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mercoledì 20 maggio 2015

66. RECENSIONE14: Hexagon Garden by Melampus



   Dopo un'esaustiva presentazione dei Melampus e l'intervista con i suoi fondatori nell'articolo a loro dedicato (qui) ci concentriamo ora sulla loro opera ultima, l'album "Hexagon Garden", uscito il 13 Febbraio 2015.
   Nato come Ep durante il tour di "N° 7", l'album precedente di giusto un anno, si è poi col tempo impreziosito di nuovi brani fino a diventare il full-lenght che giunge fino a noi. Francesca Pizzo e
Angelo Casarubbia in poco più di tre anni di carriera sono ormai giunti al loro terzo album cambiando di volta in volta la formula strumentale con cui si presentano, evolvendo così le loro sonorità pur rimanendo assolutamente fedeli ad uno stile che li contraddistingue fin dal primo ascolto. Partiti nella canonica formazione chitarra elettrica-batteria, usavano all'inizio l'elettronica in maniera dolce ed oculata ma questa, col tempo, si è espansa sempre più fino a diventare onnipervasiva ed inghiottire nell'atmosfera così creata gli strumenti di partenza. Francesca, cantante eterea e sofisticata, dalla chitarra torna al suo strumento primo, il basso, mentre il batterista Angelo passa alla chitarra elettrica e all'elettronica. Ormai un duo alieno quindi, per il Progetto EDP, che però ci piace mantenere come eccezione visto l'incantesimo che questi Melampi, in grado di comunicare con gli animali, hanno gettato anche su di noi. Sarà l'atmosfera sognante che creano con ogni brano, sarà la graduale e costante maturità con cui cresce la loro musica, fatto sta che vogliamo proprio seguirli in questa loro brillante carriera...
   "Hexagon Garden", come gli album precedenti, si srotola nel filone della dark wave e che, detta in poche parole, si dimostra un vero capolavoro. Suoni precisi, studiati, ottimamente registrati... continuità stilistica in una sequenza di brani sempre sullo stile ma che non stancano mai, anzi, che invitano ad inserire il tasto loop. Atmosfere sognanti, con ritmiche evocative di riti sciamanici, dove la chitarra dipinge brevi paesaggi, il basso sorregge l'impalcatura e la voce di Francesca ci ammalia trascinandoci nei suoi sognanti mondi paralleli. Solo in fase live a volte aggiungono la batteria acustica, suonata da un caro amico, tale Damiano Simoncini, batterista, guarda caso, di un altro duo, i più longevi ed internazionali VERSAILLES.
   Nove brani per 35 minuti d'ascolto di queste atmosfere prevalentemente elettroniche all'interno delle quali si celano anche suoni campionati, filtrati e debitamente innestati nell'insieme. Pare che durante le registrazioni dei provini nel loro home studio, i due fossero disturbati dai rumori stressanti provenienti da alcuni cantieri dei dintorni. Perchè non farne buon uso, quindi? Ecco l'idea di Angelo di registrane i suoni (motosega, suoni martellanti) con un microfono a condensatore per comporre patterns da inserire con oculatezza nelle registrazioni in corso. I brani finali sono poi stati magistralmente registrati sotto la supervisione di Giovanni Garoia e Lorenzo Ori mentre i missaggi affidati a Roberto Passuti e il mastering curato da Francesco Brini.
   La copertina, come le altre dei Melampus, è ad opera di Francesca stessa che, oltre a suonare e cantare è anche pittrice e tatuatrice e cura tutto l'artwork della band. Amanti entrambi della natura e del mondo animale, questa volta sono delle splendide piume disegnate a matita colorata a campeggiare sulla cover dell'album, a rappresentare il punto d'incontro tra Terra e Cielo, suggerendo oltremodo un "altrove possibile" secondo parole di Francesca stessa. L'esagono da cui il nome compare solo all'interno del booklet.
   "Hexagon Garden" esce in triplice formato con tre diverse etichette ad editare i vari supporti: la prestigiosa Sangue Disken di Barnaba Ponchielli per i Cd, la confermata etichetta bolzanina Riff Records per le versioni in vinile, e la svizzera Old Bicycle per la verione su nastro in cassetta. Proprio su questo formato troviamo anche una versione remix di “Night Laugh”, traccia numero 6 dell'album in esame, ad opera di Luca Sigurtà (Harshcore, Luminance Ratio). Goodfellas il distributore ufficiale. Ad accompagnarli in questa nuova avventura: Vertigo Concerti per il booking e Unomundo come ufficio stampa.



Dalla traccia numero 3, invece, ecco il video primo a rappresentanza dell'intero album, dal titolo evocativo di "Second Soul". Regia e script sono di Federica Frezza, artista poliedrica e grande amica dei due; la vicenda narra di un patto con il diavolo, interpretato da Francesca ed è stato girato in due giorni scarsi di riprese. Appena uscito, proprio in questo giorno della recensione, il secondo video tratto dal brano "Night Laugh", traccia 6, uno dei più bei pezzi dell'intero album.

   Ed ecco finalmente lasciarvi alla recensione dal punto di vista del nostro collaboratore Martino Vergnano, del duo I Cospiraotri. Sebbene il suo apporto compaia pubblicato su questi spazi per la prima volta, altre sue recensioni attendono il proprio turno per vedere la luce, così vi posso anticipare, a presentazione del nostro fidato collaboratore EDP, che imparerete anche voi presto ad amare il suo stile e ad attendere le sue pubblicazioni. Sì perchè Martino, come anticipato dal live report di un mattacchione come Bob Log III del duo americano Doo Rag (qui), ha uno stile tutto suo, allegro e vivace, spiritoso, colloquiale ed imprevedibile, che incredibilmente è riuscito ben a coniugarsi alla seriosa ieraticità della musica dei nostri Melampus. Due stili diversi che si incontrano e si sposano su queste pagine EDP per vostra delizia ed approfondimento dello splendido album che "Hexagon Garden" si rivela... buon ascolto e buona lettura a tutti, quindi!


“Second Soul” Official Video https://www.youtube.com/watch?v=fb01qgeCMSU
"Night Laugh" Official Video https://www.youtube.com/watch?v=r7A4YicqeSA




HEXAGON GARDEN Lp 2015, Riff Records/ Sangue Disken/ Old Bicycle

1.May Your Movement 2.Poor Devil 3.Second Soul 4.Worthy 5.Simple Man 6.Night Laugh 7.Question #3 8.Sun 9.Pale Blue Gemstone







Qui lo ascolti





RECENSIONE
Melampus "Hexagon Garden""
Lp 2015, Riff Records/ Sangue Disken/ Old Bicycle

