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martedì 23 gennaio 2018

152. RECENSIONE48: Crudo by Nadsat

LISTA RECENSIONI 
LISTA RECENSORI


Dei Nadsat, un duo strumentale della Bassa Bolognese fondato nel 2015 da Michele Malaguti e Alberto Balboni, avevamo già parlato un anno e mezzo fa nell'articolo di presentazione della band (qui) nonchè recensito il loro esordio in studio Terminus Ep. All'epoca, i due erano già al lavoro sul nuovo materiale che sarebbe andato a costituire poi la prova sulla lunga distanza, ossia il full lenght Crudo. Dopo un aggiornamento sul percorso musicale dei Nadsat e intervistato i due fondatori nell'articolo appena postato (qui) in questa sede ci concentriamo sull'analisi del loro ultimo lavoro discografico.

Fin dai loro esordi i Nadsat si erano attestati sulle coordinate del MathRock, del Noise e di quello spirito libero infuso dal JazzCore. L'Ep di presentazione era imperniato attorno a un concept prettamente Sci-Fi e a tratti si intuiva un approccio melodico. Con il nuovo album Michele e Alberto si lasciano trasportare maggiormente dalla libertà free jazz con un incedere però molto secco ed incisivo dato dalle spigolose ritmiche math, sapientemente miscelate, per un risultato che loro stessi definiscono "un compromesso fra la violenza noisecore e le metriche math". Crudo è un disco semplificato, per certi versi, ridotto all'osso, molto grezzo e viscerale, eppure giostrato e dosato con tale saggezza da rivelare un'accresciuta maturità della band. Dal vivo, poi, sono una vera potenza. A dimostrazione l'esibizione al release party al Freakout Club di Bologna, il 12 Aprile del 2017 (con i Demikhov e il duo basso-batteria Ka) a cui segue una lunga carrellata di date per il tour di presentazione dell'album.

Crudo, album di 8 tracce per poco più di mezz'ora di ascolto, si è avvalso degli stessi collaboratori già sperimentati con Terminus Ep. Uno su tutti Claudio Adamo, il chitarrista dei corregionali Cani Dei Portici, che con il suo mastering al Fonoprint di Bologna ha dato un tocco di qualità agli album dei due. La grafica poi è sempre ad opera di Inserirefloppino, ossia il batterista Migani di un altro meritevole duo chitarra-batteria romagnolo degno di nota, ossia i San Leo. Una cordata poi di sette etichette indipendenti a supporto di questo album, dalla Toten Schwan Records (Cani dei Portici, Hate&Merda, Marlon Brando, Sdang!, She Said Destory) alla Vollmer Industrie, ma per un breve excursus su ognuna di loro, suggeriamo un'occhiata all'articolo d'approfondimento appena pubblicato (qui).

Vi lasciamo ora all'ascolto dei NADSAT e all'approfondimento delle note tecniche del loro album Crudo, nonché alla dettagliata recensione di Danilo 'Damage' Peccerella (batterista del duo mathcore e sperimentale beneventano Globetrotter) che a suo tempo aveva già recensito il loro ep di debutto, seguendo così lo sviluppo artistico della band.


Crudo credits:
Composto e suonato da Michele Malaguti (chitarra, dronething, RTG) e Alberto Balboni (batteria, gong)
Registrato e mixato da Enrico Baraldi (Ornaments) al Vacuum Studio e al Waiting Room Studio (Bologna)
Masterizzato da Claudio Adamo (Cani dei Portici) presso Fonoprint Studio (Bologna)
Grafiche di Inserirefloppino
Ufficio Stampa: Nunzia Tamburrano, Dischi Bervisti press@dischibervisti.com


Qui lo ascolti

Crudo 2017
Toten Schwan, Upupa, Vollmer Industries,
E' un brutto posto dove vivere, Koe Records, Oh! Dear Records
(Mathrock, Noise, Strumentale, Sperimentale)

1. Misozoic
2. Atp
3. Novus
4. Carcharodon
5. Umhlaba
6. Sivik
7. Droid
8. Dolomite


RECENSIONE
NADSAT "Crudo"
Lp 2017 Toten Schwan e altri

Ricordo con piacere il primo EP di questi bolognesi NADSAT, di cui io stesso feci una recensione neanche tanto tempo fa. Il duo propone un Math con influenze Noise e un pizzico di Jazzcore.
Ecco che il chitarrista Michele Malaguti (qui accreditato come 'Guitars, Dronething, RTG') ed il batterista Alberto Balboni (qui accreditato come 'Drums, Gong') mi tornano tra le mani con questo loro primo disco, che porta il titolo di Crudo e che già mi incuriosisce per titolo, artwork ben fatto a cura di 'Inserirefloppino' e copertina d'impatto, rappresentante una testa di animale (oserei dire nascosta dietro una maschera di un altro animale non ben definibile. Sembrerebbe un ibrido), in legno (credo) e che ricorda un totem, su un corpo di carne cruda, tipo una bistecca... Sembrerebbe che ho fatto uso di droghe, lo so, ma vi assicuro che non è così...
A differenza delle 5 tracce del precedente 'Terminus EP', qui le tracce sono 8 e inizio l'ascolto.

'Mesozoic' apre le danze, con mid tempo di batteria cadenzato tra giochi di doppio pedale e riff dissonanti, che portano il brano ad un bridge in crescendo, fino ad un finale dalla lentezza tipica del Doom.
Si prosegue con 'ATP', brano che parte con linee di batteria dalle idee percussive su tom e timpani, per poi svilupparsi in velocità e progressioni ben sviluppate.
'Novus' è il terzo brano, più ipnotico e incalzante ma anche dalle tinte più oscure, che mi fa pensare ad un viaggio in un bosco in fiamme e fumo negli occhi, da tenere obbligatoriamente aperti affinché brucino come l'inferno.
'Carcharodon' parte con le migliori intenzioni tipiche del Math per poi sfociare in una inaudita violenza noise con doppio pedale persistente ma mai noioso, anche perché davvero interessante nelle sue progressioni e nei suoi cambi di tempo, che scorrono notevolmente fino al finale con riff di chitarra da tappeto ad Alberto, che chiude da dietro le pelli con un approccio solista.
Si lascia spazio al quinto brano dal titolo 'Umhlaba', introdotto da elettronica, chitarre clean arpeggiate e batteria in cui i fusti tornano ad un concetto primordiale percussivo. L'aria è opprimente e nerissima come la pece e 'Umhlaba' sembra un filo di nylon tagliente sempre teso, un intermezzo che fa da apertura a 'Sivik', sesta traccia di questo disco, che comincia nell'isteria Math per poi lanciarsi in accordi di chitarra lunghi e batteria ossessiva. Tutto ciò dura però
poco, perché subito si torna alle scomposizioni ritmiche e alle malate dissonanze di Michele, che terminano il brano con la batteria in fade-out mentre folli suoni elettronici fanno da tappeto.
'Droid' è la penultima traccia dell'album, che alterna momenti puliti ad altri ultra distorti in una danza isterica e altalenante tra arpeggi malinconici e fasi ritmiche a non lasciare mai sensi di vuoto.
Solo quando leggo 'Dolomite', mi rendo conto che sotto non c'è scritto più nulla poiché il suddetto è l'ultimo brano di Crudo. 'Dolomite' fa scapocciare e non poco, vero è che sono costretto a cancellare e correggere più volte una inevitabile dislessia da epilessia sulla tastiera del PC.
Le ossessioni contenute in questo brano sono ben concentrate e racchiuse come sottovuoto, quindi immaginate di essere incellophanati vivi (per rendere l'idea) e non credo ci sia molto da aggiungere. Questa sontuosa montagna si chiude all'improvviso e così sia.

34 minuti finiscono in fretta, soprattutto se pensati con cognizione ed ingegno.
Crudo è davvero un disco che spacca e che alza di molto l'impatto e l'intellegibilità dei NADSAT,
anche rispetto al loro primo EP Terminus. Questo non solo grazie al livello compositivo ed esecutivo dei musicisti (semplicità ma consapevolezza e giusto approccio, gli ingredienti segreti), ma anche grazie alle ottime recording di Enrico Baraldi nel Vacuum Studio e nel Waiting Room Studio di Bologna e al potente lavoro di mastering a cura di Claudio Adamo (Cani Dei Portici) al Fonoprint Studio, sempre in quel di Bologna.
Posso dire di attendere solo due cose: il prossimo album e di vederli live.

Danilo 'Damage' Peccerella
8/10


Articolo ad opera di Giusy Elle
www.facebook.com/groups/ElectricDuoProject
electricduoproject@gmail.com





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