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domenica 7 marzo 2021

225. La scossa elettro-rock dei LONGBLOND

INTRO

Salto di atmosfera con la presentazione di questo secondo duo: da quelle notturne degli Eremo (qui) al rock danzereccio dei LONGBLOND. Tutto merito di un heavy rock condito con l'elettronica, in un ricco mix personale, subito identificativo di questa interessantissima band.

PRESENTAZIONE

Anche i Longblond fanno parte di quei duo misteriosi che celano la propria identità dietro a vari tipi di maschere; dalla passione per gli sport invernali estremi del batterista, qui si scelgono gli enormi occhiali da snowboard per nascondere gran parte del volto. In questa categoria vengono in mente anche i CYBORG ZERO (qui il nostro articolo) come i M.I.L.F. (vai al nostro ultimo articolo su di loro) e gli HATE AND MERDA (qui). L'idea è quindi di restare sul vago, in quanto ad informazioni: l'area di provenienza non è definita (tra Padova e Bassano del Grappa, con un pizzico di Ungheria), i nomi diventano soprannomi ed acronimi (Max Doink alla chitarra e seconda voce e R.D. alla batteria, voce ed elettronica) e di ambiti lavorativi o dell'età non parliamone, neanche fossero signorine! Insomma, nemmeno sotto tortura potrò dirvi di più... Ma pur non menzionando le band che hanno visto i nostri due militare in precedenza, vi basti sapere che questi anonimi strumentisti non sono certo di primo pelo e che arrivano a questo punto dopo svariate ed eterogenee esperienze musicali. Ascoltandone la musica ve ne potrete facilmente rendere conto.

Il progetto attuale si distoglie comunque dai precedenti e i due esecutori, già amici in precedenza, si ritrovano in sala prove più per jammare che non con l'intenzione di fondare una vera e propria band. Era il 2016 e i due ci prendono gusto tanto che le jam si susseguono regolarmente, in un godurioso momento di sfogo a tutto volume con improvvisazioni strumentali sullo stile dei Primus, divagando tra noise, parti atmosferiche, metal, rock e ambient... Quando le idee diventano interessanti si concretizzano alcuni brani mentre elettronica e voce vengono introdotti gradualmente, in quell'ottica di sperimentazione che caratterizza il duo. Ecco come sono nati i Longblond, nome ispirato al fatto che uno è alto e l'altro biondo...

Integrare il sound con basi elettroniche è comunque un processo naturale, grazie al background del batterista, mentre il repertorio viene infine completato con gli accompagnamenti del basso synth. In questo processo di costruzione del proprio linguaggio sonico, per ultima viene introdotta la voce, non necessariamente intesa come mezzo di comunicazione ma quasi uno strumento musicale tra gli altri strumenti, impostata com'è tra suoni, vocalizzi, frasi sì parlate ma a volte con parole volutamente storpiate, se funzionali al pezzo stesso: ne è un esempio "Understand Nada ", un titolo con abbinamento tra parole di lingue differenti (come anche "Bad Fiestos" o "Lento is Dead"), dove la voce compare anche a riproporre la ritmica di una parte percussiva. La voce, intesa quindi alla stregua degli altri strumenti, viene leggermente megafonata (sia in fase di registrazione che nei live) mentre vengono aggiunte delle seconde voci, pre-registrate o cantate dal chitarrista dal vivo. I testi descrivono diversi argomenti come l'impellenza di esprimersi con la propria arte, la ribellione ai canoni imposti, il riscatto e la controcultura fuori dagli schemi, le grandi città lucenti e allo stesso tempo spente. Con il 2019 iniziano gli acclamatissimi live nei locali della zona, mentre la pandemia in agguato si prepara a bloccare ogni attività successiva.

Il 2020 è quindi il momento giusto per registrare i vari singoli e raccoglierli nel primo Ep della band, un 6 pezzi autoprodotto dal titolo Lento is Dead, pubblicato il 30 Novembre e registrato al Lignum Lab Recording di Villa del Conte (PD) da Massimo Berti (Ceo Mass), autore anche del mixing e di voce di rinforzo in alcuni cori. Vi troviamo 4 brani cantati ai quali segue uno strumentale, per sottolineare la doppia anima del progetto ma anche per variegare l'esperienza dell'ascolto mentre "Rio Fantasma", l'ultimo pezzo, è inteso come un outro, o una bonus track, quasi un sunto dell'intero album con le sue molte frasi pescate dai quattro pezzi vocali precedenti e inserite in sottofondo. Originali poi le parti di scratch, suonate dall'amico Dj Einstein e rielaborate dalla band per ottenere pattern funzionali ai pezzi.

Il titolo, che non vuole essere nè una condanna nè una lotta, si rifa alla semplice constatazione di come il ritmo lento di vita, ma anche il lento "strappa-mutande" che si ballava in coppia una volta, sia ormai sorpassato, superato, morto, appunto (a parte l'inattesa onda di ritorno col lockdown...). E nell'ottica del fast e del ballabile a ritmo cardiaco serrato, i due sono dei veri e propri maestri! Tra batteria ed elettronica, tecnica scratch e riff accativanti, distorsioni fuzz e ritmiche funky oltre che suoni potenti, i Longblond non si fanno mancare proprio nulla: rudi e underground, ma con un linguaggio facilmente compensibile, ogni loro proposta è una potenziale hit. Personalmente, li considero una vera e propria rivelazione... Freschi ed accattivanti ma tosti quanto basta.

Possiamo godere anche di un paio di video clip tratti dall'album: per primo esce "Dark Cities", l'11 febbraio 2020 ad anticipazione dell'album stesso, mentre è di più recente pubblicazione "Rock'n'roll Service", dalla terza traccia, un video che con i suoi sfondi a striscie bianche e rosse o bianche e nere, ci rimanda all'iconografia del duo di storica memoria White Stripes. Entrambi sono ideati, montati e prodotti da Longblond Video Design (LBVD), quindi in sostanza auto prodotti.

E' ora di entrare nel vivo della musica dei Longblond guardando i video, ascoltando l'album, leggendo la sua recensione ad opera del nostro collaboratore Cesare Businaro oltre che, ovviamente, vedere cos'hanno da dire in merito i diretti interessati con l'intervista che gli abbiamo preparato. Buon ascolto quindi a tutti voi di questo nuovo duo, che già ci fa ballare e del quale, ne sono sicura, sentiremo anche molto parlare. 