Eccoci qui cari amici a spendere qualche riga sul nuovo album dei Melampus: "Hexagon Garden"...
Finalmente un attimo di pace dopo aver sturato un cesso, traslocato per la 23esima volta, passato un pomeriggio in una discarica e fatto cena alle 2.00 di notte con dei wurstel freddi e grissini. Posso finalmente dedicarmi ai 9 episodi di "Hexagon Garden" che messi uno in fila all'altro ne fanno un'opera unica.
Uno o più fili collegano una canzone all'altra con ottima soluzione di continuità. Se dovessi raccontarlo con un telegrafo ad un amico al quale si è rotto il lettore cd ma il telegrafo continua a funzionargli gli direi una cosa tipo: la sorella dark di Chino Moreno è passata a casa di Lana del Rey a chiederle se poteva prestarle l'asciugacapelli -stop- Tom Yorke si trovava lì a reclamare il suo tosaerba -stop- esce dal bagno David Lynch disturbato dal vociare sul pianerottolo -stop- per risolvere la questione dato che l'asciugacapelli e il tosaerba non saltano fuori decidono di fare un disco tutti insieme appassionatamente -stop-   
Ma questo giusto per far capire più o meno all'amico telegrafista da che parti potrebbe trovarsi "Hexagon Garden " dei Melampus...
La questione di Hexagon Garden è ovviamente assai più articolata e affascinante di una bega sul pianerottolo tra Lana, David, Tom e cugina dark di Chino...
Dedicandomi ad un ascolto distratto (forse il mio modo preferito di ascoltare la musica) i paragoni si diradano e dei mantra post moderni e delicati mi catturano. 
Tante cose mi piacciono: un'elettronica elegante al servizio delle canzoni, la voce e, last but not least, il basso, un basso che in realtà regge la baracca senza dover dimostrare di essere bravo... La produzione è di alto livello e davvero mi sembra di sentire un lavoro pubblicato da qualche grossa major...
L'atmosfera che crea Hexagon mi sembra la stessa che respiro quando ascolto distrattamente alcuni capitoli di "Dark Night of the Soul" (Mark Linkous "Sparklehorse", David Lynch e Danger Mouse).
Lascio girare Hexagon Garden e finito l'ascolto distratto faccio un ultimo ascolto mirato... La traccia 5 "Simple Man" mmmm chissà... una cover della celebre "Simple Man" dei Lynyrd Skynyrd?!? In effetti il cugino nu metal della cugina dark sul pianerottolo si era cimentato con Simple Man e il risultato era stato ottimo. Trattasi qui invece di un brano originale dei Melampus e ci sta, in fondo anche Daniel Johnston ha scritto una "Hey Joe" che di Hey Joe ha solo il titolo... Bon, mi rendo conto che sono al quinto ascolto di fila di Hexagon Garden dei Melampus ed è ormai giorno, mi ha accompagnato nel momento in cui la notte decide di lasciar spazio ai primi raggi del nuovo giorno, "un nuovo giorno per sognare, per amare" (cit. Gigi Marzullo), un nuovo giorno per scoprire che il nuovo album dei Melampus è un'ottima opera d'arte. Settepiù! 

Vostro affezionato Martino Vergnano per EDP, vi restituisco la linea, a voi studio.




Articolo ad opera di Giusy Elle


65. MELAMPUS2: Hexagon Garden




INTRO
   Sapevamo già che i Melampus sono un duo prolifico: passano da album ad album senza soluzione di continuità. A poco più di un anno dall'ultimo lavoro "N° 7", li ritroviamo con l'uscita del full-lenght "Hexagon Garden", terzo Lp (oltre un Ep iniziale) dalla fondazione del duo avvenuta a fine 2011. Questa l'occasione per parlare ancora di loro.
   Il duo Bolognese, composto da Francesca Pizzo e Angelo Casarubbia, propone una musica fuori dagli schemi, ad espressione di una sensibilità sofisticata che li contraddistingue fin dalle loro prime composizioni. Pur restando all'interno del filone new-wave, nell'arco del tempo il loro sound si è definito e rifinito, in maniera molto precisa e di grande effetto, e gli strumenti usati dai due si sono in maniera simile adattati e reinventati. Mentre all'inizio della loro carriera i Melampus si presentano come un duo chitarra-batteria più o meno canonico, con un moderato ausilio dell'elettronica a creare un tappeto di base (synth) e qualche traccia di piano, ora la line-up si è totalmente stravolta. Francesca imbraccia il basso, suo strumento primo, mentre Angelo abbandona la batteria per dedicarsi alla chitarra e all'elettronica. Solo in fase live sentono il bisogno di riproporre una batteria acustica e si presentano così in trio con alle pelli niente meno che Damiano Simonicini degli storici VERSAILLES. Come spesso accade, di duo in duo il cerchio si chiude... Per il resto, basso-chitarra ed elettronica... niente di più lontano dalla filosofia EDP! I Melampus, ad averli scovati solo ora, non li avremmo certo inseriti nel nostro Progetto... Ma ormai ci siamo affezionati, a questo duo, e lo vediamo crescere con costante professionalità, mentre ci regalano brani sempre più preziosi. Come abbandonarli a metà di questo percorso? E' per questo motivo che non solo continuiamo a parlare di loro, ma gli dedichiamo tutta l'attenzione che indubbiamente si meritano. Sì, dei Melampus ci siamo proprio innamorati...
   "Hexagon Garden" fa parte della loro tradizione: è in linea con la concezione musicale da sempre proposta che viene però ora amplificata e definita nei minimi particolari. L'ambientazione resta dark e noir, e i suoni vogliono per lo più creare "atmosfera"... a questo scopo l'elettronica si presta alla perfezione tant'è che a parte la presenza costante del basso, con i suoi suoni scuri e grevi come il genere richiede, non ci sono altri strumenti elettrici a definire questo lavoro: la chitarra di Angelo è una presenza discreta che, pur meticolosamente studiata, non emerge mai veramente; la batteria acustica compare in un unico brano, mentre nemmeno la drum machine, strumento elettronico a sostituzione della più canonica batteria, sembra farsi notare più di tanto. Si tratta per lo più di un elettro-ambient tendente alla new-wave con suoni completamente analogici e a volte campionati dal vivo e filtrati in studio (tra i field recordings tutta una serie di rumori provenienti da un cantiere edile nelle vicinanze del loro home studio, come motoseghe, suoni martellanti ecc.). La ritmica è a volte appena accennata, a rimembranza di antichi ritmi sciamanici mentre tutto il disco si dipana in suoni sospesi, sognanti, come provenienti dal sottobosco di una fiaba antica. Come sempre è la voce di Francesca a farla da padrona... registrata in primo piano si propone più soave che mai, pulita, con un accenno di fiato tra le corde a trasmettere quella particolare venatura felpata, setosa, unica nota rassicurante nel dipinto noir proposto dalle linee strumentali. E' proprio la vocalità di Francesca a salvarci dalla perdizione negli abissi più scuri della musica dei Melampus! La sua è la voce antica di madri che leggono fiabe al capezzale dei figli dormienti, possono narrare di orchi e misteri, ma comunicano sempre un filo tenace di speranza e sicurezza... Francesca non agita molto le acque, non espande la sua tonalità in picchi da solista, non varia di molto le sue melodie, eppure riesce a farlo senza mai annoiare, sottolineando con naturalezza una continuità stilistica attraverso tutti i brani dell'album. Ci incanta ed ammalia... ci ipnotizza con la sua struggente bellezza... Un album che parla dell'attenzione meticolosa dei due nei confronti delle proprie opere, un disco maturo che ci presenta due strumentisti sopraffini, sintetici ma votati ai dettagli, che amano esplorare i segreti di mondi paralleli piuttosto che dipingere la solarità di quello presente. Un album che andremo ad analizzare con il nostro Martino Vergnano nella sua simpatica recensione EDP, un'opera matura di nove pezzi di spessore che consideriamo un piccolo capolavoro... ben fatto Melampus! Ci piace sognare con voi, nel vostro giardino esagonale...

