Oggi presentiamo un album per chi ama il rock, soltanto puro e
semplice rock, quello grintoso e potente che richiama alla mente
sudore e motori, giovani donne accattivanti e fiumi di birra. Più o
meno quello che ci anticipa la copertina dell'omonimo album d'esordio
dei piemontesi THEBUCKLE.
Di loro abbiamo ampiamente parlato nell'articolo precedente (qui) ma vogliamo riassumere in questa sede le tappe fondamentali che li
hanno portati a questa line-up a due. Andrea Marcarino e Maxim Sclavo
da Alba (CN), sono musicisti di vecchia data (entrambi classe '73)
che iniziano a suonare assieme fin dal lontano 1994. Sono loro due
l'anima fondatrice di un paio tra le più interessanti band
dell'underground nazionale nei decenni '90 e 2000, gli Unwelcome e i
Kessler. Dal
crossover/hardcore all'alt-rock in italiano, le loro proposte, che li
portano a una certa notorietà nell'ambiente. Registrano in Svezia e
firmano con un'etichetta canadese con la prima band, pubblicano un
album grazie alla produzione di Riccardo Tesio (chitarrista dei
concittadini Marlene Kuntz) e vedono il loro lavoro in rotazione su
MTV, nel secondo caso. Conclusasi le due esperienze musicali il
chitarrista Andrea si dedica a un progetto solista di
elettro-indie-rock denominato Gr3ta, anche qui con i suoi discreti
successi. Eppure i due non riescono a stare troppo lontani ed infine
si ritrovano nuovamente in sala prove, questa volta da soli. Siamo
agli inizi del 2014 ed è nato il duo THEBUCKLE, il "fermaglio"
che suggella la collaborazione dei nostri strumentisti navigati i cui
vent'anni di esperienza musicale in altre formazioni li vedono infine
approdare al duo... una dimensione che ben si addice a questa solida
e affiatata coppia di amici.
Siamo solo a metà gennaio dell'anno dopo e viene ufficialmente
pubblicato un full-lenght di ben 11 tracce, l'omonimo album di
debutto della 2-piece piemontese. Rispetto alle band di cui sopra,
qui i due propongono uno stile musicale ancora differente, un puro e
sano rock che affonda le sue radici negli anni '70 con ispirazione
alle atmosfere cupe e potenti di tradizione Sabbathiana. Il filo rock
che da lì giunge ai Thebuckle passa per tutte le sfumature del
genere musicale nell'arco dei decenni delineando un percorso che ad
ogni ascoltatore piace dipingere con la propria sfumatura. Di sicuro
ci sentiamo l'attitudine protopunk dell'area di Detroit, come
l'influenza di generi più moderni (soprattutto stoner e grunge) e
l'ascolto di band come gli Audioslave, i Foo Fighters o perfino i
Korn. Del resto la musica è un linguaggio vivo e fermarsi al solo
mirabile esempio degli eroi del passato sarebbe oltremodo riduttivo.
Così il rock dei TheBuckle è sì la riproposta di certe sonorità
molto apprezzate dai nostalgici del genere, ma ingloba anche
linguaggi più moderni. Il risultato è un rock potente, sanguigno e
rabbioso, suonato nella tradizione più purista dei power duo: solo
batteria, in questo caso essenziale, solida e massiccia, a supporto
granitico di una singola chitarra (pesantemente distorta e dai
piacevoli suoni fuzz, scuri e caldi). Non ci sono ausili di alcun
tipo, niente synth o loop station, tanto per intenderci, solo la
scelta mirata dei suoni e tanta grinta per i nostri due. A
dimostrazione di come si può rendere alla grande anche con una
line-up scarna e primitiva come questa, a mio avviso il progetto
meglio riuscito tra le pur interessantissime band dai due fondate.
L'album esce per l'etichetta genovese ThisIsCore che dei suoni
compressi in stile rock americano ne fa il suo portabandiera e si
snoda attraverso undici tracce una più coinvolgente dell'altra; la
musica dei due non scade mai, non accenna ad alcun cedimento e
l'ascoltatore non può restare che rapito da tale ondata di potente e
costante energia.
