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martedì 27 novembre 2012

02: dalle MOTORAMA ai PLUTONIUM BABY: una carriera senza basso

   Dopo una lunga ed imprevista sosta, passiamo ora a un secondo incontro, qui all'EDP.
   L'intervista di questo mese è dedicata a Daniela Petroni (in arte Black Guitarra, dalla sua inseparabile diavoletto nera), la storica fondatrice delle MOTORAMA: 4-piece band romana da principio, duo infine, ma sempre caratterizzata dall'assenza di basso.
   Non è stato facile impostare questa seconda intervista EDP in quanto la carriera musicale di Daniela è estremamente ricca e prolifica, coprendo un intervallo di tempo di 16 anni durante i quali ha inciso dischi, cambiato formazioni, suonato live in ogni angolo d'Italia oltre ad aver calcato palchi internazionali; inoltre la ragazza è un' "artista a tutto tondo", spaziando in altri campi d'interesse; si sarebbe esaurito lo spazio di una seppur lunga intervista solo per descrivere temporalmente le tappe della sua fiorente carriera, senza neppure scendere nella particolarità dei fatti. Ecco che ho pensato, a questo punto, di adottare qui una nuova formula: dapprincipio stilerò il ritratto di Black Guitarra in maniera veloce ma cronologica, per poi sondare gli argomenti di maggior interesse nel corso dell'intervista con la diretta interessata.
  Inoltre, visto che queste interviste vengono seguite da un pubblico vasto e non sempre informato sulla realtà musicale underground, e visto l'aspetto informativo prediletto dall'EDP fin dalla sua fondazione, aggiungeremo una breve spiegazione storica e stilistica dei generi trattati in ogni intervista. Come sempre, pensando di fare cosa gradita...

BIOGRAFIA E LINK VIDEO
   Le MOTORAMA nascono a Roma nel lontano 1996: sono 3 giovani pulzelle (Daniela, la cugina Laura ed Elena -ex Bambine Cattive-, rispettivamente chitarra, batteria e voce), in compagnia di Gianni, un altro chitarrista. Compongono brani nello stile garage-punk e da subito si distinguono per il loro suono grezzo ed incalzante e per l'energia dei loro numerosissimi live. Iniziano quindi a calcare i palchi in giro per l'Italia. Dopo un cambio di chitarrista (subentra Dario) ed infine la sua defezione, nel 2000 si ritrovano solo in tre: sostanzialmente un duo strumentale con cantante annessa. Incidono qualche singolo; con il video di un loro pezzo (“King Kobra” http://www.youtube.com/watch?v=TMz4Bl8Jeq0), vincono il Premio Miglior Fotografia alla seconda edizione del Festival del Videoclip Indipendente; partecipano a "Cercando Eva", un cortometraggio prodotto da Telefono Rosa, sul tema della violenza sulle donne. Ma è nel 2003 che incidono il loro primo e fortunatissimo album: "No Bass Fidelity" (“Wild Girl” http://www.youtube.com/watch?v=38lAmxjx98M) . Ottime recensioni sulle riviste musicali, e ben presto la prima stampa va in esaurimento. Sembra un periodo fortunato per le tre ragazze, ma un duro colpo si profila all'orizzonte: la cantante Elena decide di lasciare la band... Ecco che Daniela e Laura si trovano così ad essere un vero e proprio duo elettrico; Daniela, oltre a suonare la chitarra, deve anche coprire il ruolo di cantante, ora, e si necessita di qualche assesto musicale. Ma il MOTORAMA duo si rivela essere una line-up di gran successo e da qui la già ricca carriera delle ragazze vede una svolta travolgente: tour in mezza Europa per circa due anni (Austria, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Francia, Spagna, Inghilterra...), nonché un fortunato live tour sulla West Coast americana: qui suonano in locali storici e incontrano, tra il pubblico dei loro live, i musicisti idoli della loro adolescenza (conoscono Mark Arm e Dan Peters dei Mudhoney, per esempio, i mitici precursori del grunge di Seattle): un'emozione unica!
  Dopo la pubblicazione del loro secondo album "Psychotronic is the Beat!", 2008 ("Tiki Tramp" http://youtu.be/9KxxOuWnMo8 ), e dopo qualche assestamento nella parte ritmica (la batterista Laura esce dal duo, sostituita da Donatella "Nicotine Stix" dapprima, da Ira Crash poi, fino al ritorno della stessa Donatella), esce nel 2010 addirittura un Rockumentary a loro dedicato ("That Psychotronic Beat", trailer: http://www.youtube.com/watch?v=C0_skFMJKhk).
  Nel 2010, subito dopo l'ultimo tour in Francia, la band MOTORAMA si prende una pausa per la prima volta, mentre Daniela e Donatella, assieme ad un altro chitarrista (Filippo, ex Cactus), cominciano a suonare nei PLUTONIUM BABY (già fondato l'anno precedente): si tratta sempre di un trio garage, seppur dalle sonorità un po' diverse, e ancora una volta caratterizzato dall'assenza di basso: i due chitarristi Daniela e Filippo si alternano alla voce e al synth (“Tokyo Lazy Lady” http://youtu.be/n0e9AeJ1WqY ). In seguito Donatella lascia il trio così è ora Federico, un altro membro dei Cactus, a completare il trio alla batteria.
   Ma Daniela non è solo Black Guitarra, è anche Paulette Du! Un altro alter ego artistico con il quale la fervida immaginazione della ragazza si esprime in Art Works, soprattutto per le sue band MR e PB ma anche per band amiche: si tratta per lo più di poster dei loro live, spesso ispirati al cinema di serie-b, nonché tutto ciò che riguarda l'aspetto visuale delle band, come spillette, copertine di album ecc. http://www.italianposterrockart.com/autori/paulette-du-10000027 
Di questo e di altro parleremo nel dettaglio con la diretta interessata, per conoscere meglio Daniela e le sue controparti artistiche musicali e grafiche, per saperne di più sulla scena musicale italiana underground di questi ultimi 15 anni, per scandagliare la vita on the road di due fanciulle in lunghi live tour e per capire più a fondo la persona e il personaggio dietro a una carriera musicale in band senza basso... Se volete sapere di più sul Garage, sul movimento Riot Grrrl, sui Secret Show di origine americana, ecco a voi un breve excursus storico-musicale, prima, e a seguire, l'intervista a Daniela delle MOTORAMA.


