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INTRO/BIO
Con oggi iniziamo un viaggio nel mondo
del Black Metal con l'aiuto dei nostri recensori Cryptic &
Maniac, ben inseriti nel genere musicale proposto e in tutti i suoi
sottogeneri. Partiamo analizzando una band nuova (anche se i suoi
componenti non sono certo alla prima esperienza musicale e il duo è
attivo da qualche anno), nello specifico i GRAFTAGE da Varese.
Il duo nasce a Cardano del Campo nel 2011 dall'unione di due
musicisti già colleghi in altre band, il polistrumentista Batti
"Blackheart" e il batterista Jo "The Weight",
all'anagrafe Stefano Battistuz e Giovanni Bragiè, classe 1979 e '81.
Batti, musicista autodidatta, pur militando in varie metal band, aveva
iniziato a comporre dei brani da solista registrando personalmente
tutte le parti musicali eccetto la batteria. "Secret Garden",
il loro album d'esordio che andremo a presentare oggi, è nato quindi
dalla mente singola del chitarrista del duo, come progetto personale,
prima di essere allargato alla dimensione a due. Il progetto infatti,
per maturare, necessitava ad un certo punto di una persona in grado
di valorizzarne le idee, arrichendolo e completandolo. Avendo già
lavorato insieme in un altro gruppo death black, gli Stormrising, e
vista la fiducia reciproca, il progetto si avvia da subito con
l'aggiunta del batterista Jo. L'unione delle due menti porta però a
un lavoro più approfondito sui brani di Blackheart e le nuove
composizioni che ne nascono sono un qualcosa di più completo ed
articolato che si sviluppa infine in un vero e proprio Concept Album.
Il duo Graftage nasce quindi dall'idea di completare un album già in
forma di abbbozzo, ma il lavoro che ne segue è lungo e meticoloso e
"Secret Garden" vede la luce solo due anni e mezzo dopo la
formazione della band.
Il nome GRAFTAGE, che nasce col tempo, è indicativo della
formazione del duo: in inglese il termine significa infatti "innesto"
e sta qui ad indicare un secondo membro che si è "addizionato"
ad una "pianta" già in piena formazione. Come per gli
innesti ciò che ne deriva è un risultato completo e nuovo, così
l'incontro dei due porta a un lavoro più profondo e completo. In
agronomia infatti l'innesto è un’operazione che permette di unire
fisicamente due bionti moltiplicandone così le possibilità; un buon
innesto porta molti vantaggi in quanto le piante innestate si
influenzano reciprocamente, migliorandosi... Evocativo e
significativo, il nome della band ne rappresenta quindi la sua
formazione e il suo risultato: il power duo Graftage è così il
risultato di un innesto, Graftage è l’innesto stesso operato dai
suoi due componenti Blackheart e Jo.
I due, già soddisfatti dalle attività live con le altre band,
immaginavano Graftage come un progetto esclusivamente da studio e
"Secret Garden", nella loro idea prima, doveva essere
stampato esclusivamente per familiari ed amici più intimi. Le cose
col tempo però si sono trasformate e Batti e Jo hanno iniziato a
dare sempre più importanza e priorità al progetto Graftage,
nonostante il lavoro, la famiglia e le altre band. Pubblicato il
disco ora il problema restava quello di come presentarlo su palco! La
fase live è stata un vero e proprio problema in quanto la musica
ricca del loro album, come lo è sempre per le produzioni Black
Metal, non si prestava certo alla riproduzione di due soli strumenti!
Chitarra e batteria, basso e tappeti di synth, atmosfere spaziali
crerate con suoni elettronici... La soluzione più naturale è quella
quindi di allargare la formazione ad altrettanti musicisti quanti gli
strumenti utilizzati in fase di recording. Pur restando
concettualmente un duo per tutto ciò che riguarda la composizione,
le prove e la registrazione di album, i Graftage si esibiscono su
palco in forma di full band, con una serie di musicisti amici, già
colleghi in altre band, amichevolmente definiti "turnamici"...
formula già adottata da altri duo quali i bergamaschi SAKEE SED e i
sardi SWALLOW MY PRIDE ai quali abbiamo dedicato specifici post (qui
e qui).
Il 17 maggio 2014 è stato organizzato il release party di "Secret
Garden" quando la band in fase allargata ha dato presentazione
ufficiale al duo e all'album. A breve i Graftage inizieranno il loro
tour di promozione e si stanno organizzando anche per i video degli
estratti dall'album. Intanto noi vogliamo presentare quest'opera
prima del duo, tanto amata e sofferta nella sua composizione. Come si
diceva i brani rielaborati sono rientrati all'interno di un discorso
più ampio ma ben definito che sfocia infine in un Concept Album. Ma
dov'è, qual'è questo Giardino Segreto? Il filo d'Arianna che
collega le dieci tracce (9 più un bonus) è una storia
fantascientifica basata su antiche leggende dei popoli mesopotamici.
