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martedì 21 ottobre 2014

38. RECENSIONE 6: A Place for Loitering by Dirty Trainload



   Iniziamo finalmente con le recensioni del nostro staff EDP! Marsuel Papel (se volete sapere di più su di lui qui la presentazione dello staff) ci presenterà oggi "A Place for Loiterig" il nuovo album ad opera del duo pugliese DIRTY TRAINLOAD. Del Treno Merci di Bob Cillo, chitarrista e cantante del duo, abbiamo appena parlato nel post a loro dedicato (qui) con tanto di interessante intervista al suo fondatore. 
   Bob si è alternato, negli otto anni di vita della sua band, in formazioni che si muovono tra l'one-man band e il duo, ma i suoi album li ha sempre registrati in compagnia di un partner. Per questa edizione speciale, in vinile, si è avvalso della collaborazione del batterista Go Balzano, coproduttore dell'album e membro a tutti gli effetti dei Dirty Trainload. Bob ha sempre puntato tutto sui suoni, ricercando una formula nuova e personale con cui esprimere il suo blues graffiante, trovandola in un mix di chitarra, vecchie loop station e drum machine analogiche. Anche in duo ha mantenuto questa formula sfidando i suoi partner ad inserirsi in questo tappeto sonoro già confezionato. Niente di problematico per l'armonicista Marco del Noce, da cui il primo album "Rising Rust" (2007), o per la polistrumentista Livia Monteleone, con la quale ha inciso "Trashtown", del 2011; tutt'altra cosa inserire una batteria standard, dal set completo, e suonare in sync con i loop ritmici delle vecchie rhythm-box di Bob! Questo l'esercizio acrobatico, ben riuscito, del nuovo membro Go Balzano.
   I Dirty Trainload scelgono il supporto in vinile 12” per questo loro terzo album rendendolo però disponibile anche in download digitale. Come per i lavori precedenti, quest'opera vanta la produzione di Fabio Magistrali e una cover disegnata dall’illustratore svizzero Benjamin Güdel. L’album può essere acquistato su discogs.com o su Bandcamp o ascoltato gratuitamente in streaming al link http://dirtytrainload.bandcamp.com/album/a-place-for-loitering


Video demo di presentazione all'ultimo album





A PLACE FOR LOITERING 2014, Side 4 Records

1.Dead Rat Blues 2.The Ballad of John Hardy 3.Eleanor, Bring your Garbage Out 4.Big Road Blues 5.Tractors Downtown 6.I'm working on it 7.You Only Live Twice 8.When the Saints Go Marching In 9.World Wide Vision Crime 10.If I Had Possession Over Judgement Day











RECENSIONE
"A Place for Loitering" Dirty Trainload, Maggio 2014, Side 4 Records
Recensione by Marsuel Papel

   Il blues punk è esploso negli ultimi 10 anni con una moltitudine di produzioni che hanno in qualche maniera appiattito il genere, canonizzandolo e rendendolo qualcosa di facilmente riproducibile con un fuzz o un overdrive, un bottleneck slide e un amplificatore valvolare. I Dirty Trainload con “A Place For Loitering” sfuggono con onore a questa fin troppo facile catalogazione. Il disco contiene una miscela di atmosfere che arricchiscono il blues di crepuscoli psichedelici, riff hard figli di Jimmy Page e nipoti di Muddy Waters, ma a tratti anche bordate stoner e echi grunge. L’impianto è in larga misura blues e i suoni ricordano in particolare quello di Chicago, quando non sconfinano nel rock. I loop di batteria elettronica in chiusura del lato A e in apertura al lato B danno un ventata di freschezza e modernità che non stona con l’intenzione generale.
   Molto interessanti anche le molte cover presentate (cinque su dieci pezzi del disco sono delle interpretazioni) poiché totalmente snaturate e ri-arrangiate. “The ballad of John Hardy” che conoscevo nella versione di Leadbelly acquista una vena epica e rock grazie allo stomp di batteria e al suono grasso e distorto di chitarra. Discorso simile per “Big Road Blues”; il pezzo prende pesantezza e ciccia e qualche bpm in meno. A parte la fenomenale cover di Robert Johnson in chiusura d’album, una devastante cavalcata punk che arriva a lambire i Motorhead, mi ha colpito la versione di “You Only Live Twice” che avevo sentito nell’omonimo film di 007: come trasformare una canzone pop commerciale degli anni ’60 in uno sgangherato inno da osteria, geniale! Il pezzo che preferisco, nonostante la varietà di cui ho parlato, è uno degli originali della band: “Eleanor, bring your garbage out!”, un classico blues che ricorda le interpretazioni del genere dei tardi ’60 dei vari Mayall e Clapton o di certa west coast più o meno psichedelica. Il suo lento incedere permette a Bob Cillo di creare atmosfere dilatate e lisergiche con la sua chitarra, quando non ci parla di Eleonora che non vuol portar fuori la spazzatura.
7/10


Articolo ad opera di Giusy Elle

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