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venerdì 27 giugno 2014

30. IL DUO ELETTRICO: un "po' " di storia...

(Altri post correlati: EDP: cos'è; DUO FEMMINILI; DUO ITALIANI)


   Molti mesi fa abbiamo avuto il piacere di presentare l'Electric Duo Project, la sua nascita e le sue funzioni (qui); è ora di procedere descrivendo cos'è nello specifico un DUO ELETTRICO (o POWER DUO), visto che sono in molti continuamente a chiedermelo. Oggi quindi... lezione di storia...
   Nella musica, di qualsiasi genere (classica, jazz, pop, rap, molto meno rock) il duo è una formazione largamente diffusa: dal cantante accompagnato da uno strumento, a due strumenti a caso, felicemente abbinati tra loro, fino alla combinata di due dj, senza farci mancare i duetti vocali, ovviamente! Noi però parliamo di duo ELETTRICO... cosa si intende nello specifico con questo termine? Iniziamo gradualmente, dicendo in realtà cosa non è... non è un duo acustico (chitarra acustica e basso, violino e fisarmonica, cantante accompagnata da un pianista, ecc.) ne' un duo elettronico (tastiere e voce; basi costruite con looper, sequencer o drum-machine, sulle quali aggiungere il cantato di un vocalist; dj set ecc). Il duo elettrico, nel senso più esteso del termine, dovrebbe essere quindi quello in cui uno dei due strumenti -o entrambi- vengono elettrificati, come nel caso degli amplificatori per chitarre e bassi elettrici, appunto. Quindi due chitarre elettriche, una chitarra e un basso, un violino e un contrabasso elettrificati, e così via. Molti duo sono privi di batteria, infatti, in quanto una chitarra, un basso oppure le tastiere possono sostituirne la pulsazione ritmica. Nel rock è invece maggiormente sfruttata la formazione batteria e strumento a corde elettrificato.

King Biscuit Time, 1965. 
Houston Stackhouse, Sonny Boy2 e John Peck Curtis 


   In realtà abbiamo adottato questo termine in senso più specifico, usandolo come traduzione per quello che all'estero viene definito TWO-PIECE BAND o, più raramente, TWO-MAN, TWO-PART o TWO-MEMBER BAND: una rock band composta da due soli elementi. Questo è il punto chiave della line-up. Ed essendo "rock", ecco giustificato anche l'aggettivo "power"...
   Una band canonica viene solitamente considerata tale quando siamo in presenza di almeno tre strumenti musicali: una batteria e un basso (sezione ritmica), e una chitarra elettrica. Tenendo fissa la batteria, la 2-piece band vede come secondo elemento solo una chitarra o soltanto il basso, mentre uno, nessuno o entrambi gli strumentisti si cimentano nel canto; nel nostro caso ci siamo concentrati sulla formazione chitarra elettrica e batteria.
   Detta così sembrerebbe quasi di trovarsi di fronte a una band “monca”, mancante cioè di qualche elemento musicale, ma se pensiamo invece che con la chitarra e la voce si fanno già canzoni complete, la batteria può essere quasi considerata un elemento ritmico aggiuntivo e di complemento per una performance musicale. La formazione tipica dell’Electric Duo non è da intendersi quindi come un power trio orfano del basso ma come un linguaggio musicale autonomo con sue caratteristiche distintive.

   Per quanto riguarda le ORIGINI di questa formazione, ci si può sicuramente rifare alle radici blues, in quanto si condivide un medesimo approccio verso un sound volutamente scarno, ruvido, minimale e privo di orpelli, ma al contempo tagliente ed incisivo. Non mancano inoltre esempi, all'epoca, di qualsiasi formazione possibile: dall'one-man band alla batteria abbinata all'onnipresente armonica. Tra i pionieri di questo tipo di sound c’è sicuramente il bluesman HOUND DOG TAYLOR (il chitarrista dalle sei dita... 1915-1975), che ha esercitato la sua influenza
sulla prima generazione Punk. Pur suonando in trio (HOUND DOG TAYLOR & THE HOUSEROCKERS, 1970), Taylor aveva deliberatamente sostituito il basso con una seconda chitarra, dando vita ad un sound che preannuncia il “taglio di frequenze” e l’approccio istintivo ed immediato tipico delle two-piece bands. La sua eredità è stata raccolta dagli artisti della label americana Fat Possum (1992) tra i quali il chitarrista-cantante T-MODEL FORD (1920-2013), il quale adotta definitivamente la formazione a due, facendosi accompagnare soltanto da una batteria. Anche un paio di album e un Ep dei Black Keys escono con questa piccola ma importante etichetta, ormai di culto, con base a Oxford, Mississipi...


Credits:
Ringraziamo Bob Cillo dei Dirty Trainload per le nozioni sulle origini blues della line-up. https://www.facebook.com/dirtytrainload

HOUND-DOG TAYLOR “Roll your Moneymaker” live
T-MODEL FORD in due, live



    E' con la musica Garage degli anni '60, fenomeno popolare che attinge a piene mani dalla musica blues e rock'n'roll del decennio precedente, che ogni formalismo musicale si viene a perdere: ogni persona comune, grazie al boom economico dell'epoca, può permettersi una strumentazione base e suonare liberamente nell'ambiente domestico. Non si ricerca il tecnicismo a tutti i costi, le registrazioni casalinghe presentano suoni lo-fi mentre ogni line-up è apertamente accettata: le band senza basso (a volte sostituito dal tastierista) divengono luogo comune ma sebbene da più fonti risulti che negli anni '50 e '60, in ambito garage, le two-piece fossero largamente diffuse, noi non siamo riusciti ad identificarne una in forma chitarra-batteria, se non nei periodi del suo revival. Interessante però è l'esperimento rock a due dei T-Rex, sul quale ci vogliamo debitamente soffermare.
   L'avvenente e giovane londinese Mark Feld, meglio conosciuto col suo nome d'arte di Marc Bolan (abbreviazione di Bo-b Dy-lan) e per il suo ruolo di precursore del genere conosciuto come Glam Rock, iniziò la sua carriera come modello per un'agenzia di moda prima di passare alla chitarra elettrica nella psychedelic folk-rock band John's Children: un gruppo minore, questo, del rock inglese tardi '60 che però ebbe il merito di ispirare agli Who quel rock rumoroso fatto di schitarrate potenti che li ha resi infine famosi. Allo scioglimento del gruppo decide di formare la sua propria rock band, i TYRANNOSAURUS REX, in una canonica formazione a quattro, ma dopo un pessimo live anche questo gruppo subito si disgrega, Marc passa alla chitarra acustica facendosi accompagnare alle percussioni dall'amico Stephen Porter (da lui poi soprannominato Steve Peregrin Took, da uno degli hobbit della saga del Signore degli Anelli, di cui Bolan era gran fan) ed ecco formato il duo acustico hippy, che mantiene lo stesso nome della full band precedente. Siamo nell'anno 1967 e i due iniziano a riscuotere l'attenzione del pubblico con i loro brani folk-rock inanellando una serie di successi estratti dai loro primi tre album : "My People Were Fair and Had Sky in Their Hair...But Now They're Content to Wear Stars on Their Brow", "Prophets, Seers & Sages, the Angels of the Ages" e "Unicorn". E'
proprio in questo terzo album, del 1968, che Bolan riprende in mano l'elettrica nel singolo "King of the Rumbling Spires" dando vita quindi al primo, vero duo chitarra-elettrica batteria di cui siamo a conoscenza in questo decennio. In seguito a un fallimentare tour negli States, e per motivi di dipendenza da droga, Took lascia il duo venendo ora sostituito da Mickey Finn. I nuovi compagni d'avventura registrano quindi un quarto fortunato album, "A Beard of Stars" (1970), che raggiunge il 21° posto in classifica, tutto in formazione chitarra elettrica e batteria (in alcuni brani arricchito dalla traccia di basso) dove Bolan si spinge sempre oltre nel suo uso dello strumento elettrificato, fino ad esibirsi in un lungo assolo stile Hendrix nel brano di chiusura "Elemental Child". Bolan riduce ora il nome della band ad un meno altisonante T-REX e compone un altro fortunatissimo singolo, "Ride a White Swan", che raggiunge ben il secondo posto in classifica nazionale. Ecco uscire in breve l'ultimo, omonimo album a due, che raggiunge a sua volta il tredicesimo posto nelle charts stazionandoci per ben sei mesi.
   Agli inizi del nuovo decennio, incoraggiato da tutti questi successi, Bolan si sente pronto per una gran trasformazione: espande il duo a full band... divenendo nel contempo, in termini di popolarità presso i giovani britannici, il gruppo musicale secondo solo ai Rolling Stones. I suoi nuovi brani, di pochi minuti, energici ed orecchiabili, divengono famosi quanto il nuovo look del suo frontman: cappello appariscente, boa, zatteroni ai piedi e tanti lustrini... era nato il Glam Rock...
   Ciò che ci preme qui sottolineare è come i duo chitarra-batteria, anche se sporadici, esistono da sempre nella musica moderna, alcuni di loro portando perfino dei brani nelle classifiche musicali.