Ci ritroviamo così proiettati in un'atmosfera spaziale, di saga
stellare del Quarto Millennio... o del lontano passato? Chi siamo? Da
dove veniamo? Cosa succederebbe se ad un tratto Nibiru, il pianeta
degli Dei, venisse avvistato dai nostri telescopi? Queste le domande
che sorgono dalla lettura dei testi, sì, perchè quest'album, per
essere apprezzato appieno, abbisogna di un'attenta analisi dei testi
stessi. Essendo la storia suddivisa in capitoli scenici la musica
diventa assolutamente colonna sonora, tutt'uno con la trama descritta
a supporto delle vicende narrate, e allora sì che si entra appieno
nell'atmosfera dell'album! Come cd di semplice ascolto può sembrare
a volte monotono, scostante, senza tiro; con l'ascolto guidato si
capiscono invece molto meglio l'incedere, le pause, le atmosfere
dilatate o solenni seguite da cavalcate strumentali, il ripetersi di
certi temi o certe volute dissonanze... ogni cosa prende senso nello
srotolarsi della storia. Un album quindi "importante",
ambizioso, denso di ricerca, significato, stimoli alla riflessione,
ma anche un'opera prima con qualche comprensibile punto debole, a partire dai
mezzi usati per la registrazione, non sempre al top. Per il resto un'opera
interessante, fuori dagli schemi, nata più come progetto personale
che discografico in sè e attorno alla cui creazione si è mosso fin
ora il duo Graftage. Ma lasciamolo presentare meglio, in tutte le sue
sfumature e significati, da due cultori del genere come lo sono i
nostri recensori metal Cryptic&Maniac! A loro la parola su questa recensione prima... noi
procediamo con l'intervista ai due fondatori, Batti e Jo.
INTERVISTA
1.Ciao
a voi Batti e Jo e benvenuti all'appuntamento delle interviste EDP.
Cominciamo col chiedervi come vi siete avvicinati al metal e al
vostro strumento. Nel particolare Batti, come è nata la tua passione
per il polistrumentismo? Quali gli strumenti che suoni?
Batti:
Ciao Giusy ed un saluto a tutti i lettori di EDP! Il mio
avvicinamento al metal ha una lunga storia. Devo innanzitutto
ringraziare mio padre, il quale fin da piccolo mi faceva addormentare
“cullato” dai dischi storici di band come Pink Floyd, Deep
Purple, Led Zeppelin, Supertramp, Creedence ecc ecc. Lui mi ha
trasmesso l’amore per la musica ed il gusto per i suoni
sperimentali; lo spirito adolescente e ribelle mi ha poi guidato
verso il metal in tutte le sue forme, anche le più estreme; mantengo
tutt’ora però il gusto per la ricerca e per la melodia.
Non
mi definisco un polistrumentista ma un musicista che cerca con tutti
i mezzi di esprimere le proprie emozioni e la propria arte: è questo
lo spirito con cui mi sono avvicinato ai vari strumenti. Nasco
chitarrista, iniziai con una band simphonic black metal in cui il
caso mi ha voluto anche cantante, in seguito mi sono musicalmente
“incontrato” con alcuni pianisti/tastieristi, componendo con loro
molti pezzi e questo mi ha fatto avvicinare anche al mondo dei sinth
e delle tastiere in genere. Posso dire di aver sempre giocato a fare
il bassista in qualche modo, mentre alla batteria sono completamente
scoordinato, fuori tempo e fuori luogo: per questo il mio
misantropico progetto solista si è trasformato in un duo!
Jo: la mia
storia musicale è decisamente più pragmatica, non ho mai avuto una
vera identità musicale fino agli anni 2000, dove nella confusione
più totale un nostro amico comune mi avvicinò al sano heavy metal,
da lì musicalmente incapace non feci altro che seguire i miei amici
facendomi influenzare dai loro generi preferiti, finché, e
ricordarmi il come mi è impossibile, (imparerete che la mia memoria
è quasi peggio di “tom 10 secondi” googlatelo e capirete) nel
2005 sono finito a cantare cover negli Stormrising (di cui Batti vi
ha già parlato). Passati 2 anni e diversi concerti sulle spalle, gli
Stormrising perdono il gran batterista (sottolineerei gran), si
sciolgono e cosa rimane? Una saletta, e la voglia di provarci!
