LISTA RECENSORI
Dei Nadsat, un
duo strumentale della Bassa Bolognese fondato nel 2015 da
Michele Malaguti e Alberto Balboni, avevamo già parlato un anno e
mezzo fa nell'articolo di presentazione della band (qui)
nonchè recensito il loro esordio in studio Terminus Ep.
All'epoca, i due erano già al lavoro sul nuovo materiale che sarebbe
andato a costituire poi la prova sulla lunga distanza, ossia il full
lenght Crudo. Dopo un aggiornamento sul percorso musicale dei
Nadsat e intervistato i due fondatori nell'articolo appena postato
(qui) in questa sede ci concentriamo
sull'analisi del loro ultimo lavoro discografico.
Fin dai loro esordi i Nadsat si erano
attestati sulle coordinate del MathRock, del Noise e di quello
spirito libero infuso dal JazzCore. L'Ep di presentazione era
imperniato attorno a un concept prettamente Sci-Fi e a tratti si
intuiva un approccio melodico. Con il nuovo album Michele e Alberto
si lasciano trasportare maggiormente dalla libertà free jazz con un
incedere però molto secco ed incisivo dato dalle spigolose ritmiche
math, sapientemente miscelate, per un risultato che loro stessi
definiscono "un compromesso fra la violenza noisecore e le
metriche math". Crudo è un disco semplificato, per
certi versi, ridotto all'osso, molto grezzo e viscerale, eppure
giostrato e dosato con tale saggezza da rivelare un'accresciuta
maturità della band. Dal vivo, poi, sono una vera potenza. A
dimostrazione l'esibizione al release party al Freakout Club di
Bologna, il 12 Aprile del 2017 (con i Demikhov e il duo
basso-batteria Ka) a cui segue una lunga carrellata di date per il
tour di presentazione dell'album.
Crudo, album di 8 tracce per
poco più di mezz'ora di ascolto, si è avvalso degli stessi
collaboratori già sperimentati con Terminus Ep. Uno su tutti
Claudio Adamo, il chitarrista dei corregionali Cani Dei Portici, che
con il suo mastering al Fonoprint di Bologna ha dato un tocco di
qualità agli album dei due. La grafica poi è sempre ad opera di
Inserirefloppino, ossia il batterista Migani di un altro meritevole
duo chitarra-batteria romagnolo degno di nota, ossia i San Leo. Una
cordata poi di sette etichette indipendenti a supporto di questo
album, dalla Toten Schwan Records (Cani dei Portici, Hate&Merda,
Marlon Brando, Sdang!, She Said Destory) alla Vollmer Industrie, ma
per un breve excursus su ognuna di loro, suggeriamo un'occhiata
all'articolo d'approfondimento appena pubblicato (qui).
Vi lasciamo ora all'ascolto dei
NADSAT e all'approfondimento delle note tecniche del loro album
Crudo, nonché alla dettagliata recensione di Danilo 'Damage'
Peccerella (batterista del duo mathcore e sperimentale beneventano
Globetrotter) che a suo tempo aveva già recensito il loro ep di
debutto, seguendo così lo sviluppo artistico della band.
Crudo
credits:
Composto e suonato da Michele Malaguti
(chitarra, dronething, RTG) e Alberto Balboni (batteria, gong)
Registrato e mixato da Enrico Baraldi (Ornaments) al Vacuum Studio e
al Waiting Room Studio (Bologna)
Masterizzato da Claudio Adamo (Cani dei Portici) presso
Fonoprint
Studio (Bologna)
Grafiche di Inserirefloppino
Grafiche di Inserirefloppino
Etichette: Toten Schwan Records,
Upupa Produzioni,
Vollmer Industries, Koe Records low profile distro,
È un brutto posto dove vivere,
Oh Dear Records
Booking: nadsat.band@gmail.com
Booking: nadsat.band@gmail.com
Ufficio Stampa: Nunzia Tamburrano,
Dischi Bervisti
press@dischibervisti.com
Qui
lo ascolti
Crudo 2017
Toten Schwan, Upupa,
Vollmer Industries,
E' un brutto posto dove
vivere, Koe Records, Oh! Dear Records
(Mathrock,
Noise, Strumentale, Sperimentale)
1. Misozoic
2. Atp
3. Novus
4.
Carcharodon
5. Umhlaba
6. Sivik
7. Droid
8. Dolomite
RECENSIONE
NADSAT "Crudo"
Lp 2017 Toten Schwan e altri
Ricordo con piacere il primo EP di
questi bolognesi NADSAT, di cui io stesso feci una recensione neanche
tanto tempo fa. Il duo propone un Math con influenze Noise e un
pizzico di Jazzcore.
Ecco che il chitarrista Michele
Malaguti (qui accreditato come 'Guitars, Dronething, RTG') ed il
batterista Alberto Balboni (qui accreditato come 'Drums, Gong') mi
tornano tra le mani con questo loro primo disco, che porta il titolo
di Crudo e che già mi incuriosisce per titolo, artwork ben
fatto a cura di 'Inserirefloppino' e copertina d'impatto,
rappresentante una testa di animale (oserei dire nascosta dietro una
maschera di un altro animale non ben definibile. Sembrerebbe un
ibrido), in legno (credo) e che ricorda un totem, su un corpo di
carne cruda, tipo una bistecca... Sembrerebbe che ho fatto uso di
droghe, lo so, ma vi assicuro che non è così...
A differenza delle 5 tracce del
precedente 'Terminus EP', qui le tracce sono 8 e inizio l'ascolto.
'Mesozoic' apre le danze, con mid tempo
di batteria cadenzato tra giochi di doppio pedale e riff dissonanti,
che portano il brano ad un bridge in crescendo, fino ad un finale
dalla lentezza tipica del Doom.
Si prosegue con 'ATP', brano che parte
con linee di batteria dalle idee percussive su tom e timpani, per poi
svilupparsi in velocità e progressioni ben sviluppate.
'Novus' è il terzo brano, più
ipnotico e incalzante ma anche dalle tinte più oscure, che mi fa
pensare ad un viaggio in un bosco in fiamme e fumo negli occhi, da
tenere obbligatoriamente aperti affinché brucino come l'inferno.
'Carcharodon' parte con le migliori
intenzioni tipiche del Math per poi sfociare in una inaudita violenza
noise con doppio pedale persistente ma mai noioso, anche perché
davvero interessante nelle sue progressioni e nei suoi cambi di
tempo, che scorrono notevolmente fino al finale con riff di chitarra
da tappeto ad Alberto, che chiude da dietro le pelli con un approccio
solista.
Si lascia spazio al quinto brano dal
titolo 'Umhlaba', introdotto da elettronica, chitarre clean
arpeggiate e batteria in cui i fusti tornano ad un concetto
primordiale percussivo. L'aria è opprimente e nerissima come la pece
e 'Umhlaba' sembra un filo di nylon tagliente sempre teso, un
intermezzo che fa da apertura a 'Sivik', sesta traccia di questo
disco, che comincia nell'isteria Math per poi lanciarsi in accordi di
chitarra lunghi e batteria ossessiva. Tutto ciò dura però
poco, perché subito si torna alle
scomposizioni ritmiche e alle malate dissonanze di Michele, che
terminano il brano con la batteria in fade-out mentre folli suoni
elettronici fanno da tappeto.
'Droid' è la penultima traccia
dell'album, che alterna momenti puliti ad altri ultra distorti in una
danza isterica e altalenante tra arpeggi malinconici e fasi ritmiche
a non lasciare mai sensi di vuoto.
Solo quando leggo 'Dolomite', mi rendo
conto che sotto non c'è scritto più nulla poiché il suddetto è
l'ultimo brano di Crudo. 'Dolomite' fa scapocciare e non poco,
vero è che sono costretto a cancellare e correggere più volte una
inevitabile dislessia da epilessia sulla tastiera del PC.
Le ossessioni contenute in questo brano
sono ben concentrate e racchiuse come sottovuoto, quindi immaginate
di essere incellophanati vivi (per rendere l'idea) e non credo ci sia
molto da aggiungere. Questa sontuosa montagna si chiude
all'improvviso e così sia.
34 minuti finiscono in fretta,
soprattutto se pensati con cognizione ed ingegno.
Crudo è davvero un disco che
spacca e che alza di molto l'impatto e l'intellegibilità dei NADSAT,
anche rispetto al loro primo EP
Terminus. Questo non solo grazie al livello compositivo ed
esecutivo dei musicisti (semplicità ma consapevolezza e giusto
approccio, gli ingredienti segreti), ma anche grazie alle ottime
recording di Enrico Baraldi nel Vacuum Studio e nel Waiting Room
Studio di Bologna e al potente lavoro di mastering a cura di Claudio
Adamo (Cani Dei Portici) al Fonoprint Studio, sempre in quel di
Bologna.
Posso dire di attendere solo due cose:
il prossimo album e di vederli live.
Danilo 'Damage' Peccerella
8/10
Articolo ad opera di Giusy Elle
www.facebook.com/groups/ElectricDuoProject
electricduoproject@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento