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mercoledì 30 marzo 2016

97. RECENSIONE25: Soprusi by GueRRRa



   Nell'articolo di presentazione ai GUERRRA abbiamo parlato della nascita di questo duo umbro, del significato del loro nome, della genesi di questo album anche con i diretti interessati, Marco Stentella e Giulio Marconi, tramite un'intervista a loro dedicata.
Facciamo ora una breve presentazione dell'album "Soprusi" per lasciarvi infine alla sua recensione, mirabile opera di debutto del nostro collaboratore Edp Luca Sabata, batterista del duo partenopeo Karawane.
   I Guerrra sono una band strumentale di math-core nata nel 2011 a Terni come trio e assestata definitamente a duo nel 2015. Alle soglie dell'uscita del secondo album infatti la band subisce delle defezioni che costringono i due sopravvissuti a riarrangiare i brani per il nuovo set-up che, con l'aggiunta di qualche traccia nuova, porta alla pubblicazione di "Soprusi". Si tratta di un'opera complessa, ben pensata e strutturata, un concept album dedicato ai personaggi del passato o attuali che si sono messi in gioco con i propri ideali o invenzioni, e che per questo sono stati ingiustamente perseguitati. Ogni brano è dedicato ad uno di questi soggetti, otto personaggi più una traccia già pubblicizzata in trio (da cui un video) intitolata "La Scimmia". 
   L'album si presenta molto ben curato nel suo artwork: in cartoncino reciclato dall'insolito formato 18x18, è corredato da nove tavole realizzate, come la copertina, dal disegnatore Tagliamani che ha voluto interpetare il concetto di soprusi presentando una serie di animali, per lo più in via di estinzione se non già estinti, deturpati nella loro forma, come le vite dei pensatori dell'album stesso. Anche la copertina presenta una giovane donna fortemente mutilata... Il tutto presentato in versione serigrafata da parte di Vortice 
   "Soprusi" è stato registrato live presso il Musical Academy di Terni ed è uscito ufficialmente il 26 Ottobre 2015 per le etichette Cave Canem e Kaspar House e può essere integralmente ascoltato nei profili Bandcamp e Soundcloud dei GueRRRa.
   Dal brano di apertura "Ipazia d'Alessandria", è stato realizzato un suggestivo videoclip ad opera di Cosimo Brunetti, uno splendido gioco di danza tra una ballerina e uno sfondo animato da lui stesso disegnato. Per approfondire tutti questi argomenti consigliamo la lettura dell'articolo di presentazione alla band mentre vi lasciamo alla dettagliata recensione Edp di "Soprusi" dei GueRRRa. 

“Ipazia” official video https://www.youtube.com/watch?v=q4z6ba9Dyqs
"Soprusi" ascolto integrale www.guerrra.bandcamp.com 




SOPRUSI 2015, Cave Canem/Kaspar House (math rock, jazzcore, strumentale)

1.Ipazia d'Alessandria 2.Filoteo Alberini 3.Giordano Bruno 4.Alan Turing 5.Nikola Tesla 6.La Scimmia 7.Pippa Bacca 8.Max Stirner 9.Maria Soledad Rosas.








Qui lo ascolti 



RECENSIONE
GUERRRA "Soprusi"
Album 2016, Cave Canem DIY/Kaspar House Production

I ragazzi hanno avuto la gentilezza di mandarmi sia SOPRUSI che il precedente Lampo, motivo per cui questa recensione cercherà di analizzare non solo l’ultimo disco, ma la loro opera completa, dando uno sguardo all’evoluzione che il gruppo ha avuto nel tempo.

Conobbi i GueRRRa tempo fa per caso, mentre esploravo SoundCloud. C’era questo pezzo, Maratta, che insisteva su uno strano riff, sembravano due 4/4 più un 7/4 nevrotici, che chiudevano con una sezione di power chord e un clack, colpo solitario di jam block. E via a ricominciare. Fantastico.

Così comincia Lampo, il loro primo album, prodotto quando erano ancora un trio. Musica incisiva, marciante, piena di cambi convulsi, con parti esplosive e parti pacate, che si mescolano con impeto e non danno tregua all’ascoltatore: i pezzi sono brevi attacchi, lampi da 2-3 minuti in media, che coercizzano l’attenzione dall’inizio fino alla fine. L’idea dei GueRRRa è prendere un discorso, presentarlo, estenderlo, poi scarabocchiarlo, accartocciarlo, dargli fuoco, spegnerlo, riprenderlo, soffiare via la cenere, dargli ancora fuoco e poi finire, a volte col botto, a volte quasi in silenzio, altre volte rallentando, oppure fingendo una resa, ma solo per ricolpirti un’ultima volta.

Ho ascoltato Lampo tutto d’un fiato, e mi è piaciuto moltissimo, sebbene ci siano alcuni elementi che alle mie orecchie hanno funzionato meno di altri. Il disco mi ha sorpreso molto fino a Sbrat, da lì in poi è risultato un po’ autoreferenziale. Ad esempio, c’è qualche somiglianza con Maratta nel riff di chitarra in 3R, mentre Blitzkrieg e Lampo mi sono sembrate delle sintesi conclusive un po’ prolisse. Ma molte sono le parti geniali, tra cui: l’intero pezzo di Maratta, il mio preferito del disco; l’apertura della batteria in Golpe dopo il primo minuto, così come la melodia da videogiochi retrò verso 2.30; il riff intricato nel finale di Termìte; l’ultima sezione di Sbrat, dissonante e pesante.

In sostanza, se la linea nel grafico ha raggiunto una bella vetta fino a Sbrat, si è poi stabilizzata da Gavrilo Princip fino alla fine, senza però nessun calo. Lampo è un ottimo primo disco, e trovo che sarebbe stato ancora più incisivo se avesse concentrato la sua energia in un numero minore di pezzi.