Motorama live @ProdezzeFuoriArea, Roma 2010


GENERI underground trattati nell'intervista:
   Il GARAGE ROCK è un vero e proprio fenomeno underground degli anni '60: grazie al boom economico dell'epoca e al conseguente sviluppo del ceto medio, un'intera generazione di giovani può ora approcciarsi alla musica in modo più semplice ed immediato: si improvvisano sale prove nei "garage" di casa (da cui il nome) e con una semplice strumentazione e poche, essenziali nozioni di musica, si suona in una band. Nel fenomeno musicale si distinguono indubbiamente gruppi di talento (SONICS, MONKS, WAILERS, v. link alla fine), ma lo spirito del genere resta fondamentalmente quello goliardico e rilassato di un ambiente alla mano, lontano dal mondo patinato delle etichette ufficiali. Niente formalismi, quindi: partendo dalle sonorità tipiche del Rhytm and Blues e del Rock n'Roll, musica ribelle ed innovativa del decennio precedente, ci si lancia in ritmi più serrati, dal suono grezzo, le chitarre sgangherate, il cantato spesso amatoriale in tutte le sue sfumature; la strumentazione e le stesse registrazioni non professionali collaborano a sedimentare il tipico suono grezzo, lo-fi, che distinguerà tutto il genere, mentre il suono minimalista viene spesso espresso con una line-up scarna, a volte perfino senza basso.
   Il rock stava sgranchendo le sue gambe alla grande e aveva voglia di correre, ora! E' così che verso la fine del decennio il garage prende una piega diversa, in quel di Detroit, estremizzando i tratti salienti del genere: nasce quello che verrà a posteriori definito PROTO-PUNK (STOOGES di Iggy Pop, MC5), il garage suonato da una generazione di operai siderurgici, tra una birra e l'altra a fine turno di lavoro: si distingue per suoni più grezzi, al limite del distorto, e una forma "nervosa" di cantato che anticipa il PUNK ROCK della metà anni '70. Saranno così i pochi accordi del punk, suonati in maniera veloce e senza troppi virtuosismi, la sua batteria frenetica ed incalzante, la voce stridula e nervosa, ottimi mezzi con cui esprimere in musica e slogan la rabbia di giovani adolescenti di mezzo mondo. Proprio come un essere vivente si evolve e cresce tramite l'esperienza e gli incontri, il rockn'roll, attraverso il garage, inizia la sua trasformazione fino ai giorni nostri, mescolando i geni della musica.
   Visto che si è menzionata la città di Detroit, vorrei brevemente parlare della vocazione musicale di questo centro urbano. Come abbiamo detto la città nasce come polo industriale, nello specifico della produzione di automobili (Ford, Dodge, Chrysler) e negli anni '40 e '50 assiste ad un gran boom demografico grazie a tutta una serie di operai immigrati dal resto del Paese, specie dal Sud. Sarà proprio quest'anima nera della città a renderla famosa per il blues dapprima (anni'40, John Lee Hooker) e per il jazz negli anni '50. Ricordiamo che la famosa etichetta discografica Motown, che ha portato alla ribalta personaggi come Stieve Wonder, The Temptations, Diana Ross, i Jackson5 e Marvin Gaye, tanto per citarne qualcuno, ha origine proprio da qui. Accanto all'anima musicale nera troviamo poi la musica dei "bianchi", come il garage appunto, nella sua versione proto-punk o nel suo revival anni '90 con membri di punta come il famosissimo duo WHITE STRIPES o i DIRTBOMBS e gli ELECTRIC SIX. Ma da qui derivano anche gli Alice Cooper, i Kiss, Madonna e lo stesso Eminem, tanto per citare qualcuno di molto famoso; l'area di Detroit è inoltre universalmente riconosciuta come la terra natia della techno music e sede, infine, di numerosissimi festival dedicati ad ogni genere musicale.  
   E' a fine anni '80 che il punk reincontra il suo progenitore, il garage degli esordi, mescolandosi in un ibrido definito GARAGE PUNK (HUMPERS), appunto, frutto della prima ondata di Garage Revival. Si raccolgono le sonorità blues e rnr del garage, le registrazioni in qualità lo-fi ma si assume nel contempo un'attitudine molto punk, con chitarre grezze ed energiche, ritmi serrati, cantato rabbioso, ribelle; secondo il tipico stile punk del "fai da te", le band restano volutamente legate al mondo delle etichette indipendenti anzichè delle Major. Dall'incontro del garage punk con l'hard rock, invece, si delineano i tratti tipici del rock più duro di Seattle, capitanato dai MUDHONEY, che, nel decennio successivo, traghetteranno il fervore musicale della città nel tanto discusso GRUNGE.
   Sebbene gli anni '90 assistano in America a un gran fiorire di gruppi punk i quali arrivano perfino a scalare le classifiche ufficiali (OFFSPRING, GREENDAY, RANCID), il fenomeno più indicativo è quello tutto al femminile e meno osannato delle RIOT GRRLS. Il termine viene coniato dalle BIKINI KILL ad inizio decennio, le quali tracciano anche le caratteristiche del movimento: attitudine punk, messaggio femminista fortemente politicizzato, divulgazione e tentativo di risolvere temi scottanti come il sessismo, la violenza sulle donne, o la sensibilizzazione per problematiche prettamente femminili (disturbi alimentari, per es.), attivismo con fanzine, promozione, creazione di raduni e concerti. Molte altre band di punk-femminista fecero eco a questo primo gruppo, e in breve le ragazze fecero rete fino a diventare una vera e propria comunità internazionale. Bands come BRATMOBILE e 7 YEAR BITCH ne seguono fedelmente lo spirito, mentre tra altre, egualmente famose ma legate solo marginalmente al fenomeno, ricordiamo le L7 e BABES IN TOYLAND. Quando l'appellativo Riot viene affibbiato anche ad altre musiciste, solo perchè donne un po' ribelli, ma senza alcuna condivisione dei veri valori femministi alla base del movimento (Le HOLE di Curtney Love, per es.) il movimento cessa di esistere negli Stati Uniti mentre dilaga ancora in Europa e verso la metà del decennio approda anche in Italia, sebbene in maniera più frammentaria e meno appariscente (PUSSY FACE, MY SISTERICAL, MUMBLE RUMBLE, LE BAMBINE CATTIVE). In ogni caso il Riot Grrrl si rivela essere il primo ed unico fenomeno musicale underground prettamente femminile.

