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Quando l'Acqua incontra la Musica
INTRO
Eccoci a proporre la prima band di
questo nuovo anno, anche se non è
facile presentare compiutamente il duo mascherato di oggi, i
marchigiani ABOVE THE TREE & E-SIDE. Questa 2-piece
chitarra-batteria, come dice il nome, è infatti un insieme di due
realtà distinte, due musicisti dalla prolifica carriera, già amici,
che confrontano e amalgamano i propri diversissimi background
personali ottenendo così una miscela sonora particolare,
identificativa della band. E-SIDE è attualmente il batterista dei
Ronin, la band di
Bruno Dorella
chitarrista e compositore, ed ha alle spalle svariate collaborazioni,
mentre dietro il monikor ABOVE THE TREE troviamo Marco Bernacchia, un
artista innovativo e visionario dalla lunga carriera solista. Lo
seguivo da tempo per via delle sue curiose proposte sperimentali e le
varie collaborazioni all'attivo, side project che periodicamente
apre, sospende e riprende in considerazione con maggior fervore. E'
mio desiderio quindi omaggiare la sua prolifica carriera per vedere
come giunge infine all'incontro con Matteo Sideri, l'E-side in questa
sua avventura a due. Addentriamoci allora nell'interessante biografia
di questi due musicisti di Senigallia.
|
Bernacchia ai tempi dei M.A.Z.C.A |
RETROSPETTIVA
Dietro la maschera di Above the Tree si cela un artista a tutto
tondo, all'anagrafe Marco Bernacchia dalla provincia di Ancona,
classe 1979, ora di stanza a Verona. I suoi studi musicali iniziano
in tenera età con un percorso canonico di musica classica; il suo
strumento: il sassofono. Dai cinque ai dodici anni approfondisce la
teoria, il solfeggio e tutte quelle cose che alla fine lo fanno quasi
odiare la musica e comunque abbandonare definitivamente gli studi. E'
solo verso i quindici anni che, barattando il sassofono con un
amplificatore per chitarra elettrica, si riaffaccia alla realtà
musicale con fervore rinnovato: c'era tutto un mondo di musica
moderna, là fuori che lo aspettava!
Nel 1998 fonda la
sua prima band, i M.A.Z.C.A.
(Movimento Attraverso Zone Comunemente Atipiche), un progetto
disco-rock con elementi noise, votato alla trance music, con il quale
pubblica quattro album. Band ancora attiva (con una sospensione tra
il 2008 e il 2011), partita da cinque elementi progressivamente perde
componenti per strada fino a ritrovarsi nella forma ridotta di duo
chitarra-batteria (con Edoardo Grisogani) per delle date in Ucraina,
Ungheria ed Italia. Attualmente la line-up è attestata in trio.
Il suo amore per l'arte si concretizza inoltre in un
percorso di studi universitari fino alla laurea in pittura presso
l'Accademia di Belle Arti di Urbino. Oltre che musicista, Bernacchia
è quindi anche un artista visuale che ha partecipato a diverse
esposizioni internazionali tra cui, niente meno, che la Biennale di
Venezia (2011). Stiamo parlando di un artista completo, quindi, dagli
interessi multipli, e che di arte ci vive. Soprattutto di musica, che
porta avanti di progetto in progetto seguendo la scia della
sperimentazione. AL:ARM! è per esempio un collettivo artistico di
musica sperimentale elettroacustica formato a seguito dell'incontro
con Paolo Campagnola; durato un paio di anni (2005-2007) conta un
album all'attivo. Mentre i Mazca stavano entrando in stand by parte
anche il progetto GALLINA, un trio rock che univa elementi folk e
punk. Anche questa un'esperienza durata soltanto un paio d'anni
(2007-2009) che lascia però un bel ricordo di sè tra pubblico e
ctritica.
Ma è del 2006 la nascita di ABOVE THE TREE, il progetto solista del nostro
Bernacchia che da solo o in collaborazione ha registrato ad oggi ben
8 dischi tra studio e live. Il nome e la maschera di uccello
risalgono a una performance in una galleria d'arte dove l'autore
montava un albero e nel frattempo registrava tutti i suoni ambientali
facendone una colonna sonora. L'uso della maschera, con la sua
duplice valenza di nascondere una realtà per rivelarne un'altra,
sarà da lì in poi abitudine nei live.
Concentriamoci
quindi su Above the Tree, il side project solista che lo porterà
infine al combo chitarra batteria di nostro interesse.