Vorrei spendere una nota in lode di Marco Stentella, fondatore del progetto. La sua chitarra, oltre alle chiare influenze delle etichette di genere, mi ha in particolar modo ricordato il suono degli American Football, ma più acido e teso, e a tratti anche i virtuosismi di Tosin Abasi. Apprezzo molto la sua capacità compositiva e le mille sfumature che è capace di dare ai pezzi.

Veniamo adesso al secondo lavoro, SOPRUSI. La prima cosa che si nota è che laddove il suono del trio era più pieno, rotondo, qui il suono del duo è più pulito, scuro, scarnificato, ma riesce comunque ad essere d’impatto. Essendo stato registrato live, le dinamiche sono più evidenti, e l’atmosfera risulta più tagliente. Sin dall’ascolto di IPAZIA D’ALESSANDRIA, il pezzo di apertura, ritorna la tensione, ma stavolta è incentrata sull’inquietudine, il turbamento, l’ostilità; i tempi si allungano leggermente, le sezioni distorte diventano più predominanti. Si percepisce il loro modus operandi tipico, ma anziché lampi troviamo piccole tele, dipinte con pennellate rapide ed energiche. FILOTEO ALBERINI richiama il nervosismo bellico del precedente disco. GIORDANO BRUNO termina con un riff potente che sfocia nel caos di un fuoco rabbioso. E poi, c’è la prima innovazione del disco: ALAN TURING. La decifrazione di un codice, le oscurità celate al suo interno, l’ansia di un uomo solo, un compito dalla difficoltà enorme, respiro affannoso. Poi, un climax, la rabbia aumenta, una sensazione monolitica, colossale, immanente, insormontabile, che infine esplode, furente. L’uomo grida, riprende fiato, grida di nuovo, stavolta più forte, ma perde la voce, e stremato cade all’indietro. La piccola tela è molto bella, ma mi dispiace che non ci abbiano inserito uno sprazzo di luce nel finale, perché Turing è poi riuscito nel suo intento, e il suo genio è stato così grande che le stesse autorità che l’hanno condannato si sono accorte dello sbaglio, senza che prima passassero dei secoli, e hanno riabilitato completamente la sua memoria. Una piccola magra consolazione, che tuttavia rende Turing unico fra i personaggi di SOPRUSI. Passando all’ascolto di NIKOLA TESLA, si notano figure tecniche in comune con Guerrra, messe in un circuito chiuso ed esaltate fino ad esplodere. LA SCIMMIA è un pezzo sopravvissuto all’evoluzione della formazione, la cui potenza rimane però immutata. La batteria fa qualche variazione rispetto all’originale, c’è qualche cambio di dinamica e degli effetti di risonanza nella chitarra che riempiono il finale e lo rendono più bello rispetto all’originale. Il pezzo è diventato più vario, ma i suoi punti di forza rimangono. PIPPA BACCA e MAX STIRNER, come Filoteo, riprendono molto i modi di fare del precedente album, con qualche parafrasi nei finali. Ad esempio, in quello di Bacca c’è un richiamo ritmico agli armonici di chiusura di Maratta; in quello di Stirner sembra esserci un veloce richiamo alla sezione centrale di Ipazia. Il disco termina con la sua seconda innovazione: MARIA SOLEDAD ROSAS. Due note minimaliste fanno da impalcatura, mentre un bell’arpeggio di chitarra arricchisce la ritmica e la batteria procede lineare per dare spazio a sample di violini e sax che si intrecciano tra loro. Un esperimento, di cui rimane in mente l’atmosfera dolce e melanconica.

Il lavoro fatto in Lampo era più organico, sia nel suono quanto nelle intenzioni. Ora le intenzioni si trasformano, i pezzi sono più eterogenei, ma il concetto rimane lo stesso: dalla guerra come entità generale alla guerra come entità personale, ma pur sempre guerra.

SOPRUSI ben estrapola i punti di forza consolidati nella precedente esperienza, senza alcuna perdita, e li inserisce all’interno di un contesto nuovo, con l’aggiunta di sonorità meno di genere e più sperimentali. Il concept funziona bene e il risultato è un disco di buona efficacia. Senza contare che il packaging e il lavoro complementare di Tagliamani confezionano un’opera pregevole a 360 gradi.

Forse è un lavoro di transizione, forse hanno solo voluto fare degli esperimenti. Ma quale che sia il fronte su cui si sposteranno in futuro, i GueRRRa hanno dimostrato che sarà sempre qualcosa di interessante.

I miei pezzi preferiti: Maratta, Termìte, IPAZIA D’ALESSANDRIA, ALAN TURING, LA SCIMMIA.