Video dei gruppi appena menzionati (lista alla fine dell’intervista)
Libri consigliati (lista alla fine dell’intervista)


VIDEO di "Rich Man" http://youtu.be/khHIxpYK_uI

INTERVISTA
1. Ben trovata Daniela; noi ci conosciamo già dal 2007, ossia dai primi anni di fondazione dell'Electric Duo Project su Myspace, eppure, con le varie formazioni delle MOTORAMA, eri sulla scena musicale italiana da oltre 10 anni e, da un live all'altro, continui a suonare attivamente ancor oggi. Chi meglio di te può rispondere ad una domanda di grande respiro come questa: come trovi cambiato il panorama musicale italiano - e romano nello specifico - in questi ultimi 15 anni? Intendo le band che circolano, come si sono evoluti i locali storici, i rapporti con il pubblico e con le label, per esempio.
    A Roma sono cambiate molte cose negli ultimi 15 anni. Quando abbiamo cominciato, nel ’95, suonavamo soprattutto nei centri sociali, come Pirateria, Torre Maura, Forte Prenestino. Giravano ottimi gruppi come Bingo, Taxi, Sex Symbol, Cosmonauti ecc. ma non esisteva una vera e propria scena. I locali erano pochi e spesso erano costretti a chiudere per problemi di volume con il vicinato. Erano tutte realtà isolate, così come isolati erano i gruppi. C’era solo un pub attorno al quale ruotava tutto il giretto punk garage-punk di allora – si chiamava Bouledogue e noi eravamo lì quasi tutte le sere a bere birra fino a tardi e mangiare i panini  che ci preparavano Paul e Piero. Quel posto diede il nome al nostro primo singolo che si chiamò “See you at Bouledogue” in onore delle innumerevoli serate passate lì.
   Intorno al  ’99 si formarono delle nuove band come i Transex, Dr. Norton, noi Parboiled, poi gli Intellectuals, i Cactus. In area più no-wave/lo-fi c’erano anche i Dada Swing che crearono una delle prime agenzie di booking, la HUP! e poi gli Hiroshima Rocks Around.
   Nel 2003 Giampaolo aprì l’Init che tutt’oggi esiste e dove noi presentammo il nostro primo album “No Bass Fidelity”. Insomma, anche se molto lentamente, in quegli anni qualcosa cominciò a muoversi a Roma e piano piano le realtà musicali hanno iniziato a moltiplicarsi creando un panorama abbastanza ricco e multiforme. Accanto alle storiche etichette Hate Records e Rave Up, sono nate nuove etichette (Jeetkune, Bubca, Radiation), accanto ai negozi di dischi di sempre come Hellnation e Transmission, hanno aperto nuovi negozi (Soul Food, Junk Food, Radiation), sono nate nuove band tutte molto valide come Capputtini i’ lignu, Corpus Cristi, Illuminati, Giuda, Bob Sleigh Baby, Beats-me, Trans Upper Egypt, Wildmen solo per citarne alcuni, nuovi locali (Dal Verme, Fanfulla 101, Forte Fanfulla) finalmente gestiti da chi suona e lo fa per passione e non dal classico proprietario di locali bavoso che pensa solo a “quanta gente riesci a portare ai concerti” e, parlando di concerti, anche quelli non mancano davvero! Insomma, tornando alla tua domanda, negli ultimi 15 anni secondo me c’è stata una crescita non solo quantitativa ma soprattutto qualitativa nella “scena”, se così si può dire, musicale romana.

2. Nella biografia iniziale abbiamo visto come le MOTORAMA siano dapprima una band a 2 chitarre, senza basso; successivamente si trasformano in un duo strumentale con cantante per passare infine al line-up scarno del duo chitarra e batteria; ancor oggi che suoni assieme ad un altro chitarrista nei PLUTONIUM BABY, e ancor prima nei PARBOILED, avete scelto una formazione senza basso. Anche se all'inizio può sembrar nato tutto per caso, ora pare non esserlo più! Vuoi spiegarci il motivo per cui questa scelta di line-up ti ha "perseguitata" per tutta la tua lunga carriera? Si rifà alla filosofia del suono crudo e minimalista del garage anni ‘60? Infatti parecchi sono gli esempi di band senza basso in quel contesto, e la formazione chitarra, batteria e synth sembra essere tra le più diffuse…
   Il duo è sicuramente una combinazione particolare, sia a livello musicale che personale. E’ una dimensione che mi piace molto perchè possono nascere rapporti molto profondi ed importanti e fatti di grande condivisione, ma è anche vero che si reggono su un equilibrio difficile.  Diventa una specie di rapporto di coppia, una vera e propria relazione a due e questo significa che devi trovare qualcuno con cui hai davvero molto feeling perché altrimenti rischi di trasformare il tour in un incubo e le prove in un incontro di pugilato!!
   Per quanto riguarda la scelta di non avere un basso, ovviamente è una scelta legata al suono, che così è più grezzo, spigoloso, minimale. Il mio modo di suonare la chitarra si è formato e modellato in line-up di questo tipo. I suoni scarni e lo-fi sono una caratteristica che ereditiamo non solo dagli anni ’60 ma anche da tanto punk e post-punk .

