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Foto by Riccardo Modena |
INTRO
Chi
segue con regolarità Edp, sa che abito in Trentino ma sono di
origini friulane, per tale ragione questo duo è uno che ho seguito
fin dagli albori (fantasticando a volte di aver potuto condividere i
palchi, se restavo in regione...), pur non avendo ancora dedicato
loro il doveroso approfondimento. Col tempo mi sono sempre più
affezionata alle loro sonorità, scure ma sublimi, e alle personalità
dei due componenti, come si delineavano dai post sui social e dalle
interviste, fino a sviluppare una vera e propria empatia con il loro
progetto. E' quindi con gran piacere che inauguro la stagione
redazionale 2020 (anche se un po' in ritardo...) presentandovi i THE HAUNTING GREEN, duo dalle
coordinate metal estreme ma con sonorità dilatate ambient-drone ed
elettronica dark; il tutto, con signorina alle pelli...
BIOGRAFIA
THE
HAUNTING GREEN nasce a Udine nel 2012 dallo scioglimento del
quintetto post-hardcore
A Cold Dead Body,
del cui organico sopravvivono il chitarrista Cristiano e la
batterista Chantal. Chantal Fresco, in realtà, nasce nel 1981 a
Genova e, dopo la laurea triennale in D.A.M.S., trasloca in Friuli,
nelle terre di origine della famiglia materna. Già in Liguria aveva
suonato nella band
Varusclis (il destino vuole fosse un duo basso-batteria...) per cui una volta trasferitasi nella
nuova regione non ha avuto problemi ad inserirsi in un altro progetto
musicale.
Il
pordenonese Cristiano Perin, classe 1978, è invece un ingegnere
edile che per molti anni ha lavorato a Udine nel ramo della bioedilizia, suonando anche la chitarra negli
Zune,
storica band HC recentemente riformatasi. La musica è una vera
passione per lui e in quegli anni inizia anche a collaborare come
volontario e promoter con il circolo
ArciCas’Aupa di Udine dove organizza concerti, workshops e
rassegne; ancora oggi fa parte del direttivo artistico. Nel frattempo
è anche il socio fondatore
dell’Associazione
Sherpa, la quale ogni estate organizza un concorso per band
emergenti e una serata di musica live allo scopo di raccogliere fondi
per la ricerca e cura delle malattie cardiovascolari.
E'
in quel periodo che conosce e contatta Chantal su Myspace per un
side-project tra il dark e lo psichedelico, ma in realtà, di lì a
breve, il batterista degli A Cold Dead Body lascia la band ed è su
di lei che cade la scelta del sostituto, accantonando l'idea del
progetto parallelo. Purtroppo non è mai facile far quadrare una band
di molti elementi ed è così, che dopo un lungo periodo di agonia,
all'uscita del primo, soffertissimo album, la band si scioglie
definitivamente.
Chantal
e Cristiano, forti di una solida amicizia e un'intesa quasi
telepatica (nonostante questo e diversamente da quanto si possa
immaginare non sono una coppia nella vita), decidono di continuare
l'avventura musicale assieme fondando così gli Haunting Green. Siamo
nel 2012 e Cristiano riarrangerà per una sola chitarra il materiale
migliore dell'album mentre con Chantal si preparano a creare nuovi
pezzi che prendono sempre più le coordinate post metal, attingendo a
piene mani dagli ascolti black di Cristiano e aggiungendo una vena
poetica, del tutto personale, che rende la musica del duo molto
riconoscibile e assolutamente incantevole. Amplificatore da basso e
sintetizzatore, sono gli strumenti aggiuntivi per raggiungere tale risultato;
batteria elegante a confezionare il tutto; qualche abbellimento
nell'album ma nessuna base in fase live.