T-REX “King of the Rumbling Spires” https://www.youtube.com/watch?v=q2HnQKAWoGI

   Negli anni '70 l'elettronica impera nella musica e il synth è ormai parte integrante di molte line-up, spesso sostituendo il basso o la batteria. Come duo ricordiamo sicuramente i Suicide, band della prima scena punk newyorchese nella formazione synth e voce (vedi anche i Silver Apples del decennio precedente), anticipatori incompresi di quello che fecero molte band successivamente. Contribuirono a dar vita a generi futuri come l'indie rock, l'industrial o la musica dance e sono moltissimi gli artisti moderni che apertamente dichiarano di sentirsi influenzati da loro, dai Joy Division e Nick Cave ai Radiohead e R.E.M. Ma stiamo parlando di un duo elettronico... per questo decennio dobbiamo ammettere di non aver ancora individuato un power-duo chitarra e batteria (se non nella versione trio degli HouseRockers di cui sopra...), per cui ci appelliamo ai nostri lettori che, se in grado di coprire le nostre varie lacune, lascino pure i nominativi negli spazi in calce, dedicati ai commenti. Noi ringraziamo fin d'ora!

   Nel decennio successivo l'elettronica la fa ancor più da padrona e i duo che sfruttano i sequencer possono sbizzarrirsi su basi di ogni tipo, utilizzando tracce di batteria elettronica o linee di basso di origine synth: molto usata dalle pop bands e dal nuovo genere in arrivo, la New Wave. Ma è solo grazie al Garage Revival, fenomeno a doppia ondata, che lo spirito grezzo e ruvido degli strumenti elettrificati e i suoni lo-fi tornano in gran voga, spesso arricchiti da una forte attitudine punk. Grazie al garage rock ogni formalismo all'interno delle band si viene a perdere, si diceva, e su questo filone assistiamo quindi alla destrutturazione della formazione canonica di rock band. Del garage revival anni '80 e '90 possiamo citare varie band che non comprendono il basso nella loro formazione: i GORIES (Detroit 1986), due chitarre e una batteria; gli OBLIVIANS (Memphis, Tennessee, anni '90), un trio di due strumentisti (chitarra e batteria) più un cantante, tre fratelli che si alternano indifferentemente alle varie postazioni; i DIRTBOMBS (Detroit 1995) che nascono dalle ceneri dei Gories, si esibiscono dapprima nella formazione originale di una chitarra, due bassi e due batterie (!) per assestarsi, dal 2008 in poi, in una line-up chitarra, chitarra baritona e sempre doppia batteria.
 Per quanto riguarda i power duo di questo decennio ricordiamo tra i primi i DEJA VOODOO, 2-piece canadese fondata a Montreal, Quebec, nel 1981 da Gerard Van Herk (chitarra e voce) e Tony Dewald alla batteria; i due suonavano, guarda caso, un mix di rockabilly anni '50 e garage anni '60, folk e blues, il tutto miscelato alle passioni extra musicali dei due: film horror di serie B, cartoons e TV trash (secondo una formula largamente in uso in ambito garage). Influenzati dal punk e da garage band del decennio precedente come i Cramps, ne risulta un mix grezzo e selvaggio che molto si discosta dalla musica maggiormente in voga al tempo, tant'è che la domanda che
spesso si sentivano rivolgere durante i live, non era la classica "Dov'è il vostro bassista" bensì... "Dov'è il vostro tastierista?"... Nella loro originalità non solo suonano in due ma usano anche un set di strumenti molto particolare: niente piatti nella batteria e solo le quattro corde basse per Van Herk che, con la sua voce profonda, va a creare una sonorità del tutto particolare da loro stessi definita "sludgeabilly". I due pubblicano una serie di 7" e Lp con la loro propria etichetta indipendente, la OG Records, fondano un raduno annuale di musica garage/rockabilly (il Deja Voodoo BBQ), promuovono una serie di compilation nazionali, creano una propria fanzine e cavalcano i palchi non solo canadesi ma anche statunitensi e di mezza Europa: in questo senso sono la prima band nazionale a muoversi in questa maniera, e tanti two men che a loro fanno seguito, si ispireranno a questi valori DIY. E' di una decade successiva la loro separazione (a parte qualche sporadica reunion nel corso degli anni a venire) quando, ormai trentenni, i due vendettero la propria etichetta discografica per dedicarsi ad altri interessi personali: Gerard si tramuta in un serio professore universitario di linguistica mentre Tony avvierà una ventennale attività di produzione di birra.

   Ma il duo elettrico più significativo di questo periodo è ad opera di Dexter Romweber (secondo taluni influenzato dal duo canadese di cui sopra), chitarrista rockabilly del Nord Carolina che a metà anni '80 (primo garage revival) fonda con il batterista Chris "Crow" Smith i FLAT DUO JET, famosissima band psychobilly statunitense; l'esperimento a due, a parte una piccola parentesi di pochi anni con il bassista Tony Mayer, si protrarrà per quasi 15 anni, fino alle soglie del nuovo millennio, prima che i due si dividessero! Nel frattempo Dexter aveva fondato, nel 1995, una 2-piece parallela, la DEX ROMWEBER DUO, un misto di rockabilly, punk, surf and rock n’ roll dove fino al 2007 il nostro istrionico chitarrista si fa accompagnare da Crash LaResh, mentre da quella data in poi, fino ad oggi, si esibisce con la sorella Sara alla batteria, già tra i fondatori degli Snatches of Pink.
   Ricordiamo anche il mitico chitarrista e cantante JON SPENCER, vocato alla formazione di band senza basso che, prima di fondare i suoi più noti BLUES EXPLOTION nel 1990 a New York (due chitarre e una batteria), incredibile punk-blues/noise-rock band attiva ancor oggi, aveva già militato nell'irriverente noise band PUSSY GALORE (1985-1990) quando ancora viveva nella sua natia Washington, DC. Anche qui non si trattava di un duo ma comunque di una band senza basso, che oltre la batteria vide suonare dalle due alle tre chitarre a seconda del continuo rimescolamento di formazione.



