INTRO
THEBUCKLE
è un gran bel duo piemontese, da Alba (CN), che andiamo volentieri a
presentare in questa sede: Andrea (chitarra e voce) e Maxim
(batteria) sono nati entrambi nei primi anni '70 ma in realtà sembra
che ci siano vissuti, in quegli anni, portando in eredità nella loro
musica tutto il bell'hard rock che il decennio ci ha regalato. Sì,
perché oggi parliamo di rock, rock e ancora rock! Rock scuro e
rabbioso, che affonda le sue radici nelle atmosfere cupe dei Black
Sabbath per approdare ai giorni nostri attraversando generi più
moderni come lo stoner. Questa è musica per chi ha ascoltato con piacere il rock dei
Motorhead, ha fatto una capatina a Detroit senza disdegnare, col
tempo, l'ascolto di gruppi che vanno dagli Audioslave e Foo Fighters
fino ai Korn. Ecco, ci potrete sentire questo ed altro nella musica
dei TheBuckle, una combinazione esplosiva di sonorità ruvide ed
accattivanti che vi terranno incollati alle casse dell'impianto
stereo fino alla fine del loro album omonimo di recentissima uscita
(qui la recensione). Ma vediamo nello
specifico chi sono Andrea e Maxim...
BIOGRAFIA
I due musicisti di
oggi, all'anagrafe Andrea Marcarino e Maxim Sclavo, entrambi classe
1973, fondano i TheBuckle soltanto un anno fa, ma si può dire che
siano fondamentalmente un duo fin dal lontano 1994 quando iniziano a
suonare assieme. Certo, perché i due, legati da un profondo senso di
amicizia, rispetto e condivisione per le medesime passioni, sono
stati il nucleo fondante di un paio di band molto interessanti nel
panorama italiano underground anni '90 e 2000, gli Unwelcome e i
Kessler. La prima era una band dedita a una
sorta di crossover d'assalto, da loro denominato “space-core”,
che li ha visti esibirsi live di frequente nella seconda metà degli
anni Novanta regalando al quartetto un discreto successo: approdano
anche in Svezia per lavorare in studio col produttore dei Refused,
quindi alla firma con un'etichetta canadese per la registrazione e
pubblicazione dell’album “Independent Worm Songs” (2001).
Purtroppo il rapporto con la label canadese si interrompe bruscamente
prima dell’uscita del disco, tanto che l'album viene infine
pubblicato dalla nostrana Loudblast. Il disco fu accolto davvero con
entusiasmo dalla critica e dal pubblico e da molti considerato una
gemma nel suo genere. In seguito, dopo la decisione di fermarsi come
Unwelcome, i due formano una nuova band chiamata appunto Kessler. I
Kessler erano invece dediti ad un alternative-rock cantato in
italiano, e nel 2005 pubblicano il disco “Un Altro Giorno d’Amore”
prodotto da Riccardo Tesio (chitarrista dei concittadini Marlene
Kuntz) e pubblicato da Alternative Produzioni. Anche questo progetto
viene accolto molto calorosamente portandoli a suonare parecchio in
giro per l’Italia e ad avere un video in rotazione su Mtv. Poi, a causa di problematiche lavorative
e logistiche, anche I Kessler cessano l’attività. Andrea si dedica
quindi ad esplorare i territori della musica elettronica trovando
sfogo nel progetto solista, tuttora attivo, denominato Gr3ta. Si
tratta di un esperimento sonoro che mescola elettronica e indie-rock
col quale pubblica un primo album dal titolo “Please Kill Me”
(uscito nel 2008 per l’etichetta americana Renaissance Records) ed
un secondo intitolato “Gr3ta” (2010, Bagana Rec.), dal quale è
stato pure selezionato un brano per la colonna sonora del film horror
“Dream Home”, una produzione di Hong Kong uscita nel medesimo
anno.