   Per chi volesse approfondire la personalità e il percorso artistico dei due (artisti visivi entrambi: fotografo lui, pittrice e tatuatrice lei), rimandiamo all'articolo EDP a loro già dedicato, mentre procediamo qui con un excursus sulle tre etichette discografiche con cui quest'album si propone (la mitica Sangue Disken, Riff Records per i vinili e Old Bicycle Rec per i nastri in cassetta), ed infine con l'intervista specifica al duo bolognese Melampus, nella figura di Francesca Pizzo.
   Qui sotto il video ufficiale di "Second Soul", il brano di lancio dell'intero album, che ben esprime, per atmosfere e sonorità, la filosofia del duo e un secondo video pubblicato proprio in questi giorni, il psichedelico gioco di luci a contorno di "Night Laugh", uno dei brani più belli dell'intero album.


Second Soul” Official Video https://www.youtube.com/watch?v=fb01qgeCMSU



LABELS
In occasione dell'uscita di "N°7", i Melampus si erano avvalsi della collaborazione di una seconda etichetta discografica indipendente, nello specifico la RIFF RECORDS di Bolzano, che viene riconfermata anche quest'anno per la stampa in vinile del nuovo album "Hexagon Garden".
Nata nel 2006 da due amici cofondatori, Paolo Izzo e Matteo Meloni, si pone l'obiettivo di dare spazio alle giovani band locali aprendo però i confini anche al rock "indie" italiano. Buoni finora i risultati culturali del progetto. A fine 2011, infine, Paolo Izzo apre il Riff Records Store, un piccolo negozio, controtendenza in questi anni, di strumenti musicali ma soprattutto di dischi: cd, ma anche i vecchi, adorabili vinili. Propongono anche servizi di amplificazione per i concerti e la stampa dei dischi. In quanto Vinilificio Point (negozio convenzionato al circuito Vinilifico, che conta vari punti in Italia, Spagna, Portogallo e Mosca), assicura in breve tempo la stampa su vinile, anche in tiratura limitata, di ogni tipo di master. Ambizioni del progetto? Diventare un punto di riferimento e d'incontro per i musicomani e i musicisti della città.
www.youtube.com/watch?v=Lu6OfDzvQDY promo del negozio di dischi Riffrecords Store


Questa etichetta indipendente di prestigio nel panorama nazionale nasce a Milano nel 2007 dalle menti congiunte di Barnaba Ponchielli e Carlo Pastore (ex capo redattore di Rock.it, dj, Vj per MTV, fondatore degli Wemen e attualmente conduttore del programma Babylon su Radio2 Rai). All'epoca erano famosi i dj set esplosivi dei due... poi col tempo Pastore abbandona il progetto per continuare la sua carriera artistica.
Barnaba prosegue invece con la filosofia della label, ossia produrre musica di qualità, indie ed elettronica, tutta made in Italy. Ma l'etichetta è ancora di più: è talent scouting, scrive di musica e arte, propone servizi fotografici, dj
set e molto altro. Nessun duo puramente elettrico attualmente nel loro catalogo.
Barnaba Ponchielli è stato free lance per molte riviste musicali di spessore (Rolling Stones, Jam, Rock.it, Stordisco, Pig), è anche Art Director in molti locali del capoluogo lombardo, tecnico audio, consulente musicale, Event Manager, recensisce dischi e film nonché dal 2013 è A&R di un'altra rinomata etichetta dell'underground, La Tempesta Dischi fondata nel 2000 da Enrico Molteni, il bassista dei Tre Allegri Ragazzi Morti di Pordenone e da loro gestita in forma di collettivo.
http://sanguedisken.bandcamp.com


Si tratta di un'etichetta indipendente d'Oltralpe, precisamente da Piazzogna, in Svizzera. Attiva dal 2011 grazie all'impegno di Vasco Viviani, pubblica opere di vario genere, purché affini al gusto del fondatore, con supporti vari e tirature contenute alle quali dedicare la giusta cura. In catalogo compaiono duo vari ma non nella line-up a noi cara chitarra elettrica e batteria.
Con quest'etichetta esce il formato tape di “Hexagon Garde”, edizione impreziosita da un remix di “Night Laugh” ad opera di Luca Sigurtà (Harshcore, Luminance Ratio).






INTERVISTA
1. Ben tornati tra le pagine dell'EDP, Melampus! L'uscita del vostro ultimo album è un'ottima occasione per incominciare. Dimmi Francesca: tre anni e tre album, com'è che siete così prolifici? Componete già in tour promozionale dell'album appena uscito?
Sì, componiamo ogni qualvolta ne abbiamo la possibilità, quindi è facile per noi avere già un certo numero di nuove bozze pronte mentre siamo in giro per promuovere il disco. Fino ad ora è capitato spesso.

2. In così poco tempo siete anche evoluti, il vostro suono è più pieno, i brani più maturi, questo terzo album, “Hexagon Garden”, lo ritengo un capolavoro! Ci parli della vostra evoluzione sonora e stilistica?
Non ci sono mai idee precise in merito al suono che vorremmo ottenere quando lavoriamo ad un nuovo album. Di solito lasciamo che ciò che accade nelle nostre vite ci influenzi. Alcuni ascolti di Angelo hanno sicuramente condizionato le chitarre di Hexagon Garden e vari episodi e sensazioni vissute da me sono entrate a far parte dei brani sotto forma di testi. 

3. Vi siete divisi diversamente gli strumenti, ora... tu Francesca suonavi la chitarra e le tastiere, ora soltanto il basso mentre Angelo, che era solo batterista, imbraccia anche la chitarra e si destreggia con le attrezzature elettroniche. Come vi muovete tra fase live e recording? So che Damiano Simoncini, batterista del duo elettrico Versailles, vi appoggia in alcuni live.
Il cambio di strumenti all'interno della band è stata una necessità. Io ero stanchissima di suonare la chitarra e volevo tornare al basso, mio strumento principale, mentre Angelo aveva il desiderio di abbandonare la batteria per suonare la chitarra. Così abbiamo lasciato che tutto avvenisse piuttosto naturalmente e abbiamo affidato le ritmiche a una drum machine. Di solito gli strumenti che compaiono nel disco sono gli stessi che portiamo dal vivo. Le date con Damiano acquistano dinamiche e colore in più portando il set a sfiorare atmosfere più tribali o a tratti più rock. 


4. In che misura usate l'elettronica oltre agli strumenti tradizionali?
Oggi l'elettronica per noi è l'ossatura dei pezzi e allo stesso tempo una grande libertà. Ci permette di portare dal vivo brani con una “struttura classica” di voce, chitarra, basso e batteria pur restando un duo. Preciserei però che i suoni di cui si parla sono sempre analogici perché creati da drum machines. 

5. Quali le tematiche delle varie canzoni? C'è un filo conduttore lungo tutto l'album? Che cos'è questo Giardino Esagonale...? Sento la mancanza dei testi nel booklet del cd...
Il Giardino Esagonale è un contesto ipotetico in cui ambientare vicissitudini umane più o meno forti. Il filo conduttore potrebbe essere la frenesia con la quale viviamo il quotidiano e l'incapacità di entrare in un armonioso contatto con il prossimo. L'egoismo, la corsa verso un obiettivo di cui perdiamo coscienza perché ossessionati dall'arrivo, la difficoltà di distinguersi e incapacità di desiderarlo sono alcuni dei temi di cui parlo.