 

"Rock'n'roll Service" Official Video

 

Altri Video: "Dark Cities"

Ascolto integrale di Lento is Dead  

Link band: Facebook / Instagram / Bandcamp / Spotify / Youtube Channel


 

INTERVISTA

1. Un saluto a voi, duo mascherato! Vi chiamerò in questa sede Long (chitarrista) e Blond (batterista), visto che gli acronimi mi paiono troppo asettici. Partiamo innanzitutto con questa vostra caratteristica, di sicuro non nuova ma sempre destabilizzante, di voler mantenere l'anonimato su tutto il progetto: niente identità personali né dati sulla vostra carriera precedente. Perché la scelta di tutta questa riservatezza? L’anonimato ci permette di focalizzare al 100% sul nostro sound attuale, sulla nostra musica, esclusivamente su quello che stiamo e vogliamo produrre come band, e non tanto sulle nostre singole personalità ed identità, ci permette di staccare dalle esperienze precedenti, dai generi musicali passati, è come ripartire da zero, da una tela bianca, senza vincoli, senza pensieri, per noi almeno è stato così, e l’utilizzo delle maschere ha facilitato questo nostro pensiero di volere un distacco dalle nostre diversità, dalle nostre storie passate come singoli, e quando le mettiamo diventiamo esclusivamente i Longblond e la loro musica.

2. I Longblond sono quindi un restart, un nuovo Punto Zero, da cui ripartire e ricostruirsi musicalmente. So che il vostro linguaggio musicale, così composito e stratificato, è nato casualmente all'inizio, jammando, ma si è sviluppato secondo una visione ben precisa. Ci volete raccontare il percorso intrapreso? Esatto, un restart. Tutto è iniziato con delle lunghissime sessioni di prove strumentali senza uno scopo ben definito se non quello di jammare in stile noise, con anche parti atmosferiche, e inoltre metal, rock, funky e ambient psichedelico... unico scopo era la sperimentazione, divertimento a volumi altissimi. Una volta poi create le classiche strutture dei brani rock, è iniziato l’inserimento, strato dopo strato, di nuovi suoni, vocalizzi, cantati, parlati, basi elettroniche, i bassi synth di accompagnamento, scratch, seconde voci e così via, tutto a strati e pian piano, in quanto il progetto è nato senza un’identità di genere ben definito, questo da una parte è un gran vantaggio cioè la libertà di esprimersi senza vincoli, però può e potrebbe portare anche a punti morti in cui non si sa bene come proseguire, diciamo che la creatività e l’assenza di standard da seguire a noi ha permesso di sviluppare i vari brani a modo nostro creando una nostra identità che brano dopo brano si é consolidata

3. Analizziamo singolarmente i vari livelli: chitarra e batteria, parlateci della vostra strumentazione. Allora, siamo in 2, ma la nostra strumentazione fa per quattro. Per la chitarra utilizziamo 2 testate valvolari e 2 casse da 240 e 300 watt, combinando insieme a pedaliere ed effettistiche varie le 2 linee di suono, a volte il cambio al volo dei settaggi avviene con un vero e proprio balletto del chitarrista sul un enorme pedaliera studiata nei minimi dettagli, tutti i passaggi sono in tempo reale, non programmati digitalmente. Possiamo dire che nonostante il nostro sound si avvalga di basi elettroniche, quindi una parte digitale abbastanza innovativa, siamo comunque legati anche ai suoni rock quelli belli pompati, analogici, quelli classici del vero rock dagli anni ’70 in poi, infatti come batteria per la registrazione del nostro Ep Lento is Dead abbiamo usato una cassa vintage bella grossa da 24” della Ludwig Vistalite del '76, e come tom e timpano sempre di quegli anni, fusti molto potenti e ricchi di bassi, tutto contornato da piatti molto sonori, sia in studio che in live.

4. Come vengono gestite le basi elettroniche durante i live? Sono pre registrate o costruite al momento? Le basi elettroniche generalmente nascono post brano, ma in questo ultimo periodo è successo che siano il punto di partenza, e per i live usiamo delle basi pre programmate. Infatti per il momento in due sarebbe difficile gestire un terzo strumento sul palco, quindi usiamo un portatile e una scheda audio, inoltre un altro problema sarebbe anche la quantità enorme di collegamenti e di cavi necessari per tutta questa strumentazione extra, e nei locali può creare un problema di spazi e anche di tempi, soprattutto se si condivide il palco con altre band, quindi per adesso, almeno in questa cosa, cerchiamo di essere minimal, anche se non si esclude in futuro di eseguire dal vivo parti col synth o attivare in tempo reale tramite pad elettronici delle basi o dei singoli suoni.

5. Anche la voce è stata aggiunta per avere un "suono" in più. Sono tanti gli usi che ne fate: come la gestite, di volta in volta, in maniera funzionale al pezzo? All’inizio era solo musica strumentale, successivamente sono nate le parti vocali, c'era l'esigenza di aggiungere dei "suoni", dei vocalizzi, delle frasi parlate, per dare appunto una voce al progetto. Strato dopo strato si sono formati i testi, sono per la maggior parte in inglese, a nostro avviso la lingua con la giusta musicalità per il nostro mix di generi, ma per la ricerca di alcune sonorità parte dei testi sono formati da parole volutamente storpiate, sbagliate o slang di altre lingue che però suonano corrette per il brano, il ritornello di "Understand Nada” ne è un esempio, inoltre nello stesso brano c'è anche una parte di voce che ripropone una parte ritmica di uno strumento percussivo, quindi anziché suonare la parte, l'abbiamo cantata ricercando parole e suoni. La voce infatti è stata aggiunta per avere un "suono" in più, per completare il progetto Longblond, non per avere un lead sound che spicchi di più, ma un ingrediente in più, dosato alla pari degli altri strumenti. L’effetto voce voluto è un effetto leggermente megafonato sia in registrazione che nei live, ci sono anche alcune seconde voci sia pre-registrate che cantate dal vivo.

6. Trovo molto efficaci le parti di scratch inglobate nel tessuto sonoro dei vari brani: conferiscono groove, rendono originale il vostro rock e nel contempo richiamano subito alla mente la vostra seconda natura elettronica. Vi siete avvalsi dell'aiuto di un amico dj, per registrarle, ma poi queste tracce sono state ulteriormente manipolate: raccontateci come vi è venuta l'idea di inserirle nel vostro linguaggio, innanzitutto, e come si sviluppa l'integrazione all'interno della vostra musicalità. Come le parti vocali, vedi il discorso della “stratificazione musicale” di prima, anche l’utilizzo dello scratch è stato aggiunto a brani già esistenti e consolidati, e l’idea è nata da quel senso di necessità di un supporto musicale, un qualcosa in più e ritmico, simile ad una percussione, a un pattern o loop, e questa necessità pian piano ha costruito nella nostra testa il suono dello scratch old school dei dj anni ’90. Per molti con la parola “elettronica” si intende una vastissima famiglia di suoni analogici e digitali, effetti, e altre stranezze sonore e spesso si incorpora anche lo scratch, del resto esistono già possibilità digitali per riproporre suoni simili, ma ancora non è la stessa cosa come un dj dal vivo con i suoi dischi. Dj Einstein è un ottimo dj con dei suoni potenti, reali, e con idee creative, ha suonato in diverse band alternative inoltre ha una fortissima cultura del mondo dj tra Beastie Boys e Run DMC. Nel pomeriggio passato insieme ha messo in console diversi dischi e insieme abbiamo creato delle parti per alcuni brani, lui è stato molto intuitivo, e bravo ad interpretare le ritmiche che a voce gli proponevo, e a creare degli scratch convincenti, inoltre abbiamo registrato un bel po’ di freestyle scratching che poi solo successivamente abbiamo elaborato coi Longblond e adattato ai nostri brani, sia dell’Ep che ad altri.

7. Il linguaggio raggiunto, seppur all'inizio di questa nuova avventura, mi pare molto universale nella sua trasversalità. E' comprensibile ai più, seppur di matrice heavy rock, e risulta anche molto internazionale. Come avete intenzione di presentarvi? Quale il vostro pubblico di riferimento?

Sicuramente i molti gruppi internazionali che abbiamo ascoltato e le varie esperienze di vita che abbiamo fatto hanno influito sul nostro genere creando il nostro sound, il nostro mix, ed essendo appunto un mix di generi un pubblico di riferimento ben preciso non pensiamo di avercelo, i brani hanno sfumature differenti, più rock alcune, più alternative altre, o con più elettronica... dipende. Quindi anche l’ascoltatore potrebbe arrivare da influenze musicali differenti, per farti un esempio ad un ragazzo polacco che ascolta Hip-hop è piaciuto molto l'Ep, ma allo stesso momento ad una ragazza italiana che ascolta rock pesante e stoner è piaciuto ugualmente quello che facciamo, quindi come vedi è abbastanza difficile per noi definire un pubblico di riferimento.

8. Avevate iniziato a suonare dal vivo da neanche un anno, prima del blocco causa pandemia: immagino i vostri live potenti e molto coinvolgenti: come descrivete la reazione del pubblico alla vostra proposta musicale? E' musica che invita a ballare, la vostra, una specie di rock dance... Sì, i concerti sono iniziati nella primavera del 2019, l’Ep non era ancora uscito e stavamo lavorandoci a sprazzi, comunque siamo riusciti a trovare delle realtà che ci hanno permesso di esibirci anche senza presentare il classico demo al bancone. La risposta è stata sicuramente positiva, nonostante il pubblico non avesse precedentemente ascoltato le nostre cose, appunto non avendo ancora materiale registrato. Rock dance? Non saprei, nella nostra musica c'è dentro un po' di tutto, definirlo con 2 parole è difficile in quanto ogni brano ha qualcosa di differente come mix di generi.

Per quanto riguarda il vostro Ep Lento is Dead, com'è stato il processo di registrazione e rifinitura dell'album in questo complicato 2020? Raccontateci un po' l’esperienza. L’Ep è stato registrato e masterizzato al Lignum Lab Recording, il processo è stato divertente e un’ottima esperienza ma anche abbastanza lungo in quanto l’abbiamo registrato, mixato e consolidato il master in periodi differenti, a sprazzi, sia perché questo studio è molto richiesto sia per avere il tempo di maturare bene le varie idee per noi da aggiungere, quindi non c’era fretta e tra una serata in studio e la successiva diverse volte sono passati anche mesi.

10. Due i videoclip attualmente all'attivo: dall'opening track è uscito il video ad anticipazione dell'Ep mentre il secondo è stato pubblicato in questo 2021. Due video interessanti, girati con la vostra Longblond Video Design -LBVD-, producete infatti videoclip anche per terzi, giusto? Riguardo il video di "Rock'n'roll Service", è solo una mia impressione oppure tutti quegli sfondi a righe sono ispirati all'iconografia dei nostri predecessori famosi, i White Stripes? E' una casualità o un richiamo voluto? La produzione dei video musicali per noi è stata una sfida, e con la LBVD siamo riusciti a sbizzarrirci e sviluppare idee visive, oltre che sonore, legando meglio il nostro progetto, divertimento sì, in parte, ma ovviamente anche molto lavoro, tra riprese, montaggio, creazione e ricerca di idee che comunque mettano in primo piano l’artista e la musica. Essendo direttamente produttori di questi video riusciamo a dare il colore giusto al sound, o almeno proviamo ad avvicinarci a quella che potrebbe essere un’idea che leghi le due cose, due mondi, l’ascolto e la visione. White Stripes grande band, in questo caso il richiamo visivo è più che altro un semplice caso.

11. Come avete gestito questo anno di fermo e come siete preparati per la ripartenza? Quali i vostri progetti futuri? Lo stop forzato del 2020 l’abbiamo sfruttato creando e progettando il nostro secondo video "Rock’n’Roll Service", inoltre abbiamo scritto e consolidato alcuni brani e alcune basi elettroniche, anzi diciamo parecchie basi. Quando abbiamo potuto muoverci, abbiamo provato dal vivo nel nostro studio, le prove via streaming non fanno per noi, abbiamo bisogno del sound reale del rock, dell’aria della gran cassa e i volumi dei Marshall. Come progetti ne abbiamo un bel po’ in scaletta, tra registrazioni in studio e la progettazione di alcuni video per noi e altre band.

E' stato un vero piacere, Long e Blond, approfondire il vostro modo di intendere il duo rock; sicuramente una visione alternativa ed originale, vi ringrazio quindi per la vostra testimonianza. Vi lascio infine concludere con parole vostre mentre personalmente vi auguro una fulgida carriera, come ben meritate, ricca di soddisfazioni, in attesa di poter ballare anch'io a un vostro prossimo live! Ringraziamo voi per lo spazio. In conclusione possiamo dire che i Longblond sono 2 personaggi anonimi con occhiali da snowboard che suonano un rock pesante contaminato da sintetizzatori analogici e digitali, con testi underground con parole in lingue diverse.