 3) Nelle MOTORAMA hai suonato i primi quattro anni in abbinata con un chitarrista maschio: chi componeva le canzoni? Quando nel 2000 siete rimaste un trio di donne, ti ritrovi a suonare da sola la chitarra, come cambiano gli arrangiamenti?
   Dal ’96 al ‘99 nelle Motorama eravamo in 4: 2 chitarre, voce e batteria (alla seconda chitarra si sono susseguiti Gianni e poi Dario).
   Le nostre canzoni sono sempre nate dalle chitarre. Io e Gianni/Dario portavamo dei riff o anche il pezzo già strutturato, poi ci si lavorava insieme ad Elena e Laura in sala prove aggiungendo la batteria e la voce. Non c’era la classica distinzione fra chitarra solista e ritmica, ma usavamo un suono diverso: uno più acido, l’altro più basso.
   A fine ’99, una settimana prima di un concerto agli Ex-Magazzini, litighiamo con Dario e decidiamo di rimanere in 3, chitarra/batteria/voce. A quel concerto ci presentammo con delle parrucche assurde. Ah ah ah forse volevamo nascondere l’insicurezza di essere rimaste in 3 visto che non avevamo avuto il tempo di metabolizzare la cosa!
  Senza una seconda chitarra il mio modo di suonare ha cominciato a trasformarsi con l’intento di creare una sorta di chitarra “ritmica” che funzionasse come solista. Sembra una cosa molto concettuale, ma in realtà probabilmente nasceva da una mia paura di non riuscire ad essere all’altezza come unica chitarrista. 
  
4)Alla fine, quando Elena esce dalla band, ti ritrovi pure a dover cantare da solista, come hai vissuto questo passaggio?
   Considera che già solo cantare in pubblico per me era un incubo. Per farti un’idea di com’ero - credo fosse il ’99 -  feci di tutto per far saltare il primo concerto dei Parboiled, perché non volevo cantare in pubblico. Cercai anche di convincere Filippo a cantare al posto mio inventandomi non ricordo quali balle. Poi alla fine dovetti desistere.
   Immagina un po’ come l’ho presa quando, per continuare a suonare con le Motorama non mi rimaneva altro che mettermi al microfono! Il primo concerto fu proprio nella situazione che non avrei mai voluto per un mio esordio voce e chitarra: era un Lady Party a Roma con  la sala stracolma di gente! Ma poi superati i primi concerti è cambiato tutto, ho cominciato a divertirmi un sacco e adesso non rinuncerei mai a cantare.

5) In cosa consistono le tematiche dei tuoi testi ?
   Mi piace parlare soprattutto di persone, gente che conosco o che incontro oppure di cose che mi succedono. Spesso associo immagini che sogno. A volte vengono fuori visioni dei miei incubi più truculenti, più splatter dei film che vedo e alla fine mi ritrovo a cambiarli in qualcosa di totalmente diverso perché sennò dopo un po’ a cantarli mi viene la nausea. Altre volte i testi nascono semplicemente dai suoni delle parole cantate in un inglese inesistente quando improvviso un pezzo nuovo, poi come per magia prendono forma e significato. Ah, lo capisco, anche a me nascono spesso così, i testi, per assonanza dall’inglese, ma poi tutto prende un senso…

6) Voi suonate un energico garage-punk al femminile: vorrei sapere qualcosa sulle vostre influenze musicali. Innanzitutto so che hai avuto la gran fortuna di vivere in un ambiente familiare dove la musica, quella ascoltata, la faceva da padrona; hai quindi una conoscenza musicale a 360°: come sei venuta a contatto con la musica garage e il punk?
   Ho avuto la fortuna di avere una zia che lavorava alla RCA e che mi portava pile di dischi di qualsiasi genere e due cugine poco più grandi di me che furono le mie guide musicali nel periodo pre-adolescenziale, poi quando cominciai a fare delle scelte più di nicchia, mi toccò andare avanti da sola. Leggevo fanzine, riviste, scambiavo dischi e cassette con qualche raro amico che aveva la mia stessa passione. Ho ascoltato davvero di tutto, ma il disco che ha lasciato un marchio indelebile sulle mie scelte musicali è stato un 33 intitolato Punk Collection. Era uno dei tanti che la “zia della RCA” mi aveva portato. Io lo avevo in versione “campione non commerciabile”  con la tipica mutanda bianca. Aveva un aspetto totalmente anonimo, ma quando finì sul piatto mi venne la pelle d’oca come non mi era mai successo prima con altri dischi. Vorrei vedere! C’era Iggy Pop, c’erano i Dead Boys, i Ramones, gli Heartbreakers, Richard Hell solo per citarne alcuni!  Avevo solo 11-12 anni e il punk si era già impossessato di me! Che gran bel battesimo musicale!

 7) Il vostro look, molto Sixty, si ricollega alla tradizione garage delle origini, invece? A volte sembrate più eleganti della grinta e della rabbia che sprigionate nelle vostre performance.
   “La realtà non è quello che sembra”, potremmo essere in un film di Lynch! 
Ricordo la barista di un locale in Umbria che alla fine del concerto si è sfogata con gli organizzatori dicendo che non riusciva a capacitarsi del fatto che quelle due con cui aveva parlato poco prima si fossero rivelate delle pazze invasate in grado di scatenare tutto quel delirio sonoro. “Non è bello per due ragazze fare quella musica” continuava a dire –“Mi erano sembrate così carine e gentili…. Non mi sarei mai aspettata una trasformazione del genere...”
Detto questo, per noi il “look” non è solo un modo di “apparire”, ma è un prolungamento della nostra musica, il suo corrispettivo visivo, come lo sono i poster, le copertine dei dischi, i flyer.  Spesso utilizzo vestitini sixties e go-go boots perché amo tutta l’estetica degli anni sessanta, ma a volte mi piace contaminarla con il punk, con un trucco esagerato o scritte sulla pelle.

Motorama live @Capanno Blackout, Prato 2010
 8) Nei primi anni '90, negli States, nasce un movimento punk-femminista molto ben organizzato: le Riot Grrrls. A metà anni '90, proprio quando nascono le MOTORAMA, il fenomeno arriva in Italia: voi siete state influenzate da quest'ondata di energia d'Oltreoceano? Te lo chiedo perché mi pare che tutto ciò che sia underground, al femminile e di quel periodo, venga genericamente associato alle Riot quando invece non è necessario che lo sia. L'attitudine punk che vi caratterizza deriva dal primo revival del movimento o da questa versione al femminile anni '90?
   L’attitudine nasce quando le cose te le vivi in prima persona altrimenti rimane soltanto una posa. Dischi, concerti, fanzine, cultura diy, i punx anarchici romani, sono stati tutti fondamentali per me. Quando cresci immersa in una realtà di questo tipo è normale sviluppare un certo tipo di attitudine.
   Il movimento delle Riot Grrrls l’ho seguito a suo tempo e sicuramente mi ha influenzato, ma la musica l’ho sempre vissuta come una passione slegata da distinzioni di genere. Noi Motorama ci siamo messe insieme per suonare, come qualsiasi altro gruppo. L’elemento “femminile” c’è e ne andiamo fiere, ma non abbiamo mai fatto leva su questo: siamo ragazze, suoniamo la nostra musica come piace a noi, orgogliose di essere una band di ragazze, sì, ma soprattutto intente a suonare insieme e divertirci.
   Mi rendo conto che questo approccio non piace molto a chi ha bisogno di etichettare e catalogare e cerca semplificazioni spicce. Spesso ci hanno affibbiato etichette che non ci appartenevano. Ma così è.

9) C'e un interessantissimo libro di recente pubblicazione, "Le ragazze del rock" di Jessica Dainese (www.leragazzedelrock.it), che descrive mirabilmente quello sconosciuto mondo musicale underground al femminile in Italia, dagli anni '60 fino ai giorni nostri. L'autrice dedica ampio spazio alle MOTORAMA: che effetto fa sapere di aver contribuito in maniera così consistente alla storia musicale italiana?
   Beh finché non c’è qualcuno che te lo fa notare non ci pensi proprio! E fa un certo effetto scoprirlo. Quando ho aperto il libro ed ho visto che eravamo uno dei pochi gruppi a cui erano state dedicate tutte quelle pagine, sono rimasta piacevolmente stupita. Già un’altra volta, alcuni anni fa, era successa una cosa simile, un amico mi aveva detto che eravamo sull’Enciclopedia del Rock Italiano di Arcana. Pensavo mi stesse prendendo in giro e invece poi ho scoperto che era proprio così. Tuttora  mi stupisco quando mi torna in mente.
   Pensandoci a posteriori, mi rendo conto che in effetti abbiamo fatto un sacco di cose, abbiamo girato mezza Europa e USA e ci siamo dedicate alla musica con totale devozione. Suonare non è mai stato un hobby per noi, né un lavoro, ma qualcosa di veramente speciale che sta su un altro piano e che ci ha reso la vita più bella e questo secondo me prima o poi arriva a chi ti ascolta e a chi ti viene a vedere. Splendida quest'attitudine di vivere la musica ne' come hobby ne' come lavoro, ma come vera e propria passione che va oltre tutto questo... forse solo così la si può “onorare” veramente…

10) Il numero di live italiani e di tour europei che avete eseguito come duo, è semplicemente impressionante. Come si diceva avete girato mezza Europa e tutta la West Coast americana. Che ambienti musicali avete trovato all'estero e in cosa differivano dall'Italia? E soprattutto: cosa vuol dire essere una “Motorama-girl "on the road?
   L’Europa l’abbiamo girata quasi tutta a bordo della nostra Micra-rama, io e Laura. Spesso solo in due anche perché con batteria e ampli non c’era posto per una terza persona. Ma qualche tour lo abbiamo fatto anche in compagnia di amici, come Giulia Vidaloca Records, Luzy L e Lavinia “Lovey Tiger” che mettevano i dischi dopo i nostri concerti o semplicemente con altre band come i Cactus, i Fingertips,  Margaret Doll Rod, le Allun, ecc. All’estero abbiamo sempre trovato una accoglienza calorosa e molta partecipazione da parte della gente che è venuta a vederci, specialmente in Germania e in Francia. Gli ambienti musicali sono prevalentemente di nicchia, come la musica che facciamo, ma più volte ci sono capitate situazioni inaspettate, come quando abbiamo suonato al Razzmatazz di Barcellona. All’aereoporto viene a prenderci l’autista - sai quelli che ti aspettano con il cartello con su il nome della band – con un pullmino extra lusso e ci accompagna in albergo. Ci aspettavamo un alberghetto senza troppe pretese e invece si ferma davanti ad uno scintillante hotel a non so quante stelle, dove ci assegnano addirittura una camera a testa! Mai successo prima! Camere pazzesche! Idromassaggio, telefoni dappertutto, pure vicino al wc, frigobar stracolmo e volendo sauna e piscina al piano di sotto. Ah ah ! Dovevi vedere le nostre facce. Non credevamo ai nostri occhi. Ci aspettavamo che da un momento all’altro ci dicessero che c’era stato uno scambio di gruppi! E non è finita lì. Quando andiamo al locale – gigantesco, il posto più grande in cui io abbia mai suonato –  c’era tutta un’equipe di fonici che ci gironzolava attorno, pronti a farsi in 4 per noi. La cosa più assurda fu l’inizio del concerto. Ci dissero che dovevamo posizionarci sul palco pronte ad iniziare nel preciso istante in cui il sipario si fosse aperto, alla fine del conto alla rovescia, manco fossimo i Rolling Stones! Mi è sempre rimasto il dubbio che ci abbiano scambiate per un altro gruppo. Splendido aneddoto! Dicci, invece, chi organizzava i tour? A volte noi stesse, a volte altri gruppi che volevano suonare con noi e viceversa altre volte agenzie di booking che si sono proposte.

 

11) Nonostante la tua intensa attività live hai un lavoro come insegnante di inglese alle Medie e alle Superiori, come mai? in Italia non si vive di sola musica? E come fai a far combaciare gli impegni notturni di musicista con il lavoro mattiniero a scuola?
   No, in Italia non si vive di musica, meno che mai della musica che facciamo noi che, come ti dicevo è di nicchia, per pochi veri appassionati e cultori di certi generi musicali. Non si presta bene alle logiche di mercato e al grande pubblico. La maggior parte delle band che conosco per vivere fa un altro lavoro. Io insegno inglese e a volte è dura alzarsi la mattina presto, entrare in classe e fare la prof. super pimpante quando magari la sera prima hai fatto le 4 o le 5 perché hai suonato da qualche parte! Immaginavo…


12) Il vostro primo singolo a due, "Shy Girl" del 2004, esce con etichetta BAR LA MUERTE di Bruno Dorella - in coproduzione con VIDA LOCA (Giulia Vallicelli, un'altra donna attivamente coinvolta nella promozione della musica "rosa", e che hai già menzionata)- la stessa etichetta che aveva prodotto l'anno precedente il vostro primo LP "No Bass Fidelity", con ancora Elena alla voce. Che Bruno si sia interessato a voi, secondo te, è stata solo una questione stilistica o può entrarci il fatto che incarnavate un certo tipo di line-up senza basso? Mi riferisco al fatto che, guarda caso, lo stesso Bruno era -ed è tuttora- batterista del duo elettrico OVO, con alla chitarra e voce la compagna Stefania Pedretti. "No Bass Fidelity" sembra quasi uno slogan, a questo punto... seppure il titolo si rifaccia anche alla qualità della registrazione, volutamente lo-fi, che lo caratterizza.
    Bruno è una persona molto aperta, suona in un sacco di gruppi, di generi e line-up diverse e non si lascia condizionare da questioni di “forma”. Produce quello che gli piace.
   Ci siamo conosciuti via e-mail. Lui si è incuriosito vedendo le nostre locandine e mi ha chiesto di fargli ascoltare qualcosa. Gli mandai il nostro primo singolo “See you at Bouledogue” e poi ci conoscemmo ad un devastante concerto degli OVO a Torre Maura. Da lì è nata una grande amicizia con lui e Stefania e successivamente anche con Giulia Vidaloca che ha coprodotto i nostri dischi insieme a Bar La Muerte.
   E beh, sì, alla fine “NO Bass Fidelity” è un po’ tutte e due le cose, un disco in bassa fedeltà suonato senza basso.

13) Nella vostra lunga carriera live avrete sicuramente condiviso il palco con altri duo elettrici o con altre band prive di basso: ci fai qualche nome? Hai notato un certo senso di "appartenenza" tra questo tipo di line-up?
   Di duo ce ne sono ormai tantissimi. Abbiamo suonato con i Capputtini ‘i Lignu, i Mojomatics, i Magnetix, Cheb Samir and the Black Soul of Leviathans, gli Ovo, le Allun, i Wildmen, solo per citarne alcuni. Non credo ci sia un vero e proprio “senso di appartenenza” solo perché si è un duo, almeno io non ho percepito questa cosa. Mi è capitato di sentire un senso di appartenenza con band con cui c’era soprattutto un’affinità musicale e di attitudine.


14) Nel 2010 le due componenti delle MR iniziano a suonare nei PLUTONIUM BABY, un trio dove tu e l'altro chitarrista  (Filippo, ex Cactus), vi alternate al synth e alla voce (Donatella verrà poi sostituita dal batterista ex Cactus). Come vi siete conosciuti e riuniti in gruppo musicale? Anche qui componete brani in stile garage-punk, ma con qualche differenza rispetto alle MR, ce le descrivi?
   Sì, inizialmente i Plutonium Baby eravamo io, Donatella e Filippo, ma ormai da un anno alla batteria c’è Federico, anche lui ex-Cactus. Ci conosciamo tutti da un sacco di tempo, Filippo è il mio compagno e Federico è amico di entrambi: finire a suonare insieme è venuto naturale.
   Io da anni volevo una line-up con il synth.  L’avevo avuta con i Parboiled  nel ’99 e fu la prima idea a cui pensai quando Elena lasciò le Motorama, ma poi fummo talmente prese a suonare in giro che non ci pensai più.
   Quanto alle differenze tra Motorama e Plutonium Baby, riguardano soprattutto le voci e i cori che nei PB hanno un ruolo centrale e sono più melodiche, siamo in due a cantare – voce maschile e femminile – e siamo in due a comporre i pezzi; poi ci sono il synth  e i riverberi che danno un’impronta abbastanza caratteristica.
   Ed infine, come mai hai deciso di dare uno stop allo storico duo? So che non lo intendi come una fine della band ma solo come un momentaneo stand-by...
   Perchè in questo momento ho bisogno di qualcosa di diverso. Poi Donatella è impegnata con l’Università e non potrebbe dedicarsi al gruppo. Perciò quando ci saranno le condizioni per tornare ad essere Motorama, lo faremo sicuramente. Per ora ci godiamo i Plutonium Baby!

15) Con le MR avete pubblicato dei vostri album su vinile ed ora, con i PB, avete appena stampato un EP addirittura su nastro, la vecchia cassettina tanto in voga fino a una quindicina di anni fa! Ci spieghi queste vostre scelte discografiche "di nicchia"?
   Siamo molto legati al vinile per tanti motivi, per il suono più caldo rispetto all’odioso cd, per l’oggetto  meraviglioso che è, perché mi ricorda l’infanzia, perché si ricollega ad un certo passato musicale. Quanto alla vecchia cassettina anche lei ha un posto d’onore nel mio cuore: negli anni ne ho collezionate centinaia curandone ogni singola copertina.
   E a proposito di questo, la Welcome in the Shit Records di Teramo ci ha tolto un altro capriccio, facendo una tiratura limitata di 69 audiocassette con 4 nostri brani inediti tratti dalle prove in saletta, improvvisazioni o da esperimenti fatti a casa.

16) So che sei appassionata ad uno specifico filone di film, dal quale poi ti sei ispirata per il nome sia delle MR che dei PB, e per il titolo di qualche vostro pezzo: ce ne vuoi parlare?
   Da piccola avevo una passione per i “film di paura”, li chiamavo così. Tant’è che quando non me li facevano vedere perché magari erano vietati ai minori di 14 anni trovavo sempre il modo di farmeli raccontare da qualche amica più grande di me. Poi ovviamente passavo notti da incubo in cui non riuscivo a prender sonno o mi svegliavo sentendo una vocina roca che sussurrava all’orecchio il mio nome. Crescendo questa passione si è estesa un po’ a tutti i film di serie B.
   Il nostro ultimo album, infatti, si intitola “Psychotronic is the Beat!” ed è un omaggio alla fanzine che Michael Weldon pubblicava negli anni ’80 a New York e che si chiamava appunto Psychotronic TV. Raccoglieva un po’ tutti i film di cui nessun critico mainstream avrebbe mai parlato perché considerati senza alcun valore e si trattava di film horror, splatter, fantascienza, spaghetti western, ma anche i cosiddetti “exploitation movies”, insomma tutta roba che sarebbe caduta nell’oblio più totale se non fosse stato per Weldon che lo trasformò in un vero e proprio genere che prese il nome di “Psychotronic”, appunto.
   Tornando a noi,  anche “Motorama” è il titolo di un b-movie (e al tempo fu  Elena a proporlo), così come “Plutonium Baby”,  mentre “The Twilight Zone” è il titolo di un pezzo Plutonium Baby, ed è un riferimento alla serie tv americana degli anni ‘50-’60.

17) Come appassionata di arti visive e come artista a tutto tondo, non solo musicale, so che hai una gran passione per l'arte grafica, dedicandoti alla realizzazione di gran parte dei poster e delle locandine delle tue band; la grafica richiama proprio quella dei cartelloni cinematografici, specie horror. Ti sei dedicata anche uno specifico nickname al proposito: PAULETTE DU: ci vuoi parlare di questo tuo alter ego?
   Sì, Paulette Du è lo pseudonimo che uso per firmare poster, flyer, locandine e qualsiasi altro tipo di artwork legato alla musica. La passione per la poster art e per la grafica sono nate suonando, quando ho cominciato a fare poster per le Motorama, ma sinceramente allora non sapevo neanche cosa fosse la poster art. Mi piace promuovere i nostri concerti con immagini che rispecchino la nostra attitudine, il nostro modo di vivere la musica.
   Il cinema ed in particolare tutti i film di genere psychotronico, ma anche il cinema italiano anni ’70, David Lynch e John Waters sono un’altra mia passione  e ovviamente finiscono con l’influenzare i miei artwork insieme a tante altre cose che vanno dall’estetica punk – se così si può dire - alle immagini sacre.

18) Negli States, nell'ultimo decennio, è nata la moda dei SECRET SHOW, eventi privati costruiti attorno alla figura completa dell'artista (foto, video ed esposizioni di eventuali altre loro creazioni artistiche), ci vuoi spiegare come funzionano? Esistono anche delle versioni italiane? Sono simili agli HOME CONCERT?
   Di solito si tratta di eventi che non vengono pubblicizzati come gli altri ma la cui notizia si diffonde per passa parola tra pochi “eletti”. A Roma i ragazzi di Sporco Impossibile creano eventi simili, a cavallo tra i Secret Shows e gli Home Concert, sotto il nome di Prodezze Fuori Area, invitando band a suonare in contesti simili a feste casalinghe in cui ognuno porta qualcosa da bere e da mangiare e pubblicizzando l’evento solo un paio di giorni prima. Noi abbiamo preso parte ad uno di questi eventi ad ottobre del 2010 per presentare il rockumentary e in quell’occasione oltre alla proiezione del filmato abbiamo anche fatto un concerto lampo ed allestito una piccola mostra dei miei poster.

19) Hai accennato al vostro ROCKUMENTARY "That Psychotronic beat", un documentario rock dedicato alle Motorama: come è nato e in cosa consiste? (Qui il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=C0_skFMJKhk )
   In realtà doveva essere una semplice video-intervista come tante altre che stavano girando Annalisa e Claudio di Sound36, ma le cose sono andate diversamente. C’era un sacco di materiale e tanto da raccontare, loro si sono appassionati e piano piano la video-intervista si è allungata e si è fatta strada l’idea di farne un documentario che fotografasse soprattutto il periodo in cui è stato girato, il 2008 quando ho cominciato a suonare con Donatella, infatti quasi tutti i live contenuti risalgono a quell’anno. Ovviamente partendo da quel periodo si racconta poi anche tutta la storia del gruppo. Un po’ come in questa intervista! Quando il materiale da trattare è tanto, è giusto dedicargli lo spazio dovuto!

20) Infine, dicci qualcosa sulle tue partner batteriste: le Motorama ne hanno viste avvicendarsi più di una! Come vi siete incontrate e scelte, in cosa differiva lo stile dall'una all'altra e quanto questo abbia influenzato il sound delle MR, in generale i motivi per cui hanno abbandonato la band.  Si parla sempre così poco di questi "motori" dei duo!
   Donatella è arrivata nel 2008, dopo l’abbandono del duo da parte di Laura, suonava nelle Urge Nicotina ed era già una fan delle Motorama. Il suo stile è super-tribale, scarno e minimale. Per un breve periodo ho suonato anche con Irene, che è l’ex-batterista dei Kiss Cowboys.
   Con Laura invece ho condiviso gran parte della storia delle Motorama, dal ‘96 fino all’inizio del 2008, poco prima dell’uscita di “Psychotronic is the Beat!” il nostro secondo album. Ci conosciamo da sempre perché è mia cugina, ma non ci siamo mai frequentate prima di iniziare a suonare insieme. Ci incontravamo solo alle classiche pallosissime cene di Natale e Pasqua quando si riuniva tutta la famiglia e fu proprio in una di quelle occasioni che decidemmo di suonare insieme. Lei prendeva lezioni di batteria, io suonavo già in un gruppo ma volevo formarne uno mio e la convinsi ad andare a fare una prova soltanto io e lei. Iniziammo così ed andò avanti per un po’ finché non trovammo le altre componenti delle Buckshee (il gruppo che formammo prima delle Motorama) totalmente ignare che diversi anni dopo ci saremmo trovate di nuovo io e lei da sole in un gruppo chiamato Motorama. E' proprio vero, il destino è sempre imprevedibile...

   E con questo ti ringrazio, Daniela, per il tuo prezioso contributo, per la gentilezza e per l’umiltà che hai dimostrato nel condividere con tutti i membri dell’EDP la tua decennale esperienza di musicista. Mi ha fatto piacere "dipingere" il "ritratto" della vostra storica band e ripercorrere il tuo ricco passato musicale!
  Sperando di intrecciare ancora i nostri destini…



LIBRI CONSIGLIATI 
LE RAGAZZE DEL ROCK, di Jessica Dainese (Sonicrocket, Bologna 2011), con il sottotitolo "40 anni di rock al femminile italiano". Uno splendido excursus dalle prime, sparute band italiane all-female degli anni '60 fino a quelle più numerose dei giorni nostri. Una panoramica dell'underground musicale italiano in versione "rosa"; ben fatto, esaustivo, completo di interviste e foto, assolutamente da non perdere! Una chicca che colma un'incredibile lacuna nell'editoria musicale italiana... www.leragazzedelrock.it     
PUNK! di Federico Guglielmi (Giunti 2007) racconta il manifestarsi del punk in tutto il mondo affrontando singolarmente ogni scena nazionale, regionale o cittadina da New York a Londra, da Manchester alla California, dall’Ohio a Detroit, dall’Australia alla Francia alla Scandinavia, fino alla timida ma baldanzosa scena italiana.
PLEASE KILL ME – the Uncensored Oral History of Punk di Legs McNeil and Gillian Mc Cain (Penguin Books 1996) Questo libro esplora la cultura del punk e il suo mondo fatto di sesso, droga, follia e malessere. Dal trattamento elettroshock subito da Lou Reed alla morte per overdose e abusi di Sid Vicious, Johnny Thunders e Nico, fino alle complicate scappatelle di gente come Dee Dee Ramone. La cultura nichilista e la voglia di autodistruzione di un'intera generazione nelle parole dei protagonisti.
POST-PUNK 1978-1984 di Simon Reynolds (Isbn edizioni 2005). In Anni di Grandi False Certezze il post-punk riesce a raccogliere e a portare avanti la rivoluzione mancata dalla breve e infuocata stagione del punk. Mischiando il rock con l’elettronica, il pop con i ritmi reggae e la dance, queste band sono convinte di potere inventare un nuovo futuro per la musica.
EIGHTIES COLOURS – Garage, beat e psichedelia nell’Italia degli anni Ottanta di Roberto Calabrò (Coniglio Editore 2010) Un librone fotografico e non solo, una visione di colori, gruppi e suoni che hanno segnato un'epoca che per lo spazio di un lustro è stata un'incredibile esplosione di colori e creatività: l'effervescente scena neopsichedelica, garage e beat che tra il 1985 e il 1990 ha segnato in modo indelebile l'underground di casa.
GUIDA RAGIONEVOLE AL FRASTUONO PIU’ ATROCE di Lester Bangs (Minimum Fax) La critica si mescola di volta in volta con il reportage da dietro il palco, i ricordi personali, la confessione intima, la letteratura visionaria, il delirio lisergico.


LINK video dei gruppi menzionati:
GARAGE ROCK, anni '60 (da rnr e blues)
WAILERS “Louie Louie” http://www.youtube.com/watch?v=ihpGNoCreyg  1961, considerato il primo brano garage in assoluto.
MONKS “Oh, What to do now” http://www.youtube.com/watch?v=T3fAzQzgeSc
garage Detroit, fine decennio =PROTOPUNK
STOOGES “Search and Destroy” http://www.youtube.com/watch?v=0vnwSVTOnqQ
MC5 “Kick out the Jams” http://www.youtube.com/watch?v=8XhQRFO4M7A
PUNK ROCK, metà anni '70
CRAMPS (con influenze psychobilly) “Naked Girl falling down the Stairs” http://www.youtube.com/watch?v=E5mH38AhOHI
GARAGE REVIVAL:
fine anni '80 garage+punk = GARAGE PUNK
HUMPERS “Run, run Rudolph” http://www.youtube.com/watch?v=chod2CRhY2Y
fine anni '80 garage+hard rock
MUDHONEY “Hate the Police” http://www.youtube.com/watch?v=JdF-hxzRA30
da cui il GRUNGE anni '90, rock e metal dell'area di Seattle.
anni '90 garage rock delle origini
OBLIVIANS (duo chitarra e batteria+voce, no basso) “Bad Man” http://www.youtube.com/watch?v=Ufgfrhsyg5I
MAKERS “Are you on the inside or…” http://www.youtube.com/watch?v=86yHFVNEyzs
anni '90 garage di Detroit
GORIES (2 chitarre e batterista donna, no basso!) “There but for the Grace of God go I” http://www.youtube.com/watch?v=21JQeNyJRmw  “Nitroglycerine” http://www.youtube.com/watch?v=tfuXJL6JTIU
DIRTBOMBS (dalle ceneri dei Gories; 1 chitarra, due bassi e due batterie! Dal 2008 1chit, i chit baritona e due batterie) “Stop” http://www.youtube.com/watch?v=0mc9Ayw_J5A
Primi anni '90 in USA, per tutto il decennio in Europa, RIOT GRRLS:
BRATMOBILE  (duo chit batt +vocalist) “Brat Girl” http://www.youtube.com/watch?v=4689gDn5aCo
7 YEAR BITCH “In lust you trust” http://www.youtube.com/watch?v=GkkEFIOu15I&feature=related
L7 Los Angeles, 1985, gruppo grunge/foxcore “Wargasm” http://www.youtube.com/watch?v=D20S86c7g3s
BABES IN TOYLAND “Bruise Violet” http://www.youtube.com/watch?v=tWZ9ihZ_TUw
dal 2000 gran rivalutazione del garage e del blues nelle versioni originali: si può parlare di un vero e proprio revival

4 commenti:

  1. Bravissima Giusy! Mi piace scoprire il mondo del rock attraverso le tue interviste! Voglio anche guardarmi i link di you tube che hai indicato! Grazie

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  2. Buona visione, e grazie per la visita!

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  3. Decisamente esauriente e a prova di 'dummies' o comunque di estranei all'argomento! Grazie!

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    1. Queste interviste si possono usufruire a vari livelli: leggere solo le domande-risposte, inserirle nella cornice della biografia, oppure scandagliare tutto il genere musicale proposto.
      L'intenzione è proprio divulgativa e didattica, ossia far conoscere le sfumature della musica underground anche ai più "profani".
      Grazie a te per la lettura e il commento!

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