Da subito Marco incomincia a registrare, in completa
solitudine e con un approccio intimista, alla CAG Bubamara, un
centro di aggregazione a Senigallia nel quale circolavano diversi
gruppi della zona e ci si occupava dell'organizzazione di eventi. Lo
fa con un computer, secondo una filosofia di registrazione lo-fi
tanto cara all'autore e che caratterizza tutte le sue opere
discografiche: anche in studio continua a mantenere un approccio
prettamente house recording. Nel contempo viaggia molto in Europa
dove si esibisce ripetutamente in Spagna, Francia e Portogallo
ottenendo un riscontro molto buono tanto da riuscire a consolidare un
proprio circuito underground.
Siamo nel 2011, ormai Marco portava in giro per l'Europa il suo
progetto solista da ben cinque anni ed ora, desideroso di inserire
parti ritmiche alle sue composizioni, chiede aiuto al corregionale
Matteo "Tegu" Sideri, batterista e compositore elettronico,
amico di vecchia data nonché personaggio chiave alla Casa della
Grancetta. E' proprio qui che entrano in studio dando vita al loro
primo lavoro insieme, uscito l'anno successivo per l'etichetta
bolognese Locomotiv Records, dal titolo Wild. Sebbene da lì
in poi il duo inizia ad esibirsi live, con anche la batteria
acustica, l'album ha un suono diverso, decisamente più elettronico.
Nato quindi come collaborazione tra due musicisti, il progetto
diventa definitivamente e pubblicamente un duo chitarra-batteria.
Molti i festival che li vedono esibirsi, sia in Italia che in Europa,
nonché molte le band a cui i due aprono i live (Akron Family, Mouse
on Mars). La proposta folk, etno-blues e tecno dei due ha sempre lo
stesso effetto sul pubblico che, rapito dalle sperimentazioni sonore
del duo, dall'ipnotica ripetizione di riff e dai ritmi percussivi,
tribali ed afrocentrici della batteria, praticamente vive una sorta
di trance collettiva. Questo il punto forte dei due.
Ma nello specifico chi è
Matteo Sideri?
Un batterista e compositore elettronico di Jesi (AN) che si avvicina
allo studio della batteria a 15 anni. Nel 2002 si trasferisce in
Inghilterra dove studia Tecnologia Musicale al Barnsley College e si
diploma come progettista del suono al Berklee. Tornato in Italia, nel
2005 comincia un percorso di produzione, concerti e composizione. Ha
inoltre maturato una forte esperienza nel campo dell'associazionismo
proprio con l'esperienza della Casa della Grancetta nel comune di
Senigallia, dove ha ricoperto i ruoli di presidente, responsabile
dello studio e poi direttore artistico. Attualmente è il batterista
dei Ronin ma lo troviamo anche nella band di Maria Antonietta e
Matteo Fiorino oltre che ad aver accompagnato l'artista Gipsy Rufina
o i MicroMassive (duo elettronico analogico). Lui stesso ha avuto
un'esperienza come cantautore, progetto solista a proprio nome, dove
comunque la batteria manteneva il suo peso e la sua presenza.
Dopo la fine del Wild-tour pare invece che Marco abbia preso
proprio gusto per gli accompagnamenti ritmici tanto da imbastire una
seconda collaborazione con un duo di percussionisti (Edoardo
Grisogani -già nei Mazca in formazione a due- ed Enrico "Mao"
Bocchini) che sfocia nel 2014 nell'
ABOVE THE TREE & DRUM ENSEMBLE DU BEAT. Eccoci di fronte a un'altra
band d'effetto: la formula sonora è molto simile alla collaborazione
con Sideri spaziando tra etnica, ambient e rock e il risultato
coinvolgente sul pubblico è il medesimo... ne nasce infine
Cave
Man, album uscito per la splendida realtà anconetana Bloody
Sound Fuktory, etichetta discografica indipendente (ma non solo) che
ha più volte collaborato con power duo, dai regionali Ludmilla
Spleen e A.n.o. fino ai Lombardi Zolle e The Great Saunites e della
quale abbiamo più volte trattato.
Passano così due anni intensi in tour, chilometri d'asfalto
macinati in giro per lo stivale e l'Europa, prima che il progetto si
prenda una pausa. Le ultime tre date le chiudono poi in maniera
memorabile a fine 2015, accompagnando ed aprendo i concerti italiani
del mitico duo noise basso-batteria da Providence (Rhode Island) LIGHTNING BOLT. Attualmente la collaborazione con l'Ensemble Du Beat è in stand by ma il progetto non si può certo dire esaurito in quanto per il futuro hanno già qualcosa in mente... a noi non resta che aspettare e vedere...