I due però sembrano
non riuscire a restare a lungo distanti senza collaborare
musicalmente, ed è così che decidono di tornare nuovamente assieme
in sala prove, questa volta da soli. Thebuckle è quindi il
"fermaglio", il "sigillo" che li vede
definitivamente uniti in un progetto 2-piece; e questi musicisti
navigati non credo torneranno tanto facilmente in una full-band in
quanto la dimensione a due è il loro traguardo, la meta segreta a
cui inconsciamente da sempre tendevano, la spiaggia quieta dove
infine riposarsi dopo le battaglie trascorse e sentirsi finalmente "a
casa". Dal cilindro dei due piemontesi nasce così questo
bellissimo power duo, tanto power da sembrare un trio che assomiglia
a una full band... un duo elettrico purista senza artifizi alcuni,
niente loop station o synth per loro, solo voce, chitarrone fuzz e
batteria essenziale ma granitica, funzionale al genere; di quelle
line-up delle quali ancora si dice "impossibile fare buon rock
con quei due soli strumenti" mentre i TheBuckle non solo lo
fanno, ma lo fanno dannatamente bene.
Il full-lenght
"Thebuckle", di ben 11 tracce, vede la luce a metà gennaio
del 2015 grazie all'etichetta ThisiIsCore Label di Genova ed è già
un lavoro entusiasticamente accolto dalla critica come una specie di
rinascita delle sonorità di un'epoca... Un bell'Heavy Rock "old
school" con sfumature marcatamente Stoner, talvolta Alternative
o Hardcore, espresso con la rabbia proto-punk delle band di Detroit e
venata da cupe atmosfere dark. Una miscela esplosiva che rende
indubbiamente al massimo tutto il suo potenziale in fase live ma che
traspare tanta grinta e sudore anche dalla registrazione dell'album,
un album che, nonostante la sua lunghezza, non stanca mai
l'ascoltatore, sempre in tiro dietro il ritmo hard rock dei due soli
strumentisti... I riferimenti al tipico immaginario
rock-donne-motori, poi, espresso ai suoi tempi con Harley Davidson e
Hot Rod, viene qui riproposto a livello iconografico su di
un'accattivante copertina in tema.
Nel post sucessivo
potrete seguire la recensione "step
by step" dell'album ad opera del nostro collaboratore Eddie
Lanegan mentre io vi lascio alla visione del video clip promozionale
"Over" (dal singolo primo estratto dell'album) e
all'interessante intervista con Andrea del duo piemontese
TheBuckle. Con riferimento all'indirizzo Facebook dei due concludiamo
infine, urlando a squarcia gola, "Hurrah for TheBuckle"!!!!
TheBuckle
“Over” http://www.youtube.com/watch?v=eQ-kCZ3fMOg&sns=fb
Unwelcome
https://soundcloud.com/unwelcome
Kessler
video "Teoria del Vuoto" http://youtu.be/egiuLNAEdEg
LABELS
ThisIsCore Label
www.thisiscore.net
Quest'etichetta indipendente genovese
nasce nel 2009 dall'idea di Beppe Platania il quale, due anni prima,
rileva assieme ai soci Freccia e Matteo la Wynoa Records. TIC voleva
essere una branca della label centrale, per differenziare l'offerta
sonora fino ad allora proposta, ma quando nel 2011 Wynoa chiude, This
Is core inizia la sua vera ascesa.
L'etichetta
si concentra sui generi musicali rock, dall'hard allo stoner, dal
punk al metalcore, dall'hardcore melodico all'emo e il metal.
L'orecchio è tutto rivolto alle sonorità tipicamente americane, con
suoni compatti e compressi, molto diversi da quelli generalmente
proposti in territorio nazionale. This Is Core non è soltanto
un'etichetta discografica ma quasi una vera e propria "factory"
per l'offerta completa dei prodotti proposti; è quindi un'agenzia di
stampa e promozione che offre anche servizi fotografici,
realizzazione video, artwork e merhcandising. La proposta numerica
del loro catalogo è impressionante contando un'ottantina di
produzioni realizzate in soli sei anni di attività. Non risultano
altri power duo nel loro roster eccetto i nostri TheBuckle.