Vecchio di 26
primavere e con una batteria umida di vino (^_^!) racimolo i reduci e
inizio veramente il mio percorso da batterista suonando un po’ di
tutto, metal, rock, punk, ska, quasi cercando una identità, che si è
finalmente definita in questo duo.
2.Entrambi
avete militato (e ancora suonate) in altre band, anche assieme: cosa
trovate di diverso e speciale nella dimensione duo?
B.
Nel nostro duo abbiamo trovato quello che negli altri progetti non
potevamo avere. Nella nostra esperienza ci siamo sempre dovuti
scontrare con continui cambi di line up e con persone che non avevano
la nostra stessa volontà e spirito di sacrificio: molto spesso basta
un componente sbagliato per rovinare gli equilibri di un gruppo, il
song writing diventa lungo e ci si perde inevitabilmente per strada.
Il duo ci ha dato una maggiore velocità nelle decisioni, una linea
comune condivisa, il confronto fra di noi a volte è duro ma c’è
una fiducia reciproca ed un’amicizia che ci permette di poter
andare avanti nonostante tutto. In un gruppo di 4 o 5 persone di
solito ci sono degli elementi trainanti ma persi quelli il gruppo è
alla deriva. I Graftage sono un innesto, ognuno di noi due è quindi
elemento fondamentale per la buona riuscita del nostro progetto.
Graftage e i "turnamici" |
3.Graftage,
nato come progetto parallelo e dietro le quinte, non si era posto il
problema della trasposizione del disco su palco. Una volta di fronte
al problema avete optato per l'ausilio di altri strumentisti:
parlateci di questa scelta e di quelli che voi chiamate con affetto
"turnamici"...
B.
“Secret Garden” è un disco molto particolare. Contrariamente a
tutti gli altri progetti che ci hanno visti coinvolti, insieme e non,
“Secret Garden” è nato in completa libertà: non ci sono stati
vincoli relativi al numero di componenti ed alle loro
caratteristiche, sono state sovraincise più tracce di chitarra, a
volte il basso ha due linee distinte, ovviamente tutto questo è
stato realizzato non tenendo minimamente conto di una sua
trasposizione live.
Ci
siamo scontrati con il problema quando abbiamo deciso di fare un
release party in cui volevamo presentare il disco ufficialmente in un
locale della zona. La sfida è riuscire a ricreare l’atmosfera
presente nel disco e per questo non potevamo rinunciare ad alcuni
elementi fondamentali quali le tastiere ad esempio. Abbiamo quindi
optato per i “turnamici”: loro sono per lo più musicisti con cui
suoniamo o abbiamo suonato in passato in altri progetti e con cui
abbiamo stabilito ormai una consolidata amicizia.
4.Pensate
che possa dimostrarsi utile trasformarsi in full band, col tempo?
B.
No, questo lo escludiamo completamente, il nostro progetto dipende
completamente dal fatto di essere solo in due. Vogliamo assolutamente
mantenere quella libertà espressiva che ha caratterizzato le fasi di
stesura del nostro primo disco: di fatto ora la maggiore difficoltà
per noi è quella di mantenere questa libertà, tenendo conto però
di tutta l’esperienza fatta, di tutte le lodi e le critiche
ricevute.
5.Passando
a "Secret Garden": com'è che da canzoni disgiunte tra loro
siete passati all'idea del concept album? Com'è nata questa trama
storico-futurista d'ispirazione mesopotamica?
B.
Quando abbiamo fondato i Graftage ho fatto vagliare a Jo tutto il
materiale già in mio possesso, c’erano un paio di canzoni da
ri-arrangiare ed alcune altre parti da sistemare. Da subito parlando
di tematiche e di emozioni espresse dalle varie composizioni ci siamo
resi conto che tutto aveva un filo conduttore, avevamo solo bisogno
di un espediente narrativo che ci avrebbe permesso di concretizzare
quelle emozioni e di convogliarle in un viaggio mentale attraverso
vari stadi di evoluzione, un viaggio che ci avrebbe portato nel
giardino segreto.
Per
la trama abbiamo preso spunto da alcune teorie fantarcheologiche
formulate da un archeologo scrittore di nome Shinckin, sviluppando
poi una storia ben definita.
6.Diteci
infine qual è, questo Giardino Segreto... un luogo reale,
immaginario?
B.
Il giardino segreto ha una molteplicità di significati, io non
saprei dirvi con certezza dove sia o che cosa sia, la chiave sta
nell’ascolto del disco, sarà la musica a guidarvi in questo luogo
speciale: per noi è stato così.
7.Qual
è il messaggio che volete inviare con questa storia? Quale la
morale?
B.
Come si può facilmente immaginare in un’opera del genere nulla
viene lasciato al caso ed ogni parola, ogni frase, ha un suo
significato. L’obiettivo era creare un testo che avesse molti
livelli di lettura, il disco ci parla quindi di abbandono, di
distruzione, ma anche di speranza e coraggio. Di certo uno dei
messaggi a cui noi teniamo di più è il confronto dell’uomo con
l’infinito, che nella nostra storia è rappresentato dallo spazio,
ed il pericolo costante di ricadere nel vuoto oblio siderale.
Non
ci sono morali, le tematiche nascono da riflessioni e meditazioni
volutamente incompiute, lasciamo che sia il lettore a completarle con
la propria personalità, facendole sue.
8.
Come mai questa scelta insolita di scrivere i testi indifferentemente
in Italiano e in Inglese, anche all'interno dello stesso brano?
B.
In molti ci hanno fatto questa domanda e la risposta è in realtà
molto semplice. L’italiano è per noi lingua madre ed abbiamo una
capacità espressiva maggiore grazie ad una maggiore conoscenza della
retorica e del lessico stesso, perciò abbiamo scelto la lingua
italiana come lingua alta; l’italiano è quindi per noi la lingua
degli dei; non dimentichiamo che è anche la lingua più usata in
musica soprattutto in ambito classico.
L’inglese
è di certo una lingua più semplice e più popolare, quindi è stata
scelta come lingua per gli esseri umani.
Ovviamente
questa è una regola e noi abbiamo giocato molto con le eccezioni,
una su tutte il capitano che nella traccia Storm ed in Hyper parla in
italiano: questo perché esprime concetti che riteniamo più alti,
quindi più vicini al pensiero degli dei.
9.La
realizzazione finale di "Secret Garden" ha richiesto molto
tempo, com'è rielaborare a lungo lo stesso materiale? Pensate che
potrà risultare più agevole la composizione diretta tra voi due,
nei brani a venire?
B.
Tutto il processo di composizione è stato caratterizzato da continue
rielaborazioni. Per usare un concetto matematico, abbiamo lavorato
per approssimazioni successive. Siamo ancora molto “immaturi” e
le difficoltà tecniche per chi come noi sceglie la via della
completa autoproduzione sono veramente tante. Tuttavia ci siamo resi
conto che rielaborare il materiale insieme lo arricchiva. Perciò in
futuro pensiamo non tanto al poter creare in maniera più veloce e
dinamica ma alla possibilità di rendere i pezzi più elaborati e
profondi andando a sperimentare nuove sonorità.
10.A
che punto siete con la promozione dell'album? So che avete in
progetto un tour e la realizzazione di un video.
B.
Questo nostro primo album ci sta dando molte soddisfazioni. Non
abbiamo la struttura pubblicitaria che ci permetterebbe di fare
numeri più grandi e non abbiamo proposto il nostro lavoro a nessuna
casa discografica: la nostra arte è in download gratuito sul nostro
sito. Tuttavia in molti ci contattano entusiasti della nostra musica
ed è per questo che abbiamo deciso di organizzare delle date in un
mini tour. Questo permetterà a molti di poter ascoltare “Secret
Garden” in versione live, conoscerlo e condividerlo. Le idee da
realizzare sono ancora molte, chi avrà la pazienza di seguirci vedrà
presto molte novità, a partire dalla prima data ufficiale il 7
Dicembre al The One di Cassano d’Adda.
Batti
e Jo, lieta di questa presenza nei nostri spazi, vi auguro una buona
promozione dell'album e lascio a voi concludere con parole vostre.
Salutiamo
tutti di cuore e ringraziamo tutti quelli che ci hanno contattato e
che hanno apprezzato il nostro modo di affrontare la musica. In un
mondo che corre dobbiamo recuperare il nostro tempo per fermarci ad
apprezzare arte e sentimento. Seguiteci nel giardino segreto…
Buon
lavoro EDP!
DISCOGRAFIA
SECRET
GARDEN 2014, Autoprodotto
1.Enuma Elish 2.As Gods 3.Planet of Gods 4.Storm 5.We Are Leaving
You, Gea 6.Dead and Empty 7.Secret Garden 8.Theia, the Day of Doom
9.Hyper 10.Bonus Track
Qui
lo scarichi: http://www.graftage.net/giardinosegreto/download
Qui
la nostra recensione:
Articolo ed intervista
ad opera di Giusy Elle
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