Siamo ormai nel 2015 e il nostro Bernacchia continua
a sorprenderci: sempre in solitaria si esibisce ora in formato dj set
con il nome d'arte di VIRTUAL FOREST, ancora suoni dal mondo in
versione ambient e drone per questo progetto, concretizzato
nell'album Unconscious Cognition Is the Processing Of Perception, uscito
per Yerevan Tapes.
Il 2016 poi, anno appena terminato, si dimostra denso di novità.
Una su tutte il proseguimento dell'avventura con E-Side. E' ora di un
altro album e i due si riuniscono nuovamente alla Casa della
Grancetta, nella stessa stanza che diede alla luce Wild. Riot
è il nuovo lavoro, a quattro anni di distanza dal primo, che vede
Bernacchia e Sideri lavorare nuovamente da un punto di vista
elettronico. Il processo di registrazione di Riot è infatti
particolare: visto che i due abitano in città diverse, gli artisti
hanno creato questo disco a distanza, come in molte collaborazioni
moderne, motivo per cui hanno optato per le batterie elettroniche; la
versione acustica è stata sviluppata successivamente, in sala prove
a preparazione dei live. Matteo ha quindi lavorato sulle basi
elettroniche a Ravenna utilizzando Reason –un software audio basato
su un interfaccia virtuale analogico modulare– a cui sono stati
aggiunti elementi di field recordings, drum machine analogiche e file
midi; Marco ha registrato invece voci e chitarre a casa sua a Verona
(dove si costruisce anche molta della sua strumentazione, tra cui
effetti e pedali) e solo in una fase finale tutto il materiale è
stato messo insieme da entrambi alla Grancetta, facendo coincidere le
idee e arrangiandole insieme. Per l'occasione la Casa della Grancetta
si mostra in veste di etichetta dove Riot è proprio la prima
produzione. Il risultato sono quaranta minuti di flusso di coscienza
dove i due rivelano la propria predisposizione verso la psichedelia:
suoni sintetici e della natura si fondono e si amalgamo in totale
armonia, parole rare e soffuse, una fusione di folk e blues su un
tappeto di elettronica tribale che attinge ai suoni del mondo.
Sicuramente una musica distintiva della band.
Il duo ha lavorato in completa autonomia mentre gli unici aiuti
esterni sono stati quelli di Michele Lavarda, che ha aggiunto linee
di basso su tre brani, e il lavoro di mastering eseguito da Andrea
Suriani.
Riot esce autoprodotto in versione digitale e Cd il
22 aprile 2016 mentre viene presentato live per la prima volta il 27
dello stesso mese al Reasonanz AssCult di Loreto.
“Saggy Balls Team”, la traccia numero 6 dell'album, è il singolo che ne anticipa
l'uscita mentre da "Youth" e "After Square" sono
stati ricavati due video che potete visionare alla fine di questa
presentazione.
Intanto i due sono pronti per un nuovo tour e stanno
lavorando alla pubblicazione di un terzo album, che questa volta sarà
invece una... registrazione live.
Per concludere non posso infine tralasciare l'ultima
collaborazione di Bernacchia nata nel 2016, avvenuta col mio
corregionale Johnny Mox
assieme al Centro per l’immigrazione della Provincia Autonoma di
Trento. Trento e Verona sono unite da un'arteria autostradale diretta
e i mondi musicali dei due
non potevano che facilmente
incontrarsi. Il progetto che ne nasce si chiama STREGONI e si rivela
originale oltre che interessante: scendere direttamente in campo,
visitare i centri d'accoglienza per migranti, capire quale il
background musicale che si portano dietro, e suonare con loro. Johnny
the Mox, ossia Gianluca Taraboreli, nemmeno a farlo apposta prima di
questa esperienza faceva parte del duo basso-batteria Nurse!
