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mercoledì 18 gennaio 2017

131. La ribellione secondo ABOVE THE TREE & E-SIDE

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INTRO
   Eccoci a proporre la prima band di questo nuovo anno, anche se non è facile presentare compiutamente il duo mascherato di oggi, i marchigiani ABOVE THE TREE & E-SIDE. Questa 2-piece chitarra-batteria, come dice il nome, è infatti un insieme di due realtà distinte, due musicisti dalla prolifica carriera, già amici, che confrontano e amalgamano i propri diversissimi background personali ottenendo così una miscela sonora particolare, identificativa della band. E-SIDE è attualmente il batterista dei Ronin, la band di Bruno Dorella chitarrista e compositore, ed ha alle spalle svariate collaborazioni, mentre dietro il monikor ABOVE THE TREE troviamo Marco Bernacchia, un artista innovativo e visionario dalla lunga carriera solista. Lo seguivo da tempo per via delle sue curiose proposte sperimentali e le varie collaborazioni all'attivo, side project che periodicamente apre, sospende e riprende in considerazione con maggior fervore. E' mio desiderio quindi omaggiare la sua prolifica carriera per vedere come giunge infine all'incontro con Matteo Sideri, l'E-side in questa sua avventura a due. Addentriamoci allora nell'interessante biografia di questi due musicisti di Senigallia.

Bernacchia ai tempi dei
M.A.Z.C.A
RETROSPETTIVA
Dietro la maschera di Above the Tree si cela un artista a tutto tondo, all'anagrafe Marco Bernacchia dalla provincia di Ancona, classe 1979, ora di stanza a Verona. I suoi studi musicali iniziano in tenera età con un percorso canonico di musica classica; il suo strumento: il sassofono. Dai cinque ai dodici anni approfondisce la teoria, il solfeggio e tutte quelle cose che alla fine lo fanno quasi odiare la musica e comunque abbandonare definitivamente gli studi. E' solo verso i quindici anni che, barattando il sassofono con un amplificatore per chitarra elettrica, si riaffaccia alla realtà musicale con fervore rinnovato: c'era tutto un mondo di musica moderna, là fuori che lo aspettava! Nel 1998 fonda la sua prima band, i M.A.Z.C.A. (Movimento Attraverso Zone Comunemente Atipiche), un progetto disco-rock con elementi noise, votato alla trance music, con il quale pubblica quattro album. Band ancora attiva (con una sospensione tra il 2008 e il 2011), partita da cinque elementi progressivamente perde componenti per strada fino a ritrovarsi nella forma ridotta di duo chitarra-batteria (con Edoardo Grisogani) per delle date in Ucraina, Ungheria ed Italia. Attualmente la line-up è attestata in trio. 
   Il suo amore per l'arte si concretizza inoltre in un percorso di studi universitari fino alla laurea in pittura presso l'Accademia di Belle Arti di Urbino. Oltre che musicista, Bernacchia è quindi anche un artista visuale che ha partecipato a diverse esposizioni internazionali tra cui, niente meno, che la Biennale di Venezia (2011). Stiamo parlando di un artista completo, quindi, dagli interessi multipli, e che di arte ci vive. Soprattutto di musica, che porta avanti di progetto in progetto seguendo la scia della sperimentazione. AL:ARM! è per esempio un collettivo artistico di musica sperimentale elettroacustica formato a seguito dell'incontro con Paolo Campagnola; durato un paio di anni (2005-2007) conta un album all'attivo. Mentre i Mazca stavano entrando in stand by parte anche il progetto GALLINA, un trio rock che univa elementi folk e punk. Anche questa un'esperienza durata soltanto un paio d'anni (2007-2009) che lascia però un bel ricordo di sè tra pubblico e ctritica.