INTERVISTA
1.
Andrea e Maxim, benvenuti nei nostri spazi EDP. Tanto per
incominciare ci raccontate come e quando avete iniziato a suonare i
vostri strumenti?
A.
Grazie a te, è un vero piacere! Beh io ho iniziato a strimpellare a
15-16 anni… cercando di suonare sopra i dischi che ascoltavo. Sono
un assoluto autodidatta, quel poco che so l’ho imparato da solo,
suonando e provando a tirare fuori i suoni che avevo in mente.
Ricordo di aver imparato le posizioni degli accordi leggendo un
libricino acquistato in edicola. Poi -dal momento che la teoria mi
annoiava– ho buttato il libricino ed ho formato la mia prima band:
gli Zoot Allures! Da allora non è cambiato granchè… sono rimasto
un autodidatta. Io vengo dall’etica punk: “anyone can play
guitar”. E questo è quanto.
M.
Ok allora correva l'anno 1990 circa, eravamo come si suol dire
quattro amici al bar appassionati di hard rock e abbiamo deciso di
formare un gruppo! Siccome due di noi già suonavano la chitarra,
mancavano il basso e la batteria ed io ho scelto quest’ultima! E
così è iniziato tutto. La band si chiamava Paniko! Sono anche io un
autodidatta… ho “imparato” guardando e riguardando i filmati di
Lars Ulrich dei Metallica!
2.Voi
due siete amici da vent'anni e in tutto questo tempo avete suonato
insieme, prima fondando un paio di 4-piece interessanti, gli
Unwelcome e i Kessler, infine approdando alla formazione a due. Com'è
questa esperienza senza la compagnia di una band?
A. In realtà la prima
volta che ci siamo conosciuti Maxim mi detestava!!! Gli Unwelcome
sono stati una parte fondamentale delle nostre vite. Abbiamo
investito così tanto tempo, sudore, determinazione (e soldi!) nella
band... ci furono momenti esaltanti ed altri deprimenti, ma la musica
che abbiamo fatto è qualcosa che resterà dentro di noi per sempre.
Per rispondere alla tua domanda: essere in due è molto comodo (meno
teste da mettere d’accordo!) e, per quanto ci riguarda, ci permette
di comporre molto più velocemente. Io e Maxim sappiamo benissimo
quello che vogliamo ottenere, e non c’è nemmeno bisogno di
parlare: io so (e lui pure) quando qualcosa funziona o meno, senza
perderci in chiacchiere. THEBUCKLE è nato così: volevamo fare le
cose in due, volevamo fare musica grezza, ruvida, senza fronzoli.
Crediamo di esserci riusciti. Alla grande,
direi...
3.
E' come se foste sempre stati un duo, alla fine. La scelta del nome
TheBuckle (fermaglio, fibbia) è inteso come un sigillo alla vostra
amicizia nel nome della musica? Come mai tutto un'unica parola?
A. In effetti sia
Unwelcome che Kessler sono nati “per colpa” nostra! Per quanto
riguarda il nome THEBUCKLE (si scrive tutto attaccato perché ci
piace così graficamente) ad essere sinceri non avevamo attribuito
significati particolari in origine (anche se poi la tua tesi era
stata considerata, ma a posteriori), semplicemente cercavamo un nome
che “suonasse” bene. Ti giuro che abbiamo speso più tempo a
trovare un nome che ci mettesse d’accordo piuttosto che a buttare
giù i primi pezzi! Avevamo una lista di nomi lunghissima…e nessuno
ci convinceva al 100%. Poi Maxim se n’è uscito con The Buckle…ed
abbiamo capito di aver trovato quello che faceva al caso nostro. Poi
abbiamo sviluppato tutto l’immaginario che circonda THEBUCKLE: le
immagini, i colori (bianco, nero, verde), i suoni. Noi due sappiamo
quello che ci piace, e cerchiamo il modo di farlo.
4.
Avevate un duo specifico in mente quando avete pensato a questa
formazione? Chi vi ha ispirato?
