INTRO
L'EDP è una
realtà che si sta facendo conoscere sempre più e molte
persone, anche addetti ai lavori, si affacciano con curiosità alla
nostra Community. Siamo perfino stati nominati su Guitar Club, famosa
rivista per chitarristi, in questo mese di Novembre 2014!
L'occasione un articolo in generale, sul fenomeno dei duo, a firma
Marcello Zinno. Marcello è un personaggio poliedrico molto addentro
nel mondo della musica e del web, e con un'attenzione particolare per
quello che lui definisce proprio "fenomeno duo". Già a suo
tempo ci aveva nominati nel corso di un intervento sul programma
radiofonico "Tutti i Topi Vogliono Ballare" e per
l'occasione avevamo già realizzato un primo post (qui). Nel corso di questi ultimi mesi è nato un piacevole scambio di mail
tra Marcello e la sottoscritta, dove parliamo di musica in generale
ma molto più di duo, i cui nomi ci scambiamo ripetutamente per
reciproca conoscenza; ritengo pertanto Marcello uno dei migliori tra
i miei attuali scouter di duo, persone grazie al cui disinteressato
impegno e spontaneo coinvolgimento la nostra community può crescere
con dei nuovi iscritti. Per tutto questo lo ringrazio di cuore, qui
pubblicamente.
Per l'occasione di questo evento
speciale, la nostra nomina in una rivista di tiratura nazionale come
lo è Guitar Club, colgo l'occasione per delineare meglio la figura
di Zinno descrivendo le sue attività e ponendogli alcune domande sui
duo nel corso di un'intervista a tema. Molto interessante il punto di
vista esterno sull'argomento, di un addetto ai lavori ...
BIOGRAFIA
Marcello Zinno,
milanese di classe '81, non è arrivato in rete con il suo
interesse musicale per caso, ma secondo un iter ben definito.
Laureato in Economia Aziendale, con successivo Master Universitario
in Marketing dell'Informazione, lavora nel campo del web marketing e
del marketing associativo. Grande appassionato di musica, in rete
unisce queste due specifiche collaborando con varie realtà web fino
a creare la propria, assoldata webzine. La sua esperienza come
giornalista musicale inizia in rete nel 2005 quando collabora per
varie realtà web (KineticMetal.com, Verorock.it, Metallus.it,
Rockaction.it, Rockline.it) con specifiche tra le più varie, dal
recensore (di album storici quanto di origine underground, con
particolare attenzione per i generi musicali non mainstream:
avant-garde, math-core, prog, doom...), al redattore di articoli
inerenti le news o gli approfondimenti, dall'intervistatore fino ai
reportage di concerti (tanto redazionali che fotografici). Ha
lavorato poi nel settore discografico come Marketing Director
(responsabile promozioni, eventi/comunicazioni e gestione contatti
con band, per Street Symphonies Records, etichetta discografica
specializzata nei generi Hair Metal/Glam e AOR) nonché partecipato
come relatore per due anni di seguito al convegno organizzato da
Audioccop/MEI in occasione del loro evento annuale, dedicato alle
nuove realtà web più interessanti a livello musicale. Per quanto
riguarda lo streaming ha partecipato come ospite fisso per l'edizione
2012/2013 nel programma radiofonico "Tutti i Topi Vogliono
Ballare" portando una testimonianza sul mondo della musica
suddivisa per generi. Il passo più importante avviene però nel 2011
anno in cui Marcello abbandona queste attività in rete per
concentrarsi su un'unica collaborazione di prestigio con la ben nota
rivista cartacea nazionale per chitarristi Guitar Club. Avvia qui una
serie di articoli, con cadenza mensile, dedicata all'approfondimento
di temi specifici musicali; è in questo ambito che il mese di
Novembre 2014 vede un articolo a sua firma dedicato alla realtà dei
power-duo. E' da parecchi anni quindi che gli articoli di Zinno
compaiono sulla blasonata rivista chitarristica!