   Ma è del 2006 la nascita di ABOVE THE TREE, il progetto solista del nostro Bernacchia che da solo o in collaborazione ha registrato ad oggi ben 8 dischi tra studio e live. Il nome e la maschera di uccello risalgono a una performance in una galleria d'arte dove l'autore montava un albero e nel frattempo registrava tutti i suoni ambientali facendone una colonna sonora. L'uso della maschera, con la sua duplice valenza di nascondere una realtà per rivelarne un'altra, sarà da lì in poi abitudine nei live. Concentriamoci quindi su Above the Tree, il side project solista che lo porterà infine al combo chitarra batteria di nostro interesse. 
   Da subito Marco incomincia a registrare, in completa solitudine e con un approccio intimista, alla CAG Bubamara, un centro di aggregazione a Senigallia nel quale circolavano diversi gruppi della zona e ci si occupava dell'organizzazione di eventi. Lo fa con un computer, secondo una filosofia di registrazione lo-fi tanto cara all'autore e che caratterizza tutte le sue opere discografiche: anche in studio continua a mantenere un approccio prettamente house recording. Nel contempo viaggia molto in Europa dove si esibisce ripetutamente in Spagna, Francia e Portogallo ottenendo un riscontro molto buono tanto da riuscire a consolidare un proprio circuito underground.
   Siamo nel 2011, ormai Marco portava in giro per l'Europa il suo progetto solista da ben cinque anni ed ora, desideroso di inserire parti ritmiche alle sue composizioni, chiede aiuto al corregionale Matteo "Tegu" Sideri, batterista e compositore elettronico, amico di vecchia data nonché personaggio chiave alla Casa della Grancetta. E' proprio qui che entrano in studio dando vita al loro primo lavoro insieme, uscito l'anno successivo per l'etichetta bolognese Locomotiv Records, dal titolo Wild. Sebbene da lì in poi il duo inizia ad esibirsi live, con anche la batteria acustica, l'album ha un suono diverso, decisamente più elettronico. Nato quindi come collaborazione tra due musicisti, il progetto diventa definitivamente e pubblicamente un duo chitarra-batteria. Molti i festival che li vedono esibirsi, sia in Italia che in Europa, nonché molte le band a cui i due aprono i live (Akron Family, Mouse on Mars). La proposta folk, etno-blues e tecno dei due ha sempre lo stesso effetto sul pubblico che, rapito dalle sperimentazioni sonore del duo, dall'ipnotica ripetizione di riff e dai ritmi percussivi, tribali ed afrocentrici della batteria, praticamente vive una sorta di trance collettiva. Questo il punto forte dei due. 

Ma nello specifico chi è Matteo Sideri? Un batterista e compositore elettronico di Jesi (AN) che si avvicina allo studio della batteria a 15 anni. Nel 2002 si trasferisce in Inghilterra dove studia Tecnologia Musicale al Barnsley College e si diploma come progettista del suono al Berklee. Tornato in Italia, nel 2005 comincia un percorso di produzione, concerti e composizione. Ha inoltre maturato una forte esperienza nel campo dell'associazionismo proprio con l'esperienza della Casa della Grancetta nel comune di Senigallia, dove ha ricoperto i ruoli di presidente, responsabile dello studio e poi direttore artistico. Attualmente è il batterista dei Ronin ma lo troviamo anche nella band di Maria Antonietta e Matteo Fiorino oltre che ad aver accompagnato l'artista Gipsy Rufina o i MicroMassive (duo elettronico analogico). Lui stesso ha avuto un'esperienza come cantautore, progetto solista a proprio nome, dove comunque la batteria manteneva il suo peso e la sua presenza.

Dopo la fine del Wild-tour pare invece che Marco abbia preso proprio gusto per gli accompagnamenti ritmici tanto da imbastire una seconda collaborazione con un duo di percussionisti (Edoardo Grisogani -già nei Mazca in formazione a due- ed Enrico "Mao" Bocchini) che sfocia nel 2014 nell'ABOVE THE TREE & DRUM ENSEMBLE DU BEAT. Eccoci di fronte a un'altra band d'effetto: la formula sonora è molto simile alla collaborazione con Sideri spaziando tra etnica, ambient e rock e il risultato coinvolgente sul pubblico è il medesimo... ne nasce infine Cave Man, album uscito per la splendida realtà anconetana Bloody Sound Fuktory, etichetta discografica indipendente (ma non solo) che ha più volte collaborato con power duo, dai regionali Ludmilla Spleen e A.n.o. fino ai Lombardi Zolle e The Great Saunites e della quale abbiamo più volte trattato.
   Passano così due anni intensi in tour, chilometri d'asfalto macinati in giro per lo stivale e l'Europa, prima che il progetto si prenda una pausa. Le ultime tre date le chiudono poi in maniera memorabile a fine 2015, accompagnando ed aprendo i concerti italiani del mitico duo noise basso-batteria da Providence (Rhode Island) LIGHTNING BOLT. Attualmente la collaborazione con l'Ensemble Du Beat è in stand by ma il progetto non si può certo dire esaurito in quanto per il futuro hanno già qualcosa in mente... a noi non resta che aspettare e vedere...
   Siamo ormai nel 2015 e il nostro Bernacchia continua a sorprenderci: sempre in solitaria si esibisce ora in formato dj set con il nome d'arte di VIRTUAL FOREST, ancora suoni dal mondo in versione ambient e drone per questo progetto, concretizzato nell'album Unconscious Cognition Is the Processing Of Perception, uscito per Yerevan Tapes. 