A. Non avevamo
assolutamente in mente nulla. Voglio dire: volevamo solo fare la
nostra “cosa”, senza pensare ad altro... Ci divertiamo a suonare
insieme, facciamo canzoni per noi stessi, non ce ne frega un cazzo se
piacciono o meno a qualcun altro! Abbiamo realizzato in seguito
quanto fosse diffuso il mondo dei “duo”.
5.
La musica dei TheBuckle affonda le sue sonorità nel rock del passato
ma è evidente che attinge anche a molti generi degli ultimi decenni.
Qual'è l'ascolto musicale che vi ha portati fino a qui e quali le
band a cui vi sentite più affini?
A.
Non vorrei parere poco modesto, ma siamo arrivati ad punto in cui non
c’è nulla in particolare che ci influenza. Non sentiamo legami
particolari con nessuno. Ovviamente le nostre esperienze precedenti,
in particolare gli Unwelcome e poi Kessler e Gr3ta. Noi due suoniamo
insieme da tanti anni… quindi la più grossa influenza a livello
artistico-compositivo è proprio nella band stessa. L’alchimia
viene fuori dalla conoscenza reciproca… voglio dire: quando
suoniamo o componiamo un pezzo mi basta guardare Maxim per sapere già
quello che farà, e per lui è la stessa cosa. Poi sicuramente c’è
un rimando al periodo d’oro del rock degli anni '70, ma questo
semplicemente perché gli artisti e gli album che sono usciti allora
sono tutt’ora al passo coi tempi. Questo perché se ne sbattevano
delle mode. Avevano una visione ed un “suono”.
6.
A proposito di suoni... quello delle tue chitarre, Andrea, sono
splendidamente distorti e cupi. Qual'è il suono che hai in mente in
funzione di un duo chitarra-batteria?
A.
Ti ringrazio! Ho speso molto tempo per raggiungere il suono che avevo
in testa. La nostra intenzione era quella di fare musica potente,
riducendo – giocoforza – al minimo le “menate”. Abbiamo
cercato di comporre canzoni semplici, di impatto. Volevamo che ogni
singola nota fosse riproducibile dal vivo. Invecchiare ci ha resi più
“essenziali”. Essere in due ti obbliga a fare delle scelte,
decidere cosa suonare e cosa eliminare. Ma è un processo abbastanza
semplice per noi… ci conosciamo bene, e ragioniamo sempre in
funzione della riuscita di una canzone. Il fatto di non avere un
bassista in formazione ci ha portato a fare delle scelte anche a
livello di strumentazione, perché altrimenti mancherebbero delle
frequenze… quindi abbiamo lavorato insieme al nostro fonico per
mettere a punto ogni aspetto del nostro sound. A livello pratico io
uso chitarre con accordature ribassate (drop C e B) ed uso due
amplificatori contemporaneamente: uno da chitarra ed uno da basso.
7.
L'etichetta discografica che avete scelto per la pubblicazione del
vostro album, la ThisiIsCore di Genova, si riconosce anche per una
qualità di suoni molto specifica. Quanto ci ha messo del suo la TIC
in questo album?
A. Conosciamo la
ThisIsCore da parecchio, siamo amici con alcuni dei loro gruppi…
appena abbiamo avuto in mano i provini del disco glieli abbiamo fatti
sentire, a loro sono piaciuti molto e ci siamo presto accordati per
l’uscita. E’ stato tutto molto semplice. Non c’è stato nessun
tipo di ingerenza, anche i ragazzi di TIC sono dei musicisti e non si
permetterebbero mai di imporre alcunchè. TIC ci ha messo passione,
ed è quello che cercavamo. Siamo molto soddisfatti.
8.
Vi considero un duo molto prolifico, la vostra prima registrazione è
un full-lenght di 11 tracce! Una tradizione ereditata dalle
precedenti band, mi pare... Come nascono i brani dei TheBuckle?
A. In effetti siamo
molto produttivi… ti confesso che stiamo già lavorando ai pezzi
del prossimo disco! Per quel che riguarda la registrazione del
nostro primo disco la cosa difficile è stata scegliere quali pezzi
usare e quali scartare… avevamo davvero abbondanza di materiale.
Abbiamo scelto quelli che erano più “organici” e che ci
convincevamo di più. Le registrazioni vere e proprie sono state una
“scommessa”. Volevamo che suonasse “diretto”, che si sentisse
l’urgenza e la passione. Sapevamo il tipo di suono che volevamo:
nessuna sovraincisione, nessun artificio produttivo, soltanto una
batteria, una chitarra ed una voce. Su consiglio di alcuni amici ci
siamo rivolti a Massimiliano “Mano” Moccia, che ha “sposato”
il nostro progetto e ci ha spinti al limite: tutto quanto è stato
registrato in DUE giorni, in analogico, con attrezzatura vintage, su
nastro magnetico e con un mixer Neve degli anni ‘70. Puro
rock n roll! Esattamente quello che cercavamo! Poi per i
mixaggi ed il mastering ci sono volute alcune settimane. Le nostre
canzoni nascono in modi differenti… a volte tutto nasce da un riff
di chitarra, altre da un pattern di batteria, oppure semplicemente
cazzeggiando in sala prove. A volte ho delle idee e le butto giù,
registrandole alla meglio, e poi ci lavoriamo sopra insieme. L’unica
regola “aurea” che abbiamo è che un pezzo o funziona subito
oppure, se c’è troppo da lavorarci, perde di immediatezza e lo
lasciamo perdere…
9.
In quanto al contenuto dei testi?
A. Io non parlo mai dei
miei testi. Non ha senso spiegarli, perderebbero tutta la loro forza.
Ognuno può e deve trovare una propria chiave di lettura. Oppure
fregarsene altamente di quello che dico. Che è la scelta più
saggia. Il testo deve funzionare all’interno della canzone,
personalmente non me ne frega un cazzo di quello che ha da dire tizio
o caio a proposito della fame del mondo o del malessere sociale.
“Music comes first.”
10.
A metà gennaio s'è tenuto il release party del vostro album, com'è
stata l'esperienza? Avete programmato un tour promozionale? Quali i
passi futuri?
A. Il release party è
stato molto divertente! Abbiamo suonato di fronte a tante persone,
molti amici, è stato “emozionante”. A fine concerto ci hanno
detto “Certo che, per essere solo in due, ne fate di
bordello!”…ecco, quello forse è stato il più grande complimento
che potessero farci! Significa che il concerto è stato una bomba.
Suonare dal vivo è l’habitat ideale per una rock band, ed è il
modo migliore per farsi conoscere al pubblico e fare proseliti. Il
nostro obiettivo primario infatti è riuscire a suonare dal vivo il
più possibile questo disco, che è nato proprio con l’intenzione
di essere portato on the road. E’ assolutamente la nostra priorità.
Vogliamo arrivare in ogni schifoso buco dove ci sia qualcuno disposto
a farci suonare. Dal vivo diamo il meglio di noi stessi, suoniamo al
100%, e ci divertiamo.
11.
Raccontateci un po' l'esperienza del video di "Over". I
vostri brani sono uno più avvincente dell'altro, come avete scelto
questo pezzo a rappresentanza dell'album intero?
A.
Ti ringrazio per i complimenti… in effetti la scelta di “Over”
è stata più che altro suggerita dai ragazzi di ThisIsCore. Noi
avevamo proposto 3-4 brani che -secondo noi- potevano essere scelti
quale “singolo”. Ma dal momento che non riuscivamo a deciderci
abbiamo fatto scegliere a loro. Il video è stato diretto da Beppe
Platania, ed è stato girato in una location molto “claustrofobica”,
proprio perché volevamo trasmettere quel tipo di sensazione…
disagio, angoscia, tensione. Il bianco e nero poi è il tocco finale.
