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giovedì 27 agosto 2015

78. BABY DUO2: Acriter


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INTRO/BIO
   Ci sono molti musicisti che iniziano a suonare da giovanissimi e che presto fondano delle band e ciò capita anche tra i duo elettrici: è il caso del più longevo power duo italiano, i LUDMILLA SPLEEN, che in tal modo ha iniziato la propria carriera (qui l'articolo di recente pubblicazione a loro dedicato) o degli ACRITER da Pavia che presentiamo oggi. Federico Mazzocchi e Michele Salvemini sono entrambi figli di questo nuovo secolo essendo nati esattamente a fine 2000, ma il duo è attivo già da oltre tre anni! E' per questo che ci permettiamo di considerarli dei... "Baby duo"... In Italia il fenomeno è presente anche in Trentino, dove sulle rive del Lago di Garda i fratellini Omezzoli si scatenano con un bel garage rock con la loro 2-piece THE OME BROTHERS (qui l'articolo a loro dedicato). Ma mentre i due Ome propongono delle registrazioni casalinghe e suonano in maniera ancora immatura, come del resto ci si aspetterebbe a quest'età, i due di oggi rivelano una maturità artistica più sviluppata non tradendo la giovane età da un semplice ascolto dei loro brani. Suonano un Metalcore strumentale onestamente bene, entrambi, sia a livello tecnico che compositivo, e le loro registrazioni, seppure homemade, raggiungono un discreto livello qualitativo. Siamo ovviamente ancora lontani dalla professionalità ma i presupposti sono più che promettenti! Vista anche la serietà dei due minorenni, non ci stupiremmo nel vederli tra qualche anno immersi in più maturi deliri prog...
   Federico e Michele fondano il duo nel 2011 con il nome di SAVAGE e producono e registrano un sacco di materiale con questo nome. Ben due Ep, un singolo e infine un album full-lenght, tutti ascoltabili e scaricabili a free nel loro profilo Bandcamp. Spesso i brani vengono riarrangiati e riproposti rivelando così anche l'evoluzione stilistica dei due giovani strumentisti.
   In piena infatuazione power duo, nella stessa line-up fondano nel 2014 un progetto parallelo, gli HEIR, esprimendosi in un genere misto denominato CountryMetalCore. Ma i due sono giovanissimi e con l'esuberanza e l'impulsività tipica dell'età nello stesso anno creano una terza creatura a due, gli ACRITER, che vede però convogliare le due esperienze precedenti. Questo è il punto attuale dove troviamo Federico e Michele, assestati in un power metal duo denominato Acriter e con all'attivo un Ep omonimo di recentissima pubblicazione. Dopo alcuni concerti in coppia però i due sentono la mancanza di una seconda chitarra sulla quale far volare gli assoli del chitarrista Federico, ecco allora che per le sole esibizioni live li vedremo su palco in formazione due chitarra e batteria, con l'aggiunta dell'amico Mauro Marchese alla seconda sei corde. Invece di adottare loop station o basi pre-registrate, questo è l'escamotage usato su palco dagli Acriter, pur restando un duo in fase compositiva e in sala di registrazione... modalità usata da duo ben più famosi come da tante altre 2-piece, che su palco aggiungono il bassista o addirittura una schiera di altri musicisti. Nell'uso di questa modalità gli Acriter sono comunque quelli che più restano vicini alle sonorità chitarra-batteria di un power duo purista.
   Presenti anche nella nostra "LombarDuo Compilation". (Causa gli innumerevoli impegni dei due giovani non procediamo purtroppo con alcuna intervista ai due musicisti...)






DISCOGRAFIA
ALL IN Ep 2011, Autoprodotto


1.Burning Under the Heaven 2.Born to die 3.Blood Sunset 4.Bad Butcher 5.For the Nation 6.Psicadelic Hall




Per ascolto e freedownload:


SAVAGE Ep 2013, Autoprodotto


1.Reborn 2.Burning Under the Heaven






Per ascolto e freedownload:


BE-LIVE Singolo 2013, Autoprodotto


1.Be-Live







Per ascolto e freedownload:


I WILL BURN FIRST Album 2014, Autoprodotto


1.Stone (intro) 2. 23:23 3.Pull Under the Heaven 4.Pure Trash 5.Elementary 6.Be-Live 7.To Kill in Cold Blood




Per ascolto e freedownload:


ACRITER Ep 2015, Autoprodotto


1.Pull Under the Heaven 2.More than Words 3.Be-Live 4.Osuled







Per ascolto e freedownload:



Link ad altre recensioni


Articolo ad opera di Giusy Elle


martedì 11 agosto 2015

77. RECENSIONE18: Eeeh?!? by Ludmilla Spleen






   Per una retrospettiva completa sul duo LUDMILLA SPLEEN rimandiamo all'articolo a loro dedicato con intervista, discografia e panoramica sulle etichette discografiche che li hanno seguiti nel loro percorso.
   Vi lasciamo intanto all'scolto completo dell'ep "Eee?!?" su Bandcamp e alla recensione esaustiva del nostro collaboratore Bob Cillo del duo garage blues barese Dirty Trainload.


Ascolto di "Eeeh?!?" su youtube





EEEH?!? 2014, Bloody Sound Fucktory/Artista Anch'io (PostPunk, Noise, ArtCore)


LATO A 1.Gelato gusto puffo 2.Camion
LATO B 3.Eeeh?!?











Ascolto e freedownload



RECENSIONE
LUDMILLA SPLEEN "Eeeh?!?"
Vinile 12" 2014, Bloody Sound Fucktory/Artista Anch'io

Fioriti dalla fertile scena musicale marchigiana sul finire degli anni ‘90, i Ludmilla Spleen risultano al data base dell’EDP, il più anziano duo chitarra-batteria d’Italia. Agli inizi del decennio seguente Filippo, chitarrista e cantante, e Niki, batterista, si trasferiscono a Bologna, dove sono residenti a tutt’oggi. Nelle loro esibizioni live i Ludmilla Spleen mostrano la loro vocazione naturale ad un post-punk viscerale e potente, a tratti quasi noise, sempre suonato con invidiabile energia.
La longevità da guinness dei primati del duo tuttavia, non deve farci pensare ad una formazione ormai fossilizzata nell’autocompiacimento del proprio passato. Al contrario questo ultimo lavoro “Eeeh?!?”, testimonia una florida salute creativa ed un’attitudine ricca di freschezza e vitalità.
“Eeeh?!?” è un mini LP in vinile 12” realizzato in coproduzione dall’attiva etichetta marchigiana “Bloody Sound Fucktory” e dall’oscura label “Artista anch’io”. La copertina acquerellata con un disegno fallico contiene un foglio con i testi dalla grafica molto curata, in stile fanzine-punk ’77. Il disco si articola in tre composizioni suddivise tra due facciate, entrambe con pari dignità di “side A”. Le composizioni sono un po’ delle suite articolate, tutte di durata ben superiore ai 5 minuti. L’impostazione “double A sided”, è un aperto invito ad iniziare da dove si vuole. La puntina del giradischi cade su “Gelato Gusto Puffo”, il brano culmina in una notevole esplosione di energia che tradisce una matrice rock’n’roll di base; naturalmente qui parliamo di rock’n’roll ad alto numero di ottani, quello che affonda le sue radici nella motor city fine anni ’60. L’album prosegue senza quartiere con tinte forti e vivide; i Ludmilla Spleen creano un linguaggio musicale carico di tensione ed i solchi di questo vinile sprigionano un’elettricità che pervade il corpo come fossero un fascio di cavi conduttori; cavi scoperti che non offrono alcuna garanzia di sicurezza.
Il cantato italiano non concede nulla alle consuete impostazioni melodico-cantautoriali con cui il nostro idioma viene solitamente tradotto in musica ma è spesso urlato istericamente o frammentato in una serie discontinua di vocalizzi articolati ed eterogenei. Le modulazioni della voce sono sempre in equilibrio precario, contribuendo ad accrescere il generale senso di instabilità e tensione che impera fino alla title track conclusiva… sempre che si ascoltino le facciate nello stesso ordine.
I riferimenti si possono ricercare nella no wave dei Teenage Jesus and the Jerks di Lydia Lunch ma c’è anche chi, non a torto, ha individuato una certa somiglianza con i Voivod di album come "Nothingface".
“Eeeh?!?” suona in maniera potente e presente, grazie all’ottimo sound “Fenderiano DOC” di Filippo e alla sapiente ed impeccabile produzione tecnico-artistica di Fabio Magistrali. Il grande Magistrali era producer di fiducia della band già nel precedente lavoro “Bassucks”, autoprodotto nel 2011.
Insomma, i Ludmilla Spleen con questo nuovo disco si confermano a pieno diritto esponenti di spicco di quella “scena marchigiana” che è fiore all’occhiello della migliore produzione musicale nazionale, fianco a fianco con band come Butcher Mind Collapse, Jesus Franco and the Drogas e l’eccellente duo Above the Tree & The E-Side.

