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lunedì 14 settembre 2020

213. RECENSIONE76: Alca Impenne -Ep omonimo


ALCA IMPENNE è un duo nato in provincia di Napoli nel 2017 e fondato da Lorenzo Abbate (chitarra e voce) e Antonio Originale (batteria). Il genere che ci propongono è uno stoner/grunge cantato in italiano e suonato seguendo tre fondamenti irrinunciabili del rock: energia, ritmo ed impatto. Questo mix rende il duo molto efficace in fase live, tanto da essere selezionato in svariati contest o come apertura di varie band; anche l'Ep che viene pubblicato a fine 2019 è registrato in presa diretta, al fine di riprodurre l'energia che si sprigiona su palco.

4 i brani presenti nell'omonimo Ep d'esordio, due dei quali dapprima usciti come singoli, e ben due video realizzati dallo stesso chitarrista della band. Con il 2020 si perpetua la tradizione e in pieno lockdown viene pubblicata la nuova canzone "Marilena" in formato di singolo sul profilo Bandcamp del duo. 

A seguire tutti i dettagli dell'album e la sua recensione ad opera del nostro collaboratore Cesare Businaro, mentre nell'articolo appena pubblicato (qui) potete scendere nei particolari della band grazie alla retrospettiva del duo e all'intervista con gli stessi Lorenzo ed Antonio. Un buon proseguimento di lettura ed ascolto, quindi, con i nostri pinguini del Sud.

LINK

Video:

"Il Re del Niente" O.V. https://www.youtube.com/watch?v=mf5DW5r7Xxk

"Il Re del Niente" live @ Scugnizzo Liberato https://www.youtube.com/watch?v=AG1dFBZ-kFI

"Jon Snow" Official Video https://www.youtube.com/watch?v=p9HsKXRRMbA

 

Link band: Facebook / Instagram / Bandcamp / Spotify / Youtube Cahnnel

 

Alca Impenne credits:

Testo e musica: Alca Impenne

Registrato @Charlie Recording Studio (Quarto -NA-)

Mix: Mario Parascandolo

Master: Riccardo Martinelli

Artwork: Marco Provvisier

Etichetta: Autoprodotto

Formato: Ep, Cd e digitale

Pubblicato il 15 Novembre 2019

 

Qui lo ascolti


Alca Impenne 2019

Autoprodotto

(Power Rock, Stoner)

 

1. Joe Snow 

2. Il Re del niente 

3. Linn Karter 

4. Riflesso

 

RECENSIONE

ALCA IMPENNE "Alca Impenne"

Ep 2019 Autoprodotto

Volano alto, i vesuviani Alca Impenne, auto-definendosi su Bandcamp come power-duo di genere alternative/garage/stoner, citando Afterhours, Queens of the Stone Age e Royal Blood fra le loro influenze principali e prendendo spunto per il loro nome dall’evoluzione di un animale preistorico, forse con l’ambizione di poter contribuire all’evolversi di un rock, che in molti (pure troppi), danno ormai per estinto e non più capace, come l’alca senza piume (e diversamente dalla gazza marina, sua possibile – ed evoluta – discendenza), di spiccare il volo.

I 4 pezzi su 10 minuti e rotti del loro omonimo EP, pubblicato nel 2019 e al quale ha già fatto seguito – peraltro – un nuovo singolo (“Marilena”, prodotto nel bel mezzo del lockdown), certamente hanno il tiro dello stoner dagli stessi citato e si apprezzano, nella loro sostanziale uniformità, per l’energica coesione fra la batteria di Antonio Originale, precisa e incalzante dalla prima all’ultima bastonata e la chitarra di Lorenzo Abbate (nella band anche in veste di cantante), sempre distorta e splittata su due linee, di cui una ribassata di un’ottava (presumibilmente come fanno i Royal Blood, ma a parti invertite, con l’unico basso di Mike Kerr in formazione).

Senza eccedere in arrangiamenti, anche per essere stato l’EP completamente registrato in presa diretta, il rock (dal gusto pure grunge), proposto dagli Alca Impenne (che se fossero un power-trio, vedrebbero chitarra e basso destreggiarsi su possenti riff monotonici e suonati costantemente all’unisono), è serratissimo dalla prima all’ultima traccia (fatta eccezione per la terza, “Linn Karter”, eseguita in mid-time, se raffrontata alle altre, ma non per questo meno stoner); la produzione è cupa, per così dire ovattata e sembra riproporre certe sonorità doom dei Black Sabbath di “Paranoid” o dei Soundgarden di “Rusty Cage” (vd., per esempio, il riff principale dell’introduttiva “Jon Snow”): la riterrei una precisa scelta della regia, visto che l’oscurità, in particolare, del fuzzoso timbro di chitarra (quasi fosse suonata con i toni chiusi), contribuisce alla perforazione del mix da parte delle linee vocali, le quali si mantengono invece sempre in evidenza, ben definite e comprensibili, pur essendo spesso soltanto sussurrate o poco più (soprattutto nella blueseggiante “Il re del niente”, a metà della quale si apprezza, fra l’altro, lo stacco forse più riuscito dell’intero lotto, complice anche il verso molto efficace, per non dire catchy, che ne scandisce il crescendo prima dell’esplosione finale: “E’ evidente che l’abitudine non vale niente per chi ha il niente.”).

Se la contrapposizione fra voce e musica – al primo ascolto – suona un po’ straniante e persino come un difetto di registrazione, a ben vedere si tratta della nota stilistica più originale del power-duo e l’inconsueto approccio canoro finisce per valorizzare anche l’uso della lingua italiana, in quello che lungo tutte e quattro le liriche sembra un continuo dialogo (o litigio), con la stessa persona, a cui Lorenzo si rivolge in confidenza e senza mezzi termini (“Chissà se ti chiederai come ci si sente ad essere derisi così.”; “Come ti senti a vendere il corpo per il tuo niente?”; “Lo sai che sei più bella con le spalle verso di me?”; “Fingi ma la pelle non mente mai.”).


Cesare Businaro

6,5/10


Articolo ad opera di Giusy Elle

www.facebook.com/groups/ElectricDuoProject

electricduoproject@gmail.com

 

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