 

DISCOGRAFIA

LENTO IS DEAD 2020, Autoprodotto (Heavy Rock w. Elettronic)

1.Dark Cities  2.Understand Nada  3.Rock'nRoll Service  4.Lento is Dead  5.Bad Fiestos  6.Rio Fantasma

 

QUI lo ascolti


QUI la nostra recensione


 

Articolo e intervista a cura di Giusy Elle

www.facebook.com/groups/electricduoproject

electricduoproject@gmail.com

 

 

lunedì 1 febbraio 2021

224. RECENSIONE80: Eremo by Nitritono

LISTA RECENSIONI

LISTA RECENSORI  

I Nitritono sono il side project di rock sperimentale del chitarrista classico Siro Giri, assieme al batterista Luca Lavernicocca. I due strumentisti piemontesi (provincia di Cuneo) decidono di suonare assieme già nel 2012 proprio nell'ottica di sperimentare un nuovo linguaggio sonoro miscelando elementi sludge/doom, psichedelia e noise. Dai primi tentativi della demo d'esordio, l'espressione dei due si fa sempre più matura e lo attestano l'album successivo (Panta Rei, 2017 Edison Box) ma ancor più il recente lavoro discografico Eremo, pubblicato alla fine dell'anno appena trascorso e appoggiato da una cordata di etichette. Si tratta di 6 tracce prevalentemente strumentali, scure e potenti, alternate da momenti di quiete, che si ispirano a band quali Zu, Swans e Om. Il suono della chitarra è poi sapientemente costruito, tra ribassamento dell'accordatura in La e splittaggio su ben 3 amplificatori: uno da basso e due da chitarra, per la distribuzione corretta di tutta la gamma di frequenze.

Eremo è un concept album ispirato al potere rigenerante degli ambienti naturali più isolati e selvaggi, da cui i titoli dei vari brani. Dall'ultima traccia del disco, un featuring con l'artista elettronico Petrolio, viene girato anche un video in bianco e nero (Valentina Ruffa e Francesco Romagnolo) che raccoglie tutto il simbolismo raccolto nell'album stesso, a partire dalla presenza massiccia del Monviso, la loro "montagna di casa".

Per approfondire questi ed altri argomenti consigliamo la lettura del nostro articolo appena pubblicato, con retrospettiva, analisi delle etichette discografiche coinvolte ma soprattutto con l'intervista ai due fondatori. In questa sede procediamo con qualche dettaglio tecnico sull'album e con la sua recensione ad opera del nostro collaboratore reggiano Mali Yea, chitarrista del duo strumentale Anice.


Video: "Costa da Morte" feat. Petrolio O.V.

Contatti Band: Facebook / Bandcamp / Instagram / Youtube Cahnnel

 

Eremo credits:

Registrato ad Ottobre 2019 da Elia @Vattelapesca Studio

Mix e mastering: Lucynine (Sergio Bertani)

Pubblicato in formato vinile il 2 Novembre 2020

Artwork: Cristina Saimandi - "Contrappunto"

Labels: I Dischi del Minollo, Shove Records, Vollmer Industries,

Brigante Records & Productions, Longrail Records

 

Qui lo ascolti

Eremo 2020

I Dischi del Minollo, Shove Records, Vollmer Industries,

Brigante Records & Productions, Longrail Records

(Noise, Ambient metal, Sperimentale)

1. Re di pietra   2. Samos

3. Passo di Terre Nere   4. Hospitales

5. Bric costa rossa   6. Costa da Morte (feat. Petrolio)

 

RECENSIONE

NITRITONO Eremo

Ho avuto occasione di sentire i Nitritono dal vivo un paio di anni fa, in Associazione Ekidna, per puro caso, quando ancora esistevano i “concerti” e il pubblico non era obbligato a mantenere la distanza di 1 metro tra una persona e l’altra per scongiurare contagi di massa, anche se, virus a parte, ai live che frequentavo di solito il “distanziamento” era già tradizione da tempo...

Ricordo che all’epoca non mi erano dispiaciuti ma, allo stesso tempo, non mi avevano entusiasmato particolarmente. Spesso, dipende tutto dalle circostanze del momento, dal mood della serata, dalla carica alcolica, da cosa andiamo cercando in quel determinato istante della nostra esistenza, e da altri noiosissimi fattori che per fortuna vostra non starò qui a elencare.

Tuttavia è necessario specificare, nonostante sia scontato, che esiste una differenza abissale tra l’ascolto di una band in concerto mentre si cazzeggia con una birra in mano e quello invece più raccolto e attento che si può esperire, per esempio, fra le mura domestiche, nella propria stanza, lontano dalla frenesia del mondo esterno. I “tempi” sono differenti, ma soprattutto, in una certa misura, lo siamo anche “noi”. E qui cambia tutto. Ascoltare il loro recente lavoro è stata una vera riscoperta.

L’album intitolato “Eremo”, pubblicato lo scorso novembre 2020 dal duo Nitritono, Luca Lavernicocca (batteria) e Siro Giri (chitarra), è una coproduzione: I Dischi del Minollo, Shove Records, Vollmer Industries, Brigante Records and Productions, Longrail Records ed è stampato unicamente su vinile.

Eremo prende corpo e sostanza da 6 brani cupi e riflessivi, misantropi, contraddistinti da movimenti musicali granitici e fragorosi, in alcuni casi, e in altri, statici e pacati, una suite sonora quasi interamente strumentale, le “liriche” ci sono ma hanno un ruolo marginale, di secondo piano, quasi ornamentali. Le composizioni gravitano tutte attorno al protagonista principale: il “Re di Pietra”, l’imponente Monviso, il tema centrale ricorrente che cuce pazientemente la trama di un disco per alcuni tratti prevedibile ma mai banale. La montagna del Monviso si percepisce nella sua essenza, una presenza massiccia e pesante (“Passo di Terre Nere”), diventa il luogo ideale dove ritirarsi “immaterialmente” e dedicarsi con raccoglimento alla penitenza e alla contemplazione.

Degna di nota la collaborazione di Petrolio, alla sezione droni, nel pezzo di chiusura “Costa Da Morte”.