ADORO quel tipo di immagine. E’ stata una faticaccia!!! Ripetere
decine e decine di volte lo stesso pezzo per ore è stato davvero
faticoso… però -ovviamente- ci siamo divertiti molto. Approfitto
dell’occasione per ringraziare Chiara, la ballerina che ci
accompagna nel video, che è stata bravissima.
12.
Più in generale, vista la vostra ventennale presenza nel panorama
musicale italiano, vi chiedo: come avete visto cambiare la musica in
questi decenni? L'approccio dei giovani, la relazione tra band e
musicisti, il rapporto con i locali e gli addetti ai lavori,
l'avvento della rete e della tecnologia a livello popolare...
A. L’avvento di
internet ha cambiato radicalmente le regole del music-business. Ormai
essere “social” è diventato parte integrante dell’essere
musicista e dello stare in una band. Oggi la comunicazione tra
artista e pubblico è diretta, senza mediazioni. Devi essere presente
e far sapere che ci sei e che stai facendo qualcosa. Sinceramente
questa cosa ha un po’ annullato il fascino oscuro di certi gruppi…
voglio dire, a me personalmente piace farmi i cazzi miei e non mi
interessa
né sapere né far
sapere ogni singola stronzata che faccio. Rispetto moltissimo i
gruppi che riescono a rimanere misteriosi ed apparire solo quando
hanno qualcosa da dire o da fare. Però allo stesso tempo ha permesso
ai musicisti di arrivare potenzialmente a chiunque, di poter essere
ascoltati ovunque nel mondo. Questa cosa è bellissima, ma allo
stesso tempo piattaforme come Spotify o Itunes hanno “ucciso” un
certo tipo di discografia. Ormai il mercato è iper-frammentato.
L’offerta di nuova musica è enorme, ed un disco ormai dura
soltanto poche settimane. Non ci si appassiona più veramente ad un
artista oppure ad un disco. Tutto passa velocemente. Il rapporto dei
più giovani con la musica è appunto meno “approfondito”, la
musica ormai è ovunque, gratuitamente o quasi, ed ha un po’ perso
il fascino dell’appartenenza. Io ricordo come ascoltare un certo
tipo di musica o meno fosse motivo di “vanto” o comunque di
aggregazione. Ora la musica la si dà per “scontata”…non so se
mi sono spiegato bene. E questa situazione si riflette anche nel
rapporto tra le band ed i locali, che sono sempre di meno e sempre
più in crisi, infatti suonare è diventato difficile e faticoso:
tantissime band e poco pubblico. Stesso discorso vale per l’editoria
musicale: le testate “storiche” del giornalismo musicale stanno
sparendo… è un periodo piuttosto difficile. La soluzione, o almeno
una delle soluzioni, può essere quella di rivolgersi anche
all’estero… ed è quello che stiamo cercando di fare: portare la
nostra musica in Francia, Germania, Olanda…
Siamo
alle ultime battute, Andrea e Maxim, ed io vi ringrazio per il tempo
dedicatoci. Augurandovi grandi soddisfazioni con la vostra musica a
due, vi lascio aggiungere un finale all'intervista... e come si suol
dire in questo caso: Hurrah for Thebuckle!
Siamo noi che ti
ringraziamo per l’attenzione e per la disponibilità. Invitiamo
tutti i lettori di EDP
ad ascoltare la nostra
musica ed a venire a vederci dal vivo…HURRAH FOR THEBUCKLE!!!
A questi link potete
ascoltare il nostro disco e restare in contatto con noi:
DISCOGRAFIA
THEBUCKLE
Gennaio 2015, ThisIsCore Rec. (HardRock, Stoner)
1.Htfb 2.Cage 3.Over 4.Sick 5.The King of Rock'n'Roll 6.Aural 7.High Gain 8.Doll Parts 9.Bad Feelings 10.Heavy Water 11.Night Drives
Qui
lo ascolti www.soundcloud.com/thebuckle
Qui la nostra recensione!
Link
ad altre recensioni
Articolo
e intervista ad opera di Giusy Elle
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