Nurse! Nurse!, uno dei rari qui in Trentino. Terminata l'esperienza
a due suona nei Fonda Sister per poi portare avanti un originale
progetto solista, a suo nome, dove utilizza soltanto la bocca: una
sorta di gospel che assieme a pedali, beatbox e la pratica del
looping si trasforma in qualcosa di elettronico e noise. L'incontro
tra Above the Tree e Johnny Mox è quindi innanzitutto un incontro tra artisti
sperimentali, in quanto tali innovativi e visionari, che assieme
fondano questo progetto dalle valenze sociali e politiche. In
un anno hanno suonato con oltre 900 persone dei centri di
accoglienza, tutti immigrati richiedenti asilo politico: ne sono
risultate jam in tutta Italia ed Europa. Electro-tribalismo, hip hop,
psichedelia, afro e gospel si fondono con la musica che risuona nelle
cuffie dei migranti respinti alla frontiera. Stregoni è il tentativo
di comprendere attraverso il linguaggio sonoro quello che sta
accadendo dentro e fuori dai confini di un continente segnato dalla
più grande crisi politica dalla nascita dell'Unione Europea. Un vero
e proprio laboratorio musicale dal vivo, che attraverso una serie di
concerti-workshop organizzati nei centri profughi cerca di raccontare
quello che accade ogni giorno non in mare, non ai confini del
deserto, ma nelle nostre città. Una colonna sonora che vuole
raccogliere tutte le voci e le musiche di chi si sposta a fatica
lungo i confini del Vecchio Continente.
Ecco, possiamo dire di essere riusciti nell'arduo intento di
descrivere ed analizzare l'interessante carriera musicale di Marco
Bernacchia, ricca, varia, ma sempre coerente nel suo sviluppo. Above
the Tree è un progetto solista che di volta in volta si affianca ad
artisti affini, anche nel formato duo chitarra-batteria a noi tanto
caro. Procediamo quindi con l'intervista ai due musicisti di
Senigallia (AN), Marco Bernacchia e Matteo "Tegu" Sideri,
membri del duo etno-psycho ABOVE THE TREE & E-SIDE. Nel prossimo
articolo ci addentreremo infine nelle sfumature del loro ultimo album
Riot grazie all'interessante
recensione ad opera del nostro collaboratore Danilo Peccerella dell'ex duo
sperimentale beneventano Globetrotter.
Come sempre... buona musica e buona lettura!
INTERVISTA
1.
Ciao Marco, finalmente ti ospito all'Edp! Era da tempo che volevo
approfondire la tua carriera musicale... Dimmi, quali sono stati gli
ascolti che ti hanno portato all'interesse per la musica etnica da
una parte e per la psichedelia dall'altra? Quando è subentrata,
nella tua musica, la componente elettronica?
Da
ragazzo ascoltavo musica più che altro recuperata da scatoloni di
cassette che dei miei amici più grandi
mi davano e dalle quali tiravo fuori musica varia. Molti di loro
studiavano a Bologna e alcuni avevano
l'abitudine di riportarsi a Senigallia delle cassette copiate piene
di musica, da Jon Spencer Blues
Explosion ai Mogwai passando per Shellac, i primi Ulan Bator, Aphex
Twin, Mouse on Mars Tortoise
e tanti altri, tutta musica molto contaminata... non mi è mai
interessato la musica di genere fino
a che non ho scoperto il blues che è arrivato in una seconda fase e
da lì mi sono spostato direttamente
verso la musica africana che poi mi ha aperto realtà etniche in
tutto il mondo… su youtube…
la cosa strana era che molte delle cassette che mi arrivavano non
avevano nessuna etichetta
e ancora oggi non so che cosa ho ascoltato ma so che mi piacevano.
|
Esempio di
Bernacchia pittore; quadro
utilizzato per la copertina di Cave
Man.
|
2.
Sei un'artista a tutto tondo, musicista e pittore. Mi pare di capire
che la musica occupi gran parte della tua carriera: come si fa a
restare "nel giro" dell'arte, ai tuoi livelli, dedicandosi
in forma secondaria?
Non
è semplice e quasi sempre si ha l’impressione che non ci si possa
rimanere, sempre in bilico tra
una caduta e slanci improvvisi. Nella
realtà Italiana il mondo dell’arte contemporanea è una entità
costituita da attese e frustrazioni, un
ambiente non adatto alla creatività, mi spiego meglio. Il sistema
culturale Italiano non interessa a
nessuno nel mondo (a parte i grandi classici e la storia), questo
perché non siamo una nazione emergente,
siamo solamente la periferia di un impero… e quindi l’arte in
Italia è costretta al 99% dentro
le proprie mura nazionali visto che fuori essere Italiano non ti
fornisce nessuna credibilità preventiva.
Il meccanismo dell’arte in Italia non è finanziato da denaro
pubblico, se non per pochissime
realtà in cui ci può essere uno sfruttamento economico di un grande
evento che si traduce
immediatamente in realizzazioni di cemento... Il sistema si regge (o
si reggeva) per lo più sui
privati collezionisti e sulla rete di gallerie private che trafficano
con l’arte. Il problema è che a questo
punto è molto difficile rimanere puri... la richiesta è quella di
mercificare le idee, non di assecondarle
e farle crescere, e a parte in rari casi di artisti realmente
superiori alla media l’obbiettivo
finale di un espressione artistica sono le Fiere di Arte
Contemporanea… realmente il luogo
più distante e improbabile per riuscire a comprendere l’arte.
In
questo gioco io sto nel mio Spazio, faccio la mia ricerca e vivo la
mia vita e a volte mi capita che
il
mio percorso si riavvicini naturalmente a quello del sistema
dell’arte e a volte capita che qualcuno
di
quel mondo con la giusta sensibilità capisca le mie cose e mi
cerchi... Il mio metodo è quello di
fare
arte come se fossi nel deserto.
3.
Da una performance artistica hai ereditato la maschera su palco,
ottimo mezzo dietro il quale celarsi e far emergere una nuova
identità. C'è una lunga tradizione di band mascherate: qual'è il
valore che tu dai a questo travestimento?
Semplicemente
credo di avere una psicologia controversa: una esibizionista che si
vuole mostrare e un’altra
timida che si vuole nascondere e, per assecondarle entrambe, la
maschera mi fornisce lo strumento
giusto per realizzare il mio scopo. La maschera mostra me molto più
della mia faccia, mostra
una mia idea chiara di stile di vita, di immaginario e di idea
politica molto chiara, molto più di
una faccia comune con due occhi una bocca e un naso e grazie a questo
nascondiglio mi posso permettere
di non parlare e di non scrivere testi per i brani, visto che la
maschera stessa è un argomento
e una presa di posizione molto chiara e comprensibile per chi guarda.
4.
La tua è una maschera di volatile, Matteo da cosa è camuffato?
Avete deciso di adottare un cappuccio anche per lui per mantenere su
palco una certa unità stilistica?
E’
un cane. Si più o meno la scelta è stata quella dell’unità
stilistica.
5.
Above The Tree è stato per oltre cinque anni un progetto solista,
quand'è che hai sentito la mancanza di un accompagnamento ritmico
esterno? Non potevi semplicemente sopperire con basi pre registrate?
Da lì in poi, inoltre, non sei più rimasto solo...
A
dire il vero il mio ruolo Solitario non ha mai smesso di esistere pur
portando avanti progetti
con
vari percussionisti e mettendo su STREGONI, ho sempre continuato ad
esibirmi come Above
the
Tree.. soprattutto all’estero. Poi tra l’altro è partito anche
Virtual Forest... Above the tree & E-side era una scommessa nata
anche insieme all’etichetta che decise di co-produrre Wild nel
2012,
Locomotiv
Record. Quello fu un disco in cui io per la prima volta mi aprivo a
consigli esterni, non
nasceva
tutto da me ma in squadra, tutto ha funzionato fino a che non si è
rotto qualcosa prima
con
l’etichetta e poi con Matteo stesso, i rapporti di fiducia si
reggono sempre su un filo e quando
il
filo si spezza è poi difficile ritirarlo su... il tempo però ha
regalato a me e Matteo la voglia di
riprovarci
anche perché effettivamente in quel 2011 facemmo un disco
incredibile seguito da un
tour
altrettanto incredibile che ci formò a furia di live e ci insegnò a
spaccare su un palco.
6.
Con Above the Tree hai girato mezza Europa consolidando un tuo
circuito. Con la tua musica ci vivi, qual'è la formula vincente,
secondo te, per sopravvivere nell'underground?
L’unico
modo percorribile credo sia quello di non attendersi un riscontro da
quello che fai… ambire
ad
un riscontro ma non attenderlo credo sia interessante. La seconda
cosa da fare però è, una volta
capito
quale il tuo scopo in questa vita, lasciare il tuo lavoro e fare
quello che ti piace. Sono allergico alle teorie che se quello che ti
piace poi diventa il tuo lavoro poi finisci per odiarlo. E’
assurdo. E' il male contemporaneo quello di essere depressi per fare
quello che non ci piace e tutto va a rotoli perché non si fa il
proprio percorso con passione e soprattutto con rispetto per il
prossimo cosa che può avvenire solo quando avviene prima il rispetto
per se stessi… se sei abituato ad inchinarti davanti a ciò che non
ti piace, a mercificarti per soldi, come puoi fare qualcosa,
qualunque cosa essa sia, che non provochi danno a qualcuno? Nella
musica vedo sempre più gente risplendere come stelle e poi
scomparire miseramente ingannati da falsi successi. Credo che le cose
si costruiscano giorno dopo giorno, Asse dopo Asse per costruirsi il
proprio battello sul quale navigare...