DEJA VOODOO “Too Cool to live, too young to Die” https://www.youtube.com/watch?v=TymPyYJczGs
FLAT DUO JETS “Go go Harlem Baby” https://www.youtube.com/watch?v=AqEUiiouO3o
DEX ROMWEBER DUO, con Crow Smith https://www.youtube.com/watch?v=4RHpT2pEjI0
DEX ROMWEBER DUO, con Sara “People, Places and Things” https://www.youtube.com/watch?v=qzp5fN1aPrY&index=19&list=RDmI04UiU_smI
PUSSY GALORE “Dick Johnson” https://www.youtube.com/watch?v=-IK9pBpOFpk
JON SPENCER BLUES EXPLOSION “Bellbottoms”
JON SPENCER BLUES EXPLOSION “Black Mold”, official video 2012


   Approdiamo infine agli anni '90, decennio che vedrà i natali dei WHITE STRIPES (1997-2011), il più famoso power duo dei nostri tempi (indimenticabile il riff della loro “Seven Nation Army”, usato come coro dalla tifoseria italiana durante i Mondiali di Calcio Germania 2006), padrino di tutta quella folta generazione di duo chitarra e batteria che a loro fa riferimento, almeno nella formazione se non sempre nello stile. I due White (Jack e Meg; interminabile la diatriba sul grado di parentela dei due, essendo Maggie spesso considerata sia sorella che coniuge del collega chitarrista. In realtà è il fondatore del duo, nato John Anthony Gillis, a prendere il cognome di lei dopo il matrimonio) non sono quindi i primi ad esibirsi in tale formazione e non è nemmeno un caso che questo duo di Detroit, con i quali il fenomeno 2-piece balza a livello mondiale alla fine degli anni ‘90, si rifaccia
proprio alla musica garage (ma anche al blues delle origini) che, a cavallo tra i decenni '60-'70, nella propria città, godette di un gran splendore nella forma, cosiddetta a priori, di proto-punk (MC5; gli Stooges di Iggy Pop). Lo stile musicale dei due è quindi essenziale, ruvido, sanguigno, come un buon sano rock'n'roll dev'essere... ecco i White Stripes: l'occhio al passato, con i suoi riff punk-blues primitivi e i continui riferimenti ai "giganti" del rock, la scelta di suoni lo-fi, strumentazione vintage... alternativo invece il look della band che, ispirandosi a una nota marca di caramelle a strisce bianche e rosse, da lì prende il nome e l'aspetto distintivo. Il chitarrista e cantante Jack White ha inoltre più volte affermato di essersi ispirato, guarda caso, proprio alla musica di Dexter Romweber e dei suoi Flat Duo Jets: colpevole "Go Go Harlem Baby" del 1992, il secondo album del duo ormai di base ad Athen, Georgia. Il legame tra Jack e Dexter non si riduce a una mera
influenza sonora e il loro destino si intreccia sempre più: ne nascono degli incontri e Jack, con la sua etichetta indipendente Third Man Records, pubblica varie opere targate Romweber oltre a collaborazioni musicali tra i due stessi. Ci sarebbe così tanto da dire su questa famosissima 2-piece (sei album in studio, milioni di dischi venduti, Jack inserito dalla rivista Rollin Stones al 17° posto dei "100 migliori chitarristi di tutti i tempi") che ci vorrebbe un articolo specifico a loro dedicato, quando in realtà sul duo più famoso della nostra epoca c'è talmente tanto materiale in rete da non doversi necessariamente ripetere. In questa sede vogliamo sottolineare soltanto come i White Stripes, grazie al loro successo mondiale, siano stati i propulsori di un fenomeno decisamente vasto ed ancora attuale, quello appunto della realtà dei duo chitarra elettrica e batteria. Pur non essendo assolutamente i primi nella storia musicale ad adottare tale schema, ne' tantomeno del loro periodo, hanno sicuramente il pregio di aver amplificato il fenomeno a livello mondiale e di aver sdoganato la line-up da un alone di mistero ed incomprensione dimostrando come anche una rock band di due soli elementi possa ottenere larghi consensi sia di pubblico che di critica.
Altri duo anni '90:
- da non perdere i mitici DOO RAG, un duo di blues lo-fi nato nel 1990 a Tucson, Arizona, dalle menti scoppiettanti del chitarrista Bob Log III e l'one-man band Thermos Malling. I due suonano un blues folle e scatenato con un set del tutto originale ed improvvisato che va dal dobro elettro/acustico costruito in casa e suonato con un particolare finger-style, alla roboante chitarrina da due dollari di Bob, fino al più folle drum set del compare: una cassa di birra come grancassa, un bidone di latta per rullante, il cestino da spesa in metallo sostituisce il charleston mentre una vecchia bobina da film viene usata come cimbalo; non manca un microfono particolare per distorcere la voce di Bob. Osannati da artisti del calibro dei Sonic Youth, viaggeranno in tour con i Jon Spencer Blues Explotion o la leggenda del Delta Blues R.N. Burnside. All'abbandono del duo da parte di Thermos nel 1996 il chitarrista Bob Log III ritorna alla sua line-up da solista che lo vede in giro a suonare con una vecchia drum-machine nonché una cassa di chitarra e un vecchio cimbalo ai piedi; attualmente stabilizzato nella formazione chitarra acustica e ai piedi cimbalo e rullante (qui il nostro live report di una sua data italiana).
- LOCAL H è un duo grunge dall'Illinois che bazzica in questa formazione fin dal lontano 1987 e che è tuttora attivo! Il chitarrista e cantante Scott Lucas e il compagno di studi, il batterista Joe Daniels, iniziano a suonare in sala prove in attesa di un bassista, che trovano solo tre anni dopo, quando nasce ufficialmente la band. Una parentesi di altri tre anni prima che il basista abbandoni il gruppo e che il duo decida di restare tale. Lucas si fa modificare la chitarra aggiungendo un pickup da basso e una seconda uscita dei suoni. Questo il suo trucco per mantenere inalterate le basse frequenze. Hanno all'attivo ben 7 album in studio ma restano famosi per i loro energici live show, spesso originali e con la scaletta decisa al momento dal pubblico. Non molto famosi causa la fondazione alla fine del fenomeno grunge.
- eccoci arrivati al duo garage-blues BASSHOLES del chitarrista punk-blues Don Howland. Nasce nel 1992 a Columbus, Ohio, dall'incontro con il batterista Rich Lilash sostituito dal '95 ad oggi dall'affiatato Bim Thomas, tanto che il duo viene spesso nominato come Howland & Thomas. Howland militò, prima del duo, con la band di rock demenziale Gibson Brothers, nei quali suonò anche il mitico Jon Spencer. Gli amanti di certi tipi di sonorità si incontrano e si mescolano di continuo, a quanto pare...
- da non scordare i BANTAM ROOSTER (1994-2003), garage punk duo chitarra-batteria dell'area di Detroit. Thomas Jackson Potter alla chitarra e voce accompagnato da batteristi vari alla controparte ritmica, s'ispira alle tradizioni della sua città sfornando dei vigorosi brani garage punk con sfumature hillbilly.
- Originale la carriera del chitarrista (e funambolico frontman) indo canadese conosciuto come Black Snake o King Khan: nel 1994 fonda in India gli HARAMZADA, un duo black metal col batterista asiatico Iron Sheickh (ancora ascoltabile qualcosa sul loro sito myspace www.myspace.com/haramzada) mentre una volta in Canada s'appassiona definitivamente al garage rock. Milita in varie band dal sapore retrò, sia nella sua terra d'adozione che in Germania, ma è interessante notare come la sua esperienza in duo rifà capolino nella
2-piece KING KHAN AND BBQ SHOW (2003-2010), un mix di doo-wop, punk, soul espresso con grande rabbia e potente energia. I due avevano già militato assieme, a Montreal, nella garage band Spaceshit e dopo una carriera separata (dove Mark Sultan, ora one-man band, prende appunto l'appellativo di BBQ) i due si ritrovano in questo fantasmagorico duo... il garage chiama ancora la formazione two-piece... (qui un articolo EDP di approfondimento sull'intricata carriera dei due).
- sempre di stampo garage ma provenienti da Long Beach, California, i VOODUO, nati nel 1989-90 ma in duo dal 1994 ed ancora vivacemente attivi. La batterista Neidi Night, in piedi dietro a un paio di tamburi, accompagna un energico Eerie Powers alle chitarre in un sempre-giovane psychobilly/rockabilly garage rock.
- infine ricordiamo i JUCIFER, marito e moglie da Athen, Georgia, considerati i padrini dei duo doom metal. Attivi fin dal 1993, il loro sound è  in realtà piuttosto vario, da un alt-rock con voce pulita di lei, negli album, fino al cantato screaming, alle tipiche sonorità doom e al muro di amplificatori in fase live. Ancora molto attivi, si tratta indubbiamente di una "touring" band: Amber Valentine alla chitarra e voce, Edgar Livengood alla batteria.

