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venerdì 29 gennaio 2016

92. Live Reportage2: MARK SULTAN/BBQ


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INTRO 
   Ho avuto la fortuna che capitasse un concerto dell'one-man band MARK SULTAN non lontano da casa mia, all'Angolo dei 33, un piacevole pub alla periferia di Trento. Il Direttore Artistico del locale, Marcello Orlandi, anche nostro recensore per i generi garage e punk, concentrato sulle band di tale filone ha portato in regione singoli, duo, full band di pazzi scatenati provenienti da tutto il mondo tra i quali anche nomi di punta quali gli Statunitensi Froth (U.S.A.), i Dignan Porch dall'Inghilterra o i Cileni Perrosky. Mi ci sono fiondata quindi, mercoledì 13 gennaio, in compagnia della mia amica Natalie, madrelingua scozzese, che ormai fa parte integrante dello staff EDP come traduttrice ufficiale per l'inglese. Come sapete qui all'EDP trattiamo di power duo per cui potrà risultarvi strano un articolo intero dedicato a una one-man band, eppure sappiate che il nostro Mark Sultan in realtà ha fondato parecchi duo nell'arco della sua carriera, ed è per questo che siamo così curiosi nei suoi confronti. Anche perché, pur essendo principalmente un batterista nelle full band, i duo che lo vedono co-fondatore sono in realtà una collaborazione, un progetto a due di un one-man e un chitarrista oppure addirittura di una coppia di polistrumentisti! Una forma originale di power duo che vogliamo proprio approfondire... Inoltre Mark Sultan, grazie anche alle sue “originalità”, è un culto e un mito vivente, un'artista da non perdere se lo trovate nelle vostre zone. Quello che suona viene definito amichevolmente "dumb rock'n'roll", ossia... Avete presente cosa significa avere un approccio grezzo e sanguigno sugli strumenti, tecnica essenziale in versione estremizzata, predilezione per il rock'n'roll più sfegatato, il tutto condito con una buona dose di sfacciata attitudine punk? E per di più vivere di tutto questo girando il mondo in perpetuo live e collaborando con l'artista del momento che entra più in sintonia? Ecco, siete entrati nella vasta schiera di one-man band che sembrano avere largo seguito negli States e molti, altrettanto scatenati, fan sparsi per il globo. Mark Sultan si rivela essere un vero re del dumb rock, poiché della sua forma sciatta e sguaiata ne riesce a fare una vera e propria forma artistica, come ci rivela in fase d'intervista... Un personaggio assolutamente interessante, questo Mark, e ancora adesso, che sto chiudendo questo articolo, vorrei chiedergli un mucchio di altre cose... conoscerlo è come avere avuto una breve visione su un mondo che pare proprio fantastico e si vorrebbe approfondire... che onore!
   Ma procediamo gradualmente con la biografia dell'artista di oggi, il reportage del suo concerto e l'interessantissima intervista con il diretto interessato, ossia il batterista (ma non solo) Mark Sultan.


BIOGRAFIA
   Mark Sultan, musicista canadese, nasce a Montreal, Quebec, nel 1973. Nel corso della sua carriera si esibisce sotto numerosissimi moniker ma all'anagrafe lo ritroviamo come Mark Antonio Pepe, nome che ci rivela una sua indubbia origine italiana. Nasce come batterista ma già nella sua seconda formazione, gli Spaceshits, inizia ad esibirsi in altri ruoli, in questo caso come cantante. Siamo a metà degli anni '90 ed è qui che al basso incontra "Blacksnake", canadese di origine indiana dal vero nome di Arish Ahmad Khan, con il quale formerà più avanti lo strepitoso duo chitarra-batteria KING KHAN & BBQ SHOW. Gli Spaceshits, furibonda garage-punk band, come per i gruppi precedenti si lascia dietro una scia di storici live al fulmicotone caratterizzati da risse su palchi, lanci di oggetti sulla platea, petardi e altri elementi disturbanti, tanto da non poter durare più di 15 minuti e da essere banditi, nel giro di poco tempo, da molti locali della città. E' ora di passare all'estero... ecco quindi organizzato il tour europeo del 1999 nel quale però perdono Blacksnake in Germania, che decide infatti di rimanere in Europa, dove si costruisce una famiglia e vive tuttora. Al rientro in Canada le Merde Spaziali si sciolgono definitivamente e dalle loro ceneri, con qualche rimescolamento (Mark Sultan ora passa alla batteria) e l'aggiunta della bella Annie alle tastiere, nascono i "Les Sexareenos, uno dei gruppi garage rock’n’roll più selvaggi e cavernicoli che il Canada abbia mai visto" secondo degna descrizione del nostro collaboratore Marsuel Papel. Il gruppo ha breve vita, giusto tre anni (ma è del 2011 la loro reunion), ed è così che nel 2002 Mark Sultan decide di fare tutto da solo: canta, 
suona la batteria (grancassa e rullante) e la chitarra in simultanea divenendo un one-man band conosciuto d'ora in poi con lo pseudonimo di BBQ; a caratterizzarlo una timbrica vocale particolare e l'attitudine musicale assolutamente grezza e selvaggia che l'accompagna fino ad oggi. Durante un tour europeo re-incontra il suo "compagno di brigata" Blacksnake che nel frattempo aveva cambiato il nome in King Khan e fondato una propria super-band, la psychedelic-garage-soul King-Khan & The Shrines, composta da ben 9 strumenti e dai suoni un po' più sofisticati grazie all'intervento dei fiati... Come non collaborare nuovamente? Ecco finalmente nato un duo incredibile che ha fatto molto parlare di sè, i KING KHAN & BBQ SHOW (originariamente partiti come BBQ and Blacksnake), dove Mark continua ad esibirsi nella sua formazione completa di one-man mentre il Gran Re di origine indiana si danna sulla sei corde. Una two-piece fantasmagorica che suona in un misto di doo-wop, punk, soul, garage espresso con grande rabbia e potente energia, suoni lo-fi e goliardia per condimento. E' una bella e lunga parentesi che dura dal 2003 al 2010, sette anni abbondanti durante i quali i due registrano tre album in studio (l’omonimo del 2003, “What’s for dinner?” del 2006 e l’ultimo “Invisible Girl” del 2009) e si esibiscono senza soluzione di continuità in giro per il mondo intero. La sfrontatezza è il loro marchio di fabbrica... si presentano innanzitutto come due personaggi: il sultano Mark, con tanto di turbante, e il collega indiano gran Khan, con gilet sul 
petto nudo e un elmo sul capo. I due si dimenano e suonano con rabbia e grezzume sfoderando tutta la loro non-tecnica musicale che tanto li ha caratterizzati. Uno stile molto in voga tra certe one-man bands, penso anche a Bob Log III, altro accanito sostenitore del selvaggio e lo-fi dumb rock, che abbiamo avuto già il piacere di incontrare e intervistare come EDP (qui) e con il quale lo stesso Sultan si è esibito in formazione a due. Interessante per noi la collaborazione del 2005 quando i KK&BBQ si fanno accompagnare in tour niente meno che dai nostri connazionali MOJOMATICS! Storico duo Garage e HillbillyBlues veneziano, conosciuto a livello internazionale, che dopo dieci anni di attività si è recentemente sciolto, a fine 2014. Per l'occasione le due 2-piece formano una band dall'irriverente nome di Ciaoculos, dalla quale nasce anche una registrazione 7".
   Si diceva che è del 2010 lo scioglimento ufficiale del duo formato da King Khan e BBQ ma in realtà i due non riescono a stare molto tempo lontani... il 2011 li vede comporre nuovi brani assieme mentre nell'anno successivo sono nuovamente su palco per un sold-out a Toronto. Il destino è quello di rivederli saldamente riuniti in duo e infatti lo fanno, consacrando la band con un nuovo nome, i BAD NEWS BOYS, un misto ancora di rock’n’roll, punk, primo r&b, garage, doo-wop e psichedelia. E' in questa formazione che i più fortunati potranno vederli esibirsi ancor oggi... Nel corso della serata live all'Angolo dei 33 a Trento, invece, incontriamo Mark Sultan nella versione da solista di BBQ.
   Ma il nostro Sultano, one-man band di professione, ha una forte attrazione per la line-up a due tanto da fondare nel tempo altre two-piece degne di nota. Non si tratta di formazioni dalla lunga durata, giusto il tempo di una collaborazione, di registrare un disco e calcare i palchi del mondo per un po'. Ricordiamo al proposito un altro one-man canadese, il famoso Bloodshot Bill, con il quale il nostro BBQ fonda nel 2010 i THE DING-DONGS, sempre nella stessa formula sonora e goliardica (suonano indifferentemente di tutto, nei video li vedete sempre con delle chitarrine in mano); un one-man conteso, questo Bloodshot, in quanto l'anno precedente lo troviamo già cofondatore di un power duo col già menzionato King Khan, gli altrettanto incredibili TANDOORI KNIGHTS... che intrecci di duo tra questi artisti! Formula apprezzata anche da King Khan stesso fin dai suoi esordi tanto che una delle sue prime band altro non è che una 2-piece chitarra-batteria, per il duo indiano black metal HARAMZADA...
   Vi lasciamo a una bella carrellata di video, tanto per farvi capire di cosa abbiamo parlato finora, mentre noi procediamo con il reportage del concerto e la profonda e piacevole intervista al nostro Sultano Marcantonio...

THE SPACESHITS
KING KHAN & THE BBQ SHOW
BBQ/MARK SULTAN
Performance and Interview 2012 https://www.youtube.com/watch?v=TeKwfOkA3rI
THE CIAOCULOS 
“Hey Little Girl” https://www.youtube.com/watch?v=KZNVrWrqYww
THE DING DONGS
TANDOORI KNIGHTS (video 2 chitarre)


LIVE REPORTAGE 
Eccomi alle prese con il mio primo reportage per Edp! Un live dell'one-man band Mark Sultan, durante il tour italiano di promozione per il suo ultimo Ep, "BBQ" (pubblicato per la propria Sultan Records), un 4 pezzi che si aggiunge alle innumerevoli sue pubblicazioni che potete ascoltare integralmente al suo profilo Bandcamp.
Alle 20.00 la mia amica Natalie (madrelingua scozzese reclutata per una buona intervista in inglese) ed io, varchiamo la soglia dell'Angolo dei 33 Pub, un locale interessante alla periferia di Trento, fondato a fine 2014 da Paolo Cereghi e oggi affiancato dal collega Pietro Grisenti. Si tratta in realtà di un ristopub, dove si possono assaggiare piatti con materie prime slow food e godere di un'ampia scelta di birre artigianali. Inoltre, cosa non da poco in questi anni, il loro palco si anima di musicisti pazzi scatenati per ben due volte alla settimana! Il mercoledì e il venerdì...
Quando entriamo tutto è pronto, il palco allestito, il sound check appena terminato... Mark lo riconosciamo subito, ha la coppola in capo (che ci assicura far parte del suo abbigliamento quotidiano, quindi non esclusiva per il tour italiano) ed è seduto da solo su un divanetto, con una bottiglia di acqua in mano... resterà solitario per gran parte della serata, prima di esibirsi, in quanto risulta essere una persona mite, discreta, con bisogno dei propri spazi privati. Ha un volto dolcissimo, gli occhioni da tenerone, e sinceramente me lo sarei portato volentieri a casa come morbido peluche da coccolare... Gli chiediamo come mai l'acqua, se è indice di professionalità, lui ci assicura essere una questione di responsabilità, piuttosto: deve guidare, dopo il concerto, e fa tutto da solo... berrà acqua anche durante l'esibizione... Ma insomma, non ci avevano fatto credere che Mark Sultan fosse un pazzo furibondo con attitudine punk? Dove sono i calzini lanciati dal palco che ho visto fare ad altre band in questo stesso locale? Forse che i pazzi veri erano i suoi compagni di band? O forse l'età calma gli animi di chiunque, anche di lui che ora ha famiglia in Germania... Dobbiamo in realtà ancora vederlo sul palco... perché è lì che si scatena! In una saletta privata procediamo con l'intervista, che potrete sia seguire live su soundcloud (così da ascoltare la sua stessa voce parlata, così bassa di volume, quasi di persona timida, o comunque riservata...) che leggere tradotta alla fine del reportage.
Sono le 22.00 ed è l'ora della trasformazione kitch! Mark sale sul palco, toglie le scarpe (suona a piedi nudi) e inizia a cambiarsi.... i colori non c'entrano, ma quando si gira, con quel cappuccio teso, mi ricorda l'Ape Maya... Una buona dose di humour ed autoironia non manca certo al nostro Marcantonio!
Tutti si avvicinano al palco, il vocio del locale cala e si resta in muta attesa... Bene, è giunta l'ora, Mark attacca subito con grinta. Ha un tom e un rullante ai piedi, li percuote con mazzetta e cimbalo; la sua chitarrina è piccola (o è lui che è grande?), quasi scordata, sembra poco più di un giocattolo, vecchia e consumata... mentre esegue la ritmica velocemente, con un semplice e continuo uso del barrè, si accanisce sul settore piedi... E' difficile fotografarlo, a volte, perché dimena continuamente il capo, a sottolineare le ritmiche serrate con cui conduce il concerto... il tutto è agitato e furibondo... con la chitarra che impazzisce ogni tanto in impreviste accelerazioni.
I brani sono un mix di pezzi personali e cover rivisitate che lui unisce in un unico, lungo medley della durata dell'intero concerto. Una sola breve pausa per un sorso d'acqua dopo mezz'ora, nemmeno il tempo di accennare un applauso che già riparte, ancora 15 minuti e il concerto si conclude... solo tre quarti d'ora, sono volati come un lampo... abbiamo appena assaggiato la sua presenza eppure non c'è "biiiis" che tenga, nessun richiamo lo riporta sul palco, non c'è "Mark I love you" urlato a squarciagola da una fan per farlo bissare, lui è là, con la sua tenuta rosa shocking e lustrini, in zona merchandising. Non ci resta altro che raggiungerlo per una maglietta, una foto o un album autografato... Mark, sarai stato per poco con noi ma possiamo dire che abbiamo vissuto un pezzetto di leggenda... Grazie a te Mark! Alla prossima, quando ci sarà...




INTERVISTA
Nat: Ciao Mark, benvenuto in Italia.
Mark: Ciao, Grazie

Grazie per dedicare un po' del tuo tempo all'EDP. Prima di parlare del tuo set-up musicale vorrei chiederti qualcosa sul tuo nome: Mark Antonio Pepe. Sembra Italiano, hai antenati in questo paese?
Sì, tecnicamente il mio nome è Marco Antonio Pepe, i miei nonni paterni, da quello che posso capire, sono originari dall’Italia del Sud, forse Roma e Sicilia, ma non conosco nessun parente qui. Non ho idea. Mi ricordo che mia nonna provava a insegnarmi l'Italiano quando ero bambino ma mi faceva schifo per cui non l'ho mai imparato. E adesso che vengo in Italia una volta all’anno, che ho gli amici qui e amo l’Italia, non riesco a comunicare nella loro lingua. Tornando al nome: siccome sono nato in Canada, hanno cambiato solamente la prima parte in Mark, neanche Anthony, perciò sono solo un ragazzo Canadese.

Mark, hai girato il mondo, tanto, quante volte sei venuto in Italia?
Ho girato l'Italia un sacco di volte, non sempre per un tour completo, ci sono state delle volte che sono atterrato qua per fare un singolo show con una band, per esempio. Vengo circa dal 1997, ma non sempre. Diresti che vieni una volta all'anno? Sì, con questa frequenza negli ultimi anni ma prima non venivo da parecchio tempo.

Che cosa pensi del pubblico italiano?
Mi piace suonare in Italia perché penso che gli Italiani capiscano, cioè, che quando suono, anche se sto suonando dumb rock'n'roll, ci sto mettendo l'anima, sto dando tutto. Gran parte è improvvisazione, c'è roba strana che salta fuori e in un paese come l’Italia o la Francia, anche se la gente non sa nulla di rock'n'roll, sembra che prenda in considerazione e apprezzi l’aspetto artistico della cosa.
Sì, sono d’accordo, pensi che riescano a capirti da un punto di vista artistico.
Sì e lo apprezzo. Potrei fare una versione totalmente dumb, sarebbe divertente, ma non so se ci riuscirei, è da vedere. Ciò che faccio è un po' sciatto, e anche un po' strano, qualche volta, perché sembro bi-polare o anche mentalmente ritardato, ma non lo è, è tutto un'espressione artistica.
E' quindi un’improvvisazione ed espressione di ciò che senti in quel momento?
Si, è quello che spero, no, non lo spero, so che è così, perché lo faccio onestamente. Anche se ci sono dei must nel rock'n'roll e la gente vorrebbe vedere i costumi e sentire la musica come se l'è sempre immaginata mentalmente, nel suo ideale.
Immagino quindi che la risposta della gente non sia sempre positiva...
Infatti, ci sono persone che mi odiano proprio.

Mark, EDP è una pubblicazione dedicata al set-up chitarra-batteria. Tu, come solista, suoni entrambi gli strumenti in simultanea. Spesso suoni però anche in duo: potresti parlarci di queste scelte?
Sono stato in varie rock band standard con la batteria, il basso, la chitarra e il canto, e quando ho iniziato a fare l'one-man band era più come, guarda, "non me ne frega tanto di questa cosa". Ci sono musicisti che vogliono proprio fare rock'n'roll da one-man band, io no, l’ho fatto per necessità. Volevo vedere come potevo comporre brani in questa maniera e volevo viaggiare. Volevo soprattutto viaggiare. Ero una batterista prima, perciò avevo già una buona coordinazione e ho visto che potevo suonare tutti e due gli strumenti contemporaneamente, potevo farlo e così è stato. E poi ho visto che era un modo per minimizzare e far diventare tutto iper primitivo. Come one-man non hai tante scelte di ciò che puoi fare per creare il suono che ti piace. Un’idea si realizza molto diversamente da ciò che pensavi perché hai dei limiti logistici.
In duo ho iniziato a suonare con un amico che era in una band con me anni prima. Al tempo viveva in Germania con la moglie e andavo a visitarlo quando suonavo da solista e viaggiavo. Anche lui al tempo aveva una one-man band e abbiamo iniziato a suonare a Berlino e Amburgo. All'inizio suonavamo sul palco come due one-man band, abbiamo iniziato a divertirci, a bere, forse a fare qualcos'altro ma poi pian piano tutto si è trasformato: lui suonava solo la chitarra e io facevo le mie cose da one-man; entrambi cantavamo e armonizzavamo, era così. E' simile a ciò che faccio oggi da solo ma anche completamente diverso, con un'altra energia. Con il mio amico King Khan, che è una persona molto estroversa (soprattutto una volta), io mi chiudo perché voglio essere il suo completo opposto, creare proprio un ying-yang. In questo modo l’energia che creiamo diventa come quella dei poli opposti. Preferisco così piuttosto che avere due personaggi sul palco che si sfidano a chi fa più il matto. Quello stufa proprio. Per me la cosa classica è avere un foglio. Lo sai cos'è un foglio? Allora, nel duo io faccio sempre la parte del cattivo perché sono il più calmo. Sul palco sono sempre un po' aggressivo, dico stronzate, quello è il mio ruolo e lo amo.
Allora, è un ruolo che assumi quando fai parte del duo?
Sì, deve esserci un aspetto positivo e uno negativo e io sono il "Bad Boy"... E' quello a far la differenza. Per me è un personaggio reale quello che adotto nel duo. Non negativo nel vero senso della parola, semplicemente l’opposto di ciò che fa lui.
Pensi che sia proprio quello a far la differenza nel suonare in due? Adotti un personaggio specifico che devi mantenere invece come solista sei più libero?
Penso che fosse assolutamente naturale finire in quel ruolo nel duo. In questo mondo musicale la gente è più attratta dall'estetica che dalla musica in sé, cosa che a me invece non frega proprio niente. Sono tutto sulla musica, sull’espressione, come chiudere gli occhi e far finta di essere in un altro posto. King Khan invece, che è comunque un grande musicista, era più abile nel curare l'estetica. Lui si occupava di quello per prima cosa: attirare l’attenzione della gente, e poi che si godano anche la musica. Hai capito? Non c'era mai bisogno di essere quel personaggio nel duo perché esisteva già. Non era che ho pensato di dovermi scegliere un ruolo. Semplicemente sembrava la cosa giusta da fare per il duo: diventare un gioco degli opposti.

E la differenza come solista?
Come solista puoi essere veramente ciò che sei. Se per esempio sono di mal umore allora resterò così anche sul palco. Ho invece un po' di problemi con i più giovani che non arrivano a capire tante cose, ovviamente. Io sono un libro aperto e se sono di mal umore non posso far finta di non esserlo. Mi piacerebbe che la gente apprezzi che uno mostri le proprie emozioni. Qualcuno mi dice: “E' il tuo lavoro, perché non fai finta di essere allegro?”. Ma perché l’effetto non sarebbe lo stesso!
Allora non è la musica che ha un'emozione in sé ma è il tuo sentimento che esce in quel momento con la tua musica...
Assolutamente esatto... e penso che così si renda al meglio. Se mi vedi in 5 gig, una dietro l’altra, ogni una è completamente diversa. Sfortunatamente sono una persona molto emotiva e sensibile, perciò cambio sempre. In questo rock'n'roll spazzatura, che mi piace immensamente, c'è tutta una serie di percezioni, di regole che la gente ha sul genere, di come dovrebbe essere, e di come un musicista dovrebbe suonarlo, ma io non lo faccio mai.
Com'è suonare sul palco tra due one-man band, voglio dire, con doppia strumentazione?
E' strano, però mi piace. Penso, come abbiamo detto prima sulle limitazioni musicali, che quando hai due one-man band che lavorano con due diverse costrizioni, fa ridere perché, più entrano in comunione e diventano un qualcosa, più hai sempre due scatole dentro un'unica scatola. Non è la cosa più fluida del mondo, non è come in una standard band quando tutto si armonizza assieme. Succedono cose strane perché usiamo due set limitati. Si crea un'altra dinamica e penso che questo sia cool, mi piace.

Adesso tu e King Khan siete di nuovo assieme, in una reunion, “The Bad News Boys”, come sta andando?
Sì, alla grande, ci siamo fermati per 3 o 4 anni ma poi abbiamo riniziato a suonare assieme. Fortunatamente per noi facciamo ancora tour, per lo più negli States, qualche volta andiamo nel Regno Unito, qualche altra volta andiamo nelle "grandi" città come Parigi, e poi ovviamente Berlino, e va ancora molto bene.
Il King Khan & BBQ Show aveva molto successo già prima...
Sì era così però il problema di oggi è che le cose non durano. La nostra società è molto usa e getta. Poteva essere che facevamo la riunione e a nessuno fregava niente. Fortunatamente alla gente piaciamo ancora, quindi ci va bene. Possiamo godere la nostra musica e nel contempo ci sono anche altri che la apprezzano, ragazzi più giovani, gente più adulta, sì, è grande, è cool.
Perché avete cambiato nome?
Fammi provare a spiegarlo bene. Abbiamo la tendenza a scherzare con la gente, a far gli scemi e a sparar cazzate. E una delle idee che ci erano venute in mente una volta era quella di cambiare il nome e crearci sopra una storia. Ci eravamo stufati. Avevamo deciso di informare la stampa che eravamo in causa in un tribunale a Berlino per via del nostro vecchio nome che corrispondeva a quello di un ristorante di kebab, e che Bad News Boys fosse veramente il nostro primo nome come duo. Abbiamo pensato che tutta la faccenda facesse ridere. Poi invece la gente ci ha creduto, ci siamo divertiti e siamo andati avanti così. Mi piace la confusione, il caos. Potrebbe andar bene o meno perché confondi troppo la gente. Oppure la gente trova lo scherzo simpatico. Comunque ha funzionato pur essendo ancora la stessa band di prima. Quando eravamo pronti a pubblicare il primo nuovo album, dovevamo solo stare attenti a ricordarci di non usare più il vecchio nome.

Nel 2005, il King Khan Show ha girato in tour con i nostri connazionali MOJOMATICS. Come vi siete incontrati?
Li ho incontrati io per primo, forse era nel 2004. Abbiamo girato suonando assieme, tutti dentro una macchina, siamo andati in Croazia e Cossovo e tutti quei posti lì. Loro mi piacciono un sacco, andiamo molto d’accordo. Fanno ridere, abbiamo lo stesso senso dell’umorismo e li adoro. E' alla fine di quel tour che Khan ci ha raggiunti e abbiamo fatto qualche spettacolo assieme, poi ci siamo mantenuti in contatto. E' solo in un secondo momento che abbiamo fatto il tour con lo Show. Siamo veramente molto simili. Sai, quando incontri qualcuno e c'è un istinto che ti dice di sì. Successivamente abbiamo suonato anche altre volte assieme dopo quel tour. Del resto uno dei ragazzi, Matteo, verrà al mio concerto domani. Gli ho parlato poco fa e mi ha detto che voleva venire e gli ho risposto che va bene, è cool.

L'EDP è un progetto dedicato alla line-up chitarra e batteria. In Canada avete qualcosa di simile?
No, non credo proprio. Forse qualcosa sulle one-man band. Le one-man band, sfortunatamente, stanno diventando una cosa superficiale… ok, la gente oggi (questo è il parere di un vecchio come me), pensa che soltanto perché sei in grado di fare qualcosa rendi alla grande, ma non è così. In tanti pensano di poter fare qualsiasi cosa e allora, per quanto riguarda l'one-man band, dicono, ah, posso farlo anch'io… vorrei dire, basta, smettila, perché non stai facendo proprio niente, non stai dando nulla, stai solo battendo e niente più. Per me questo è uno dei problemi di questo set-up. Ah sì, c'è in Canada, a Montreal (io vengo da lì), un festival ma non penso che ci sia qualche pubblicazione come Edp. Non ho mai visto niente, specialmente per le two-man band… two-people band.

Che cosa dobbiamo aspettarci dal tuo live di stasera?
Non ho idea… Potrebbe essere la cosa peggiore possibile o potrebbe essere molto simpatico… non lo so, vedremo. Ok, restiamo in attesa... Cool, awesome, spero che vada bene e che la gente venga… In Italia torno spesso, qualche volta suono per quasi nessuno, ma anche quell'unica persona che c'è, se gli lasci qualcosa, allora è grande. Non penso di aver tanti fan in Italia, non ho mai pubblicato la mia musica qui. Vengo dall’America del nord perciò i miei contatti sono principalmente là. Qualche volta è dura, ho girato tutto il mondo, letteralmente, e spesso sono considerato più oggetto di curiosità, come un vaso rotto, ma va bene anche così, perché no, mi piace.

Mark, da EDP grazie mille, è stato un piacere conoscerti e un onore parlare con te.
Grazie anche a voi.




BBQ Ep 2015, Sultan Records

1. The Other two
2.Broken Arms
3.Agitated
4.Rock Me





Qui lo ascolti


Articolo ad opera di Giusy Elle
Intervista e traduzione ad opera di Giusy Elle e Natalie Puchetti



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