Mali Yea

 

Articolo ad opera di Giusy Elle

www.facebook.com/groups/ElectricDuoProject

electricduoproject@gmail.com

 

 

223. L'animo solitario dei NITRITONO

Presenti nella nostra NEW RELEASES 2020 Compilation

 

INTRO

Dopo la carrellata delle pubblicazioni discografiche dell'anno appena trascorso, la compilation di 11 brani estratti (qui) e la creazione delle playlist EDP su Youtube e Spotify (qui), procediamo finalmente con la presentazione dei duo. E siccome qualcuno disse: "Beati gli ultimi che saranno i primi"... iniziamo gli approfondimenti dall'ultimo duo inserito nella compilation NEW RELEASES 2020: i NITRITONO. Vista poi la loro attività fin dal 2012, diciamo anche che era ora...

BIOGRAFIA

NITRITONO, un neologismo composito, un collage tra 'nitrito' (all'epoca il chitarrista aveva una fissa coi versi degli animali) e 'tritono', l'intervallo tra note di quarta eccedente (o quinta diminuita che dir si voglia) che porta a quella specifica dissonanza denominata diabolus in musica; questo intervallo, nel medioevo, veniva comunque usato dai menestrelli e più avanti da compositori anche diversissimi tra loro, da Monteverdi a Beethoven. Ancor oggi si usa nel metal (gli Sleyer hanno pubblicato persino un album con questo titolo), nella musica gotica, nei film horror, ed è persino alla base del suono della sirena della polizia! Questo per preparare al terreno dove si muovono i due musicisti piemontesi di oggi, "Sir" Siro Giri (chitarra elettrica) e Luca Lavernicocca (batteria).

Siro Giri (reale nome all'anagrafe) nasce nel 1989 e già da piccolo ha le idee chiare su cosa farà da grande: suonerà la chitarra! Scopre lo strumento all'età di dieci anni e il percorso è segnato, dalle medie ad indirizzo musicale fino alla laurea a pieni voti al conservatorio in Didattica dell’Insegnamento Strumentale. Questo infatti il suo lavoro attuale, visto che insegna musica, di ruolo, alla scuola secondaria di primo grado. La chitarra classica è quindi il suo strumento primo e dopo la laurea segue corso di perfezionamento e frequenta svariate masterclass con concertisti di fama mondiale. Ha all’attivo numerosi concerti e un progetto discografico monografico su musiche originali per chitarra della seconda metà del Novecento di autori italiani. Accanto all’attività solistica è anche attivo nel progetto del Duo Giri, un piacevole dialogo tra flauto traverso e chitarra classica. La sua curiosità e l'interesse per lo strumento va però oltre la versione classica della musica e così Siro espande i suoi orizzonti sonori dal rock alla musica d'ambiente: scrive le colonne sonore di alcuni spettacoli teatrali, accompagna reading di scrittori vari ma soprattutto suona stabilmente nel duo Nitritono dove spazia in una vasta gamma di generi, miscelando elementi sludge/doom, psichedelia, sfumature noise e sperimentali.

Diverso il percorso del compagno alle pelli Luca Lavernicocca (Classe '91). Anche lui insegnante, ma di lingue straniere, inizia a studiare la batteria a 15 anni facendo della musica un hobby, seppur preso seriamente. Nel 2012, pur militando in una band post-rock, inizia l'avventura a due con Siro per via di una medesima condivisione di ascolti, tra i quali anche materiale estremo, tipo i Bologna Violenta di Nicola Vanzan. Dopo neanche un anno il gruppo di Luca si scioglie e il duo resta per entrambi l'unico progetto elettrico stabile nel quale investire le proprie risorse.

Già a dicembre 2013 pubblicano un omonimo 6 pezzi in streaming, istantanea del percorso sperimentale che stavano affrontando, a partire da musiche degli Zu, Melvins e Fantomas. Ancora idee confuse che invece trovano un linguaggio più omogeneo e coerente con le composizioni successive, raccolte infine nel 2017 in Panta Rei, il primo full lenght del duo, regitrato, mixato e masterizzato a Bologna da Enrico Baraldi e pubblicato con la Edison Box, etichetta indipendente con sedi a Cuneo e Torino, che darà appoggio successivamente anche ad altri duo (ai Bresciani SDANG! con Il paese dei camini spenti, 2018 e il recente singolo "La crepa nella diga di Itaipu" come ai RINUNCI A SATANA? con il loro Blerum Blerum del 2018). E' grazie a questo disco che i live dei Nitritono escono dai confini regionali per arrivare fino in Centro Italia.

Dopo uno split album con i Ruggine, dell'anno successivo, tornano nel 2020 con un disco più corposo: il loro Eremo, uscito ai primi di Novembre. Si tratta di un concept album che raccoglie sei tracce strumentali post-rock/post-metal in un elogio alla natura solitaria e selvaggia che tanto affascina i due compositori. Con tratti marcatamente noise, doom/sludge e psichedelici, si dipingono scenari specifici, come il Monviso ("Il Re di pietra", massiccio di oltre 3800 metri), il santuario di Samos, una delle tappe più difficili del cammino di Santiago di Compostela, fino al "Costa da Morte", nel nord della Galizia, una delle zone marine più impervie della Terra: questa traccia, a conclusione dell'album, è una bella collaborazione con l'amico Enrico Cerrato (InfectionCode, Gabbiainferno, Moksa), in arte Petrolio, artista elettronico di dark ambient, ormai conosciuto ovunque per via della sua instancabile attività live. Di questo brano è stato anche realizzato un video, in bianco e nero, con varie scene di natura cruda e selvaggia, diretto da Valentina Ruffa e Francesco Romagnolo. E' "Passo di Terre Nere", la terza traccia dell'album, che fa invece da gloriosa chiusura alla nostra compilation New Releases 2020.

Pubblicato in forma fisica esclusivamente su Vinile (edizioni limitate in nero ma anche in rosso), Eremo esce per I Dischi del Minollo e in distribuzione per una bella cordata di etichette: Shove Records, Vollmer Industries, Brigante Records & Productions e Longrail Records, tutte realtà già note nel mondo dei duo, come da breve presentazione qui in calce. Un'ultima nota sull'artwork della cover che, come per le altre copertine dei Nitritono, è ad opera della pittrice Cristina Saimandi, niente meno che la madre stessa del chitarrista Siro. Sempre belli, seppur rari, questi incroci artistici famigliari...

Bene, non resta che ascoltare qualcosa del duo strumentale di Cuneo Nitritono, continuare con l'interessante intervista a Siro e Luca, per concludere, nell'articolo a seguire, con la recensione di Eremo ad opera del nostro collaboratore Mali Yea (Anice).

 

Ascolto integrale di Eremo https://nitritono.bandcamp.com/album/eremo

 

"Costa da Morte" feat. Petrolio O.V.


Link band: Facebook / Bandcamp / Instagram / Youtube Channel


LABELS

I Dischi del Minollo www.minollorecords.com
Il 'minollo' è un animale immaginario inventato dal compianto Massimo Troisi in un famoso sketch de La Smorfia, similmente I dischi del Minollo vogliono proporsi come qualcosa di nuovo, immaginario ed inedito nell’ormai saturo mercato discografico. Questa realtà abruzzese viene fondata nel 2007 da
Francesco Strino (Art Director) e Daniela Nativio (Media Relations & Press Office) che con passione decidono di produrre, promuovere e diffondere le opere di quegli artisti in grado di farli innamorare del proprio sound. Proprio per questo l'etichetta non è incentrata su un unico genere musicale ma spazia da una sonorità all’altra senza limiti di sorta. Nel loro roster, prima dei Nitritono, troviamo i lodigiani HIBAGON e i riminesi SAN LEO (Y). www.facebook.com/idischidelminollo

Shove Records www.shoverec.bandcamp.com

Etichetta indipendente italiana fondata nel lontano 1994 ad Alessandria e gestita da Manuel Piacenza. HardCore, Emo, Crust, Grindcore... questi i generi prediletti dalla Shove Records. Tra i duo del loro catalogo ricordiamo anche gli HATE and MERDA e i Bolognesi HYPERWULFF

www.facebook.com/SHOVE-records-101133637901346

Vollmer Industries www.vollmer-industries.bandcamp.com

Etichetta musicale indipendente nata a Cuneo nel 2013 e basata sulla filosofia del Do It Yourself, viene fondata da Alberto Cornero (musicista indipendente) e Francesco Groppo (tecnico del suono), personaggi attivi nella scena musicale locale da quasi vent'anni. I due decidono dapprincipio di offrire supporto alla rigogliosa scena musicale della zona per poi allargarsi alle band del resto d'Italia e infine anche a proposte dall'estero.

Prerogativa principale è quella di non porsi limiti di genere ma di supportare e produrre i progetti che più piacciono, offrendo loro servizi che spaziano dalle riprese effettuate con lo studio mobile professionale WhereverRecording, alla preparazione di grafiche, alla gestione dei rapporti con pressing plants, etc. Spaziano quindi dal Pop al PowerViolence, passando per PostRock, Noise, DoomJazz e PostHardcore. Nell'ottica del DIY amano anche, quando possibile, instaurare e mantenere contatti diretti con le band che supportano e che sono prima di tutto costituite da persone con le quali è bello scambiare opinioni per crescere e maturare.

Le Vollmer Industries sono i distributori della zona per Due (2016) dei CANI DEI PORTICI mentre nel loro roster sono presenti anche i PASTEL (power duo poi passato al trio), i riminesi SAN LEO (Dom 2017) e i NADSAT (Crudo 2017). www.facebook.com/VOLLMERindustries

Brigante Records & Productions www.briganterecords.altervista.org

www.briganterecordsproductions.bandcamp.com

Etichetta indipendente fondata nel 2016 a Fossano (CN) da Simone Calvo. Oltre a produrre e distribuire album di matrice Noise, PostCore, Sperimentale, Grunge, Stoner e Psichedelica, si occupa di promuovere le band a tutto tondo, con servizi di artwork e booking; organizza essa stessa interessanti eventi musicali. Per i duo, già nel loro roster gli HIBAGON e i TRISTAN DA CUNHA con il loro recente Onda Do Mar (NB: da non confondere con la Brigante Records da Tours (Francia), imperniata invece sulla divulgazione della musica reggae e dub). www.facebook.com/Briganterecordsandproductions

Longrail Records www.longrailrecords.bandcamp.com

Longrail Records è nata a Dicembre del 2015 in provincia di Torino ad opera di Francesco Girasole. Questa etichetta ha lo scopo di promuovere musica indipendente attraverso co-produzioni con altre etichette e distribuire dischi autoprodotti. Longrail Records si è occupata anche di organizzare concerti e house show, sempre secondo l'etica del DIY. I CANI DEI PORTICI sono l'unico duo da loro prodotto; prima dei NITRITONO (Eremo 2020) hanno invece avuto in distribuzione anche La capitale del male del duo sludge toscano HATE and MERDA.

www.facebook.com/Longrail-Records-1621460661447606/

 

INTERVISTA

1. Un saluto a voi Siro e Luca, benvenuti qui a Edp. Domanda a brucia pelo: cosa rappresenta per voi il duo Nitritono?

S: Ciao, un carissimo saluto a voi e grazie di cuore per lo spazio. Per me è uno spazio mentale indispensabile, in cui posso sfogarmi liberamente. Il momento in sala prove è uno stacco da tutto il resto, la nostra ora d’aria.

L: Un modo per non finire nel repartino.

2. Siro, non sono in molti i musicisti classici ad esprimersi al di fuori dei propri confini. Come ti sei avvicinato alla musica rock, anche estrema, e quando hai deciso di suonare anche la chitarra elettrica?

S: il mio percorso in realtà parte proprio con la musica rock. Quando ero piccolo mio padre accendeva la musica praticamente ogni momento della giornata (quando ha smesso di farlo lui, ho iniziato io), per cui sono cresciuto ascoltando rock, metal e cantautorato in dosi molto massicce. Quando ho deciso di imparare a suonare la chitarra, mi sono iscritto alle scuole medie ad indirizzo musicale (dove il percorso era di chitarra classica) con l’idea di “farmi le basi”, per poi passare alla chitarra elettrica. Strada facendo però ho trovato nella chitarra classica un mondo che mi piaceva sempre di più, questa passione è poi sfociata nel percorso in conservatorio e la coltivo tutt’ora.

3. Qual è la tua formula, Siro, per rendere nel formato a due?

S: Nel duo ho dovuto imparare a gestire con il giusto equilibrio tutta l’effettistica in pedaliera oltre ad equilibrare il suono di tre amplificatori, perché le sonorità che andavo a ricercare erano completamente diverse da un suono di chitarra “normale”. Nello specifico, uso due ampli da chitarra e uno da basso. Il segnale entra in una a/b box ed esce da una parte sul basso (passando solo per octaver e overdrive), l’altro passa in overdrive, delay, riverberi (la sala giochi per intenderci) e poi passa in un’altra a/b box che va nei due ampli da chitarra. La scelta l’ho fatta quando volevo cambiare la mia prima testata (un muletto da poco) e, comprata la seconda, per curiosità le ho usate entrambe. Così riesco a coprire molte frequenze in più perché gli ampli sono settati in modo diverso: quello da basso lavora sulle frequenze basse e i due da chitarra sono uno molto medioso, l’altro settato più sulle medio alte. Inoltre ribasso l'accordatura in La.

4. Per quanto riguarda il tuo approccio alla batteria, Luca, è cambiato qualcosa tra suonare in una band e in un duo? Oppure ti esprimi diversamente soltanto per via dei generi diversi?

L: Sinceramente non saprei dirti se cambio stile o meno. Quello che mi sento di dire è che cerco sempre di fare ciò che richiede il brano. A volte mi concedo qualche tecnicismo, ma con Siro in particolare non penso si senta la mancanza ad esempio del basso. Sicuro però quando mi sono trovato a suonare con altri ho sempre cercato di far esaltare le linee di basso o comunque la parte ritmica della chitarra.

5. Nel 2012 siete partiti con l'idea di sperimentare. Come siete arrivati al complesso linguaggio musicale del 2020? Evoluzione spontanea o risultato ricercato e voluto?

S: Suonare in duo è una lama a doppio taglio; da un lato si ha la fortuna di poter comunicare in modo molto diretto, dall’altro lato gli arrangiamenti devono essere studiati nello specifico. All’inizio abbiamo sperimentato molto senza essere troppo consapevoli di questo aspetto, poi con il tempo abbiamo iniziato a selezionare le soluzioni più funzionali e a scartare quelle che invece funzionavano meno. Alla fine è stata un'evoluzione che si è portata avanti per tentativi, fallimenti e risultati, guidata da un’idea di suono che volevamo raggiungere. 

6. Entrambi avete passione per la natura cruda e selvaggia, in particolar modo per l'alta montagna. Su Fb, Siro, vedo spesso i resoconti fotografici delle tue escursioni. Quando è scaturita l'idea di realizzare un concept album in tema?

S: Sì, la montagna è da sempre stata una parte della mia vita. Da bambino arrampicavo, poi ho dovuto scegliere tra la chitarra classica e l’arrampicata; a parte una parentesi adolescenziale in cui a vincere è stata la pigrizia, la mia passione per gli spazi montani si è trasformata nelle grandi camminate e nel cercare cime nelle nostre montagne. L’idea del concept è nata da un’idea di Luca di accostare lo stato di pace e serenità che proviamo negli spazi naturali con quello che percepiamo in sala prove a scrivere nuovi pezzi. Sono due modalità diverse di chiuderci nella nostra idea di eremo.

7. Sono nati prima i brani, e poi avete scelto i titoli in base alle ambientazioni ispirate, oppure avevate bene in mente dei luoghi specifici da dipingere con le vostre note?

S: Sono nati sempre prima i pezzi e poi decidiamo i titoli in base al tipo di messaggio emotivo che ci lasciano. Per ora, non abbiamo mai provato a comporre musica “a tema”, ma potrebbe essere un’idea interessante.

L: Direi sicuramente prima la musica. Forse il fatto di avere questa passione ha dato sicuramente qualche fonte d’ispirazione in più. Qualcuno diceva che fare la musica solo con la musica è impossibile…

8. Enrico Cerrato, aka Petrolio, è un interessante artista elettronico noise e post-industrial vostro corregionale. Quando lo avete conosciuto e com'è nata l'idea di collaborare in questo album?

L: Conoscevo Petrolio per la sua attività negli Infection Code. Un giorno gli scrissi per cercare di organizzare una data insieme e mi propose il suo progetto solista che era ancora in fase embrionale. Da lì è nata un’amicizia musicale davvero bella e sono molto contento di come il suo progetto sia andato a gonfie vele fin da subito!

9. Di quest'ultima traccia con Petrolio è stato girato anche un videoclip in bianco e nero. Il brano "Costa da Morte" si riferisce a una delle zone marine più impervie della Terra, nel nord della Galizia, eppure il video sembra quasi un sunto dell'immaginario di tutto l'album: vi è sì il mare nero, alla fine, ma anche la foresta, il Monviso, gli stambecchi... Com'è stato girato il video?

S: In effetti il videoclip è un po’ una convergenza dell’idea che sta alla base del disco, riunisce i luoghi che sono descritti nelle varie tracce. Le riprese sono state fatte in (minima) parte da me nelle mie gite montane, da mia cugina (che si è occupata di tutto il montaggio e della regia) e da un suo amico. Siamo a dir poco entusiasti del risultato, è un prodotto che ci è piaciuto davvero tantissimo ed è perfettamente attinente allo spirito del disco! 

10. Dalla Edison Box del precedente Panta Rei a una cordata di ben cinque etichette per il vostro Erisimo. Come siete arrivati a questa decisione? Ognuna di queste labels ha già avuto a che fare con duo chitarra-batteria, è un caso o le avete scelte proprio per questo?

L: Bè semplicemente le abbiamo scelte perché ascoltiamo molte delle band presenti nel loro catalogo. Quindi ci sembrava l’unica cosa giusta da fare.

11. L'artwork delle vostre copertine è ad opera di Cristina Saimandi, che poi è tua madre, Siro. Sei quindi figlio d'arte? Come ricordi la tua infanzia, in questo senso?

S: Si sono un figlio d’arte in effetti. Mia madre crea opere d’arte da sempre, per cui sono cresciuto vedendola al lavoro sin da quando ero più piccolo. La cosa interessante è che quando ero bambino era in una fase abbastanza monumentale e materica e lavorava spesso con grandi lamiere o grandi pannelli di legno. Quello che mi è rimasto più impresso è il lavoro che avevamo rinominato la “cozzata” (che ovviamente era intitolato diversamente); si trattava di una lamiera piuttosto grande con delle concrezioni materiche fatte di cozze annegate nella resina plastica. In più ho partecipato a molte mostre d’arte, sia quelle più grandi come la Biennale di Venezia, sia quelle più modeste in provincia (ovviamente la grandezza non corrisponde sempre alla qualità dei lavori esposti).

12. Viviamo ancora tutti in una realtà sospesa che ci tiene lontani dai palchi. Appena si può ripartire avete in mente di organizzare un tour promozionale dell'album? In estate, immagino, quando entrambi avete più tempo libero dal lavoro, visto che siete entrambi insegnanti.

