INTRO
E AGGIORNAMENTO
I
NADSAT sono un duo della Bassa Bolognese che abbiamo avuto il piacere
di seguire fin dai suoi esordi (2015), in occasione del primo ep
Terminus. Con piacere li abbiamo visti evolversi fino ad
afermarsi come uno dei più interessanti power duo chitarra-batteria
della regione -e non solo- con uno stile proprio, inconfondibile,
anche se in sottile mutazione. Dallo sci-fi degli esordi si sono
subito assestati in un post-metal ibridato di noise, math rock e
divagazioni jazzcore. Crudo, il secondo album del duo, ne
definisce la figura stilistica.
A
distanza di due anni Michele Malaguti (chitarra) e Alberto Balboni
(batteria) si ripropongono con un nuovo full lenght, Feral,
dalle inaspettate frange sonore. Mentre un bel sound di base fa
pogare il pubblico sotto il palco, i due si sono divertiti a
complicarsi l'esistenza introducendo incastri poliritmici tra
chitarra e batteria (3 su 4), giochi di pattern tra battere e levare,
sonorità latin su tappeto metal che, miracolosamente, ci sta alla
perfezione; insomma, un originale misto di noise e riffoni con
deframmentazione e scansione del tempo, sopra strutture circolari...
Un lavoro complesso ma raffinato, quest'ultimo album dei Nadsat, che
ci fa apprezzare ancor di più il percorso stilistico del duo.
Un
paio di mesi prima dell'uscita del disco ho avuto il piacere di
ascoltare in anteprima dal vivo una carrellata di 4 pezzi che, come
un termometro, servivano per testare la reazione del pubblico.
Ricordo che mi son detta: "Se questo è il preludio, ci sono
buone aspettative...". Sì perchè dopo la voluta "crudezza"
raggiunta con l'album precedente (Crudo, 2017), ora Michele e
Alberto possono rilassarsi ed abbellire, iniziare a decorare e
costruire sulle solidi basi della propria musica. La formula
sottostante, infatti, è quella di sempre: riff veloci e ripetitivi,
stacchi all'unisono, potenza all'ennesima potenza -inevitabile il
gioco di parole-, ma è come se avessero preso il meglio di Crudo
per svilupparne il potenziale: il risultato è qualcosa di
coinvolgente che induce il pubblico a pogare con maggior facilità.
Per il resto, il "solito" spettacolo, e dici poco! Balboni,
dall'alto della sua mole, non serve che prenda la rincorsa per
picchiare con potenza sulle pelli, mentre il collega alle sei corde
brandisce lo strumento come una vera e propria ascia: tra stazza,
attitudine e folta barba rossa, pare uno storico guerriero vichingo
appena sbarcato dalla sua nave.
La
musica dei Nadsat è quindi interessante ma, nel suo rigore,
squadratura e quasi freddezza, a volte, sicuramente si apprezza di
più in fase live dove i due danno il meglio di sè. Hanno presenza
scenica, imponenza scenica, direi quasi, pur essendo solo in due,
difatti i live e i tour non mancano di certo nel programma del duo.
Ad oggi il numero delle esibizioni non si contano, visto che si sono
esibiti in tutta Italia, più volte in Europa e, meraviglie delle
meraviglie, dopo il debutto di Feral al Freakout Club di
Bologna e un mini tour nazionale -che però ha toccato l'intero
Stivale-, hanno persino organizzato un tour in Russia! I due
omaccioni non hanno paura di nulla e tra la prestanza fisica e una
musica sicuramente più in linea con il sentire rock e metal dell'Est
Europa, questa esperienza è indubbiamente alla loro portata.
Li
becchiamo così al rientro da questo tour, per parlare con Michele e
Alberto delle soluzioni musicali originali adottate nel nuovo disco
ma, ovviamente, anche di quest'ultima, insolita esperienza. Non
mancheremo di chiedere della nuova scelta di etichetta, che dopo la
cordata dell'album precedente, unione di forze tra le più rinominate
labels dell'underground nazionale, si assesta sulla più storica
Subsound Records. Goodfellas per la distribuzione. Riconfermata
invece la presenza di Claudio Amato (Cani dei Portici) al master e
l'artwork ad opera di Inserirefloppino, ossia il batterista ipnotico
del duo riminese San Leo.
Nell'articolo
a seguire approfondiremo al meglio tutti gli aspetti tecnici di Feral
con l'aggiunta di una ricca recensione ad opera del loro fan, e
nostro abile collaboratore, Cesare Businaro (qui).
Come sempre, buon ascolto e buona lettura.
LABELS
Si
tratta di una storica etichetta indipendente nata a Roma nel 2005 (ex
Produzione Deflore) dall'idea del fondatore, Davide Cantone. Nomi
bellissimi nel suo eclettico roster dove troviamo produzioni dai
generi molto vari, dall'Industrial allo Sperimentale, dal Metal al
Jazzcore, dal Grind all'Afrogrind, dalla Musica d'Avanguardia al
Drone... è proprio l'ecletticità il marchio distintivo della label.
