel numero di canzoni, composizioni nostre, tradizionali riarrangiati... spesso siamo partiti da un ritmo, a volte da un riff... abbiamo seguito molto l'istinto senza mai soffermarci sui dettagli o altro.
Il 2° capitolo è stato concepito contemporaneamente al 1°. Anzi, non sarei così sicuro su quale sia il primo e quale il secondo. Direi che entrambi rappresentano la doppia dimensione live dei Cospiratori, elettrica e acustica. Inserire le due dimensioni su un unico prodotto non sembrava troppo logico.
Sono due facce della stessa medaglia, ma sentivamo l’esigenza di mantenerli su due supporti separati uno dall’altro: il due che ritorna, due album, due anime (elettrica e acustica), due mondi (l’America e l’Italia)...

2. A cosa la scelta dei titoli?
M. Il fulmicotone e’ un esplosivo: il cotone fulminante, un esplosivo dal gusto retro’ , l’esplosivo dei bei tempi andati, nel nostro immaginario in qualche modo appartiene a quel mondo “ spaghetti western”che tanto ci piace, un esplosivo grezzo, a mix finito abbiamo avuto la sensazione che fosse il nome giusto per riassumere quel che c'è dentro l’album… e poi fulmicotone era anche la parola d’ordine nel film "La leggenda di Al, John e Jack", giusto per rimanere in un clima scherzoso...
Per riassumere il contenuto di Scarecrows gli spaventapasseri ci sembravano il simbolo più efficace, l'America rurale e la campagna in generale, prati, corvi, strumenti acustici suonati nella notte nel mezzo del nulla...

3. In "Scarecrows", oltre a riproporre in chiave personale canzoni della tradizione Old Timey e Folk Blues, avete riarriangiato alcuni brani del vostro album precedente; mi ha incuriosita la scelta di tradurre il testo dall'italiano all'inglese: com'è stata la trasposizione?
M. In Scarecrows infatti oltre ai traditional ci sono composizioni nostre; dell’album precedente ne abbiamo ripresa una che ora e’ "Hills of Colorado", ossia musiche nostre (La Befana) e testo di una canzone tradizionale irlandese (Hills of Connemara) riadattato al nuovo continente. Quindi non e’ una traduzione ma un testo che non ha nulla a che vedere con La Befana se non la metrica che e’ molto simile... "Osteria della vecchina" invece, in Scarecrows diventa "Derby Town", ma non vogliamo svelarvi troppo, speriamo troviate voi i paralleli e i corto circuito che abbiamo voluto innescare all’interno dei lavori.

4.Paolo, in "Scarecrows" ti sei sbizzarrito con gli elementi percussivi: raccontaci qualcosa del tuo set, a cosa ti sei ispirato, come l'hai costituito...
P. Sono un grande estimatore di tutto quanto sia "tradizione" soprattutto utilizzando quelli che sono strumenti originali. La mia prima washboard l'ho recuperata nei primi anni '80 nelle cianfrusaglie di una vecchia baita in montagna. Il banjo/mandolino che utilizzo in acustico apparteneva al mio nonno e ha più di cent'anni. E, anche, l'utilizzo di altri strumenti che fanno parte della tradizione ha fatto parte del mio background sonoro da molti anni. L'incontro con Martino è stato fondamentale per poter utilizzare sempre più e conoscere sempre più questi strumenti che non sempre sono così assimilabili da altri musicisti forse più classici. Con I Cospiratori riesco finalmente ad utilizzare ed ottenere suoni da aggeggi di qualsivoglia natura, vedi bidoni arrugginiti, cucchiai, campane, assi da lavare, ecc.

5. E il tuo set di chitarre, Martino?
M. Ho usato una Epiphone Studio Dot super economica, una chitarra resofonica Gretsch , una Ibanez acustica e un mandolino economicissimo della Stagg; Gretsch a parte, tutto il resto è stato rubato in blocco la settimana dopo le registrazioni... Per i pedali ho usato un big muff, octavio dunlop, whammy e poco altro… Più che le chitarre ci terrei a dire che abbiamo registrato i due album in due giorni con registratore analogico a bobina, cercando di mantenere il più possibile inalterato lo spirito delle canzoni così come erano nate un paio di mesi prima e senza fronzoli e orpelli.

6. Che effetti usi per alterare la voce?
M. Per la voce ho usato quasi esclusivamente un microfono Green Bullett da armonica per ottenere quel gradevole effetto telefonico e distorto che tanto piace alle mamme.

7. Avete in programma qualche tour estivo?
M. Non abbiamo un vero e proprio tour, abbiamo alcuni concerti in Piemonte.

8. Martino, sei anche collaboratore EDP (indimenticabili le tue recensioni e l'intervista a Bob Log III!): come ti sei trovato in questo ruolo? Vuoi fare un punto della situazione?
M. E' molto bello avere la fortuna di ascoltare in anteprima lavori di altri duo. Sto scoprendo un mondo molto interessante e prolifico che viaggia indisturbato al di là delle mode e delle tendenze del momento, un mondo di musicisti appassionati che amano ciò che fanno, ho avuto recentemente la fortuna di conoscere di persona i Bettie Blue e loro incarnano in pieno questo spirito che collega più o meno inconsapevolmente i duo elettrici… abbiamo parlato per un paio di ore appassionatamente e non mi capitava da tempo di trovare gente così appassionata e poi ho avuto l’onore di conoscerti e suonare davanti a te... che emozione... la madrina dei duo elettrici italiani! Spero di poter ancora scrivere per voi... musica a pacchi e gratis tutti i mesi, vuoi mettere?! :)

Grazie per gli apprezzamenti! Tanta buona musica a voi allora e vi lascio concludere con una vostra battuta.
M. Sì, grazie a quanti avranno letto fino qui. Se avrete voglia ascoltate il nostro nuovo doppio lavoro e se vi piacerà acquistatelo su itunes, amazon, goggleplay etc. Questo ci aiuterà a continuare e voi vi ritroverete con della bella musica tra le mani con la quale farete un figurone alle feste e con le vostre fidanzate, fidanzati, mamme, amici, parenti, colleghi e così via. Grazie ancora a tutti e grazie a EDP! Vostri Cospiratori.




DISCOGRAFIA
FULMICOTONE Album 2015, Autoprodotto

1.Occhio di vetro 2.Osteria della vecchina 3.Hey bionda 4.Non lo sai 5.Gina 6.Felice 7.Scaffale 8.Il contadino





SCARECROWS Album 2015, Autoprodotto

1.A Shot in the Dark 2.Oh Death 3.Oh Mean Girl 4.Stack O'Lee 5.Long John 6.Hills of Colorado 7.Am I Born to Die 8.Derby Town 9.Satan Yr Kingdom Must Come Down 10.The Stolen Mandolins



I COSPIRATORI 2014, Autoprodotto
Stampato in 100 copie numerate

1.Un monaco in Baviera 2.I tuoi maledetti rutti 3.La befana 4.Fino a domani 5.Mammeglio 6.Un problema che vorrei avere 7.Brutta ma ricca 8.Non sei più qui 9.Il porto di Torino BONUS TRACKS 10.Oh Death 11.A Man of Constant Sorrow



LA BEFANA singolo 2014, Autoprodotto

1.La Befana











Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle


mercoledì 15 luglio 2015

73. RECENSIONE16: Non avrai altro duo all'infuori di... by TU






   Come sempre il post dedicato alle recensioni esce a ruota dell'articolo con presentazione e intervista al duo del giorno; anche in questo caso rimandiamo all'articolo sui TU per una panoramica approfondita sulle origini del duo e il percorso musicale dei suoi strumentisti. Qui ci limitiamo a una rapida presentazione della band per passare all'approfondimento del loro album di debutto "Non avrai altro duo all'infuori di..."

   I TU nascono nel 2011 come FORTE Vs. LEO dalle ceneri embrionali di un hammond trio. Come in molti casi, due strumentisti di una band monca intuiscono il potenziale di due soli membri al comando della band e restano così da soli a dar senso a un duo project. Il chitarrista Sebastiano Forte (polistrumentista e compositore) e il suo compare batterista Federico Leo, non potevano essere soggetti migliori per portare avanti questo compito! Infatti si tratta di musicisti dal lunghissimo iter scolastico e da una carriera musicale di decennale formazione. Sebastiano è in contemporanea compositore di musiche per opere teatrali e di colonne sonore per corto/lungometraggi, documentari ecc. oltre che professare come musicoterapeuta; Federico invece si muove tra innumerevoli tour e sale di registrazione visto che suona la batteria in un numero esagerato di band!
   I due musicisti meridionali, naturalizzati a Roma, si esibiscono in molti concorsi come FORTE Vs. LEO, vincendone parecchi e di prestigiosi. A fine 2014 la svolta del duo col nome TU e la concetrazione in un più canonico percorso da band, con album di debutto all'attivo e serate live nei locali vari. Nonostante la grande professionalità dei due e il percorso di studi prevalentemente jazz, il loro album primo "Non avrai altro duo all'infuori di..." è formato da brani di facile ascolto, per lo più in forma canzone, spesso nella versione "pop". Il full lenght è proprio "very" full, nel senso che ci troviamo di fronte a ben 18 tracce per un'ora totale di musica. I brani nascono dall'improvvisazione e si sviluppano nei generi più vari, dal garage alla White Stripes al tormentone da hit, dalla psichedelia anni '70 alla cover di Mina "Se c'è una cosa che mi fa impazzire" (brano del 1967 registrato dai due in sincrono con l'originale in cuffia!), mentre il funky la fa da padrone su tutto. Tutti brani "easy", quindi, eppure gestiti con gran maestria; a dimostrazione del background culturale dei due fa capolino un intermezzo jazz e un finale prog... I brani sono per lo più cantati (in italiano o inglese), ma spesso inframmezzati da tracce puramente strumentali. Un album vario sotto molti punti di vista, quindi, e in quanto tale assai anomalo, eppure così docile e fluido che saprà accontentare una gran fetta di pubblico! In fase live i TU si presentano molto puristi avvalendosi dell'elettronica soltanto in forma di loop station per sostegno agli assoli di Sebastiano o per studio delle sue molteplici possibilità.
   L'album è uscito il 16 marzo 2015 per l'etichetta indipendente romana Altipiani ed è distribuito da Audioglobe per il formato fisico e da Believe per quello digitale. Registrato, missato e masterizzato da Paolo Panella, fondatore della factory stessa Altipiani Produzioni Musicali e promosso da Riccardo Rozzera per Rootsisland.com.
   Il video della cover di Mina, traccia N°7, viene proposto come teaser dell'album mentre dal tormentone primo estratto "Hold You" ne nasce il video ufficiale realizzato in maniera semplice ma simpatica ed efficace, in sala prove. Già dalla copertina dell'album e ancora con i loro video, possiamo capire la natura leggera e giocosa di questo duo-project: i TU, infatti, sono musicisti seri ma assolutamente non seriosi! Dell'humour e del divertimento ne fanno un portabandiera per portare gioia ed allegria con la musica da loro proposta. Buon ascolto quindi con la versione integrale dell'album su Rock.it e buona lettura con l'altrettanto divertente e simpatica recensione ad opera del collaboratore EDP Martino Vergnano! 

"Hold You", Official Video
"Se c'è una cosa che mi fa impazzire", cover
TU live@Angelo Mai


PROMOZIONE E UFFICIO STAMPA: Roots Island


NON AVRAI ALTRO DUO AL DI FUORI DI... Vinile 2015 (Altipiani/Audioglobe-Believe)

1.Ettesubub 2.Robot Girl 3.44322 5.Quarterless Disco 6.Hold You Reprise (Geghegé) 7.Se c'è una cosa che mi fa impazzire 8.Io senza te 9.Primo Giugno 10.#10 11.Nonavraialtroduoaldifuoridi 12.Stai zitto 13.#13 14.Djangol 15.Le tue parole 16. A.F.A. 17.#17 18.23.23





Ascolto integrale dell'album su Rock.it



RECENSIONE
TU "Non avrai altro duo all'infuori di..."
Full Lenght, vinile 2015, Altipiani/Audioglobe-Believe

Tu tu tu.. Mi piaci TU!

Buon compleanno! A chi? A tu... Due pacchi grazie*. 
Ah beato humor di una volta...
Ma veniamo a noi o meglio a TU... Artù? Ai TU... 

Se penso a un duo, a una band composta da due soli elementi, erroneamente penso a qualcosa di semplice e diretto ma sbaglio, il mondo dei "duo" è piu eterogeneo di quanto potessi immaginare. 
Questa sensazione si è impossessata** 
di me non appena ho avuto tra le mani e le orecchie il nuovo album dei "TU"...
Diciamo che affascinato dal mondo delle band elettriche a due avevo un po' quel sano preconcetto che porta a pensare che i Francesi stiano tutti a Montmartre a dipingere (e chi manda avanti le fabbriche e le edicole e i castelli della Loira?!), i Giapponesi tutti dediti a curare i bonsai e a comprare su internet indumenti intimi usati da studentesse e i duo elettrici tutti a cantare in un microfono scocciato su un manico di scopa accompagnati da una chitarra elettrica economica magari senza tutte le 6 corde e una batteria ridotta all'osso... E non è così... E meno male...
I TU sono raffinati e colti, sapientemente leggeri all'occorrenza e tecnicamente preparati.
Parlano una lingua che qui (in una zona che va da Brione a Piobesi, grossomodo ***) pochi parlano e non possiamo farne una colpa nè ai pochi che la parlano ma nemmeno ai molti che non la parlano...