Il
2014 è l'anno in cui si inaugura la discografia della band,
pubblicando dapprima un Ep omonimo, (in tiratura limitata e ormai
esaurito), un 5 pezzi dove la scrittura di Cristiano già rivela la
sua predisposizione per la melodia struggente di nordica memoria e il
canto (quando c'è) si esprime in un growling sofferto. A fine anno è
invece il turno di un'insolito split album con quel genio della
sperimentazione che è il bolzanino Claudio Rocchetti, parte di una
serie limitata di split edita dalla Final Muzik di Gianfranco Santoro (
qui un
video live)
A
parte la speciale incursione in una compilation dedicata al locale
fiume Tagliamento (
Tiliaventum, Final Muzik 2017), dobbiamo
attendere l'inizio del 2019 per un nuovo lavoro in studio, ma ne vale
proprio la pena.
Natural Extinctions raccoglie 7 brani per una
cinquantina di minuti d'ascolto durante i quali ci si può perdere e
incantare. Molto spazio è dedicato agli strumenti che, tra chitarra
ed elettronica, costruiscono atmosfere sospese e melodie struggenti,
il tutto in una maniera assolutamente ben rifinita e curata in ogni
suo dettaglio.
Mi
piace sottolineare la speciale collaborazione con due cari amici di
Chantal: il compositore e polistrumentista genovese Fabio Cuomo,
intervenuto con un delicatissimo outro di synth e pianoforte in
"Where Nothing Grows", il pezzo chiave del disco, e la sua
compagna, l'illustratrice Jessica Rassi (
TheGiant's Lab), che ha contribuito a questo bel lavoro
interpretando al meglio il lato forte e selvaggio della natura, nella
cover del disco, come da concept base dell'intero progetto Haunting
Green. Dalla carcassa di un animale selvatico, sboccia e impera la
natura in forma di fiori lussureggianti.
In
Natural Extinctions la natura viene vista e interpretata come la
fonte prima da dove proveniamo e dalla quale, nel nome
dell'evoluzione, ci siamo sempre più allontanati, fino a
considerarla qualcosa di estraneo, di cui approfittare e depredare. Un
percorso di lontananza che prevede anche l'abbandono dell'istinto,
dell'innocenza del fanciullo; estinzione naturale come metafora del
disconoscimento dello Spirito Puro che dimora in ognuno di noi.
La
natura selvaggia del Friuli la ricordo bene, ed è quella che ha
incantato Chantal e dato forma al Cacciatore Verde, la figura
mitologica il cui compito è di ricondurre l'uomo alla sua
primordiale e gloriosa natura, e che negli Haunting Green usa le note
magiche di Cristiano per riportare ogni anima travagliata alla sua
originaria dimora di pace. Musica elegiaca e messaggi profondi per un
duo dalla sensibilità inusuale... A proposito di questo: l'album è
dedicato a Black Mamba, una bella Rottweiler ormai scomparsa che più
che la mascotte della band, era proprio da considerarsi il terzo
membro segreto del duo, e che sempre li ha seguiti in sala prove, ai
concerti e nelle trasferte dei tour. Un animale che seppur nella sua
dolcezza era il ponte d'unione tra i musicisti e la natura pura e
selvaggia di cui decantano, una specie di inconsapevole musa
ispiratrice a cui rendere, così, degno onore.
A
rappresentanza di tutte queste tematiche, ecco il
videoclip
della seconda traccia, "Where Nothing Grows", uscito ad
anticipazione dell'album stesso. Un'esperienza che vede Chantal nella
figura di attrice e sceneggiatrice, in un bucolico paesaggio fatto di
verdi colline e torrenti cristallini, tra cavalli e l'antica e nobile
arte della falconeria.
Cosa
dire ancora di questo splendido duo? Che la loro musica e il
messaggio correlato si stanno divulgando a livello nazionale grazie
ai molti live che li vedono impegnati, ma anche internazionale grazie
alla collaborazione con l'etichetta indipendente canadese Hypnotic
Dirge Records. Numerose sono per esempio le recensioni per webzine
Statunitensi, Canadesi e Spagnole... Una scelta fatta non solo per
comune estetica musicale ma anche per i valori che stanno alla base
dell'etichetta stessa, come da breve approfondimento qui a seguire.