Tra gli artisti citiamo giusto i Mombu, gli Inferno ma anche Surgical
Beat Bros, Osso, Lili Refrain... Zolle sono il primo duo chitarra elettrica e batteria a sfondare le porte
della label (con il loro terzo album InFesta)
www.facebook.com/subsoudrecords
Narcotica
nasce come agenzia stampa e promozione di Subsound Records ma ora i
servizi sono allargati anche ad altre etichette o artisti. Ricopre
anche il ruolo di Publishing gestendo i diritti discografici di molte
bands. Dal 2010 è anche etichetta di distribuzione e fanzine.
Goodefellas
(label, distro e promo)
https://www.facebook.com/goodfellasdistribuzione/
Nata
nel 2000 dall'incontro di addetti ai lavori con numerose esperienza
alle spalle, Goodfellas si impone da subito per l'accuratezza e la
qualità delle sue proposte fino a diventare, oggi, tra le più
rispettate realtà indipendenti internazionali.
Le attività di distribuzione esclusiva e promozione -oltre al lavoro di scouting sul territorio nazionale come etichetta discografica- ne caratterizzano l'operato.
Ad oggi, il grosso del lavoro è rappresentato ancora dalla vendita dei Cd con il download digitale in continua ascesa ed il vinile come zoccolo duro; grande attenzione, infatti, è sempre stata rivolta nel corso degli anni al formato vinile, rilanciato anche attraverso un puntuale programma di ristampe di titoli classici e non.
Goodfellas è impegnata parallelamente anche nel lavoro di sincronizzazione, valorizzando alcuni degli artisti in catalogo ed introducendoli allo sterminato mondo della cinematografia e della pubblicità. Più di ogni altro cenno biografico parlano però i titoli in catalogo e le prestigiose realtà indipendenti con cui da anni collaborano.
Le attività di distribuzione esclusiva e promozione -oltre al lavoro di scouting sul territorio nazionale come etichetta discografica- ne caratterizzano l'operato.
Ad oggi, il grosso del lavoro è rappresentato ancora dalla vendita dei Cd con il download digitale in continua ascesa ed il vinile come zoccolo duro; grande attenzione, infatti, è sempre stata rivolta nel corso degli anni al formato vinile, rilanciato anche attraverso un puntuale programma di ristampe di titoli classici e non.
Goodfellas è impegnata parallelamente anche nel lavoro di sincronizzazione, valorizzando alcuni degli artisti in catalogo ed introducendoli allo sterminato mondo della cinematografia e della pubblicità. Più di ogni altro cenno biografico parlano però i titoli in catalogo e le prestigiose realtà indipendenti con cui da anni collaborano.
INTERVISTA
1.
Bentrovati Michele e Alberto, tra vita reale e virtuale capita spesso
di incontrarci e ciò non può che farmi piacere. Questa volta
parliamo ovviamente del vostro nuovo album, Feral.
Cosa avevate in mente di ottenere con questo nuovo prodotto?
Continuità ma anche evoluzione, mi pare...
A.
Ciao Giusy e grazie per la chiacchierata, è
sempre un piacere. Con “Feral” non avevamo un’idea precisa di
quello che avremmo potuto ottenere, abbiamo cercato di mescolare ciò
che ci piace di più suonare e ciò che ci diverte di più, con
qualche cono in più, con qualche bacchetta rotta in più.
Probabilmente siamo arrivati all'estremizzazione di ciò che siamo
ora, di quel sound nato con “Crudo”.
2.
Con Feral
avete osato... aggiungendo strutture circolari su quadrature math,
poliritmia con riffoni metal e cose del genere... immagino non sia
stato facile trovare un equilibrio tra queste sonorità diverse e
culture lontane tra loro. Come vi è venuta l'idea di sperimentare
tali soluzioni e com'è stato l'approccio e il percorso per arrivare
alla mirabile fusione da voi ottenuta? Avevate dei riferimenti
precisi in mente o è stata pura ricerca personale?
A.
Mi fa piacere che tu abbia colto il particolare delle
strutture circolari. Nel contesto di un suono così ricco di tempi
dispari, riffoni e violenza sonora, abbiamo cercato di far quadrare
tutto utilizzando le strutture più dirette ed immediate, a volte con
parti che si ripetono o che ritornano. Niente riferimenti precisi in
mente, solo istinto.
3.
Dopo la cordata di etichette per Crudo,
per Feral
vi siete accasati con la storica Subsound Records. Coem siete giunti
a questa scelta?
A.
E’ stata una sorpresa per noi, dopo una
ricerca di etichette disponibili a distribuire il disco, è arrivata
la risposta da parte di Subsound con piani ben precisi per noi.
Abbiamo valutato e siamo arrivati a decidere di affidarci a Davide
(titolare della label) e provare questa soluzione diversa rispetto
alla cordata di etichette.
4.
Michele, sei anche endorser di tutta la tua strumentazione: chitarra,
ampli, effetti per pedali. Ci parli del tuo equipaggiamento e di come
sono nate queste collaborazioni?
M.
Utilizzo una chitarra artigianale con manico in alluminio, la “Nude
#026". È costruita da Gabriele Fabbri di Nude Guitars a Prato. Gabriele costruisce
questi strumenti incredibili e la chitarra che ha realizzato per me
ha davvero svoltato il mio suono. Non esiste altro strumento che mi
dia le stesse sensazioni e lo stesso feeling. Per quanto riguarda le
casse utilizzo due cabinets artigianali da chitarra Magnitude Labs, costruite da Gianluca Turrini.
Anche qui la scelta è stata dettata dalla compatibilità con la mia
idea di suono, quelle costruite da Gainluca sono semplicemente le
casse migliori che abbia mai sentito. Per il suono “basso”
utilizzo una Ampeg 810, il classico “frigo", ma chissà magari
in futuro potrei optare per un'altra Magnitude. Per quanto riguarda i
pedali mi affido a Dron (Mattia Capozzolo) e Cyclone Devices (Diego). Costruiscono pedali
fantastici, dai semplici fuzz alle più assurde noise boxes. Davvero
bravi.
Alberto
utilizza bacchette EVO Drumsticks (da Torino). Sono molto ben fatte e
si trova davvero bene.
5.
Ed ora arriviamo all'originalissimo tour in Russia. Di chi è stata
l'idea di spingere i Nadsat e le loro sonorità così lontano? Come è
stato l'impatto con questa nuova realtà? Visto la maggior
familairità del pubblico dell'Est Europa con certe sonorità più
estreme, non fatico ad immaginare una ricezione immediata della
vostra musica e un'accoglienza al di fuori del comune. E' stato così?
Andate pure con le prime considerazioni a freddo...
A.
Ad Andrey Efimenko e a Loud Sound Booking Russia
dobbiamo la meravigliosa riuscita di questo viaggio in questa grande
terra. Abbiamo ricevuto un’e-mail, con tutti i dettagli per poter
portare un po’ di noise in Russia e sapendo che lo stesso aveva
curato il tour russo dei Viscera ed altre band non potevamo lasciarci
scappare questa occasione. L’impatto è stato chiaro fin
dall’inizio: “Siamo qui, vediamo cos’avete in serbo per noi”
e noi non abbiamo fatto altro che alzare il volume degli ampli e
picchiare il più forte possibile su pelli ed. Le realtà
interessanti ci sono e il feedback è stato positivo, ci vorrebbero
solo più Andrey o promoter come i regaz dell’Ohm Collective di San
Pietroburgo per farla vivere più forte. Con i loro balli, pogo
sfrenato, urla di delirio e abbracci a fine concerto ci hanno dato il
benvenuto; condividiamo le stesse emozioni, abbiamo tutti voglia di
muovere la testa e fare balotta, geografia a parte siamo così
lontani ma così vicini.
6.
Avete raccolto qualche aneddoto durante il vostro viaggio?
M.
A Volgograd (ex
Stalingrado) abbiamo
avuto la fortuna di vedere l’unico edificio rimasto in piedi dopo
la fine della Guerra, è stato emozionante.
A. I villaggi in mezzo al niente, strade vittime di qualche pioggia
di meteoriti, le bellissime chiese con cappelle dorate. Il karaoke
scattato a Cheboksary sulle note di “Fat Bottom Girl”, “Highway
to Hell” e “Without Me” di Eminem insieme ad Artiom, il
preservativo usato (?) sul palco del Rebel Pub di Zelenograd ed
infine il mega party con i regaz dell’Ohm Collective di San
Pietroburgo, tutto stupefacente.
A. Quest’estate suoneremo in qualche festival nella Penisola, siamo
sempre alla ricerca di date e spazi dove suonare, ci stiamo già
muovendo per un tour europeo previsto per l’inizio del 2020.
Vediamo cosa salterà fuori, di sicuro continueremo a provare,
variare il sound e cercare nuove soluzioni perla resa live del disco.
In
attesa di un nuovo concerto dove incontrarvi di persona, vi lascio
chiudere l'intervista con una vostra considerazione. Buon
proseguimento a voi, Michele e Alberto!
Speriamo di vederci presto e... con tanto
rumore!
Link band:
DISCOGRAFIA
1.Rhino
2.Golem 3.Ogun 4.Hooves 5.Brento
6.Vostok 7.Bateman 8.Furia 9.Corium 10.Rosengarten
Qui la nostra recensione
CRUDO
12.4.2017, Toten Schwan, Upupa Produzioni, Vollmer Industries, E' un
brutto posto dove vivere, Koe Records, Oh! Dear Records (Mathrock,
Noise, Strumentale, Sperimentale)
1.Mesozoic
2.Atp 3.Novus 4.Carcharodon 5.Umhlaba 6.Sivik 7.Droid
8.Dolomite
1.Kepler-452B
2.Landing 3.Ares3 4.R.Romina 5.Eta Carinae
Articolo e intervista ad opera di Giusy Elle
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