S: Non vediamo l’ora e speriamo davvero tanto di poter tornare a fare qualche concerto. Come a tutti nel nostro ambiente, il palco ci manca tantissimo (sia suonarci, sia stare sotto).

L: L’amarezza per non aver potuto suonare questo disco in giro è tanta. Nel 2020 avremmo dovuto suonare davvero tanto in Italia e si stava iniziando ad aprire uno spiraglio per l’estero. Speriamo di poter fare qualcosa questa estate… intanto noi continuiamo a provare a programmare cose nuove.

13. In riferimento alla vostra professione, visto il continuo contatto con i giovani studenti, come ci descrivete gli adolescenti del nuovo millennio? Si raccontano tanti luoghi comuni sulle nuove generazioni, mi piacerebbe una testimonianza più diretta.

S: Le nuove generazioni sono molto promettenti. Come in qualsiasi generazione, ci sono ragazzi più brillanti e sensibili e altri molto meno; ma eravamo così noi alla loro età, come credo anche i nostri genitori. Personalmente mi trovo molto bene a lavorare con le nuove leve, trovo stimolante rapportarmi con loro e accompagnarli nel loro percorso di crescita. Come insegnante di chitarra poi ho la fortuna di poter fare lezione uno ad uno, avendo modo di conoscerli a fondo. In più la musica ha davvero il potere di veicolare emozioni molto forti. Per quanto riguarda i luoghi comuni, onestamente, lasciano il tempo che trovano. Da sempre le generazioni più stagionate guardano quelle più giovani con pregiudizio (“ai miei tempi…bla bla bla).

L: Io personalmente li vedo sicuramente un po’ spaesati. Detto ciò mi sento di dire anche che per certe cose forse sono un minimo più positivi rispetto alla mia generazione (nati nel ’90 circa). Non so se quelli della mia età si portano strascichi di quegli anni, ma noto che per certe cose i ragazzi comunque di oggi abbiano un pelo di positività in più. Inoltre se indirizzati in un certo modo, scoprono spesso cose di cui poi rimangono affascinati.

14. Siro, a livello musicale hai un'apertura mentale a 360 gradi. Come vedi la musica dei giovani d'oggi? E come ti sembrano predisposti alla musica suonata, questi stessi giovani?

S: Mi verrebbe da dire che i giovani d’oggi ascoltano musica di merda, ma a pensarci bene lo facevano già i miei compagni di classe quando avevo la loro età hahaha. A parte gli scherzi, oggi il problema più grosso nella diffusione della musica tra i ragazzi risiede nella totale mancanza di consapevolezza di ciò che ascoltano (non tutti, ma tantissimi). Mi spiego meglio, “ai miei tempi” (oddio, l’ho scritto davvero) ascoltare un certo tipo di musica era anche un segno di appartenenza ad un gruppo, per esempio ci si scannava tra truzzi e metallari. Ad oggi, questo senso di appartenenza non esiste più, per lo più sono onnivori (che sarebbe anche una cosa positiva, da un certo punto di vista), ma manca un po’ di chiarezza di fondo. Per farti un esempio, una volta in gita io e il mio collega di lettere (bassista dei Premarone) eravamo davvero stufi di quasi due ore di trap e abbiamo chiesto un attimo di tregua ai ragazzi, proponendogli un paio di brani da ascoltare. Ci siamo lanciati sui Black Sabbath, la prima cosa che ci era venuta in mente, e gli abbiamo solamente chiesto di arrivare alla fine della canzone prima di esprimere un giudizio. Risultato: quasi tutti hanno apprezzato tantissimo la nostra proposta, ma avevano difficoltà a descrivere le differenze tra un genere e l’altro.

L: Sul discorso della musica spesso quello che sento dire loro è che non sanno bene dove cercare perché c’è troppa roba. Una cosa utile da fare invece di lamentarsi a caso è almeno tentare di guidare all’ascolto e dire “hey... guarda che c’è anche questa roba qui”. Spesso molte persone non ascoltano semplicemente perché non sanno che esistono certe cose… è un discorso lunghissimo e ne avrei altre da dire, ma credo di aver già detto abbastanza.

Bene, allora direi che siamo arrivati alla fine. Vi lascio concludere con parole vostre, mentre restiamo tutti in trepidante attesa di ripartire... Grazie ancora, Siro e Luca, per il vostro contributo nei nostri spazi e tanta buona musica live, al di fuori dei luoghi isolati, però!

S: Grazie mille a te per lo spazio concesso, è sempre un piacere! Speriamo di poterci incontrare presto!

L: Grazie a te per le domande e per il tuo tempo! Speriamo proprio di vederci dal vivo al più presto!

 

DISCOGRAFIA

EREMO 2020, I Dischi del Minollo, Shove Records, Vollmer Industries, Brigante Records & Productions, Longrail Records (Noise, Ambient metal, Sperimentale)

1.Re di pietra  2.Samos  3.Passo di Terre Nere 4.Hospitales  5.Bric costa rossa  6.Costa da Morte (feat. Petrolio)

 

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QUI la nostra recensione

RUGGINE/NITRITONO 2018, Escape from Today (Noise, Ambient metal, Sperimentale) Split album

 

1.Catarsi 



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PANTA REI 2017, Edison Box Records (Noise, Ambient metal, Sperimentale)

 

1.Preludio  2.La morte di Dio  3.La morte dell'Io 4.Lobotomia  5.Interludio  6.L'atarassia del giorno dopo 7.Zen-it  8.Postludio

 

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NITRITONO 2013, Autoprodotto (Noise, Ambient metal, Sperimentale)

1.Stonerpolka  2.Zero in condotta  3.Lobotomia 4.Audiolesione  5.Disasterpiece  6.Nitritono

 

 

  

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Link ad altre recensioni:

https://grindontheroad.com/2021/02/02/nitritono-eremo/ 

https://fotografierock.it/album/nitritono-recensione-di-eremo

https://www.radioaktiv.it/nitritono-eremo/

https://www.allternative.it/eremo-by-nitritono/

http://www.paranoidpark.it/2020/10/30/eremo-nitritono/

https://www.systemfailurewebzine.com/nitritono-eremo/

Link ad altre interviste: http://spettacoliculturaeventi.it/2020/11/nitritono-eremo-recensione/

 

Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle

www.facebook.com/groups/electricduoproject

electricduoproject@gmail.com