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domenica 23 dicembre 2012

03 LE SCIMMIE: All'Origine della Specie

INTRO E BIO
   Prima di chiudere l'anno 2012 riusciamo oggi a postare la nostra terza intervista. Ci allontaniamo ora dall'eco dei suoni garage per sondare il campo del rock dai suoni più distorti ed effettati: entriamo nel mondo del metal e dei suoi sottogeneri con questa intervista a LE SCIMMIE.
   Le Scimmie, duo di Vasto (Chieti), si è formato nel 2007, anno di fondazione dell'Electric Duo Project su Myspace, e in breve li abbiamo conosciuti. E' stato quindi inevitabile vederli crescere in questi anni, scoprire così come concepivano il duo e vedere come i suoni maturavano assieme ai loro brani.
   Angelo "Xunah" Mirolli suona la chitarra (anche baritona), mentre Mario Serrecchia lo accompagna alla batteria: due tranquilli ragazzi di provincia la cui musica strumentale é invece bella "pesante", in una miscela di generi che va dal noise allo stoner metal e dal doom allo sludge ("Habanero" qui). Di sicuro, al momento, sono uno dei giovani duo elettrici più attivi nel panorama underground nazionale, sempre dediti a performance live, anche all'estero, e seriamente intenti a promuovere la propria musica attraverso canali televisivi e recensioni nelle più quotate riviste musicali nazionali ed estere. Hanno puntato molto sulla professionalità, autoproducendo album e video di qualità ("L'Origine della Specie", EP del 2007 e "Dromomania", album di 9 pezzi, del 2011: "Dromomania" qui). Nel 2008 sono semifinalisti regionali per il concorso "Italia Wave" mentre due anni dopo arrivano addirittura alla finale. Sempre il 2008 li vede impegnati in un lungo tour attraverso l'Europa ma è nel mese di settembre di questo anno che affrontano un tour di 12 giorni in promozione del loro ultimo album, attraversando ben 7 Paesi dell'Europa dell'Est. Proprio al rientro di questo live (qui l'ironico resoconto del loro DROMOTOUR), li abbiamo contattati via mail per parlare di questa recente esperienza musicale ma anche di tutta la loro prolifica seppur breve carriera.




Video di "Frekete" 

(Presenti anche nella nostra compilation EDP Vol.1, qui il link per il download)


GENERI underground trattati nell'intervista:
NOISE Rock Si tratta di un genere nato negli anni '80 che riprende in mano il concetto di Industrial rock, sviluppato musicalmente come ricerca d'avanguardia già negli anni '70 (Monte Cazazza, che sviluppa il concetto di Musica Concreta:) e che poco dopo incontra il rock, con i capostipiti THROBBING GRISTLE. L’idea di base è pionieristica e rivoluzionaria: da una parte si vuole destrutturare la "forma canzone" (Intro-strofa-ritornello-solo) e dall'altra aggiungere suoni estranei alla concezione musicale del termine: questi consistono per lo più in riproduzioni elettroniche o reali di suoni provenienti da macchinari industriali, come sibili, tonfi, stridori, ma su questa falsa riga si possono aggiungere rumori di treni o anche campionamenti di risate distorte, urla, voci registrate all'incontrario, insomma, tutto ciò che non sia propriamente una nota ricavata da uno strumento musicale canonico. Il Noise Rock, nello specifico, fonde il minimalismo (La Monte Young, Steve Reich, Terry Riley) con il rumorismo degli STOOGES di Iggy Pop e dei VELVET UNDERGROUND di Lou Reed, altri grandi pionieri del rock. L'invenzione del genere è comunemente attribuita alla band newyorkese SONIC YOUTH.
STONER (abbreviazione per stoner rock, detto anche stoner metal) è un insieme di hard rock, heavy metal, acid rock e psichedelia; e' caratterizzato da ritmi lenti e pesanti, dal suono presente del basso, cantato melodico, registrazioni che richiamano i suoni del passato. Dal gergo dei fumatori di hashis: stoner = "fumato", quindi lento, pesante e visionario. I progenitori si possono individuare nei BLACK SABBATH ma il movimento viene codificato in epoche più recenti e in una zona geografica ben definita: anni '90, Palm Desert, California (da qui è anche definito desert metal). I KYUSS sono considerati i capostipiti; band come i QUEEN OF THE STONE AGE l'hanno portato nelle classifiche mondiali; i KARMA TO BURN ne sono i degni eredi.
DOOM Il Doom Metal è anch'esso un metal caratterizzato da suoni cupi e lenti e ancora una volta possiamo trovarne radici nella musica dei BLACK SABBATH (ma si possono trovare tracce musicali simili già nel periodo "pre hard rock"). Rispetto allo stoner il doom è ancora più lento (viene soprannominato metal lento) e ancora più cupo, richiamando alla mente sonorità decisamente decadenti. I testi si aggirano attorno a tematiche di sofferenza, introspezione, occultismo; il cantato è pulito ma sofferente e malinconico. L'origine del genere è in Nord Europa, fine anni '80 (tra i pionieri: gli Svedesi CANDLEMASS, un po' più epici; gli Inglesi CATHEDRAL, più vicini all'Heavy Metal classico).
Sottogeneri: Più tardi alcuni gruppi prendono in prestito dal Death Metal il cantato Growl, notando che si addiceva alla perfezione alle sonorità cupe del Doom: nasce quindi il Doom Death Metal. In Inghilterra si coltiva molto questo genere, caratterizzato da un'alternanza di ritmiche lente e veloci ma soprattutto dal cantato growl (vedi per esempio i MY DYING BRIDE o i primi ANATHEMA) mentre il doom più classico è scandito da un canto pulito molto malinconico e sofferente, dal grande potere evocativo e dalle belle melodie (PARADISE LOST che daranno vita più tardi a quel genere definito gothic metal, spesso caratterizzato da una voce lirica di soprano, invece). In realtà questo "trittico" doom alterna brani dal cantato pulito a quello growl, con molta facilità, da un album all'altro se non all'interno della stessa opera. Degni di nota in questo sottogenere sono anche gli Svedesi KATATONIA.
SLUDGE Lo sludge metal è infine una commistione tra Stoner e Doom, con un'aggiunta di Southern Rock e Hardcore Punk! Che ricetta! Anche qui si attinge a piene mani ai Black Sabbath (riff cadenzati, atmosfere apocalittiche), le ritmiche sono lente e pesanti come nel doom, le sonorità sono stoner, mentre il cantato è rabbioso e urlato secondo attitudine hardcore, i testi sono distorti e malati (secondo lo stile doom anzichè stoner); essendosi sviluppato per lo più nel Sud degli States, è percepibile l'influenza del Southern Rock.
"Sludge" sta ad indicare i liquidi di scarto ottenuti dal trattamento delle acque fognarie, e vuole così sottolineare l'atmosfera volutamente "malsana" di questo genere musicale. La band di riferimento è sicuramente i MELVINS.

Video dei gruppi appena menzionati (a fine intervista)



INTERVISTA

1) Ciao Angelo e Mario, grazie per esservi resi disponibili per le interviste dell'Electric Duo Project.
Con voi vorrei iniziare dalle "origini", quindi parlateci di come e quando vi siete incontrati e di come è nato il duo.
Mario: Ciao Giusy, il più grande ringraziamento va a te, per averci coinvolti e resi partecipi in questo interessante progetto Electric Duo Project.
Io e Angelo ci siamo conosciuti al liceo agli inizi del 2007, durante un’iniziativa musicale. Successivamente, alla fine dell’estate dello stesso anno, mi raccontò della sua idea di mettere su un duo chitarra-batteria-voce (alle origini Xunah canticchiava) dalle sonorità ispirate agli anni ’70 e mi propose di entrare a farne parte come batterista. Mi disse di avere già scritto delle parti di chitarra, quindi un giorno ci chiudemmo nella sala prove di un nostro amico e iniziammo subito ad arrangiare i primi pezzi; fu tutto molto spontaneo, nessun limite stringente sul genere musicale, solo qualche suo commento ironico sulla mia cresta punk, che contrastava con la sua vocazione per i ‘70s. Circa quattro mesi dopo arrivò il primo Ep L’Origine.

2) Voi vi chiamate LE SCIMMIE, un nome insolito, come siete arrivati a questa scelta? Lo sapevate che una delle prime band all-female italiane portava lo stesso nome, negli anni '60? Erano di Modena.
Xunah: E' la classica domanda che ci viene fatta praticamente sempre! La risposta è semplice, in realtà è un nome che avevo in mente fin da quando ho iniziato a pensare al progetto; senza un motivo ben preciso o almeno non lo ricordo, suonava bene!
Della band all-female non ne sapevo nulla, mi piacerebbe ascoltare qualcosa a questo punto.
Mario: No, non sapevo affatto questa cosa, non ho mai sentito parlare e ascoltato questa band!
   Il nome della band può essere rivelatore di tutta una filosofia del gruppo e della musica che viene suonata, per questo ritengo sempre importante risalire alla sua etimologia, come per i titoli dei brani o dei progetti musicali, per esempio. Capisco che spesso però vi venga chiesto anche per pura curiosità!
   Per quanto riguarda Le Scimmie di Modena degli anni '60, purtroppo non sono a conoscenza di registrazioni disponibili, anche se molto probabilmente erano una produzione tipica dell'epoca, infatti la novità, lo scalpore, era dato già dal fatto che fossero delle donne a suonare tutti gli strumenti della band! Qui ho però un link di una mostra a loro dedicata.

3) Il vostro primo EP, del 2007, si chiama "L'Origine": la scelta del titolo si riallaccia al concetto dell'origine della specie?  (“L’Origine” live)
Xunah: Si, era un po’ un “ep concept”, abbiamo giocato con il nome. E' stata una bella esperienza propedeutica.

4)Voi componete brani strumentali, come nascono? E come fate a dare un titolo a un brano senza un testo a cui ispirarvi? Me lo sono sempre chiesta; sembra quasi più comoda la scelta dei Karma to Burn, per esempio, di intitolare i loro pezzi strumentali con un numero...
Xunah: Dei titoli me ne occupo io, il concetto è simile allo scrivere i testi e non sono mai buttati lì a caso. Personalmente ho un rapporto alquanto morboso verso l'arte, ultimamente non riesco ad ascoltare quasi nulla di cantato proprio perché molto spesso nel testo non percepisco nessuna emozione vera ma bensì solo il risultato di un lavoro macchinoso. Credo i testi usati per riempire la parte strumentale trovano il tempo che trovano. Le uniche cose cantate che riesco ad ascoltare negli ultimi tempi provengono dal Rap, genere in cui il testo è praticamente il punto di partenza.
Io vedo la propria arte come un qualcosa di strettamente personale, che si parli di testo, di parti di chitarra o di batteria poco importa. Con la musica ho un approccio molto spontaneo. Ho deciso di rendere “Le Scimmie” un progetto totalmente strumentale proprio per dare voce allo strumento e anche all'inconscio, con il tempo mi sono reso conto che praticamente tutte le composizioni non sono state ne' pensate e ne' tanto meno mai scritte, sono nate semplicemente e spontaneamente tra cervello e mani.
La cosa bella è che in ogni pezzo, in post produzione, rivedo lati di me stesso e a questo punto tramite un lavoro inverso il brano acquisisce il titolo. Molto interessante, come approccio.

Mario: I brani nascono sempre durante interminabili jam-sessions in sala prove. Angelo mi propone un riff di chitarra e poi suoniamo a ripetizione finche  trovo una ritmica; se quello che viene fuori ha un senso ed è migliorabile andiamo avanti, altrimenti è tutto da dimenticare! Fino ad ora non è mai nato neanche un brano a partire da ritmiche di batteria, ci sarebbero troppi gradi di libertà da saturare, si potrebbe impazzire. Da circa un anno e mezzo registriamo ogni minuto delle prove con una videocamera, in modo da avere traccia di tutto quello che pensiamo e suoniamo.
Credo che la cosa più difficile e meno spontanea (almeno per il nostro caso) sia proprio la scelta del titolo di un brano…infatti nella scaletta del tour alcuni brani nuovi non erano titolati (non lo sono tutt’ora) , li abbiamo sempre identificati con dei numeri e sinceramente senza l’idea di ispirarci ai Karma To Burn… semplicemente penso che sia un problema diffuso! Molto utile anche questo approccio: direi che siete decisamente precisi ed esigenti, nel vostro lavoro.

5) Nell' album “Dromomania” molti titoli ricordano qualche fobia, qualche disfunzione mentale (“Nostofobia”, “Athazagorafobia”, “Frustrazione della psiche”, ecc.) : si tratta anche qui di un concept album? ("Dromomania")
Xunah: Assolutamente si. Il filo conduttore è la Dromomania, il resto deve scoprirlo l'ascoltatore!
(N.d.A. Dromomania= bisogno insopprimibile di fuga dalla dimora abituale o incoercibile tendenza a vagare da un posto all'altro con fughe improvvise)

6) Dall'EP "L'Origine" al vostro primo vero album ,"Dromomania", si sente uno sviluppo stilistico, ce ne volete parlare?
Mario: Si, hai ragione. Dai tempi del primo ep fino ad ora abbiamo affrontato diversi cambiamenti nel nostro modo di suonare. Abbiamo modificato i suoni, i volumi, il modo di comporre i brani, tutto molto spontaneamente e lentamente, tanto da rendercene conto solo col tempo oppure riguardando un vecchio video fatto durante le prove. Penso che la spontaneità sia fondamentale, e  non sempre è artisticamente utile stabilire a priori uno stile musicale.

7) Voi presentate il vostro genere musicale come noise, stoner e psichedelico ma vi ho visti menzionati anche come sludge e doom metal, soprattutto nelle recensioni straniere: vi riconoscete in queste due ultime categorie?
Xunah: In realtà non sappiamo definirci nemmeno noi stessi. Non mi sono mai piaciute molto le etichette in cui catalogare la musica. Diciamo che quei tre sono i generi più attinenti ma non ci sentiamo parte di nessuna categoria in particolare perché infatti anche le ultime due, citate da te, rientrano indubbiamente nel nostro stile. A volte il "genere" musicale serve solo come bussola, tanto per capire in che filone ci si muove, non sempre si vuole etichettare a tutti i costi. E nel vostro caso tutte queste influenze si intrecciano effettivamente in uno stile personale.

8) Ci volete raccontare come vi siete approcciati alla musica e al vostro strumento?
Mario: L’approccio alla batteria è stato esaltante, come se avessi ritrovato improvvisamente un caro amico ritornato da un lunghissimo viaggio, che immaginavo perduto da qualche parte… nient’altro mi ha mai più provocato una sensazione simile. E' stato il tuo primo strumento? Sì, è stato il mio primo strumento, e lo è tutt’ora.
Xunah: Per la musica e soprattutto per lo strumento devo ringraziare mia mamma, mi regalò una chitarra classica verso i quattordici anni.
In quanto ascoltatore tutto è nato attorno ai dodici anni. Iniziai a chiudermi per interi pomeriggi in camera con la sola compagnia di un piccolo stereo, registravo tutto ciò che passava la radio: lo ricordo davvero come un bel periodo della mia vita, un periodo di svolta poiché fino ad all'ora il mio interesse verso la musica era molto basso.

9) Quali sono state le vostre preferenze musicali e quali filoni od artisti specifici vi hanno ispirato per la vostra musica? C'erano anche duo tra di loro?
Xunah: Alla base ci sono gli anni '70. Nel corso degli anni ho iniziato ad ascoltare davvero di tutto ed ormai gli spunti vengono soprattutto da generi che con Le Scimmie c'entrano poco e niente.
Per quanto riguarda i duo metto senza dubbio ai primi posti i Lightning Bolt e gli Om. Ah, i Lightning Bolt, il famoso duo noise basso e batteria del Rhode Island (“Dracula Mountain”)!
   Invece, Xunah, cosa ascoltavi nello specifico dei mitici anni '70?
Xunah: Sicuramente fra tutti i Led Zeppelin seguiti da The Doors, Jimi Hendrix ma anche qualcosa di progressive come ad esempio i Gentle Giant.
   E cosa mi dici dei Melvins? Quando li ascolto ci sento tante Scimmie, lì dentro... a partire dai suoni ("Bullhead" )
 Xunah:  Grandissima band, li ho sempre stimati tantissimo. Credo siano uno dei pochi gruppi presenti sulla scena underground da decenni a non aver mai subito un calo artistico, li ho visti live circa tre anni fa, concerto memorabile.

Mario: Ho sempre preferito la musica punk (spesso anche quella italiana), veloce e alcune volte grezza al punto giusto…non saprei spiegarti il perché. Attualmente ascolto qualsiasi tipo di musica, senza distinzioni a priori, senza ragionare per generi e questo tipo di approccio mi è sempre utile per scoprire cose nuove e idee artistiche differenti. Un duo a cui sto pensando sono gli Om, americani, di grande talento. Anche gli OM sono un altro duo basso-batteria, stoner/psichedelico/doom, dalle interessanti atmosfere sospese, lente ed ipnotiche, con forti sonorità orientali (“Gebel Barkal”).

10) Mentre molti duo chitarra-batteria semplicemente non si pongono il problema di coprire le frequenze assenti del basso, altri usano degli escamotage per rendere il suono della band più corposo; voi avete scelto questa seconda opzione, anzi, mi pare di aver visto negli anni un attento e specifico sviluppo del suono in questo senso: che sia dovuto in parte alla vostra predilezione d'ascolto per 2-piece band basso e batteria? O al fatto che caratteristica dello stoner metal sia proprio una linea e un suono di basso ben presenti e voi avete voluto essere fedeli alle sonorità del genere? Angelo, mi pare che tu suoni una chitarra baritona...
Infine, ci spieghi quali sono gli artifizi che usavi al'inizio e quelli adottati per il suono pieno e corposo che siete riusciti ad ottenere con questo vostro ultimo album?
Xunah: Sono sempre stato affascinato più dalle frequenze basse che da quelle alte, questa cosa mi ha portato spontaneamente ad ascoltare robe che le accentuassero. Ovviamente con l'esperienza c'è stato un miglioramento, avvenuto soprattutto a livello di pedaliera e settaggio, a garantire la corposità e l'aggressività del suono pur essendo soltanto in due. All'inizio il suono era alquanto basilare in confronto ad oggi. Sì, nel brano “Habanero” suono una baritona che non ho da molto tempo ma mi regala belle soddisfazioni!  

11) Ci descrivete la vostra strumentazione?
Xunah: Suono da sempre Epiphone Dot con ampli Vox. Nel tour di Dromomania ho girato con due combo Vox identici per garantire maggior volume e botta sul palco. Come pedaliera di solito faccio uso di Octaver e di Big Muff, con entrambi è stato amore a prima vista e sono fondamentali per me!
Mario: La batteria che uso è una Drum Sound anno 2007, in acero canadese con piatti Zildjian e Paiste.

12) Nel corso degli anni e dei vostri numerosi concerti avete suonato con altre 2-piece bands: ci fate qualche nome? C'è qualcuno con i quali siete rimasti più in contatto? Avete notato un certo senso di "riconoscimento" tra line-up simili?
Mario: Sì, un anno e mezzo fa abbiamo condiviso un live con i Carusella, duo israeliano chitarra-voce-batteria. Per quanto riguarda la musica dal vivo non sento questo senso di riconoscimento tra line-up simili di cui tu parli, non mi sento tanto differente da chi suona in un gruppo formato da molti componenti e quindi non mi sento neanche molto simile a chi suona in una band di due componenti. Dal mio punto di vista, dal vivo è come se gruppi diversi fossero tutti sullo stesso piano; credo che i problemi e anche le limitazioni di un duo debbano essere affrontati a monte, durante l’arrangiamento, il live è solo l’atto finale in cui ormai sei sicuro di te stesso. In questo periodo siamo rimasti in contatto con alcune band, ma nessuna è un duo. Alcune di queste sono i Kepsah (insieme a loro avevamo in progetto di condividere un vinile split, che sarebbe dovuto uscire la scorsa primavera, nel quale andava inserita Habanero…tuttavia per alcuni nostri problemi abbiamo dovuto retrocedere), con i Methadone Skies, band di Timisoara, con la quale abbiamo condiviso la maggior parte dei live durante il Dromotour e con gli Aidan, gruppo di vicino Padova, i quali hanno previsto l’uscita del loro primo disco per gennaio 2013. Sono in molti a dirmi questa cosa, alla fine: ossia che i duo, tra di loro, non vivono nessun affiatamento personale. Eppure poi si vedono serate in tema duo, mini festival di duo... a me l'idea del "tema" è sempre piaciuta, e in quanto "minoranza" originale e non necessariamente capita, ho da sempre sentito affinità con line-up simili. Dovrà lavorare tanto, allora, l'EDP, per espandere questo senso di appartenenza!
   Ah, i Carusella! Tamara è il mio modello ideale di chitarrista... una vera Rocker! (“Star Quality”)
   E per quanto riguarda i Kepsah: intendi proprio la band psichedelica trentina, miei conterranei?
Mario: Certo, proprio loro!

13) Avete conosciuto qualche band, di nome o di fatto, grazie all'apporto dell'Electric Duo Project, in questi anni?
Mario: Abbiamo conosciuto alcune band di nome…di fatto no, non abbiamo avuto mai quest’occasione.


14) Le Marche e l'Abruzzo sono tra le regioni italiane con il maggior numero di duo elettrici in Italia (oltre a voi penso ai VERSAILLES, a iL dUo, ai TOYS EATERS, ai CATACUMBAS e agli ABOVE the TREE& E-SIDE, per es.), mi sapete dare una ragione a questo fenomeno? Ci sono state delle influenze, a vostro parere? Con molta probabilità il tutto è casuale, ma mi piace sentire il vostro parere in proposito. Avete contatti tra di voi?
Mario: Mi verrebbe da dire che sia andato tutto secondo il caso. Tuttavia, non conosco bene la situazione musicale della regione Marche, quindi non saprei dirti nulla. Conosco leggermente di più l’ambiente abruzzese e, escludendo quello pescarese (che a mio parere è musicalmente il più attivo), sinceramente non mi sembra molto stimolante, quindi sono abbastanza sorpreso dal sentirti dire questa cosa…avrei pensato il contrario! Ovviamente le prime regioni sono quelle con le città più grosse: Roma e Milano. Le regioni "minori" presentano uno, due, o anche nessun duo elettrico, per quanto ne sono a conoscenza, mentre dalle vostre parti tenete abbastanza alto il nome. Complimenti!

15) Siete appena rientrati dal DROMOTOUR, un live tour attraverso Paesi come la Polonia, l'Ungheria, L'Ucraina...  come avete ottenuto le date in posti così lontani? Vi siete appoggiati ad agenzie di booking locali o avete sfruttato le conoscenze di band del luogo?
Xunah: Tutto è nato dalla proposta di una data a Kiev al RobustFest e da lì mi sono messo al lavoro, io stesso, per cercare le altre date, tutto assolutamente autoprodotto! Rinnovo i complimenti, allora! Grazie!

DROMOTOUR, settembre 2012, tour promozionale dell'album "Dromomania".


16) E' credenza comune che nell'Est europeo il rock, in tutte le sue forme, sia più popolarmente accettato. Pare che questo pubblico sia più disposto all'ascolto anche di forme estreme, come il noise, il doom metal ecc. generi che da noi sono sconosciuti ai più. Ci date conferma di questa sensazione? Mi viene in mente, al proposito, una mia amica russa la cui madre 50enne è solita sbrigare le pulizie di casa con i Rammstein a tutto volume... altro che le nostre mamme che canticchiano Baglioni se va bene!
Mario: Canticchiano Baglioni e guardano Pippo Baudo in tv… Nella maggior parte dei posti dell’Est Europa in cui abbiamo suonato, ho avuto la sensazione che il pubblico sia mediamente più interessato e più aperto verso la musica dal vivo, più di quanto lo sia il pubblico italiano…è come se le persone si lasciassero maggiormente coinvolgere dalla musica. Ovviamente questa è una cosa che potrebbe valere in media, infatti i luoghi e le situazioni della musica live non sono mai tutti uguali, ogni serata è diversa da quella precedente…in alcuni posti sei più apprezzato e in altri un po’ di meno. In alcune zone del nostro Paese servirebbe uno scossone culturale, un vero movimento culturale giovanile per stabilire in po’ di innovazione nei vari generi artistici, oltre che una pesante rivoluzione per cacciare via i ladri e gli sciacalli al potere. Entrambe valide considerazioni...

17) Scorrendo il vostro simpatico resoconto di viaggio sul blog dedicato al DROMOTOUR (qui) ho spesso sorriso nel leggere certe avventure che vi sono capitate: volete raccontarci qualche aneddoto in merito? Ed in generale, che idea vi siete fatti dell'Europa orientale e quale ricordo di sé vi ha lasciato?
Mario: Il report del Dromotour è stato interamente scritto da due nostri amici, nonché simpatici compagni di viaggio Marco Taddei e Michele Montagano. Hanno steso un racconto ironico di tutto quello che è realmente successo durante i giorni di viaggio. Abbiamo viaggiato tantissimo, macinando circa settemila chilometri in quasi dieci giorni, non c’era tempo di visitare le caratteristiche dei vari luoghi in cui ci trovavamo giorno dopo giorno, quindi dal mio punto di vista risulta difficile dire di essermi fatto un’idea chiara sull’Est. Sono rimasto colpito da un Paese come l’Ucraina, mediamente povero: è facile notare come il benessere sia concentrato nelle grosse città, tutt’intorno ci sono distese immense di campagne in cui qua e là si vedono spuntare case di contadini; le strade sono ovunque disastrate (per fare delle tratte di duecento chilometri abbiamo impiegato anche più di quattro ore). Poi nei locali incontri la gente, che è spensierata, ascolta la musica divertendosi parecchio e non spiccica neanche una parola in inglese. Un episodio particolare che mi viene in mente è questo: ci troviamo a Chernigov, penultima data in Ucraina, suoniamo con gli amici Methadone Skies; dopo aver finito di suonare, arrivato il momento di rimontare sul furgone e avviarci verso il luogo in cui dobbiamo passare la notte, scopriamo che l’organizzatore della serata non c’è più, è sparito senza dire nulla a nessuno; proviamo a chiedere ad alcuni ragazzi presenti nel locale ma non parlano inglese; dopo aver aspettato quasi un’ora e mezza lo vediamo che torna visibilmente ubriaco e inizia a scherzare e a dilungarsi in chiacchiere. Finalmente decide di accompagnarci a dormire ma, prima di farci salire al quinto piano del palazzo in cui c’è un suo appartamento riservato a noi, inizia a farci degli strani scherzi con l’ascensore e dice di non ricordarsi precisamente il piano dell’appartamento (i Methadone Skies hanno già proposto di ucciderlo ma noi diciamo che è meglio pazientare ancora); dopo averci fatto accomodare nell’appartamento decide di darci il compenso della serata e dal portamonete tira fuori dei dollari... Anche l'imprevedibilità durante i tour ha il suo fascino!

Xunah: E' stata una bellissima esperienza, a tratti molto stancante, dopo dieci giorni di furgone ne esci quasi devastato ma ne vale la pena! Entri in contatto con realtà e culture che non avresti mai nemmeno immaginato. Il tour serve anche a questo, scambiare e condividere idee e pensieri con gente abituata a vivere realtà alquanto differenti dalle nostre. Abbiamo suonato anche in posti molto poveri e abbiamo trovato un calore da parte del pubblico davvero inaspettato.
Suonare per una decina di giorni di fila ti fa capire molte cose e ti rende sicuramente molto più professionale, impari a gestire bene tutte le tempistiche che girano attorno ad un live.
Momenti di tensione in particolare non ce ne sono stati a parte ogni tanto in furgone! ahah

18) Angelo, di recente hai aperto Frekete, la tua 'Agenzia di Booking (qui) che è in grado di organizzare live-tour in tutta Europa: anche qui, come si fa ad avere agganci così ad ampio spettro? In Italia so che avete suonato pressoché dappertutto, quindi avrai le tue conoscenze, ma all'estero sembra un po' più difficile.
Xunah: In realtà non è un'agenzia booking, è prettamente ufficio stampa.
Si è trasformata in booking nel caso del nostro tour.

19) Vedo che molti musicisti per poter "campare" degnamente, o per poter diminuire i live col passare degli anni (di solito in coincidenza con la formazione di una propria famiglia), si cuciono addosso un lavoro fisso, sempre inerente alla musica: può essere dare lezioni in qualche scuola musicale, aprire un negozio di strumenti (una volta anche di dischi), aprire uno studio di registrazione, gestire un locale di musica live... La tua Agenzia si colloca in questo senso oppure nasce solo dal desiderio di dar frutto a tutti i contatti che sei riuscito a crearti negli anni? Secondo te, una comune band underground, seppure molto attiva, quante possibilità ha di vivere dei propri live o vendita di dischi, qui in Italia? Ti risulta che in altri Paesi la situazione sia simile?
Xunah: La mia agenzia è nata dall'esperienza che ho acquisito in questi anni sia come musicista che come promoter. Vivere di musica, a livello underground, ormai è difficile un po' per tutti, anche all'estero la situazione non è cosi rosea come si possa pensare ma finché c'è passione ce la si fa! E noi vi auguriamo di ottenere sempre grandi soddisfazioni!
Grazie mille :)

20) Siete ancora studenti (e caso mai di cosa) o lavorate? Come immaginate il vostro futuro, diciamo tra dieci anni?
Mario: Studio all’università. In realtà non immagino minimamente il mio futuro e  sono preoccupato, oltre che incazzato.
Xunah: Al momento sono uno dei tanti, troppi, alla ricerca di un lavoro!

21) So che Le SCIMMIE è un duo con grande voglia di emergere nel panorama musicale italiano: avete sempre curato i vostri suoni, avete inciso personalmente, vi siete pubblicizzati su molti canali televisivi, radiofonici e cartacei, avete registrato dei video professionali. E tutto questo con il vostro unico sforzo, autoproducendovi, investendo molto tempo e denaro. Ritenete che questa sia la strada vincente per una giovane band che vuole tentare di ritagliarsi un suo spazio specifico nel panorama musicale nazionale? Che consigli vi sentite di dare a chi vuole tentare questa strada?
Mario: Il nostro progetto è totalmente autoprodotto, qualsiasi iniziativa, dalle registrazioni al viaggio in Est Europa; per noi è molto dispendioso, a volte anche troppo, dato che siamo solamente in due. Tuttavia credo che questo sia il metodo più efficace per una band emergente. Stiamo scoprendo che non sempre è facile trovare la via più lineare possibile quando vuoi raggiungere un determinato obiettivo, data la grande quantità di sciacalli che c’è in giro, pronti a piombarti addosso; solo l’esperienza ti viene in aiuto, puoi fidarti solo di te stesso, poi se percorri la strada giusta e se le cose vanno bene qualcosa di bello arriva.

Xunah: Riscontrare che il nostro progetto piace sempre a più persone, provenienti da svariate parti del mondo, e pensare che è tutto promosso solamente da noi non può che farci un grandissimo piacere.
Bisogna cercare di essere se stessi e non puntare subito a qualcosa di inarrivabile.

22) Infine, ci anticipate i prossimi traguardi de LE SCIMMIE?
Xunah: Inizio 2013 registreremo il nuovo disco, vi terremo aggiornati! Siamo già pronti!

23)Un'ultima curiosità, Angelo: il nickname XUNAH da dove deriva e che significato ha?
Xunah: Deriva dai tanto osannati Maya... e significa semplicemente Luna.

   Siamo arrivati alla fine dell'intervista, allora. E' stato piacevole percorrere con voi la carriera del vostro duo e conoscerne i componenti: il gioviale batterista Mario, con il quale mi immagino una piacevole chiacchierata durante un convivio, ed il più schivo chitarrista Angelo Xunah, dalla cui mente e mano sorgono invece gli splendidi riff ipnotici de LE SCIMMIE.
   Vi ringrazio moltissimo per la vostra disponibilità e per le dritte di cui ci avete fatti partecipi. Noi tutti del’EDP vi auguriamo una lunga e soddisfacente carriera musicale, ragazzi! Dalle Origini della Specie all’Evoluzione Finale, quindi! E... tante Lune senza veli...


L'ORIGINE ep 2007, 4 tracce   1.Verrà (propedeutico a ciò che è)  2.L’Origine  3.Siamo solo spoglie  4.Schizofrenia






DROMOMANIA 2010, 10 tracce. Durata 25” Registrato in 4gg.  2.L’oblio mistico  3.Dromomania  4.Athazagorafobia I  5.Athazagorafobia II  6.Frustrazione della psiche  7.Aurantifolia  8.Frekete  9.Il filo di lana  10.Nostofobia







LINK video dei gruppi menzionati:
BLACK SABBATH “Iron Man”  http://www.youtube.com/watch?v=sSRQCMq1gB8
Noise
THROBBING GRISTLE “Something came Over Me” http://www.youtube.com/watch?v=6144RV4c-9w
SONIC YOUTH “Schizofrenia” http://www.youtube.com/watch?v=sf2qYa8c-cA
Stoner
QUEENS OF THE STONE AGE "No one Knows" http://www.youtube.com/watch?v=s88r_q7oufE
Doom
CANDLEMASS “Mirror Mirror” http://www.youtube.com/watch?v=XRHEnREuJZQ                               
CATHEDRAL “Ebony Tears” http://www.youtube.com/watch?v=s7Tll8MNTBY (Voce growl)
Doom Death Metal
MY DYING BRIDE voce growl: “Turn loos the Swans” http://www.youtube.com/watch?v=BvLP6EKHATA Voce pulita: “For You” http://www.youtube.com/watch?v=GOnO3doe44s
PARADISE LOST Growl: “Lost Paradise” http://www.youtube.com/watch?v=DxQfIvCA0VQ  Voce piuttosto pulita “Faith Divides Us Death Unites Us” http://www.youtube.com/watch?v=9BONcpuDcrc 
KATATONIA “My Twin” http://www.youtube.com/watch?gl=IT&hl=it&v=ZPSGS-ymseI voce pulita
Sludge

martedì 27 novembre 2012

02: dalle MOTORAMA ai PLUTONIUM BABY: una carriera senza basso

   Dopo una lunga ed imprevista sosta, passiamo ora a un secondo incontro, qui all'EDP.
   L'intervista di questo mese è dedicata a Daniela Petroni (in arte Black Guitarra, dalla sua inseparabile diavoletto nera), la storica fondatrice delle MOTORAMA: 4-piece band romana da principio, duo infine, ma sempre caratterizzata dall'assenza di basso.
   Non è stato facile impostare questa seconda intervista EDP in quanto la carriera musicale di Daniela è estremamente ricca e prolifica, coprendo un intervallo di tempo di 16 anni durante i quali ha inciso dischi, cambiato formazioni, suonato live in ogni angolo d'Italia oltre ad aver calcato palchi internazionali; inoltre la ragazza è un' "artista a tutto tondo", spaziando in altri campi d'interesse; si sarebbe esaurito lo spazio di una seppur lunga intervista solo per descrivere temporalmente le tappe della sua fiorente carriera, senza neppure scendere nella particolarità dei fatti. Ecco che ho pensato, a questo punto, di adottare qui una nuova formula: dapprincipio stilerò il ritratto di Black Guitarra in maniera veloce ma cronologica, per poi sondare gli argomenti di maggior interesse nel corso dell'intervista con la diretta interessata.
  Inoltre, visto che queste interviste vengono seguite da un pubblico vasto e non sempre informato sulla realtà musicale underground, e visto l'aspetto informativo prediletto dall'EDP fin dalla sua fondazione, aggiungeremo una breve spiegazione storica e stilistica dei generi trattati in ogni intervista. Come sempre, pensando di fare cosa gradita...

BIOGRAFIA E LINK VIDEO
   Le MOTORAMA nascono a Roma nel lontano 1996: sono 3 giovani pulzelle (Daniela, la cugina Laura ed Elena -ex Bambine Cattive-, rispettivamente chitarra, batteria e voce), in compagnia di Gianni, un altro chitarrista. Compongono brani nello stile garage-punk e da subito si distinguono per il loro suono grezzo ed incalzante e per l'energia dei loro numerosissimi live. Iniziano quindi a calcare i palchi in giro per l'Italia. Dopo un cambio di chitarrista (subentra Dario) ed infine la sua defezione, nel 2000 si ritrovano solo in tre: sostanzialmente un duo strumentale con cantante annessa. Incidono qualche singolo; con il video di un loro pezzo (“King Kobra” http://www.youtube.com/watch?v=TMz4Bl8Jeq0), vincono il Premio Miglior Fotografia alla seconda edizione del Festival del Videoclip Indipendente; partecipano a "Cercando Eva", un cortometraggio prodotto da Telefono Rosa, sul tema della violenza sulle donne. Ma è nel 2003 che incidono il loro primo e fortunatissimo album: "No Bass Fidelity" (“Wild Girl” http://www.youtube.com/watch?v=38lAmxjx98M) . Ottime recensioni sulle riviste musicali, e ben presto la prima stampa va in esaurimento. Sembra un periodo fortunato per le tre ragazze, ma un duro colpo si profila all'orizzonte: la cantante Elena decide di lasciare la band... Ecco che Daniela e Laura si trovano così ad essere un vero e proprio duo elettrico; Daniela, oltre a suonare la chitarra, deve anche coprire il ruolo di cantante, ora, e si necessita di qualche assesto musicale. Ma il MOTORAMA duo si rivela essere una line-up di gran successo e da qui la già ricca carriera delle ragazze vede una svolta travolgente: tour in mezza Europa per circa due anni (Austria, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Francia, Spagna, Inghilterra...), nonché un fortunato live tour sulla West Coast americana: qui suonano in locali storici e incontrano, tra il pubblico dei loro live, i musicisti idoli della loro adolescenza (conoscono Mark Arm e Dan Peters dei Mudhoney, per esempio, i mitici precursori del grunge di Seattle): un'emozione unica!
  Dopo la pubblicazione del loro secondo album "Psychotronic is the Beat!", 2008 ("Tiki Tramp" http://youtu.be/9KxxOuWnMo8 ), e dopo qualche assestamento nella parte ritmica (la batterista Laura esce dal duo, sostituita da Donatella "Nicotine Stix" dapprima, da Ira Crash poi, fino al ritorno della stessa Donatella), esce nel 2010 addirittura un Rockumentary a loro dedicato ("That Psychotronic Beat", trailer: http://www.youtube.com/watch?v=C0_skFMJKhk).
  Nel 2010, subito dopo l'ultimo tour in Francia, la band MOTORAMA si prende una pausa per la prima volta, mentre Daniela e Donatella, assieme ad un altro chitarrista (Filippo, ex Cactus), cominciano a suonare nei PLUTONIUM BABY (già fondato l'anno precedente): si tratta sempre di un trio garage, seppur dalle sonorità un po' diverse, e ancora una volta caratterizzato dall'assenza di basso: i due chitarristi Daniela e Filippo si alternano alla voce e al synth (“Tokyo Lazy Lady” http://youtu.be/n0e9AeJ1WqY ). In seguito Donatella lascia il trio così è ora Federico, un altro membro dei Cactus, a completare il trio alla batteria.
   Ma Daniela non è solo Black Guitarra, è anche Paulette Du! Un altro alter ego artistico con il quale la fervida immaginazione della ragazza si esprime in Art Works, soprattutto per le sue band MR e PB ma anche per band amiche: si tratta per lo più di poster dei loro live, spesso ispirati al cinema di serie-b, nonché tutto ciò che riguarda l'aspetto visuale delle band, come spillette, copertine di album ecc. http://www.italianposterrockart.com/autori/paulette-du-10000027 
Di questo e di altro parleremo nel dettaglio con la diretta interessata, per conoscere meglio Daniela e le sue controparti artistiche musicali e grafiche, per saperne di più sulla scena musicale italiana underground di questi ultimi 15 anni, per scandagliare la vita on the road di due fanciulle in lunghi live tour e per capire più a fondo la persona e il personaggio dietro a una carriera musicale in band senza basso... Se volete sapere di più sul Garage, sul movimento Riot Grrrl, sui Secret Show di origine americana, ecco a voi un breve excursus storico-musicale, prima, e a seguire, l'intervista a Daniela delle MOTORAMA.


Motorama live @ProdezzeFuoriArea, Roma 2010


GENERI underground trattati nell'intervista:
   Il GARAGE ROCK è un vero e proprio fenomeno underground degli anni '60: grazie al boom economico dell'epoca e al conseguente sviluppo del ceto medio, un'intera generazione di giovani può ora approcciarsi alla musica in modo più semplice ed immediato: si improvvisano sale prove nei "garage" di casa (da cui il nome) e con una semplice strumentazione e poche, essenziali nozioni di musica, si suona in una band. Nel fenomeno musicale si distinguono indubbiamente gruppi di talento (SONICS, MONKS, WAILERS, v. link alla fine), ma lo spirito del genere resta fondamentalmente quello goliardico e rilassato di un ambiente alla mano, lontano dal mondo patinato delle etichette ufficiali. Niente formalismi, quindi: partendo dalle sonorità tipiche del Rhytm and Blues e del Rock n'Roll, musica ribelle ed innovativa del decennio precedente, ci si lancia in ritmi più serrati, dal suono grezzo, le chitarre sgangherate, il cantato spesso amatoriale in tutte le sue sfumature; la strumentazione e le stesse registrazioni non professionali collaborano a sedimentare il tipico suono grezzo, lo-fi, che distinguerà tutto il genere, mentre il suono minimalista viene spesso espresso con una line-up scarna, a volte perfino senza basso.
   Il rock stava sgranchendo le sue gambe alla grande e aveva voglia di correre, ora! E' così che verso la fine del decennio il garage prende una piega diversa, in quel di Detroit, estremizzando i tratti salienti del genere: nasce quello che verrà a posteriori definito PROTO-PUNK (STOOGES di Iggy Pop, MC5), il garage suonato da una generazione di operai siderurgici, tra una birra e l'altra a fine turno di lavoro: si distingue per suoni più grezzi, al limite del distorto, e una forma "nervosa" di cantato che anticipa il PUNK ROCK della metà anni '70. Saranno così i pochi accordi del punk, suonati in maniera veloce e senza troppi virtuosismi, la sua batteria frenetica ed incalzante, la voce stridula e nervosa, ottimi mezzi con cui esprimere in musica e slogan la rabbia di giovani adolescenti di mezzo mondo. Proprio come un essere vivente si evolve e cresce tramite l'esperienza e gli incontri, il rockn'roll, attraverso il garage, inizia la sua trasformazione fino ai giorni nostri, mescolando i geni della musica.
   Visto che si è menzionata la città di Detroit, vorrei brevemente parlare della vocazione musicale di questo centro urbano. Come abbiamo detto la città nasce come polo industriale, nello specifico della produzione di automobili (Ford, Dodge, Chrysler) e negli anni '40 e '50 assiste ad un gran boom demografico grazie a tutta una serie di operai immigrati dal resto del Paese, specie dal Sud. Sarà proprio quest'anima nera della città a renderla famosa per il blues dapprima (anni'40, John Lee Hooker) e per il jazz negli anni '50. Ricordiamo che la famosa etichetta discografica Motown, che ha portato alla ribalta personaggi come Stieve Wonder, The Temptations, Diana Ross, i Jackson5 e Marvin Gaye, tanto per citarne qualcuno, ha origine proprio da qui. Accanto all'anima musicale nera troviamo poi la musica dei "bianchi", come il garage appunto, nella sua versione proto-punk o nel suo revival anni '90 con membri di punta come il famosissimo duo WHITE STRIPES o i DIRTBOMBS e gli ELECTRIC SIX. Ma da qui derivano anche gli Alice Cooper, i Kiss, Madonna e lo stesso Eminem, tanto per citare qualcuno di molto famoso; l'area di Detroit è inoltre universalmente riconosciuta come la terra natia della techno music e sede, infine, di numerosissimi festival dedicati ad ogni genere musicale.  
   E' a fine anni '80 che il punk reincontra il suo progenitore, il garage degli esordi, mescolandosi in un ibrido definito GARAGE PUNK (HUMPERS), appunto, frutto della prima ondata di Garage Revival. Si raccolgono le sonorità blues e rnr del garage, le registrazioni in qualità lo-fi ma si assume nel contempo un'attitudine molto punk, con chitarre grezze ed energiche, ritmi serrati, cantato rabbioso, ribelle; secondo il tipico stile punk del "fai da te", le band restano volutamente legate al mondo delle etichette indipendenti anzichè delle Major. Dall'incontro del garage punk con l'hard rock, invece, si delineano i tratti tipici del rock più duro di Seattle, capitanato dai MUDHONEY, che, nel decennio successivo, traghetteranno il fervore musicale della città nel tanto discusso GRUNGE.
   Sebbene gli anni '90 assistano in America a un gran fiorire di gruppi punk i quali arrivano perfino a scalare le classifiche ufficiali (OFFSPRING, GREENDAY, RANCID), il fenomeno più indicativo è quello tutto al femminile e meno osannato delle RIOT GRRLS. Il termine viene coniato dalle BIKINI KILL ad inizio decennio, le quali tracciano anche le caratteristiche del movimento: attitudine punk, messaggio femminista fortemente politicizzato, divulgazione e tentativo di risolvere temi scottanti come il sessismo, la violenza sulle donne, o la sensibilizzazione per problematiche prettamente femminili (disturbi alimentari, per es.), attivismo con fanzine, promozione, creazione di raduni e concerti. Molte altre band di punk-femminista fecero eco a questo primo gruppo, e in breve le ragazze fecero rete fino a diventare una vera e propria comunità internazionale. Bands come BRATMOBILE e 7 YEAR BITCH ne seguono fedelmente lo spirito, mentre tra altre, egualmente famose ma legate solo marginalmente al fenomeno, ricordiamo le L7 e BABES IN TOYLAND. Quando l'appellativo Riot viene affibbiato anche ad altre musiciste, solo perchè donne un po' ribelli, ma senza alcuna condivisione dei veri valori femministi alla base del movimento (Le HOLE di Curtney Love, per es.) il movimento cessa di esistere negli Stati Uniti mentre dilaga ancora in Europa e verso la metà del decennio approda anche in Italia, sebbene in maniera più frammentaria e meno appariscente (PUSSY FACE, MY SISTERICAL, MUMBLE RUMBLE, LE BAMBINE CATTIVE). In ogni caso il Riot Grrrl si rivela essere il primo ed unico fenomeno musicale underground prettamente femminile.

Video dei gruppi appena menzionati (lista alla fine dell’intervista)
Libri consigliati (lista alla fine dell’intervista)


VIDEO di "Rich Man" http://youtu.be/khHIxpYK_uI

INTERVISTA
1. Ben trovata Daniela; noi ci conosciamo già dal 2007, ossia dai primi anni di fondazione dell'Electric Duo Project su Myspace, eppure, con le varie formazioni delle MOTORAMA, eri sulla scena musicale italiana da oltre 10 anni e, da un live all'altro, continui a suonare attivamente ancor oggi. Chi meglio di te può rispondere ad una domanda di grande respiro come questa: come trovi cambiato il panorama musicale italiano - e romano nello specifico - in questi ultimi 15 anni? Intendo le band che circolano, come si sono evoluti i locali storici, i rapporti con il pubblico e con le label, per esempio.
    A Roma sono cambiate molte cose negli ultimi 15 anni. Quando abbiamo cominciato, nel ’95, suonavamo soprattutto nei centri sociali, come Pirateria, Torre Maura, Forte Prenestino. Giravano ottimi gruppi come Bingo, Taxi, Sex Symbol, Cosmonauti ecc. ma non esisteva una vera e propria scena. I locali erano pochi e spesso erano costretti a chiudere per problemi di volume con il vicinato. Erano tutte realtà isolate, così come isolati erano i gruppi. C’era solo un pub attorno al quale ruotava tutto il giretto punk garage-punk di allora – si chiamava Bouledogue e noi eravamo lì quasi tutte le sere a bere birra fino a tardi e mangiare i panini  che ci preparavano Paul e Piero. Quel posto diede il nome al nostro primo singolo che si chiamò “See you at Bouledogue” in onore delle innumerevoli serate passate lì.
   Intorno al  ’99 si formarono delle nuove band come i Transex, Dr. Norton, noi Parboiled, poi gli Intellectuals, i Cactus. In area più no-wave/lo-fi c’erano anche i Dada Swing che crearono una delle prime agenzie di booking, la HUP! e poi gli Hiroshima Rocks Around.
   Nel 2003 Giampaolo aprì l’Init che tutt’oggi esiste e dove noi presentammo il nostro primo album “No Bass Fidelity”. Insomma, anche se molto lentamente, in quegli anni qualcosa cominciò a muoversi a Roma e piano piano le realtà musicali hanno iniziato a moltiplicarsi creando un panorama abbastanza ricco e multiforme. Accanto alle storiche etichette Hate Records e Rave Up, sono nate nuove etichette (Jeetkune, Bubca, Radiation), accanto ai negozi di dischi di sempre come Hellnation e Transmission, hanno aperto nuovi negozi (Soul Food, Junk Food, Radiation), sono nate nuove band tutte molto valide come Capputtini i’ lignu, Corpus Cristi, Illuminati, Giuda, Bob Sleigh Baby, Beats-me, Trans Upper Egypt, Wildmen solo per citarne alcuni, nuovi locali (Dal Verme, Fanfulla 101, Forte Fanfulla) finalmente gestiti da chi suona e lo fa per passione e non dal classico proprietario di locali bavoso che pensa solo a “quanta gente riesci a portare ai concerti” e, parlando di concerti, anche quelli non mancano davvero! Insomma, tornando alla tua domanda, negli ultimi 15 anni secondo me c’è stata una crescita non solo quantitativa ma soprattutto qualitativa nella “scena”, se così si può dire, musicale romana.

2. Nella biografia iniziale abbiamo visto come le MOTORAMA siano dapprima una band a 2 chitarre, senza basso; successivamente si trasformano in un duo strumentale con cantante per passare infine al line-up scarno del duo chitarra e batteria; ancor oggi che suoni assieme ad un altro chitarrista nei PLUTONIUM BABY, e ancor prima nei PARBOILED, avete scelto una formazione senza basso. Anche se all'inizio può sembrar nato tutto per caso, ora pare non esserlo più! Vuoi spiegarci il motivo per cui questa scelta di line-up ti ha "perseguitata" per tutta la tua lunga carriera? Si rifà alla filosofia del suono crudo e minimalista del garage anni ‘60? Infatti parecchi sono gli esempi di band senza basso in quel contesto, e la formazione chitarra, batteria e synth sembra essere tra le più diffuse…
   Il duo è sicuramente una combinazione particolare, sia a livello musicale che personale. E’ una dimensione che mi piace molto perchè possono nascere rapporti molto profondi ed importanti e fatti di grande condivisione, ma è anche vero che si reggono su un equilibrio difficile.  Diventa una specie di rapporto di coppia, una vera e propria relazione a due e questo significa che devi trovare qualcuno con cui hai davvero molto feeling perché altrimenti rischi di trasformare il tour in un incubo e le prove in un incontro di pugilato!!
   Per quanto riguarda la scelta di non avere un basso, ovviamente è una scelta legata al suono, che così è più grezzo, spigoloso, minimale. Il mio modo di suonare la chitarra si è formato e modellato in line-up di questo tipo. I suoni scarni e lo-fi sono una caratteristica che ereditiamo non solo dagli anni ’60 ma anche da tanto punk e post-punk .

 3) Nelle MOTORAMA hai suonato i primi quattro anni in abbinata con un chitarrista maschio: chi componeva le canzoni? Quando nel 2000 siete rimaste un trio di donne, ti ritrovi a suonare da sola la chitarra, come cambiano gli arrangiamenti?
   Dal ’96 al ‘99 nelle Motorama eravamo in 4: 2 chitarre, voce e batteria (alla seconda chitarra si sono susseguiti Gianni e poi Dario).
   Le nostre canzoni sono sempre nate dalle chitarre. Io e Gianni/Dario portavamo dei riff o anche il pezzo già strutturato, poi ci si lavorava insieme ad Elena e Laura in sala prove aggiungendo la batteria e la voce. Non c’era la classica distinzione fra chitarra solista e ritmica, ma usavamo un suono diverso: uno più acido, l’altro più basso.
   A fine ’99, una settimana prima di un concerto agli Ex-Magazzini, litighiamo con Dario e decidiamo di rimanere in 3, chitarra/batteria/voce. A quel concerto ci presentammo con delle parrucche assurde. Ah ah ah forse volevamo nascondere l’insicurezza di essere rimaste in 3 visto che non avevamo avuto il tempo di metabolizzare la cosa!
  Senza una seconda chitarra il mio modo di suonare ha cominciato a trasformarsi con l’intento di creare una sorta di chitarra “ritmica” che funzionasse come solista. Sembra una cosa molto concettuale, ma in realtà probabilmente nasceva da una mia paura di non riuscire ad essere all’altezza come unica chitarrista. 
  
4)Alla fine, quando Elena esce dalla band, ti ritrovi pure a dover cantare da solista, come hai vissuto questo passaggio?
   Considera che già solo cantare in pubblico per me era un incubo. Per farti un’idea di com’ero - credo fosse il ’99 -  feci di tutto per far saltare il primo concerto dei Parboiled, perché non volevo cantare in pubblico. Cercai anche di convincere Filippo a cantare al posto mio inventandomi non ricordo quali balle. Poi alla fine dovetti desistere.
   Immagina un po’ come l’ho presa quando, per continuare a suonare con le Motorama non mi rimaneva altro che mettermi al microfono! Il primo concerto fu proprio nella situazione che non avrei mai voluto per un mio esordio voce e chitarra: era un Lady Party a Roma con  la sala stracolma di gente! Ma poi superati i primi concerti è cambiato tutto, ho cominciato a divertirmi un sacco e adesso non rinuncerei mai a cantare.

5) In cosa consistono le tematiche dei tuoi testi ?
   Mi piace parlare soprattutto di persone, gente che conosco o che incontro oppure di cose che mi succedono. Spesso associo immagini che sogno. A volte vengono fuori visioni dei miei incubi più truculenti, più splatter dei film che vedo e alla fine mi ritrovo a cambiarli in qualcosa di totalmente diverso perché sennò dopo un po’ a cantarli mi viene la nausea. Altre volte i testi nascono semplicemente dai suoni delle parole cantate in un inglese inesistente quando improvviso un pezzo nuovo, poi come per magia prendono forma e significato. Ah, lo capisco, anche a me nascono spesso così, i testi, per assonanza dall’inglese, ma poi tutto prende un senso…

6) Voi suonate un energico garage-punk al femminile: vorrei sapere qualcosa sulle vostre influenze musicali. Innanzitutto so che hai avuto la gran fortuna di vivere in un ambiente familiare dove la musica, quella ascoltata, la faceva da padrona; hai quindi una conoscenza musicale a 360°: come sei venuta a contatto con la musica garage e il punk?
   Ho avuto la fortuna di avere una zia che lavorava alla RCA e che mi portava pile di dischi di qualsiasi genere e due cugine poco più grandi di me che furono le mie guide musicali nel periodo pre-adolescenziale, poi quando cominciai a fare delle scelte più di nicchia, mi toccò andare avanti da sola. Leggevo fanzine, riviste, scambiavo dischi e cassette con qualche raro amico che aveva la mia stessa passione. Ho ascoltato davvero di tutto, ma il disco che ha lasciato un marchio indelebile sulle mie scelte musicali è stato un 33 intitolato Punk Collection. Era uno dei tanti che la “zia della RCA” mi aveva portato. Io lo avevo in versione “campione non commerciabile”  con la tipica mutanda bianca. Aveva un aspetto totalmente anonimo, ma quando finì sul piatto mi venne la pelle d’oca come non mi era mai successo prima con altri dischi. Vorrei vedere! C’era Iggy Pop, c’erano i Dead Boys, i Ramones, gli Heartbreakers, Richard Hell solo per citarne alcuni!  Avevo solo 11-12 anni e il punk si era già impossessato di me! Che gran bel battesimo musicale!

 7) Il vostro look, molto Sixty, si ricollega alla tradizione garage delle origini, invece? A volte sembrate più eleganti della grinta e della rabbia che sprigionate nelle vostre performance.
   “La realtà non è quello che sembra”, potremmo essere in un film di Lynch! 
Ricordo la barista di un locale in Umbria che alla fine del concerto si è sfogata con gli organizzatori dicendo che non riusciva a capacitarsi del fatto che quelle due con cui aveva parlato poco prima si fossero rivelate delle pazze invasate in grado di scatenare tutto quel delirio sonoro. “Non è bello per due ragazze fare quella musica” continuava a dire –“Mi erano sembrate così carine e gentili…. Non mi sarei mai aspettata una trasformazione del genere...”
Detto questo, per noi il “look” non è solo un modo di “apparire”, ma è un prolungamento della nostra musica, il suo corrispettivo visivo, come lo sono i poster, le copertine dei dischi, i flyer.  Spesso utilizzo vestitini sixties e go-go boots perché amo tutta l’estetica degli anni sessanta, ma a volte mi piace contaminarla con il punk, con un trucco esagerato o scritte sulla pelle.

Motorama live @Capanno Blackout, Prato 2010
 8) Nei primi anni '90, negli States, nasce un movimento punk-femminista molto ben organizzato: le Riot Grrrls. A metà anni '90, proprio quando nascono le MOTORAMA, il fenomeno arriva in Italia: voi siete state influenzate da quest'ondata di energia d'Oltreoceano? Te lo chiedo perché mi pare che tutto ciò che sia underground, al femminile e di quel periodo, venga genericamente associato alle Riot quando invece non è necessario che lo sia. L'attitudine punk che vi caratterizza deriva dal primo revival del movimento o da questa versione al femminile anni '90?
   L’attitudine nasce quando le cose te le vivi in prima persona altrimenti rimane soltanto una posa. Dischi, concerti, fanzine, cultura diy, i punx anarchici romani, sono stati tutti fondamentali per me. Quando cresci immersa in una realtà di questo tipo è normale sviluppare un certo tipo di attitudine.
   Il movimento delle Riot Grrrls l’ho seguito a suo tempo e sicuramente mi ha influenzato, ma la musica l’ho sempre vissuta come una passione slegata da distinzioni di genere. Noi Motorama ci siamo messe insieme per suonare, come qualsiasi altro gruppo. L’elemento “femminile” c’è e ne andiamo fiere, ma non abbiamo mai fatto leva su questo: siamo ragazze, suoniamo la nostra musica come piace a noi, orgogliose di essere una band di ragazze, sì, ma soprattutto intente a suonare insieme e divertirci.
   Mi rendo conto che questo approccio non piace molto a chi ha bisogno di etichettare e catalogare e cerca semplificazioni spicce. Spesso ci hanno affibbiato etichette che non ci appartenevano. Ma così è.

9) C'e un interessantissimo libro di recente pubblicazione, "Le ragazze del rock" di Jessica Dainese (www.leragazzedelrock.it), che descrive mirabilmente quello sconosciuto mondo musicale underground al femminile in Italia, dagli anni '60 fino ai giorni nostri. L'autrice dedica ampio spazio alle MOTORAMA: che effetto fa sapere di aver contribuito in maniera così consistente alla storia musicale italiana?
   Beh finché non c’è qualcuno che te lo fa notare non ci pensi proprio! E fa un certo effetto scoprirlo. Quando ho aperto il libro ed ho visto che eravamo uno dei pochi gruppi a cui erano state dedicate tutte quelle pagine, sono rimasta piacevolmente stupita. Già un’altra volta, alcuni anni fa, era successa una cosa simile, un amico mi aveva detto che eravamo sull’Enciclopedia del Rock Italiano di Arcana. Pensavo mi stesse prendendo in giro e invece poi ho scoperto che era proprio così. Tuttora  mi stupisco quando mi torna in mente.
   Pensandoci a posteriori, mi rendo conto che in effetti abbiamo fatto un sacco di cose, abbiamo girato mezza Europa e USA e ci siamo dedicate alla musica con totale devozione. Suonare non è mai stato un hobby per noi, né un lavoro, ma qualcosa di veramente speciale che sta su un altro piano e che ci ha reso la vita più bella e questo secondo me prima o poi arriva a chi ti ascolta e a chi ti viene a vedere. Splendida quest'attitudine di vivere la musica ne' come hobby ne' come lavoro, ma come vera e propria passione che va oltre tutto questo... forse solo così la si può “onorare” veramente…

10) Il numero di live italiani e di tour europei che avete eseguito come duo, è semplicemente impressionante. Come si diceva avete girato mezza Europa e tutta la West Coast americana. Che ambienti musicali avete trovato all'estero e in cosa differivano dall'Italia? E soprattutto: cosa vuol dire essere una “Motorama-girl "on the road?
   L’Europa l’abbiamo girata quasi tutta a bordo della nostra Micra-rama, io e Laura. Spesso solo in due anche perché con batteria e ampli non c’era posto per una terza persona. Ma qualche tour lo abbiamo fatto anche in compagnia di amici, come Giulia Vidaloca Records, Luzy L e Lavinia “Lovey Tiger” che mettevano i dischi dopo i nostri concerti o semplicemente con altre band come i Cactus, i Fingertips,  Margaret Doll Rod, le Allun, ecc. All’estero abbiamo sempre trovato una accoglienza calorosa e molta partecipazione da parte della gente che è venuta a vederci, specialmente in Germania e in Francia. Gli ambienti musicali sono prevalentemente di nicchia, come la musica che facciamo, ma più volte ci sono capitate situazioni inaspettate, come quando abbiamo suonato al Razzmatazz di Barcellona. All’aereoporto viene a prenderci l’autista - sai quelli che ti aspettano con il cartello con su il nome della band – con un pullmino extra lusso e ci accompagna in albergo. Ci aspettavamo un alberghetto senza troppe pretese e invece si ferma davanti ad uno scintillante hotel a non so quante stelle, dove ci assegnano addirittura una camera a testa! Mai successo prima! Camere pazzesche! Idromassaggio, telefoni dappertutto, pure vicino al wc, frigobar stracolmo e volendo sauna e piscina al piano di sotto. Ah ah ! Dovevi vedere le nostre facce. Non credevamo ai nostri occhi. Ci aspettavamo che da un momento all’altro ci dicessero che c’era stato uno scambio di gruppi! E non è finita lì. Quando andiamo al locale – gigantesco, il posto più grande in cui io abbia mai suonato –  c’era tutta un’equipe di fonici che ci gironzolava attorno, pronti a farsi in 4 per noi. La cosa più assurda fu l’inizio del concerto. Ci dissero che dovevamo posizionarci sul palco pronte ad iniziare nel preciso istante in cui il sipario si fosse aperto, alla fine del conto alla rovescia, manco fossimo i Rolling Stones! Mi è sempre rimasto il dubbio che ci abbiano scambiate per un altro gruppo. Splendido aneddoto! Dicci, invece, chi organizzava i tour? A volte noi stesse, a volte altri gruppi che volevano suonare con noi e viceversa altre volte agenzie di booking che si sono proposte.

 

11) Nonostante la tua intensa attività live hai un lavoro come insegnante di inglese alle Medie e alle Superiori, come mai? in Italia non si vive di sola musica? E come fai a far combaciare gli impegni notturni di musicista con il lavoro mattiniero a scuola?
   No, in Italia non si vive di musica, meno che mai della musica che facciamo noi che, come ti dicevo è di nicchia, per pochi veri appassionati e cultori di certi generi musicali. Non si presta bene alle logiche di mercato e al grande pubblico. La maggior parte delle band che conosco per vivere fa un altro lavoro. Io insegno inglese e a volte è dura alzarsi la mattina presto, entrare in classe e fare la prof. super pimpante quando magari la sera prima hai fatto le 4 o le 5 perché hai suonato da qualche parte! Immaginavo…


12) Il vostro primo singolo a due, "Shy Girl" del 2004, esce con etichetta BAR LA MUERTE di Bruno Dorella - in coproduzione con VIDA LOCA (Giulia Vallicelli, un'altra donna attivamente coinvolta nella promozione della musica "rosa", e che hai già menzionata)- la stessa etichetta che aveva prodotto l'anno precedente il vostro primo LP "No Bass Fidelity", con ancora Elena alla voce. Che Bruno si sia interessato a voi, secondo te, è stata solo una questione stilistica o può entrarci il fatto che incarnavate un certo tipo di line-up senza basso? Mi riferisco al fatto che, guarda caso, lo stesso Bruno era -ed è tuttora- batterista del duo elettrico OVO, con alla chitarra e voce la compagna Stefania Pedretti. "No Bass Fidelity" sembra quasi uno slogan, a questo punto... seppure il titolo si rifaccia anche alla qualità della registrazione, volutamente lo-fi, che lo caratterizza.
    Bruno è una persona molto aperta, suona in un sacco di gruppi, di generi e line-up diverse e non si lascia condizionare da questioni di “forma”. Produce quello che gli piace.
   Ci siamo conosciuti via e-mail. Lui si è incuriosito vedendo le nostre locandine e mi ha chiesto di fargli ascoltare qualcosa. Gli mandai il nostro primo singolo “See you at Bouledogue” e poi ci conoscemmo ad un devastante concerto degli OVO a Torre Maura. Da lì è nata una grande amicizia con lui e Stefania e successivamente anche con Giulia Vidaloca che ha coprodotto i nostri dischi insieme a Bar La Muerte.
   E beh, sì, alla fine “NO Bass Fidelity” è un po’ tutte e due le cose, un disco in bassa fedeltà suonato senza basso.

13) Nella vostra lunga carriera live avrete sicuramente condiviso il palco con altri duo elettrici o con altre band prive di basso: ci fai qualche nome? Hai notato un certo senso di "appartenenza" tra questo tipo di line-up?
   Di duo ce ne sono ormai tantissimi. Abbiamo suonato con i Capputtini ‘i Lignu, i Mojomatics, i Magnetix, Cheb Samir and the Black Soul of Leviathans, gli Ovo, le Allun, i Wildmen, solo per citarne alcuni. Non credo ci sia un vero e proprio “senso di appartenenza” solo perché si è un duo, almeno io non ho percepito questa cosa. Mi è capitato di sentire un senso di appartenenza con band con cui c’era soprattutto un’affinità musicale e di attitudine.


14) Nel 2010 le due componenti delle MR iniziano a suonare nei PLUTONIUM BABY, un trio dove tu e l'altro chitarrista  (Filippo, ex Cactus), vi alternate al synth e alla voce (Donatella verrà poi sostituita dal batterista ex Cactus). Come vi siete conosciuti e riuniti in gruppo musicale? Anche qui componete brani in stile garage-punk, ma con qualche differenza rispetto alle MR, ce le descrivi?
   Sì, inizialmente i Plutonium Baby eravamo io, Donatella e Filippo, ma ormai da un anno alla batteria c’è Federico, anche lui ex-Cactus. Ci conosciamo tutti da un sacco di tempo, Filippo è il mio compagno e Federico è amico di entrambi: finire a suonare insieme è venuto naturale.
   Io da anni volevo una line-up con il synth.  L’avevo avuta con i Parboiled  nel ’99 e fu la prima idea a cui pensai quando Elena lasciò le Motorama, ma poi fummo talmente prese a suonare in giro che non ci pensai più.
   Quanto alle differenze tra Motorama e Plutonium Baby, riguardano soprattutto le voci e i cori che nei PB hanno un ruolo centrale e sono più melodiche, siamo in due a cantare – voce maschile e femminile – e siamo in due a comporre i pezzi; poi ci sono il synth  e i riverberi che danno un’impronta abbastanza caratteristica.
   Ed infine, come mai hai deciso di dare uno stop allo storico duo? So che non lo intendi come una fine della band ma solo come un momentaneo stand-by...
   Perchè in questo momento ho bisogno di qualcosa di diverso. Poi Donatella è impegnata con l’Università e non potrebbe dedicarsi al gruppo. Perciò quando ci saranno le condizioni per tornare ad essere Motorama, lo faremo sicuramente. Per ora ci godiamo i Plutonium Baby!

15) Con le MR avete pubblicato dei vostri album su vinile ed ora, con i PB, avete appena stampato un EP addirittura su nastro, la vecchia cassettina tanto in voga fino a una quindicina di anni fa! Ci spieghi queste vostre scelte discografiche "di nicchia"?
   Siamo molto legati al vinile per tanti motivi, per il suono più caldo rispetto all’odioso cd, per l’oggetto  meraviglioso che è, perché mi ricorda l’infanzia, perché si ricollega ad un certo passato musicale. Quanto alla vecchia cassettina anche lei ha un posto d’onore nel mio cuore: negli anni ne ho collezionate centinaia curandone ogni singola copertina.
   E a proposito di questo, la Welcome in the Shit Records di Teramo ci ha tolto un altro capriccio, facendo una tiratura limitata di 69 audiocassette con 4 nostri brani inediti tratti dalle prove in saletta, improvvisazioni o da esperimenti fatti a casa.

16) So che sei appassionata ad uno specifico filone di film, dal quale poi ti sei ispirata per il nome sia delle MR che dei PB, e per il titolo di qualche vostro pezzo: ce ne vuoi parlare?
   Da piccola avevo una passione per i “film di paura”, li chiamavo così. Tant’è che quando non me li facevano vedere perché magari erano vietati ai minori di 14 anni trovavo sempre il modo di farmeli raccontare da qualche amica più grande di me. Poi ovviamente passavo notti da incubo in cui non riuscivo a prender sonno o mi svegliavo sentendo una vocina roca che sussurrava all’orecchio il mio nome. Crescendo questa passione si è estesa un po’ a tutti i film di serie B.
   Il nostro ultimo album, infatti, si intitola “Psychotronic is the Beat!” ed è un omaggio alla fanzine che Michael Weldon pubblicava negli anni ’80 a New York e che si chiamava appunto Psychotronic TV. Raccoglieva un po’ tutti i film di cui nessun critico mainstream avrebbe mai parlato perché considerati senza alcun valore e si trattava di film horror, splatter, fantascienza, spaghetti western, ma anche i cosiddetti “exploitation movies”, insomma tutta roba che sarebbe caduta nell’oblio più totale se non fosse stato per Weldon che lo trasformò in un vero e proprio genere che prese il nome di “Psychotronic”, appunto.
   Tornando a noi,  anche “Motorama” è il titolo di un b-movie (e al tempo fu  Elena a proporlo), così come “Plutonium Baby”,  mentre “The Twilight Zone” è il titolo di un pezzo Plutonium Baby, ed è un riferimento alla serie tv americana degli anni ‘50-’60.

17) Come appassionata di arti visive e come artista a tutto tondo, non solo musicale, so che hai una gran passione per l'arte grafica, dedicandoti alla realizzazione di gran parte dei poster e delle locandine delle tue band; la grafica richiama proprio quella dei cartelloni cinematografici, specie horror. Ti sei dedicata anche uno specifico nickname al proposito: PAULETTE DU: ci vuoi parlare di questo tuo alter ego?
   Sì, Paulette Du è lo pseudonimo che uso per firmare poster, flyer, locandine e qualsiasi altro tipo di artwork legato alla musica. La passione per la poster art e per la grafica sono nate suonando, quando ho cominciato a fare poster per le Motorama, ma sinceramente allora non sapevo neanche cosa fosse la poster art. Mi piace promuovere i nostri concerti con immagini che rispecchino la nostra attitudine, il nostro modo di vivere la musica.
   Il cinema ed in particolare tutti i film di genere psychotronico, ma anche il cinema italiano anni ’70, David Lynch e John Waters sono un’altra mia passione  e ovviamente finiscono con l’influenzare i miei artwork insieme a tante altre cose che vanno dall’estetica punk – se così si può dire - alle immagini sacre.

18) Negli States, nell'ultimo decennio, è nata la moda dei SECRET SHOW, eventi privati costruiti attorno alla figura completa dell'artista (foto, video ed esposizioni di eventuali altre loro creazioni artistiche), ci vuoi spiegare come funzionano? Esistono anche delle versioni italiane? Sono simili agli HOME CONCERT?
   Di solito si tratta di eventi che non vengono pubblicizzati come gli altri ma la cui notizia si diffonde per passa parola tra pochi “eletti”. A Roma i ragazzi di Sporco Impossibile creano eventi simili, a cavallo tra i Secret Shows e gli Home Concert, sotto il nome di Prodezze Fuori Area, invitando band a suonare in contesti simili a feste casalinghe in cui ognuno porta qualcosa da bere e da mangiare e pubblicizzando l’evento solo un paio di giorni prima. Noi abbiamo preso parte ad uno di questi eventi ad ottobre del 2010 per presentare il rockumentary e in quell’occasione oltre alla proiezione del filmato abbiamo anche fatto un concerto lampo ed allestito una piccola mostra dei miei poster.

19) Hai accennato al vostro ROCKUMENTARY "That Psychotronic beat", un documentario rock dedicato alle Motorama: come è nato e in cosa consiste? (Qui il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=C0_skFMJKhk )
   In realtà doveva essere una semplice video-intervista come tante altre che stavano girando Annalisa e Claudio di Sound36, ma le cose sono andate diversamente. C’era un sacco di materiale e tanto da raccontare, loro si sono appassionati e piano piano la video-intervista si è allungata e si è fatta strada l’idea di farne un documentario che fotografasse soprattutto il periodo in cui è stato girato, il 2008 quando ho cominciato a suonare con Donatella, infatti quasi tutti i live contenuti risalgono a quell’anno. Ovviamente partendo da quel periodo si racconta poi anche tutta la storia del gruppo. Un po’ come in questa intervista! Quando il materiale da trattare è tanto, è giusto dedicargli lo spazio dovuto!

20) Infine, dicci qualcosa sulle tue partner batteriste: le Motorama ne hanno viste avvicendarsi più di una! Come vi siete incontrate e scelte, in cosa differiva lo stile dall'una all'altra e quanto questo abbia influenzato il sound delle MR, in generale i motivi per cui hanno abbandonato la band.  Si parla sempre così poco di questi "motori" dei duo!
   Donatella è arrivata nel 2008, dopo l’abbandono del duo da parte di Laura, suonava nelle Urge Nicotina ed era già una fan delle Motorama. Il suo stile è super-tribale, scarno e minimale. Per un breve periodo ho suonato anche con Irene, che è l’ex-batterista dei Kiss Cowboys.
   Con Laura invece ho condiviso gran parte della storia delle Motorama, dal ‘96 fino all’inizio del 2008, poco prima dell’uscita di “Psychotronic is the Beat!” il nostro secondo album. Ci conosciamo da sempre perché è mia cugina, ma non ci siamo mai frequentate prima di iniziare a suonare insieme. Ci incontravamo solo alle classiche pallosissime cene di Natale e Pasqua quando si riuniva tutta la famiglia e fu proprio in una di quelle occasioni che decidemmo di suonare insieme. Lei prendeva lezioni di batteria, io suonavo già in un gruppo ma volevo formarne uno mio e la convinsi ad andare a fare una prova soltanto io e lei. Iniziammo così ed andò avanti per un po’ finché non trovammo le altre componenti delle Buckshee (il gruppo che formammo prima delle Motorama) totalmente ignare che diversi anni dopo ci saremmo trovate di nuovo io e lei da sole in un gruppo chiamato Motorama. E' proprio vero, il destino è sempre imprevedibile...

   E con questo ti ringrazio, Daniela, per il tuo prezioso contributo, per la gentilezza e per l’umiltà che hai dimostrato nel condividere con tutti i membri dell’EDP la tua decennale esperienza di musicista. Mi ha fatto piacere "dipingere" il "ritratto" della vostra storica band e ripercorrere il tuo ricco passato musicale!
  Sperando di intrecciare ancora i nostri destini…



LIBRI CONSIGLIATI 
LE RAGAZZE DEL ROCK, di Jessica Dainese (Sonicrocket, Bologna 2011), con il sottotitolo "40 anni di rock al femminile italiano". Uno splendido excursus dalle prime, sparute band italiane all-female degli anni '60 fino a quelle più numerose dei giorni nostri. Una panoramica dell'underground musicale italiano in versione "rosa"; ben fatto, esaustivo, completo di interviste e foto, assolutamente da non perdere! Una chicca che colma un'incredibile lacuna nell'editoria musicale italiana... www.leragazzedelrock.it     
PUNK! di Federico Guglielmi (Giunti 2007) racconta il manifestarsi del punk in tutto il mondo affrontando singolarmente ogni scena nazionale, regionale o cittadina da New York a Londra, da Manchester alla California, dall’Ohio a Detroit, dall’Australia alla Francia alla Scandinavia, fino alla timida ma baldanzosa scena italiana.
PLEASE KILL ME – the Uncensored Oral History of Punk di Legs McNeil and Gillian Mc Cain (Penguin Books 1996) Questo libro esplora la cultura del punk e il suo mondo fatto di sesso, droga, follia e malessere. Dal trattamento elettroshock subito da Lou Reed alla morte per overdose e abusi di Sid Vicious, Johnny Thunders e Nico, fino alle complicate scappatelle di gente come Dee Dee Ramone. La cultura nichilista e la voglia di autodistruzione di un'intera generazione nelle parole dei protagonisti.
POST-PUNK 1978-1984 di Simon Reynolds (Isbn edizioni 2005). In Anni di Grandi False Certezze il post-punk riesce a raccogliere e a portare avanti la rivoluzione mancata dalla breve e infuocata stagione del punk. Mischiando il rock con l’elettronica, il pop con i ritmi reggae e la dance, queste band sono convinte di potere inventare un nuovo futuro per la musica.
EIGHTIES COLOURS – Garage, beat e psichedelia nell’Italia degli anni Ottanta di Roberto Calabrò (Coniglio Editore 2010) Un librone fotografico e non solo, una visione di colori, gruppi e suoni che hanno segnato un'epoca che per lo spazio di un lustro è stata un'incredibile esplosione di colori e creatività: l'effervescente scena neopsichedelica, garage e beat che tra il 1985 e il 1990 ha segnato in modo indelebile l'underground di casa.
GUIDA RAGIONEVOLE AL FRASTUONO PIU’ ATROCE di Lester Bangs (Minimum Fax) La critica si mescola di volta in volta con il reportage da dietro il palco, i ricordi personali, la confessione intima, la letteratura visionaria, il delirio lisergico.


LINK video dei gruppi menzionati:
GARAGE ROCK, anni '60 (da rnr e blues)
WAILERS “Louie Louie” http://www.youtube.com/watch?v=ihpGNoCreyg  1961, considerato il primo brano garage in assoluto.
MONKS “Oh, What to do now” http://www.youtube.com/watch?v=T3fAzQzgeSc
garage Detroit, fine decennio =PROTOPUNK
STOOGES “Search and Destroy” http://www.youtube.com/watch?v=0vnwSVTOnqQ
MC5 “Kick out the Jams” http://www.youtube.com/watch?v=8XhQRFO4M7A
PUNK ROCK, metà anni '70
CRAMPS (con influenze psychobilly) “Naked Girl falling down the Stairs” http://www.youtube.com/watch?v=E5mH38AhOHI
GARAGE REVIVAL:
fine anni '80 garage+punk = GARAGE PUNK
HUMPERS “Run, run Rudolph” http://www.youtube.com/watch?v=chod2CRhY2Y
fine anni '80 garage+hard rock
MUDHONEY “Hate the Police” http://www.youtube.com/watch?v=JdF-hxzRA30
da cui il GRUNGE anni '90, rock e metal dell'area di Seattle.
anni '90 garage rock delle origini
OBLIVIANS (duo chitarra e batteria+voce, no basso) “Bad Man” http://www.youtube.com/watch?v=Ufgfrhsyg5I
MAKERS “Are you on the inside or…” http://www.youtube.com/watch?v=86yHFVNEyzs
anni '90 garage di Detroit
GORIES (2 chitarre e batterista donna, no basso!) “There but for the Grace of God go I” http://www.youtube.com/watch?v=21JQeNyJRmw  “Nitroglycerine” http://www.youtube.com/watch?v=tfuXJL6JTIU
DIRTBOMBS (dalle ceneri dei Gories; 1 chitarra, due bassi e due batterie! Dal 2008 1chit, i chit baritona e due batterie) “Stop” http://www.youtube.com/watch?v=0mc9Ayw_J5A
Primi anni '90 in USA, per tutto il decennio in Europa, RIOT GRRLS:
BRATMOBILE  (duo chit batt +vocalist) “Brat Girl” http://www.youtube.com/watch?v=4689gDn5aCo
7 YEAR BITCH “In lust you trust” http://www.youtube.com/watch?v=GkkEFIOu15I&feature=related
L7 Los Angeles, 1985, gruppo grunge/foxcore “Wargasm” http://www.youtube.com/watch?v=D20S86c7g3s
BABES IN TOYLAND “Bruise Violet” http://www.youtube.com/watch?v=tWZ9ihZ_TUw
dal 2000 gran rivalutazione del garage e del blues nelle versioni originali: si può parlare di un vero e proprio revival