   Il 2016 poi, anno appena terminato, si dimostra denso di novità. Una su tutte il proseguimento dell'avventura con E-Side. E' ora di un altro album e i due si riuniscono nuovamente alla Casa della Grancetta, nella stessa stanza che diede alla luce Wild. Riot è il nuovo lavoro, a quattro anni di distanza dal primo, che vede Bernacchia e Sideri lavorare nuovamente da un punto di vista elettronico. Il processo di registrazione di Riot è infatti particolare: visto che i due abitano in città diverse, gli artisti hanno creato questo disco a distanza, come in molte collaborazioni moderne, motivo per cui hanno optato per le batterie elettroniche; la versione acustica è stata sviluppata successivamente, in sala prove a preparazione dei live. Matteo ha quindi lavorato sulle basi elettroniche a Ravenna utilizzando Reason –un software audio basato su un interfaccia virtuale analogico modulare– a cui sono stati aggiunti elementi di field recordings, drum machine analogiche e file midi; Marco ha registrato invece voci e chitarre a casa sua a Verona (dove si costruisce anche molta della sua strumentazione, tra cui effetti e pedali) e solo in una fase finale tutto il materiale è stato messo insieme da entrambi alla Grancetta, facendo coincidere le idee e arrangiandole insieme. Per l'occasione la Casa della Grancetta si mostra in veste di etichetta dove Riot è proprio la prima produzione. Il risultato sono quaranta minuti di flusso di coscienza dove i due rivelano la propria predisposizione verso la psichedelia: suoni sintetici e della natura si fondono e si amalgamo in totale armonia, parole rare e soffuse, una fusione di folk e blues su un tappeto di elettronica tribale che attinge ai suoni del mondo. Sicuramente una musica distintiva della band.
Il duo ha lavorato in completa autonomia mentre gli unici aiuti esterni sono stati quelli di Michele Lavarda, che ha aggiunto linee di basso su tre brani, e il lavoro di mastering eseguito da Andrea Suriani. Riot esce autoprodotto in versione digitale e Cd il 22 aprile 2016 mentre viene presentato live per la prima volta il 27 dello stesso mese al Reasonanz AssCult di Loreto. “Saggy Balls Team”, la traccia numero 6 dell'album, è il singolo che ne anticipa l'uscita mentre da "Youth" e "After Square" sono stati ricavati due video che potete visionare alla fine di questa presentazione.
Intanto i due sono pronti per un nuovo tour e stanno lavorando alla pubblicazione di un terzo album, che questa volta sarà invece una... registrazione live.

Per concludere non posso infine tralasciare l'ultima collaborazione di Bernacchia nata nel 2016, avvenuta col mio corregionale Johnny Mox assieme al Centro per l’immigrazione della Provincia Autonoma di Trento. Trento e Verona sono unite da un'arteria autostradale diretta e i mondi musicali dei due non potevano che facilmente incontrarsi. Il progetto che ne nasce si chiama STREGONI e si rivela originale oltre che interessante: scendere direttamente in campo, visitare i centri d'accoglienza per migranti, capire quale il background musicale che si portano dietro, e suonare con loro. Johnny the Mox, ossia Gianluca Taraboreli, nemmeno a farlo apposta prima di questa esperienza faceva parte del duo basso-batteria Nurse! Nurse! Nurse!, uno dei rari qui in Trentino. Terminata l'esperienza a due suona nei Fonda Sister per poi portare avanti un originale progetto solista, a suo nome, dove utilizza soltanto la bocca: una sorta di gospel che assieme a pedali, beatbox e la pratica del looping si trasforma in qualcosa di elettronico e noise. L'incontro tra Above the Tree e Johnny Mox è quindi innanzitutto un incontro tra artisti sperimentali, in quanto tali innovativi e visionari, che assieme fondano questo progetto dalle valenze sociali e politiche. In un anno hanno suonato con oltre 900 persone dei centri di accoglienza, tutti immigrati richiedenti asilo politico: ne sono risultate jam in tutta Italia ed Europa. Electro-tribalismo, hip hop, psichedelia, afro e gospel si fondono con la musica che risuona nelle cuffie dei migranti respinti alla frontiera. Stregoni è il tentativo di comprendere attraverso il linguaggio sonoro quello che sta accadendo dentro e fuori dai confini di un continente segnato dalla più grande crisi politica dalla nascita dell'Unione Europea. Un vero e proprio laboratorio musicale dal vivo, che attraverso una serie di concerti-workshop organizzati nei centri profughi cerca di raccontare quello che accade ogni giorno non in mare, non ai confini del deserto, ma nelle nostre città. Una colonna sonora che vuole raccogliere tutte le voci e le musiche di chi si sposta a fatica lungo i confini del Vecchio Continente. 

   Ecco, possiamo dire di essere riusciti nell'arduo intento di descrivere ed analizzare l'interessante carriera musicale di Marco Bernacchia, ricca, varia, ma sempre coerente nel suo sviluppo. Above the Tree è un progetto solista che di volta in volta si affianca ad artisti affini, anche nel formato duo chitarra-batteria a noi tanto caro. Procediamo quindi con l'intervista ai due musicisti di Senigallia (AN), Marco Bernacchia e Matteo "Tegu" Sideri, membri del duo etno-psycho ABOVE THE TREE & E-SIDE. Nel prossimo articolo ci addentreremo infine nelle sfumature del loro ultimo album Riot grazie all'interessante recensione ad opera del nostro collaboratore Danilo Peccerella dell'ex duo sperimentale beneventano Globetrotter.
Come sempre... buona musica e buona lettura!


"On the road" da Wild (con estratti live) https://www.youtube.com/watch?v=igbdaEnx3y0



INTERVISTA
1. Ciao Marco, finalmente ti ospito all'Edp! Era da tempo che volevo approfondire la tua carriera musicale... Dimmi, quali sono stati gli ascolti che ti hanno portato all'interesse per la musica etnica da una parte e per la psichedelia dall'altra? Quando è subentrata, nella tua musica, la componente elettronica?
Da ragazzo ascoltavo musica più che altro recuperata da scatoloni di cassette che dei miei amici più grandi mi davano e dalle quali tiravo fuori musica varia. Molti di loro studiavano a Bologna e alcuni avevano l'abitudine di riportarsi a Senigallia delle cassette copiate piene di musica, da Jon Spencer Blues Explosion ai Mogwai passando per Shellac, i primi Ulan Bator, Aphex Twin, Mouse on Mars Tortoise e tanti altri, tutta musica molto contaminata... non mi è mai interessato la musica di genere fino a che non ho scoperto il blues che è arrivato in una seconda fase e da lì mi sono spostato direttamente verso la musica africana che poi mi ha aperto realtà etniche in tutto il mondo… su youtube… la cosa strana era che molte delle cassette che mi arrivavano non avevano nessuna etichetta e ancora oggi non so che cosa ho ascoltato ma so che mi piacevano.


Esempio di Bernacchia pittore; quadro 
utilizzato per la copertina di Cave Man.
2. Sei un'artista a tutto tondo, musicista e pittore. Mi pare di capire che la musica occupi gran parte della tua carriera: come si fa a restare "nel giro" dell'arte, ai tuoi livelli, dedicandosi in forma secondaria?
Non è semplice e quasi sempre si ha l’impressione che non ci si possa rimanere, sempre in bilico tra una caduta e slanci improvvisi. Nella realtà Italiana il mondo dell’arte contemporanea è una entità costituita da attese e frustrazioni, un ambiente non adatto alla creatività, mi spiego meglio. Il sistema culturale Italiano non interessa a nessuno nel mondo (a parte i grandi classici e la storia), questo perché non siamo una nazione emergente, siamo solamente la periferia di un impero… e quindi l’arte in Italia è costretta al 99% dentro le proprie mura nazionali visto che fuori essere Italiano non ti fornisce nessuna credibilità preventiva. Il meccanismo dell’arte in Italia non è finanziato da denaro pubblico, se non per pochissime realtà in cui ci può essere uno sfruttamento economico di un grande evento che si traduce immediatamente in realizzazioni di cemento... Il sistema si regge (o si reggeva) per lo più sui privati collezionisti e sulla rete di gallerie private che trafficano con l’arte. Il problema è che a questo punto è molto difficile rimanere puri... la richiesta è quella di mercificare le idee, non di assecondarle e farle crescere, e a parte in rari casi di artisti realmente superiori alla media l’obbiettivo finale di un espressione artistica sono le Fiere di Arte Contemporanea… realmente il luogo più distante e improbabile per riuscire a comprendere l’arte.
In questo gioco io sto nel mio Spazio, faccio la mia ricerca e vivo la mia vita e a volte mi capita che
il mio percorso si riavvicini naturalmente a quello del sistema dell’arte e a volte capita che qualcuno
di quel mondo con la giusta sensibilità capisca le mie cose e mi cerchi... Il mio metodo è quello di
fare arte come se fossi nel deserto.

3. Da una performance artistica hai ereditato la maschera su palco, ottimo mezzo dietro il quale celarsi e far emergere una nuova identità. C'è una lunga tradizione di band mascherate: qual'è il valore che tu dai a questo travestimento?
Semplicemente credo di avere una psicologia controversa: una esibizionista che si vuole mostrare e un’altra timida che si vuole nascondere e, per assecondarle entrambe, la maschera mi fornisce lo strumento giusto per realizzare il mio scopo. La maschera mostra me molto più della mia faccia, mostra una mia idea chiara di stile di vita, di immaginario e di idea politica molto chiara, molto più di una faccia comune con due occhi una bocca e un naso e grazie a questo nascondiglio mi posso permettere di non parlare e di non scrivere testi per i brani, visto che la maschera stessa è un argomento e una presa di posizione molto chiara e comprensibile per chi guarda.

4. La tua è una maschera di volatile, Matteo da cosa è camuffato? Avete deciso di adottare un cappuccio anche per lui per mantenere su palco una certa unità stilistica?
E’ un cane. Si più o meno la scelta è stata quella dell’unità stilistica.

5. Above The Tree è stato per oltre cinque anni un progetto solista, quand'è che hai sentito la mancanza di un accompagnamento ritmico esterno? Non potevi semplicemente sopperire con basi pre registrate? Da lì in poi, inoltre, non sei più rimasto solo...
A dire il vero il mio ruolo Solitario non ha mai smesso di esistere pur portando avanti progetti
con vari percussionisti e mettendo su STREGONI, ho sempre continuato ad esibirmi come Above
the Tree.. soprattutto all’estero. Poi tra l’altro è partito anche Virtual Forest... Above the tree & E-side era una scommessa nata anche insieme all’etichetta che decise di co-produrre Wild nel 2012,
Locomotiv Record. Quello fu un disco in cui io per la prima volta mi aprivo a consigli esterni, non
nasceva tutto da me ma in squadra, tutto ha funzionato fino a che non si è rotto qualcosa prima
con l’etichetta e poi con Matteo stesso, i rapporti di fiducia si reggono sempre su un filo e quando
il filo si spezza è poi difficile ritirarlo su... il tempo però ha regalato a me e Matteo la voglia di
riprovarci anche perché effettivamente in quel 2011 facemmo un disco incredibile seguito da un
tour altrettanto incredibile che ci formò a furia di live e ci insegnò a spaccare su un palco.

6. Con Above the Tree hai girato mezza Europa consolidando un tuo circuito. Con la tua musica ci vivi, qual'è la formula vincente, secondo te, per sopravvivere nell'underground?
L’unico modo percorribile credo sia quello di non attendersi un riscontro da quello che fai… ambire
ad un riscontro ma non attenderlo credo sia interessante. La seconda cosa da fare però è, una volta
capito quale il tuo scopo in questa vita, lasciare il tuo lavoro e fare quello che ti piace. Sono allergico alle teorie che se quello che ti piace poi diventa il tuo lavoro poi finisci per odiarlo. E’ assurdo. E' il male contemporaneo quello di essere depressi per fare quello che non ci piace e tutto va a rotoli perché non si fa il proprio percorso con passione e soprattutto con rispetto per il prossimo cosa che può avvenire solo quando avviene prima il rispetto per se stessi… se sei abituato ad inchinarti davanti a ciò che non ti piace, a mercificarti per soldi, come puoi fare qualcosa, qualunque cosa essa sia, che non provochi danno a qualcuno? Nella musica vedo sempre più gente risplendere come stelle e poi scomparire miseramente ingannati da falsi successi. Credo che le cose si costruiscano giorno dopo giorno, Asse dopo Asse per costruirsi il proprio battello sul quale navigare...

7. Ho avuto il piacere di partecipare a qualche tuo live. Mi ha sempre incuriosita la reazione del pubblico, molto coinvolto ed attratto dalla vostra proposta musicale. Come hai creato questo feeling e come lo vivi dal palco e da dietro la maschera?
Io Vivo nel mio mondo, a volte mi interfaccio con il pubblico, ma molto spesso mi trasformo in
antenna, sento davvero delle energie universali confluire tramite la testa e propagarsi in tutto il
corpo mentre suono. Queste energie che sento sono quelle dell’universo, ma non solo, sento anche quelle della gente intorno a me, del pubblico. Credo che la carta vincente sia proprio che il pubblico veda in noi delle persone che stanno realmente facendo quello che cazzo gli pare. Come dei Selvaggi ci osservano e qualcosa gli si risveglia dentro...

8. Parliamo dei tuoi lavori discografici in duo con E-Side. Wild e Riot sono stati registrati con la batteria elettronica e il risultato è ben diverso da quello che si vive in fase live. Mi hai già parlato della tua concezione di disco, che vedi come un'entità separata dal live, una cosa diversa. Ma visto il gran effetto che producete sul pubblico, chi acquista il disco vorrebbe portarsi a casa qualcosa di più simile a ciò che ha ascoltato e vissuto in concerto. Come mai quindi questa forte diversità, proprio a livello di sonorità, tra l'esecuzione dal vivo e i vostri album? So comunque che la prossima pubblicazione sarà la registrazione di un live...
Il disco è finzione. E' più onesta una finzione finta che una finzione che ti prende in giro sembrando
vera. In linea di massima dalla fine delle registrazioni dirette all’avvento dell’elettricità, nel metodo
di registrazione audio il concetto di riprodurre su disco l’audio che sembri o sia sovrapponibile con
quello che hai sentito durante un live si è perso ed è mutato nella spettacolarizzazione del suono e
da allora ad oggi, il suono, è costretto a passare da un amplificatore a un microfono e tramite un
cavo ad una scheda audio e da quella processata e elaborata per entrare in maniera perfetta nelle
frequenze buone che delle casse di un mac book possono riprodurre. Forse la domanda giusta
potrebbe essere questa: ha senso oggi registrare un disco?

9. Riot... qual'è la ribellione che volete esprimere con questo disco? Qual'è la rivolta per gli Above the Tree and E-Side? Da un titolo del genere ci si aspetterebbe musica più violenta!
La rivolta è comunque sempre una rivolta da regole imposte... noi ci siamo ribellati a delle regole,
delle regole culturali e in questa epoca storica/musicale, anche stilistiche. La violenza è giusto l’antagonista della regola che con la forza cerca di imporre un’altra regola alla regola. Credo che la violenza è sempre un punto di vista strumentalizzabile ma che a volte funziona anche. Però gli strumenti dello sciopero, riempire di nulla gli spazi che sono stati pensati per essere pieni e riempire quelli costruiti per essere vuoti, ribaltare i centri del potere... noi consumatori in occidente abbiamo molte più armi dalla nostra parte di quello che pensiamo.

10. Non è facile creare una valida rete di distribuzione dei propri dischi lavorando nell'underground. Al giorno d'oggi va molto in voga appoggiarsi a più di un'etichetta discografica, per variare l'offerta di pubblico, aumentare la quantità delle copie stampate nonché per ottenere una promozione sufficientemente ampia. Tu stesso hai usato la formula della cordata di etichette per alcune tue registrazioni. In questo progetto a due invece ti muovi diversamente: Wild è uscito per la bolognese Locomotiv Records mentre Riot è addirittura completamente autoprodotto: ci spieghi queste scelte?
E’ stata una scelta in parte dovuta alla rapidità con cui abbiamo deciso di registrare il secondo disco e successivamente farlo uscire, cosa che non lasciava tempo altro da quello di registrare/stampare/suonare... Altro motivo è stato quello di mettere alla prova il nostro effettivo valore. Uscendo Autoprodotti, con promozione quasi inesistente, volevamo vedere qual’era l’effettivo valore nostro, togliendo tutte le situazioni macchina/musica/Italia. Ad oggi devo dire che la scommessa è stata vinta.

11. Raccontaci qualcosa dei vostri due video su pezzi di Riot. Come sono stati realizzati, da chi, il loro significato...
I video li fa Above Produzione Video… che non è altro che una mia altra identità. Per riallacciarmi
alla domanda precedente, anche su questo canale ho cercato di svincolarmi dalle dinamiche assurde della macchina musica Italia. Il video di "Youth" è stato realizzato unendo immagini di rivolta di strada a un girato di skeater a cui hanno collaborato anche i ragazzi di Zio Bancale, altra realtà Senigalliese che costruisce skate utilizzando appunto bancali di riciclo. "After Square" invece è stato realizzato interamente utilizzando video reperibili in rete. Unisce in dissolvenza tutta la potenza dei colori frapposta ad immagini virtuali della seconda guerra punica.

12. Ora una domanda per Matteo. Intanto un saluto e un benvenuto nei nostri spazi, anche la tua carriera è molto interessante e la seguo da anni. Hai prestato i tuoi servizi di batterista ad artisti solisti e in band dai generi diversi, ci racconti come ti sei approcciato in duo alla chitarra di Above the Tree? Quali gli accorgimenti per far funzionare un combo del genere? Nel panorama nazionale chitarra-batteria sicuramente vi distinguete! In che misura usi l'elettronica in fase live oltre al tuo drumming d'effetto, molto tribale...
Un saluto a voi.
Posso dirti come mi approccio in generale. Partendo dal fatto che con e grazie a Marco ho
cominciato un approccio più "sperimentale" o di "ricerca", ho seguito per la sua/nostra musica
molte di quelle che per Marco erano già direzioni ben precise nel suo percorso artistico. Più in linea generale, per me suonare è una sfida e una espressione umana con la quale misurarsi. Non ho pretese arroganti, credo molto nella forza di ascoltare, per cui mettere batteria, voce ed elettronica a servizio della visione della musica e della musica di Above the Tree credo sia stato fatto da parte mia con molta attenzione all'ascoltare e all'ascoltarmi.
Credo che per far funzionare qualsiasi "combo", inteso come rapporto a due, sia necessario capire
cosa voglia dire "funzionare" per quella "combo". Tra due persone, tra due gruppi di persone, tra 2
mondi o tra una chitarra e una batteria, fondamentale è capirne il moto e ascoltare di conseguenza
per non perdersi.
Quello che sto cercando di ottenere dal vivo è una soluzione ibrida se vogliamo. Sono sempre alla
ricerca di cose nuove da implementare ma in breve succede questo: ho un mixer nel quale vanno la mia voce, un modulo nord drum 1 controllato da microfoni a contatto sulla batteria, questo per avere due suoni di batteria contemporaneamente, acustico ed elettronico. Ho un paio di applicazioni sul telefono, cito Figure della propellerhead costa 0,89€. Ultimo segnale ho un sintetizzatore mono fatto a mano in Repubblica Ceca (bastl Instruments). Questo mixer va in un kaoss pad 3, per far loop o interagire con gli effetti. Facile e gustoso.

13. Torniamo a te Marco e alla tua carriera personale. Vorrei parlare del tuo progetto Stregoni con il mio corregionale trentino. Ci racconti come è avvenuto l'incontro con Johnny Mox e come è nata questa avventura musicale con gli immigranti? Perché proprio il nome di Stregoni?
Io e Gianluca ci conosciamo da anni, non un raporto di lunga amicizia ma di stima reciproca per il
lavoro artistico. In una fase in cui entrambi eravamo disponibili abbiamo deciso di mettere in piedi
un progetto che, ragionamento dopo ragionamento, ha preso la forma di STREGONI. Abbiamo
iniziato a condividere i palchi con i richiedenti di asilo prima di Trento e rapidamente il progetto si
è evoluto portandoci a suonare in tutta Europa e a realizzare un Documentario sulle realtà che
abbiamo incontrato che uscirà a primavera 2017. La realizzazione del documentario è stato come
mettere un punto, una meta di arrivo. Adesso stiamo elaborando nuove formule per evolvere il
progetto Stregoni e radicarlo il più possibile nel tessuto sociale.

14. L'ultima traccia di Riot, "Immigrants Ltd", ha qualche nesso con questa esperienza?
In parte sì. Come il titolo lascia intendere, parla della desolazione di vite spostate da un posto ad un altro per interessi, non importa di chi, interessi di qualcuno. Che questo qualcuno sia uno sfruttatore o il protagonista del viaggio poco importa, è comunque in entrambi i casi la storia di individui che fanno un gesto per aumentare il proprio livello di vita e le proprie aspettative di vita, sue e della sua famiglia. Non a discapito degli altri ma con gli altri, perché ogni gesto crea una cascata di situazioni che si collegano l’una all’altra anche in maniera inaspettata e sorprendente. A volte si trasforma in positiva rispetto magari al punto di partenza radicalmente negativo da cui deriva. Una cascata impossibile da decifrare di eventi, determinata dai principi del caos più che altro… il discorso immigrazione è chiaramente più complesso di come si vuole semplificare, non esistono i buoni né i cattivi o forse sì? e chi sono? da quello che ho capito vale bene il primo teorema della termodinamica per farsi un’idea…: ”l’energia non si crea né si distrugge, solo si trasforma passando da una forma ad un’altra”... giri di affari e di vite prendono forma in questo
brano che è una ballata malinconica ma che sul finale apre anche a scenari di speranza.

Bernacchia nel suo progetto solista elettronico
Virtual Forest
15. Quali i prossimi progetti in duo con E-Side e quali le novità prossime future nella tua carriera personale?
Il futuro ci porterà in tour per l'Europa. Io e Matteo partiremo a febbraio per un lungo tour in Francia, Svizzera, Germania e Austria e poi ne seguiranno altri parallelamente ai vari progetti e impegni di entrambi, visto che Matteo inizierà vari altri progetti e io mi rimetterò sotto coltivando gli altri lati di me. Forse avremo meno tempo per battere le autostrade con questo progetto nell’immediato futuro, però nulla è definitivo, quindi vedremo anche cosa ci prospetterà il futuro… Comunque con E-side stavamo pensando di far uscire una registrazione Live tratta dal nostro ultimo tour per iniziare, e poi vedremo... Io personalmente invece sarò sempre impegnato con Stregoni, abbiamo delle idee da realizzare oltre che terminare le riprese e il montaggio del documentario della nostra esperienza in Europa.
Parallelamente ho intenzioni di portare in giro con più costanza il mio live come Abve the Tree in solo, ho già tour in Portogallo, Ukraina e Spagna in programma nei prossimi mesi e ho anche intenzione di registrare nuovo materiale come Virtual Forest per concretizzare delle proposte da parte di alcune etichette che ho ricevuto e che sono in attesa di un mio cenno con nuovo materiale. 
Poi ho ri-iniziato a costruire strumenti musicali autoprodotti... questa cosa è una di quelle che vorrei approfondire maggiormente nel mio futuro prossimo.

Caspita, non c'è sicuramente tempo per annoiarsi! Intanto noi siamo arrivati alla fine dell'intervista, grazie infinite per lo scambio di idee, Marco e Matteo. Vi auguro il meglio per tutte le vostre attività musicali ed artistiche. Ci riaggiorneremo con i vostri nuovi lavori.
Ricambiamo: grazie anche a te e a tutti voi dell'Edp!



DISCOGRAFIA
WILD 2012, Locomotiv Records (elettronico, rock, blues)


1.On the road 2.W China 3.Safari F.C. 4.Bunga Bu 5.Svezia 6.Birds Fobik Town 7.Winter Queen 8.Somewhat like Blues



Qui lo ascolti

RIOT 2016, Autoprodotto (elettronico, psichedelia, folk)


1.Youth 2.Rainbow Revolution 3.Spark 4.Wrong Right Side 5.Aftersquare 6.Saggy Balls Team 7. Immigrants Ltd



Qui lo ascolti
Qui la nostra recensione


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Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle


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