   Se non proprio in duo, ma pur sempre condividendo il tanto discusso fattore "taglio di frequenza dei bassi", vorrei citare ora alcune band al proposito:
- abbiamo già nominato il trio senza basso GORIES, anch'essi di Detroit e gli OBLIVIANS
- ma ricordiamo anche le BRATMOBILE, band all-female da Olimpia, Washington, fondatrici del movimento Riot Grrrl assieme alle Bikini Kill, che all'inizio della loro carriera -1991- si esibiscono in formazione chitarra-batteria più vocalist (questa la formazione trio che più si avvicina al nostro duo);
- sempre da Olimpia, altro trio doppia chitarra e batteria è stato l'all-female SLEATER KINNEY, (1994-2006) nato dalle ceneri del movimento Riot Grrrl che in quella città fu molto attivo nei primi anni '90. In realtà loro cercano di ovviare alla mancanza del basso adottando un'accordatura delle chitarre abbassate di una terza minore... uno dei possibili escamotage a cui assistiamo nelle varie formazione chitarra-batteria.
- I BLONDE REDHEAD nascono nel 1993 a New York dall'incontro di due gemelli italiani cresciuti in Canada (Amedeo e Simone Pace, chitarra e batteria) con la cantante e chitarrista giapponese Kazu Makino. Dopo la defezione di un paio di bassisti, continuano la loro carriera ancor oggi in trio due chitarre-batteria; essendo i due gemelli di estrazione jazz e la voce della cantante piacevolmente eterea, le loro composizioni sono più sofisticate, sicuramente meno sanguigne di quelle dei colleghi delle garage band, a dimostrazione di come ogni genere musicale possa essere professionalmente espresso anche con il taglio di frequenze dei bassi. Da poter assaporare il 18 Luglio allo Zanne Festival di Catania.
Giusto una manciata di nomi tra gli innumerevoli del periodo...

THE WHITE STRIPES "Fell in Love with a Girl" https://www.youtube.com/watch?v=q27BfBkRHbs
THE WHITE STRIPES "Seven Nation Army" http://www.youtube.com/watch?v=XWfgxAU4Wz8
DOO RAG Tv Show Live 1996 https://www.youtube.com/watch?v=TZNqkZ6T4B8
BASSHOLES "Microscope Feeling" https://www.youtube.com/watch?v=5J2bEKXiofY
BASSHOLES "Judge Hursh Blues" Live 2006 https://www.youtube.com/watch?v=BfXBJ80xz78
LOCAL-H "High Fiving MF" 2006 https://www.youtube.com/watch?v=xGWpRxnyeGg
KING KHAN AND BBQ SHOW “Fish Fight” https://www.youtube.com/watch?v=WNAknZVzBRM
BANTAM ROOSTER “You're the Sun” https://www.youtube.com/watch?v=Yk2oHjD7AvQ
JUCIFER "Front Row” 2013 https://www.youtube.com/watch?v=G5132RkO_Sg
OBLIVIANS “Live the Life” https://www.youtube.com/watch?v=Mfd-Oqe5KpU

   Siamo negli anni 2000 ormai, il fenomeno è in espansione, e non possiamo elencare qui il pullulare di duo elettrici chitarra-batteria che spopolano per il mondo. Duo che cresceranno sempre più, in misura e generi di appartenenza, nel corso del nuovo millennio fino ai giorni nostri. Ma non possiamo non ricordare i BLACK KEYS, gli altri americani famosissimi, duo di giovani amici provenienti da Akron, Ohio. Fondati per caso nel 2000, ossia senza l'intenzione dichiarata di formare un duo, Daniel Auerbach (voce e chitarra) e Patrick Karmey alla batteria e percussioni, sono ancora attivi nella medesima formazione, dopo ben otto album, uno più di successo dell'altro. Il genere 
musicale che propongono risulta mutevole nel corso della loro carriera: dal delta blues, rock blues degli inizi, mescolato all'energia grezza ed esplosiva del garage, spaziando poi per le sonorità R&B, soul e funky per approdare quindi al country rock e al rockabilly fino alla psichedelia in chiave moderna del loro ultimo, recentissimo album. Il 2008, con la pubblicazione di "Attack and Release", segna lo spartiacque di genere e sonorità (molti nostalgici rimpiangono i brani rock blues degli esordi) e conseguentemente di concezione di duo: Dan inizia a sperimentare con linee di basso e tastiere mentre la drum machine entra a far parte del kit musicale del collega Pat. Attualmente la musica dei Black Keys è saldamente arricchita da tastiere e basso e perfino nei live i due si lasciano accompagnare da un terzo elemento, soluzione che, sebbene molto meno purista, verrà adottata da vari power duo a loro sucessivi. Al momento possiamo dire che dopo lo scioglimento dei White Stripes i nostri Black Keys restano l'unica 2-piece di fama mondiale e indiscusso punto di riferimento per gli ormai numerosi power duo moderni.



THE BLACK KEYS:
I got Mine” 2008 (live) https://www.youtube.com/watch?v=AosA6A3V5Bo
   
   A titolo informativo citiamo solo alcune tra le two-piece band più famose a livello mondiale: per l’Inghilterra i BLOOD RED SHOES (indie), LE CHAT NOIR (esplosivo garage rock) e i TING TINGS (genuino duo chitarra e batteria per loro, prima di diventare famosi e trasformarsi in pop band con la chitarrista Katie White spesso relegata al solo microfono. Ho scelto per loro un video hip-hop solo perchè almeno qui la si vede imbracciare la chitarra...); THE MAGNETIX (garage rock sin dal 1998), i PNEU (noise e math rock) e i KEIKO TSUDA (altro duo di Math Rock, molto in voga da queste parti, specie tra i duo) dalla Francia; la noise band LOBSTER dal Portogallo; i CARUSELLA con il loor heavy rock da Israele, mentre ricordiamo in Australia i famosissimi FUMES e i colleghi BLACKWATER FEVER, per un sano rock blues molto in voga in quell'area. Per l'Italia nominiamo lo storico duo noise OVO e gli scatenati BUD SPENCER BLUES EXPLOSION con il loro punk-rock blues. Ovviamente sono solo una manciata di nomi tra le decine presenti nel mondo, avendo catalogato negli anni altre numerosissime band provenienti dai posti più disparati, dal Messico al Giappone... lasciamo invece l'analisi più approfondita dei duo italiani a un post appositamente dedicato.

BLOOD RED SHOES “You bring me Down” https://www.youtube.com/watch?v=zzho_OzbMAc
THE TING TINGS ”Hang it Up” https://www.youtube.com/watch?v=gHzgzN9H6QM
THE MAGNETIX “Brain Out” https://www.youtube.com/watch?v=01AIjHU1fi4
KEIKO TSUDA “Exploding Whales” https://www.youtube.com/watch?v=ZawuuKs_X0U
CARUSELLA “Star Quality” http://www.youtube.com/watch?v=MgoaEpndlgk
THE FUMES “Automobile” http://www.youtube.com/watch?v=TRTF7bNdZX4
THE BLACKWATER FEVER “Blackwater” https://www.youtube.com/watch?v=QSyO3YYwFqw
BUD SPENCER BLUES EXPLOSION ”Mi sento come se...”


CONSIDERAZIONI FINALI
   Da questo excursus storico appare evidente come la linea base per le 2-piece chitarra e batteria parta dalle terre del Sud del continente Americano, in ambiente assolutamente blues. Si definisce ed espande poi grazie al rockabilly anni '50 e il garage degli anni '60, specie nelle ondate del suo revival, targate anni '80 e '90. Il meglio di sé, questo duo, lo dà quindi nei suoni grezzi, ruvidi e sanguigni di generi specifici, che ben si adattano alla line up scarna ed essenziale di cui sopra.
   Col tempo però tutti i generi vengono rappresentati... abbiamo visto Marc Bolan che con i suoi T-Rex compone brani hippy-folk fino ad imbracciare la chitarra elettrica per lanciarsi in assoli di hendrixiana memoria, o un King Khan che in duo suona niente meno che del Black Metal!
Per quanto riguarda i duo chitarra e batteria di stampo noise o hardcore, è mia personale convinzione che vi sia l'influenza dei power-duo "cugini" basso e batteria. Qui la forma canzone viene meno fin dagli inizi e i due strumentisti si lanciano solitamente in rimbalzi ritmici, in battute di chiamata e risposta, in frenetici pattern molto schematici; solitamente compongono musica strumentale, spesso, appunto, nei generi noise e hardcore. Interessante al proposito la scena musicale che si definisce a Providence, Rhode Island, dove i duo paiono molto benvenuti: a partire dai famosissimi LIGHTNING BOLT (noise band formata nel 2004 e assestata, tre anni dopo, nella line-up basso-batteria), si sviluppano tutta una serie particolare di duo, tipo batteria+effetti, basso e drum machine, fino ad arrivare ad un interessante esperimento chitarra-batteria, i THE BODY, che suonano sludge doom metal e dub, con una potenza sonora come una vera e propria full band!
   Il metal appare sicuramente essere il genere meno rappresentato in forma purista di 2-piece, ma qualche esempio, in giro per il mondo, lo troviamo comunque; si trovano parecchi duo nel Black Metal e nei suoi sottogeneri ma generalmente suonano tutti gli strumenti. Caso tipico è quello del Black Depressive Suicidal Metal: condividendo i musicisti alle spalle di questo genere tutto un vissuto personale piuttosto problematico (malattie, depressioni ecc.) sovente si ritrovano a suonare da soli o al massimo in due anime dal sentire comune, ecco perché alla base di queste band spesso ci stanno uno o due soli membri! Il genere però è musicalmente molto ricco, con tappeti di tastiere, sonorità ampie e dilatate che richiedono una moltitudine di strumenti nella sua realizzazione. Così il/i membri di queste band, che molto spesso non si esibiscono nemmeno dal vivo, si specializzano in più di uno strumento, restando sì un duo, nella formazione, ma creando brani completi, di indescrivibile bellezza sonora e dal tormentatissimo cantato, come una band dai numerosi componenti.

   Ci sarebbero ancora altre considerazioni da fare riguardo questa specifica formazione chitarra elettrica e batteria ma vista la mole di informazioni raccolte qui fin ora, abbiamo deciso di continuare nel prossimo post questo nostro discorso finale. Alla prossima puntata, quindi, che seguirà a giorni, per una più breve seppur approfondita analisi dei nostri power duo chitarra-batteria!
Augurandoci intanto di aver soddisfatto la vostra curiosità in merito e di avervi stimolato ad approfondire ancor più l'argomento, rinnovo l'appello ai lettori di comunicarmi qualsiasi 2-piece chitarra-batteria dei decenni '50 '60 '70 non nominati in questa sede. Un grazie di cuore agli eventuali detective musicali EDP!

Articolo ad opera di Giusy Elle


martedì 24 giugno 2014

29. ?ALOS: un anno dopo...




   Ogni tanto riprendiamo i fili del discorso con un personaggio già intervistato, di solito un anno dopo; su questo filone eccoci qui oggi quindi, dopo un anno e ben 20 post, a rincontrare la nostra mitica Stefania Pedretti, chitarra e voce dello storico duo OvO, ?Alos da solista e incredibile artista dai mille volti e sfaccettature.
   La sua carriera ventennale è così fitta di eventi, novità e progetti, che a Stefania abbiamo dedicato a suo tempo una retrospettiva molto ampia ed approfondita (qui) alla quale doveva seguire un'intervista che, vista la mole di domande e gli impegni di Stefania, si è interrotta a metà e non è mai stata pubblicata. Provvederemo sicuramente, prima o poi, a colmare questa lacuna...
   Intanto però Stefania ha continuato con i suoi innumerevoli progetti, dapprima portando in giro il suo spettacolo “Queer Metal Tour”, poi concentrandosi per mesi sui tour del nuovo e fortunatissimo album OvO, "Abisso", nonché organizzando la seconda edizione del Degender Fest. Altre idee poi ribollono nel pentolone della nostra istrionica artista, tant'è che prima di pubblicare la vecchia intervista, non ancora ultimata, vogliamo porle qualche domandina, tanto per aggiornarci...

INTERVISTA
1. Carissima Stefania, un anno è volato e noi ci troviamo nuovamente sugli spazi di questo blog. Ci farebbe piacere sapere quindi come si sono svolti i progetti che hai portato avanti in questi dodici mesi.
Iniziamo parlando di "Abisso", l'album degli Ovo uscito a Novembre 2013. Dopo sei album avete in questo caso cambiato un po' la vostra formula compositiva, passando negli anni da registrazioni quasi improvvisate a progetti più definiti, fino all'attuale album dove avete introdotto l'uso dell'elettronica e lavorato parecchio in fase pre e post-recording. Il risultato è stato stupefacente, molto ben riuscito, nel vostro stile ma con un'energia assolutamente nuova. Il disco sembra aver riscosso un grandissimo successo e i vostri tour (sia nazionali che europei) hanno dimostrato un gran coinvolgimento del pubblico. Ci vuoi parlare di quest'avventura?

Ciao, è strano e bellissimo continuare un'intervista a distanza di un anno, grazie per l'interesse e la pazienza che stai avendo.
Lavorare ad Abisso è stata un'avventura. Questo disco ci ha portato ad una rielaborazione non solo della nostra musica, ma anche di noi stessi e dell'immagine Ovo.
Le 3 grosse novità che nei primi concerti hanno veramente spiazzato il nostro pubblico affezionato sono state: l'elettronica, Bruno che suona seduto (per chi non lo sapesse, per i precedenti 10 anni la nostra caratteristica era batteria minimale e che Bruno suonava in piedi) e il togliersi le Maschere!
Ritornando al disco, per Abisso, oltre a lavorare approfonditamente in fase di registrazione e mixaggio, un altra grossa novità, per noi, è stata fare la pre-produzione del disco con Riccardo Gamondi, nostro fonico da anni, colui che ha progettato e creato i sempler per la batteria elettronica di e con Bruno, ma soprattutto membro dei Uochi Tochi. Poter preprodurre e quindi avere la possibilità di riascoltare i pezzi e migliorarli è stato fondamentale in questo disco. Un particolare personale, non da poco, è che ero infortunata al collo per via di un incidente stradale e durante la prepoduzione non riuscivo a cantare, quindi i pezzi sono nati strumentali e le parti di voce sono nate solo in un secondo tempo durante le registrazioni in studio. Mi ha fatto crescere moltissimo questa esperienza, ho potuto focalizzarmi di più sulla chitarra prima e sulla voce poi; penso che sia un metodo che usano tanti gruppi, ma io ho sempre creato i pezzi suonando e cantando contemporaneamente.
Lavorare poi con Favero è stato incredibile e direi che lo si sente nel disco.
Come hai scritto tu sopra, il disco ha avuto tantissima attenzione e bellissime recensioni in Italia come all'estero. Penso che molto sia dovuto a questo incastro, quasi inimmaginabile, tra l'elettronica e il nostro modo di suonare.
Anche i concerti stanno andando benissimo ed i tour si susseguono.

2. Nel frattempo avete anche pubblicato un Ep di due pezzi, e anch'esso sta riscontrando gran successo di critica e di pubblico. Mi spieghi l'origine di questa scelta? Voglio dire, un paio di brani nuovi potevano già far parte del materiale per il prossimo album!
Averno ed Oblio, i pue pezzi che compongono l'Ep per l'etichetta Corpoc, sono nati durante la registrazione di Abisso. Erano due pezzi per noi importanti e molto belli, ma che non si riusciva a far entrare nell'album, per questioni sia stilistiche che di durata del disco. Quindi si è pensato di tenerli fuori dal disco e di proporli per un ep. Corpoc, che voleva collaborare da tempo con noi, è stata subito interessata a realizzarli e da lì è nato questo meraviglioso EP. E' Bello sia musicalmente che esteticamente. Per chi non l'avesse ancora visto, si tratta di un vinile inciso solo sul Lato A e serigrafato in Oro sul Lato B. Anche la copertina ed il foglio interno sono serigrafati a mano ed in oro. E' un edizione limitata di 300 copie. Le grafiche sono state curate da Luca Font, un writer e tatuatore di Bergamo. Sono felicissima di questo disco.

AVERNO/OBLIO Ep 2014 Corpoc
Vinil    

1  Averno      
2. Oblio



Ascolto
Recensioni

3. Già a dicembre sei stata occupata con l'organizzazione della seconda edizione del Degender Fest: raccontaci in cosa consiste.
Degender fest è un festival e collettivo nato due anni fa con Simona Della e sporadicamente Francesca Morello, che tratta tematiche Queer e di Genere con un approccio anarchico e antispecista, l'idea è di far conoscere, sensibilizzare e approfondire concetti relativamente nuovi in Italia e principalmente nella zona in cui viviamo, cioè la Romagna.
Il festival si svolge principalmente a Dicembre ed ha uno sviluppo che va dal pomeriggio alla notte. Si parte con workshops, incontri, mostre, poi c'è una pausa cena, rigorosamente vegan, poi si continua con la presentazione di un libro, fatta dall'autore del testo, performances e vari concerti curati da me, con gruppi i cui membri sono dichiaratamente queer/gay o che supportano il movimento. L'idea di base è andare oltre i Generi anche a livello musicale.
Il festival in entrambe le edizioni è stato un successone e spero che la terza edizione sia ancora più esplosiva.

4. Una tua caratteristica come Alos? è quella di esibirti in performance concettuali, più che in concerti puri e semplici. Crei una situazione, un'esperienza (solitamente legata al mondo delle donne), e la sviluppi musicalmente. Parlaci quindi della tua ultima, nuovissima performance, debuttata di recente ad un festival teatrale.
Con ?Alos dal 2012 ho cominciato una serie di performances sugli Elementi ed il rapporto che può nascervi con la voce. La prima “Terra” la feci nel 2012 in collaborazione con la danzatrice di Butoh Yuko Kaseki, la seconda fu “ Acqua 6x6x6” e la nuova “Aria 3x3x3”. In questa performance il concetto ruota attorno alla mancanza d'aria; io sono chiusa dentro un cubo in plexiglas trasparente di 85cm e una serie di microfoni a contatto, posizionati sulle pareti del cubo, sulla mia gola e petto, amplificano i rumori e suoni da me emessi.
E' una performance a cui ho lavorato per un anno e che ha molti piani di lettura. Per questo lavoro ho approfondito e studiato maggiormente il lato sociologico e filosofico di aria, portandomi a lavorare sulla prigionia nelle sue varie forme. 3x3x3 fa riferimento alla cella di massima sicurezza in cui è dovuto vivere per 2 anni un mio interlocutore.
Spero di poter approfondire ulteriormente questa nuova performance e di poterla riproporre in teatri, gallerie e nuovi spazi.



5. In seguito alle tue performance live pubblichi solitamente un album legato al medesimo concept. Stai preparando qualcosa in tema anche questa volta?
Sto iniziando a creare il nuovo album e andrò a registrarlo ad Agosto con Lorenzo Stecconi (dei Lento); non penso che s'ispirerà direttamente ad Aria ma a più Elementi contemporaneamente, tra cui Fuoco, un elemento che non ho ancora performato.
E' tutto in divenire quindi non ti so dare ulteriori anticipazioni. So che per questo nuovo disco vorrei partire dalla MUSICA e solo in seguito svilupperò il lato concettuale dell'album e del prossimo live.

Bene Stefania, come sempre non posso far altro che ammirare la tua energia creativa, sempre in fermento e che ti tiene occupata a tempo pieno. Ti auguro ovviamente ogni gran soddisfazione dai tuoi progetti, mentre invito i lettori ad immergersi nella lettura della tua vecchia intervista, un modo per apprezzare te come persona oltre che personaggio, in maniera approfondita, a 360°, come si suol dire... Un saluto ancora e tanti, rinnovati complimenti per la tua carriera.
Ciao a te e grazie ancora per la stima e supporto che hai verso me e i miei progetti.
Un saluto, anche, a tutti i lettori!








giovedì 5 giugno 2014

28. SWALLOW MY PRIDE: Il duo “aperto”


   Dalla Sardegna non conoscevo nemmeno un duo fino a quando mi sono stati segnalati i SWALLOW MY PRIDE, una formazione recente ma di grande impatto sonoro. I due sono Elias Capra, alla chitarra e voce ma anche al basso, e il batterista/percussionista Keko Magrini (Francesco), due ragazzi dei primi anni Ottanta, amici di lunga data visto che militavano assieme nella band ProsmiQus fin dal 1999 e che nell' Ottobre 2012 si riuniscono in sala prove dando vita al nuovo progetto a due.


   “Swallow My Pride”, oltre che un brano dei Ramones, è anche il titolo di una canzone dei Green River (1985), band di Seattle, agli albori del grunge rock che lì vide i natali, e i cui membri andarono poi a formare i Mudhoney da un lato (Mark Arm, Steve Turner) e i Pearl Jam dall'altro (Jeff Ament, Stone Gossard). Il brano è stato quindi coverizzato dai Soundgarden e riproposto a sorpresa durante un concerto a Las Vegas, nel Novembre del 1993, dove sul palco si riunirono i quattro di cui sopra... Non dev'essere un caso che il nostro duo abbia scelto un brano di questo filone per nominare la propria band, visto che la musica ad influenzarli e a colorare i loro brani è proprio, innanzitutto, il grunge rock di Seattle! Lo mescolano ed alternano sapientemente con lo stoner metal, altro genere figlio degli anni '90 e infine col rock lisergico degli anni '70. Un mix di grande e sicuro effetto che i SMP sanno gestire con eleganza, facendolo proprio, in una interpretazione del tutto personale.
   Elias e Keko provengono da Torpè, in provincia di Nuoro, zona che nel Novembre del 2013 ha subito l'impatto devastante del ciclone Cleopatra il quale, come la grande regina d'Egitto, ha fatto gran sfoggio della propria forza distruttiva; nemmeno la sala prove dei nostri è stata risparmiata... con un po' di difficoltà all'inizio, riescono a raccogliere le loro forze e a ripartire daccapo facendo di quest'esperienza un evento su cui meditare, da cui il brano “Cleo” che darà poi nome all'intero album che tra quelle quattro mura stava ormai prendendo forma.
   Abbiamo presentato i SMP come un duo “aperto”... ma in quale senso? Come sappiamo, ci sono duo elettrici puristi, due strumentisti e due strumenti, energia grezza allo stato puro, nulla più; chi, pur in questa line-up base, usa loop, basi preregistrate, elettronica, doppi ampli e trucchi vari, e chi, invece, ama non darsi limiti alla propria formazione di duo. In questo caso Elias non si ferma all'uso della sola chitarra ma l'alterna al basso, inoltre la band resta “aperta” (da qui il titolo) ad ogni forma di collaborazione con altri musicisti amici. I brani nascono dalla mente dei due, le prove vengono eseguite solo tra di loro, ma in fase di live o di registrazione amano chiamare altri musicisti ed esibirsi in formazione più allargata anche se non necessariamente canonica, visto che alla fine possono ritrovarsi a suonare in trio con due chitarre! A suo tempo avevamo analizzato un duo simile, i SAKEE SED, che, come i nostri isolani, una volta fuori dalla sala prove diventavano una “full band” (qui il post). Del resto anche i più famosi ed internazionali White Stripes o Black Keys usano escamotage simili nel corso dei loro live...
   E' ora quindi di passare all'incontro diretto con Elias e Keko con i quali parleremo un po' di tutto, della musica che li influenza, della loro esperienza con l'uragano Cleopatra, del panorama musicale in Sardegna e, ovviamente, del loro primo nuovissimo album, totalmente autoprodotto, del quale presentiamo anche una recensione ad opera dello staff dell'Undergroundzine Webzine, rivista web che ci supporta in questo servizio.
Buona lettura a tutti....

Swallow My Pride”:



 "Immigrants" feat Joe Perrino & Simone Piu (Breakin'Down): https://soundcloud.com/swallowmypride/swallow-my-pride-feat-joe




INTERVISTA

1. Ciao Elias e Keko, benvenuti a questa puntata dell'EDP in rappresentanza anche dei duo sardi! Partiamo parlando della scelta del nome della band: "Swallow my Pride" è il titolo di un brano che si ripropone nel panorama musicale del grunge di Seattle; essendo questo uno dei generi a cui fate riferimento con la vostra musica, deduco vi siate rifatti a questo brano dei Green River per nominare la vostra band, è corretto?
Giustissimo. Nel primo periodo in cui iniziammo a suonare (1999) arrivai (Elias) in sala prove con un giro di chitarra in testa. Iniziai a suonarlo e Keko mi fece notare che stavo suonando un pezzo dei Soundgarden (che avevano fatto la cover del brano dei Green River). La notte prima mi ero addormentato con lo stereo acceso (Screaming life/Fopp – Soundgarden) e quel brano mi era talmente entrato in testa che pensai fosse mio!!! 14 anni dopo, nuovamente in due in sala prove, ci ricordammo di quell’episodio. Quindi: Swallow My Pride.

2. Voi suonate da oltre 15 anni, molti dei quali assieme nella band PromisQus (a proposito Elias, eri il chitarrista o il bassista della band?), com'è nato il duo infine?
I PromisQus erano un progetto che ha visto passare diversi musicisti. Noi due fondammo il gruppo e ci restammo fino alla fine. Nei PromisQus suonavo la chitarra e cantavo. Dopo anni di live e dopo un album in studio (“La Rivincita dell’Odio” del 2009) ci ritrovammo praticamente fermi e privi di stimoli. Quindi decidemmo a malincuore di sciogliere la band. Il duo è nato a qualche mese dallo scioglimento dei PQ. Entrammo in sala prove a fine Ottobre, così, per fare una suonata fine a se stessa. Invece sentimmo un qualcosa che non poteva fermarsi ad una prova. Da lì iniziammo a vederci due volte a settimana ed eccoci qui.

3. Come e quando avete iniziato il vostro percorso musicale? I generi che usate come riferimento per la vostra musica attuale (Grunge e Stoner anni '90, Rock anni '70) sono quelli che ascoltate da sempre?
Il percorso musicale è nato in seguito alla nostra grande passione per la musica. Nessuno dei due sapeva suonare uno strumento. Scegliemmo le nostre “armi da combattimento” ed iniziammo a strimpellare. I generi di riferimento sono sempre stati quelli. Iniziammo in due come cover band dei Nirvana. Il grunge e lo stoner, i Led Zeppelin, i Black Sabbath…sono da sempre quelli i nostri punti di riferimento.

4. Ci sono molti amici musicisti con i quali avete deciso di collaborare (vi fate accompagnare su palco e molti brani dell'album hanno la traccia di basso suonata da uno di loro): ci spiegate questa vostra scelta e questa concezione particolare di duo? E' un po' insolito partire in due in sala prove per la creazione dei brani e poi allargare l'organico in fase live o di registrazione...
Abbiamo concepito l’album in due. In studio avevamo comunque deciso di inserire le basse frequenze nei brani. Avrei potuto registrare io (Elias) tutti i bassi. Ma abbiamo pensato di colorare l’album con delle collaborazioni serie. Il progetto stava entusiasmando diversi amici musicisti. Allora abbiamo iniziato a fare delle valutazioni brano per brano e ad assegnare ad ogni brano il musicista amico più vicino per attitudine. Da lì pensammo anche di chiamare dei cantanti che in un paio di brani potessero duettare con noi. Il risultato ci ha soddisfatti tantissimo. Noi siamo ancora di quegli idealisti che pensano sul serio che l’unione fa la forza. E adoriamo collaborare e completarci con l’arte dei nostri cari colleghi.

5. Elias, so che suoni sia il basso che la chitarra ma mi pare di capire che nel duo prediligi l'uso della chitarra. A quando il basso?
Divento bassista per esigenza. Ma in realtà sono solo un chitarrista. Ci piace sperimentare e di tanto in tanto sia in sala prove che in live proviamo diverse soluzioni. Credo che prima o poi la finirò a farmi costruire una doppio manico basso/chitarra stile Tagliapietra (Le Orme) !!!

6. In generale, come definireste il panorama musicale nella vostra Sardegna?
L’underground sardo, contrariamente a quanto si possa pensare, è più vivo che mai. Pullula di band validissime. Il mare nel nostro caso è un pò penalizzante, gli ingenti costi per le trasferte rendono molto problematico lo spostarsi nella penisola per esibirsi dal vivo. Ma vi possiamo assicurare che ci sono tantissime band sarde che meriterebbero un successo maggiore rispetto a quello avuto sin ora. Inoltre gli spazi per esibirsi in Sardegna sono sempre di meno ed i gestori dei locali pronti ad investire per una serata dal vivo purtroppo iniziano a scarseggiare. Ma teniamo duro.

7. L'esperienza del ciclone Cleopatra vi ha segnato, nel bene e nel male: come avete vissuto quest'avventura? E come ci descrivete la reazione della gente? Com'è la situazione attuale, sei mesi dopo?
Il 18 novembre ha segnato profondamente la vita di ogni sardo. Anche quella di chi non è stato colpito direttamente. Vedere la distruzione, la morte, vedere portati via in un attimo tutti i sacrifici di una vita fa molto male. Ma noi sardi siamo tosti. La mattina dopo abbiamo cominciato a ricostruire col sorriso in faccia. Di notte si piangeva, di giorno si ricostruiva. Avevamo il cuore “gonfio” della solidarietà delle migliaia di persone che ci hanno aiutato. Purtroppo le istituzioni ancora una volta non sono riuscite a garantire un “vero” aiuto alle popolazioni. Crediamo che se non fosse per i privati la situazione sarebbe ancora molto grave.

8. Avete composto e registrato le 11 tracce dell'album "Cleo" in tempo da record: ci dite come sono nati i brani? Avete usato molta cura nella grafica del booklet e nella stesura dei vostri video, parlateci un po' di questo aspetto dell'artwork.
La stesura della parte musicale è sempre quella più “facile”. Entriamo in sala prove, improvvisiamo, raccogliamo pezzi, tagliamo, ricomponiamo. Più che artisti siamo artigiani!!! Ci piace la spontaneità delle cose. Tuttora in live ci capita di improvvisare e di stravolgere i brani (sempre in maniera diversa), crediamo faccia parte del nostro dna. Dopo l’alluvione poi, la carica emotiva ha dato un grosso contributo alla stesura dei testi. Per quanto riguarda i video, le nostre turbe psichiche prendono sempre il sopravvento. Nella “saga” Rivality/Puzzle abbiamo descritto quanto di peggio possa succedere nel Mondo. Sette segrete che praticano riti magici, odio razziale e venerano feticci dai presunti poteri magici. Sette che spesso nella vita reale detengono o hanno detenuto il Potere. Noi siamo i soliti guastafeste!!! In Strangers ipotizziamo un disturbo della personalità del protagonista che vive un rapporto d’amore con la stessa donna ma con le sue due personalità antitetiche. Un delirio insomma. La parte art work è curata dalla Thanit (www.thanit.it) del nostro fratellone maggiore Paolo Angus Carta (alias il frate del video “Puzzle”). Paolo fa parte della nostra famiglia sin dall’inizio ed è con lui che ci interfacciamo per qualsiasi discorso inerente la comunicazione. Inoltre lavorare con una persona che ha curato per esempio (uno tra i tanti) il sito del premio Oscar Ennio Morricone non può che essere un onore, oltre che un piacere!!!

9. A fine Marzo avete iniziato il tour promozionale del vostro album: come sta andando? E vi è forse capitato di condividere il palco con qualche altro power duo? Quali i progetti per il prossimo futuro?
Sta andando a gonfie vele. Dieci serate in un mese e mezzo per due persone che non fanno i musicisti di professione sono tantissime. Abbiamo girato un po’ in Sardegna tra palchi e club. Siamo contenti di come la gente stia accogliendo la band ed il primo album. Purtroppo non abbiamo ancora condiviso il palco con nessun altro power duo. I progetti per il futuro…suonare live in giro, in estate in Sardegna, in autunno sulla penisola ed in inverno in Europa. Un nuovo album entro 2 anni. Speriamo bene, noi incrociamo le dita.

Ok ragazzi, siamo arrivati alla fine della chiacchierata. Vi auguro ogni bene per la vostra carriera e tanta, tanta soddisfazione dalla vostra musica. Un saluto dall'EDP tutto e grazie ancora per la disponibilità verso il nostro Progetto.
Grazie a voi e a tutti i lettori…di CUORE!!!





DISCOGRAFIA
CLEO 2014, Autoprodotto
1.Lake’Sound 2.Red 3.Rivality 4.Strangers 5.Television 6.Cleo
7.Oceans 8.Immigrants 9.Sardinian Cookie 10.Puzzle 11.One





RECENSIONE by DroB, reperibile anche nel numero di Giugno dell'Undergroundzine Webzine (qui)
"Cleo", Swallow My Pride 2014, Autoprodotto.

Nella presentazione di questo progetto si legge della sua recente nascita e del bisogno di dedicare il senso dell'album alla tragedia dell'alluvione Cleopatra che ha investito la regione d'appartenenza del duo nuorese.
Stoner rock - grunge - rock '70 è dichiaratamente il sound suonato e ricercato e ne abbiamo la conferma dai primi accordi. Tracce ben suonate, potenti, scandite. Unica pecca forse il missaggio troppo pulito che non rispecchia la ruvidità del genere, ma poco influisce sull'efficacia delle canzoni. Il duo si avvale peraltro di validi ospiti che arricchiscono l'intero lavoro (Immigrants dove l'alternanza delle voci rende il genere corale) e sviluppa l'EP in cinque brani -ultimo un mash up- alternando lenti cadenzati quasi acustici (One) a brani serrati di kyussiana memoria (Puzzle). Il singolo Rivality è forse il manifesto-riassunto della band: potenza dello stoner contaminata da sonorità malinconiche del grunge con melodie non innovative ma ben calibrate.


Un'altra recensione, molto dettagliata.



Articolo ed intervista ad opera di Giusy Elle