La prima traccia estratta dall'album (ma potevamo sceglierne una
qualsiasi a caso col medesimo risultato) è "Over", la
numero tre, dalla quale è stato realizzato un video in bianco e nero
ad opera di Beppe Platania (fondatore primo della stessa TIC) girato
in una location molto “claustrofobica”, come ci spiega Andrera
Marcarino nel corso dell'intervista: "proprio perché volevamo
trasmettere quel tipo di sensazione… disagio, angoscia,
tensione...". A seguire il video di "Over", il link
soundcloud per l'ascolto dell'intero album e la recensione prima ad
opera del nostro collaboratore Eddie Lanegan. Buon proseguimento,
quindi!
1. Htfb
2. Cage
3. Over
4. Sick
5. The King of Rock'n'Roll
6. Aural
7. High Gain
8. Doll Parts
9. Bad Feelings
10. Heavy Water
11. Night Drives
Qui lo ascolti
RECENSIONE
THE BUCKLE "TheBuckle"
Album
2015, ThisiIsCore Label
Se
il buongiorno si vede dal mattino, questo 2015 sarà un anno
veramente prolifico per i DUO Rock italiani. Si, perché quando metti
le cuffie e vieni preso a sberle “come si deve” è sempre un
piacere.
I
piemontesi THEBUCKLE infatti, mettono in chiaro sin da subito che
non si scherza per niente. E lo capirete istantaneamente, dopo che un
dolcissimo carion avrà accompagnato le vostre orecchie verso un
oblio fatto di chitarroni “croccanti” e batterie ruvide,
pulsanti.
Lo
Stoner (o Post-Stoner, fate voi) si sta probabilmente evolvendo in
un “fluido dai tratti eterogenei” ma, in questo caso, parlare di
solo Stoner potrebbe essere un errore, anche se la matrice
preponderante è sicuramente quella.
Le
11 tracce del primo ed omonimo album dei Thebuckle, prodotto dalla
THISISCORE LABEL, hanno infatti diverse influenze: le prime tutte
riconducibili alla famiglia “Joshommiana” che vanta nella sua
schiera (tra gli altri) Kyuss, QOTSA e Eagles of Death Metal (vedi
la cattivissima “High Gain”, l’ancestrale “Dolls Part” , la
velenosa “Bad Feelings” e l’evocativa “Sick”). I riff sono
cattivi, bassi e “fuzzosi”, la sezione ritmica li accompagna
sapientemente e non li molla per un istante, rendendoli corposi ed
efficaci. La voce graffiante, a tratti urlata, nasce probabilmente da
una vena Grunge di Seattleliana memoria, così come alcuni incisi
presenti nelle tracce “Aural”, “The King of rock’n’roll”
e “Cage” .
Non
mancano comunque, a parer del sottoscritto, delle forti influenze
“esterne” (se così possiamo definirle). Sono chiaramente
presenti in alcuni brani delle atmosfere degne dei mitici Primus
(vedi “Night drives” e “Hold”) o degli inarrestabili Melvins
(vedi “Heavy Water”). L’impasto vocale, con voci registrate in
diverse tonalità, rende il lavoro sicuramente più cupo,
introspettivo ed a tratti più melodico.
Fu
Manchu, Brant Bjork, Karma To Burn insieme a tante altre band del
genere fanno parte del “bagaglio culturale/musicale” del gruppo.
Le parti strumentali, mai banali o scontate, richiamano in qualche
modo alcune delle metriche utilizzate dai sopracitati mostri sacri.
In
conclusione un album promosso con media altissima, sicuramente un
album da ascoltare e gustarsi dal vivo. Insomma, una nuova piacevole
sorpresa per il panorama underground rock italiano (dei DUO e non
solo).
Dopo
un esordio come questo non possiamo che augurare buona fortuna ai
ragazzi e sperare che sfornino decine di lavori di questo livello!
8/10
Eddie
Lanegan
Articolo ad opera di Giusy Elle
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