Procederemo poi con i dettagli di tutte queste tematiche grazie
all'intervista con i diretti interessati: Chantal Fresco e Cristiano
Perin del duo elettrico friulano The Haunting Green, mentre nel post
successivo lasciamo spazio al nostro fido collaboratore Cesare
Businaro che, con la sua
recensione, vi
condurrà, in maniera colta, tra tutti i risvolti di
Natural
Extinctions. Buona lettura, buon ascolto, e che sia un viaggio
illuminante per tutti voi, verso il ritorno sacro e naturale delle
nostre radici più selvagge. Prima che sia troppo tardi e che
l'estinzione divenga l'unico panorama possibile.
Link
video:
LABELS
HDR
è un'etichetta indipendente di Black e Doom Metal fondata nel 2008 a
Esquimalt (Canada). Nicolas Skog ne è stato il fondatore e attorno a
lui, ad oggi, si è raccolto un piccolo team di lavoro, distribuito
nelle due sedi di Saskatchewan e Quebec.
La
filosofia dell'etichetta è molto interessante, basata su valori di
equalità e collaborazione, prima ancora che economici. Pubblicano
musica di band underground da tutto il mondo purchè questa sia
genuina, viscerale e che abbia un forte aspetto emozionale; da questo
punto di vista il genere è riduttivo e in catalogo troviamo infatti
anche generi che esulano dal metal. Il rapporto con gli artisti
prodotti è paritario e non si impone mai una filosofia di mercato:
lasciano alle band totale autonomia sulle decisioni finali
affiancandosi soltanto come partner con esperienza. Notevole la
strategia di mercato della Hypnotic Dirge che, nel rispetto del
fruitore finale ma anche dell'artista, rilascia tutto il proprio
catalogo su Bandcamp in forma di free download. Gratuito o a piccola
donazione, il meccanismo si è rivelato vincente: il numero dei
download, e di conseguenza della circolazione della musica, è
aumentata notevolmente mentre la somma delle donazioni spontanee alla
fine ha raggiunto se non superato il circolo di affari del download a
prezzo imposto. Ma non si tratta di una mera questione di affari, i
valori dell'Hypnotic Dirge sono più profondi: "
The internet
is meant to be free. Files are meant to be
shared. Open-source is the future. Mutual respect and voluntary
support is the best way to forge non-coercive values". L'etichetta
inoltre pubblica periodicamente compilation con i brani dei propri
artisti e nel tempo si è anche organizzata nella distribuzione per
il Nord America di altre etichette metal: Solitude Productions
(Russia), Throats Productions (Messico), Vendetta
Records (Germania) e Les Acteurs de l'ombre (Francia).
https://hypnoticdirgerecords.bandcamp.com/
INTERVISTA
1.
Un cordiale saluto, cari Cristiano e Chantal, e benvenuti negli spazi
virtuali dell'Electric Duo Project. Del duo, di come è iniziato e si
è evoluto, abbiamo già parlato nell'articolo di presentazione,
vediamo qui di approfondire la nostra conoscenza: Chantal, come è
iniziata la tua passione per la batteria e come sei arrivata al tuo
personalissimo drumming?
CH:
Ciao a tutti, è un piacere!
Sono una di quelle bimbe cresciute
negli anni '80 a cui non hanno comprato la batteria di Topolino,
nonostante gli innumerevoli appelli. La mia passione per la batteria
tornò all'epoca del liceo, poco prima del rientro a scuola dopo le
vacanze estive che trascorrevo come da tradizione in Friuli. Un amico
batterista mi invitò ad assistere alle prove: rimasi affascinata dal
suono della batteria, e gli chiesi di farmi provare. Ricordo che mi
insegnò un tempo in levare, cosa non proprio da principianti, ma ci
riuscii! Dopo pochi giorni sarei rientrata a Genova, e il primo
giorno di scuola la disperazione da rientro fu mitigata dalla
presenza di un ragazzo che distribuiva all'entrata volantini di una
scuola di musica, che includeva corsi di batteria. Diciamo che è
come se il colpo di fulmine per questo strumento avesse acceso un
lume dentro di me, rendendomi visibile alle occasioni che la vita
pone innanzi ai nostri occhi: a noi tocca il compito di saperle
cogliere.
Dopo circa un anno di demotivazione da solfeggio
cantato arrivò la mia prima batteria (una Ludwig Rocker nera), e
armata di Walkman e cassette (!) iniziai finalmente a suonare
provando nello scantinato andando a orecchio. Il primo gruppo è
arrivato molto dopo, e facevamo schifo, tanto da riascoltarmelo
tutt'oggi per ridere a crepapelle! Di batteristi ne ammiro
moltissimi ma non mi ispiro a nessuno: piuttosto assimilo ciò che mi
piace e lo lascio emergere.
2.
In Liguria avevi già suonato in un duo, nello specifico
basso-batteria (Varusclis):
come mai quella line-up e quali le differenze con uno con la
chitarra?
CH: Appena iniziata l'università iniziai a suonare in alcuni gruppi.
I Varusclis nacquero dalla voglia di sperimentare, divertirsi, e fare
tanto casino senza particolari aspirazioni. L'approccio era molto
punk e finalizzato a suonare dal vivo: basso suonato a caso e
batteria che dà senso a tutto...
The Haunting Green è un
progetto serio e ben più articolata è la materia sonora. Oltre a
suonare la chitarra, Cris gestisce l'elettronica, e canta. Io da
dietro le pelli suono anche il synth tramite un sample pad: questo
permette di ampliare la gamma di sonorità nei nostri
arrangiamenti.
Alle nostre sonorità dedichiamo un'attenzione
puntualissima, e dietro a ogni nota c'è una ricerca, delle idee, e
una scelta consapevole.
3.
Cosa ti ha spinta a trasferirti in Friuli, nelle terre di origine di
tua madre? Le memorabili vacanze dai nonni hanno lasciato il segno
della Terra d'Origine?
CH:
Io sento di appartenere a questi luoghi da sempre. Non mi sono mai
sentita a casa a Genova, e fin da piccola ogni rientro dalle vacanze,
a settembre, era un momento di disperazione. Mi attendevano mesi di
reclusione lontana dai miei inseparabili amici: i grandi spazi
circondati da quei monti, quei fiumi, quei
boschi, quei panorami, quei silenzi, quei
temporali e quei tramonti. Nessun luogo ha mai avuto
un'influenza così benefica, antalgica, come dove ho scelto di
vivere.
Ho sempre avuto un legame speciale e profondo con la
Natura e un rapporto empatico con gli animali, oltre che un bisogno
viscerale di solitudine e introspezione, necessaria a disintossicarmi
dalle brutture (soprattutto umane). Amo contemplare la bellezza
essenziale della natura, che ha sempre ragione, e trova sempre il
modo per insegnarti qualcosa di saggio. Ciò che alcuni
definiscono“il nulla” per me era, è stato ed è “il
tutto”.
4.
Ciao Cristiano, devo ammettere che il tuo writing mi ha profondamente
coinvolta, ci sento molta anima, dentro. Immagino che tu non viva la
musica come uno sfogo o semplice divertimento, c'è molto di più in
tutto questo. Ci vuoi spiegare la valenza che dai alla musica e come
si sviluppa il tuo processo creativo e compositivo?
CR:
Non vivo di musica, ma essa è per me un rifugio, un luogo dove
evadere dalla quotidianità, e visto che la quotidianità fa schifo,
puoi immaginare quanto sia importante per me la musica. A volte è
tutto quello che ho. A volte mi ha salvato.
Il
processo creativo è una cosa che andrebbe allenata ogni giorno.
Purtroppo non ho sempre il tempo di farlo. Capita spesso però che le
idee mi vengano dopo che in qualche modo sono stato colpito da
qualcosa di forte: può essere anche la visione di un film, una
qualsiasi opera d’arte o anche un luogo. Tecnicamente mi trovo bene
a comporre avvalendomi dell’ausilio di una daw che mi permetta di
arrangiare subito tutti gli strumenti e ascoltarne subito il
risultato, avendo così più facilmente una visione globale del
pezzo. Credo che ciò aiuti anche ad essere il più possibile
obiettivi riguardo la propria creazione, avendo da subito la
possibilità di concentrarsi sull'ascolto del risultato più che
sull'esecuzione. Non sono un fan delle lunghe jam session.
5.
I suoni dell'album sono articolati e c'è anche una traccia di basso:
come vi comportate durante i live?
CR:
Su disco ho voluto incidere anche una traccia di basso, ma solo per
una questione di qualità sonora e per la maggiore facilità di
gestione in fase di mixaggio. Dal punto di vista dell’arrangiamento
quello che c’è su disco non si discosta quasi mai da ciò che poi
suono dal vivo con la chitarra, splittando il segnale processato con
un octaver in amplificatore da basso.
6.
Ho letto in un'intervista che al momento di affrontare la sfida che
un duo comportava, avevi pochi modelli a cui fare riferimento (Dark
Castle, Urfaust...); ovviamente per quanto riguarda il tuo genere
musicale... eppure un po' tutti i generi hanno ormai adottato
soluzioni simili. Come sei arrivato a costruire il tuo suono?
L'elettronica aiuta molto, direi, soprattutto nel creare atmosfere.
CR:
Sbattendoci la testa contro e commettendo molti errori all'inizio.
Dal vivo non volevamo adottare delle basi preregistrate, come fanno
molte bands. Nel primo EP non ce ne sono proprio, mentre per
quest’ultimo disco ce ne sono giusto un paio e tutt’ora le parti
di synth sono suonate live direttamente da Chantal con l’ausilio di
un pad per batteria. Tieni poi conto che molte parti “atmosferiche”
che senti su disco sono in realtà ottenute con la chitarra.
7.
Considero il vostro ultimo album, Natural
Extinctions, un prodotto maturo,
frutto di uno studio meticoloso dei particolari. Parlateci un po'
della sua genesi e del suo sviluppo, durato parecchi anni.
CR:
Ha avuto sicuramente una genesi travagliata. Le idee erano
praticamente già pronte da anni, ma poi, nella nostra sfera privata,
ci sono state un sacco di difficoltà, cambiamenti, imprevisti e
dolori che ci hanno più volte costretto a rallentare e mettere da
parte la musica per un po’.
CH:
Siamo stati entrambi pazienti, e l'attesa non si è rivelata tempo
sprecato, perché abbiamo potuto lavorare maggiormente sui
particolari. Sono soddisfatta su tutti gli aspetti, dalla produzione
di @El Fish Studio di Genova curata egregiamente da Emi Cioncoloni,
all'intervento di @Fabio Cuomo al piano e synth nel finale di Where
Nothing Grows, alle grafiche di @Jj at the Giant's Lab, anche lei
di Genova. Fabio e Jessica sono cari amici che conoscono bene The
Haunting Green sia come persone che come musicisti, sanno cosa c'è
dietro a questo album e hanno fatto un lavoro eccellente: spero che
si senta, e che si veda!
8.
La scelta dell'etichetta con la quale rilasciare l'album è ricaduta
su una label straniera. Cosa vi aspettate da questa collaborazione
con la canadese Hypnotic Dirge Records? Per il momento ci vedo
l'internazionalità del messaggio, per esempio avete ricevuto delle
belle recensioni da riviste spagnole, statunitensi, canadesi
ovviamente...
CH:
Hypnotic Dirge Records (Canada) è sicuramente l'etichetta più
adatta al suono di The Haunting Green, inoltre abbiamo apprezzato la
velocità con cui si sono proposti di far uscire il disco. C'è un
bel dialogo tra noi e tutto è gestito in un clima sereno, nonostante
la distanza non ci abbia permesso ancora di conoscerci di persona.
Condividiamo anche il principio di permettere di scaricare a offerta
libera l'intero catalogo.
9.
E' nota la vostra attrazione per la Natura e il mondo selvaggio,
tutto il concept del duo ruota attorno a questo argomento. Com'è
nato il nome della band? A me ha sempre ricordato la figura del Green
Man, l'Uomo Verde emblema del legame tra Uomo e Natura, il "Jack
in the Green" dei Jathro Tull; oppure richiamato alla memoria il
Cavaliere Verde della Tavola Rotonda e la mitologia che ci sta
dietro, fino al Cacciatore Selvaggio, in grado di ristabilire la
connessione interrotta tra Uomo evoluto e Natura primordiale. Il
vostro nome è un richiamo a tutto questo bagaglio simbolico?
CR:
Letteralmente “il verde infestante” è una metafora per indicare
la capacità della natura di risorgere (in noi) e riappropriarsi di
ciò che le è stato sottratto. E’ anche un augurio a riconciliarsi
col lato più puro e primordiale che c’è in noi. Ne abbiamo sempre
più bisogno.
10.
L'Estinzione Naturale rientra invece in un contesto diverso, è sì
il distacco dal nostro essere primordiale per vivere in un mondo che
ci siamo costruiti (bellissimo l'epilogo di 'Where Nothing Grows':
"We used to nurture what cannot
last and keep on sowing where nothing grows"),
ma mi pare di capire sia anche il
possibile destino del genere umano se persiste nel suo percorso di
allontanamento dalla Natura, una vera e propria estinzione della
razza ("there's no hope to
survive this time / we are a natural extinction").
Una specie di rivalsa della Natura sulla follia e presunzione
dell'Uomo, se vogliamo, ma anche il fallimento della missione
equilibrante del Cacciatore Selvaggio, in questo caso... Quanto c'è
di speranzoso e quanto di fatalmente irrecuperabile, nella vostra
visione del mondo, dell'Uomo e del suo rapporto con la Natura?
CH:
L'estinzione di cui parliamo non è
intesa in senso squisitamente ambientalistico, ma investe anche gli
aspetti dell'interiorità umana. Ci stiamo suicidando lentamente da
anni. Siamo corresponsabili della distruzione dell'habitat di
miliardi di esseri viventi, inclusi esseri umani, e solo per la
nostra abitudine a sfamare appetiti consumistici indotti dal
capitalismo, mascherati da necessità.
Ormai è difficilissimo
compiere gesti quotidiani responsabili nei confronti dell'ambiente e
del prossimo, perché la nostra coscienza civile e ambientale è
frammentata, perché non abbiamo abbastanza tempo o soldi, e per
l'inerzia dei governi criminali che non forniscono risposte adeguate
né concrete ai problemi ambientali, a quelli sociali umanitari da
esso generati: a loro interessa che consumiamo e che non ci
informiamo. A cosa serve sapere quando puoi riceverlo direttamente a
casa? Viviamo nella società del “vabbé,
per una volta una succede niente”,
e del “se non si vede non succede”.
Basta
pensare da chi gli italiani hanno scelto di farsi rappresentare per
comprendere che l'evoluzione ce la siamo fatta scappare per sempre.
Si è tornati a scambiare l'aggressività e la prevaricazione con la
forza, a credere che alzare la voce, le mani o le armi sia
accettabile, persino giustificabile. Il leader
in natura è il più valido e sano esemplare del branco, che il
rispetto se lo guadagna poiché si dimostra in grado di gestire il
benessere comune. Anche in questo andiamo contro natura, e per vedere
le conseguenze basta un click.
Osservare a che vergognoso livello
è arrivato nel 2020 l'essere umano rende concreta nonché
ottimistica la prospettiva di estinzione. Non ce lo meritiamo questo
pianeta. A mio avviso nulla è recuperabile, possiamo solo smettere
di fare la guerra alla vita e al prossimo nel tentativo di arginare i
danni.
11.
Cristiano, da ingegnere che operi nella bioedilizia, qual è invece
il tuo parere professionale sull'argomento? Riuscirà l'Uomo a
trovare un equilibrio tra la propria esistenza e quella del pianeta
che lo ospita?
CR:
Non la vedo per niente bene. Purtroppo lo sforzo di pochi è
continuamente vanificato dall'indifferenza degli altri. Ci siamo
già mossi troppo in ritardo e la situazione è già molto
compromessa. C’è la necessità di prendere a livello politico
delle decisioni che sarebbero per forza molto impopolari, perché ci
costringerebbero a ridurre il nostro tenore di vita, che al momento
è totalmente incompatibile con un vivere in equilibrio con la natura
e con le risorse a disposizione. Un sistema capitalistico incentrato
sulla crescita continua già per propria natura rema contro, e
inoltre purtroppo sappiamo bene che ciò che interessa alla politica
è il consenso, quindi dubito che ci sarà nell'immediato qualcuno
che avrà il coraggio di muoversi con forza in questa direzione.
12.
Chantal, il videoclip di 'Where Nothing Grows' è svolto sulle
colline e pedemontana del pordenonese e ti vede operare nei ruoli sia
di attrice che sceneggiatrice. Ti vediamo a cavallo mentre pratichi
l'antica arte venatoria della falconeria: ci parli di queste tue
passioni e di come è nato e si è svolta la realizzazione del video?
CH:
E' stata scelta Where Nothing Grows ché è il pezzo chiave
dell'album, nonostante sia stato necessario ridurne il minutaggio
sacrificando il bellissimo outro di Fabio Cuomo. Il videoclip è
un'opera autobiografica scritta da me, che ho realizzato con l'aiuto
prezioso di alcuni amici e conoscenti. Ho deciso di ambientarlo nei
luoghi prediletti dei The Haunting Green, primo di tutti il
Tagliamento, ultimo fiume europeo allo stato selvaggio -minacciato
dagli speculatori- nonché una sorta di tempio che amiamo
frequentare.
Il
videoclip nasce da un bisogno interiore di piantare i semi di
un'esperienza personale, di cui l'album Natural Extinctions si
è rivelato la colonna sonora. Avevo da poco dovuto dire addio alla
mia adorabile compagna di vita, a cui abbiamo dedicato il disco.
Black Mamba era una splendida ed esuberante Rottweiler, vivevo da
sola con lei da 12 anni ed era sempre con me. Di conseguenza faceva
un po' parte anche lei del progetto The Haunting Green: ci rubava la
“scena”, e ci ricordava di non prenderci MAI sul serio!
Una
notte a Novembre, poco prima che firmassimo per Hypnotic Dirge,
stette improvvisamente e irreversibilmente molto male, e non ci fu
nulla da fare che prepararmi a separarci. Vissi intensamente ogni
istante del tempo che ci restava per onorare la nostra unione, più
che piangere una separazione imminente: quest'ultima non era ancora
avvenuta, e nel qui e ora eravamo insieme. Chi sta per morire non
merita altri dolori oltre a quello che già lo affligge. Io, avrei
avuto tutto il resto della vita per sentire la sua mancanza, e il
dolore per la sua perdita ha trovato la pace proprio il giorno
dell'uscita del video, che ho voluto coincidesse con il primo
anniversario dalla sua sepoltura, sigillando e onorando la memoria di
questi anni. Su quella terra ho piantato un Loropetalum,
cespuglio sempreverde dalle foglie nere, che le somiglia moltissimo.
Arriva
un momento per tutti in cui la sola strada che possiamo percorrere è
dire addio, e noi umani ne soffriamo terribilmente perché siamo
tendenzialmente attaccati al passato, alla materia e ai
condizionamenti più che al presente. E' difficile accettare che
qualcosa possa finire, cambiare o esaurirsi, però è anche l'unica
certezza che abbiamo, è la cosa più naturale che possiamo
aspettarci.
Da qui la scelta di esprimere visivamente incontro,
separazione e solitudine come fasi necessarie in un cammino
interiore. Per questo trovo una cavalla (la Quarter Hot
Negrita) che mi accompagnerà fino a che sarà disponibile a farlo.
Per la Falca Sacra ho contattato un amico falconiere: ho
tratto ispirazione da una leggenda Sioux che narra di due innamorati
desiderosi di amarsi in eterno, a cui uno sciamano chiederà di
legare un falco e un'aquila per una zampa. I due ragazzi assisteranno
a ciò che li aspetta se non saranno in grado di lasciar libero
l'altro, e capiranno che andare contro natura è qualcosa di
distruttivo, che con l'amore non ha nulla a che fare. Capiranno che
cosa non è l'amore.
Nel videoclip anche il rapace mi
abbandonerà, e io proseguirò da sola, serenamente per i miei luoghi
esattamente come ho iniziato, fino a che non troverò il posto adatto
a mettere a dimora quel cespuglio sempreverde dalle foglie nere che
mi porto dietro, per lasciarlo finalmente andare. Quel luogo è il
greto del Tagliamento in secca, dove nulla cresce.
L'ispirazione
viene dall'inarrivabile Il Cavallo di Torino di Béla Tarr.
C'è una scena in cui la ragazza implora al cavallo di mangiare, ma
egli non ha più neppure la forza: lei si rassegna all'evidenza che
la fine sta arrivando, chiude la porta della scuderia, proiettando
ombra sulla stanza. La cavalla sparisce nell'ombra, lei si ritira tra
le mura della sua impotenza ad aspettare la fine mentre un forte
vento di distruzione affligge il mondo.
E
noi, siamo in grado di riconoscere quando è arrivato il momento di
lasciare andare? Siamo in grado di agire in armonia con la natura?
Siamo in grado di ascoltarla e di ascoltarci?
Spero che qualcosa
di quanto volevo esprimere arrivi a chi guarderà il videoclip. Il
cambiamento deve partire da noi, il cammino non deve arrestarsi: a
questo ci penserà l'Estinzione.
13.
Dopo tutta questa intensità di sentimenti ed emozioni, quali i
progetti dei The Haunting Green per il prossimo futuro?
CR:
Scrivere nuovi pezzi.
Grazie
della vostra preziosa partecipazione alle interviste dell'Edp,
Cristiano e Chantal. Tra messaggi di speranza e constatazione di una
misera realtà, The Haunting Green è un duo che ha sicuramente molto
da dire: quali le vostre considerazioni per concludere?
CH:
Grazie a voi per lo spazio dedicatoci su EDP! Supportate la musica e
l'arte, andate ai concerti se volete tenere in vita quel variegato
sottobosco di progetti indipendenti validissimi che ci sono in
Italia: aiutiamoci a rendere questo mondo più tollerabile.
Link band
DISCOGRAFIA
NATURAL
EXTINCTIONS 2019, Psychedelic Dirge
Records (Doom, Black Metal, Ambient)
1.Lazarus Taxon 2.Natural Extinctions 3.The Void Above 4.Litha
5.Where Nothing Grows 6.Rites of Passage 7.Luminous Lifeforms
CLAUDIO
ROCCHETTI / THE HAUNTING GREEN
Split Album 2014, Collana "Cd singles Club" by Final Muzik
1.Freedom Day
2. Blind me, Night
THE
HAUNTING GREEN Ep 2014,
Autoprodotto (Doom, Black Metal, Ambient)
1.The Mournful Sons 2.Our Days in Silence 3.Eradicate
4.IIII
5.V
Link
ad altre recensioni
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Articolo
e intervista ad opera di Giusy Elle