7.
Ho avuto il piacere di partecipare a qualche tuo live. Mi ha sempre
incuriosita la reazione del pubblico, molto coinvolto ed attratto
dalla vostra proposta musicale. Come hai creato questo feeling e come
lo vivi dal palco e da dietro la maschera?
Io
Vivo nel mio mondo, a volte mi interfaccio con il pubblico, ma molto
spesso mi trasformo in
antenna,
sento davvero delle energie universali confluire tramite la testa e
propagarsi in tutto il
corpo
mentre suono. Queste energie che sento sono quelle dell’universo,
ma non solo, sento anche quelle
della gente intorno a me, del pubblico. Credo che la carta vincente
sia proprio che il pubblico veda
in noi delle persone che stanno realmente facendo quello che cazzo
gli pare. Come dei Selvaggi
ci osservano e qualcosa gli si risveglia dentro...
8.
Parliamo dei tuoi lavori discografici in duo con E-Side. Wild
e Riot
sono stati registrati con la batteria elettronica e il risultato è
ben diverso da quello che si vive in fase live. Mi hai già parlato
della tua concezione di disco, che vedi come un'entità separata dal
live, una cosa diversa. Ma visto il gran effetto che producete sul
pubblico, chi acquista il disco vorrebbe portarsi a casa qualcosa di
più simile a ciò che ha ascoltato e vissuto in concerto. Come mai
quindi questa forte diversità, proprio a livello di sonorità, tra
l'esecuzione dal vivo e i vostri album? So comunque che la prossima
pubblicazione sarà la registrazione di un live...
Il
disco è finzione. E' più onesta una finzione finta che una finzione
che ti prende in giro sembrando
vera.
In linea di massima dalla fine delle registrazioni dirette
all’avvento dell’elettricità, nel metodo
di
registrazione audio il concetto di riprodurre su disco l’audio che
sembri o sia sovrapponibile con
quello
che hai sentito durante un live si è perso ed è mutato nella
spettacolarizzazione del suono e
da
allora ad oggi, il suono, è costretto a passare da un amplificatore
a un microfono e tramite un
cavo
ad una scheda audio e da quella processata e elaborata per entrare in
maniera perfetta nelle
frequenze
buone che delle casse di un mac book possono riprodurre. Forse la
domanda giusta
potrebbe
essere questa: ha senso oggi registrare un disco?
9.
Riot...
qual'è la ribellione che volete esprimere con questo disco? Qual'è
la rivolta per gli Above the Tree and E-Side? Da un titolo del genere
ci si aspetterebbe musica più violenta!
La
rivolta è comunque sempre una rivolta da regole imposte... noi ci
siamo ribellati a delle regole,
delle
regole culturali e in questa epoca storica/musicale, anche
stilistiche. La violenza è giusto l’antagonista
della regola che con la forza cerca di imporre un’altra regola alla
regola. Credo che la violenza
è sempre un punto di vista strumentalizzabile ma che a volte
funziona anche. Però gli strumenti
dello sciopero, riempire di nulla gli spazi che sono stati pensati
per essere pieni e riempire quelli
costruiti per essere vuoti, ribaltare i centri del potere... noi
consumatori in occidente abbiamo molte
più armi dalla nostra parte di quello che pensiamo.
10.
Non è facile creare una valida rete di distribuzione dei propri
dischi lavorando nell'underground. Al giorno d'oggi va molto in voga
appoggiarsi a più di un'etichetta discografica, per variare
l'offerta di pubblico, aumentare la quantità delle copie stampate
nonché per ottenere una promozione sufficientemente ampia. Tu stesso
hai usato la formula della cordata di etichette per alcune tue
registrazioni. In questo progetto a due invece ti muovi diversamente:
Wild
è uscito per la bolognese Locomotiv Records mentre Riot
è addirittura completamente autoprodotto: ci spieghi queste scelte?