9/10
Luca Sabata



Articolo ad opera di Giusy Elle


96. In prima linea con i GUERRRA!




INTRO e RETROSPETTIVA
   E' tanto che non trattiamo duo dai suoni un po' più aggressivi qui all'Edp, quindi come non ovviare parlando di una band che si chiama niente meno che GUERRRA? Ma non un 'guerra' qualsiasi, bensì esaltato all'ennesima potenza da un rafforzo della sua consonante linguale come un ruggito di rabbia e sfida all'interno del nome stesso. Ma vediamo chi sono questi guerrieri musicali umbri...
   I GueRRRa nascono come trio nel 2011 a Terni dalla mente del chitarrista Marco Stentella, affiancato dai colleghi Lorenzo Nicolini alle pelli e Francesco Frabbolini al basso. La loro formula sonora è un jazz-math-core strumentale che sfocia nel 2012 nel concept Album "Lampo", dedicato alla Prima Guerr(r)a Mondiale. Fin dall'inizio infatti Marco desiderava fondare un progetto totalmente incentrato sulla violenza sonora espressa con nervosi riff matematici.
   Il disco, un ottimo misto tra tecnica e potenza, riscuote subito interesse e il trio si esibisce live con parecchi nomi di punta dell'underground nazionale e non, quali Fuzz Orchestra, Gronge, Squartet ma anche duo basso-batteria come i mitici Zeus!, i bolognesi Testadeporcu o gli statunitensi Sabot, trasferitisi anni fa nella Repubblica Ceca.
   Ma la vita del trio non sembra essere cosa facile: dopo il primo album il batterista abbandona la band venendo sostituito da Giulio Marconi, mentre poco prima dell'uscita del secondo disco è anche il bassita a lasciare... siamo nel settembre 2015 e i due sopravvissuti Marco e Giulio non vogliono sciogliere del tutto la band così si riorganizzano riducendo il combo a una più semplice 2-piece. Come disse qualcuno: "i Guerrra saranno anche solo in due, adesso, ma le erre rimangono tre..." infatti la formula sonora resta la medesima, un interessante mix di jazz, prog rock e hardcore strumentale che nulla nelle sue mitragliate ha in meno che nella formazione originale; il tempo di riarrangiare l'album in due (molti brani già pronti in trio con l'aggiunta delle prime composizioni concepite in duo) e il nuovo lavoro discografico, intitolato "Soprusi", è finalmente pronto per la pubblicazione, a tre anni di distanza dal primo disco in trio.
   Ancora un concept album per i GueRRRa, ben pensato ed elaborato, questa volta dedicato a otto brillanti personaggi storici, uno per brano, accomunati da un destino particolarmente ingiusto, tutte persone che hanno subito un sopruso dalla vita e dagli uomini loro contemporanei. I GueRRRa musicano così le vite anticonformiste di intellettuali e anarchici che dal passato fino ad oggi sono diventati vittime della storia proprio per le loro scelte e libertà di pensiero... donne come Ipazia d'Alessandria (fi­lo­so­fa neo­pla­to­ni­ca vit­ti­ma del­l’in­te­gra­li­smo cri­stia­no, uccisa e smembrata nel 415 d.C.), la giovane artista di performance-art Pippa Bacca, violentata e uccisa in Turchia nel 2008 durante un'esibizione itinerante vestita da sposa o come l'anarchica 'no tav' Maria Soledad Rosas, ingiustamente accusata di attentati in Val di Susa e morta suicida in carcere... oppure inventori come l'italiano Filoteo Alberini (il vero ideatore del cinema che perse però il primato a causa di una lungaggine burocratica nel deposito del brevetto), Nikola Tesla (il fisico ed ingegnere serbo, pioniere dell'elettromagnetismo che fu ostacolato per il suo comportamento poco ortodosso) o ancora Alan Turing, padre dell'informatica e inventore di una macchina in grado di decrittare i codici nazisti ma infine perseguitato dalla Corona Inglese per la sua omossessualità... Non mancano figure come Giordano Bruno o Max Stirner, filosofo dell'anarco-individualismo che morì prematuramente, dimenticato da tutti. Un disco dal tema impegnato, questo dei GueRRRa, una lode alle figure umane simbolo di libertà di pensiero non solo non capite, ma apertamente osteggiate.
   I brani dell'album però sono nove, con l'aggiunta di una traccia dedicata a una figura simbolica seppur non umana, quale lo è la scimmia, il primate da cui discendiamo. "SciMMMia" era un pezzo ideato in trio, la prima traccia del secondo album dalla quale i tre decidono di realizzare un video anteprima. Nonostante la genesi al di fuori del duo e il video già anticipato in tre, Marco e Giulio decidono di tenere comunque il pezzo introducendolo così, seppure un po' forzatamente, nel nuovo concept album intitolandolo "La Scimmia". Nel frattempo "SciMMMia" in trio ha fatto da apripista per l'uscita di "Fonderie Jazzcore", una compilation di Impatto Sonoro, ossia una raccolta di inediti, b-side, rare track e pezzi live della scena jazz-core italiana, distribuita in free download, che ha spinto molto la band. Simbolicamente la scimmia sta qui a rappresentare la parte libera e selvaggia di tutti noi, naturalmente anarchica ma anche bonaria che viene però presa di mira, nel video, da un cacciatore, bramoso solo di ucciderla. Nella visione dei GueRRRa il cacciatore "è la polizia che picchia i manifestanti, l'economia dello spreco e del disprezzo per la vita vera, l'impiegato/operaio strangolato in meccanismi disumanizzanti"... Il videoclip è stato girato e post prodotto da Michael Spezzi, che, nonostante il suo debutto nel campo dei video musicali, esprime appieno la filosofia alla base del brano.
   Nove storie per nove pezzi, si diceva, eppure il lavoro monumentale di questo album non finisce solo qui concretizzandosi anche in un artwork notevole, studiato nei minimi particolari secondo cura maniacale dei dettagli come ormai i due ci hanno abituati: all'interno del cofanetto, in cartoncino reciclato dalle insolite dimensioni di centimetri 18x18, troviamo nove tavolozze realizzate da Tagliamani, il quale ha sviluppato il concetto di sopruso associando ad ogni personaggio un animale in qualche modo martoriato e straziato. In copertina c'è una ragazza ridotta più o meno alla stessa maniera, mutilata, per un risultato forte e spiazzante, come la filosofia dei GueRRRa stessi. Il tutto presentato in versione serigrafata da parte di Vortice
   "Soprusi" (del quale potete leggere la nostra recensione ad opera del nuovo collaboratore Luca Sabata, batterista del duo partenopeo Karawane) è stato registrato live presso il Musical Academy di Terni ed è uscito ufficialmente il 26 Ottobre 2015 per le etichette Cave Canem e Kaspar House. Anticipato dal video di 'Ipazia' ad opera di Cosimo Brunetti (uno splendido gioco di danza tra una ballerina e uno sfondo animato), può essere ascoltato integralmente nel profilo Bandcamp dei GueRRRa . Noi procediamo invece con una breve descrizione delle etichette che appoggiano l'album per passare infine all'intervista con i due musicisti dei GueRRRa, Marco Stentella e Giulio Marconi, rispettivamente classi '84 e '92: due persone assolutamente interessanti! Marco infatti, dopo la laurea in filosofia e innumerevoli lavori poco soddisfacenti, approda in un terreno dove coltiva ulivi e vigne e dal quale cerca di ottenere tutto ciò che serve per il proprio sostentamento, una scelta coraggiosa e difficile di vita che influenza ovviamente la sua intera esistenza. Giulio nel frattempo studia Cooperazione Internazionale alla Sapienza di Roma...
   Ecco, questi sono i GueRRRa, un power duo energico e compatto, nervoso nella sua scelta musicale, ma dalla visione artistica ampia e complessa che porta avanti con audacia e convinzione, un po' come gli intellettuali e scopritori descritti nel proprio album...