Infine è dello stesso anno
l'avviamento di RockGarage www.rockgarage.it,
la webzine di cui Marcello è fondatore, webmaster nonché Direttore
Responsabile, con all'attivo uno staff di ben 20 collaboratori. Il
punto di forza della rivista sono indubbiamente le recensioni (nei
primi due anni ne sono state pubblicate oltre 1.500 mentre ora
compaiono tutto l'anno con una media di due al giorno) ma RockGarage
è molto di più, arrivando a ricoprire il ruolo di Community
dedicata al rock in tutte le sue sfumature.
Ora che abbiamo descritto la persona
di Marcello Zinno e dimostrato la sua competenza nel campo musicale,
andiamo volentieri e con curiosità a sentire cosa ha da dirci a
proposito delle nostre amate 2-piece, e in generale dell'attuale
realtà underground italiana, del music business e altro ancora...
buona lettura a tutti...
INTERVISTA
1. Carissimo
Marcello, dopo tutto questo parlar di musica in privato è un piacere
presentarti pubblicamente all'EDP e ai suoi lettori. Iniziamo
chiedendoti quando e come ti approcci alla musica e come arrivi a
coltivare un interesse così grande e totalitario.
Ciao a tutti. Può sembrare strano ma
mi sono avvicinato alla musica molto tardi. Ho vissuto gran parte
della mia adolescenza ascoltando dance e rap (e non ne vado fiero)
ma, come accade a molte persone, una serie di episodi mi hanno fatto
scoprire il rock e l’heavy metal e dal quel momento ho cercato di
approfondirlo il più possibile, in tutti i sottogeneri e di tutti i
Paesi. Ero in una fase abbastanza delicata della mia vita e non ti
nascondo che in alcuni momenti la musica mi ha letteralmente salvato.
Ho iniziato ascoltando e consumando tantissima musica, poi ho
iniziato a suonare il basso e messo su un paio di band. Un giorno un
amico mi disse: “Caspita ma tu dovresti scrivere di musica, ci hai
mai pensato?” In effetti non ci avevo mai pensato. Dopo qualche
mese incontro un ex redattore della rivista FLASH che aveva creato
una propria webzine (i casi della vita!!) e di lì è iniziato il mio
cammino nel mondo del giornalismo musicale.
2. Avendo
un'ampia cultura musicale a livello internazionale, come inserisci in
questo quadro la realtà underground italiana?
C’è questa diffusa consapevolezza
che quando si parla di rock e metal è necessario guardare solo
all’Inghilterra, agli States, alla Germania e a pochi altri Paesi.
Io non sono d’accordo e questo è tanto più vero quanto più si
osserva la scena emergente. "Underground" è un termine a
mio parere che non esiste più. La vecchia scena underground si è
oggi frazionata in due. Cerco di spiegarmi meglio. In Italia esiste
un livello sicuramente mainstream contaminato (purtroppo) dal nostro
music business strettamente connesso al pop; esiste un livello
diciamo “basso”, quello completamente dedito all’autoproduzione
e che stenta a farsi conoscere. Con RockGarage riceviamo centinaia di
e-mail direttamente dalle band che ci chiedono una recensione e noi
siamo ben disposti a supportare queste giovani realtà. La vera
caratteristica però del nostro “mercato musicale” è la
foltissima fascia di mezzo, le band autoprodotte o supportate da
etichette indipendenti, che da anni hanno creato un seguito
importante: Management Del Dolore Post Operatorio, Calibro 35, ZU,
...A Toys Orchestra, The Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti, ma
anche The Clamps, Rhyme, Vintage Violence, Ufomammut, Elvenking,
Trick Or Treat e potrei continuare per molto. Non si tratta di band
da classifica ma ti assicuro che in molti casi sono formazioni che
fanno mangiare la polvere a nomi internazionali di peso!
3. Approfittando
della tua vasta competenza nel settore, ti chiedo quali sono secondo
te le tendenze di maggior rilievo al momento e come si sta muovendo
il music business in questi "anni difficili"?
Il music business si sta muovendo in
direzioni molto diverse e questo non può che essere un bene. Secondo
la mia opinione il futuro è proprio su quella fascia di band di
mezzo, quelle che coltivano il loro seguito, che fanno conoscere la
propria musica in tutti i modi possibili. Sia chiaro, non è una
questione di promozione forsennata! Non è l'essere presente su 6
social network diversi a garantirti migliaia di fan! Prima di tutto
sono le idee e la tua interpretazione musicale, subito dopo viene il
“come” ti fai conoscere. D'altro canto i musicisti che si
definiscono “artisti” e che pretendono di avere un pubblico vasto
senza fare azioni di promozione, senza puntare sugli strumenti
innovativi come internet, senza farsi conoscere in modi diversi,
rimarranno sempre nella propria stanzetta a comporre musica per i
propri familiari. Conosco band che fanno i salti mortali per suonare
nei posti più impensati, band giovani che realizzano più di 100
date l’anno, alcune addirittura senza un booking alle spalle. Sono
sicuro che molto spesso ci rimettono dei soldi ma quello non vuol
dire “perdere” bensì “investire”. Avranno più fan, magari
ad un concerto venderanno qualche CD o qualche maglietta e poi ci
sarà il passaparola, le varie condivisioni su internet. Non
dimentichiamo che i primi sold-out degli Arctic Monkeys sono giunti
senza che loro avessero pubblicato nemmeno un album! Queste sono le
realtà che avranno un enorme futuro! Quando una band si lamenta
perché non ci sono locali che permettono una paga adeguata io
rispondo: “Mettiti in macchina e parti! Chi ti ha detto che la
musica è soldi e ricchezza? La musica è sacrificio e sudore”. O
almeno questo è il rock. Se poi vuoi essere una cover band a vita
allora è un altro discorso.
4. Tanto per
lavoro che per passione operi quotidianamente con le nuove realtà in
rete: social network, webzine, web marketing... Come vedi lo sviluppo
di queste nuove realtà promozionali? Quali i suoi punti di forza e
quali i deboli rispetto al vecchio modo "cartaceo" di
parlar di musica?
Il marketing e il web sono due
indiscusse armi al servizio della musica. Personalmente non appoggio
la pirateria e la diffusione di musica gratuita su internet, la
musica è arte e come tale va valorizzata, non depauperata. Però la
rete, tramite una serie di strumenti (anche molti ancora da creare)
non può far altro che permettere ad una band di farsi conoscere.
Quindi tutti i mezzi e gli operatori economici che permettono ad una
band di farsi conoscere e di promuovere la propria musica sono anelli
chiave della catena. Allora dov’è il problema? È che attualmente
ci sono tantissimi operatori di questo tipo (webzine, agenzie di
promozione, booking, promoter…) che lavorano in modo molto poco
professionale. Non è la numerosità dell’offerta un problema,
quello anzi è un vantaggio! È grave quando si incontrano persone
che non conoscono il loro mestiere, che vivono la musica come un
semplice passa tempo e fanno solo danni. Sai quante band mi chiedono:
“Marcello, conosci per caso un booking serio a cui affidarci?! Noi
abbiamo avuto solo enormi fregature!”…me l’hanno detto
tantissime volte! Io mi batto affinché le webzine siano dei canali
per fare INFORMAZIONE MUSICALE, ovvero giudizio e conoscenza su band,
generi e artisti attraverso un occhio assolutamente neutrale. Molti
operatori (booking in primis) pretendono che le webzine siano il loro
canale di promozione dei concerti! Questo per me è inaccettabile!!!
Ho chiuso le porte a collaborazioni con booking davvero grossi (Live
Nation è uno dei primi) in quanto questi confondono “informazione
musicale” con “promozione musicale”. Sono due mestieri diversi!
Il giornalista offre l’informazione, l’agente la promuove
vendendotela come la migliore cosa che tu possa conoscere. Non è la
stessa cosa! Con le dovute proporzioni questo avviene anche
sull’informazione generalista e, secondo me, è uno dei principali
problemi del nostro Paese.
5. Dal tuo punto
di vista professionale, qual è l'iter più vincente per una band al
fine di emergere in questo "mare magnum" musicale che si è
riversato in rete?
Come dicevo prima bisogna partire dalle
idee. Questo era importante in passato ma ancora di più oggi.
Esistono miliardi di band per centinaia di generi musicali. Perché
dei ragazzi dovrebbero mettere su una band?! Perché hanno qualcosa
da dire che meriti di essere ascoltata. Cloni del passato sono
inutili, cover band altrettanto. La chiave è nell’innovazione, nel
proporre qualcosa di nuovo. Sorrido spesso leggendo i comunicati
stampa e le biografie delle band quando presentano un nuovo album:
sono citati almeno 7-8 generi musicali diversi, come se questo fosse
il modo per dimostrare che quei musicisti hanno una mentalità aperta
e una marcia in più. Al mio primo concerto di Danko Jones, dopo un
paio di pezzi, ricordo che lui si fermò e disse: “Ci sono band che
presentano il loro genere come
alternative-prog-experimental-doom….noi suoniamo fottuto
rock’n’roll!”. Secondo me si può proporre ottima musica
puntando su un unico genere musicale, non è questione di etichette
ma di cosa una band sia in grado di dire!
6. Come è nato
il tuo interesse per i duo in generale e qual è la tua concezione di
power-duo? Come vedi lo sviluppo del fenomeno?
Quello dei duo è un’altra tendenza
emergente. Esistono da decenni ma per una serie di fattori il
fenomeno sta esplodendo in questa epoca. Principalmente credo sia
stata la tecnologia che ha permesso alle formazioni di concentrarsi
su due unici membri: in passato due musicisti sarebbero stati
limitati, avrebbero creato un sound un po’ monco. Oggi la
tecnologia (strumenti musicali, suoni, synth, produzione, missaggio…)
permette ai duo project di suonare come delle vere e proprie band. E
quindi torna il discorso delle idee: se ciò che viene proposto è
davvero interessante il power-duo può superare in qualità anche
band più tradizionali. Non è una questione di numero di cervelli ma
di potenziale espresso (i cantautori del passato in questo erano dei
maestri, ognuno da solo valeva per cinque!). Il fenomeno ha
sicuramente un ottimo potenziale, spero però che in futuro non sia
vissuto in modo da svilire la musica. Le proposte musicali di valore
sono sicuramente stratificate, concettuali, ricche di arrangiamenti;
quindi il duo project di peso dovrebbe pensare come una band a tutti
gli effetti e non sentirsi limitato nella sua espressione musicale.
Questa è la mia opinione, ma l'esperta sei tu! Mah,
è semplicemente una questione di gusti e di punti di vista:
personalmente ho una predilezione per il purismo, per i duo semplici
e "grezzi". Mi piace vedere come con due soli strumenti,
senza l'ausilio di elettronica, loop ecc. si possa fare del buono e
sano rock, o si possa "spaccare" come una full-band, magari
puntando solo sui suoni. Questo è il vero power duo, secondo me. Poi
tutto il resto è lodevole, la musica può essere valorizzata con
ausili elettronici, post-produzione ecc. ma a quel punto ottenere un
sound da full-band essendo solo in due non distingue il duo, non lo
caratterizza in quanto tale...
7. Quali sono i
canali tramite i quali stai divulgando la realtà dei duo elettrici?
Tramite RockGarage abbiamo conosciuto
tante formazioni a due componenti, soprattutto nel nostro Paese.
Negli anni mi sono avvicinato a questo fenomeno scoprendolo e
appassionandomi. Dopo tante recensioni ho cercato di conoscerlo più
da vicino, consultando altre fonti tra cui l’EDP che è stato
fondamentale. Da qui è partita l’idea di dedicare un articolo a
questo fenomeno sulla rivista cartacea GuitarClub, un articolo
pubblicato proprio sul numero di Novembre che non volesse essere
l’almanacco dei power-duo ma che desse una chiave di lettura su
come si sta evolvendo questa tendenza e su come va interpretata alla
luce dell’attuale scena musicale. In fondo è quello che facciamo
anche tramite le nostre recensioni: dare una chiave di lettura per
quell’album e aiutare l’ascoltatore ad avvicinarsi nel modo
migliore a quei brani. La musica è qualcosa di troppo potente,
emozionante, dirompente e profonda per essere tradotta in sterili
parole confezionate in una recensione; l’obiettivo di un buon
redattore dovrebbe essere quello di incanalare chi legge verso la
giusta interpretazione di ciò che l’artista voleva esprimere o di
ciò che comunque ne viene assorbito.
8. Tra le
two-piece italiane di tua conoscenza, c'è qualche band che ti ha
"lasciato il segno"? Il motivo?
Questa è una domanda interessante e
difficile da rispondere. Non tanto per mancanza di duo-project,
quelle come dicevo prima non mancano, ma più che altro per le
differenze di genere musicale su cui questo fenomeno si muove. E'
indubbio però che ci sono alcune realtà sicuramente interessanti.
Personalmente credo che i The White Stripes abbiano precorso i tempi
ma non abbiano realmente innovato musicalmente, ad esempio sento
molto più parlare delle esperienze di Jack White post-The White
Stripes che non in coppia con Meg. Ammetto che quando ho ascoltato
Quintale dei Bachi Da Pietra sono rimasto davvero colpito e
anche Opera degli Zeus! è rimasto nel mio lettore CD per vari
mesi; di solito mi affascinano i duo che stratificano il suono, non
con effetti o con elettronica bensì portando all'esasperazione i
propri strumenti: quando ho ascoltato i Mombu dal vivo in un locale
con 4 tavoli e capienza massima 20 persone nel centro storico di un
paesino in provincia di Caserta, pensavo davvero di trovarmi su un
altro pianeta! Loro sono incredibili e Luca Mai è davvero un esempio
da seguire su come violentare un sax baritono. I Margaret Lee mi
erano piaciuti in La Ballata Di Belzebù, con un rock pieno e
viscerale mentre nell'ultimo album a mio parere hanno fatto un passo
indietro. Queste però sono solo delle mie considerazioni sulla base
ovviamente dei miei gusti musicali. Il fenomeno, come dicevo prima,
va seguito.
9. Oltre la tua
curiosità nei confronti della line-up a due, so che sei ora
interessato alle donne nella storia del rock. Parlaci dell'argomento
"musica al femminile"... a differenza che per i duo, tanti
hanno trattato l'argomento: qual è il tuo approccio al proposito?
Sì, in realtà questa idea mi è nata
da poco. Non ci sono dubbi che il rock e il metal siano generi
assolutamente maschili, basta guardare le principali realtà musicali
a livello internazionale. Non voglio tradurre questa considerazione
in un fatto puramente “discriminatorio”, credo che sia proprio la
natura del genere ad essere così. Quando si vede la foto di una band
e in line-up compare una donna, nel 99% dei casi siamo portati a
pensare che sia la cantante…è una vera e propria preclusione
psicologica! Allo stesso tempo penso che sia inutile trattare la
questione da un punto di vista puramente sessuale. Per argomentare
bene questo ennesimo (ma non nuovo) fenomeno credo che l’unico modo
è parlare delle tantissime formazioni composte da sole donne che
mano a mano si tramutano da “eccezione” a “naturale regola”
di un sistema musicale fitto e che offre tantissimo. Così le sto
scoprendo e approfondendo. Sarà un percorso lungo ma sicuramente
molto interessante.
Una
parte dello staff di RockGarage.it
10. Dopo una
gavetta in rete fatta di collaborazioni con riviste e siti musicali
in generale, nel 2011 hai fondato la tua propria Webzine,
RockGarage.it: ce la vuoi presentare? Come è nata l'idea di fondarne
una tua personale? Quale il messaggio finale che volete veicolare?
Inizio dicendo che seguo RockGarage in
qualità di Direttore ma non la ritengo la mia personale webzine.
RockGarage vanta circa 20 collaboratori fissi e offre informazione
quotidiana, è molto più del “mio sito personale”. L’idea che
sta alla base è molto semplice: dopo anni trascorsi in altre
redazioni mi sono reso conto di quanta poca professionalità ci fosse
in giro. Di quante e-mail non venivano lette, quanti comunicati
venivano lasciati a macerare o cestinati addirittura, di quante poche
risposte ricevevano le band, del tempo speso in discussioni sterili
tra i redattori, dell’aggiornamento a singhiozzi dei vari
siti…insomma la maggior parte delle volte non si offriva un vero
servizio informativo, sia in termini quantitativi che soprattutto
qualitativi. Per questo è nata RockGarage: pubblichiamo due
recensioni al giorno (tutti i giorni dell’anno, compreso Natale e
tutto il mese di agosto), gestiamo contatti con etichette
discografiche italiane e straniere, con agenzie e soprattutto con le
band. Curiamo interviste, non però via e-mail ma di persona per
permettere un contraddittorio tra le parti, predisponiamo articoli ai
concerti a cui partecipiamo, avviamo collaborazioni importanti (come
quella con il Sziget Festival di Budapest, eletto nel 2011 come
miglior festival d’Europa, o quella con il Maximum Festival),
abbiamo un’app per smartphone Android e un’altra per iPhone
totalmente gratuite in modo da offrire aggiornamenti ai nostri
lettori anche quando si è in giro. Il 10 settembre 2014 RockGarage
compie 3 anni di attività e devo dire che i risultati sono migliori
di ogni fervida mia aspettativa iniziale: abbiamo ricevuto circa
1.600 CD in redazione (alla faccia di chi dice che oggi si lavora
solo su mp3), abbiamo pubblicato 2.300 recensioni (in circa 1.000
giorni di attività!), abbiamo realizzato una t-shirt personalizzata
con un artwork creato dal disegnatore delle prime copertine dei Raw
Power (un grande artista!) e abbiamo organizzato due RockGarage Party
in modo da dare un palco concreto e possibilità VERE per far
conoscere la musica che vale! Insomma stiamo facendo tantissimo e
molte nuove idee si stanno concretizzando per il prossimo futuro.
11. So che suoni
il basso da otto anni e da pochissimo anche la chitarra, come mai non
ti sei approcciato alle band da ragazzino, come di solito capita? Che
genere suoni?
Avevo iniziato a suonare ai tempi
dell’università, circa quindici anni fa e ammetto che negli ultimi
anni ho un po’ mollato la presa. Ai tempi avevo una band con cui
suonavamo pezzi rock e con la quale puntavamo a fare serate per i
locali, un’altra con cui invece davamo sfogo alla nostra passione
per il metal (Metallica, Dream Theater...) e una terza, che è durata
poco, dedicata interamente al blues. Poi, come dicevo, la mia
passione si è spostata sulla scrittura e sull’ascolto e ho
abbandonato un po’ la figura del musicista (ammesso che lo sia mai
stato!). Oltre a RockGarage e a GuitarClub proprio in queste
settimane mi sto inserendo in un nuovo progetto editoriale di cui
probabilmente sentirete parlare nei prossimi mesi. Si tratta di
qualcosa di cui sono veramente eccitato ma per ora non voglio svelare
la sorpresa.
Restiamo in
attesa, allora... E' stata proprio una chiacchierata interessante, la
nostra, Marcello. Un'ottima panoramica dal punto di vista di un
addetto al settore! Ora ti lascio concludere con un tuo messaggio
finale, lasciandoti con i rinnovati complimenti per tutto ciò che
fai in nome della musica, e augurandoti un gran in bocca al lupo per
tutte le tue attività, presenti e future.
Grazie a te Giusy per questo spazio che
offri a me e a RockGarage, ma grazie soprattutto per il tuo impegno
che fa conoscere a tutti il fenomeno dei power-duo, per la tua
dedizione e per la tua professionalità. Questi sono i canoni che
l’informazione musicale dovrebbe rispettare per offrire un buon
servizio a tutti e che attualmente pochi rispettano. Ma i tempi sono
maturi, chi ascolta musica e lo fa con passione è anche una persona
molto attenta e sa distinguere chi scrive con il cuore e chi lo fa
per puro egocentrismo. In bocca al lupo per tutto e per chi volesse
entrare in contatto con me su www.rockgarage.it
trova i miei riferimenti. Ringrazio per gli
apprezzamenti...
Retrospettiva ed
intervista ad opera di Giusy Elle
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