E’
stata una scelta in parte dovuta alla rapidità con cui abbiamo
deciso di registrare il secondo disco e
successivamente farlo uscire, cosa che non lasciava tempo altro da
quello di registrare/stampare/suonare...
Altro motivo è stato quello di mettere alla prova il nostro
effettivo valore. Uscendo Autoprodotti,
con promozione quasi inesistente, volevamo vedere qual’era
l’effettivo valore nostro, togliendo
tutte le situazioni macchina/musica/Italia. Ad oggi devo dire che la
scommessa è stata vinta.
11.
Raccontaci qualcosa dei vostri due video su pezzi di Riot.
Come sono stati realizzati, da chi, il loro significato...
I
video li fa Above Produzione Video… che non è altro che una mia
altra identità. Per riallacciarmi
alla
domanda precedente, anche su questo canale ho cercato di svincolarmi
dalle dinamiche assurde della
macchina musica Italia. Il video di "Youth" è stato
realizzato unendo immagini di rivolta di strada
a un girato di skeater a cui hanno collaborato anche i ragazzi di Zio
Bancale, altra realtà Senigalliese
che costruisce skate utilizzando appunto bancali di riciclo. "After
Square" invece è stato realizzato interamente utilizzando video
reperibili in rete. Unisce in dissolvenza tutta la potenza dei colori
frapposta ad immagini virtuali della seconda guerra punica.
12.
Ora una domanda per Matteo. Intanto un saluto e un benvenuto nei
nostri spazi, anche la tua carriera è molto interessante e la seguo
da anni. Hai prestato i tuoi servizi di batterista ad artisti solisti
e in band dai generi diversi, ci racconti come ti sei approcciato in
duo alla chitarra di Above the Tree? Quali gli accorgimenti per far
funzionare un combo del genere? Nel panorama nazionale
chitarra-batteria sicuramente vi distinguete! In che misura usi
l'elettronica in fase live oltre al tuo drumming d'effetto, molto
tribale...
Un
saluto a voi.
Posso
dirti come mi approccio in generale. Partendo dal fatto che con e
grazie a Marco ho
cominciato
un approccio più "sperimentale" o di "ricerca",
ho seguito per la sua/nostra musica
molte
di quelle che per Marco erano già direzioni ben precise nel suo
percorso artistico. Più in linea generale, per me suonare è una
sfida e una espressione umana con la quale misurarsi. Non ho pretese
arroganti, credo molto nella forza di ascoltare, per cui mettere
batteria, voce ed elettronica a servizio della visione della musica e
della musica di Above the Tree credo sia stato fatto da parte mia con
molta attenzione all'ascoltare e all'ascoltarmi.
Credo
che per far funzionare qualsiasi "combo", inteso come
rapporto a due, sia necessario capire
cosa
voglia dire "funzionare" per quella "combo". Tra
due persone, tra due gruppi di persone, tra 2
mondi
o tra una chitarra e una batteria, fondamentale è capirne il moto e
ascoltare di conseguenza
per
non perdersi.
Quello
che sto cercando di ottenere dal vivo è una soluzione ibrida se
vogliamo. Sono sempre alla
ricerca
di cose nuove da implementare ma in breve succede questo: ho un mixer
nel quale vanno la mia
voce, un modulo nord drum 1 controllato da microfoni a contatto sulla
batteria, questo per avere
due suoni di batteria contemporaneamente, acustico ed elettronico. Ho
un paio di applicazioni sul
telefono, cito Figure della propellerhead costa 0,89€. Ultimo
segnale ho un sintetizzatore mono fatto
a mano in Repubblica Ceca (bastl Instruments). Questo mixer va in un
kaoss pad 3, per far loop
o interagire con gli effetti. Facile e gustoso.
13.
Torniamo a te Marco e alla tua carriera personale. Vorrei parlare del
tuo progetto Stregoni con il mio corregionale trentino. Ci racconti
come è avvenuto l'incontro con Johnny Mox e come è nata questa
avventura musicale con gli immigranti? Perché proprio il nome di
Stregoni?
Io
e Gianluca ci conosciamo da anni, non un raporto di lunga amicizia ma
di stima reciproca per il
lavoro
artistico. In una fase in cui entrambi eravamo disponibili abbiamo
deciso di mettere in piedi
un
progetto che, ragionamento dopo ragionamento, ha preso la forma di
STREGONI. Abbiamo
iniziato
a condividere i palchi con i richiedenti di asilo prima di Trento e
rapidamente il progetto si
è
evoluto portandoci a suonare in tutta Europa e a realizzare un
Documentario sulle realtà che
abbiamo
incontrato che uscirà a primavera 2017. La realizzazione del
documentario è stato come
mettere
un punto, una meta di arrivo. Adesso stiamo elaborando nuove formule
per evolvere il
progetto
Stregoni e radicarlo il più possibile nel tessuto sociale.
14.
L'ultima traccia di Riot, "Immigrants Ltd", ha qualche
nesso con questa esperienza?
In
parte sì. Come il titolo lascia intendere, parla della desolazione
di vite spostate da un posto ad un altro
per interessi, non importa di chi, interessi di qualcuno. Che questo
qualcuno sia uno sfruttatore o il protagonista del viaggio poco importa, è comunque in entrambi
i casi la storia di individui che fanno un gesto per aumentare il
proprio livello di vita e le proprie aspettative di vita, sue e della
sua famiglia. Non a discapito degli altri ma con gli altri, perché
ogni gesto crea una cascata di situazioni che si collegano l’una
all’altra anche in maniera inaspettata e sorprendente. A volte si
trasforma in positiva rispetto magari al punto di partenza
radicalmente negativo da cui deriva.
Una cascata impossibile da decifrare di eventi, determinata dai
principi del caos più che altro…
il discorso immigrazione è chiaramente più complesso di come si
vuole semplificare, non esistono
i buoni né i cattivi o forse sì? e chi sono? da quello che ho
capito vale bene il primo teorema
della termodinamica per farsi un’idea…: ”l’energia non si
crea né si distrugge, solo si trasforma
passando da una forma ad un’altra”... giri di affari e di vite
prendono forma in questo
brano
che è una ballata malinconica ma che sul finale apre anche a scenari
di speranza.
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Bernacchia nel suo progetto solista elettronico Virtual Forest |
15.
Quali i prossimi progetti in duo con E-Side e quali le novità
prossime future nella tua carriera personale?
Il
futuro ci porterà in tour per l'Europa. Io e Matteo partiremo a
febbraio per un lungo tour in Francia, Svizzera, Germania e Austria e
poi ne seguiranno altri parallelamente ai vari progetti e impegni di
entrambi, visto che Matteo inizierà vari altri progetti e io mi
rimetterò sotto coltivando gli altri lati di me. Forse avremo meno
tempo per battere le autostrade con questo progetto nell’immediato
futuro, però nulla è definitivo, quindi vedremo anche cosa ci
prospetterà il futuro… Comunque con E-side stavamo pensando di far
uscire una registrazione Live tratta dal nostro ultimo tour per
iniziare, e poi vedremo... Io personalmente invece sarò sempre
impegnato con Stregoni, abbiamo delle idee da realizzare oltre che
terminare le riprese e il montaggio del documentario della nostra
esperienza in Europa.
Parallelamente
ho intenzioni di portare in giro con più costanza il mio live come
Abve the Tree in solo,
ho già tour in Portogallo, Ukraina e Spagna in programma nei
prossimi mesi e ho anche intenzione
di registrare nuovo materiale come Virtual Forest per concretizzare
delle proposte da parte
di alcune etichette che ho ricevuto e che sono in attesa di un mio
cenno con nuovo materiale.
Poi
ho ri-iniziato a costruire strumenti musicali autoprodotti... questa
cosa è una di quelle che vorrei approfondire
maggiormente nel mio futuro prossimo.
Caspita,
non c'è sicuramente tempo per annoiarsi! Intanto noi siamo arrivati
alla fine dell'intervista, grazie infinite per lo scambio di idee,
Marco e Matteo. Vi auguro il meglio per tutte le vostre attività
musicali ed artistiche. Ci riaggiorneremo con i vostri nuovi lavori.
Ricambiamo:
grazie anche a te e a tutti voi dell'Edp!
DISCOGRAFIA
WILD
2012, Locomotiv Records
(elettronico, rock, blues)
1.On the road 2.W China 3.Safari F.C. 4.Bunga Bu 5.Svezia
6.Birds Fobik Town 7.Winter Queen 8.Somewhat like Blues
Qui
lo ascolti
RIOT
2016, Autoprodotto (elettronico, psichedelia, folk)
1.Youth
2.Rainbow Revolution 3.Spark 4.Wrong Right Side 5.Aftersquare
6.Saggy Balls Team 7. Immigrants Ltd
Qui
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Articolo
e intervista ad opera di Giusy Elle