Bob Cillo
8/10


Articolo ad opera di Giusy Elle








76. La longevità dei LUDMILLA SPLEEN


INTRO

   Oggi abbiamo l'onore di presentarvi il duo più longevo d'Italia. Partito come "baby duo", è l'unico che abbiamo mai trovato prima degli anni 2000 ed è ancora esistente! Una doppia rarità che va opportunamente segnalata e onorata.
   I LUDMILLA SPLEEN non sono un duo professionista, in tutti questi anni i loro fondatori hanno studiato, lavorato, e ancora adesso lavorano part-time per poter però dedicarsi il più possibile alla musica esprimendola in un personale postcore che li contraddistingue sia nella florida e interessante area marchigiana che nel panorama dei power duo italiani. Risultato di un percorso di ricerca d'espressione strumentale e vocale che li ha visti impegnati fino ad oggi e che è anche il frutto di importanti incontri avvenuti durante la loro lunga carriera.
   Andiamo quindi a fare un excursus storico del duo Ludmilla Spleen.



BIOGRAFIA
   E' il 1996 e ci troviamo nelle Marche, in provincia di Ancona, nel paese di Fabriano e ancor più in quel di Poggio San Romualdo, un paesino di montagna di nemmeno trent'anime... Niki Fabiano Ruggeri (classe '83) era qui residente mentre Filippo Brandi ('81) passava nell'ameno villaggio di montagna le estati e i fine settimana nella casa del nonno. In tale scenario ai confini del mondo civilizzato, due adolescenti non potevano che incontrarsi e frequentarsi... Il collante tra i due diventa la musica: Filippo studiava pianoforte fin dalle elementari e decide di approcciare la chitarra mentre Niki comincia con la batteria. Ecco il primo abbozzo di band, grazie anche alla presenza, sebbene molto fatiscente, di un compagno bassista. Per ben tre anni i ragazzi suonano quasi sempre in due, vista la sempre maggior latitanza del compare alle corde basse, così alla fine si rassegnano a questa line-up. Del resto la cosa funzionava, ci si erano abituati, affezionati e adattati, quindi, perché no? Nel 1999 nascono così, consapevolmente e ufficialmente, i Ludmilla Spleen come power duo... un duo che si protrae nel tempo, come si diceva, a dispetto della lontananza creatasi dai due strumentisti che abitavano ormai in città diverse. Nello stesso anno infatti Filippo raggiunge la maturità classica e si trasferisce a Bologna per iscriversi alla facoltà di giurisprudenza; qui ci abita tuttora e lavora con la compagna Maria Ambra Silvi al progetto di soundscape/soundart e performance Into the Eyes con il quale mescolano fotografia, musica, performance e teatro. Girano principalmente in piccoli studio-atelier, case di artisti e non, piccoli laboratori polivalenti per espandere il concetto di arte, palco e performance nell'ambito casalingo e di tutti i giorni (qui una delle performance). A ruota Niki si diploma, lavora un po' a Fabriano, quindi nel 2006 si trasferisce anche lui definitivamente a Bologna per poter suonare più assiduamente nel duo ed iscriversi nel contempo alla facoltà di lingue alla quale si laurea di recente. Così nonostante siano entrambi provenienti dalla provincia di Ancona, li troverete per questo motivo spesso nominati come power duo bolognese...
   Come abbiamo visto l'incontro artistico dei due avviene a Poggio San Romualdo, una località pressappoco equidistante da Fabriano ma anche da Jesi, località invece nota per la scena musicale interessante sviluppatasi a partire dagli anni '90. Ne abbiamo parlato in occasione dell'articolo dedicato agli A.N.O., giovane ed irriverente band jesina di noise e math-rock, al quale rimandiamo per ogni approfondimento (qui). Non essendoci una vera e propria scena musicale a Fabriano, i Ludmilla si trovano necessariamente a bazzicare in quel di Jesi, senza però mai sentirsi completamente parte della scena; ciò ha fatto sì che, al di là dei rapporti umani, esteticamente risultino molto "diversi" dalle sonorità della zona (qualcuno li ha definiti perfino dei "Marziani"...). Per l'attitudine si definiscono post-punk ma come stile musicale si rifanno alla produzione sia statunitense che americana di fine anni '70. Amano anche il Rock in Opposition (R.I.O.), il jazz, l'improvvisazione e da tutto questo nasce quella miscellanea particolare che è la musica dei Ludmilla Spleen, molto Noise, molto Core, molto Arty... insomma, un Art-Core-Punk tutto da ascoltare a volumi a palla per chi adora questo genere di sonorità...
   La produzione artistica dei due parte nel 2001 con un full lenght autoprodotto dal titolo sospeso di "Questo è" seguito da tre Ep amatoriali, senza titolo, autoprodotti e usciti tra il 2002 e il 2005. La loro svolta estetica avviene invece nel 2011 quando pubblicano "Bassucks" (il primo Ep ufficiale), un vero e proprio manifesto del nuovo sound proposto dai due e che li contraddistingue fino ad oggi, il tutto grazie anche all'incontro con Fabio Magistrali, amico ma soprattutto mitico produttore underground (avete in mente gli album dei Dirty Trainload???) con il quale Filippo aveva già lavorato su tre dischi dei suoi progetti solisti. Grazie a questo incontro i due formeranno con il Magistrali alla voce (ex membro dei Weimar Gesang, A Short Apnea, Orgasm Addiction Planning, (H)old (F)art (R)evolution) anche una punk band "amatoriale" dall'irriverente nome di Ommemmerda, con Alessio Compagnucci (Gerda, Sedia, Vel, Betulla) al basso. Infine è del 30 dicembre 2014 l'Ep "Eeeeh?!?", uscito in vinile 12" per Bloody Sound Fucktory, rinomata etichetta anconetana nata da un progetto di Andrea Refi e Jonathan Iencinella che vanta parecchi power duo in catalogo: dagli ANO ai recenti ZOLLE, dai basso/batteria GERMANOTTA YOUTH e THE GREAT SAUNITES fino ai mitici CYBORGS, ma anche a dei solisti che hanno comunque militato in alcuni power duo: penso ad ABOVE THE TREE (poi con E-Side, con il quale sta recentemente tornando a collaborare) o a ONE MAN 100% BLUEZ (il Davide Lipari del duo romano, ormai inattivo, LO-TUNE). Oltre che con la prestigiosa etichetta BSF l'ep esce affiancato da "Artista Anch'io", una label assolutamente minore e di confine fondata dallo stesso Filippo e che sta vedendo forma con la pubblicazione delle opere dei Ludmilla e di qualche amico musicista, con l'ottica di scegliere materiale marginale e volutamente "sfuggente".
   Per quanto riguarda "Eeeh?!" diciamo che si tratta di un Ep di tre pezzi per un totale di ventun minuti circa pubblicato in vinile formato 12" e cantato in italiano, alla maniera Ludmilla Spleen. La voce risulta infatti falsata, un declamato sofferente, misto tra rappresentazione teatrale e angoscia esistenziale, frutto di un lungo lavoro di ricerca sulle capacità di adattamento della lingua italiana a certi generi musicali meno consoni. "Smembramento di parole e frasi, [...] slangare la lingua italiana a proprio piacimento", come ci rivelano in fase d'intervista, è il percorso da loro intrapreso. Musicalmente si sentono infine stilisticamente maturi concretizzando la loro estetica in una serie di idee, micro mondi musicali separati (ma non troppo) che come in un patchwork vanno a creare le canzoni stesse. In calce lo streaming dell'ep (mentre restiamo in attesa del nuovo album dei nostri Ludmilla, sul quale sono attualmente in lavorazione) e nell'articolo a seguire la recensione ad opera del nostro collaboratore EDP Bob Cillo
   Noi procediamo invece con l'esaustiva intervista ai due: Filippo Brandi e Niki Ruggeri del primissimo power duo chitarra-batteria italiano, i LUDMILLA SPLEEN, che nel nome portano la malinconia decadente di Baudelaire e il mal di vivere mentre con la loro musica, specie nei live, ci fanno partecipi di tanta sana roboante energia!

Ascolto di "Eeeh?!?" su youtube


LABELS
Bloody Sound Fucktory
Etichetta indipendente di Jesi (AN) della quale abbiamo ampiamente parlato qui. Aggiungiamo giusto una novità di quest'ultimo periodo, ossia l'abbandono, dopo tantissimi anni, anche del secondo fondatore, Jonathan Iencinella, ora alle prese con una propria agenzia di booking, eventi e promozione, la BERMUDA promotion. Alle redini della BSK restano così i soci più recenti, Ale e Nando, nello specifico Alessandro Gentili e Daniele Luconi.

Artista Anch'io
E' l'etichetta, marginalissima e di confine, con la quale Filippo Brandi, chitarrista dei Ludmilla Spleen, desidera pubblicare le opere del proprio duo e quelle di alcuni amici musicisti. E' ancora in fase iniziale e tutta work-in-progress; di certo è che la scelta della musica proposta ricade su materiale marginale che non trova spazio in generi musicali definiti.


GENERI MUSICALI TRATTATI NELL'ARTICOLO
Di molti generi menzionati in questa sede abbiamo già avuto modo di trattare (Hardcore, Rio) mentre non abbiamo mai accennato all'ArtRock. Si tratta di generi specifici di cui non sempre tutti hanno avuto modo di sentire nominare, salvo spesso scoprire di conoscere benissimo le band di maggior rappresentanza. Provvediamo quindi a dare una breve descrizione di questo vocabolo.
Art Rock in realtà non è un vero e proprio genere musicale quanto un appellattivo dato a tutta una serie di sottogeneri rock anni '70 che, per un motivo o per l'altro, si distinguevano dal rock tecnicamente semplificato o dalla innata vocazione pop. La propulsione dell'ArtRock era quella di dare nuova linfa al rock e di evolverlo in una forma nuova e più raffinata. In tal senso si distinguono band come i Pink Floyd, gli Who, i Jethro Tull e molti altri ancora. La musica da ballare, di chiare origini rock'n'roll, si trasforma nell'ArtRock in musica da ascoltare; un suo sinonimo potrebbe essere quindi "rock serio" o "rock colto". Nel senso più lato dell'attitudine molti grandi artisti successivi si cimentano nell'avventura, basti pensare al jazz rock di Joni Mitchell, alle sperimentazioni elettroniche di band del movimento KrautRock come i Kraftwerk, alle contaminazioni etniche di Peter Gabriel o alla musica ambient di Brian Eno e via dicendo.


INTERVISTA
1. Ciao carissimi Filippo e Niki, insomma, pare siate proprio il duo più "antico" d'Italia! Una puntata con voi, qui all'EDP, era d'obbligo... So che siete partiti come comunissimo trio ma per via della latitanza del bassista avete suonato praticamente in due fin dall'inizio (era il 1996). Tre anni dopo decidete di ufficializzare questa line-up: avevate all'epoca qualche power duo di riferimento? Gli White Stripes erano da poco formati, e comunque non ancora così famosi... altri duo chitarra-batteria c'erano comunque... anche nell'ambito punk o hardcore?
F: I Ludmilla nascono come power trio... due su tre (io e Niki) erano lanciatissimi... il terzo era fuori gioco... mentalmente... non aveva il nostro slancio e dopo un po' le sue scelte si sono cristallizzate portandolo al di fuori delle connessioni con la band... è una semplice questione di scelte... al contrario io e Niki abbiamo vissuto l'intimità, le aspettative, le prove infinite ed estenuanti, le analisi, i concerti, gli scazzi, il parlare all'infinito di musica e tutto quel lavoro sporco e sublime che sta dietro la facciata di ogni band... che è poi come nella vita, dietro ogni rapporto umano intenso... tutto ciò, dice alla lunga chi sei veramente e dove vuoi arrivare o almeno cosa sei, in rapporto alle scelte che hai fatto... per me è tutto... altro che lavoro ben pagato o carriera in questa nazione di mentecatti... tutto questo lavorìo accomunava solo Niki e me... da qui quando la registrazione del nostro primo disco naufragò penosamente in imbarazzanti velleità e si concluse con un disco nel cassetto... passammo un periodo di latenza fatto di analisi e contro analisi strazianti ma cominciammo con umiltà a capire cosa andava fatto e soprattutto cosa fosse realmente una band e fare musica con un'impostazione di partenza umile e coerente se vuoi col nostro vissuto... molto più di una posa o di una simulazione, per noi è quasi una sorta di religione pagana o come dice un mio caro amico è come far parte di una gang.
Proseguimmo in due scrivendo canzoni su canzoni e provando bassisti su bassisti... senza mai trovare la scintilla, la voglia di o la certezza di sapere che quella persona s'era palesata... dopo qualche anno... nel 1999 la decisione definitiva di rimanere in due... che è una bella differenza perché quando eravamo in due in cerca di una bassista, eravamo in due ma pensavamo per tre, poi prove su prove c'hanno portato a capire che due era il numero perfetto e non tre! Cosa che in fin dei conti a quel punto non cambiò per nulla i nostri equilibri.
In tutto questo non abbiamo mai avuto un vero e proprio duo di riferimento se non forse i Red Krayola in una delle sue innumerevoli incarnazioni... una band che abbiamo sempre avuto nel cuore, aperta a ogni tipo di sperimentazione... Soldier Talk rimane uno dei nostri dischi preferiti... il basso è praticamente inesistente o un fantasma dietro la chitarra... il cuore della faccenda è la chitarra e la batteria... è nell'impossibilità o nell'esser monchi che uno scopre nuovi spunti per dire di più... quindi ben venga ascoltare le orchestre di mille elementi tradotte in duo.

N: No, nessun duo per la verità, i White Stripes non mi sono mai piaciuti, ci tengo a sottolineare che siamo un duo, sì per scelta, ma anche per necessità, la maggior parte delle band che ascolto sono formate da tre o più musicisti. I riferimenti sono vari, sono cresciuto con due zii più grandi che mi hanno aperto al mondo della musica, anni ’60 e ’70 soprattutto. Poi alle scuole medie sono caduto (come la maggior parte dei ragazzini credo) nel grunge e affini (purtroppo!!!). Non è durata tanto questa relazione, appena sviluppato un po' di conoscenza musicale ho cominciato ad ascoltare altro, incappando a volte in gruppi che tutt’ora ascolto, altre volte in band di merda, ma penso sia un processo naturale di ricerca e crescita musicale.

2. In questi vent'anni di militanza nei Ludmilla Spleen avete mai pensato di ingrandire il combo? Siete un duo convinto anche per il futuro? Quali sono i punti di forza che riconoscete in una two-piece?
F: Nel passare a duo abbiamo incontrato non poche difficoltà espressive... chi ti dice che in due è meglio o chi lo pensa è un illuso o un sognatore... io personalmente stimo molto i sognatori... Niki dei due è quello che crede di più a questo aspetto... io col tempo ho un po' cambiato idea... ma per ora fin quando non mi sveglierò continuerò a sognare.
Punti di forza non saprei... i guadagni si dividono per due, comunque noi reinvestiamo tutto nella realizzazione di dischi e per suonare dal vivo... poi il costo del disco si divide per due ed è una bella mazzata... sul palco non si può mai abbassare la guardia perché in due non puoi "riposarti" o "ritagliarti un momento" durante una performance, non puoi "appoggiarti" sul basso o sulla batteria, devi essere onnipresente e non è facile... quando mi capita di suonare con altra gente in formazioni più numerose mi rilasso molto e ho modo di trovare dialoghi con i singoli elementi della band o con lo strumento stesso... noi poi lavoriamo il suono come due solisti che divengono una sola cosa, quindi la concentrazione richiesta è molta da parte di tutti e due, questa è un po' la nostra forza e la nostra croce. Lo stesso essere doppi si ripropone quando provi, idem quando decidi un arrangiamento o quando litighi... non sono rose e fiori... io vedo la faccia di Niki e lui la mia... a pensarci bene far parte di un duo è da fuori di testa! hahaha!
Fonicamente la chitarra deve assumersi, secondo me, le basse frequenze o tantomeno reinventare un linguaggio armonico portante che assuma o dimentichi, per quello che mi riguarda, la chitarra universalmente ripetuta e tumulata dal rock, o che so altri mille strumenti senza svilire sia la fisicità che la delicatezza dell'uso delle corde. A me interessa ridarlo o super amplificato nella sua leggerezza o frastornante cercando di evitare eccessive edulcorazioni attraverso l'annessione di troppi effetti che tendono a mummificare e tradire le sei corde. Da questo punto di vista la prospettiva è molto intrigante ma poi nei fatti è molto difficile da gestire... noi abbiamo preferito creare, almeno in questa nostra fase che consideriamo conclusa, dei patchwork non troppo slegati tra loro, uniti in una sorta di canzone kitch impazzita o incontrollabile, quasi una satira di varie tipologie di song o di registri... il tutto si materializza nell'ascolto in numerosissime micro song ipercompresse tra loro legate in un unica canzone, di ciò abbiamo fatto la nostra cifra estetica...
Poi c'è il problema della batteria, delle percussioni che nel nostro caso talvolta è talmente frammentata da ricordare la voce magari più impostata e talvolta uno strumento a corda oltre ovviamente che la batteria intesa in senso tradizionale... anche qui il rock ci sembra piuttosto lacero come prospettiva e amiamo molto più il post canterbury, il jazz, l'improvvisazione e l'elettronica. Infine c'è la voce che per noi è soprattutto parola e scazzo del dire, quindi non comunicazione facilmente fruibile o omogeneizzata almeno esteticamente, la voce non è mai impostata anzi collide atrocemente col cantato italiano ben impostato e pieno di fiato per deflagrare in continui movimenti in quarti di tono dove nessuna frammentazione mai si ripete... le nostre parti vocali starebbero benissimo da sole anche scevre di musica ad accompagnarle... risulta sgraziata e urticante, e non è propriamente un bel sentire, anche qui siamo in piena satira di mille e mille voci o forse pensieri... chi lo vuole sentire lo sente chi no vada a bere al bancone... Sicuramente non è uno spettacolo che ti colpisce per schiettezza il nostro, o meglio è una schiettezza poliversa, contraria all'idea di schiettezza... ma quando ci capisci, capisci che più schietti di così si muore. E' un pò come l'edera, solitamente si appoggia o sfrutta tutto per salire o andare chissà dove, se non trova nulla ecco fatto un prato d'edera, lei continua ad andare fregandosene di dove appoggiarsi.
I Ludmilla Spleen si evolveranno come sempre hanno fatto e sempre faranno... per ora non pensiamo di ingrandirci come formazione forse resteremo sempre così... ci piace pensare che altrimenti non saremo i Ludmilla... ma molto probabilmente cambieremo i ns strumenti, ne aggiungeremo degli altri o forse no chissà... dipende da come ci girerà di qui a breve... ora siamo concentrati sul nuovo disco che sarà enormemente lungo e oscuro, una cosa nuovissima per noi... poi si vedrà... non escludo che aggiungeremo nuovi elementi tra chitarra e batteria... o che giocheremo di sottrazione non so...

N: Sì ci abbiamo pensato. Il duo, al contrario di quel che si pensa in genere, è pesante e spesso difficile da gestire. Nelle discussioni, non avendo un terzo e un quarto che fa da arbitro, si rischia di perdere tempo o trovare soluzioni intermedie che non funzionano o, in casi estremi, "vent’anni di galera". Noi col tempo abbiamo imparato a gestirci meglio e farci da parte, all’occorrenza, in funzione della song.

3. Oltre agli A.N.O., ZOLLE, GREAT SAUNITES, GERMANOTTA YOUTH, tutti compari di etichetta, mi nominate qualche altro power duo chitarra-batteria con cui avete suonato? Anche del passato eventualmente, di quelli non più esistenti...
F: Petula Clarck, Come Avvoltoi, Mood, Fulkanelli, God Damn, Hyperwulff, Ollie Arson, Autunno, Cora che da poco si sono reinventati come duo. Mi vengono in mente questi!

4. Parlateci delle vostre origini musicali, dei gruppi che ascoltavate all'inizio della vostra carriera e quelli che ascoltate adesso. Come è nato e si è sviluppato il vostro sound particolare?
F: Siamo cresciuti in pieno grunge... forse uno degli apici della bruttezza e dello svilimento d'una intera generazione... per quello che mi riguarda, rispetto ad altri periodi rappresenta il nulla più totale a livello creativo... tutto ciò che è avvenuto prima è molto più interessante. Il grunge mi fa schifo, ok c'ha messo una chitarra elettrica in mano come accadde trent'anni prima col punk, ma dietro quella chitarra c'era un farlocco paese dei balocchi, solo a pensarci mi deprimo... pensare a gruppi come i Pearl Jam, i Nirvana, i Soundgarden ma anche gli Smashing Pumpkins... ma anche quello che succedeva in Italia in quel periodo, il fatto di essere cresciuto al di sotto di questi idoli commerciali ed erigerli a un credo... magari in buona fede senza sapere quanta paccottiglia si celasse dietro... solo perché di moda... il fatto di averli creduti autentici... mi fa veramente girare il cazzo... mi sento un idiota... forse come è giusto che sia... ci siamo passati tutti in quella generazione... chi più chi meno... magari con i Deftones, magari coi Korn o con certo metal del cazzo. Tutto ciò c'ha fatto smarrire tutto il percorso... da dove viene la voglia di esprimersi soprattutto... era tutto un trend, orde di ragazzini entravano tirando il papà per la giacca per comperare una chitarra come quella del loro idolo di plastica... consunti noi e consunto il povero Cobain... tutta merce, consumismo... non dico ad esempio che i Nirvana non abbiano avuto un'autenticità... magari nel primo disco più che dopo, ma comunque a livello creativo il grunge mi lascia piuttosto perplesso e indifferente... in fin dei conti è stato sempre così i ragazzini o le generazioni si acquistavano in blocchi e si è sempre loro detto cosa ascoltare.
Nascere esteticamente in un periodo come quello in cui siamo nati noi è infame... prendersi carico di un codice comunicativo come quella musica, decodificarlo e poi capire che sei lontano anni luce da una lettura se non altro affidabile, dover fare i conti con alfabeti altri, con altre musiche magari più genuine appartenute a periodi precedenti, dissezionarli e poi ribaltarli non è facile... è uno sforzo mostruoso e non è certo sesso droga e rock and roll... quasi un lavoro da ricercatore o forse è solo una perversione... anzi, forse è solo questo. Quando trovi ciò in un musicista o una persona che ha dei gusti musicali decenti, varrebbe una stima incondizionata... ma la passione non è un hobby dopolavoristico ma anzi è lei che ti lavora giorno dopo giorno, una missione e soprattutto una chiamata dal basso... svegliarsi talvolta è accessorio o forse un dono... prima della musica va capita la sua storia... per sbarazzarsi della storia bisogna capire come si sono susseguite le successioni... già perché di successioni si tratta... successioni sia soniche che tecnologiche che estetiche... capire quali band hanno alzato l'asticella e quali invece l'hanno abbassata facendo dei gran danni nelle generazioni di giovani musicisti o chi peggio ancora non se ne è minimamente fregato di quell'asticella... chi si aggira sulla pedana in pantaloncini senza neanche sapere perché è lì... capire ciò è significativo prima di parlare o straparlare di musica... altrimenti va a finire come colle superstizioni e tutto ciò non è che ci innalza molto... anzi... visto dove siamo sia in politica che in musica... direi che ha vinto Jimmy Page e Padre Pio... detesto entrambi.
Da piccoli s'ascoltava il mainstream, e tutto era mainstream per uno come me... non è che io ce l'abbia a priori col mainstream, saranno gli studi che ho fatto ma io vedo politica e sociologia ovunque... tutto non è esente dalla politica, anche l'acquisto di un disco... quindi ascoltare il mainstream sarebbe come dire io bevo coca cola, pur sapendo che rappresenta una multinazionale e che tu stai finanziandola in tutta la sua rete capillare di "devianza" sociale e politica, pur ingannandoti che è dissetante, tira su, è un drink buono, gradevole, fresco, con uno spicchio di limone acquista qualcosa in più, può persino servire per sturare un lavandino! Invece no rappresenta un mondo e un modo di fare in cui non credo, in cui si consuma per distruzione e distrazione, si produce per alimentare ingiustizie e non certo io, beato ciuccio, devo ripetere questo discorso logoro... questo è il mondo delle grandi corporation, il mondo delle grandi corporation anche musicali se vuoi... magari la musica non t'appare come un ogm o una sostenitrice di guerra e di disboscamento ma alla fine se stringi, di un altro tipo di disboscamento si tratta e di altro tipo di organismi geneticamente modificati si tratta... un disco che so dei Queen of the Stone Age o di etichette major non mi rappresentano, non rappresentano il mio mondo e quindi non li ascolto neanche... magari sono anche belli... per me è politica, non posso ascoltarli, non ce la faccio... sono per la controcultura, per tutto ciò che non è massificato... e quindi in questo sono oltranzista forse... poi comunque è così semplice subirlo il mainstream... basta andare al supermercato, invece ciò che è controculturale ha tutta una storia radicale e radicata per cui uno deve andarselo a cercare, si creano delle sinergie che sono incontrollabili per gli ingegneri sociali... li spaventano... non sanno dove vanno a finire i tuoi soldi... non mi illudo che ascoltando un certo disco mainstream sia solo una questione di canzoni... io ci soffro e mi sento in colpa, sarò tutto sbagliato, ma la mia sensibilità mi fa sentire così e per me ripeto non è un trend ... preferisco pagare un artigiano piuttosto che pagare un prodotto in serie uguale da qui a Tokyo.
Difficile fare dei nomi ho cercato di straparlare per darti magari una suggestione concettuale dove trovare le coordinate estetiche che c'attraggono... in parole povere ci interessa e piace l'attitudine dei gruppi post punk, kraut-rock e post canterburiani perché sapevano essere liberi... avevano valorizzato un'attitudine riempiendola e dandogli significato... cosa che il punk non aveva fatto se non nell'innescare la miccia, spostare la sorgente dal basso... certo la rivoluzione è stata epocale, ma non aveva ancora messo a fuoco parecchie intuizioni... ecco dopo l'esplosione è arrivato il post punk che ha deflagrato in mille estetiche diverse e affascinanti unendo i campi più impensati e compiendo la rivoluzione... breve ma immensa che durò sì e no 5 anni per stare larghi... il tutto unito a un'urgenza comunicativa incredibile dove sia la freschezza che la paranoia erano vivide raccontate da quei gruppi. Non dimenticando che in quel periodo si è sviluppato il vero lato doityourself del realizzare musica, sotto tutti gli aspetti possibili, dal suonarla al registrarla al confezionarla. Al confronto oggi questo aspetto sembra molto spesso musicoterapia per sub umani, o un lusso o una moda da indossare come una maglietta, molta gente si sbatte veramente ma c'è anche tantissimo rampantismo. Ecco da qui puoi estrarre le coordinate delle band che ci rappresentano! Europa, Stati Uniti d'America dal '75 all'82!

N: Da bambino i miei, compresi i miei zii, mi facevano ascoltare indirettamente svariati generi. Battisti, Queen, Pink Floyd, vagonate di Doors, qualcosa dei Beatles, Beach Boys, Smiths, Marley, Battiato e i primissimi Litfiba (ahimè!!!), Rem e altri. Alle scuole medie il grunge (ho già accennato a questa triste storia, vero?!), poi altre cose tipo Six dei Mansun, che ancora oggi ascolto… fino ai Pere Ubu, che hanno scombinato tutte le carte del mazzo… da lì è cominciata una ricerca a gruppi affini, soprattutto dell’era post-punk e pre-punk, hardcore e post-hardcore, dub, noise… insomma, per come la vedo io, un po’ di serie A, senza il bisogno di fare nomi. Non disdegno la classica o Marvin Gaye, Matt Monro, o tonando ai giorni nostri, Vessel.

5. Anche se provenite da Fabriano, avete bazzicato molto in quel di Jesi, dove negli anni si è sviluppata una bella scena underground musicale. Ce ne volete disegnare i tratti? Com'è la "famiglia" Bloody Sound Fucktory?
F: Che dire... siamo nati in provincia, io precisamente a Fabriano, la città della carta e di uno degli indotti di elettrodomestici più grandi d'Europa, un paesotto dove tutti si conoscono e dove tutti si sono visti implodere nella crisi spaventosa degli ultimi anni. Ora è il vuoto più totale... licenziati, cassa integrati, fallimenti, suicidi e gente in esubero sono la maggior parte dei cittadini... i nuovi giovani non stanno voltando le spalle alla loro città come feci io... ma c'è una bella differenza... culturalmente ero veramente assetato e Fabriano all'epoca non offriva nulla che m'appassionasse né tanto meno che m'appagasse. Fosse stato per i miei sarei invecchiato con una bella macchina una casa su cui riversare i miei scampoli d'umanità e un posto fisso e grigio come una malattia dal lungo decorso. Ho deciso di giocarmela... la vita, come feci io lo stesso fece Niki.
I Ludmilla nacquero nel 1996 per necessità di cose da un gruppo di amici d'infanzia, nel 1997 mi feci regalare un bel registratore a 4 piste e tanti saluti a tutti... cominciai a essere sempre più asociale... la musica non m'ha mai tradito neanche e soprattutto quando non avevo nulla da dirle... che dono! M'ha sempre svegliato... aspettato... io ho sempre fatto lo scemo come dietro a una ragazza... non capendola a pieno... non capendo quanto fosse bella e seria... è un innamoramento come di quelli che ti fanno sentire le farfalle nello stomaco, ma che dura da vent'anni.
Quando ho alzato la testa a Fabriano non c'era nessuno attorno a me, i ragazzi erano troppo dietro a incensare le megastronzate mainstream e il classico rock del cazzo... a Jesi c'era un atmosfera diversa... ricordo che da ragazzini... avevamo appena sedici, diciassette anni, facemmo un concerto in un cortile per la festa di compleanno del nostro bassista... eravamo noi Ludmilla, i Junkie Shine che poi divennero Raptus, poi Lleroy e i Crap Snots che divennero Gerda... tutte queste band sono attualmente esistenti... sono grandi amici, fratelli... ecco a Jesi c'era questo spirito di voler suonare con fierezza e allo stesso tempo in modo serio ma spensierato con un attitudine sana... senza menarsela troppo... queste bands sono ancora presenti a ricordarlo a tutti, come una volta... la cosa ha preso piede e si è diffusa in modo virale e benigno facendo crescere la scena... sostenendola e ingrandendola come un vero e proprio organismo... dopo i concerti sono arrivate un fottio di band, dj set, locali e centri sociali e poi alcune etichette da fuori e poi dal di dentro... ma forse è meglio che di queste cose ne parli uno di Jesi... a noi piace quella scena... ci si conosce tutti da una vita... ma per forza di cose siamo dei caproni di montagna, siamo da un po' solitari.
Con Bloody ci sono stati parecchi concerti... poi quando abbiamo finito di registrare Eeeh?!? glielo abbiamo spedito e a loro è piaciuto subito... ci siamo trovati definitivamente... per noi è stato molto importante... loro volevano noi e noi loro... il tutto è molto bello... Bloody Sound Fucktory è un etichetta fatta soprattutto di persone sane e con buoni propositi che si sbattono per realizzare eventi che funzionano, festival, djset, realizzare dischi su dischi e aiutare bands, nel suo rooster ci sono molte band coi controcazzi. Farne parte ci inorgoglisce molto.

N: A dire la verità proveniamo da un paesino di montagna vicino Fabriano, non distante da Jesi, ci tengo sempre a chiarirlo, non mi sono mai sentito uno di Fabriano (e posso affermare che neanche Filippo si è mai sentito parte della città).
Queste due piccole città potrebbero essere simili e in effetti lo sono, in alcuni tratti, ma una (Fabriano) è il posto giusto per morire, medioevale nei modi e nell’attitudine, dove l’estremismo musicale massimo viene riconosciuto nei Radiohead e nei Pearl Jam… e ho detto tutto!!! Qualcosa si sta smuovendo, grazie ad alcuni ragazzi, ad esempio Icore e Corto Maltese o altri amici, ma è ancora troppo poco, sono soli a predicare nel deserto degli aperitivi, delle cenette aziendali, dell’eroina...
L’altra (Jesi), è agli antipodi, musicalmente parlando e non solo. Negli anni si è creta una scena anche piuttosto importante a livello nazionale, o meglio, l’hanno creata: ragazzi che si sbattono e non stanno lì a lamentarsi del fatto che son nati nel posto sbagliato, fanno quello che in ogni provincia andrebbe fatto, creare una cultura non solo musicale. Oltre alle band, che sono di livello, ci sono altre entità a supportare la scena jesina: il TNT, che ha portato gruppi importanti con continuità, oltre a tutto il lavoro e le normali attività di un centro sociale, il C.S.L. Fabbri, BloodySoundFucktory, che non ha bisogno di presentazioni…
Forse è anche questione di geografia e la geografia è importante per capire alcuni modi di fare e di essere. Fabriano è circondata dalle montagne, pochi sbocchi stradali, mentalità ristretta, una delle tante Twin Peaks italiane, mentre Jesi è in collina, ci si muove meglio a livello stradale e questo crea più contatti e forse un’apertura mentale maggiore rispetto ad altre situazioni, tipo quella fabrianese.
Con Bloody ci sentiamo a casa… sono dei ragazzi splendidi e che si danno molto da fare, pur avendo ognuno il proprio lavoro. Semplicemente… ci volevano con loro e viceversa.

6. Fabio Magistrali, noto produttore dell'underground, è un nome che compare spesso, anche tra i duo: descriveteci al meglio la persona e il personaggio, visto che lo conoscete bene, infatti oltre ad avervi seguiti nella registrazione dei vostri Ep "Bassuck" e "Eeeh?!?", aveva già lavorato con Filippo su tre dischi dei suoi progetti solisti fin dal 2007, ed entrambi avete suonato con lui negli Ommemmerda (a proposito, è una band ancora attiva?).
F: Guarda Fabio è una persona del grado 6 della scala Richter! E dico tutto... io ho iniziato a lavorarci alle mie cose... avevo un sacco di materiale cui volevo dare un'impronta decisa di missaggio e post produzione e lui m'ha aiutato subito... all'inizio ero spiazzato non poco, sia a livello umano che dall'enorme esperienza e perizia tecnica che aveva, poi lavoro dopo lavoro e ore di telefonate dopo siamo divenuti amici e ci siamo pure messi a suonare insieme... a Fabio devo moltissimo... m'ha insegnato a capire che dietro ogni disco c'è una storia sia personale che sociale... fatta di uomini e dalle loro vite... m'ha insegnato a contenere la parola ego in un disco, in tutta la sua lavorazione, a comprenderla e se necessario neutralizzarla, il che è di importanza cruciale... a capire cosa fosse antagonista e cosa no... m'ha insegnato ad assecondare il mio non essere allineato... e in fine mi ha aiutato a non farmi sentire solo e a portare avanti le cose che facevo col massimo della libertà.
Fare dischi con lui è una grandissima esperienza sotto molti punti di vista... almeno per noi è stato così... è aperto a tutto quello che può accadere... Fabio ci ha fatto approcciare al disco come a qualcosa di non statico. Molti vanno a registrare avendo fatto prove su prove e sapendo o illudendosi di sapere come vogliono realizzare ogni aspetto del proprio materiale, il che è giustissimo ma la componente umana è piuttosto imprecisa, bizzosa, instabile e molto spesso c'è tanto caso fortuito e quello è difficile da gestire. Ad esempio può capitare che se un ampli ti abbandona puoi trovare altre mille soluzioni e vivere la forza perturbante di quella sospensione generando ed ispirando visioni che mai avresti contemplato e che danno nuova vita alle tue creazioni... una volta che sai gestire questo aspetto è come imparare a nuotare... mi è capitato di passare più tempo sul tetto di casa sua e portare a casa 4 take che rimanere con un altro fonico una giornata intera a correggere un fraseggio di 30 secondi... quella non è musica... non c'è vita in quell'aspetto è solo un'immane rottura di coglioni! Il lato umano che si sprigiona lavorando con Fabio è cruciale, senza quello i dischi non prenderebbero letteralmente vita.
Per quanto riguarda gli Ommemerda, dopo un concerto dei Ludmilla in provincia di Lecce... durante le registrazioni di Eeeh?!? eravamo per forza di cose assieme per via delle registrazioni, avevamo un day-off con un concerto e lui è venuto a vederci dal vivo per la prima volta. Rimase molto colpito da come ci muovevamo... in realtà degli idioti totali... lui la sera ci dice che vorrebbe fare da tanto un gruppo punk vecchio stile visto che andare in giro da solo era una forma che non voleva più battere per dire determinate cose... noi ci siamo proposti subito e lui ci ha detto sì senza pensarci... poi abbiamo trovato in Alessio, bassista dei Gerda, il quarto Ommemmerda.
Gli Ommemmerda sono una band punk amatoriale attraverso il quale Fabio ha impresso le sue canzoni, per nulla banali, molto fresche e vive sia musicalmente che per quello che riguarda i testi, è un progetto che, al di là di tutto, trovo molto umano e intimo, una sorta di testamento di un uomo e delle sue riflessioni su questo mondo che sembra andarsene a fanculo sempre più ogni giorno che passa, il tutto condito con l'onnipotenza di un bambino.

N: Fabio per noi non è solo il fonico e il produttore dei nostri dischi, ma soprattutto un amico, nonché il terzo elemento del gruppo in fase di registrazione e di mixaggio. Lavorare con lui ci ha fatto crescere sotto molti punti di vista, tipo come risolvere alcune situazioni intricate con facilità, velocità e cambio di direttive del pezzo, ma non voglio entrare troppo nel dettaglio tecnico, sarebbe noioso! È molto più interessante far capire come Fabio lavori sulle persone, approfondendo al massimo la conoscenza di queste. Certo, questo crea un legame vero e diretto che a volte sfocia in tensioni e in litigi, ma tutto serve per “smuovere energie” come dice il Magister appunto. Noi Ludmilla cercavamo proprio questo tipo di situazione, sicuramente non un produttore accondiscendente e muto che magari se ne sbatte del tuo disco, di chi sei e aspetta solo di passare all’incasso.
Ommemmerda è stata un’esperienza bellissima, irripetibile in tutti i sensi, dato che è nata come "snuff band" non credo che per ora risorgerà, poi chissà…

7. Nonostante la ventennale presenza sulla scena musicale, avete registrato poco materiale e pubblicato nessun video ufficiale. Qual'è la vostra strategia per promuovere al meglio i Ludmilla Spleen?
N: Non abbiamo nessuna strategia in particolare; suoni in giro, conosci, allacci contatti con persone affini e stimolanti, o comunque con umani che ti fanno sentire bene, in generale… non mi pare invece il caso di legare con gente con cui non hai un cazzo da spartire e che hanno un’attitudine musicale in cui non ti riconosci, con i quali continui ad avere rapporti e leccare il culo solo per il fatto che ha quell’etichetta o quel locale. In sunto, essere intrallazzatori e pubblicitari, due categorie di cui l’universo può fare decisamente a meno per quel che mi riguarda.
Il materiale pubblicato è poco, è vero rispetto a quello registrato. Abbiamo tre dischi autoprodotti alle spalle prima di Bassucks, non ci siamo mai sbattuti a dovere per promuoverli per diversi motivi. Uno era passato, lo sentivamo troppo adolescenziale, un altro non eravamo soddisfatti dei suoni e l’altro ancora non ricordo neanche io il perché… avevano però un denominatore comune: per diversi motivi la resa del live si discostava troppo dal disco (che era pensato per più elementi), secondo noi non rendevano come avrebbero dovuto, ora ce ne sbatteremmo i cosiddetti, ma al tempo…

F: Guarda il materiale registrato dai Ludmilla in realtà è variegato e pure parecchio, ma molto di ciò resta per il momento in qualche cassetto... non abbiamo pubblicato molto perché quando abbiamo iniziato c'erano realtà solo amatoriali e nient'altro... nella maggioranza dei casi o ti facevi un bollino/etichetta fasullo da solo o andavi a pagare dei bei soldoni a qualche simpaticone che aveva un marchio e che immancabilmente ti prometteva mari e monti ma che poi si realizzava in un nulla di fatto, un po' come accade con gli scrittori emergenti... ma questo è un altro discorso... questa è stata l'esperienza di alcuni nostri amici, a noi andava bene così, abbiamo sempre continuato a suonare, scrivere e registrare il nostro materiale o da soli o in studi a portata di mano o arrangiati... non pensavamo di andare a finire su Mtv o altro come facevano molti che poi nel giro di poco hanno completamente abbandonato la musica suonata, noi abbiamo sempre fatto musica per davvero... vedere il vicino che comprava i bollini siae o che spendeva migliaia di lire per farsi un cd che poi serviva a riempire la sua cantina e basta c'è sembrato subito una cosa patetica... io ho sempre preferito avere il posto per le bottiglie di vino in cantina piuttosto che averla piena di dischi inutili!
Non abbiamo strategie di comunicazione se non prenderci gioco di certe forme di comunicazione in cui non ci riconosciamo... secondo me stiamo attraversando una fase di fortissima sinestesia dei sensi e c'è una grandissima confusione e una sovrapproduzione impressionante il che vanifica un po' tutto... mentre prima solo pochi riuscivano a suonare o a fare dischi ora il tutto si è semplificato, come in una sorta di workshop aperto a tutto dove tutti hanno imparato a fare dischi, scrivere canzoni, farsi copertine, cacciare soldi e tutto il resto... se il mainstream è il baraccone alcune realtà, sempre che di realtà effettive si possa parlare, che si vedono nell'underground beh fanno dell'underground una baracchetta, una operazione nostalgia o un revival di altre epoche... questa è la mia personalissima visione... il che non vuol dire che siamo contro i diari pubblici, o i mi piace o i video ma noi vorremmo attraverso questi dire o fare cose diverse da quelle che fanno tutti... il che vale soprattutto per i video... vorremmo vedere ciò che si vede difficilmente e non invece scegliere tra varie alternative nel catalogo Ikea dei video, in altre parole non abbiamo ancora trovato gente sotto questo aspetto che abbia idee che c'abbiano coinvolto fino in fondo... chi vuole massacrarsi a colpi di Ludmilla se li vada a cercare, per il resto ci sono i concerti...

8. Titolo dell'ultimo Ep e cover tutti da spiegare, che ne dite, provvediamo? Inoltre, come mai la decisione di condividerlo da subito in freedownload?
F: Ma guarda Eeh?!? vuol dire quello che vuol dire... è una sospensione... è un fermare il tempo prima di capire ciò che è accaduto... è quel lasso di tempo... è quello che abbiamo cercato di fare con questo disco... che sarebbe come dire "chi c'è c'è, chi non c'è non c'è" o sali a bordo o non salirai mai... chiediamo molto a chi ci ascolta... quasi che sia attaccato col culo sulla sedia pur volendolo muovere... nel momento che decidi di muoverlo noi abbiamo cambiato beat e registro... una schizofrenia, un impazzire seduto sorseggiando il te in silenzio... ecco forse cosa vorrebbe significare il titolo...
L'immagine invece raffigura un momento del kanamaramatsuri, una festa che si celebra in Giappone in onore della fertilità. Per noi è un concetto molto vivido... quasi di onnipotenza riproduttiva e orgasmica... anche qui c'è una certa sospensione... al contrario il fallo gigante è una satira di ciò che ancora idolatrano alcuni musicisti e che poi si ritrova in molta musica in generale, ovvero una minchia gigante... sotto certi aspetti è una critica al machismo che tutti s'aspettano dai testi, dalle songs, dai riffs etc... spesso ci fa sentire soli... ecco il kanamaramatsuri che diviene immagine triste e di pura solitudine... gli altri festeggiano una beata minchia e tu vorresti dirglielo attraverso un'interiezione che dice e non dice... forse è questo che significa foto e titolo o forse no e sono solo associazioni, chi lo sa?!
Freedownload subito! Ormai l'unico modo di fruire la musica è purtroppo scaricarla e ficcarsela sul portatile, sul cel o in una chiavetta e mettersela in macchina... questa cosa per me non può avere un prezzo vista la bassa qualità del suono... è come bere un buon vino o sentirne solo l'odore o peggio ancora, sentirtelo raccontare. Il download, a mio avviso, deve essere gratuito perché si discosta molto dalla volontà dei musicisti e dalla fisicità del disco... avere e ascoltare un disco è un esperienza fisica innanzi tutto, e tutte le varie menate che non starò certo qui a ripetere per la centomillesima volta... comunque per esperienza so che se una band ti piace, sia che tu abbia scaricato il suo ultimo disco o visto un concerto che t'ha preso, gli comprerai il disco, per me è così e in realtà anche il nostro merchandise va in questa direzione.

9. Da sempre componete testi in italiano, anche se, per via del genere proposto e dello stile del cantato, non sempre si comprendono le parole... da dove questa scelta?
N: Per i testi credo che Filippo possa rispondere in maniera più esauriente di me, dato che li scrive lui. Posso solo dire che ci teniamo molto e credo che leggendoli o ascoltandoli si possa capire. Non sono sicuramente parole messe a caso per fare pendant con la musicalità del pezzo (che per carità, è un aspetto importantissimo per la funzionalità della song), ma possiedono anche una loro fisionomia, un loro scheletro, che sta in piedi benissimo anche nella sola forma scritta.
L’italiano è una lingua difficilissima da innestare in un genere come il nostro, naturalmente ci siamo confrontati su questo punto: la mancanza di slang, di parole tronche, la cattiva abitudine dei cantanti italioti di forzare le parole all’interno di una frase musicale ecc… Filippo al contrario, ha fatto un grandissimo lavoro, molto naturale per il suo stile, di smembramento delle parole e delle frasi, nello slangare la lingua italiana a proprio piacimento, creando un’ellisse e allo stesso tempo una collisione tra la musica e il testo, forzando, non per costrizione o mancanza d’idee, ma ad libitum.
Concludo con una domanda priva di qualsiasi polemica, ma dalla risposta non facile: perché i cantanti anglofoni, in particolar modo gli americani, possono slengare e mangiarsi le parole ed essere considerati geniali, mentre gli italiani no?

F: Per me è una scelta facile perché sono italiano e mi sento italiano, penso in italiano, e volente o nolente sogno in italiano... in inglese vuoi per via delle parole tronche e della sterminata discografia a cui ogni musicista attinge... vuoi o non vuoi lo si subisce... sino al punto da riprodurlo fedelmente o meno... comunque al di là del fatto che c'è qualche italiano che canta in inglese in modo veramente imbarazzante, lo trovo per l'estetica dei nostri testi limitante e inappropriato...
Dal punto di vista del rock e del punk, ovvero della musica non allineata, non certo a
Al bano e Romina, c'è un mondo ancora da visitare in Italia... per quello che mi riguarda pochissimi hanno sviscerato le possibilità che la lingua italiana offre e può offrire... c'è molto pressappochismo, una dote tutta nostrana... siamo per certi versi ancora all'inizio, peccato che ora è tutto un messaggio iper testuale e che il novecento letterario è estinto da parecchio. Trovo molto triste il lassismo con cui si trattino i testi rispetto magari all'arrangiamento o alle sovrascritture pugnettare... ci sono dei versi agghiaccianti in cui capita di imbattersi qua e là... il tutto calato su una musica super suonata e super arrangiata e super missata e curata... e poi a farla breve l'italiano che canta in inglese lo si sgama sempre... anche se ha un'etichetta straniera o ha fatto mille lavori all'estero... ogni cantante di origine italiana che canta in inglese magari se è bravo te la dà a bere per 8 parole su 10 ma magari su due parole lo senti pesantemente che non è anglofono. Amo l'Inghilterra o gli USA ma non certo un'altra colonizzazione culturale. La globalizzazione non altera il tessuto di cui sono costituiti i miei sogni e il mio linguaggio interiore... che ne so cosa e soprattutto come pensa nei momenti morti un americano o un cileno... già se vai a duecento km da dove sei cambia tutto... mi riconosco in un'Italia fatta di parole che hanno un senso, il resto è tutta una presa in giro, un equivoco enorme! Ognuno c'abbocca perché dio non fa più tanti proseliti tra i giovani, non è cool, o forse è che magari si è mascherato meglio stavolta... tutte superstizioni... la verità quei pochi che la sanno se la tengono stretta... che poi in realtà è molto semplice.
Poi c'è un altro aspetto che a me personalmente interessa enormemente... è la lingua italiana come mezzo d'espressione... si ascoltano quintali di musica ma si leggono sì e no due poeti... ovviamente italiani intendo... e nella poesia c'è già la musica incorporata...e qui invece si è abituati a non sentirla... le nostre linee vocali che a molti appaiono poco ortodosse e per nulla rock, urticanti e inascoltabili... bè possiamo dire che starebbero come son dette benissimo da sole... potrebbero essere ascoltate nude come sono e in un certo senso funzionerebbero... amo poeti come Gozzano, Campana, scrittori come Dossi, Pizzuto... dove la frammentazione è una costante e le parole pesano come macigni, hanno un senso... e fa essa stessa verso, contrappunto e pausa, in altre parole è già essa stessa musica e quindi immagini... nel rock e nel punk invece per come lo sente la stragrande maggioranza dei fruitori, e qui metto anche i musicisti, vige una sorta di fascismo estetico che predilige il grigio ai colori più accesi o sfumati... non si riesce a sdoganare una via poetica o colta dello scrivere o cantare i testi, cosa che invece accade nel suono... vale la pena ricordare che degli etichettari da due soldi chiusero le porte persino a un mostro sacro come David Thomas ad inizio carriera non capendo niente della sua novità estetica... ora tutti sono lì a riconoscerlo come un rivoluzionario o chissà cosa... già ma trent'anni dopo... in realtà sembra che tutti vogliano una sicurezza da 4 soldi e tanto status quo... i Led Zeppelin ancora sono vivissimi e vegetissimi... completa necrofilia... In Italia o sei buffissimo e un mezzo fenomeno allora ti trattano da macchietta sofisticata oppure evviva la sicurezza... molto populismo... che ricorda tanta politicaccia che parla alla pancia!

10. So che nonostante la vostra grande passione per la musica e il progetto artistico multimediale di Filippo, non vivete di sola musica. Il lavoro part-time è ancora necessario per la sicurezza economica di base dalla quale partire con i voli artistici, ai quali date la priorità assoluta. Suonare in più band non potrebbe essere la soluzione per vivere della sola vostra passione?
F: Nella vita quotidiana io e Niki lavoriamo part time... io ho abbandonato ogni speranza o sogno di realizzarmi in questa società e ho deciso di viverne ai margini... da outsider... l'unico modo che riesco ad abitare e a vivere in questa Italia... faccio un lavoro sottopagato e part-time che mi permette di dedicarmi alla musica in modo semi massivo... magari riuscissi ad affrancarmene... ciò non toglie i miei mille progetti di evasione. Suonare in più bands? Forse! Comunque suonare già richiede un sacrificio e una costanza enormi tra prove, arrangiamenti, scrittura, trasporti, viaggi, soldi, pacche sulla schiena, sbronze e non sbronze, chilometri, cari stronzi che ti mandano affanculo e vedere negli occhi di chi ti sta vicino, dagli amici ai parenti, che non hanno minimamente in testa cosa tu stia facendo e ti parlano di Zucchero Fornaciari o Vasco Rossi per cercare di avvicinarsi al tuo mondo... sarebbe come portare del mercurio cromo a un padre pio con le stimmati sanguinanti e in piena estasi... che vuoi che ti dica è proprio un masochismo da stronzi... se penso a tutto quello a cui uno rinuncia... allora è vero amore... bè vedi avere più band sarebbe come avere le cose di cui mi lamentavo sopra moltiplicato per numero band... quindi sì perché no... hahaha... io ho la fortuna di avere una compagna e una famiglia che ogni giorno mi stima e mi supporta in tutto... il che mi fa sentire meno solo... questa è una grande fortuna.

N: Non so… per quello che mi riguarda, si rischia di diventare delle puttane musichiere (passami il termine…), si perderebbe il senso e il motivo per cui lo si sta facendo, non di meno l’attitudine giusta (questa parola… tanto inflazionata quanto importante); inizierei a pensare al guadagno con questo o con quel gruppo, alle partite iva, alle banche (poi, ci sarebbe anche un altro discorso: se l’Italia fosse una nazione decente, aiuterebbe con un sussidio gente come noi, nel nord Europa avviene e funziona… ma lasciamo stare…). In buona sostanza non mi sentirei più di appartenere ad una famiglia o a qualcosa che mi rappresenti. Essere o diventare un semplice turnista/gregario non è gratificante, per cui, forse è meglio continuare a lavorare… Non potrei mai fare una band badando al soldo e/o con persone che non stimo.
Arrivo al punto… se suono con Alessio e Fabio (Ommemmerda) e soprattutto con Filippo, è perché non solo li amo come musicisti ma anche come persone.

11. Oltre alla musica siete attratti anche dal teatro, dalla poesia e dalla letteratura più estrema e di confine: raccontateci come tutto ciò influenza ed ispira la vostra musica. Già il nome LUDMILLA SPLEEN si aggancia alla produzione letteraria di Baudelaire?
F: Ci interessano gli individui che hanno reinventato il linguaggio, così come universalmente noto, che lo hanno scardinato o almeno tentato di scardinarlo... per noi la gran parte di quello che gira è nato morto o insignificante... ci piace tutto ciò in tutte le forme di comunicazione dell'uomo e quindi sì dal teatro, al cinema, alla poesia soprattutto e dalla letteratura... queste forme talvolta sono più intriganti da rapportare alla musica che la musica stessa... è una traduzione d'intenti che non sempre riesce o se riesce, riesce in un modo completamente visionario e trasfigurato... da qui nasce e si sviluppa un'unicità stilistica.
Potrei parlare per giorni di questo... in parole povere a noi ci attrae chi ha confuso i sensi, il senso, il concetto di pubblico e di arte.
In realtà Ludmilla era un personaggio di un romanzo di Italo Calvino che si intitola "Se una notte d'inverno un viaggiatore" e Spleen quando facevo il liceo da beato ciuccio mi piaceva come suonava e il suo significato oscuro ed esistenziale... e comunque sì si trattava di Baudelaire... ero un ragazzetto di sedici anni... comunque il romanzo di Calvino che ora a ripensarci non mi dice più nulla... c'ha tutto il gioco del giocare con stili diversi cosa che poi nei Ludmilla è una costante satirica.

12. Siete partiti tredicenni e ora avete superato la trentina: come avete visto evolversi la musica underground italiana in questi due decenni? Come sono cambiati, secondo la vostra esperienza personale, il rapporto con i locali, con le etichette discografiche, con la tecnologia?
N: Ora credo che ci sia più consapevolezza nei gruppi, ma soprattutto più connessioni, grazie sì alla tecnologia, ma grazie anche ai contatti che si generano tra band ed etichetta e tra etichetta ed etichetta… prima non era così, almeno credo… le etichette, che io sappia, erano pochissime, ed era forse tutto più sporadico, non continuativo, anche nell’organizzazione dei concerti o di iniziative attinenti. Ora sembra esserci un disegno, non definito, ma c’è.

F: Se mi fai questa domanda mi fai sentire veramente molto antico... non so se sono la persona più indicata a risponderti... magari posso fare una riflessione del tutto personale e magari spararle pure grosse così tanto per rimanere fedele alla nostra linea... Secondo me da quando si è entrati nel post-post, dove quindi gli strumenti tradizionali sono stati usati per qualsiasi esigenza o inettitudine espressiva e purtroppo anche creativa le carte si sono nuovamente rimescolate come è giusto che sia... per tutto il resto, per quanto mi riguarda, il rock è letteralmente mineralogia... ossia immobilismo che pretende d'esser mosso... per trasfigurare il Dylan di like a Rolling Stone... quella pretesa è l'ostinazione umana... c'è da dire che negli ultimi tempi questa ostinazione è diventata sempre più ostinata, fasulla, un habit... il che unita in alcuni casi a una certa attitudine data da un cieco super-sbattersi, dall'internet e non so cos'altro ha creato dei mostri che stanno, per numero, minando le basi del gusto estetico di molti e soprattutto delle nuove generazioni... mi chiedo quale altro percorso tortuoso intraprenderà quest'asse allineato, questo Reich n' Roll come cantavano i Residents. Noi per conto nostro siamo già dei morti viventi, degli aborti... siamo cresciuti in un brutto periodo dove i contorni erano illusori o inesistenti... un deserto dei tartari dove s'aspettava o si credeva che ci fosse qualcosa che in realtà era il nulla.
"Il punk non è punk perché è diventato troppo codificato" diceva Lester Bangs... tutto ciò che veniva fatto in modo cialtrone e sconsiderato era punk ma ha retto qualche anno... ora per paradosso l'aplomb da sfigato magari pure intellettuale è una posa che molti assumono con nonchalanche... ora siamo stati letteralmente comperati e divisi per settori e l'autenticità non è più dietro l'angolo ma è svaporata e nascosta dallo smog... Molte delle band che incontro hanno maschere e difficilmente parlano col cuore... quei pochi, e ce ne sono, sono i veri rocker e punks e me li tengo stretti... li amo... sono come una piccola tribù nomade... ci si riconosce da certi segni come la massoneria... ma gli "anch'io" sono troppi... ora è difficilissimo distinguere un vero disco da un disco di plastica... ora è tutto così super doityourself e democratico che la cosa più punk da fare è non suonare, scomparire o forse morire... la mia definizione preferita di cos'è punk è: il punk è mandare affanculo il punk! Ecco forse fare musica oggi è mandare affanculo l'idea che si ha di fare musica oggi.

Ottimo Filippo e Niki, lieta della vostra presenza qui all'EDP. Vi lascio concludere con parole vostre mentre a voi, più che mai (anche se forse non servirebbe...) dico "Stay duo!!!!" ...e non rispondetemi "Eeeh?!?", ahaha.
Ciao Giusy grazie mille di tutto, continua così, sei preziosa! Duo it yourself!!!





DISCOGRAFIA
BASSUCKS 2011, Autoprodotto (PostPunk, Noise, ArtCore)


1.Bassuscks 2.Pinocchio 3.Sono un Fallibilista




Ascolto e freedownload

EEEH?!? 2014, Bloody Sound Fucktory/Artista Anch'io (PostPunk, Noise, ArtCore)


LATO A 1.Gelato gusto puffo 2.Camion
LATO B 3.Eeeh?!?



Ascolto e freedownload



Link ad altre recensioni:
Recensione di Bassucks su Pinpoint Music, mitica rivista e webzine di Los Angeles http://www.pinpointmusic.com/dealers-choice-minideath-ludmilla-spleen-zacht-automaat/
Recensione di "Eeeh?!?" su Ondarock



Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle