Dopo la presentazione del duo Karawane
e l'intervista a loro dedicata (qui) passiamo ora ad analizzare il loro Primo Ep intitolato "II"...
Ma contestualizziamolo un po'... Fabrizio d'Andrea (chitarra e voce)
e il batterista Luca Sabata vivono a Napoli e provincia e dopo varie
esperienze musicali approdano a fine 2012 al duo KARAWANE. Si tratta
di due studenti universitari incontratisi in rete che in questo
progetto strumentale esprimono il loro lato creativo in totale
libertà, dando sfogo all'ispirazione del momento. Nel 2013
registrano una demo autoprodotta che non arriva però a mostrare al
meglio la carica che i due esprimono su palco: i Karawane infatti
possono rinchiudersi a lungo in sala prove, per elaborare il loro
materiale, ma è in fase live che esprimono al meglio la potenza
esplosiva che li contraddistingue. E' dell'ottobre di quest anno
invece "II", il loro primo Ep, registrato grazie al primo
premio di un contest locale che i nostri due hanno meritatamente
vinto.
"II" consta di cinque tracce, spesso molto varie tra
loro, introdotte e sfumate da un Intro e un Outro ulteriormente
diverse: queste sono le ultime create e ci svelano in anteprima il
suono e lo stile che il duo sta acquisendo. Il viaggio sonoro dei
Karawane è infatti un work in progress e dove li porterà non
lo sanno nemmeno loro... sì perchè i due non amano fare progetti
razionali per il futuro della propria musica, si lasciano da questa
svelare e condurre, piuttosto... ragione per cui i brani dell'Ep sono
capitoli a sè stanti, nati in situazioni e momenti diversi e come
tali registrati su disco tanto in presa diretta quanto in
multitraccia. Un percorso di registrazione insolito ed alternativo
che ci porta dai suoni cupi, grevi e distorti di brani math prog di
tiro a parti più melodiche e aperte, con dolci arpeggi della
chitarra di Fabrizio; il tutto senza struttura fissa, come si
conviene a una band sperimentale quali i Karawane sono. Un album
strumentale da ascoltare per intero, quindi, se non vogliamo perderci
nessuna delle molteplici sfumature musicali proposte da questo duo
partenopeo e dello stile ricco e sofisticato del batterista Luca. Un
progetto alla ricerca della sua identità definitiva e in quanto tale ancora un po' "acerbo", come loro stessi ammettono, ma
che rivela un potenziale non indifferente: sicuramente un duo da
seguire per vedere come le loro sonorità, varie ed imprevedibili, si
possano evolvere nel tempo.
Vi lascio finalmente all'ascolto integrale di "II" ai
link qui a seguire e all'analisi più tecnica ed approfondita
dell'album grazie alla recensione del nostro collaboratore Giac
Drummer.
II
Settembre 2014, Ep autoprodotto (Sperimentale, Strumentale)
Intro: Tema
1.AAW
2.Mass
3.Marte
4.Testa
5.Wilde
6.Sottovoce
6.Sottovoce
Outro:
Meta
RECENSIONE
KARAWANE
"II" Ep 2014, Autoprodotto
Un
duo avvolto nel mistero, che fa della semplicità ed essenzialità il
suo punto di forza. Si definiscono, nella loro breve quanto concisa
biografia, due “esseri umani che vivono sul pianeta terra. Ad uno
piace far stridere cose, all'altro picchiare cose”.
E questo è fondamentalmente il contenuto del loro secondo lavoro, un
e.p. , seguito ideale della demo omonima, registrata in autonomia in
un garage e caratterizzato da un suono crudo e lo-fi.
Stavolta
la formula si fa un po’ più consistente, la cifra stilistica e le
loro idee vengono messe maggiormente a fuoco.
Alle
presentazioni ci pensa un feedback lacerante, una chitarra distorta,
che sembra quella del Jack White durante l’esibizione al Coachella
del 2014. In “AAW”, i temi vengono sezionati, ritornano in
andamenti suadenti e striscianti, che si tingono di venature stoner
come nella successiva “Mass”, tra i momenti di maggior impatto
emotivo del lotto, con un bel finale ambientale. Si prosegue nei
medesimi territori tra scenari ossessivi “Marte”, gli arpeggi e
le atmosfere post-rock di “Testa” e la saturazione pervasiva di
“Sottovoce”.
Accattivanti
ed efficaci nelle idee e meno nella realizzazione, spesso le ritmiche
appaiono approssimative, particolarmente evidente nel brano “Wilde”.
Un fattore poco accettabile in un duo scarno di math-core, che fa
del minimalismo la sua forza e che dovrebbe giocare il tutto
sull’incisività, la solidità ritmica e la continua (re)invenzione
di “micro” soluzioni.
Le
carte vengono scoperte ben presto, si utilizzano troppo spesso le
medesime formule, stop and go, unisoni, e il suono volutamente lo-fi
non aiuta nella ricerca di un suono composito.
6/10
Giac
Drummer
Articolo ad opera di Giusy Elle
Nessun commento:
Posta un commento