Il concetto di musica pop... popolare... del popolo... qui viene ribaltato e per quanto alcuni brani potrebbero essere dei brani "pop" nel senso nobile e classico del termine qui il livello è sempre e comunque alto, mi scazzano le definizioni ma direi che qui quando la canzone si fa pop è un pop d'autore ed è ottimo..

Per rivolgermi ai piu giovani direi che, comunque sia, i TU ci stanno dentro di brutto.

Se uno sa parlare il greco antico o il latino o il russo perché deve nasconderlo e biascicare qualcosa in slang per non passare per un diverso! Ben vengano band e album come questo, sicuramente ben curato, ben arrangiato, prodotto, registrato e mixato impeccabilmente.

C'è qui una capacità tecnica non ostentata ma messa al servizio di un ascolto fluido e mai complicato (ma comunque impegnativo) nelle sue aperture quasi jazz, psichedeliche, rock.
I TU con questo album rinfrescano e rinnovano il messaggio di Zappa alle nuove generazioni... Ora sta a noi coglierlo. 
Il titolo "Non avrai altro duo all'infuori di TU" mi ha colpito e provocato e per quanto mi scazzi ammetterlo, l'ascolto dell'album mi ha costretto per un bel pomeriggio a non avere altri duo... Tu tu tu mi piaci tu...
Non ho ancora capito se qui su EDP diamo i voti agli album così nel dubbio lo farò anche stavolta, dò un bel 12 meno 4 a questo disco che a parer mio è un concept album, e bravo TU!

Martino Vergnano per EDP

* l'autore si rifà a una barzelletta sentita in gioventù... Per la barzelletta integrale contattate l'autore.

** parola contenente lo stesso numero di "S" che troviamo in Mississippi. 

*** ridenti località della provincia di Torino.


8/10
Martino Vergnano



Articolo ad opera di Giusy Elle



72. FORTE Vs. LEO e TU: Non c'è altro Duo al di fuori di...

INTRO
   Presentiamo oggi un duo di validi strumentisti che dopo una partenza “spontanea” con il nome di FORTE Vs. LEO comincia solo ora a costruire una propria identità definita dal punto di vista musicale e sceglie di farlo col nuovo nome di TU. Ma partiamo dagli inizi...
   Siamo a Roma nel 2011 e il chitarrista siciliano Sebastiano Forte con il batterista pugliese Federico Leo usano i rispettivi nomi per appellare il duo appena formato. Formato per l'abbandono di Fabrizio Paparello, il tastierista che li aveva appena fatti conoscere... Sì, perché come in molti casi questa 2-piece nasce dalle ceneri di una line-up più ampia, nello specifico un hammond trio formatosi un paio d'anni prima, dove a quanto pare si perpetuava già la tradizione della band senza basso. In due decidono di sperimentare partendo dal funk, jazz, psichedelia, noise, per procedere infine verso lo spettro intero dei generi musicali. E così, ampia e mista, resta la produzione musicale dei due fino ad oggi, grazie alla loro maestria strumentale, caratterizzandoli nel genere "tutti e nessuno". Vediamo infatti come sono arrivati a gestire tutto questo bagaglio musicale e a inserirlo nel loro album di debutto "Non c'è altro duo all'infuori di..."

BIOGRAFIA 
   Sebastiano Forte, nato a Siracusa nel 1978, è musicista professionista con alle spalle esperienze lavorative di vario tipo. La sua formazione scolastica inizia come clarinettista e lo vede diplomarsi al Liceo Musicale di Catania in Teoria e Solfeggio, perfezionandosi in armonia jazz; si interessa anche di teatro seguendo laboratori e seminari con grandi nomi di entrambi i settori, musicale e teatrale. Alla Sapienza di Roma acquisisce invece una laurea in Psicologia (Indirizzo Clinico e di Comunità) con la tesi "Intonazione musicale e contatto interpersonale" e la successiva abilitazione alla professione; segue quindi un corso triennale di Artiterapie con orientamento psicofisiologico per concludere infine il suo iter di studio proprio in questi mesi con la Laurea Specialistica in chitarra e arrangiamento jazz al Conservatorio di Frosinone. Un lunghissimo percorso di studi di tutto rispetto, quindi!
   Nel contempo si prodiga anche in ambito lavorativo musicando numerosissime opere teatrali, facendo il produttore per la casa discografica Funkyjuice, professando come psicologo clinico individuale e di gruppo, sempre con particolare attenzione all'aspetto musicale tanto da operare come musicoterapeuta in molte scuole o in progetti legati alla disabilità e al recupero. Attualmente, oltre a destreggiarsi tra queste attività, è insegnante in una scuola musicale, artista formatore nei laboratori per le scuole e all'ospedale Bambin Gesù, dirige un'attività di Formazione Aziendale attraverso le arti, collabora come musicista e consulente musicale nella produzione di lungo/cortometraggi, documentari, pubblicità ed altro ancora. I riconoscimenti tramite concorsi nazionali di vario tipo, sia in ambito musicale che teatrale, non si contano nemmeno...
   Come musicista ha suonato in numerosissime band di generi vari e anche da solista nel progetto L.E.D. ma il gruppo che gli resta maggiormente a cuore restano i Qbeta (una band siciliana di etno-funky mediterranea fondata nel 1999 dai fratelli Cubeta e con la quale collaborò anche Roy Paci), gruppo abbandonato nel 2013 dopo una decennale presenza come chitarrista e che gli ha riservato le maggiori soddisfazioni (palchi importanti come quello del Primo Maggio a Roma nel 2011 o esperienze all'estero come il Forum Social Mundial del 2005 in Brasile o l'Austin City Limits nel 2010 in Texas). Attualmente la sua esperienza live come compositore e/o musicista è più legata al teatro e alla sola band dei TU.
   