6. Il video promozionale dell'album, “Second Soul”, è un po' conturbante... raccontaci la trama e il suo significato. Com'è stato realizzato e da chi?
Regia e script sono di Federica Frezza, grande amica e artista poliedrica. La vicenda che narra è quella di un patto con il diavolo, ripreso da fonti letterarie e rivisitato secondo il gusto e le esigenze del caso. Oltre a me nelle vesti del diavolo, compare Greta Affanni che è colei che necessita del mio intervento e mi evoca. Abbiamo lasciato a Federica carta bianca perché il soggetto ci è piaciuto subito e in due giorni scarsi di riprese il girato è stato ultimato. 

7. La musica che proponete è indubbiamente di nicchia e il percorso che avete svolto non è stato sempre facile. Mi pare che finalmente stiate raccogliendo i frutti del vostro lavoro e tutta l'attenzione e i riconoscimenti che meritate! E' così?
L'impressione che il progetto stia crescendo è concreta, dopotutto a noi emoziona ogni volta fare due chiacchiere dopo i concerti con chi è venuto a sentirci e scoprire che in qualche modo gli abbiamo regalato delle emozioni. Quello del musicista è un lavoro che potrebbe esistere anche solo per questo: per fare star bene le persone. Detto ciò, è ovvio che più il nome cresce più persone entrano in contatto con ciò che facciamo, quindi continuare a suonare dal vivo e farci conoscere per noi è fondamentale. 

8. Con “Hexagon Garden” avete riconfermato la collaborazione con la Riff Records di Bolzano mentre dalla concittadina Locomotiv siete passati a Sangue Disken e Old Bicycle: ci parli un po' della scelta delle vostre labels?
Per noi il rapporto con le etichette è da sempre di supporto reciproco e al contempo necessità di lasciar a tutti la possibilità di operare con il massimo della libertà. Abbiamo sempre avuto le idee chiare sul concetto di “indipendenza” e quello che facciamo è frutto di una ricerca del tutto spontanea che non accetta compromessi. Le etichette che ci affiancano oggi hanno creduto nel disco che abbiamo scritto, dal canto nostro noi stimiamo le persone che ci lavorano e i progetti che pubblicano.

9. Niente è lasciato al caso nella vostra produzione: svelaci il segreto di quello splendido piumaggio di copertina... come artisti visivi, oltre che musicisti, avete un forte senso dell'estetica... hai disegnato tu Francesca il soggetto, che sei la pittrice del duo, come per le altre cover dei Melampus?
Sì, la cover del disco è mia come le due precedenti. Potrei dire che al soggetto delle piume sono giunta dopo vari tentativi assai distanti tra loro. Alla fine, quando non sapevo più dove sbattere la testa, ho pensato alla regola amica: "less is more". Ho cercato un simbolo forte e leggero. La piuma. Ciò che porta con sé è l'ipotesi di un altrove raggiunto in volo, la correlazione tra cielo e terra, l'animale e il divino. Così è stata scelta.

10. Il mondo animale compare spesso nelle vostre opere, dal nome della band alle copertine degli album. Ci racconti un po' della vostra passione per la natura e l'animalismo? La levriera sulla cover di "N°7" è ancora con voi? Siete anche vegani, vero?
Rita, la levriera, è con noi ed è in ottima forma! Dopo un periodo piuttosto lungo, a causa di una serie di intolleranze alimentari, da vegani siamo tornati ad essere vegetariani. La cosa buffa è che sia io che Angelo abbiamo scelto di diventare vegetariani attorno ai 14 anni, quando ancora non ci conoscevamo ed abitavamo in città diverse. Oggi abbiamo passato circa metà della nostra vita da vegetariani. L'amore per gli animali ci accomuna e attraverso le varie scelte nel nostro quotidiano facciamo il possibile per salvaguardare loro e l'ambiente.

11. Progetti prossimi? Non ditemi che state già creando nuovi pezzi per un altro album! ;) Più probabile un secondo video, come da vostra tradizione, visto poi che i pezzi per un secondo lancio abbondano in questo Lp...
Il nuovo video è pronto ed in uscita, ma fino a che non verrà pubblicato devo mantenere il segreto... Per quanto riguarda il futuro direi che una volta tanto cerchiamo di goderci le date del tour che proseguirà in estate e oltre e che per parlare di pezzi nuovi ci vorrà un po' più di pazienza. Per il video spero nella traccia 6, "Night Laugh", che è tra le mie preferite.... (Giusto in questi giorni della pubblicazione dell'articolo, è uscito il video in questione, proprio "Night Life"! Ndr)

Grazie per la presenza rinnovata qui all'EDP, Francesca! E' sempre un piacere chiacchierare con te. Augurandovi di raggiungere il massimo delle soddisfazioni con la vostra musica, ti lascio concludere con parole tue...
Grazie a voi per l'ospitalità. Concluderei dicendo che se acquistate un mezzo usato è bene assicurarsi di avere un buon meccanico che lo revisioni da cima a fondo per evitare che vi lasci a piedi a 800 chilometri da casa... (Riferimento alla fusione del motore del loro van durante la recente trasferta al Sud -Ndr) 



Booking:



DISCOGRAFIA
MELAMPUS 2012 Ep autoprodotto

1.15 feet 2.Thirst 3. 372 4.Double Room










ODE ROAD Lp 2013, Locomotiv Rec (altrock, slowcore, ethereal wave)

1.Freedom Day 2.Joel 3.The Path 4.Fall 5.Thirst 6.Introduction 7.Double Room 8.Dots 9.Walk with me



N°7 Lp 2014, Locomotiv Records/Riff Records, distribuito da Audioglobe

1.Warehouse 2.7 Stones 3.While we float 4.Hungry People 5.Rob 6.Guardians 7.GAD 8.The Gun 9.Waltz for Nina


Qui la nostra recensione dell'album


HEXAGON GARDEN Lp 2015, Riff Records/ Sangue Disken/ Old Bicycle

1.May Your Movement 2.Poor Devil 3.Second Soul 4.Worthy 5.Simple Man 6.Night Laugh 7.Question #3 8.Sun 9.Pale Blue Gemstone




Qui lo ascolti
Qui la nostra recensione dell'album


Link ad altre recensioni
HEXAGON GARDEN track by track, raccontato da Francesca.
INTERVISTA a Francesca della rivista femminile ELLE


Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle



martedì 12 maggio 2015

64. BACHI DA PIETRA: Dieci anni di bozzolo


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INTRO E BIOGRAFIA
   I BACHI DA PIETRA (splendido nome!) sono uno dei power duo italiani storici: nati nel 2004 ad Asti, compiono quest'anno dieci anni di discografia e per l'occasione pubblicano un Ep commemorativo di tre pezzi, "Habemus Baco". Un breve excursus storico, intanto, per onorare l'anniversario...

