I Nitritono sono il side project
di rock sperimentale del chitarrista classico Siro Giri, assieme al batterista
Luca Lavernicocca. I due strumentisti piemontesi (provincia di Cuneo) decidono
di suonare assieme già nel 2012 proprio nell'ottica di sperimentare un nuovo
linguaggio sonoro miscelando
elementi sludge/doom, psichedelia e noise. Dai primi tentativi della
demo d'esordio, l'espressione dei due si fa sempre più matura e lo attestano
l'album successivo (Panta Rei, 2017 Edison Box) ma ancor più il recente
lavoro discografico Eremo, pubblicato alla fine dell'anno appena
trascorso e appoggiato da una cordata di etichette. Si tratta di 6 tracce
prevalentemente strumentali, scure e potenti, alternate da momenti di quiete,
che si ispirano a band quali Zu, Swans e Om. Il suono della chitarra è poi
sapientemente costruito, tra ribassamento dell'accordatura in La e splittaggio
su ben 3 amplificatori: uno da basso e due da chitarra, per la distribuzione
corretta di tutta la gamma di frequenze.
Eremo è un concept album ispirato al potere
rigenerante degli ambienti naturali più isolati e selvaggi, da cui i titoli dei
vari brani. Dall'ultima traccia del disco, un featuring con l'artista elettronico
Petrolio, viene girato anche un video in bianco e nero (Valentina Ruffa e Francesco Romagnolo)
che raccoglie tutto il simbolismo raccolto nell'album stesso, a partire dalla
presenza massiccia del Monviso, la loro "montagna di casa".
Per
approfondire questi ed altri argomenti consigliamo la lettura del nostro articolo appena pubblicato, con retrospettiva,
analisi delle etichette discografiche coinvolte ma soprattutto con l'intervista
ai due fondatori. In questa sede procediamo con qualche dettaglio tecnico
sull'album e con la sua recensione ad opera del nostro collaboratore reggiano
Mali Yea, chitarrista del duo strumentale Anice.
I Dischi del Minollo,
Shove Records, Vollmer Industries,
Brigante Records & Productions, Longrail
Records
(Noise, Ambient metal, Sperimentale)
1. Re di pietra 2. Samos
3. Passo di Terre
Nere 4. Hospitales
5. Bric costa rossa 6. Costa da Morte
(feat. Petrolio)
RECENSIONE
NITRITONO Eremo
Ho avuto occasione di sentire i
Nitritono dal vivo un paio di anni fa, in Associazione Ekidna, per puro caso,
quando ancora esistevano i “concerti” e il pubblico non era obbligato a
mantenere la distanza di 1 metro tra una persona e l’altra per scongiurare
contagi di massa, anche se, virus a parte, ai live che frequentavo di solito il
“distanziamento” era già tradizione da tempo...
Ricordo che all’epoca non mi erano
dispiaciuti ma, allo stesso tempo, non mi avevano entusiasmato particolarmente.
Spesso, dipende tutto dalle circostanze del momento, dal mood della serata,
dalla carica alcolica, da cosa andiamo cercando in quel determinato istante
della nostra esistenza, e da altri noiosissimi fattori che per fortuna vostra
non starò qui a elencare.
Tuttavia è necessario specificare,
nonostante sia scontato, che esiste una differenza abissale tra l’ascolto di
una band in concerto mentre si cazzeggia con una birra in mano e quello invece
più raccolto e attento che si può esperire, per esempio, fra le mura
domestiche, nella propria stanza, lontano dalla frenesia del mondo esterno. I
“tempi” sono differenti, ma soprattutto, in una certa misura, lo siamo anche “noi”.
E qui cambia tutto. Ascoltare il loro recente lavoro è stata una vera
riscoperta.
L’album intitolato “Eremo”, pubblicato
lo scorso novembre 2020 dal duo Nitritono, Luca Lavernicocca (batteria) e Siro
Giri (chitarra), è una coproduzione: I Dischi del Minollo, Shove Records,
Vollmer Industries, Brigante Records and Productions, Longrail Records ed è stampato unicamente su vinile.
Eremo prende corpo e sostanza da 6 brani cupi e riflessivi, misantropi,
contraddistinti da movimenti musicali granitici e fragorosi, in alcuni casi, e
in altri, statici e pacati, una suite sonora quasi interamente strumentale, le
“liriche” ci sono ma hanno un ruolo marginale, di secondo piano, quasi
ornamentali. Le composizioni gravitano tutte attorno al protagonista
principale: il “Re di Pietra”, l’imponente Monviso, il tema centrale ricorrente
che cuce pazientemente la trama di un disco per alcuni tratti prevedibile ma
mai banale. La montagna del Monviso si percepisce nella sua essenza, una
presenza massiccia e pesante (“Passo di Terre Nere”), diventa il luogo ideale
dove ritirarsi “immaterialmente” e dedicarsi con raccoglimento alla penitenza e
alla contemplazione.
Degna di
nota la collaborazione di Petrolio, alla sezione droni, nel pezzo di chiusura
“Costa Da Morte”.
Dopo la carrellata delle
pubblicazioni discografiche dell'anno appena trascorso, la compilation
di 11 brani estratti (qui) e la creazione delle
playlist EDP su Youtube e Spotify (qui),
procediamo finalmente con la presentazione dei duo. E siccome qualcuno disse:
"Beati gli ultimi che saranno i primi"... iniziamo gli approfondimenti
dall'ultimo duo inserito nella compilation NEW RELEASES 2020: i NITRITONO.
Vista poi la loro attività fin dal 2012, diciamo anche che era ora...
BIOGRAFIA
NITRITONO, un neologismo composito, un collage tra 'nitrito'
(all'epoca il chitarrista aveva una fissa coi versi degli animali) e 'tritono',
l'intervallo tra note di quarta eccedente (o quinta diminuita che dir si
voglia) che porta a quella specifica dissonanza denominata diabolus in
musica; questo intervallo, nel medioevo, veniva comunque usato dai
menestrelli e più avanti da compositori anche diversissimi tra loro, da
Monteverdi a Beethoven. Ancor oggi si usa nel metal (gli Sleyer hanno
pubblicato persino un album con questo titolo), nella musica gotica, nei film
horror, ed è persino alla base del suono della sirena della polizia! Questo per
preparare al terreno dove si muovono i due musicisti piemontesi di oggi,
"Sir" Siro Giri (chitarra elettrica) e Luca Lavernicocca
(batteria).
Siro Giri (reale nome all'anagrafe) nasce nel 1989 e già da
piccolo ha le idee chiare su cosa farà da grande: suonerà la chitarra! Scopre
lo strumento all'età di dieci anni e il percorso è segnato, dalle medie ad
indirizzo musicale fino alla laurea a pieni voti al conservatorio in Didattica dell’Insegnamento Strumentale.
Questo infatti il suo lavoro attuale, visto che insegna musica, di ruolo, alla
scuola secondaria di primo grado. La chitarra classica è quindi il suo
strumento primo e dopo la laurea segue corso di perfezionamento e frequenta
svariate masterclass con concertisti di fama mondiale. Ha all’attivo numerosi
concerti e un progetto discografico monografico su musiche originali per
chitarra della seconda metà del Novecento di autori italiani. Accanto
all’attività solistica è anche attivo nel progetto del Duo Giri, un piacevole
dialogo tra flauto traverso e chitarra classica. La sua curiosità e l'interesse
per lo strumento va però oltre la versione classica della musica e così Siro
espande i suoi orizzonti sonori dal rock alla musica d'ambiente: scrive le
colonne sonore di alcuni spettacoli teatrali, accompagna reading di scrittori
vari ma soprattutto suona stabilmente nel duo Nitritono dove spazia in una vasta
gamma di generi, miscelando elementi sludge/doom, psichedelia, sfumature noise
e sperimentali.
Diverso il
percorso del compagno alle pelli Luca Lavernicocca (Classe '91). Anche lui
insegnante, ma di lingue straniere, inizia a studiare la batteria a 15 anni
facendo della musica un hobby, seppur preso seriamente. Nel 2012, pur militando
in una band post-rock, inizia l'avventura a due con Siro per via di una
medesima condivisione di ascolti, tra i quali anche materiale estremo, tipo i
Bologna Violenta di Nicola Vanzan. Dopo neanche un anno il gruppo di Luca si
scioglie e il duo resta per entrambi l'unico progetto elettrico stabile nel
quale investire le proprie risorse.
Già a dicembre
2013 pubblicano un omonimo 6 pezzi in streaming, istantanea del percorso
sperimentale che stavano affrontando, a partire da musiche degli Zu, Melvins e
Fantomas. Ancora idee confuse che invece trovano un linguaggio più omogeneo e
coerente con le composizioni successive, raccolte infine nel 2017 in Panta
Rei, il primo full lenght del duo, regitrato, mixato e masterizzato a
Bologna da Enrico Baraldi e pubblicato con la Edison Box, etichetta
indipendente con sedi a Cuneo e Torino, che darà appoggio successivamente anche
ad altri duo (ai Bresciani SDANG! con Il paese dei camini spenti, 2018 e il recente singolo "La crepa nella diga di
Itaipu" come ai RINUNCI A SATANA? con il loro Blerum
Blerum del 2018).
E' grazie a questo disco che i live dei Nitritono escono dai confini regionali
per arrivare fino in Centro Italia.
Dopo uno
split album con i Ruggine, dell'anno successivo, tornano nel 2020 con un disco
più corposo: il loro Eremo, uscito ai primi di Novembre. Si tratta di un concept album che raccoglie sei
tracce strumentali
post-rock/post-metal in un elogio alla natura solitaria e selvaggia che tanto
affascina i due compositori. Con tratti marcatamente noise, doom/sludge e
psichedelici, si dipingono scenari specifici, come il Monviso ("Il Re di
pietra", massiccio di oltre 3800 metri), il santuario di Samos, una delle
tappe più difficili del cammino di Santiago di Compostela, fino al "Costa
da Morte", nel nord della Galizia, una delle zone marine più impervie
della Terra: questa traccia, a conclusione dell'album, è una bella collaborazione
con l'amico Enrico Cerrato (InfectionCode, Gabbiainferno, Moksa), in arte
Petrolio, artista elettronico di dark ambient, ormai conosciuto ovunque per via
della sua instancabile attività live. Di questo brano è stato anche realizzato
un video, in bianco e nero, con varie scene di natura cruda e selvaggia,
diretto da Valentina Ruffa e Francesco Romagnolo. E' "Passo di Terre
Nere", la terza traccia dell'album, che fa invece da gloriosa chiusura
alla nostracompilationNew Releases 2020.
Pubblicato in
forma fisica esclusivamente su Vinile (edizioni limitate in nero ma anche in
rosso), Eremo esce per I Dischi del Minollo e in distribuzione per una
bella cordata di etichette: Shove Records, Vollmer Industries,
Brigante Records & Productions e Longrail Records, tutte realtà già note
nel mondo dei duo, come da breve presentazione qui in calce. Un'ultima nota
sull'artwork della cover che, come per le altre copertine dei Nitritono, è ad
opera della pittrice Cristina Saimandi, niente
meno che la madre stessa del chitarrista Siro. Sempre belli, seppur rari,
questi incroci artistici famigliari...
Bene, non
resta che ascoltare qualcosa del duo strumentale di Cuneo Nitritono, continuare
con l'interessante intervista a Siro e Luca, per concludere, nell'articolo a
seguire, con la recensione di Eremo ad opera
del nostro collaboratore Mali Yea (Anice).
I Dischi del Minollo www.minollorecords.com
Il 'minollo' è un animale immaginario inventato dal compianto Massimo Troisi in
un famoso sketch de La Smorfia, similmente I dischi del Minollo vogliono
proporsi come qualcosa di nuovo, immaginario ed inedito nell’ormai saturo
mercato discografico. Questa realtà abruzzese viene fondata nel
2007 da Francesco Strino (Art
Director) e Daniela Nativio (Media Relations & Press Office) che con
passione decidono di produrre, promuovere e diffondere le opere di quegli
artisti in grado di farli innamorare del proprio sound. Proprio per questo
l'etichetta non è incentrata su un unico genere musicale ma spazia da una
sonorità all’altra senza limiti di sorta. Nel loro roster, prima dei Nitritono,
troviamo i lodigiani HIBAGON e i riminesi SAN LEO (Y). www.facebook.com/idischidelminollo
Etichetta
indipendente italiana fondata nel lontano 1994 ad Alessandria e gestita da
Manuel Piacenza. HardCore, Emo, Crust, Grindcore... questi i generi prediletti
dalla Shove Records. Tra i duo del loro catalogo ricordiamo anche gli HATE and
MERDA e i Bolognesi HYPERWULFF
Etichetta musicale indipendente nata a Cuneo nel 2013 e
basata sulla filosofia del Do It Yourself, viene fondata da Alberto Cornero
(musicista indipendente) e Francesco Groppo (tecnico del suono), personaggi
attivi nella scena musicale locale da quasi vent'anni. I due decidono
dapprincipio di offrire supporto alla rigogliosa scena musicale della zona per
poi allargarsi alle band del resto d'Italia e infine anche a proposte
dall'estero.
Prerogativa principale è quella di non porsi limiti di
genere ma di supportare e produrre i progetti che più piacciono, offrendo loro
servizi che spaziano dalle riprese effettuate con lo studio mobile
professionale WhereverRecording, alla preparazione di grafiche, alla gestione
dei rapporti con pressing plants, etc. Spaziano quindi dal Pop al
PowerViolence, passando per PostRock, Noise, DoomJazz e PostHardcore.
Nell'ottica del DIY amano anche, quando possibile, instaurare e mantenere
contatti diretti con le band che supportano e che sono prima di tutto
costituite da persone con le quali è bello scambiare opinioni per crescere e
maturare.
Le Vollmer Industries sono i distributori della zona per Due (2016) dei CANI DEI PORTICI mentre nel loro roster sono presenti anche i PASTEL (power
duo poi passato al trio), i riminesi SAN LEO (Dom 2017) e i NADSAT (Crudo 2017). www.facebook.com/VOLLMERindustries
Etichetta indipendente
fondata nel 2016 a Fossano (CN) da Simone Calvo. Oltre a
produrre e distribuire album di matrice Noise, PostCore, Sperimentale, Grunge,
Stoner e Psichedelica, si occupa di promuovere le band a tutto tondo, con
servizi di artwork e booking; organizza essa stessa interessanti eventi
musicali. Per i duo, già nel loro roster gli HIBAGON e i TRISTAN DA CUNHA con
il loro recente Onda Do Mar (NB: da non confondere con la Brigante
Records da Tours (Francia), imperniata invece sulla divulgazione della musica
reggae e dub). www.facebook.com/Briganterecordsandproductions
Longrail Records è nata a
Dicembre del 2015 in provincia di Torino ad opera di Francesco Girasole. Questa
etichetta ha lo scopo di promuovere musica indipendente attraverso co-produzioni
con altre etichette e distribuire dischi autoprodotti. Longrail Records si è
occupata anche di organizzare concerti e house show, sempre secondo l'etica del
DIY. I CANI DEI PORTICI sono l'unico duo da loro prodotto; prima
dei NITRITONO (Eremo 2020) hanno invece avuto in distribuzione anche La
capitale del male del duo sludge toscano HATE and MERDA.
1. Un saluto a voi Siro e Luca,
benvenuti qui a Edp. Domanda a brucia pelo: cosa rappresenta per voi il duo
Nitritono?
S: Ciao, un carissimo saluto a voi
e grazie di cuore per lo spazio. Per me è uno spazio mentale indispensabile, in
cui posso sfogarmi liberamente. Il momento in sala prove è uno stacco da tutto
il resto, la nostra ora d’aria.
L: Un modo per non finire nel repartino.
2. Siro, non sono in molti i
musicisti classici ad esprimersi al di fuori dei propri confini. Come ti sei
avvicinato alla musica rock, anche estrema, e quando hai deciso di suonare
anche la chitarra elettrica?
S: il mio percorso in realtà parte
proprio con la musica rock. Quando ero piccolo mio padre accendeva la musica
praticamente ogni momento della giornata (quando ha smesso di farlo lui, ho
iniziato io), per cui sono cresciuto ascoltando rock, metal e cantautorato in
dosi molto massicce. Quando ho deciso di imparare a suonare la chitarra, mi
sono iscritto alle scuole medie ad indirizzo musicale (dove il percorso era di
chitarra classica) con l’idea di “farmi le basi”, per poi passare alla chitarra
elettrica. Strada facendo però ho trovato nella chitarra classica un mondo che
mi piaceva sempre di più, questa passione è poi sfociata nel percorso in
conservatorio e la coltivo tutt’ora.
3. Qual è la tua formula, Siro,
per rendere nel formato a due?
S: Nel duo ho dovuto imparare a gestire con il giusto
equilibrio tutta l’effettistica in pedaliera oltre ad equilibrare il suono di
tre amplificatori, perché le sonorità che andavo a ricercare erano completamente
diverse da un suono di chitarra “normale”. Nello specifico, uso due
ampli da chitarra e uno da basso. Il segnale entra in una a/b box ed esce da
una parte sul basso (passando solo per octaver e overdrive), l’altro passa in
overdrive, delay, riverberi (la sala giochi per intenderci) e poi passa in
un’altra a/b box che va nei due ampli da chitarra. La scelta l’ho fatta quando
volevo cambiare la mia prima testata (un muletto da poco) e, comprata la
seconda, per curiosità le ho usate entrambe. Così riesco a coprire molte
frequenze in più perché gli ampli sono settati in modo diverso: quello da basso
lavora sulle frequenze basse e i due da chitarra sono uno molto medioso,
l’altro settato più sulle medio alte. Inoltre ribasso l'accordatura in La.
4. Per quanto riguarda il tuo
approccio alla batteria, Luca, è cambiato qualcosa tra suonare in una band e in
un duo? Oppure ti esprimi diversamente soltanto per via dei generi diversi?
L: Sinceramente non saprei dirti se cambio stile o meno.
Quello che mi sento di dire è che cerco sempre di fare ciò che richiede il
brano. A volte mi concedo qualche tecnicismo, ma con Siro in particolare non
penso si senta la mancanza ad esempio del basso. Sicuro però quando mi sono
trovato a suonare con altri ho sempre cercato di far esaltare le linee di basso
o comunque la parte ritmica della chitarra.
5. Nel 2012 siete partiti con
l'idea di sperimentare. Come siete arrivati al complesso linguaggio musicale
del 2020? Evoluzione spontanea o risultato ricercato e voluto?
S: Suonare in duo è una lama a doppio taglio; da un lato si
ha la fortuna di poter comunicare in modo molto diretto, dall’altro lato gli
arrangiamenti devono essere studiati nello specifico. All’inizio abbiamo
sperimentato molto senza essere troppo consapevoli di questo aspetto, poi con
il tempo abbiamo iniziato a selezionare le soluzioni più funzionali e a
scartare quelle che invece funzionavano meno. Alla fine è stata un'evoluzione
che si è portata avanti per tentativi, fallimenti e risultati, guidata da
un’idea di suono che volevamo raggiungere.
6. Entrambi avete passione per la
natura cruda e selvaggia, in particolar modo per l'alta montagna. Su Fb, Siro,
vedo spesso i resoconti fotografici delle tue escursioni. Quando è scaturita
l'idea di realizzare un concept album in tema?
S: Sì, la montagna è da sempre stata una parte della mia
vita. Da bambino arrampicavo, poi ho dovuto scegliere tra la chitarra classica
e l’arrampicata; a parte una parentesi adolescenziale in cui a vincere è stata
la pigrizia, la mia passione per gli spazi montani si è trasformata nelle
grandi camminate e nel cercare cime nelle nostre montagne. L’idea del concept è
nata da un’idea di Luca di accostare lo stato di pace e serenità che proviamo
negli spazi naturali con quello che percepiamo in sala prove a scrivere nuovi
pezzi. Sono due modalità diverse di chiuderci nella nostra idea di eremo.
7. Sono nati prima i brani, e poi
avete scelto i titoli in base alle ambientazioni ispirate, oppure avevate bene
in mente dei luoghi specifici da dipingere con le vostre note?
S: Sono nati sempre prima i pezzi e poi decidiamo i titoli
in base al tipo di messaggio emotivo che ci lasciano. Per ora, non abbiamo mai
provato a comporre musica “a tema”, ma potrebbe essere un’idea interessante.
L: Direi sicuramente prima la musica. Forse il fatto di
avere questa passione ha dato sicuramente qualche fonte d’ispirazione in più.
Qualcuno diceva che fare la musica solo con la musica è impossibile…
8. Enrico Cerrato, aka Petrolio,
è un interessante artista elettronico noise e post-industrial vostro corregionale.
Quando lo avete conosciuto e com'è nata l'idea di collaborare in questo album?
L: Conoscevo Petrolio per la sua attività negli Infection
Code. Un giorno gli scrissi per cercare di organizzare una data insieme e mi
propose il suo progetto solista che era ancora in fase embrionale. Da lì è nata
un’amicizia musicale davvero bella e sono molto contento di come il suo
progetto sia andato a gonfie vele fin da subito!
9. Di quest'ultima traccia con
Petrolio è stato girato anche un videoclip in bianco e nero. Il brano
"Costa da Morte" si riferisce a una delle zone marine più
impervie della Terra, nel nord della Galizia, eppure il video sembra quasi un
sunto dell'immaginario di tutto l'album: vi è sì il mare nero, alla fine, ma
anche la foresta, il Monviso, gli stambecchi... Com'è stato girato il video?
S: In effetti il videoclip è un po’ una convergenza
dell’idea che sta alla base del disco, riunisce i luoghi che sono descritti
nelle varie tracce. Le riprese sono state fatte in (minima) parte da me nelle
mie gite montane, da mia cugina (che si è occupata di tutto il montaggio e
della regia) e da un suo amico. Siamo a dir poco entusiasti del risultato, è un
prodotto che ci è piaciuto davvero tantissimo ed è perfettamente attinente allo
spirito del disco!
10. Dalla Edison Box del
precedente Panta Rei a una cordata di ben cinque etichette per il vostro
Erisimo. Come siete arrivati a questa decisione? Ognuna di queste labels
ha già avuto a che fare con duo chitarra-batteria, è un caso o le avete scelte
proprio per questo?
L: Bè semplicemente le abbiamo scelte perché ascoltiamo
molte delle band presenti nel loro catalogo. Quindi ci sembrava l’unica cosa
giusta da fare.
11. L'artwork delle vostre
copertine è ad opera di Cristina Saimandi, che poi è tua madre, Siro. Sei
quindi figlio d'arte? Come ricordi la tua infanzia, in questo senso?
S: Si sono un figlio d’arte in effetti. Mia madre crea opere
d’arte da sempre, per cui sono cresciuto vedendola al lavoro sin da quando ero
più piccolo. La cosa interessante è che quando ero bambino era in una fase
abbastanza monumentale e materica e lavorava spesso con grandi lamiere o grandi
pannelli di legno. Quello che mi è rimasto più impresso è il lavoro che avevamo
rinominato la “cozzata” (che ovviamente era intitolato diversamente); si
trattava di una lamiera piuttosto grande con delle concrezioni materiche fatte
di cozze annegate nella resina plastica. In più ho partecipato a molte mostre
d’arte, sia quelle più grandi come la Biennale di Venezia, sia quelle più
modeste in provincia (ovviamente la grandezza non corrisponde sempre alla
qualità dei lavori esposti).
12. Viviamo ancora tutti in una
realtà sospesa che ci tiene lontani dai palchi. Appena si può ripartire avete
in mente di organizzare un tour promozionale dell'album? In estate, immagino,
quando entrambi avete più tempo libero dal lavoro, visto che siete entrambi
insegnanti.
S: Non vediamo l’ora e speriamo davvero tanto di poter
tornare a fare qualche concerto. Come a tutti nel nostro ambiente, il palco ci
manca tantissimo (sia suonarci, sia stare sotto).
L: L’amarezza per non aver potuto suonare questo disco in
giro è tanta. Nel 2020 avremmo dovuto suonare davvero tanto in Italia e si
stava iniziando ad aprire uno spiraglio per l’estero. Speriamo di poter fare qualcosa
questa estate… intanto noi continuiamo a provare a programmare cose nuove.
13. In riferimento alla vostra professione, visto il continuo contatto con i giovani studenti, come ci descrivete
gli adolescenti del nuovo millennio? Si raccontano tanti luoghi comuni sulle
nuove generazioni, mi piacerebbe una testimonianza più diretta.
S: Le nuove generazioni sono molto promettenti. Come in
qualsiasi generazione, ci sono ragazzi più brillanti e sensibili e altri molto
meno; ma eravamo così noi alla loro età, come credo anche i nostri genitori.
Personalmente mi trovo molto bene a lavorare con le nuove leve, trovo
stimolante rapportarmi con loro e accompagnarli nel loro percorso di crescita.
Come insegnante di chitarra poi ho la fortuna di poter fare lezione uno ad uno,
avendo modo di conoscerli a fondo. In più la musica ha davvero il potere di
veicolare emozioni molto forti. Per quanto riguarda i luoghi comuni,
onestamente, lasciano il tempo che trovano. Da sempre le generazioni più
stagionate guardano quelle più giovani con pregiudizio (“ai miei tempi…bla bla
bla).
L: Io personalmente li vedo sicuramente un po’ spaesati.
Detto ciò mi sento di dire anche che per certe cose forse sono un minimo più
positivi rispetto alla mia generazione (nati nel ’90 circa). Non so se quelli
della mia età si portano strascichi di quegli anni, ma noto che per certe cose
i ragazzi comunque di oggi abbiano un pelo di positività in più. Inoltre se
indirizzati in un certo modo, scoprono spesso cose di cui poi rimangono
affascinati.
14. Siro, a livello musicale hai
un'apertura mentale a 360 gradi. Come vedi la musica dei giovani d'oggi? E come
ti sembrano predisposti alla musica suonata, questi stessi giovani?
S: Mi verrebbe da dire che i giovani d’oggi ascoltano musica
di merda, ma a pensarci bene lo facevano già i miei compagni di classe quando
avevo la loro età hahaha. A parte gli scherzi, oggi il problema più grosso
nella diffusione della musica tra i ragazzi risiede nella totale mancanza di
consapevolezza di ciò che ascoltano (non tutti, ma tantissimi). Mi spiego
meglio, “ai miei tempi” (oddio, l’ho scritto davvero) ascoltare un certo tipo
di musica era anche un segno di appartenenza ad un gruppo, per esempio ci si
scannava tra truzzi e metallari. Ad oggi, questo senso di appartenenza non
esiste più, per lo più sono onnivori (che sarebbe anche una cosa positiva, da
un certo punto di vista), ma manca un po’ di chiarezza di fondo. Per farti un
esempio, una volta in gita io e il mio collega di lettere (bassista dei
Premarone) eravamo davvero stufi di quasi due ore di trap e abbiamo chiesto un
attimo di tregua ai ragazzi, proponendogli un paio di brani da ascoltare. Ci
siamo lanciati sui Black Sabbath, la prima cosa che ci era venuta in mente, e
gli abbiamo solamente chiesto di arrivare alla fine della canzone prima di
esprimere un giudizio. Risultato: quasi tutti hanno apprezzato tantissimo la
nostra proposta, ma avevano difficoltà a descrivere le differenze tra un genere
e l’altro.
L: Sul discorso della musica spesso quello che sento dire
loro è che non sanno bene dove cercare perché c’è troppa roba. Una cosa utile
da fare invece di lamentarsi a caso è almeno tentare di guidare all’ascolto e
dire “hey... guarda che c’è anche questa roba qui”. Spesso molte persone non
ascoltano semplicemente perché non sanno che esistono certe cose… è un discorso
lunghissimo e ne avrei altre da dire, ma credo di aver già detto abbastanza.
Bene, allora direi che siamo
arrivati alla fine. Vi lascio concludere con parole vostre, mentre restiamo
tutti in trepidante attesa di ripartire... Grazie ancora, Siro e Luca, per il
vostro contributo nei nostri spazi e tanta buona musica live, al di fuori dei
luoghi isolati, però!
S: Grazie mille a te per lo spazio concesso, è sempre un
piacere! Speriamo di poterci incontrare presto!
L: Grazie a te per le domande e per il tuo tempo! Speriamo
proprio di vederci dal vivo al più presto!
DISCOGRAFIA
EREMO 2020, I Dischi del Minollo, Shove
Records, Vollmer Industries, Brigante Records & Productions, Longrail
Records (Noise, Ambient metal, Sperimentale)
1.Re di pietra2.Samos3.Passo di Terre Nere
4.Hospitales5.Bric costa rossa6.Costa da Morte (feat. Petrolio)