Dal canto suo il batterista Federico Leo è un compare all'altezza. Nato a Lecce nel 1985 si laurea in Grafica e Progettazione Multimediale perseguendo in simultanea un percorso di studi musicali: diploma specialistico in jazz alla Fonderia delle Arti di Roma e laurea in biennio di specializzazione jazz al Conservatorio di Frosinone. A Umbria Jazz vince perfino una borsa di studio per la frequenza di un anno al Berklee College of Music di Boston, cosa che purtroppo non farà mai...
   Anche per lui la musica è l'attività principale: si è dedicato molto all'insegnamento che ha dovuto però infine accantonare per mancanza oggettiva di tempo in quanto, militando in simultanea in numerose band, è spesso in tour; essendo grafico, inoltre, si occupa anche della comunicazione visuale per le band di cui fa parte.
   Attualmente ha vari progetti stabili, si diceva, infatti suona la batteria in un numero impressionante di gruppi! Con gli Armaud (trio di musica raffinata e delicata che si muove tra Roma e Amsterdam, fondato dalla cantante, trombettista e chitarrista Paola Fecarotta) ma anche nel trio post-jazz Luz (con Giacomo Ancillotto alla chitarra e Igor Legari al contrabbasso. Tra i cinque migliori gruppi jazz e tra i dieci migliori album jazz italiani del 2014 per Musica Jazz. Tra i 100 dischi internazionali maggiormente rappresentativi del 2014, secondo Jazzit), nel collettivo impro-pop-radicale Gronge X (uno dei gruppi più rappresentativi della scena indipendente italiana già dalla metà degli anni '80 e che tutt'oggi continua a sperimentare con ottimi risultati grazie ad un' ineguagliabile attitudine performativa), nei Nidi d'Arac (pizzica, elettronica e rock per il primo e più importante gruppo ad aver tradotto la musica tradizionale salentina in un linguaggio attuale; di imminente uscita il prossimo album per Goodfellas), nel trio jazz-rock-impro Koìko (con Marco Cerri Ciommei al sax alto e Matteo Marcucci alla chitarra; disco in uscita imminente per Desuonatori), ma anche nella Bottega Glitzer (il gruppo della cantante italo/svizzera Nadja Maurizi, con un album pubblicato da Leave/Universal). Con i Pasquale Ametrano Cinematic Orchestra ha riprodotto le musiche di Morricone dei film di Carlo Verdone e fa parte del collettivo romano di improvvisazione Franco Ferguson. In passato era stato capo della band di AvenueQ, un musical offbroadway nella versione italiana in tour per i maggiori teatri italiani per quasi 50 date, e anche nella band di “Solo Per Amore”, spettacolo di e con Loretta Goggi.

   E' chiaro che con due musicisti di tale formazione ci troviamo di fronte a un duo di qualità, dove viene naturalmente accantonata l'idea della 2-piece grezza e ribelle per dar spazio a musiche più "colte" e varie pur presentandosi in formato "pop". Rimasto orfano il trio del tastierista, i due iniziano a sperimentare da soli partendo dal jazz-psichedelic-funk-noise per estendersi in breve a tutti i generi musicali conosciuti. All'inizio i Forte Vs. Leo non si propongono come una vera e propria band da palco concentrando invece le loro performance principalmente nei concorsi musicali e vincendone parecchi, anche d'alto livello, come nel caso del Festival Nazionale dei Conservatori. E' quindi solo della fine 2014 la decisione di cambiare il nome della band, attinto originariamente ai loro personali, in quello di TU, nell'intento di dare un carattere più definito al duo-project.
   Tu... sembra un nome insolito, tutto da spiegare, eppure non estraneo al panorama musicale internazionale, specie tra i duo! Cosa dire dei TU chitarra-batteria formato da Trey Gunn (uno dei primi allievi del Guitar Craft di Robert Fripp) e Patt Mastellotto (che a sua volta collaborò con i Krimson)? Tanto interessanti da aprire alcuni concerti dei Tool nel 2006... E come non ricordare il Tù, duo pop anni '80 delle gemelli canadesi (di ovvia origine italiana) Amanda e Cassandra DiBlasi? Ma questi sono Sebastiano e Federico, i TU italiani, che si presentano in questo 2015 con il loro album d'esordio dal simpatico ed ironico titolo "Non avrai altro duo al di fuori di...", ottimo slogan che sarebbe da applicare all'EDP intero! Quasi quasi glie lo rubo, infatti...
   Come da previsioni, questo lungo album (ben 18 tracce tra le quali però anche pezzi molto corti, di uno o un paio di minuti, come ponte tra un brano e l'altro) ci mostra i due alle prese con vari generi musicali. Tenendo ferma una certa predominanza per il funky, troviamo brani che spaziano dall'indie alle atmosfere anni '70, dal jazz alla cover di musica italiana anni '60, dal rock-blues alla White Stripes al tormentone da hit. I brani sono cantati per lo più in italiano ma anche in inglese e i pezzi cantati sono spesso intervallati da un brano strumentale... insomma, una miscellanea insolita che però potrà accontentare il pubblico più vario. E nonostante la seriosità del percorso di studi dei due, è piacevole osservare che tra le varie sfaccettature di Sebastiano e Federico venga messa in risalto soprattutto quella dell'allegria, dell'ironia, dell'umorismo e scanzonatura. Molti brani si rivelano apertamente "simpatici" o ironici e anche la copertina dell'album, che ci mostra una curiosa "scena del crimine", attesta l'attitudine goliardica dei nostri musicisti professionisti. Vestiti di nero con bombetta sono loro stessi le vittime del caso (ossia le sagome a terra dopo un cruento omicidio) come gli ancor più improbabili assassini. Tutti particolari che andremo ad analizzare in fase d'intervista con Sebastiano, il portavoce del duo per quest'occasione e che, tra il serio e il faceto, ci racconta cos'è un power duo dal punto di vista dei TU.
   "Non avrai altro duo all'infuori di..." esce ufficialmente il 16 Marzo 2015 per Altipiani, ed è distribuito da Audioglobe per il supporto fisico e Believe per il digitale. La cover di "Se c'è una cosa che mi fa impazzire", brano di Mina del 1967 (registrato con in cuffia l'originale! Qualunque musicista sa quanto sia difficile un'impresa del genere...), viene proposto come teaser dell'album mentre dal tormentone "Hold You", primo singolo estratto, viene realizzato il video ufficiale, dimostrando ancora una volta la semplicità e simpatia con cui i nostri hanno deciso di presentarsi. Un duo originale per musica di facile ascolto ma di gran maestria nell'esecuzione. A questo punto, che altro duo potremmo ascoltare se non i TU???? E con quale recensione approfondire il loro album se non quella del nostro fido collaboratore Martino Vergnano? Simpatia per simpatia, se ne leggeranno delle belle...
   Li seguono Altipiani per il booking e la Root Island di Riccardo Rozzera per la promozione e ufficio stampa.

"Hold You", Official Video
"Se c'è una cosa che mi fa impazzire", cover
TU live@Angelo Mai
Ascolto integrale dell'album su Rock.it


LABELS
Altipiani www.altipiani.it
Altipiani Produzioni Musicali non è soltanto un'etichetta discografica indipendente ma una vera e propria Factory nata a Roma nel 2001 dalla mente di Paolo Panella. L'idea è quella di creare un collegamento tra artisti, tecnici e addetti alla promozione in una prospettiva di collaborazione in grado di assicurare un confronto costante volto al reciproco scambio di idee e servizi. Per la Factory concetti quali “contaminazione artistica” e “multidisciplinarietà” si pongono come fondamentali linee-guida del progetto, aperto a sempre nuove collaborazioni. ALTIPIANI si propone, dunque, come una struttura “orizzontale” in grado di supportare l'intero processo di creazione di un disco, dalla sua registrazione in studio fino alla distribuzione nei negozi e alla relativa promozione.
Questo è possibile grazie, oltre che alle risorse interne, all'interazione di volta in volta di diverse strutture, quali Studio di Registrazione, addetti alla Distribuzione (Goodfellas, Audioglobe, Believe) e Uffici Stampa e Promozione vari oltre l'Altipiani WebTv, il canale ufficiale streaming dell'etichetta stessa.
Nessun altro power duo chitarra-batteria oltre ai TU nel catalogo Altipiani. https://www.facebook.com/pages/Altipiani/164722963539629





INTERVISTA
1. Sebastiano e Federico, benvenuti nei nostri spazi EDP. Il vostro percorso musicale è di tutto rispetto, avete avuto molte band nelle quali suonare, come siete approdati infine al duo? Il duo non è solo un approdo. Ognuno di noi continua a suonare in organici più ampi. Ma il duo è una possibilità di ricerca, di esplorazione di un modo diverso di fare musica e probabilmente questo lo fai quando incontri un musicista con una sensibilità simile.

2. A un certo punto della vostra carriera avete sentito l'esigenza di cambiare il nome del duo, cosa vi ha fatto propendere per una nuova identità? Il fatto che quello che era un duo di ricerca
Il fatto che quello che era un duo di ricerca e sperimentazione acquistava sempre più degli elementi pop o rock. Eravamo delle rockstar potenziali ed avevamo bisogno di un nome che fosse più breve dei nostri cognomi messi insieme ed addirittura più breve del cognome del solo Federico.

3. Il nome TU come è stato scelto? Avevate in mente il duo chitarra-batteria di Gunn e Mastellotto? Al plurale potrei appellarmi a voi con il pronome Tui?
Non avevamo in mente altro che cozzate che si possono dire chiamandosi TU, tra queste il fatto che non ci puoi chiamare al plurale, ma solo interloquire con noi alla seconda persona singolare. E così riceverai anche le nostre risposte come TU. 

4. Quali gli accorgimenti particolari, da entrambe le parti, per far "funzionare" una band formata solo da chitarra e batteria? Quali i pro e i contro di suonare in due anziché in full band?
E' tutta una questione di ingordigia. Noi facciamo un concerto come se fossimo in 4 o 5 e pretendiamo una cena per 5, un cachet per 5, onorificenze varie. Possiamo farlo perché abbiamo una idea del suono che vogliamo ma anche del cibo o della simpatia che pretendiamo. Il conto si presenta quando devi caricare gli strumenti. Ma prima o poi chiameremo un trio o un quartetto a montare e smontare il backline.

5. Avete mai condiviso il palco con altri power duo chitarra-batteria?
In realtà no ma credo che succederà presto. 

6. Come nascono i brani dei TU? So che partite dall'improvvisazione...
Questo è vero. Ma nel frattempo succede che stiamo capendo cosa ci riesce meglio e la scrittura diventa sempre più mirata e meno improvvisata. Poi riserviamo tanto spazio alla creazione estemporanea, anche dal vivo. Abbiamo tanti nuovi brani nati da frammenti di testo, l'esatto contrario dei primi brani.

7. Come mai comporre indifferentemente in tanti stili diversi? A che pubblico vi rivolgete? 
Non esiste un "pubblico" predefinito. Ogni persona che ti ascolta può avere la libertà o l'intelligenza di seguirti anche quando ti avventuri in territori lontani da sé. Credo che questa idea ci venga dal fatto che non guardiamo la televisione. La tv ti fa pensare che la gente sia stupida e non cambia mai idea. Gli stili musicali, i generi, sono etichette comode ma false. Potrebbero servire ad etichettare i dischi da vendere ma visto che la gente non compra i dischi a peso, questa cosa ha veramente poco senso.

8. Com'è che due musicisti sopraffini come voi decidono di realizzare un album sotto tanti aspetti "pop", o comunque di "facile ascolto"?
Perché il pop o l'ascolto facile per noi sono una parte della ricerca, del creare libero. Se io sono libero di creare e di sperimentare non devo escludere il semplice da questo e rifugiarmi in circoli di atonalità e none bemolli. Posso anche far convivere le canzoni con momenti più psichedelici o noise o fluvs o smeghjk. La vita è fatta così, no? Non conosco persone totalmente pop.

9. Sebastiano, mi dicevi che i concerti dei TU, selezionati nel numero visti gli innumerevoli impegni di entrambi, li consideri "difficili, impegnativi musicalmente ma proprio per questo di grande soddisfazione": ci puoi chiarire questo concetto?
Avere un impatto musicale forte, momenti di libertà, di improvvisazione e cantare delle canzoni nello stesso concerto è difficile. Personalmente questa difficoltà è molto stimolante, soprattutto quando senti che il risultato ti piace. 

10. Nel disco ci sono delle sovraincisioni di tracce, spesso una linea base di chitarra sulla quale tessere gli assoli di Sebastiano; come gestite la cosa dal vivo? Usate loop stations o vi presentate assolutamente puristi? 
Il loop è stato l'elemento di partenza di questa sperimentazione in duo. Piano piano si è cercato di trovare un equilibrio tra momenti di sovrapposizione di parti (loop live di chitarra o anche di batteria, voci, effetti) a momenti in cui ci sono solo i due strumenti o uno dei due, più le voci ad esempio. Stiamo cercando di esplorare quali sono le possibilità di arrangiamento e di creazione con questa formazione, con e senza la tecnologia dei loop. 