   Il duo è composto da Baco1 e Baco2, ossia Giovanni Succi (il Gianbeppe degli esordi) e Bruno Dorella. Entrambi iniziano quest'avventura da musicisti già professionisti, infatti Giovanni proveniva da un'esperienza interessante con i Madrigali Magri (dieci anni di post-rock in trio) mentre Dorella (ex Wolfango) era già batterista della mitica noise band OvO, suonava la chitarra e componeva negli ancora attivi Ronin nonché aveva fondato un'etichetta indipendente denominata Bar la Muerte con la quale nel corso dei 13 anni di attività ha contribuito a dar lustro a tante realtà interessanti dell'underground italiano. Tra loro, molte le 2-piece (le MOTORAMA, duo garagepunk capitolino; gli ALMANDINO QUITE DE LUXE, married duo mascherato di garage blues, da Bologna; il duo math/grind basso e batteria ZEUS!) ma anche artisti originali come Bugo, Nicola Manzan dell'one-man band BOLOGNA VIOLENTA, appena passato in duo chitarra-batteria, oppure Inferno, Fuzz Orchestra e tanti altri.
   Quella dei Bachi è una realtà molto particolare nel panorama musicale nazionale che ha fatto scuola sotto molti punti di vista. Prima della svolta hard rock li si poteva catalogare all'interno del cantautorato noir e blues, con testi in italiano, ma ciò non preparava all'esperienza travolgente che l'ascoltatore era destinato a vivere con qualsiasi dei loro album. Succi è l'impronta dei Bachi, con la sua voce scura, profonda e gutturale che scava nell'anima con testi criptici ma profondi, di forte impatto evocativo. Il cantato non è mai veramente tale, è piuttosto un parlato melodico ma anche ipnotico, subdolo e strisciante come uno dei tanti insetti portabandiera delle tematiche del suo autore. Abilissimo giocoliere delle parole (grandioso uso delle allitterazioni più che delle rime scontate), Giovanni incanta con i suoi testi, ammicca a dei significati che lascia però volutamente celati, sebbene le tematiche si ripercorrano da album ad album, descrivendo scene di quotidiana ipocrisia o elogiando la semplicità degli umili, dei diseredati, degli eroi solitari ed incompresi, del ruolo bastardo di tutti noi novelli servi della gleba. Il mondo inorganico e quello degli insetti, le sue ossessioni verbali; un certo pessimismo e una profonda conoscenza dell'animo umano (da cui il plausibile pessimismo!), il marchio identificativo dei testi.
   A livello di produzione discografica i due non si tirano certo indietro proponendo in questi dieci anni ben 5 album, due ep (tra cui quest ultimo), uno split e un vinile con Dvd, oltre a comparire in compilation di prestigio (vedi volumi vari tra i best of di Rock.it) e con molta umiltà anche nella nostra Compilation EDP Vol.1 (qui). Tutta la loro produzione musicale è caratterizzata da un'attenzione maniacale per i particolari, per le peculiarità di registrazioni usate (da quella del primo album nella cripta di una chiesa all'uso di strumentazione analogica e così via) e per l'attenzione allo sperimentale (virate noise, per esempio). Seguiti fin dall'esordio dall'etichetta milanese Wallace Records, è del 2013 la loro svolta, tanto dal punto di vista stilistico che di etichetta, con l'uscita dell'album "Quintale" che ci presenta un duo più aggressivo, dalle sonorità hard rock, a tratti metal, dove la voce di Giovanni finalmente approccia il canto, pur mantenendo inalterate le sue caratteristiche di base, e dove il drum set minimalista di Dorella s'arricchisce di qualche pezzo. Se un album come "Quarzo" aveva incantato, questo letteralmente scuote. Il marchio particolare è dato anche dalla produzione di Giulio Ragno Favero, de Il Teatro degli Orrori, loro grande fan, che li fa traghettare da sonorità cupe ed oppressive ad un sound più aperto e godibile ai più, quasi a voler aprire le ali di quei bachi a lungo nascosti nel rassicurante buio dei loro caldi bozzoli setosi. La Tempesta Records de I Tre Allegri Ragazzi Morti è l'etichetta che li accompagna in questo nuovo percorso.
Ed eccoci quindi all'ep commemorativo...
   "Habemus Baco", che è uscito il 5 maggio come la gloria di un annuncio, celebra il decennale traguardo del duoin versione mini album a tiratura limitata in vinile bianco; dietro al mixer ancora Giulano Favero mentre una cordata di tre etichette di fiducia per la sua pubblicazione: La Tempesta, Wallace e Tannen Records. Il primo brano, title track, è un rock spinto con venature metal, un gran bel pezzo di spessore e dalle interessanti dinamiche in cui l'autore descrive con parole sue chi erano chi sono e chi saranno i due bachi; la seconda traccia un rock di più ampio respiro che potrebbe tranquillamente svettare nelle hit nazionali (facendo l'occhiolino ad affermati rockers nazionali del calibro di Pelù e Ligabue -"che dovranno farsene una ragione", secondo parole dello stesso Succi) mentre a conclusione la coraggiosa lettura musicata di un articolo del 1914 a firma Giovanni Papini, "Amiamo la guerra", destinata a sicure polemiche ed incomprensioni... Originale infine l'artwork della cover: una trascrizione fitta dei testi, il logo della band, la discografia completa... ci accingiamo ora ad incontrare Giovanni Succi e Bruno Dorella per una breve (ed ironica) intervista in tema, concludendo l'articolo con la frase di chiusura della cover stessa: Habemus Baco tutta la vita!
   Con l'occasione ricordo che domani, mercoledì 13 Maggio alle ore 21.00, grazie alla collaborazione EDP-RockGarage.it, i Bachi da Pietra verranno presentati alla GarageRock Radio, in streaming, e durante la settimana sui canali Fm del circuito associato. Per chi volesse riascoltare la puntata ecco qui il link. 


“Habemus Baco” in streaming http://sentireascoltare.com/album/bachi-da-pietra-habemus-baco


Dall'album “Quintale”
Dall'album “Quarzo”
"Dragamine” live... @Mucchio Tv https://www.youtube.com/watch?v=q50ZyxlavPc
“Dragamine” Official Video https://www.youtube.com/watch?v=o2SaUrsz_5c





INTERVISTA
Ciao Giovanni e Bruno, sun di girare attorno ai Bachi finalmente vi incontro! Anche se virtualmente... E' un piacere presentarvi all'EDP tutto. 
Siete arrivati al decennale della vostra carriera discografica e in questi casi si tende a fare un punto della situazione: cosa è cambiato e cosa è rimasto dei Bachi di dieci anni fa? Mutazione dopo mutazione sono finalmente diventati farfalle?
G- No accidenti, sono diventati coleotteri da un quintale. Chi lo avrebbe mai detto. La natura, così
graduale nelle mutazioni genetiche, in determinati frangenti procede a salti.

2. La svolta hard rock del 2013 non ha stravolto la struttura dei Bachi ma ne ha segnato sicuramente la produzione. Quanto ha influenzato il lavoro di Giuliano Favero (Teatro degli Orrori) sia come produttore che dietro il banco mixer? E' stato comunque un incontro soddisfacente visto che la vostra collaborazione procede a gonfie vele!
G- Volevamo fare un album come Quintale e abbiamo chiesto a Claudio Cecchetto. Lui ci ha dato il numero di Giulio Favero.

3. Come concepisci la chitarra, Giovanni, all'interno di una 2-piece? Quali i cambiamenti tra la versione blues noir e quella rock? Hai suonato anche il basso nei Bachi a volte, è vero?
G- Sì ho suonato anche il basso acustico. All’interno di un duo trovo utile (paradossalmente forse) che lo strumento a corde si impegni nella ritmica con particolare attenzione. I cambiamenti tra il prima e il dopo riguardano per lo più sbalzi notevoli di dinamica. Se prima suonavamo in punta di zampe, schiacciati talvolta dal brusio degli umani, ora pestiamo con i volumi a chiodo e gli umani li schiacciamo noi (…per un’ora, per carità: poi come sempre vincono loro).

4. In occasione dei dieci anni della vostra carriera discografica avete appena pubblicato l'Ep "Habemus Baco". In questi casi celebrativi si è propensi a pubblicare un "The Best of" mentre voi vi presentate con due brani figli della vostra più recente svolta rock e la lettura di un articolo del 1914 inneggiante alla guerra, a firma Giovanni Papini, che si presta ad ovvie polemiche ed incomprensioni (mai facili le vostre proposte!). Vorreste illuminarci su questa scelta?
G- Trovavo interessante mettere in evidenza come spesso accada che chi semina vento e invoca i cataclismi nella storia, poi, nel momento della bufera, se ne stia comodamente al calduccio. Quando vide la guerra, l’autore si pentì del testo in cui esortava ad amarla. Bisogna stare attenti a quel che si invoca, potrebbe avverarsi. Stile Lampada di Aladino? Sì, e se alcuni non colgono questo aspetto dell’operazione non è un problema mio. Non è obbligatorio conoscere i retroscena (…nel 1914 non esisteva il fascismo e anche la sinistra era interventista) ma per chi non ne avesse voglia nemmeno di aprire Wikipedia, quello è solo un bel testo black metal di cento anni fa. Tutto il resto è stucchevole retorica che spalma il politicamente corretto a vanvera su tutto.

5. Giovanni, tra i vari cambiamenti di questi ultimi anni sei di recente anche diventato padre: ti sembra che questa esperienza ti abbia cambiato, influenzato nel tuo modo di vedere le cose del mondo e quindi di interpretarle nella tua musica?
G- Faccio interviste più stringate e questo è un bene. Ascolto i Motorhead cambiando pannolini. Una botta di concretezza ulteriore… Il tempo per tergiversare o essere indecisi non c’è più. La scelta è solo agire o non agire. Quindi sono sempre io, con qualche ora di sonno in meno e una gran voglia di suonare in arretrato.

6. Un'ultima domanda per Bruno... Come sappiamo tu suoni in vari progetti paralleli e la tua svolta rock con i Bachi si è quasi ripercossa anche nell'altro tuo duo, gli OvO (o viceversa...). In entrambe le band suonavi un drum set minimalista, ridotto all'osso, mentre ora hai aggiunto qualche pezzo in più ampliando le sonorità. Parlaci del tuo nuovo approccio allo strumento.
B- Ripetere le stesse cose cambiando ragione sociale è un trucchetto da quattro soldi di cui prima o poi si accorgono tutti. L'avvicinamento tra OvO e Bachi Da Pietra, anche se lievissimo, limitato solo alla potenza d'impatto di alcune ritmiche, mi ha imposto di diversificare ulteriormente. Il che non è un male, se aiuta a trovare nuove strade e sperimentare nuove soluzioni. Ho aggiunto un charleston nei Bachi. Sembra niente, ma in un set minimalista da 3 pezzi di batteria, salire a 4 è come aprire un intero mondo di alternative. E poi il charlie è molto rock and roll. Invece negli OvO ho aggiunto l'elettronica. E direi che la differenza tra i due progetti resta notevole, e la mia integrità artistica dorme sonni tranquilli.

Grazie per il tempo concessoci, Giovanni e Bruno. Un buon proseguimento di carriera allora, e se questo è il risultato, sì, che restino Bachi per tutta la vita!




DISCOGRAFIA
TORNARE NELLA TERRA Lp 2005 WallaceRecords/Audioglobe (Sperimentale)

1.Primavera del sangue 2.Aprile D.C. 3.2:40 4.Solare 5.Verme 6.Zolle 7.Stella 8.Prostituisciti 9.Stirpe Confusa






NON IO Lp 2007, WallaceRecords/Die Schachtel/Audioglobe (Sperimentale, Folk)

1.Casa di legno 2.Altri guasti 3.Non io 4.Fisica elementare 5.Lunedì 6.Farfallazza 7.Check Life 8.Bastiano 9.Giorno perso 10.Ofelia





TARLO TERZO Lp 2008, Wallace Records (Sperimentale, Blues)

1.Servo 2.Mestiere che paghi per fare 3.Tarlo della seta 4.I suoi brillanti anni ottanta 5.Lina 6.Seme nero 7.Lui verrà 8.Andata 9.FBD (fosforo bianco democratico) 10.Dal nulla per nulla 11.Per la scala del solaio






QUARZO Lp 2010, Santeria/Wallace Records (Sperimentale, Rock)

1.Pietra della gogna 2.Bignami 3.Dragamine 4.Niente come la pelle 5.Zuppa di Pietre 6.Muta 7.Morse 8.Notte delle blatte 9.Pietra per pane 10.Non è vero quel che dicono 11.Orologeria 12.Fine pena






INSECT TRACKS 2010 Vinile+Dvd, Wallace Records

Lato A, studio recording: 1.Per la scala del solaio 2.Andata 3.Notte delle blatte 4.Casa di legno
Lato B, live recording: 1.Mestiere che paghi per fare 2.I suoi brillanti anni Ottanta 3.Strada verso Incisa 4.Prostituisciti/Verme





BACHIDA PIETRA/MASSIMO VOLUME Split 2011, Tempesta Dischi (Sperimentale, Rock)

1.Morse 2. Un altro domani (Massimo Volume)
3.Litio 4.Stige11 (Bachi da Pietra)






QUINTALE 2013, La Tempesta Dischi (HardRock, Cantautorale, Noise)

1.Haiti 2.Brutti versi 3.Coleotteri 4.Enigma 5.Fessura 6.Mari lontani 7.Io lo vuole 8.Pensieri, parole, opere 9.Paolo il tarlo 10.Sangue 11.Dio del suolo 12.Ma anche no 13. Baratto@bachidipietra.com (traccia presente solo nelle versioni digitali dell’album)




FESTIVALBUG Ep 2013, Corpoc, Vinile e digitale download (Cantautorato, Rock)


1.Tito Balestra 2.Madalena 3.Baratto Resoconto Esatto






HABEMUS BACO Ep 2015, Rock, Mini album in vinile bianco e Cd (Tannen/ Wallace/ La Tempesta)

1.Habemus Baco 2.Tutta la Vita 3.Amiamo la Guerra




Lo ascolti qui:





Articolo ed intervista ad opera di Giusy Elle



sabato 2 maggio 2015

63. Live Reportage1: BOB LOG III dei DOO RAG


INTRO
   Eccoci a un nuovo appuntamento qui all'EDP. Oggi vi presentiamo l'entusiastico Reportage del concerto di Bob Log III tenutosi lo scorso 11 Marzo presso il Magazzino sul Po di Torino. Resoconto speciale ad opera di Martino Vergnano, chitarrista de I COSPIRATORI e nostro recensore EDP. A fine concerto Martino e Paolo Chiorino, il batterista del duo, hanno anche avuto modo di fare un'intervista all'eroe della serata. Ne è nata una simpaticissima intervista che vi proponiamo integralmente, una chiacchierata in esclusiva per tutti noi dell'EDP!

I Doo Rag all'inizio della loro carriera

BIOGRAFIA
   Il funambolico artista che presentiamo oggi è in realtà un One-Man Band, ma che proviene, sia cronologicamente che nello stile, dal mitico ed incredibile duo statunitense DOO RAG. I Doo Rag erano semplicemente due musicisti pazzi scatenati da Tucson, Arizona, amanti del rock n'roll e del blues delle origini, dello stile sporco e sgangherato, dell'improvvisazione e della costruzione degli strumenti musicali da suonare. Nello specifico Bob Log III alla chitarra slide e voce e Thermos Malling al suo set di batteria home-made. Bob Log era famoso anche per il suo unico ed incredibilmente veloce finger picking (si diceva avesse una coda di scimmia al posto del braccio destro) applicato ad un dobro semiacustico auto costruito, come per suonare una roboante chitarrina giocattolo nel corso dei loro live; gli strumenti percussivi di Thermos potevano comprendere invece scatoloni e ferraglia varie o (come nel video che proponiamo qui di seguito) una cassa di birra come grancassa, un bidone di latta per rullante, il cestino da spesa in metallo al posto del charleston mentre una vecchia bobina da film veniva usata come cimbalo... anche il microfono era particolare, in modo da distorcere la voce di Bob. Non ci sono parole sufficienti per descrivere lo stile furibondo dei due per cui rimando a questo video del 1996, un' esibizione live in uno show televisivo, che mostrerà appieno l'originalità dei due https://www.youtube.com/watch?v=TZNqkZ6T4B8
   I DOO RAG nascono nel 1990 e pur partendo da esibizioni per strada o in piccoli pub, riescono in breve a farsi notare e ad ampliare il raggio dei loro tour. Raccoglieranno negli anni una schiera di fan sempre più nutrita e verranno osannati anche da artisti del calibro dei Sonic Youth, viaggiando infine in tour con i Jon Spencer Blues Explotion, con i Cramps o la leggenda del Delta Blues R.N. Burnside.
   Nel corso di un ultimo tour Thermos abbandona senza preavviso il suo posto dietro alla batteria e a Bob restano solo due scelte su come procedere: interrompere il tour o... improvvisare. Inutile dire che questa fu la scelta infine prediletta dal nostro chitarrista Bob... si fornì di una drum machine, continuò a cantare e suonare il dobro o la chitarra mentre con i piedi picchiava la custodia di una chitarra e un cimbalo. Soluzione più o meno perpetuata per tutti gli anni da solista che lo hanno visto esibirsi fino ad oggi. Attualmente veste una tuta da uomo-cannone e un casco da motociclista al quale è applicata una cornetta telefonica che funge da microfono alterato. E' evidente che il soggetto è un personaggio bizzarro, fantasioso, vivace e autoironico. I suoi live sono sempre imprevedibili, può scendere dal palco e suonare dal bagno delle donne, come avviarsi verso il Po, in questa data tutta italiana al Magazzino sul Po di Torino. I suoi testi sono spesso demenziali o sessisti, in maniera del tutto irriverente ma giocosa e insomma, è quel genere di live che ti stupisce e ti coinvolge trascinandoti in un mondo fantastico parallelo di pura gioia e divertimento. Come perdersi il live reportage di una serata come questa, anche se il chitarrista in esame non fa più parte di un duo? Grazie all'aiuto di Martino e Paolo, per l'occasione tra il pubblico, ecco un riassunto della serata tutto per voi, lettori dell'EDP! E a seguire la divertentissima intervista...



LIVE REPORT
BOB LOG III 11.3.2015 @Magazzino sul Po, Torino
live report by Martino Vergnano

Bene, a minuti inizio la mia telecronaca per il concerto di Bob Log III a Torino... Per chi volesse seguire lo svolgersi degli eventi resti connesso qui... (Reportage in diretta sulla nostra Pagina EDP Ndr). BOB BLOG ahhh!

23.00: Eccolo in tutta la sua energia...
23.08: Bob Log sul palco... Sembrano come minimo in tre ma è solo... Con il pubblico che lo circonda letteralmente quindi non è solo... Tutti in visibilio... È coinvolgente come poche band sanno fare... Pezzi tiratissimi... Locale strapieno... Fa tutto quello che in Italia qualcuno continua a dire che non andrebbe fatto e la gente si spella le mani... Stasera è lui l'ambasciatore americano in Italia, c'è la musica, le atmosfere che ho sentito quando entravo nei bar in Louisiana lungo le interstate... Continua così Bob! ...e chiedo un mutuo per bere finché continua la musica.
Mi chiedo cosa succederebbe se gli venisse da andare al cesso durante il concerto.
23.24: Non c'è niente da fare, Bob Log E' il BLUES... Dite quel che volete: è la frontiera del blues... Un pezzo dietro l'altro e non fa che confermare questo mio pensiero... Finito il concerto, durante l'intervista, definirà però la sua musica "guitar party"...
23.36: È sporco, è grezzo... In Italia ti direbbero in molti: no ma non si capisce niente, no ma la chitarra è scura, impastata... E poi la voce... Non si capisce... E invece è proprio così che deve andare!
23.40: Et voilà... Bob scende dal palco chitarra alla mano e continua a suonare... Esce dal locale e sempre suonando si avvia verso il fiume Po, scende gli scalini e ad un certo punto gli chiedo se si metterà a camminare sull'acqua... Sta per farlo poi sempre suonando rientra nel locale...
2.50: Il ritmo la fa da padrone... La sua chitarra... In realtà è ciò che si è sempre fatto quando la gente aveva voglia di fare festa senza preoccuparsi di essere alla moda o cazzate del genere. Sta svolgendo un servizio liberatorio...
23.55: E' finito... Ho visto che faccia ha... Non ho fatto in tempo a fotografarlo... Gran concerto... Ci mancherà... Oddio mancano serate così! In realtà basterebbe che la gente smettesse di farsi paranoie e pensasse a divertirsi e divertire...

Bob Log III... I was there!!!!!




INTERVISTA
I Cospiratori intervistano Bob Log III:

11 marzo 2015,
In occasione della tappa a Torino del tour europeo di Bob Log III, i Cospiratori bevono con lui un paio di birre e fumano qualche sigaretta insieme, ne nasce un'intervista informale che è piu una spensierata chiacchierata dopo un concerto strepitoso dell'one man band Bob Log III.

I Cospiratori: Ciao Bob, il tuo concerto è appena finito e già ci manca quel clima che hai creato durante l'esibizione, trasmetti molta felicità e gioia mentre suoni…
Bob Log III: Amo suonare la chitarra e per rendere tutto più divertente trasformo il suonare la chitarra in un party, in una festa  e così diventa ancora più divertente suonare la chitarra e il party diventa più divertente  e ogni piccolo passo che fai divertendoti suonando con la chitarra contribuisce a rendere il party ancora più divertente e magari questo spingerà qualcun altro a fare un po' di musica, di rumore allegro con la chitarra… dannazione!
C'è un sacco di gente che  fa del rumore non allegro che va bene però dai… facciamo un po' di allegria!

Bene, speriamo di non seccarti con la prossima domanda ma… che puoi dirci dei Doo Rag ?
Va bene: ho avuto grandi momenti con i Doo Rag, abbiamo suonato ovunque, abbiamo fatto un sacco di cose… e non avevamo un etichetta discografica o un management, abbiamo iniziato suonando per strada sui marciapiedi e poi dei tizi di New Orleans ci hanno tirato dentro un tour e poi una cosa tira l'altra e abbiamo suonato con Beck, i Sonic Youth ecc. perché piacevamo alle altre band come i Cramps che ci hanno portato in tour e siamo finiti sul loro tour bus a fare baldoria…

La scorsa estate cazzeggiando su youtube abbiamo visto qualche vostro video e siamo rimasti colpiti perché la batteria non era una batteria standard ma un assortimento di ferraglie, scatoloni e materiali di recupero... e by the way… nei nostri nuovi album abbiamo cercato di seguire un po' quell'esempio...
Sì, era tutta spazzatura, scarti... il batterista  usava scatoloni di cartone e secchielli e quando ci metti davanti un microfono suonano davvero bene…
Anche noi ci siamo ispirati a un gruppo di New Orleans, non ricordo il nome, un disco dei primi anni '50 e il suono era molto alla Doo Rag con l'eccezione che loro avevano il violino e l'organetto -o fisarmonica- (essendo che in Louisiana la musica tipica è quella Cajun e i suoi strumenti tipici sono il violino e l'organetto diatonico, penso si trattasse più probabilmente di quest'ultimo Ndr).
Comunque quel tipo di batteria lo chiamavano "trash drum"… (Bob a questo punto canticchia un ipotetico ritmo; nel mentre passano dei ragazzi che vorrebbero farsi un selfie con lui e dato che si esibisce col volto coperto da un casco per non dare importanza al suo volto fa il selfie ma coprendosi la faccia con la mano…). Va bene mi capita tutte le volte (la storia dei selfie Ndr).
Gli mostriamo una foto scattata poco prima, durante il concerto: Bob è uscito dal locale suonando (il Magazzino sul Po) e ha iniziato a scendere sugli scalini in pietra che finiscono direttamente nel fiume… ride… col casco non vedevo quasi niente, mi sono reso conto che sarei potuto finire in acqua e mi sono chiesto se sarei riuscito a nuotare con la chitarra...

Una delle cose che ci è piaciuta molto è un'affermazione di Tom Waits che dice una cosa tipo "... c'è questo tizio, Bob Log, lo avete mai sentito ? [...] è proprio la cosa più forte e strana che abbia mai sentito, non capisci una parola di ciò che dice...
Ah ah potrei dire la stessa cosa di Tom a volte... ma è molto bello sentire che ha detto questo su di me...

Anche noi amiamo filtrare la voce attraverso il mic green bullett per ottenere quell'effetto telefonico, spesso la cosa fa uscire dai gangheri i fonici però quel tipo di effetto sulla voce ci piace molto e tu usi addirittura una vera e propria cornetta del telefono appiccicata al tuo casco …
Sì , l'importante è trovare il giusto mix col resto della musica ma l'effetto è fantastico. Il più delle volte come ci capita di sentire la voce di un amico? Attraverso il telefono! Un amico lo sentiamo o al telefono o direttamente dalla sua voce quando capita di vedersi, la voce di un amico non la senti attraverso un sm58, quindi siamo abituati a quel tono, a quel timbro di voce di latta del telefono, non ci chiamiamo con un sm58 per dirci pronto come va ci vediamo per pranzo o per un caffè? Sentiamo molto più le voci attraverso un telefono che attraverso un 58… e questo era il mio pensiero così invece di spendere 90 dollari per un microfono ho pensato che si poteva tagliare il cavo di una cornetta da un telefono pubblico e scappare, nel tempo poi hanno messo alle cornette dei telefoni pubblici un cavo protettivo di metallo così ho pensato che parzialmente era anche colpa mia (non è chiaro se Bob abbia realmente tagliato il cavo di una cornetta di un telefono pubblico e sia scappato con essa, rimarrà un mistero NDR).
Quando ero piccolo mi piaceva Fred McDowell, se ne stava seduto sul portico e suonava e batteva il piede per tenere il ritmo, non usava chitarre costose, aveva una chitarra normale… fai musica con ciò che hai…

Come definiresti la musica che fai? E' blues... o qualcosa del genere?
La chiamo Guitar Party… arriva dal blues ma è anche rock and roll, è più vicina al rock and roll che non al blues, amo il blues e ci sono un sacco di cose che mi piacciono del blues... 

Viaggi da solo? In tour da solo???
Sì, suono poi guido la macchina e vado nella prossima città e così via.

Poco fa mentre suonavi per un attimo ci hai fatto pensare a una versione "moderna" di ciò che faceva Son House, una chitarra molto ritmata, il piede che tiene il ritmo e poi la voce (per quanto stilisticamente diverse).
Sì ok, ti ringrazio per il paragone ma non sono cresciuto col blues. Forse possiamo assomigliarci un po' per ciò che faccio con la mano destra, se fai caso nei video dove suona Son House sembra non stia facendo quasi niente con la mano destra mentre invece sta facendo delle piccole note mentre tiene il ritmo, un po' come faccio io. Non sono cresciuto nel Mississippi, sono cresciuto in Arizona dove ci sballavamo un po' e andavamo nel deserto a giocare a flipper, è una fottuta cosa diversa ma non sto dicendo che Son House o altri non fossero festaioli… è solo come stanno le cose...

Possiamo chiederti quale sia il significato "tra le righe" del titolo del tuo ultimo album "My Shit is Perfect"?
La mia merda è perfetta... la roba che faccio va bene così com'è.
Deriva dal fatto che in molte interviste mi chiedevano; "e adesso cosa farai di diverso nel prossimo album?", "Fai qualcosa di differente!" e io… 'fanculo differente… qual'è il sound di Bo Diddley? Come suonano gli ACDC? Se qualcuno rovina quella formula tutti quanti se la prenderebbero, mi piace la mia formula, il mio sound, e non voglio cambiare.
Ogni tanto penso che potrei cambiare qua e là qualcosa alla batteria o alla chitarra ma questo è ciò che faccio e non voglio fare nient'altro what da fuck else am I supposed to do? Potrei ingaggiare un mucchio di persone per suonare con me ma non lo farò...

Possiamo sperare in una reunion dei Doo Rag in futuro?
Non lo so, potrebbe accadere ma non sarebbe un tour. Andare in tour è impossibile a meno che entrambi lo vogliano, ma mentre a me piace molto andare in tour, il mio batterista si è stancato.

Vivi in Australia adesso? In quale parte?
A Melbourne, molto a sud. Ci sono i pinguini durante l'inverno, il caffè è molto buono perché ci sono un sacco di Italiani, è un buon posto in generale per la musica, un sacco di buone bands…

Possiamo chiederti l'ultima domanda da nerds a proposito dei tuoi effetti? Se ne usi e che chitarre e il tuo equipaggiamento...
Non uso pedali o effetti, ho un sound acustico ed elettrico allo stesso tempo, è un po' come Johnny Cash che aveva allo stesso tempo quel sound da una parte "ginchi ginchi ginchi" e poi i bassi bom bom bom bom… uso corde molto spesse e accordate molto basse, e a volte c'è un filo di distorsione naturale dato dalla saturazione dell'amplificatore. No, non uso pedali.

Quando registri come fai? Suoni tutto in una volta ?
Sì, di solito sì. A volte registro le voci a parte ma per il resto è più o meno come durante un concerto.

Che tipo di accordature usi?
Le chiamo "open E" e "open A"  (MI aperto e La aperto) però in realtà il mio MI è un Si quindi ancora più basso. Uso corde per chitarra baritono, niente effetti e poi un po' di picking con le dita …dighi daghi dighi…

Ragazzi vado dentro a smontare e impacchettare un po' di roba. Ci porti un tuo 45 giri? Sì, vado a prenderlo e torno... Ok grazie Bob. 

…e si avvia verso il locale…

Quella sera non lo avremmo più rivisto ma va bene così, il concerto e la chiacchierata con lui rimarranno indelebili nei nostri ricordi. Grazie Bob!



Articolo ad opera di Giusy Elle
Intervista realizzata da I Cospiratori (Martino Vergnano & Paolo Chiorino)