“Ipazia” official video https://www.youtube.com/watch?v=q4z6ba9Dyqs
"Soprusi" ascolto integrale www.guerrra.bandcamp.com  


LABELS
La Cave Canem DIY è un collettivo fondato nel 2012 a Santa Fiora (GR) che si dedica all'autoproduzione di realtà musicali alternative partendo dalla propria area geografica musicale senza però fermarsi ai propri confini. Cave Canem DIY non è solo etichetta discografica ma si impegna su molti altri fronti musicali: ha una sala prove disponibile per le varie band, organizza concerti ma anche altre attività culturali quali conferenze, dibattiti, seminari, proiezione e realizzazione di film e documentari, reading, incontri di musicoterapia e via dicendo. Originale l'attenzione per il gioco del Subbuteo (gioco del calcio in miniatura, da tavolo) attorno al quale realizzano eventi e workshop. Una gran bella realtà di volenterosi che mantiene alta l'attività culturale in quel del grossetano.
Con questa etichetta sono stati distribuiti: un lavoro dei CLOVER (interessante duo jazzcore chitarra-batteria da Pesaro Urbino, ormai sciolto e ridotto alla formula one-man band), un album dei Great Saunites, duo basso-batteria da Lodi ora stabilizzati alla Bloody Sound Fucktroy di Ancona, ed infine un Lp di BOLOGNA VIOLENTA, l'artista bolognese Nicola Manzan che dal 2014 milita nell'omonimo duo grindcore chitarra-batteria.  


Kaspar House Production www.facebook.com/kasparhouseproduction
Kaspar House ha sede a Eboli (SA) presso lo spazio autogestito Murotorto che condividono con altre realtà. Il fondatore dell'etichetta è Ferdinando Farro, il chitarrista del duo afro-punk MAYBE I'M, attualmente in stand by. In catalogo, oltre ad alcuni lavori dei Maybe I'm stessi, o dei JHATOR, nuovo duo (chitarra e sax) di Ferdinando, troviamo anche l'opera di debutto del duo math-noise bolognese NADSAT o alcune registrazioni degli HYSM?DUO, interessante ed attivissimo duo tarantino di Rock In Opposition e Avant Rock fin dal 2006, loro stessi fondatori di un'etichetta dal ricchissimo ed originale catalogo, ai quali abbiamo dedicato un lungo articolo all'incirca un anno fa.





INTERVISTA
1. Ciao Marco e Giulio, benvenuti negli spazi Edp. Iniziamo parlando del vostro nome: nella sua scelta avevate in mente una guerra da dover combattere o tante da condannare?
M. Ciao! Per quel che riguarda il nome, in realtà, avevamo in mente le tante guerre che si combattono quotidianamente, in senso più o meno fisico e psicologico, per sopravvivere in un mondo completamente impostato sul concetto di conflitto e competizione a livello sociale ed economico, travestito però con una maschera di umanitarismo falso e ipocrita. In sostanza la critica, o la condanna se vogliamo, è verso un sistema che mette gli uomini uno contro l'altro a partire dalla vita di tutti i giorni fino ai conflitti tra stati o tra “civiltà” la cui storia non è che un inganno e che serve a nascondere storie di sopraffazione economica pura e semplice, una sopraffazione che uccide e affama.
2. Per combattere questo stato di cose, tu Marco hai fatto una scelta di vita forte, quella dell'autonomia agroalimentare, dell'autosostentamento. In molti la predicano ma assolutamente in pochi hanno il coraggio di seguirla. Ci racconti di questa tua scelta radicale? Come la gestisci? ti dedichi anche alla vendita dei tuoi prodotti?
M. La risposta si coniuga con coerenza alla mia vita. In poche parole cerco semplicemente di comprare meno possibile, ovviamente non è possibile raggiungere un autarchia totale, ma essendo vegetariano riesco a tirare fuori parecchio del mio cibo dalla terra, lavoro con gli ulivi e l'olio è uno dei pochi prodotti che vendo regolarmente, ho qualche gallina per le uova e mantengo un piccolo orto. Qualunque altra cosa devo comprare (il pane per esempio), cerco di prenderlo da gente del posto. Niente di rivoluzionario, ma allo stesso tempo profondamente importante a mio avviso. Farsi il cibo da sé è soprattutto un'esperienza enormemente educativa che tutti dovrebbero fare.
3. Nella ristrutturazione della band cosa vi ha fatto propendere per la formazione a due? Non era più semplice contattare un altro bassista?
M. Quella di diventare un duo è stata una scelta in parte voluta e in parte dettata dalla situazione e dal momento. Francesco, il nostro bassista, ha lasciato quando il disco era più o meno per metà concepito e in parte anche arrangiato in maniera abbastanza definitiva per un trio. Quindi forse sarebbe anche stato più semplice chiamare un altro bassista, ma reclutare una persona valida e tecnicamente preparata (oltre che disposta a strizzarsi il cervello dietro ai nostri tempi e cambi convulsi) avrebbe necessitato di troppo tempo. Allora abbiamo deciso di riarrangiare quanto possibile, scartare alcune cose e scriverne delle altre e uscire col disco senza ulteriori ritardi, ma il tutto rimanendo in due .
4. Da trio a duo avete dovuto riorganizzarvi, quindi, per di più con un album in uscita... Quali sono stati gli accorgimenti particolari per far funzionare la cosa? Marco, hai cambiato approccio alla chitarra o ai suoni? E tu Giulio, che sicuramente hai militato in svariate full band, come ti sei trovato a doverti confrontare con un singolo strumento?
M. Non posso certo dire di aver cambiato approccio alla chitarra se non in quell'evoluzione che comunque stava già avvenendo in trio... mentre per quel che riguarda il suono e l'uso dei pedali le cose sono davvero cambiate, inoltre stiamo inserendo (in minima parte è presente anche in SOPRUSI) una tastiera midi per arricchire ulteriormente il nostro suono.
G. Devo dire che mi son trovato bene, stranamente, molto molto bene. Il doversi confrontare con un singolo strumento ha avuto un risultato positivo su entrambi, personalmente ho cambiato modo di suonare, sfruttando al meglio quelle che sono le varie componenti della batteria, concentrandomi soprattutto sul suono e sulle risonanze di fusti e piatti. A livello creativo e mentale mi ha dato molta libertà in più rispetto al suonare con una formazione completa o con un trio. Se da un lato poteva divenire limitante, su di me ha avuto un effetto decisamente positivo e son contento della strada che stiamo intraprendendo a livello di amalgama, di suono, di composizione. Una nuova linfa, ecco.
5. Come nascono i vostri brani? Nel caso di un concept, cos'è che viene prima? L'idea o la musica che riporta a una tematica?
M. L'idea del concept è arrivata quando ancora la composizione era in alto mare, poi, pezzo dopo pezzo, è arrivata la musica. Ovviamente alla fine c'erano fin troppe storie adatte al concept e più cercavamo più trovavamo storie terribili che valeva la pena di “riraccontare”. Per quel che riguarda l'idea grafica ci siamo affidati a Tagliamani (http://tagliamani.tumblr.com/) che ha pensato di associare ad ogni pezzo una tavola serigrafata a mano.
6. I titoli dei brani di "Soprusi", si diceva, portano il nome di personaggi famosi che hanno appunto subito degli abusi nell'arco della loro vita e della loro carriera. Come avete scelto alla fine queste persone e che importanza hanno per voi? Poi ditemi: come interpretate musicalmente le loro figure, il loro carattere e l'insegnamento che hanno lasciato al mondo?
M. Alcune delle scelte dei personaggi sono state frutto di letture giovanili, da adolescente sono rimasto affascinato da figure come quelle di Ipazia d'Alessandria o di Giordano Bruno, non a caso sono icone del libero pensiero e dell'anticlericalismo. Nel mio personale sentire quei due pezzi sono in qualche maniera “epici“. Le storie di Pippa Bacca, di Alan Turing, di Max Stirner e anche di Tesla (sebbene sia il più famoso forse), sono storie che l'uomo comune ignora, ci sembrava quindi importante restituirgli a modo nostro, nel nostro piccolo, un po' di visibilità. Della prima abbiamo voluto rendere l'entusiasmo iniziale per l'impresa dell'artista che si trasforma nella tragica e violenta fine anticipata della sua avventura. Nel pezzo dedicato ad Alan Turing è evidente il richiamo al segnale morse e al suono digitale che si condensa nella seconda parte più “suonata” ed hard-core che vuole rappresentare la rabbia dell'emarginazione che Turing ha subito. In Max Stirner ho più pensato alle idee (a mio avviso rivoluzionarie e bellissime) che l'autore ha riversato nella sua opera “L'unico e la sua proprietà”… e quel pezzo ne è il risultato. In Nikola Tesla volevamo richiamare l'idea dell'elettricità con un pezzo bello schizzato... Lo stesso discorso di dare visibilità ad una storia sconosciuta è valso per Filoteo Alberini che però abbiamo scelto per la vicinanza geografica in una schiera infinita di inventori importantissimi ignorati dalla storia ufficiale. È un pezzo che abbiamo concepito pensando proprio al viaggio di Alberini a Parigi, quando portò la sua invenzione al cospetto dei fratelli Lumiere che lo ignorarono. La Scimmia è stata sopraffatta, sconfitta e relegata negli zoo dalla sua involuzione diretta, l'uomo. Abbiamo cercato di fare un pezzo ballabile (per quel che può significare per noi...) per recuperare quanto di scimmiesco ci portiamo ancora dietro. La storia di Maria Soledad Rosas è forse la più politica e rappresenta perfettamente il “sopruso di stato”, in musica abbiamo cercato un paesaggio desolante che in qualche maniera raccontasse la storia del gesto più estremo rendendolo qualcosa di eternamente scintillante .
7. Chi è il Cesare a cui è dedicato l'intero album?
M. Cesare è un personaggio che ha toccato la mia vita per pochissimo tempo, ma in maniera molto significativa: è il padre della mia ragazza che è morto di cancro oramai da un po'... una persona segnata da una fede profondissima che assolutamente non condividevo e non condivido ma che mi ha fatto capire in maniera ancora più forte l'immenso sopruso della morte. Infinitamente più ingiusta ed inaccettabile per chi crede amando allo stesso tempo profondamente la vita, non animato quindi dalla stessa fede dei preti ma da qualcosa di completamente diverso.
8. Toccante... Parlateci invece ora del video di Ipazia: com'è nato? Cosimo Brunetti sembra essere una vecchia conoscenza: già il video ufficiale di "Gerontofobia", dal primo album in trio, era stato girato da lui. Splendida l'idea di far interagire in una danza una ballerina e delle animazioni di sfondo...
Il video di Ipazia nasce tutto da Cosimo che come al solito si dimostra bravissimo nel concepire e realizzare delle ottime idee visuali sulla nostra musica . La tragica storia di Ipazia, in qualche maniera condensata, ci scorre davanti in un turbinio di danza e cartoni animati serpeggianti e inquietanti. Siamo sempre molto soddisfatti dei video di Cosimo e sicuramente continueremo questa proficua collaborazione.
9. Adesso che il tour promozionale dell'album è concluso, quale sono i prossimi passi per i GueRRRa?
Diciamo che il primo “tour de force“ ce lo siamo lasciati alle spalle nel 2015, ma non ci siamo mai fermati veramente e stiamo procedendo a fare concerti un po' in tutta Italia, inoltre stiamo già preparando la prossima uscita (si spera per l'autunno prossimo) di cui stiamo preparando i brani .
Allora restiamo in attesa! Intanto siamo giunti alla fine di questa intervista... Vi ringrazio per la vostra presenza nei nostri spazi e vi auguro di vincere la vostra GueRRRa musicale!
Ciao e grazie dello spazio!




DISCOGRAFIA
SOPRUSI 2015, Cave Canem/Kaspar House (math rock, jazzcore, strumentale)

1.Ipazia d'Alessandria 2.Filoteo Alberini 3.Giordano Bruno 4.Alan Turing 5.Nikola Tesla 6.La Scimmia 7.Pippa Bacca 8.Max Stirner 9.Maria Soledad Rosas.







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Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle


mercoledì 2 marzo 2016

95. Live Reportage3: ROPOPOROSE




RETROSPETTIVA
   Come avevo già accennato in riferimento all'Angolo dei 33, ristopub di Trento, sono molti i power duo, anche dall'estero, che passano per il loro palco. Mercoledì 10 febbraio è stato il turno dei Francesi ROPOPOROSE. Come per il caso dell'one-man MARK SULTAN abbiamo fatto una capatina Natalie Bryant, madrelingua inglese, ed io, per un'intervista ai giovani ragazzi d'Oltralpe e un reportage del concerto.
I Ropoporose (ma che nome strano ed originale! quasi uno scioglilingua...) sono un duo interfamiliare, nato tra sorella e fratello, nello specifico Pauline e Romain Bérnard, classi '97 e '92. I due giovani ragazzi vengono da Vendon, città nella regione del Centro, sulle sponde della Loira, e ci stupiscono per la loro originalità, freschezza e coinvolgimento. La loro musica è infatti frutto dell'ascolto di band che vanno dai Sonic Youth al power duo francese chitarra-batteria PNEU ma filtrata attraverso il proprio modo di sentire e calibrata su misura per loro. Così non possiamo certo catalogarli in un genere preciso! Anche la canzonetta pop più semplice, in bocca a loro, assume un taglio del tutto personale e alla fine accattivante mentre la loro produzione non si ferma certo a questo: vanno dall'elettropop al math rock, aggiungono interventi noise e psichedelici per poi virare verso suoni un po' più duri in una miscela che alla fine viene integrata nel più ampio genere dell'Indie Rock. Come ritratta in una recensione in francese del loro primo Lp, la loro musica è tanto nero pece che color acquarello...
   I due ragazzi sono polistrumentisti e sebbene alla fine li ritroviamo lui alla batteria e lei alla chitarra, in realtà sono usciti con i ruoli capovolti e su palco li vediamo indifferentemente usare il synth, a volte anche a quattro mani, mentre Pauline aggiunge un set percussivo (floor tom e piatti) a lato della sua chitarra. L'elettronica fa parte della strumentazione del duo e la giovane Pauline fa anche uso di una loop station con la quale imbastire dei semplici tappeti sui quali poi giocare con note singole. Non sono certo supertecnici questi Ropoporose, eppure la semplicità della loro musica, ben arrangiata e composta, trova il suo senso e il suo valore. Ogni tanto poi li vediamo suonare fisarmoniche giocattolo oppure tastiere a fiato, tanto per dare un po' di colore ed originalità al tutto.
   Dalla fine del 2012, quando il duo si è formato, i Ropoporose hanno sfornato una serie di motivi, alcuni di impatto e molto orecchiabili, ma il tutto si è concretizzato a livello di recording soltanto nel 2015. In questo anno però hanno pubblicato di tutto: a gennaio un Lp di 9 pezzi, "Elephant Love", che riscuote subito il successo della critica; a luglio un Ep con tre brani nuovi e due remix; infine a dicembre un singolo remix dal primo album. In rete poi trovate un sacco di materiale su di loro: molte foto e innumerevoli video, sia ufficiali che live ben registrati. Insomma, stiamo parlando di musicisti giovanissimi e non possiamo certo meravigliarci se prediligono con tanta insistenza gli strumenti del web... Vi lascio quindi all'ascolto della loro musica attraverso i video selezionati mentre noi procediamo con il reportage del concerto all'Angolo dei 33. A seguire la trascrizione dell'attesa intervista a Pauline e Romain i quali ci spiegheranno dettagliatamente l'origine del loro nome, la loro concezione di duo, come sono diventati polistrumentisti e tante altre chicche per noi dell'Edp...

VIDEO
Empty-Headed” demo version 2012 https://www.youtube.com/watch?v=bM7mSr6yy4Y
On se tape l'incruste aux Rockomotives” https://www.youtube.com/watch?v=ykUYagX7zx8
Live 30.1.2014 “Empty Headed” @ Le Temps Machine




LIVE REPORTAGE 
Natalie ed io arriviamo un po' più tardi stasera all'Angolo dei 33, ma i Ropoporose stanno ancora provando i suoni, quel che basta per farci capire l'ambientazione sonora nella quale ci andremo ad immergere in quest'occasione. In breve finiscono il sound check ed iniziamo a chiacchierare. Romain e Pauline sono molto alla mano e disponibili, conosciamo anche un amico musicista di famiglia che per l'occasione li accompagna in veste di autista visto che Pauline non ha la patente mentre il fratello l'ha appena conseguita, troppo presto per permettergli di usarla in tutta Europa... Ceniamo assieme e quindi ci concentriamo sull'intervista. Pauline è più spigliata in generale, e prende in mano lei la situazione in inglese mentre il fratello Romain, dal largo sorriso, interviene solo saltuariamente con qualche puntualizzazione.
In breve sono le 22.00 ed è l'ora del concerto, i due non si sono ancora scaldati e salgono sul palco vestiti dei loro maglioni. Eccoci in breve avvolti nelle sonorità alla Ropoporose, a volte eteree, grazie alla vocina sottile o da bimba che Pauline volutamente confeziona, a volte più psichedeliche, nel rincorrersi di note tra loop station e chitarra, altre ancora molto più energiche grazie a un crescendo di suoni e sovrapposizioni di tracce di chitarra, batteria e synth. Il drumming di Romain è lodevole, sempre preciso e sul pezzo, mai troppo pesante ma sufficientemente ricco e sofisticato. Ci caliamo in una sonorità insolita, che attinge sì a certi suoni anni '90 ma che si spinge fino al noise, a volte, mentre spesso risulta ipnotica e trascinante, in un mix molto personale e coinvolgente. A volte sembra invece di avere proprio i Sonic Youth su quel palco! Metà di loro, a dire il vero... ma che suonano come per tutti e quattro messi assieme...
Dopo trenta minuti è l'ora della title track, "Elephant Love", si passa ad un brano nuovo ed ecco finalmente "Consolation", il pezzo più catching (anche se ne contiamo almeno altri due a pari merito) della produzione musicale dei Ropoporose. Il drum style di Romain continua ad affascinarmi, ben sviluppato tanto nelle parti lente che in quelle più veloci mentre con l'elettronica a volte ci sembra di trovarci in sonorità da full band, giusto un attimo per tornare poi alla realtà del duo. Sono le 21.55 quando i ragazzi ci propongono la bellissima "Empty Headed" e io penso "ma hanno proprio dei gran cavalli da battaglia nella loro scuderia, questi Ropoporose!" Il concerto non stanca mai, ogni tanto Pauline getta la chitarra indietro e suona qualche nota al synth, una volta anche il fratello si stacca dal seggiolino da batterista per aggiungere il suo contributo in un pezzo a quattro mani sulla tastiera mentre la giovane Francese non disdegna l'uso delle percussioni: a lato il suo set si arrichisce di una versione minimalista di batteria, giusto un rullantino e un floor tom, un piatto e nulla più, eppure assistiamo a momenti di unisono col fratello batterista, oppure di contrappunto in un gioco di botta e risposta. Tutta la loro musica è varia, basata sulle dinamiche, sugli stop&go e senza essere troppo tecnica risulta comunque molto ben arrangiata e confezionata.
Abbiamo da poco superato le 23.00 ed è l'ora dell'ultimo brano, una canzone lenta e rilassante, tra il pop e il folk, che vede Romain spostarsi alla chitarra mentre la sorella si esibisce con una fisarmonica giocattolo... che piacevole chiusura... non mi meraviglio se questi Ropoporose troveranno il loro spazio felice, una piccola e degna dose di successo, perchè hanno talento e originalità e sanno rivolgersi ad un ampio spettro di pubblico. Restiamo quindi sintonizzati sui loro canali web per controllare cosa faranno in seguito questi due giovani ragazzi, per seguire la loro carriera che sicuramente ci degnerà di piacevoli sorprese e piccoli, grandi momenti di magia... Lunga vita ai Ropoporose!



INTERVISTA
1. Natalie: Ciao Ropoporose, benvenuti in Italia e grazie di dedicare un po’ del vostro tempo all’EDP. Prima di parlare del vostro set-up e della vostra musica, ci raccontate qualcosa sul vostro bellissimo e misterioso nome?
Romain: Sì, lo farà Pauline.
Pauline: Ropoporose è un misto dei nostri soprannomi con l’aggiunta delle lettere esse ed e finali.
E’ solo un mix perciò non vuol dire niente. Forse avrà un significato per qualcuno un giorno, qualsiasi interpretazione sarebbe bella. A dire il vero, non sapevo nemmeno che ci chiamavamo così! Siamo andati in un locale a suonare e Romain ha raccontato che quello era il nostro nome mentre io non ne sapevo nulla.

2. Siete fratello e sorella, presumo che siate cresciuti nella stessa casa. Quand'è che avete deciso di suonare assieme come 2-piece?
Romain: Tre anni e un mesa fa. Non so perché, era un periodo che ascoltavamo la stessa musica, le stesse band e così ci è sembrato il momento giusto per iniziare assieme.
Pauline: Abbiamo iniziato a suonare assieme perché volevamo fare una cover della band Girls, dalla California. E’ il gruppo preferito di Romain e siccome io sono la sorella minore, provo a copiarlo ascoltando quella che ascolta lui. Comunque, non siamo riusciti a fare quella cover e così abbiamo iniziato a fare musica nostra.

3. Siete entrambi polistrumentisti, suonate chitarra, batteria, synth e molto altro. Normalmente vediamo Pauline alla chitarra e Romain alla batteria, ma non siete stabilizzati così con i Ropoporose; vi abbiamo visti suonare anche nei ruoli opposti...
Romain: Proviamo a scambiarci gli strumenti perché e molto interessante e divertente. Facendo così, possiamo sperimentare e trovare suoni nuovi.
Pauline: Quando suoni lo strumento che non conosci bene, il suono è più innocente e spontaneo.

4. Siete stati ispirati o influenzati da qualche duo quando avete deciso di suonare come 2-piece?
Pauline: A dire il vero non ascoltavamo nessun duo, forse è per quello che stiamo provando a fare il più possibile in due. Ascoltavamo Arcade Fire, e loro sono in otto sul palco.
Romain: Ascoltavamo Sonic Youth, Death Three, e tante band post punk. Ma non i duo, non ascoltavamo per esempio gli White Stripes.

5. A proposito di White Stripes: il vostro album di debutto s'intitola ‘Elephant Love’, un nome simile al famosissimo quarto album degli White Stripes, ‘Elephant’. C'è qualche riferimento?
Romain: Sì, è vero è simile, ma no, non c’è nessun riferimento, però è simpatico, se ci pensi.
Pauline: Che sorpresa, non l'avevo nemmeno notato! E’ un po’ strano realizzarlo adesso. Comunque, abbiamo scelto il nome perché, quando facevamo l’album, ho trovato un disegno di un elefante molto colorato che ho fatto quando avevo quattro anni. Era molto bello, l’elefante è una cosa bella e colorata così abbiamo messo quel disegno sul retro delle cover dell'album ed EP. Inoltre, ci piace molto l’album di Connan Mockasin ‘Forever Dolphin Love’, così abbiamo aggiunto il 'Love' all'elefante...
Romain: Quello è il richiamo a ‘Forever Dolphin Love’.

6. Suonate assieme dal 2012 ma è stato l'anno scorso, nel 2015, che è scoppiato il fenomeno Ropoporose e ora siete conoscuiti in varie parti del mondo. Com’è stata questa cosa per voi e quand’ è che avete deciso di fare il tour all’estero?
Pauline: Veramente non abbiamo deciso noi di andare all’estero, anche se era una cosa che sicuramente desideravamo. Abbiamo avuto delle belle occasioni e possibilità di suonare all’estero. Abbiamo suonato nel Québec, in Svizzera, in Belgio e prima di arrivare in Italia eravamo in Slovenia. Stiamo veramente muovendoci adesso, è molto eccitante, sempre posti nuovi e nuove persone, è veramente bello.
Romain: E’ molto stimolante perché possiamo viaggiare e suonare. E’ come fossimo in vacanza e in aggiunta suoniamo. E’ un bellissimo modo di viaggiare.
Pauline: E’ anche più bello delle vacanze.

7. Siete studenti o vi state dedicando completamente alla musica?
Pauline: Ho iniziato a studiare all'Università a Settembre ma è fallito e ho lasciato perdere perché non avevo tempo di frequentare le lezioni o partecipare agli esami. Riinizierò quando avrò tempo.
Romain: Io ero uno studente universitario ma è da un anno che mi dedico solamente alla musica. E’ il primo anno, penso che sia cool. Non abbiamo tanti soldi però ci piace molto viaggiare e suonare così.
Pauline: Abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

8. Ho visto che per i vostri album vi siete avvalsi dell'aiuto di alcuni arrangiatori. In cosa è consistito il loro apporto?
Pauline: Sono per prima cosa nostri cari amici e poi hanno lavorato con noi, come consiglieri, sul recording. Ci fidiamo di loro e siccome sono anche grandi musicisti, abbiamo ascoltato volentieri le loro idee.
Romain: Tra noi c’è un’atmosfera molto familiare, lanciavamo un'idea e loro ci davano dei consigli. E' stato perfetto per il primo album perché noi siamo ancora inesperti e loro l’hanno fatto diventare più fluido.

9. Durante il live proponete le canzoni con la stessa formula dell’album o ci aggiungete dell’improvvisazione?
Pauline: Non facciamo improvvisazione però non suoniamo con la stessa formula dell’album semplicemente perché le canzoni sono state arrangiate, per l’album. Nel live è più energico, più visuale, non possiamo suonare tutto com'è stato fatto in studio. Suoniamo le canzoni come le suonavamo prima dell’album. Non abbiamo cambiato nulla.

10. Personalmente sento molta freschezza ed energia nella vostra musica. Mi piace come riuscite a combinare i suoni di diverse epoche, dagli anni '60 fine ad oggi. Bravi, sieti proprio in gamba. Allora, siamo pronti ad ascoltarvi e vedervi su palco!
Ropopoprose, grazie da EDP.
Pauline: Grazie mille a voi.
Romain: Grazie mille.


DISCOGRAFIA
ELEPHANT LOVE Lp Gennaio 2015, Yotanka/Differ-Ant
Vinile+Cd

ELEPHANT LOVE
1.Day of May 2.Desire 3.Moira 4.Who-Who 5.Empty-Headed 6.Elephant Love 7.Consolation 8.My God 9. 40 Slates




Qui lo ascolti
BIRD BUS Ep Luglio 2015, Ropoporose/Yotanka


1.Birdbus 2.Spanish Heart 3.B-55 4.Birdbus (Funken remix) 5.Spanish Heart (Funken Remix)






Qui lo ascolti

EMPTY-HEADED (Oldkids remix) Singolo Dicembre 2015, Ropoporose/Yotanka

1.Empty-headed (Oldkids remix)





Qui lo ascolti



Articolo ad opera di Giusy Elle
Intervista e traduzione ad opera di Giusy Elle e Natalie Bryant