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giovedì 6 aprile 2017

139. La Bile dei DOCTORS IN MEXICO


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INTRO
   Anche in questo articolo presenteremo un duo chitarra-batteria dall'Emilia Romagna, che come i precedenti Marmo (qui) è formato da strumentisti non professionisti, gente che innanzitutto lavora nella vita, pur avendo una forte passione per la musica. Passione trattenuta coi denti, quindi, che passa in secondo piano soltanto per necessità. Ma ciò non significa nulla... si può creare ottima musica senza essere necessariamente dei professionisti... Questo è il caso dei DOCTORS IN MEXICO di oggi, duo strumentale di alt-rock.

BIOGRAFIA
   Siamo a Ferrara nel 2012 e due musicisti, tali Mattia Cenacchi (chitarra, allora studente di ingegneria meccanica) e Carlo Calanchi (batteria), entrambi classe 1989, si riuniscono assieme ad un amico tastierista in una sala prove della propria città per avviare un trio di musica propria. Passano solo poche settimane che il terzo membro, addetto al synth, è costretto a lasciare... Da allora i Doctors in Mexico restano in due per scelta, non soltanto per necessità, così da limitare le decisioni creative e sforzarsi di fare molto con poco. Peraltro senza voce... e senza basso, come in trio.
   Per il chitarrista si tratta della prima esperienza in band mentre Carlo, il batterista, aveva già militato nella band ferrarese Il Lamento del Bestiame, nella quale compariva il concittadino Margaret Lee, cantautore punk anche lui successivamente in duo chitarra-batteria. Nascono così brani strumentali, in un genere a cavallo tra stoner, blues e noise, tanto per dare qualche coordinata di genere, intitolati con una sola lettera, decisa dall'ordine cronologico di composizione.
   Nove brani finiscono nell'album d'esordio, Bile, autoprodotto e pubblicato a fine 2014: il risultato di una composizione libera da vincoli e strutture. Sebbene si tratti di brani strumentali i Doctors in Mexico hanno voluto dargli voce aggiungendo dei testi che non sono però mai stati cantati. All'interno del booklet dell'album ne possiamo avere visione: "Lyrics for Unsung Songs" sono scritti in inglese da una serie di amici della band (due sono dei Doctors stessi) e, come anticipa il titolo, mai cantati. Ciò non significa che debbano restare per sempre su carta: la scelta specifica della licenza Creative Commons permette ad ogni brano di essere potenzialmente remixato e cantato, o comunque editato senza infrazione alcuna. Da qui la scelta di alcuni loro brani per trailer o video promozionali. Personalmente trovo bellissimo lo spirito di lasciare in eredità la propria musica perché possa essere ascoltata ma anche risuonata, reinterpetata e resa viva nel flusso del divenire...

   Grazie alla loro interessante proposta musicale i Doctors in Mexico arrivano alla finale regionale di Arezzo Wave Love Festival che li porta a suonare al Freakout di Bologna e ad essere notati da Radio Città del Capo, dove vengono invitati a partecipare in veste di ospiti al programma Area 51 e infine a figurare nella compilation Vol. 7 del programma con il brano “M”. Da questo stesso brano è stato ricavato un videoclip, diretto da Ares Brunelli e registrato da Federico Viola, sempre nella sala prove e di registrazione Sonika dove è nata la band. A seguire altri video tratti dalle prove in sala.
   Causa impegni con altri gruppi musicali, il progetto Doctors in Mexico procede un po' a rilento per cui li ritroviamo nuovamente in studio soltanto nell'Aprile 2016 per la registrazione di una session improvvisativa di quasi sei minuti, intitolata 8pm Improvisation (dall'orario della registrazione...). Ovviamente registrata in presa diretta, è visibile su youtube dove per l'occasione è stato usato un film in bianco e nero del 1932 ("Freaks").
  Concludendo diciamo che nonostante l'approccio Diy del duo, i risultati sono più che notevoli, dalla registrazione dell'album (Samboela: Giorgio Canali, Le Luci della Centrale Elettrica), alla cura con cui hanno definito l'artwork, il booklet, alla fine il progetto intero. Per scendere nei particolari del disco vi rimandiamo all'articolo specifico, con anche la sua recensione a cura del nostro prolifico collaboratore Nicola Cigolini (qui), mentre noi andiamo ad approfondire il progetto ferrarese Doctors in Mexico con i suoi fondatori Mattia Cenacchi e Carlo Calanchi.

“M” https://www.youtube.com/watch?v=sJfxSyaRLeo&feature=youtu.be&hd=1
"E" https://www.youtube.com/watch?v=s8olWLKDX
"8pm Improvisation" https://youtu.be/S-kaWzjRvMo



Presenti nella nostra EmilyDuo Compilation



INTERVISTA
1. Ciao Mattia e Carlo, è un piacere avervi ospiti qui all'Edp. Raccontateci come avete iniziato a suonare i vostri strumenti e come siete arrivati al duo.
M: Ho iniziato a suonare la chitarra tardissimo, a 19 anni, con una vecchia classica rubata a mia sorella. All’inizio cercavo di imitare lo stile ritmico di gruppi punk come gli Against Me!. Non mi sembrava possibile che potessero strummare così velocemente! Dopo qualche mese di gavetta arrivò l’elettrica e da lì in poi effetti, accordature strane, e i Doctors in Mexico. Il mio primo gruppo, di fatto.
C: Ho iniziato a suonare la batteria intorno ai 15 anni, quando all’uscita della scuola mi trovavo nella cantina/sala prove di un mio compagno di classe dove potevo usare la batteria di suo fratello maggiore: da lì gli inizi e i primi gruppetti con amici. Principalmente suonavamo cover di gruppi italiani e non (Afterhours, Blur prima di tutto), passando poi a scrivere pezzi nostri. Come “Doctors” siamo arrivati a suonare insieme grazie a un amico in comune che suonava la tastiera midi come terzo componente. Quando poco dopo ci lasciò in due, l’idea di continuare nella configurazione chitarra e batteria ci è sembrata super naturale. E così siamo rimasti. Era il 2012, o giù di lì.

2. Da dove il nome della band?
M: è una sequenza di parole prese fuori contesto da un'intervista di non-ricordo-chi al Late Late Show di Craig Ferguson, di cui ero un grande fan. Parlavano di dentisti messicani e quando l’ospite ha detto “[…] bla bla bla doctors in mexico bla bla bla […]” ho drizzato le orecchie perché mi sembrava parlasse di una band!

3. Doctors in Mexico è un bel progetto a due, quali gli accorgimenti tecnici per far funzionare il combo ridotto?
M: Fin da subito ho cercato di stare fuori da sentieri già battuti usando una variante di Open G come accordatura e sdoppiando il segnale (spesso ottavato) tra un ampli da chitarra e uno da basso. Per coprire più frequenze possibili in mancanza di altri strumenti e voce. Come scrittura tendo a buttar giù sequenze quasi sempre lineari, con temi A B C D E etc. che vengono sviluppati una sola volta e raramente ritornano.
C: Dal mio punto di vista si tratta di picchiare il più forte possibile, cercando sempre di proporre qualcosa di non convenzionale, seguendo un’onda comune con i giri di chitarra. Cerco di suonare una batteria che più che fare il compitino prova a seguire le note e gli umori dei giri di chitarra. Con un numero ridotto di fusti e piatti a disposizione.

4. Se i Karma To Burn battezzano i loro brani con un numero voi l'avete fatto con le lettere dell'alfabeto. Mi sembra molto onesto per brani strumentali. Il titolo invece che significato ha nei confronti della vostra musica?
M: Sì, l’idea l’abbiamo “rubata” ai Karma To Burn (uno dei nostri gruppi strumentali preferiti) che hanno titoli numerati. Per il titolo del disco Bile ci sembrava adatto per le sensazioni che evoca l’immagine di un liquido purulento e per il fatto che anche in inglese spelling e significato coincidono con l’italiano.
C: La bile che facciamo venire quando si ascolta l’album!

5. Ammiro e condivido la scelta di utilizzare i Common Credits al posto della Siae. Nel vostro caso avete optato per una formula di libero uso delle vostre basi, che possono essere remixate, editate, o addirittura cantate con dei testi suggeriti, scritti da voi e altri amici ("Lyrics for Unsung Songs"). Ci parlate della filosofia che sta alla base di questa vostra scelta?
C: L’idea è di lasciare libera interpretazione tra il testo scritto da noi o alcuni dei nostri fantasiosi amici e la musica. Facendoli sentire parte del progetto per la vicinanza ed il supporto dimostratoci e far sì che la loro costante presenza ai nostri live potesse venire in un qualche modo ripagata.
M: Ci sembrava divertente proporre nel booklet i cosiddetti testi per canzoni mai cantate , un po’ per satira un po’ per offrire un contesto narrativo che altrimenti mancherebbe. Il tutto senza prendersi troppo sul serio.
I Creative Commons per tutti i nostri brani sono una scelta secondo noi intelligente ai “nostri livelli”, laddove un’iscrizione SIAE non avrebbe il minimo ritorno se non quello di contribuire al funzionamento di una macchina obsoleta. Finora i CC ci hanno dato ottime soddisfazioni, considerando che 4 o 5 dei nostri brani sono finiti in video promozionali, spot aziendali sul web, fan video, trailer. Così la musica gira senza troppi sbattimenti e costi per le parti coinvolte. Non ci sono guadagni ma la soddisfazione di aver “aiutato” altri creativi è tanta.

6. Da dove avete tratto l'immagine di copertina di Bile e cosa sta a significare?
M/C: La foto è del nostro ex terzo membro, Filippo Tumaini (aka Øffline Frames su Facebook). È stata scattata nella città vecchia di Tallin, in Estonia, durante un viaggio in Scandinavia che abbiamo fatto poco prima dell’uscita del disco. È una scultura che secondo noi rende giustizia al famoso detto da bar ferrarese: “al tròp pensàr deriva dal pòc capìr” che credo non abbia bisogno di traduzioni. In pratica un simbolo del cruccio dei nostri tempi, l’overthinking estremo insomma. E in modo più auto-ironico una metafora per la nostra musica alle volte (troppo?) ragionata o matematica.

7. Sono passati oltre due anni dalla pubblicazione dell'album di esordio: state lavorando su nuovi pezzi? Avete in mente di registrare un secondo capitolo della vostra carriera?
C: Sì, stiamo lavorando su dei nuovi pezzi, non ci stiamo spostando molto da quello che è il nostro istinto primordiale, solo accorgimenti in più per quanto riguarda “l’elettronica” (basi, loop etc.)
M: Esatto, stiamo cercando modi per non ripeterci e costruire layer più spessi rispetto al primo disco. Ma senza ricorrere a un terzo membro. Vedremo se cambiare accordatura, ricorrere a un synth, usare un looper. Oppure tutte le precedenti. Fra l’altro abbiamo ancora due o tre brani mai editi da condividere (registrati in occasione del live per AREA 51/Radio Città del Capo). Presto saranno su Bandcamp. L’idea fondamentale per il prossimo disco è di scrivere qualcosa che non richieda overdub in studio, per poter essere suonato tale-e-quale dal vivo. Finora è sempre stato così: brani registrati in diretta e senza sovra-incisioni.

8. Avete suonato molto in giro, ci ricordate con quali altri duo avete condiviso il palco?
M/C: di concerti specifici per soli duo ricordiamo un live al Patchanka di Ferrara con gli impareggiabili Mood. In generale tra i gruppi che ci hanno lasciato a bocca aperta fra quelli con cui abbiamo suonato figurano i Junkfood 4et!

9. I vostri progetti per il futuro?
M/C: Suonare di più, scrivere di più, registrare, creare, condividere. È un periodo in cui procediamo un po’ a rilento a causa degli impegni con altre bands, ma i Doctors vanno comunque a avanti.

Ottimo ragazzi, ci si aggiorna, intanto grazie per la condivisione della vostra esperienza. Concludete pure con parole vostre.
Grazie a EDP per il supporto alla scena DUO italiana!

www.facebook.com/doctorsinmexico
www.doctorsinmexico.bandcamp.com
www.soundcloud.com/doctors-in-mexico
www.youtube.com/channel/UCYB_upYrPul_pmVecslxUSA/videos
doctorsinmexico@live.com



DISCOGRAFIA
BILE 2014, Autoprodotto (Altrock, Stoner, Noise)

1.L 2.I 3.B 4.G 5.F 6.E 7.C 8.A 9.D






Qui la nostra recensione


8PM IMPROVISATION 2016, Autoprodotto (Improvvisazione strumentale)

1. 8pm Improvisation







Link ad altre recensioni


Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle


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