11. Vorrei analizzare con voi l'aspetto ludico e poco serioso con il quale avete deciso di proporre i TU. Da persone con il vostro curriculum ci si aspetterebbe musicisti seri e seriosi, piuttosto, invece Stanlio ed Ollio sono ancora tra noi... gli studi psicologici di Sebastiano hanno interferito positivamente in tal senso? 
L'aspetto ludico è importante in qualsiasi lavoro si faccia. Hai mai visto giocare un bambino? L'impegno e la concentrazione che può raggiungere, la precisione... Poi il fatto che io abbia studiato psicologia o Federico architettura è una complessità in più con cui giocare. 

12. Sebastiano, ti sei anche specializzato in musico-terapia, la tua laurea in psicologia ha visto discutere una tesi sulla musica e professi l'attività con attenzione particolare verso la disabilità e il recupero. Ci puoi, in poche righe, spiegare la forza e la valenza della musica (e dell'arte), nei rapporti interpersonali e nella crescita individuale?
Credo che la forza della musica non abbia bisogno di spiegazioni, a meno che non vogliamo scendere troppo in meccanismi specifici. Per me fare musica anche in campo educativo o di recupero è uno stimolo artistico. E' interessante capire sempre i limiti e le potenzialità artistiche di un gruppo e lavorare con queste finalità è terapeutico (nel senso che ti aiuta a tirar fuori il meglio) qualsiasi sia la tua conoscenza musicale ela tua capacità. 

13. La cover del vostro album di debutto, "Non avrai altro duo al di fuori di...", ci mostra una scena del crimine dove voi due, nella mise abito scuro e bombetta, siete le vittime del caso, ma anche gli eventuali criminali... A cosa si riferisce questa copertina umoristica? 
Non spiegheremo niente di questa copertina. E' un affare più grosso di noie rischiamo la vita in tre, con Stefano D'Amadio che è il fotografo che ci ha aiutato. 

14. "Hold You" è il primo singolo estratto dall'album, da cui il video ufficiale. Ci raccontate un po' come è nato il video, chi l'ha realizzato e la scelta del taglio simpatico con cui vi presentate?
Avevamo fatto delle registrazioni in sala prove e c'era una bella energia e la webcam del computer. E' bastato questo! La simpatia crediamo sia un dono innato, anche se fuori dal palco uno di noi due è molto antipatico. Il video è stato montato dal più simpatico di noi, Federico, che è un bravissimo montatore e per un periodo è stato ricercatissimo da molti veterinari. 

15. Quali i progetti futuri di voi Tui?
Abbiamo già i brani per un altro disco e siamo abbastanza fuori moda per falro subito. Ci proveremo e nel frattempo suoniamo e presentiamo "nonavraialtroduoallinfuoridiTU".  

Ottimo Tui... grazie della vostra testimonianza qui all'EDP! Vi lascio concludere con un finale tutto vostro.. Senza strumenti dici? Sì, finale d'intervista... Beh, non abbiate altro duo all'infuori di...

Link band
PROMOZIONE E UFFICIO STAMPA: Roots Island



DISCOGRAFIA
NON AVRAI ALTRO DUO AL DI FUORI DI... Vinile e digitale, 2015 (Altipiani/Audioglobe-Believe)

1.Ettesubub 2.Robot Girl 3.44322 5.Quarterless Disco 6.Hold You Reprise (Geghegé) 7.Se c'è una cosa che mi fa impazzire 8.Io senza te 9.Primo Giugno 10.#10 11.Nonavraialtroduoaldifuoridi 12.Stai zitto 13.#13 14.Djangol 15.Le tue parole 16. A.F.A. 17.#17 18.23.23


Lo ascolti su Rock.it
Qui la nostra recensione


Link ad altre recensioni:
Dicono dei TU:
Blow Up: "…intelligente ed efficace"
Rockit: "…non c'è spazio per i compromessi…"
Romasuona: "Disco fuori dalle regole, ottima la registrazione, formidabili gli arrangiamenti"
CentrArti:  "Abbiamo assistito a un live di una band geniale... Da ascoltare e vedere live assolutamente"
Rock AM: "Disco musicalmente onnicompresivo, folle, ottimamente suonato, intelligente e quindi un gran disco, forse la migliore produzione italiana di questa parte dell'anno"



Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle


mercoledì 1 luglio 2015

70. I BETTIE BLUE e il loro treno per YUMA


INTRO E BIOGRAFIA


   I BETTIE BLUE sono un duo AltRock/GarageBlues da Torino composto dagli amici Bettie alla batteria e Blue alla chitarra e voce (all'anagrafe li ritroviamo come Emanuela Consuelo Virone e Fabio Mascolo, entrambi classe '79).
   I due si conoscono già da ragazzini ma in adolescenza si perdono di vista: Blue si dedica ad attività musicali terapeutiche e Bettie alla scultura. Poi, così come si erano persi, per puro caso si ritrovano a trascorrere di nuovo molto tempo insieme: condividono viaggi, case, animali, film, libri, dischi. Per puro gioco Bettie inizia a picchiare le pelli della batteria e si ritrovano a condividere anche la musica. Fabio aveva invece iniziato a suonare la chitarra molti anni prima passando per svariate band; ultima sua esperienza musicale un progetto da solista nel quale proponeva inediti in italiano stile delta blues anni '30 ma con reinterpretazione moderna e un po' psichedelica.
   A primo acchito mi hanno ricordato molto un altro duo con i quali condividono molte analogie: I-TAKI MAKI da Frosinone, duo del quale abbiamo parlato da poco (qui). Questi sono in realtà una coppia nella vita (Luca alla chitarra e voce e Maria alla batteria) ma similmente lui musicista navigato mentre lei alle prime esperienze alle pelli (percorso seguito anche dai So.Lo o da I Cospiratori, per esempio); anche il genere musicale si incastona in un filone simile, quello delle sonorità western all'italiana, con eco delle colonne sonore morriconiane, che I-Taki Maki hanno da poco abbandonato, ma non proprio del tutto. Procediamo però con ordine per arrivare anche allo stile proposto dal duo di oggi.
   L'attività dei Bettie Blue inizia nel 2011 con il loro primo demo, senza titolo, composto da 5 brani registrati autonomamente in presa diretta in un paio d'ore. Segue un lungo e intenso periodo di gavetta tra club e centri sociali torinesi e molto presto arrivano anche le prime trasferte.
   Nell’estate 2013 il sound è cambiato e i Bettie Blue si registrano da soli con un TEAC 8 piste a bobina da 2 pollici e mixer analogico anni ’70, presi in prestito da un amico. In due giorni partoriscono “StoneSelvatique”, Ep composto da cinque brani in lingua inglese. Le poche copie vengono esaurite rapidamente nei concerti estivi dove il duo si trova a calcare palchi sempre più impegnativi come Nofest!, Sisley Independent Tour, Spaziale Festival, Paratissima, Frassibeer Festival, Sommergem Festival... La musica proposta è un rock ruvido, di reminiscenze garage blues, ma con un sapore di sottofondo che ricorda certi echi proprio da film western...
   Il nome gira tra i musicisti e gli addetti ai lavori e presto il duo entra in contatto con Omid Jazi, musicista, produttore e collaboratore dei Verdena nel tour del loro disco “Wow”. Omid ha ascoltato con molto interesse “StoneSelvatique” e vorrebbe sviluppare con i due del materiale inedito. Nella primavera del 2014 i Bettie Blue sbarcano quindi a Londra all’Hackney Road Studio di Omid e in due giorni registrano le 8 tracce di “Yuma”, il loro primo Lp, autoprodotto, uscito in Italia il 17 marzo 2015 e del quale vi proponiamo la recensione, opera prima, ad opera di Martino Vergnano del duo I Cospiratori, concittadino dei Bettie Blue di quest oggi. Le riprese sono affidate al sound engineer Shuta Shinoda (Primal Scream, My Bloody Valentine, Hot Chip) mentre Omid Jazi cura produzione artistica, mix e mastering e si esibisce al piano sulla traccia "No Doubts".
   Le sonorità di "Yuma" si rivelano un logico continuum dell'Ep precedente, sebbene qui compaiano anche testi in italiano, un alternarsi nelle due lingue come spesso capita per i brani dello stesso Omid. La voce acuta di Fabio non è mai predominante mentre campeggia su tutto un bel chitarrone a grana grossa, così da conferire all'insieme un sound roccioso seppur minimale. Oltre l'immaginario western, che qui troviamo riproposto, compaiono anche atmosfere psichedeliche a sottolineare i tormenti e i conflitti umani, ai quali le tematiche dell'album tendono.
   Yuma è una località desertica ai confini con il Messico come "Quel treno per Yuma" è un mitico film western di Delmer Daves, girato nel 1957 e interpretato da Glen Ford. Stranamente l'album non vuole ispirarsi apertamente alle due fonti di cui sopra, eppure i rimandi ne tradiscono l'ombra: il film si sviluppa a partire da un conflitto tra i due protagonisti proprio durante l'attesa di quel treno, e similmente lo Yuma dei Bettie Blue parla di conflitti e sodalizi tra i due strumentisti, e, per usare le loro stesse parole, "è una dimensione interiore in bilico tra il maschile e il femminile"... tutti argomenti che andremo ad approfondire in fase di intervista.
   Dal primo estratto dell'album, la penultima traccia "Everything but You", viene anche realizzato un'originalissimo video sempre basato sul concetto di dualismo, ideato dal regista Nicola Martini e prodotto da Paolo Maria Pedullà; qui una descrizione ad opera del regista stesso: «Il pezzo è una sorta di "botta e risposta" e la cosa mi ha incuriosito: l'idea per il video è nata subito dopo il primo ascolto: volevo un gioco, una tecnica semplice da applicare ad un'idea altrettanto lineare. Poca cura nei dettagli, fotografia praticamente assente. Massimizzare l'attenzione sui loro comportamenti, sulle loro facce, sui vestiti: sulle due situazioni interiori, specchiate poi in atmosfere diverse. Loro sono stati perfettamente al gioco, e anzi, la cosa che più mi affascina è non riuscire ancora a capire quale sia il loro vero vestito». 
   Passiamo ora all'intervista con Bettie e Blue che, in maniera corale, ci fanno dono della loro esperienza musicale con le risposte alle nostre domande.


Dall'album Yuma, Official Video: "Everything but you"
Dall'Ep StoneSelvatique: “Carl Gustav”





INTERVISTA
1. Eccoci finalmente qui negli spazi EDP per questo incontro. Benvenuti quindi Fabio ed Emanuela. Parlateci del percorso musicale che vi ha portato fino ai Bettie Blue.
In primo luogo ambedue siamo insaziabili di musica, sotto varie fruizioni di essa, da sempre. E’ la benzina per anche il più semplice approccio di quotidianità.
Arriviamo da percorsi differenti; quello di Fabio prettamente musicale, con progetti e ruoli differenti, mentre quello di Emanuela legato ad altre espressioni artistiche quali la danza e la scultura su marmo.
Letteralmente per un gioco pomeridiano ci siamo trovati a produrre suoni congiuntamente, e quindi a comporre canzoni. Da li in avanti, Bettie Blue.

2. Fabio, so che ti sei anche dedicato ad attività musicali terapeutiche, ce ne vuoi parlare? Quale il loro apporto, se eventualmente c'è, nel tuo essere musicista in generale?
Non sono o sono stato un musicoterapeuta (seppur dovrebbe essere davvero un bel lavoro), lo inseriamo nella biografia ma per intendere quel periodo della mia vita in cui ho lavorato dando lezioni di chitarra a dei ragazzini... Diciamo che, come sopra, la musica per me è effettivo carburante fondamentale a poter letteralmente approcciare alla vita, o anche solo giustificare l’esistenza.
Nell’incipit del celebre Moby Dick di Melville, Ismaele afferma:
“Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto”.
Ecco, in un certo qual senso per me è lo stesso con la musica. Dà sempre e sempre di più.

3. Il sound dei Bettie Blue era un po' diverso agli inizi, all'epoca del vostro primo demo. Ci raccontate come si è evoluto e ha acquisito quella sfumatura western tanto tipica del vostro duo? Mi sembra che in questo senso ci sia continuità tra "StoneSelvatique" e "Yuma", è così?
Il primissimo demo lo abbiamo registrato dopo un mese di attività (e per Emanuela dopo un mese di approccio alla batteria), in presa diretta in un paio d’ore.
Sono 5 brani istintivi, nervosi e viscerali; con la chitarra direttamente all’ampli senza passare in alcun effetto. E tamburi primitivi.
Avevamo voglia di ascoltare le nostre prime composizioni e null’altro. Anche se è venuto meglio del previsto, e peraltro ci è stato molto utile per tutto il primo anno di “svezzamento” live in club/circoli/centri sociali.
Dopodiché non è cambiato molto…nel senso che l’approccio compositivo è comunque istintivo e viscerale. Con in più un po’ di maggior ricerca relativa al suono che vogliamo ci contraddistingua.
Di conseguenza si, “Stonselvatique” e “Yuma” hanno un filo conduttore. Che comunque non manca nemmeno al primo demo. O a ciò che in futuro verrà, se anche fosse completamente diverso.

4. E' sempre difficile e limitante ridurre la sonorità di una band all'interno di un genere specifico, però mentre nei Bettie Blue ci sento un'anima blues, e un certo garage, stento a riconoscerci lo stoner (uno dei miei generi preferiti...). Voi invece lo ponete al primo posto nel descrivere la vostra musica; lo trovo un po' fuorviante, credo che un più generico AltRock vi definisca meglio. Da dove arriva questa vostra identificazione con lo stoner?
In realtà tutto ciò che riguarda l’identificazione all’interno di un genere è “farina del sacco” di amici/conoscenti/fan ai quali noi stessi abbiamo chiesto (proprio per la difficoltà, soprattutto in prima persona, di definire il genere di una band) l’opinione in merito.
Credo semplicemente che tutto ciò che venga richiamato (dal Blues, al Garage, allo Stoner, ecc…) sia la restituzione di quei generi dei quali, per la maggiore o per un periodo/i di tempo più ricorrente, ci siamo nutriti.
Per tale ragione, nel percorso di crescita, cerchiamo e cercheremo sempre di più di tendere le orecchie a tipologie di generi e sonorità molto differenti tra loro.

5. Fabio, parlaci del suono che addotti nei Bettie Blue. Quella chitarrona ruvida a grana grossa è proprio bella!
Grazie!
E’ il suono che avevo in testa e desideravo per quanto fatto fin’ora.
Nello specifico poi non è altro che la mia telecaster in un combo valvolare ed alcuni fuzz sporcaccioni+un octaver ;)

6. Com'è stato l'incontro con Omid Jazi, cantante, produttore e collaboratore dei Verdena? E la vostra esperienza londinese?
E’ stato un bell’incontro. Ancor prima di parlare di collaborazioni, ecc... ci siamo trovati a livello umano; ed è una base fondamentale.
L’esperienza a Londra intensa ed intensiva! Soli 2 giorni di registrazioni serrati, dopodiché birre e perdersi per i quartieri in compagnia di Omid.

7. Dite che nel vostro album "Yuma" non si parla nè della località americana che ne porta il nome, nè del film must "Quel treno per Yuma": da dove quindi la scelta del titolo? Ne è stato comunque ispirato?
Il titolo della pellicola è un po’ emblema, innanzitutto, di immaginari iconografici western. Immaginari che ci affascinano da sempre.
Tale fascino induce, quasi per un automatismo inconscio, il suono che creiamo (pur non essendo sonorità Morriconiane, sacre) ad avere un sapore che ha molti rimandi a tali immaginari.
Di conseguenza Yuma era il titolo più rappresentativo. Senza escludere la bellissima battaglia psicologica tra i due protagonisti del film, il buono e il cattivo per eccellenza. Che ha un sapore di Yin e Yang.

8. "Yuma" è inteso come un concept album, ma i testi sono piuttosto criptici: ci volete guidare nell'interpretazione della sua tematica? Quali sono il segno e il messaggio che volete lasciare con quest'album?
In realtà non ha la pretesa del concept album. Seppur legato dal filo conduttore di cui sopra.
I testi risultano criptici in quanto concepiti avvalendosi molto della metafora. Ci piace però che per ora, a seconda di chi li legga/ascolti, vengano interpretati in modo diverso, totalmente personale, ma comunque sempre con una coerenza stretta rispetto all’intima idea originale.
Più che voler lasciare un messaggio vi è di base una necessità esternativa, legata ad una ricerca personale e crescita intellettuale; proprie di qualunque essere umano.

9. Il video a presentazione dell'album, tratto dal brano "Everything but You", è simpatico e originale, nella sua semplicità. Parlatecene un po'...
E’ il nostro primo video. Volevamo appunto fosse semplice (e quindi scelto un brano di Yuma, come primo singolo, altrettanto semplice nella propria struttura), e abbiamo chiesto all’amico Nico Martini di farsi venire un’idea carina. Il video ne è il risultato. Ed è riuscito esattamente come lo abbiamo immaginato mentre lo studiavamo assieme.
Abbiamo già pronto un secondo video, del singolo “Un processo attento” (è in via di definizione la data di uscita), che sarà invece completamente diverso, con una sceneggiatura di base, e diretto e girato a due passi dall’Atlantico….

10. Dove vi possiamo trovare per ascoltare live il nuovo album? Siete in tour nazionale? Avete qualche data all'estero?
Il tour è in via di definizione; per ora ci sono date già chiuse il 15 Agosto a Livorno, il 22 a Leverano nel Salento, e il 28 in Serbia (non mi chiedere il nome del paese ;)).
Stiamo iniziando a collaborare con delle agenzie di booking, quindi è auspicabile si definisca in un futuro prossimo un tour completo.

11. Avete già progetti per il futuro post-Yuma?
Per ora la progettualità post Yuma si delinea all’interno del suono (da dove poi tutto parte). Nel senso che nei momenti di relax facciamo comunque le prove, e stanno maturando già nuove idee; con dei nostri capisaldi sonori ma nuovi elementi sperimentativi.

12. Emanuela, mi piace sempre analizzare la vena creativa dei personaggi che intervisto e so che tu hai coltivato anche la passione per la scultura. Parlacene un po'!
L’idea di imparare a scolpire arriva da una piccola testa di donna, modellata con la creta da mia madre. Che era pittrice.
Mi iscrissi così all’accademia, e in quegli anni di studio imparai a disegnare dal vero, modellare la creta, scolpire la pietra - in particolare il marmo - e ad eseguire stampi per metalli e gesso.
Studiai l’anatomia artistica, la storia dell’arte moderna e contemporanea, e fotografia (sviluppo in negativo e stampe in monocromatico).
Per motivi personali, nel momento in cui cominciavo ad entrare in questi mondi fantastici, dovetti allontanarmi.

Ottimo, direi che per questo incontro abbiamo finito. Avete qualcosa da aggiungere in chiusura?
Noi dell'EDP intanto vi auguriamo una felice carriera musicale, lunga quanto... quel treno per Yuma! Grazie a voi di EDP per il lavoro che svolgete, e la passione con la quale lo fate!



DISCOGRAFIA
STONESELVATIQUE 2013, Ep Autoprodotto


1.Twist of Cold 2.D-devil 3.Right in the Middle 4.Carl Gustav 5.Lotus





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YUMA 2015, Lp Autoprodotto


1.Un processo attento 2.Il mio personale mostro di Lochness 3.La persistenza della memoria 4.Mamba surf 5.No doubts 6.Opera tua 7.Everything but you 8.Yuma



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Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle